Alcmeone di Crotone
Alcmeone di Crotone
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Alcmeone di Crotone
ALCMEONE DI CROTONE
Crotone era una fiorente città della Magna Grecia prima che in essa vi giungessero i Pitagorici. Vi fioriva una scuola medica molto famosa nell’antichità fondata da Callifonte e Democene, due scienziati ionici giunti da Cnido.
La tradizione riporta che Alcmeone era giovane quando Pitagora era già vecchio. Possiamo datare la sua nascita intorno al 520 a.C. e la sua morte intorno al 450 a.C. Si tratta di date imprecise derivate dal suo fiorire nella tradizione pitagorica posto tra il 480 ed il 450 a.C.
Egli appare all’interno della scuola Pitagorica situato tra i ricercatori medici. Da questa tradizione viene dunque considerato come un membro integrato della scuola pitagorica comunque con la specifica competenza del medico. In realtà, ad una attenta rilettura dei frammenti che gli si attribuiscono, egli si colloca nell’alveo della tradizione culturale del pensiero fisico-descrittivo del pensiero dell’Agorà, alla concezione fisico-descrittiva del pensiero ionico.
Infatti, diversamente dalla concezione logico-essenzialistica della scuola pitagorica che riteneva la realtà governata da un principio d’ordine interno, il numero, egli tende ad una visione meno ordinata e continua della stessa realtà. Infatti: “ Quanto all’età Alcmeone era giovane quando Pitagora era vecchio……………Parlando in modo simile a quello dei pitagorici affermava che duplici sono per lo più le cose riguardanti l’uomo. Ma diversamente dai pitagorici egli non definiva quali fossero le contrarietà (le opposizioni) ma nominava quelle che gli capitavano: bianco-nero, dolce-amaro, buono-cattivo, grande-piccolo. Comunque tanto dai Pitagorici quanto da Alcmeone si può ricavare che le contrarietà erano per essi principi delle cose che sono”. ( Aristotele ).
La definizione della realtà come insieme di contrari è uno sviluppo della concezione pitagorica del motivo dell’ordine del numero . La realtà appare come un campo di forze in lotta per ottenere un qualche equilibrio. Non dunque un cosmos ordinato dall’essenza del numero ma una tensione tra forze in contrasto che tendono ad un equilibrio. Proprio lo stesso Alcmeone affermava che: “La gran parte delle cose umane è duplice” vale a dire che i problemi umani appaiono contraddittori ed eterogenei.
In questa prospettiva Alcmeone appare un ricercatore attento e spregiudicato soprattutto nei riguardi della scienza medica alla quale applica il criterio di una conoscenza empirica attraverso la dissezione anatomica.
Attraverso tale pratica egli, diversamente da tutti i suoi contemporanei e dallo stesso Aristotele più avanti, ricavò la conclusione che l’organo più importante di tutto il corpo umano è il cervello e non il cuore. Al cervello afferiscono gli organi di senso e ivi giungono tutte le sensazioni attraverso specifici “canali”. Afferma Alcmeone che ogni alterazione del cervello provoca una turba ed un impedimento della sensazione. Nel cervello risiede infatti la capacità di elaborare le nostre sensazioni ed i nostri pensieri, nonché di organizzare e dotare di significato conoscitivo i dati sensoriali.
In altri termini la conoscenza umana non si esaurisce nella ricezione percettiva della realtà esterna ma richiede un ulteriore processo di elaborazione mentale. Le diverse sensazioni sono spiegate in base alla dualità dei principi. Così ad esempio percepiamo i sapori perché la lingua disfà i sapori contenuti nelle cose con il suo calore e li assorbe con la sua umidità; l’orecchio possiede un vuoto interiore che vibra con il vibrare dell’aria interna etc.
L’insieme di queste sensazioni giunge al cervello che le elabora. La conclusione è dunque quella per cui esiste una realtà esterna che viene percepita e trasformata dall’attività elaborativa del cervello. Si presenta dunque “un esterno” ed un “interno”: l’esterno è la natura che deve essere conosciuta al fine di essere controllata anche se tale controllo può essere difficile perché la natura stessa si rivela contraddittoria ed oppositiva.
Dirà Alcmeone che “ Delle cose invisibili e delle cose visibili soltanto gli dei hanno conoscenza certa; gli uomini possono soltanto congetturare”. La conoscenza umana, tanto delle cose che non si sperimentano direttamente che delle cose di cui abbiamo percezione diretta, può giungere soltanto a delle congetture, a delle approssimazioni; ma comunque mai ad una conoscenza assoluta e veritiera.
Siamo vicini al discorso di Senofane! L’unica vera conoscenza che è veramente permessa agli uomini si fonda su un accumulo di indizi, di congetture che, lentamente ed autocorreggendosi, ci portano in prossimità della verità. Ma agli uomini non è possibile conoscere l’essenza delle cose in modo chiaro ed evidente.
Le concezioni cardiocentriche comportavano una sintonia tra il battito cardiaco, lo scorrere del sangue nelle vene e l’ordine del cosmo. L’uomo riproduceva nel ritmo cardiaco e della circolazione il ritmo dell’universo. Nella dimensione cerebrocentrica di Alcmeone tale riproduzione non avviene più. Vi è un mondo esterno che per essere capito va recepito attraverso i sensi ed il cervello che elabora con congetture la conoscenza faticosamente. Nessuna intuizione può essere data dagli dei agli uomini: dal tempio nessuna certezza può essere comunicata agli uomini. Ma la conoscenza è un faticoso processo di ricerca come il mondo della natura che si è reso estraneo alla polis nel momento stesso in cui questa è nata stabilendo un dentro ed un fuori dalle sue mura.
Anche salute e malattia sono il prodotto dell’equilibrio o dello squilibrio del corpo e precisamente dei processi di isonomia o di monarchia. Alcmeone dirà infatti : “che la salute dura fintantoché i vari elementi, umido-secco, freddo-caldo, amaro-dolce hanno uguali diritti e che le malattie vengono quando uno dei contrari prevale. Il prevalere dell’uno o dell’altro elemento dice essere causa di distruzione. La salute è l’armonica mescolanza delle qualità opposte”.
Dunque l’equilibrio dei vari opposti genera il benessere. Ma tale equilibrio non può essere garantito in modo indefinito: può solo essere aiutato a persistere o ad essere ritrovato perché tutta la realtà appare agli uomini come retta da coppie di contrari che trovano un lo equilibrio momentaneo ma non indefinito.
Al fine di mantenere tale equilibrio l’uomo può ricercare, studiare, cercare di capire ed operare per trovare i mezzi per non turbare o ripristinare tali equilibri. Alcmeone esprime in conclusione un pensiero fisico-descrittivo che tende a ricercare i mezzi per il dominio ed il controllo della natura attraverso la conoscenza razionale e l’accumulo e l’autoccorrezione dei suoi risultati.
Fonte: http://www.lombardoradicect.it/rinoparlante/SENOFANE-di-Elea-e-Alcmeone-di-Crotone.doc
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Autore del testo: Serafino Busacca
Docente di Filosofia, Pedagogia, psicologia
Istituto Lombardo Radice di Catania
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