René Descartes Renatus Cartesius Cartesio
René Descartes Renatus Cartesius Cartesio
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VITA E OPERE
Nasce il 31 marzo 1596 a La Haye nella Touraine da 1 famiglia di piccola borghesia,fece il liceo La Flèche dove entrò nel 1604 e rimase sino al 1612. Qui ricevette una grande cultura,ma i suoi studi furono fonte di discontinuità nei confronti del sapere tradizionale;infatti essi non bastarono a dargli un orientamento sicuro, e alla ricerca di questo orientamento C. studiò da solo andando alla ricerca di un'alternativa. Partecipò alla guerra dei 30 anni; ma il costume militare del tempo permetteva ai nobili libertà ed egli poté viaggiare per tutta l'Europa e dedicandosi agli studi di matematica e di fisica e continuando ad elaborare la sua dottrina del metodo. In seguito scrisse un trattato sul Mondo, a cui diede il nome di Trattato della luce.
La condanna di Galilei lo sconsigliò dal pubblicare l’opera, nella quale egli sosteneva la dottrina copernicana. In seguito pubblicò tre saggi la Diottrica, le Meteore e la Geometria ai quali premise una prefazione intitolata Discorso del metodo. Intorno al 1644 egli cedette ai ripetuti inviti della regina Cristina di Svezia di andare a stabilirsi presso la sua corte. Nell'ottobre egli giungeva a Stoccolma; ma nel rigido inverno nordico si ammalò di polmonite e 1'11 febbraio 1650 moriva.
IL METODO
Uscito dal liceo C. si rese conto ke tutti gli insegnamenti ricevuti gli servivano a poco,in quanto non aveva nessun criterio x distinguere il vero dal falso. Per lui sapere dev'essere vero e utile (teoretico e pratico),deve dare una conoscenza teorica,ma anche una pratica,xkè non devono essere solo i libri a dare risposte, ma anche l'esperienza; infatti l'uomo deve avere la possibilità di rendersi padrone della natura e deve poter godere senza fatica dei frutti della terra nella quale vive e di altre comodità (vantaggio). Egli sostiene ke tutti gli uomini hanno la ragione (bona mens) , quindi se commettono errori non sono degli stupidi xkè non possiedono capacità, ma devono invece saper utilizzare la propria intelligenza. Cartesio si chiedeva se esistesse una scienza la quale nessun uomo potesse controbattere o confutare; trovò risposta nelle regole matematiche. La matematica è un sapere vero e certo, che già di per se contiene la pratica del metodo. Ma qsto metodo oltre che necessitare di un'astrazione e di 1formulazione per poter exere applicato a tutte le altre branche del sapere, necessita di una giustificazione e deve possedere un'applicazione universale,valida in tutti i casi. Detto ciò, il progetto di Cartesio nei confronti del metodo era:
1)descriverlo (comporta il come egli lo trovò);
2)giustificarlo/dimostrarlo (dargli una spiegazione razionale);
3)estenderlo a tutto il sapere (renderlo valida per tutto).
Da qui le 4regole del metodo:
1)regola dell'evidenza: nel metodo matematico si pongono come premesse delle supposizioni indimostrabili,che sono vere per necessità. Egli diceva di non accettare x vero nulla che facesse nascere il minimo dubbio.
2)reg. Analisi: ridurre tutto ai singoli elementi; per risolvere un problema bisogna considerare singolarmente le sue parti + semplici.
3)reg. Sintesi: da elementi di un intero si può ricavare l'intero. Un problema si può risolvere conoscendo prima le cose + semplici,poi quelle + complesse;
4)reg. Revisione/enumerazione: rispettivam sono: procedura che permette di verificare i risultato dell'analisi; procedura ke permette di verificare i risultati della sintesi.
IL DUBBIO E IL COGITO ERGO SUM
Bisogna dubitare di tutto e considerare inizialmente falso tutto ciò su cui il dubbio è possibile. C andava alla ricerca di una verità assoluta nell'ambito del sapere,essa può essere trovata con il metodo del dubbio. Questo dubbio si distingue da quello scettico, che è una concezione secondo la quale l'uomo non raggiungerà mai la verità,mentre x C questa possibilità era possibile. Divide le conoscenze in due tipi: sensibili e razionali;le prime possono essere messe in dubbio dato ke i sensi ingannano (come i sogni ad esempio), quindi se qsti ci ingannano delle volte niente ci può assicurare ke non ci ingannino sempre; le seconde sono quelle della logica e della matematica; esse sono semrpe vere a prescindere da ciò che le circonda,esse prescindono dai sensi. Questa conoscenza si appoggia sul principio di non contraddizione,e anche queste conoscenze possono essere messe in dubbio. Infatti la convinzione che la conoscenza matematica sia vera. Potrebbe essere frutto di un plagio,di un Dio o un genio mostruoso che nella nostra creazione ci ha trasmesso un sentimento di certezza nei confronti di queste conoscenze. Avendo eliminato ogni possibilità di incertezza si giunge al dubbio iperbolico,ma è in esso ke nasce una prima certezza. Esso ci permette di capire che il fatto che un individuo dubiti di qualcosa è la conseguenza necessaria dell'esistenza di tale individuo,se egli nn esistesse,non potrebbe dubitare. Ma l'individuo che dubita ed esiste,chi è? Non potendo essere materia (il pensiero non è materiale) è identificabile solo grazie al fatto di pensare,dubitare,sentire,capire,affermare,negare..da qui il famoso detto Cogito ergo sum. Quindi esiste un io, costituito da pensieri,dubbi,certezze... e dal fatto di esistere, tutte le altre cose sono pensieri (una briciola può non esistere,ma esisto x forza io ke penso ad essa). Io penso in rapporto con la regola dell'evidenza;essa presuppone un'evidenza originaria,che è l'autocoscienza che l'io ha della propria esistenza,quindi essa poggia su una regola stabile.
DISCUSSIONI INTORNO AL COGITO
Il metodo di Cartesio venne criticato da molti filosofi contemporanei per 3aspetti fondamentali:
1)circolo vizioso: lo accusano di voler dimostrare il metodo dell'evidenza con il cogito,ma esso a sua volta è dimostrato dalla stessa evidenza;quindi si va a finire in un circolo vizioso. C rispose dicendo ke il cogito non è 1 evidneza come tte le altre,ma è la condizione necessaria dell'evidenza,non è quindi un'evidenza qualsasi xkè si riferisce al fatto di esistere in quanto exere pensante.
2) sillogismo: il cogito equivarrebbe al sillogismo “ciò ke pensa esiste” “io penso,quindi esisto”.Quindi se fosse un sillogismo non avrebbe l'immediatezza che sostiene C, ma necessiterebbe di una mediazione. C infatti rispose dicendo ke la verità del cogito non è mediata xkè dal momento in cui io penso ho l'immediatezza di esistere.
3)Hobbes: il filosofo da ragione a C sul fatto ke qualcosa ke pensa esiste,però non sul fatto ke questa cosa sia pensiero, infatti ciò ke pensa potrebbe essere benissimo materia, come il cervello. Lo paragona a ki dice "Io sto passeggiando, quindi sono una passeggiata”. C rispose dicendo che l'uomo non passeggia costantemente, però pensa sempre, per cui il pensiero, per lui, risulta essenziale; poi continua dicendo ke il pensiero indica l'atto del pensiero o sostanza con cui si identifica tale facoltà, la facoltà del pensiero, si può quindi parlare di una sostanza pensante.
DIO COME GIUSTIFICAZIONE
Nella vita di tutti i giorni si ha la certezza ke esistono cose al di fuori dell'uomo e che esse sono vere, questa certezza potrebbe essere frutto di un Dio buono che ha introdotto nella mente umana le idee certe e vere;ma se ci fosse un Dio cattivo,come può l'uomo capire se esistono al di fuori di esso idee vere o false,buone o cattive?Per rispondere a ciò C divide le idee in tre categorie: idee fattizie (sono quelle che inventiamo noi stessi,e ke nascono da noi); le idee innate (quelle idee ke nascono dalla fantasia dell'individuo) e quelle avventizie (idee ke noi abbiamo,ma che rimandiamo ad un oggetto al di fuori di noi).C vuole dimostrare ke debba esistere la cosa ke pensiamo nella realtà e che sia come noi lo immaginiamo. Per scoprire se a qualcuna di queste idee corrisponde una realtà esterna, non c'è altro da fare che chiedersi la possibile causa di esse. Dimostrazione esistenza Dio: C stese tre prove: 1) Io ho in me l'idea innata di un essere infinito,ma come posso pensare che esso esista se sono io un essere finito?Chi mi ha trasmesso questa idea?A ciò C rispose dicendo ke dev'essere stato x forza un Dio infinito.2) io esisto, o mi sono creato da solo o mi ha creato un Dio; per assurdo,se mi fossi creato da me xkè mi sarei creato imperfetto? Mi sarei creato bello e perfetto,di conseguenza mi deve aver creato x forza un altro essere ke mi ha trasmesso l'idea di infinito.3) Un essere perfetto deve necessariamente esistere,proprio xkè l'esistenza fa parte di una delle sue caratteristiche principali. Se esistono le cose imperfette,deve esistere un qualcosa che le ha create. Ma com'è allora possibile l'errore?Esso dipende da due cause: dall'intelletto e dalla volontà. L'intelletto umano è limitato e noi possiamo infatti pensare un intelletto assai più esteso e addirittura infinito, quello di Dio. La volontà umana invece è libera e quindi assai più estesa dell'intelletto.La volontà ci permette di affermare,di negare.. In questa possibilità di affermare o di negare ciò che l'intelletto non riesce a percepire chiaramente, risiede la possibilità dell'errore. L'errore potrebbe non esistere mai,ma poiché la mia volontà, libera, può venir meno a questa regola e indurmi a pronunciarmi su ciò che non è evidente abbastanza, nasce la possibilità dell'errore. L'errore dipende dunque unicamente dal libero arbitrio che Dio ha dato all'uomo e si può evitare soltanto attenendosi alle regole del metodo e in primo luogo a quella dell'evidenza. Io ho l'idea di cose corporee che esistono fuori di me e che agiscono sui miei sensi. Quest'idea, essendo evidente, non può essere ingannevole: devono dunque esistere cose corporee corrispondenti alle idee che noi ne abbiamo.
LE CRITICHE ALLA CONCEZIONE CARTESIANA DI DIO
Anche questo suo discorso è stato accusato di circolo vizioso,in quanto C dimostra l'evidenza x mezzo di Dio e Dio x mezzo della stessa evidenza. Il primo punto è confutabile in quanto C parte dal presupposto che tutti gli uomini hanno dentro di loro l'idea innata di essere infinito e perfetto,ma in realtà non è così,infatti noi abbiamo solo una vaga idea di ciò ke è l'infinito,non sapremo descriverlo nelle sue caratteristiche,purché noi possiamo pensare ad esso,ma solo in linea molto generale. Così anche per il secondo punto ke si basa sul concetto di perfezione assoluta. Insomma C non riesce ad attribuire a questa prova la verità incontrovertibile.
DUALISMO CARTESIANO
Esistono due tipi di sostanze : Res extenta= è costituito dal mondo materiale,le sue caratteristiche hanno a che fare con l'estensione,cioè con uno spazio. Tutto ciò ke è materia occupa uno spazio:Sono quelle proprietà primarie,o quantitative, del mondo. Res cogitans= è il pensiero, inesteso, non occupa spazio, non lo puoi toccare, pesare, spingere. I pensieri e il pensiero sono caratterizzati dalla legge opposta a quella dei corpi, sono liberi, il pensiero non può essere determinato. Quindi opposizione tra libertà e necessità. Il problema di fondo: come fanno le cose materiali ad interagire con quelle spirituali (pensiero)? Egli divide i due mondi giustificandoli con due principi, il principio della casualità, definito dal principio di necessità e libertà, e del determinismo, definito come un processo necessario (cio ke avviene, avviene a partire da una causa che la determina). Cartesio pensa di risolvere la questione con la teoria della ghiandola pineale (l'odierna epifisi), concepita come la sola parte del cervello che, non essendo doppia, può unificare le sensazioni che vengono dagli organi di senso, che sono tutti doppi.
IL MONDO FISICO E LA GEOMETRIA
Cartesio sostiene ke la natura si basi esclusivamente sulla casualità. Conoscendo i principi primi e la matematica si può arrivare facilmente a tutta la fisica. C ha una scienza ke si basa solo sulla razionalizzazione e non sull'esperienza;la fisica è una scienza a priori xkè i suoi principi, insieme a quelli matematici,sono innati,quindi l'osservazione serve solo x constatare ciò ke si ottiene dalle formule. Il meccanicismo cartesiano influenzò tantissimo la formazione della mentalità scientifica nella sua epoca, e il suo sistema riscosse notevole successo,quanto quello di Newton. Meccanicismo significa determinismo. Una spontaneità della natura,come detto sopra, una sua casualità che la fisica non può avere, poiché i fenomeni si svolgono secondo quel principio di oggettiva necessità causale.
LA MORALE E LO STUDIO DELLE PASSIONI (non riassunto)
Nella terza parte del Discorso sul metodo Cartesio trattò alcune regole di morale provvisoria. La prima regola provvisoria era d'obbedire alle leggi ed ai costumi del paese,conservando la religione tradizionale e senza eccedere in opinioni ke andassero contro la morale tradizionale. Questa regola esprime un aspetto definitivo,e non provvisorio,del carattere di Cartesio,in quanto egli era rispettoso nei confronti della religione e della politica tradizionale. In realtà egli distingueva due domini diversi: l'uso della vita,dove la volontà ha l'obbligo di decidersi senza attendere l'evidenza, e la contemplazione della verità,dove ha l'obbligo di non decidere finché non si raggiunge l'evidenza. Nel dominio della contemplazione l'uomo non può. contentarsi che della verità evidente; nel dominio dell'azione l'uomo può contentarsi della probabilità. La prima regola della morale provvisoria ha dunque in certi limiti per Cartesio un valore permanente e definitivo.
La seconda regola era d'essere il più fermo e risoluto possibile nell'azione e di seguire con costanza anche l'opinione più dubbiosa, una volta che fosse stata accettata. Anche questa regola e suggerita dalle necessità della vita che obbligano molte volte ad agire in mancanza di elementi sicuri e definitivi. Ma evidentemente la regola perde ogni carattere provvisorio se la ragione è già entrata in possesso del suo metodo. In tal caso infatti essa implica che sia una ferma e costante risoluzione di seguire tutto ciò che la ragione consiglia senza che ci si lasci deviare dalle passioni o dagli appetiti.
La terza regola era di cercare di vincere piuttosto se stessi che la fortuna e di cambiare i propri pensieri più che l'ordine del mondo. Cartesio ritenne costantemente che nulla è interamente in nostro potere tranne i nostri pensieri, che dipendono solo dal nostro libero arbitrio; e ripose il merito e la dignità dell'uomo nell'uso che sa fare delle sue facoltà, uso che lo rende simile a Dio. Questa è la regola ke esprime in maniera + chiara le idee di C.
A questa morale provvisoria Cartesio non farà Mai seguire una morale definitiva. Tuttavia, come si è accennato, scriverà Le passioni dell'anima, che contengono anche spunti di etica. In questo scritto, Cartesio distingue nell'anima azioni e affezioni: le azioni dipendono dalla volontà, le affezioni sono involontarie e sono costituite da percezioni, sentimenti o emozioni causate nell'anima dagli spiriti vitali. Evidentemente la forza dell'anima consiste nel vincere le emozioni e arrestare i movimenti del corpo che le accompagnano mentre la sua debolezza consiste nel lasciarsi dominare dalle emozioni, le quali, essendo spesso contrarie tra loro, sollecitano l'anima di qua e di là, portandola a combattere contro se stessa e riducendola nello stato più deplorevole. Ciò d'altronde non vuol dire che le emozioni siano essenzialmente nocive. Esse si rapportano tutte al corpo e sono date all'anima in quanto è congiunta con esso; sicché hanno la funzione naturale di incitare l'anima ad acconsentire e a contribuire alle azioni che servono a conservare il corpo e a renderlo più perfetto. In questo senso la tristezza e la gioia sono le emozioni fondamentali. Dalla prima infatti l'anima è avvertita delle cose che nuocciono al corpo e cosi prova odio verso ciò che le causa tristezza e il desiderio di liberarsene. Dalla gioia invece l'anima è avvertita delle cose utili al corpo e cosi prova amore verso di esse e il desiderio di acquistarle o di conservarle.
Alle emozioni va congiunto tuttavia uno stato di servitù da cui l'uomo deve tendere a liberarsi. L'uomo deve lasciarsi guidare, per quanto possibile, non da esse, ma dall'esperienza e dalla ragione, e solo cosi potrà distinguere nel loro giusto valore il bene ed il male ed evitare gli eccessi. In questo dominio sulle emozioni consiste la saggezza; e la saggezza si ottiene estendendo il dominio del pensiero chiaro e distinto e separando, per quanto è possibile, questo dominio dai movimenti del sangue e degli spiriti vitali dai quali dipendono le emozioni e coi quali abitualmente è congiunto.Proprio in questo progressivo dominio della ragione, che restituisce all'uomo l'uso intero del libero arbitrio e lo rende padrone della sua volontà, è il tratto saliente della morale cartesiana.
Autore : Carla Atzori
Fonte: http://anki.altervista.org/appunti/riassunti/cartesio_carla.doc
René Descartes Renatus Cartesius Cartesio
CARTESIO
E' considerato:
- padre della filosofia moderna perché:
1. Sviluppa una critica radicale della filosofia precedente
- Fonda un sapere non più incentrato su Dio ma sull'uomo
- fondatore del RAZIONALISMO perché ha una concezione della filosofia in cui la ragione è lo strumento per elaborare una visione complessiva realista del mondo àla ragione è il fondamentale strumento di verità
VITA
Nasce a Turen nel 1596 , appartiene alla piccola nobiltà .Orfano alla nascita da parte di madre ha avuto una formazione, nel Collegio gesuita di La Fleshe, basata sulla scolastica di cui rimane, però, insoddisfatto per la mancanza di un metodo sicuro di conoscenza. Si laurea a Poites e inizia la carriera di mercenario. Mentre è in Olanda a combattere incontra Beckman (medico che si dilettava di ricerche nel moderno campo della fisica) che lo sollecita a sviluppare interesse per la scienza modernaàsi sente investito del compito di fondare il sapere su basi certe, sentendolo come dono di Dio.
SCIENZA MIRABILE: nella mente umana ci sono dei principi (=fondamenti del metodo) da cui
derivare in modo rigoroso tutte le altre scienze.
Alla scienza mirabile dedica i suoi primi scritti:
- “Studium in bona mentem”
- “Regule ad diretionem ingeni” (=regole che avrebbero dovuto guidare il metodo giusto alla
conoscenza)
Viaggia in Italia e incontra il Cardinale Berulle (fondatore dell'Oratorio). Cartesio era anche esperto di scherma à scrisse “ L’arte della scherma”. Ritorna in Olanda ('28-'29), dal '30 vi si trasferisce e si iscrive all'Università alla facoltà di filosofia e matematicaàperiodo fertile per la ricerca scientifica e filosofica.
Tra il 1630 e 1633 scrive “Le monde”, o Trattato sulla luce. Quando stava per pubblicarlo gli arriva la notizia della condanna di Galileo (1633) e rinuncia a pubblicarloàdecide di scrivere tre scritti scientifici :
- “Diottrica” (àlegge dell’ottica del raggio incidente) ;
- “Le meteore” ;
- “La geometria” (àmetodo degli assi cartesiani = geometria analitica) ;
premettendo ad essi il celebre Discorso sul metodo che avrebbe dovuto chiarire la sua filosofia.
Ha una relazione con una cameriera, con la quale ebbe una figlia che morì a 5 anni.
SCRITTI FILOSOFICI
“Meditazioni metafisiche” venne pubblicato nel 1641, ma prima Cartesio ne pervenire una copia al religioso Mersenne (era al centro di una fitta rete di pensieri filosofici ;diffondeva le scoperte di Cartesio ,senza farlo esporre apertamente e raccoglie le critiche degli studiosi alle sue opere).
Esso comprende:
- Meditazioni (7)
- Obiezioni
- Risposte di Cartesio alle obiezioni.
Nel 1644 scrive il “Principia Philosophiae”(=sintesi della sua filosofia) ,un manuale universitario che Cartesio sperava potesse sostituire i vecchi testi.
La sua filosofia è osteggiata dai protestanti e chiede così asilo alla regina Cristina di Svezia. La versione ufficiale lo da morto per polmonite( 1650) . Fu tumulato nell’abbazia di Saint - Germaine de Plais.
Nel 1649 viene pubblicato “Le passioni dell'anima” (=fondato sulla morale).
Molti suoi scritti furono pubblicati postumi.
ANALISI DEL “DISCORSO SUL METODO”
Cartesio adotta il metodo autobiografico. Egli vuole mostrare la sua conoscenzaàdescrive in prima persona la sua esperienza. Nella descrizione parte dal Collegio di La Fleshe dicendo che è insoddisfatto perché impara tante cose, ma non ha un metodo sicuro per distinguere il vero dal falso.
"Mi ritrovai tra tanti dubbi ed errori…"
1°PARTE
Critica a:
- Discipline umanistico - storicheà sono inutili alla vita moderna perché non hanno alcun risconto
pratico , non consentono di attuare qualsiasi cambiamento sulla natura; i Gesuiti le avevano trasferite nella religione.
- Sillogismo o Logica tradizionaleàha solo valore didattico pedagogico: serve solo per esporre la
verità, ma non per acquistarla.
- Matematica tradizionale à ammette di averla ammirata per la certezza e l'evidenza dei suoi ragionamenti, ma non ha trovato un buon metodo che
guidasse correttamente l’aritmetica e la geometria astratta à
é una materia astratta di nessuna utilità (critica la matematica del suo tempo, non la matematica in se) che
usa una annotazione impropria che era a spezzoni e confonde le idee. Cartesio ritiene di aver trovato un modo per unificare la matematica con la geometria analitica :così presume che attraverso lo stesso metodo generalizzato sia possibile unificare tutto il sapere, conferendogli quel carattere di verità assoluta che ha la matematica.
- Filosofia scolasticaà è solo un’arte di argomentare in modo verosimile, una dialettica, una specie di retorica per cercare di convincere, non per arrivare alla verità.
- Teologiaà viene liquidata perché si occupa di argomenti non a portata della ragione umana non necessari alla salvezza dell'anima perché rischia di confondere le idee.
L'atteggiamento critico di Cartesio si esprime con l'intento di rompere ogni tradizione e di iniziare da zero : se voglio fondare la conoscenza su un sapere certo, devo demolire le vecchie fondamenta e poi rifarle in modo più solidoà METAFORA DELL’EDIFICIO.
Cartesio è il fondatore della filosofia moderna perché, mentre quella antica partiva dall'essere, Cartesio parte dal soggetto, dall'uomo. Svolta determinata nel 1619 dall'idea che fosse possibile concatenare, con la scienza mirabile, tutte le scienze come aveva fatto con la matematicaàapplica a tutto il sapere il metodo proprio della matematica (àgeometria analitica).
2° PARTEàPRESENTAZIONE DEL METODO
Per Cartesio il metodo è una sorta di sintesi di ciò che c’era di meglio nella logica, nell’aritmetica, nella fisica, nella geometria e nell’algebra ;
nella logica à la fa coincidere all'arte combinatoria di Lullo (=partire da proposizioni certe e,
combinandole, ricavare le altre incerte) e, in particolare, all'universalità che arrivava
da questo metodo ;pretesa di costruire attraverso alcuni principi fondamentali e la
loro combinazione l’intero sapere.
nella geometriaàlascia cadere ogni riferimento alle figureàmetodo dell'analisi e sintesi
nell'algebraàutilizzo dei simboli
Cartesio compendia il suo metodo al discorso delle regoleà 4 regole fondamentali (certe facili)
- DELL'EVIDENZA àIntuizioni (=idee) chiare e distinte = senza alcuna mediazione .
Non accogliere nulla per vero che non sia evidente. Esso è un principio
normativo - fondamentale (=tutto deve convergere verso il chiaro e il
distinto per raggiungere l'intuizione).
INTUIZIONE è il cogliere un concetto non dubbio della mente (= trasparenza tra ragione e contenuto dell'atto intuitivo) àè più certa della deduzione.
L'intuizione è più chiara della distinzione.
ATTO INTUITIVO = l'atto della mente che ci fa arrivare all'evidenzaà è un atto che si autogiustifica e consiste nella mutua trasparenza fra la ragione e il contenuto dell’atto intuitivo :così nascono le idee chiare e distinte, come le nozioni matematiche.
2. DELL'ANALISI à Scomporre ogni problema preso in tante parti quante sono necessarie per
risolvere i problemi. Per Cartesio in ogni esperienza è necessaria la certezza,
che si basa sull'evidenza, che si basa sull'intuizione, che si basa sulla
semplicità che richiede l'analisi (=separazione).
- DELLA SINTESI à La risoluzione degli elementi complessi in semplici non basta :nella scomposizione viene a mancare il nesso e dall’analisi si passa alla
sintesi (=si va dagli oggetti semplici ai complessi).
Serve a creare una catena di ragionamenti ;devo condurre con ordine i miei pensieri partendo dagli oggetti semplici per ricreare l'ordine.
Questo ordine non può non avere una corrispondenza con la realtà perché è una necessità del nostro spirito.
Se l’evidente è necessario per l’intuizione, la sintesi è necessaria alla deduzione (= metodo matematico).
- DELL'ENUMERAZIONE àServe ad evitare la precipitazione (=madre di tutti gli errori)
Enumerando tutti i passaggi consente di controllarli e consiste nel ripercorrere il processo in entrambi i sensi i percorsi che uniscono le cause alle conseguenze per poter abbracciare con un solo sguardo tutti i pensieri. Essa controlla la completezza dell'analisi, la revisione, invece, controlla la completezza della sintesi.
INTUIZIONE (= proprietà egli elementi geometrici)
L'EVIDENZA CHIAREZZA (=visione completa e dettagliata di un oggetto)
comprende DISTINZIONE (=possibilità di cogliere l'oggetto separato dagli altri)
Idea innovativa di Cartesio:
Applicare analisi e sintesi alla conoscenza universale della realtà: MATESIS UNIVERSALE (=conoscenza universale della realtà) ; questo l’aveva già detto Proclo ,ma la matematica risultava subordinata alla dialettica , per Cartesio, invece, la matematica coincide con la filosofia. Per applicare il metodo a tutte le scienze Cartesio presuppone che tutta la realtà sia strutturata in modo matematico, necessario (=tutte le cause non possono fare a meno di produrre l'effetto e tutti gli effetti derivano necessariamente dalle cause). Cartesio fa della matematica una conoscenza assolutaàMATEMATISMO UNIVERSALE ,matematismo radicale più esplicito di quello di Galileo.
3 ° PARTE à MORALE PROVVISORIA
La filosofia di Cartesio è un radicale matematismo à rapporto necessario di cause ed effetti à difficoltà di conciliare ciò con la religione cristiana. Nella terza parte del discorso Cartesio afferma la necessità, per poter continuare a vivere, di darsi una morale provvisoria , cioè un insieme di alcune massime provvisorie su cui basarsi per il vivere pratico.
La METAFORA DELL'EDIFICIO è usata spesso da CartesioàMentre si sta costruendo un edificio se
ne costruisce uno provvisorio dove
poter alloggiare nel frattempo.
E’ stato costretto ad esplicitare questa morale perché accusato di immoralità.
4 MASSIME (In realtà sono tre, ma una è stata riconosciuta tale, dagli storici, in un secondo
tempo)
- Obbedire alle leggi e ai costumi del mio paese e alla religione a cui si appartiene. Regolarsi nel comportamento secondo le opinioni più moderate (si affida al buonsenso ) e contro gli eccessi. L'ossequio alle leggi è dettato dal bisogno di tranquillità.
- Perseverare nelle mie azioni più forte e risoluto che potessi, senza titubare ; è sbagliato cambiare opinione nel corso dell’agire àCartesio è nemico della irresolutezzaà abituarsi a raggiungere una posizione chiara , per determinare la fine dell’irresolutezza bisogna evitare il vago (=fare giudizi).
- Cercare il dominio di sé più che quello degli eventi.
- ( non esplicitata come tale - ritenuta valida dagli studiosi ; idea che spiega un po’ e finalizza le prime tre -) Il compito principale della vita è continuare ad istruirsi (=continuare nella ricerca).
Cartesio vuole evitare lo scontro fra la sua morale e la religioneàrinuncia a pubblicare Il mondo perché ritiene opportuna la tranquillità.
Per evitare il conflitto tra la fede e la sua filosofia Cartesio sviluppa una metafisica che dovrebbe dimostrare le due verità fondamentali per la religione cattolica:
-ESISTENZA DI DIO
-IMMORTALITA' DELL'ANIMA
Se io, attraverso un metodo razionale, arrivo a dimostrare queste due verità, nessuno potrà dire che la mia filosofia contrasta con la fede cristiana.
Il punto di partenza della metafisica è il DUBBIO METODICO (Il dubbio viene, da Cartesio, applicato a tutto tranne che al metodo).
4° PARTE à FONDAMENTO INDUBITABILE = DUBBIO METODICO
DUBBIO METODICO = Rigettare come falso tutto ciò su cui può essere insinuato il minimo dubbio per
vedere se alla fine mi rimane in testa qualcosa di indubitabile.
àCritica radicale di tutto il sapere per avere un fondamento indubitabile.
Il dubbio, essendo artificiale, è più radicale di quello scettico perché per mettere in dubbio la falsità di una proposizione è sufficiente avere un dubbio su quella cosa.
ARGOMENTO DEL SOGNO (I ragionamenti possono essere errati ,
perché possono essere fatti in sogno)
Il dubbio di Cartesio è più radicale di quello scettico perché vuole portare alla verità. Esso viene chiamato "metodico" perché è uno strumento ( ? assunto senza alcuna dubitazione preliminare ? ); è un passaggio obbligato, ma non ha alcun riferimento col metodo matematico che è assunto così com’è.
Nelle "Meditazioni metafisiche" esclude il metodo dal dubbio e dai contenuti della religione cristiana , perché la fede non è un sapere ; perché esclude dal metodo anche le singole verità matematiche ?àle verità matematiche vengono escluse perché valgono sia nel sogno che da sveglio (2+2 fa sempre 4,sia da svegli che in sogno).
Ha salvato le verità matematiche usando proprio il metodo matematico (àl’evidenza non è sottoposta al dubbio).
DUBBIO IPERBOLICO (=esagerato): è in contrasto con le verità di fede che dichiara di accettare e di
non dubitare.
- Da dove nasce?
Ammesso che le verità matematiche siano le stesse sia in sogno che da svegli, i potrebbe pensare che, invece di un Dio veritiero, ci abbia creato un demone falso che ha dato per vero ciò che non lo è à
COGITO ERGO SUMà Dal dubbio metodico ,assunto criticamente come punto di partenza della metafisica ,Cartesio trae la prima certezza: dubitare è indubitabile.
Il “cogito” è un principio indubitabile , posso ammettere di esistere mentre penso à Ma io come esisto mentre dubito?
Come corpo? No, come sostanza pensanteàtorsione soggettivistica della realtààCartesio fonda la filosofia moderna :l’oggetto di indagine non è più Dio (l’Essere), ma il soggetto .
Però l’esistere come essere pensante viene attaccato à passaggio incompiuto à il pensare è essere pensante ?
Il “cogito” mi da l’evidenza del mio pensare , non dei corpi (l’evidenza di essi verrà dimostrata )
Due osservazioni sul “cogito” :
- il cogito resiste con certezza solo al tentativo di metterlo in dubbio àposso dubitare di tutto ,tranne della mia autoevidenza. Il dubbio è raggiunto con l’uso della dialettica ;il cogito ,più il dubbio metodico, costituisce un principio indipendente dal metodo matematico.
- il cogito ha un antecedente nel “ SI FALLO ,ERGO SUM “ di Sant’Agostinoà
- punto in comune : la verità si basa sulla certezza interiore ;
- differenze : Sant’Agostino vede in ciò l’illuminazione divina (visione teocentrica) ; per Cartesio è la capacità dell’uomo di pervenire alla verità (visione antropocentrica) .
Per Cartesio col cogito non si cercava di stabilire la presenza della verità trascendente (= Dio nell’uomo), né di stabilire la natura dell’anima senziente , in quanto cosciente della propri modificazione (concetto ripreso da Campanella) ; con il cogito si cercava di trovare nel soggetto pensante il principio di verità à efficacia dell’azione dell’uomo sulla natura.
OBIEZIONI AL COGITO
Le “Meditazioni metafisiche” avevano avuto una lunga gestione, poiché Cartesio sperava di ottenere l’approvazione della facoltà teologica dell’Università della Sorbona :dovette però divulgare l’opera solo attraverso privati. Questo libro è la raccolta delle obiezioni (che furono 7 - Catero ; Mersenne ; Hobbes ; Arnauld ; Bourdin ; Gassendi ) al cogito.
Le obiezioni più significative furono :
- Arnauld : accusa Cartesio di compiere un circolo vizioso .Se il cogito è accettato perché è evidente, la regola dell’evidenza deve essere anteriore al cogito perché ne costituirebbe il fondamento à quindi se giustifichi l’evidenza col cogito compi un ragionamento circolare.
Risposta : il cogito non risulta evidente perché conforme alla regola dell’evidenza , ma perché il cogito è la stessa autoevidenza esistenziale che il soggetto ha di se stessoà il cogito è autoevidente.
- Gassendi : il cogito è una forma di sillogismo abbreviatoà
- tutto ciò che pensa , esiste
- io penso
- dunque esisto
In un sillogismo, affinché risulti vero , la premessa principale deve essere veraà ma qui cade nel dubbio, quindi neanche la conclusione sarà vera .
Risposta : il cogito è un’intuizione, non un ragionamento.
- Hobbes : Cartesio ha ragione a sostenere che l’IO , in quanto pensa, esiste, ma avrebbe torto a esprimere come esiste ( dal cogito si può ricavare l’essere pensante)à esempio :sto passeggiando, quindi sono un passeggiata...
Risposta : l’uomo non sempre passeggia ,ma pensa sempre .Il pensiero indica l’atto del pensiero,
talvolta la facoltà, talvolta l’oggetto (=sostanza) con cui si identifica questa facoltà.
Se è vero che Cartesio sostiene che la certezza del pensare è indubitabile , perché sostiene che il soggetto del pensiero è una sostanza pensante ?
La sostanza pensante sarà la RES COGITANS = anima àdimostrazione dell’esistenza dell’anima indipendente dal mondo à l’anima è immortale.
In effetti ha dimostrato solo l’immaterialità dell’IO . La sua capacità di esistere indipendente dal corpo è un’illazione che Cartesio compie quando concepisce il pensiero indipendente dal corpo à pensiero = idea chiara e distinta.
Che poi, alla chiarezza di un’idea debba corrispondere anche la sua verità ( = esistenza reale del suo contenuto ) è solo un presupposto dovuto al metodo matematico.
La dimostrazione dell’esistenza di Dio non serve a Cartesio solo per dimostrare che la sua filosofia è in accordo con la religione cristiana e aiuta a risolvere il problema insoluto del “cogito”(à problema del genio maligno)à se io sono un essere pensante ,esisto ; ma le mie idee esistono solo nello spirito :
- idee avventizie :sembrano provenire dal mondo esterno e risultano fallaci ,erronee.
ES. : il Sole ci sembra una piccola sfera infuocata, in realtà molto più grande della Terra.
- idee fattizie :fabbricate da noi stessi in modo arbitrario.
ES. : idealizzazione di una sirena .
- idee innate :non procedono né dagli oggetti esterni , né dalla nostra volontàà si pongono come necessità.
Per vedere se le idee corrispondono a realtà esterne bisogna chiedersi la causa di esse :per quanto riguarda quelle degli altri uomini o delle cose naturali non contengono nulla di così perfetto che non avrei potuto creare anch’io , mentre l’idea di Dio è innata in me perché solo a lui appartiene la perfezione à TRE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO :
- a priori àio ho l’idea di essere perfetto :questa , però, non può venire da me ,perché io non sono perfetto poiché dubito. L’idea di perfezione non può pervenirmi da una qualche realtà del mondo esterno, dato che dubito della loro esistenza, quindi l’idea di perfezione non può non derivare da un essere perfetto e che esiste => Dio ;
- a posterioriàè basata sull’idea causa - effetto :io so di essere imperfetto ,poiché dubito, e dunque non esisto da solo e indipendente da altre realtà perché altrimenti mi sarei dato quelle cose che mancano alla mia perfezione. Se io non sono stato fatto da me, sono stato creato da un essere perfetto che ha immesso in me l’idea di perfezione => Dio.
- a priori àrecupera la prova ontologica di Sant’Anselmo :non si può concepire l’idea di Dio come essere perfetto senza ammettere la sua esistenza ,poiché l’essenza contiene l’esistenza , come l’idea di triangolo contiene il teorema che la somma dei suoi angoli interni equivale a 180° àl’esistenza di Dio è certa come le dimostrazioni geometriche .
OSSERVAZIONI :
- La prima dimostrazione si fonda sulla prima regola del metodo (àcriterio dell’autoevidenza).
- La terza dimostrazione è una versione in chiave matematica della prova ontologica di Sant’Anselmo (sempre in relazione con il metodo) .
- La seconda è l’unica autonoma dal metodo matematico perché si fonda sull’attestazione del dubbio e sull’utilizzo del rapporto causa-effetto , propri della scolastica , che Cartesio stesso critica perché troppo attaccata all’esperienza
Queste osservazioni daranno luogo a delle obiezioni.
Tuttavia Cartesio considera la sua dimostrazione dell’esistenza di Dio più garantita di tutte le altre dimostrazioni di esistenza (=idee chiare e distinte) àle idee sono vere perché derivano da Dio, perfetto e quindi garante di verità.
ESISTENZA DEL MONDO E DEL FATTO CHE ESISTA IL MIO CORPO
Le idee chiare e distinte sono innate, vere perché date da Dio :alla loro rappresentazione corrisponde la realtà. Le idee avventizie non hanno alcun valore di verità.
Dio non solo infonde le idee innate ,ma anche le idee matematiche ,di cui tali idee sono il contenuto.
Le idee matematiche sono immutabili ,ma non indipendenti da Dioà Egli avrebbe potuto crearle diversamente da come le ha create. Sono immutabili perché dio è immutabile (àvolontarismo di stampo ockamistico e scotistico) .
Le verità matematiche non sono inerenti all’essenza di Dio , ma una volta create sono immutabili à finitezza della ragione umana perché non riesce a capire perché Dio ha scelto così à ma sono verità oggettive .
Se Dio è il garante delle cose chiare e distinte e, quindi, veritiero, perché l’uomo sbaglia ?
L’ERRORE è imputabile all’uomo perché non sempre si dimostra alla chiarezza della distinzione , scambia come chiare e distinte le idee confuse.
L’errore ha luogo nel giudizio ;nel giudizio intervengono sia l’intelletto che la volontà, ma l’intelletto non erra perché coglie le idee chiare e distinte àl’errore nasce dall’indebita pressione della volontà (troppo precipitosa) sull’intelletto. La volontà anticipa nella scelta l’intelletto. L’errore ha un’origine pratica , perché la volontà ha un campo d’azione più grande dell’intelletto (che possiede facoltà extrateoroiche) =>la mia libertà è imperfetta, la ragione ha un valore assolutoàRAZIONALISMO DI CARTESIO.
LA FISICA
- Come perviene Cartesio all’idea di estensione (=una delle idee chiare e distinte ,alla base della fisica) ?
Attraverso le idee avventizie.
- Come esiste il mondo esterno ?
Attraverso le facoltà dell’immaginazione , distinta dall’intelletto , che è attivo perché è una sostanza pensante ; l’immaginazione appartiene all’ambito del pensiero , ma è passiva poiché capace solo di rappresentare . La rappresentazione è frutto dell’immaginazione ,che ho nella mia coscienza.
L’intelletto si può applicare al mondo corporeo in quanto si avvale dell’immaginazione ,sensibile alle percezioni di timoli e sensazioni.
La dimostrazione dell’esistenza di Dio fa si che si possano giudicare reali le idee avventizie à che colgo come provenienti fuori da me . Dio non può aver creato per me delle facoltà sensitive che mi possano ingannare , perché Dio non può ingannare.
Però non posso affermare che la mia rappresentazione coincida perfettamente con la realtà esterna à metodo delle idee chiare e distinte :ammetto qualcosa come esistente nella realtà solo se è percepito come chiaro e distinto e , quindi, come estensione à la realtà esterna è la RES ESTENSA .
Del mondo materiale l’unica proprietà che devo percepire è l’estensione , le altre proprietà (colore, forma, età) sono secondarie perché di esse non posso avere un’idea chiara e distinta e sono soggettive , esse sono una serie di risposte dl nostro sistema nervoso agli stimoli che provengono dall’esterno ; le riteniamo oggettive perché non riflettiamo sulla loro origine .
Non ci sono realtà intermedie : tutto il regno animale e il corpo umano devono essere spiegati in termini meccanici ; esiste una sola anima, quella razionale.
La fisica cartesiana si fonda su pochi principi ; l’obiettivo è quello di unificare i fenomeni naturali e di semplificare la natura basandosi su dei modelle. Aveva concepito l’idea di una scienza universale ; l’introduzione a questa scienza doveva essere il “Discorso sul metodo” ,premesso a tre trattati scientifici. La fisica avrebbe dovuto essere una scienza che, grazie alla matematica , avrebbe potuto spiegare i fenomeni naturali.
In una parte del “Discorso” ha dato il riassunto de “Il Mondo” :la dottrina qui esposta non si riferisce all’Universo ritenuto creato come dice la Bibbia , ma a un mondo che Dio avrebbe potuto creare ,perfettamente funzionale perché basato su rigidi principi (à favola razionale e istruttiva).
- Prima preoccupazione : evitare lo scontro fra modello copernicano e la Bibbia.
- Seconda preoccupazione : la fisica cartesiana era in grado di spiegare il mondo, ma ciò non esclude che Dio possa aver creato un altro mondo à intervento di Urbano VIII ( nulla esclude che Dio ci faccia credere che il mondo funzioni in modo diverso da come lo ha creato).
Quello di Cartesio è un modello meccanicistico unificato dei fenomeni ; ciò che conta è che i modelli funzionino , permettendoci di prevedere i fenomeni e di intervenire su di essi.
Nei “Principia” questa visione modellistica emerge assai bene : non è necessario che la realtà sia come il modello ci dice, l’importante è che il mondo ci si mostri funzionante in quel modo.
La teoria scientifica è un semplice modello interpretativo a scopo pratico ; è l’uomo che crea un modello “finto” , ma la finzione imbriglia a proprio vantaggio la funzione della natura.
EFFETTI DI QUESTA NUOVA CONCEZIONE :
- Netta distinzione fra mondo religioso e mondo scientifico .
- Idea di esperimento particolare : simulazione degli eventi reali ; l’esperimento , come la teoria, non deve rispettare la realtà , ma simularlo à si ottengono solo gli effetti .
ES. : esempio del goccione à è un grosso recipiente di vetro per spiegare la rifrazione della luce (arcobaleno).
Per Cartesio non c’è differenza fra mondo animato e inanimato à semplificazione dello studio dei viventi ( che possiedono solo un’anima) à sviluppo della medicina (il corpo umano è visto come una macchina).
L’animazione del corpo è dovuta alla circolazione particelle ; non c’è un’entità in se à spiegazione della circolazione del sangue (questa è una scoperta di Harvey : il cuore è una pompa ,un muscolo che si muove da se ). Per Cartesio l’origine del moto del sangue è dovuta al cuore , il moto è prodotto da un calore che fa evaporare il sangue che esce dal cuore ; questa evaporazione è regolata da valvole. I polmoni hanno il compito di raffreddare il sangue che circola .
Cartesio ritiene che la sua interpretazione della circolazione del sangue sia migliore di quella di Harvey perché spiega anche perché il cuore si muove..
Riducendo la fisica alla meccanica , la fisica diventa una fisica deduttiva che si basa su pochi principi :
- esistenza dei corpi ;
- movimento attribuito da Dio ;
- leggi naturali che regolano i fenomeni.
Cartesio rifiuta il vuoto à ciò che riteniamo vuoto è pieno di un fluido.
L’esperimento serve solo a verificare ciò che è stato dedotto dalle leggi naturali. Spesso serve per scegliere fra le deduzioni che sembrano ugualmente valide .
ETICA
Cartesio elabora un concetto di uomo opposto ad Aristotele (= uomo come sinolo di corpo e anima).
Per Cartesio l’uomo è costituito da due sostanze indipendenti fra loro à la RES COGITANS , create direttamente da Dio , è l’anima = pensiero ; la sua separazione dal corpo non provoca la morte ; è una realtà inestesa , immortale . Il corpo è una macchina à DUALISMO CARTESIANO à necessità di spiegare i rapporti fra anima e corpo.
Il punto di unione-secondo Cartesio - avveniva nell’epifisi, la ghiandola pineale à problema :come fa l’anima, che è inestesa, ad entrare in contatto con quest’organo ? Come avviene, per Cartesio, questo contatto ?
Quando un corpo esterno entra in contatto con un corpo umano attraverso gli organi di senso, questi si modificano e trasmettono ( spiriti animali ) un movimento alla ghiandola pineale che scuote l’anima e si ha così la conoscenza. Per compiere l’azione , l’anima razionale scuote la ghiandola che, a sua volta, trasmette l’ordine al corpo.
La sensazione non garantisce la verità delle idee che l’anima si fa à divario fra pensiero e realtà ; il collegamento fra i due è garantito da Dio.
MORALE
Cartesio aveva elaborato una morale provvisoria sia perché non è possibile sospendere il giudizio, sia per motivi pratici ( voleva evitare l’accusa di non avere principi morali ).
Dibattito degli studiosi :
- discussione sul valore da assegnare all’umanesimo di Cartesio ;
- regole di prudenza ;
- contrasto fra la morale provvisoria ( che è di sottomissione ) e l’etica dell’eroismo tecnico (= uomo dominatore della natura).
In realtà Cartesio forse avrebbe voluto superare la morale provvisoria a favore di una morale definitiva , fondata rigorosamente .
In una lettera alla principessa Elisabetta del Palatinato riconferma le tre massime della morale provvisoria ,poiché non riesce a costruire una morale scientifica.
Problema delle passioni
Le "Passioni dell'anima" tratta del problema morale delle passioni .In una lettera alla regina Cristina parte dal concetto di sommo bene :per il singolo il bene deriva dalla volontà di fare bene e dalla soddisfazione che ne deriva . I beni dell'anima sono due :
il conoscere
ciò che bene ed è proprio in questo in cui consiste la virtù
il volere
Fare il bene implica la soddisfazione à si rifà agli stoici , conciliati al "piacere " epicureo = la soddisfazione di aver fatto bene.
Il libero arbitrio non è un atto di un soggetto puro, ma il soggetto che compie l'atto di volontà è intimamente legato al corpo à affronta quindi la questione delle passioni (= rapporti fra anime e corpi) à questo dualismo anima corpo non si può interpretare come il disprezzo per il corpo del cristianesimo, perché la spiritualità , per Cartesio, si attua nel rapporto tra passione e ragione .
Le passioni erano sempre state viste come ostacoli alla virtù , Cartesio invece ribadisce la loro insopprimibilità . La passione è neutra , né buona né cattiva, ma si può eccedere nell'uso di essa e può diventare negativa. Le passioni appartengono all'animo, ma nascono dall'incontro degli spiriti animali (= particelle fini e veloci che trasportano , attraverso i sensi , gli stimoli alla ghiandola pineale) . Le passioni sono di tre tipi, a seconda che prevalgano gli spiriti animali( il corpo) o l'anima:
- FISIOLOGICHE ( forti ), in cui il corpo si impone all'anima à le sensazioni si impongono all'anima ( piacere - dolore);
- PSICOLOGICHE ( meno intense ) ,equilibrio tra sensazione e volontà (amore - odio );
- MORALI ( deboli ), la volontà si impone alla sensazione ( generosità).
L'anima non può sopprimere le passioni, ma assicura il dominio indiretto di esse con un habitus comportamentale ispirato alla razionalità : le passioni sono insopprimibili, quindi bisogna educarsi a controllarle. La debolezza dell'anima consiste nel farsi trascinare dalle passioni opposte, la forza dell'anima è opporre alle passioni conoscenze e giudizi. Qualsiasi anima può essere educata.
6° PARTE à FINE PRATICO DELLA FILOSOFIA
Questa parte inserisce Cartesio nella tradizione prometeica, propria della modernità.
Come per Bacone, anche per Cartesio la filosofia ha uno scopo praticoà il dominio dell'uomo sulla natura. Cartesio mette in primo posto l'utilità per lo scopo finale della scienza; invita a concentrare gli sforzi della scienza sulla medicina (=arte della conservazione della salute): prima di cercare il dominio sulla natura bisogna saper preservare la salute.
Non rinuncia a dare un riassunto del "Il Mondo" perché vuole sollecitare l'aiuto degli altri affinchè continuino la ricerca, che richiede la collaborazione di moltià idea che sia iniziata un'era di infinito progresso . Cartesio, che stabilisce un legame fra ricerca e guadagno, sostiene che si debba debba sostenere la ricerca, che va a vantaggio di tutta l’umanità, con contributiàtratto tipico della modernità.
CONFRONTO CON BACONE
Ancora più di Bacone Cartesio ha dato il via alla filosofia moderna. Bacone aveva indicato come scopo della filosofia il dominio sulla natura attraverso il metodo, ma non aveva capito il ruolo della matematica: senza misurazione non si è in grado di effettuare previsioni efficaci. Cartesio invece ovvia a questo aspetto e assolutizza la matematica, facendone il modello stesso della sua filosofiaàincoerenze con la metafisica. Lo stesso dualismo cartesiano corrisponde ad assicurare la preminenza dell'uomo sulla naturaà assicurare un ruolo superiore all'uomo, poiché se fosse solo RES EXTENSA sarebbe soggetto alle leggi naturali. Il dualismo si può spiegare all'interno dell'intento pratico che si può ascrivere alla filosofiaà giustificazione della tradizione prometeica.
GIUSNATURALISMO
Possiamo attribuire due significati al termine " giusnaturalismo ":
- generale, inteso come filosofia politica del '600;
- particolare, legato a tre autori à Althiusius, Grozio, Pufendorf.
Contemporaneamente alla matematizzazione della fisica e della filosofia , vi è un tentativo di dare una struttura sistematica alla filosofia politica (= pratica) basata sul modello della scienza : questo è il giusnaturalismo, che si attua nella politica e nel diritto ; la società si fonda sulla natura dell'uomo .
Definiamo giusnaturalismo quella filosofia della politica che pretende di dedurre scientificamente la politica e il diritto con alcuni principi evidenti nella natura umana, e quindi innati ( diritto positivo = insieme delle leggi di ogni singolo Stato ).
La parola giusnaturalismo deriva dal latino à ius naturae : solo ora da il via ad uno studio à diverse interpretazioni sull'origine dello Stato, sui fondamenti della natura , sul metodo…
- Concezione di stato di natura à Hobbes :lo stato di natura è quello in cui tutti sono0 in guerra con tutti ( "homini lupus") ;
- Questione dei diritti à Hobbes : quando l'uomo accetta il passaggio allo Stato civile , conserva solo il diritto di salvezza ; per Locke e altri conserva tutti i diritti fondamentali.
Storiograficamente questo termine viene applicato al particolare ( à corrente rappresentata da Althusius, Grozio, Pufendorf ) e si evidenziano due problemi:
- problema della forma del diritto :il fondamento del diritto va ricercato in quello naturale, precedente e superiore al diritto positivo;
- origine e limiti dei poteri dello Stato.
ALTHUSIUS
Nasce e vive in Germania à precursore del Giusnaturalismo.
Scrive "Politica metidice digesta" = elaborato in occasione dell'indipendenza dei Paesi Bassi dalla Spagna .
Fonte: http://digilander.libero.it/terzacmanzoni/Filosofia/Cartesio.DOC
Autore: non indicato nel documento
BIOGRAFIA
Descartes, René (La Haye, Turenna 1596 - Stoccolma 1650), noto col nome italianizzato di Cartesio, filosofo, scienziato e matematico francese,è considerato il fondatore della filosofia moderna.
Il suo celebre motto, "Cogito, ergo sum" ("dubito,quindi esisto") fu il punto d'avvio per la formulazione dei principi su cui si basa la conoscenza scientifica. A Cartesio si deve un sistema di coordinate, dette appunto cartesiane, per la rappresentazione grafica delle equazioni e dei problemi della geometria analitica.
Fu educato dai gesuiti nel collegio di La Flèche, dove ebbe una formazione improntata sullo studio dei classici, della filosofia scolastica e della matematica. In seguito studiò diritto presso l'Università di Poitiers e dal 1618 si arruolò nell'esercito del principe protestante olandese Maurizio di Nassau.
La sua attenzione era tuttavia rivolta ai problemi filosofici e matematici, ai quali poi dedicò tutta la vita. Tra il 1623 e il 1625 viaggiò in Italia; dal 1625 al 1628 visse in Francia dedicandosi alla filosofia e agli esperimenti di ottica. Per sfuggire all'Inquisizione, in seguito si trasferì in Olanda, dove visse in diverse città, tra le quali Amsterdam e Leida.
Durante i primi anni della permanenza in Olanda, compose tre importanti trattati di carattere scientifico, la Diottrica, le Meteore e la Geometria, pubblicati nel 1637 e introdotti dal Discorso sul metodo, che compendiava la sua filosofia.
Successivamente, nel tentativo di fornire una base metafisica alle sue teorie sul mondo naturale, pubblicò le Meditazioni metafisiche (1641) e i Principi di filosofia (1644).
Nel 1649 fu invitato alla corte di Stoccolma per dare lezioni di filosofia alla regina Cristina di Svezia; ammalatosi di polmonite, morì l'anno seguente.
IL METODO
Cartesio inizia a introdurre il discorso sul problema del metodo all’uscita dalla scuola di La Flèche, quando, pur avendo assimilato con successo il sapere del tempo, si accorge che non è in possesso di alcun criterio sicuro per distinguere il vero dal falso e che tutto ciò che ha appreso serve poco o nulla alla vita.
Il metodo che Cartesio cerca è nello stesso tempo teorico e pratico: deve condurre a saper distinguere il vero dal falso, soprattutto in vista dell’utilità e dei vantaggi che possono servire alla vita umana.
Il metodo che cercò fin dal principio e che ritenne di avere trovato è definito “una guida per l’orientamento dell’uomo nel mondo”: esso deve condurre ad una filosofia “non puramente speculativa, ma anche pratica, per la quale l’uomo possa rendersi padrone e possessore della natura”.
Tale filosofia deve mettere a disposizione degli uomini congegni che gli permettano di godere senza fatica dei frutti della terra e di altre comodità, e che miri alla conservazione della salute, la quale è il primo bene per l’uomo in questa vita.
Il metodo deve essere dunque un criterio unico e semplice di orientamento utile all’uomo in ogni campo teoretico e pratico e che abbia come ultimo fine il vantaggio dell’uomo nel mondo.
Questa unità del metodo nelle diversità delle sue applicazioni era già stata riconosciuta da Cartesio stesso nelle Regular ad directionem ingenii; qui egli affermava che la saggezza umana è una sola perché uno è l’uomo nelle sue diverse attività.
Nel formulare le regole del metodo, Cartesio si avvale soprattutto delle matematiche: “ quelle lunghe catene di ragionamenti, semplici e facili, di cui i geometri si servono per giungere alle loro più difficili dimostrazioni”.
Cartesio doveva dunque:
- formulare le regole del metodo tenendo presente il procedimento matematico nel quale esse sono presenti;
- fondare con una ricerca metafisica il valore assoluto e universale di questo metodo;
- dimostrare la validità del metodo nella varie branchie del sapere.
REGOLE DEL METODO
- Evidenza: l’intuizione chiara e distinta di tutti gli oggetti del pensiero e l’esclusione di ogni elemento sul quale il dubbiofosse possibile;
- Analisi: un problema viene risolto nelle parti più semplici da considerarsi separatamente;
- Sintesi: si passa dalle conoscenze più semplici alle più complesse gradatamente, presupponendo che ciò sia possibile inogni campo;
- Revisione: questa regola offre il controllo delle due precedenti.
Queste regole non hanno in se stesse la loro giustificazione, quindi Cartesio si propone di giustificarle risalendo alla loro radice: l’uomo come soggettività o ragione.
IL DUBBIO E IL “COGITO ERGO SUM”
Il dubbio è per Cartesio il fondamento del metodo: bisogno dubitare di tutto e considerare, almeno provvisoriamente, come falso tutto ciò su cui il dubbio è possibile DUBBIO METODICO.
Si deve dubitare anche delle conoscenza sensibili sia perché i sensi qualche volta ci ingannano e quindi possono ingannarci sempre, sia perché nei sogni si hanno conoscenza simili a quelle che si hanno nella veglia, senza un sicuro criterio di distinzione fra l’una e le altre DUBBIO IPERBOLICO ( il dubbio si estende ad ogni cosa e diventa così universale).
Qui interviene il primo principio di certezza: io posso ammettere di ingannarmi o di essere ingannato, ma per farlo devo esistere, cioè devo essere qualcosa e non nulla “COGITO ERGO SUM” “DUBITO, QUINDI ESISTO”.
Io non esisto se non come una cosa che dubita, cioè pensa. Le cose pensate possono non essere reali, ma è reale il mio pensare: IO SONO UN SOGGETTO PENSANTE.
Essendo un soggetto pensante ho delle idee; queste si dividono in tre categorie:
- Innate: quelle che sembrano provenire dalla mio essere, appunto innate;
- Avventizie: quelle che mi sembrano estranee o venute dal di fuori;
- Fittizie: quelle formate o trovate da me stesso.
DUALISMO CARTESIANO
Accanto alla sostanza pensante Cartesio ammette una sostanza corporea, divisibile in parti, quindi estesa.
Tale sostanza non possiede tutte le qualità che noi percepiamo di essa.
Cartesio differenzia le proprietà oggettive da quelle soggettive:
Qualità reali della sostanza estesa Corrispondono a qualcosa che noi non conosciamo
( grandezza, movimento, durata, numero ) ( colore, sapore, odore, suono )
Da qui deriva il dualismo tra SOSTANZA PENSANTE e SOSTANZA ESTESA.
MORALE PROVVISORIA
Cartesio stabilisce alcune regole di morale provvisoria destinate ad evitare che “egli rimanesse irresoluto nelle sue azioni mentre la ragione lo obbligava ad esserlo nei suoi giudizi”.
Le regole sono tre:
- obbedire alle leggi e ai costumi del paese conservando la religione tradizionale e seguendo le opinioni più moderate e meno eccessive;
- essere il più fermo e risoluto possibile nell’azione e seguire con costanza anche l’opinione più dubbiosa, una volta che fosse stata accettata;
- cercare di vincere se stessi piuttosto che la fortuna e cambiare i propri pensieri piuttosto che l’ordine de mondo;
CONCEZIONE DELL’ANIMA
Cartesio distingue nell’anima azioni e affezioni: le azioni dipendono dalla volontà, le affezioni sono involontarie e costituite da percezioni, sentimenti, emozioni causate dagli spiriti vitali, cioè dalle forze meccaniche che agiscono nel corpo.
Egli sottolinea due di queste emozioni, le principali: la tristezza e la gioia. Dalla prima l’anima è avvertita delle cose che nuocciono al corpo e così prova l’odio verso ciò che le causa tristezza e il desiderio di liberarsene; dalla gioia invece l’anima è avvertita delle cose utili al corpo e così prova amore verso di esse e il desiderio di conservarle.
Bisogna acquisire la capacità di dominare le emozioni; questo consiste nella saggezza: “estendere il dominio del pensiero chiaro e distinto e separare questo dominio dai movimenti del sangue e degli spiriti vitali dai quali dipendono le emozioni”.
Autore: Franzone Annalisa
Fonte: http://www.gred.it/corsi/didatticagenerale/aa05-06/materiali/studenti/CARTESIO.doc
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