Fisiologia pressione appunti
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PRESSIONE
Ricordate che le valvole non servono per consentire il flusso ma servono invece per impedire il reflusso dai ventricoli agli atri. Fate attenzione! Le valvole sono strutture che impediscono il reflusso del sangue quando la pressione dei ventricoli supera la pressione degli atri. Il sangue tenderebbe, infatti, a refluire negli atri, ma, a questo punto, le valvole atrio-ventricolari bloccano il reflusso del sangue. Oltre alle valvole atrio-ventricolari abbiamo della valvole poste tra ventricoli e imbocco delle arterie, più precisamente tra ventricolo sinistro e aorta, e tra ventricolo destro e arteria polmonare. Queste valvole, che sono dette semilunari, sono funzionalmente simili a quelle ventricolari. Esse sono costituite da tre lembi che giustapponendosi impediscono il reflusso del sangue dalle arterie ai ventricoli. Anche qui entra in gioco un meccanismo di variazione di pressione. Il ventricolo sinistro spinge con forza il sangue nell’aorta aumentando la pressione. Se queste valvole semilunari chiudendosi non bloccassero il reflusso del sangue dalle arterie ai ventricoli, ci sarebbe un reflusso di sangue. Le valvole atrio-ventricolari si chiudono quando inizia la contrazione del ventricolo e la pressione sanguigna del ventricolo supera quella degli atri. Per impedire un reflusso del sangue queste valvole si chiudono. Ogni valvola semilunare è costituita da tre lembi che si giustappongono. Anche i lembi delle valvole semilunari dell’aorta e dell’arteria polmonare si inseriscono su un anello fibroso ancorandosi saldamente alla parete dei vasi. Quando la pressione ventricolare aumenta, il sangue, premendo sulle valvole, ne determina la chiusura. Le corde tendinee sono i tendini dei muscoli papillari, quei muscoli che contraendosi impediscono il ribaltamento delle valvole all’interno dell’atrio. Le valvole semilunari, ad un certo punto, durante la contrazione ventricolare, si aprono consentendo il flusso di sangue. Mano mano che il ventricolo si contrae ed espelle sangue, la pressione scende al di sotto della pressione che si riscontra nell’arteria. Anche qui ci sarebbe un reflusso di sangue dall’arteria ai ventricoli, ma il sangue, esercitando una pressione sulla parte concava della valvole semilunari, fa si che si giustappongano i loro margini bloccando il flusso retrogrado. Tra vene e atri non ci sono valvole. La pressione all’interno delle vene e le pressioni alle quali funzionano gli atri sono pressioni basse. Quindi, a differenza delle arterie e dei ventricoli, non sono necessarie delle strutture che impedisco il reflusso del sangue. Dalle due vene cave arriva il sangue all’atrio destro. Il sangue arriva con bassa pressione e l’atrio, contraendosi, sposta il sangue verso il ventricolo lavorando a bassa pressione. Il reflusso sarà quindi minimo.
La parte destra e sinistra del cuore sono separate da un setto. Questo setto è detto setto inter-atriale nella posizione superiore e setto inter-ventricolare nella porzione inferiore dei ventricoli.
Il movimento dei liquidi e dei gas si verifica lungo un gradiente di pressione ΔP da regioni a pressione maggiore a regioni a pressione inferiore. Il sangue può scorrere nel sistema cardiocircolatorio solo se in una regione si sviluppa una pressione maggiore rispetto ad un’altra regione. L’aumento della pressione viene generato a livello delle camere cardiache quando queste si contraggono. Il sangue scorre dal cuore (regione ad alta pressione) verso il circuito chiuso dei vasi sanguigni (regione a bassa pressione). Quando il sangue scorre attraverso il sistema, la pressione diminuisce a causa dell’attrito: la pressione diminuisce continuamente man mano che il sangue si allontana dal cuore. La pressione più elevata nei vasi del sistema circolatorio si trova al livello dell’aorta dove questa riceve il sangue dal ventricolo sinistro; la pressione più bassa è al livello della vena cava nel punto in cui questa si svuota nell’atrio destro.
La pressione di un liquido corrisponde alla forza esercitata dal liquido stesso sulle pareti del contenitore. In un sistema in cui un liquido è in movimento la pressione diminuisce con la distanza in quanto l’energia viene dissipata a causa dell’attrito. Inoltre la pressione esercitata da un liquido in movimento presenta due componenti: una componente dinamica, che rappresenta l’energia cinetica del sistema, e una compente laterale, che rappresenta la pressione idrostatica esercitata sulle pareti del sistema. Se il volume di un contenitore pieno di liquido diminuisce, la pressione esercitata dal liquido sulle pareti del contenitore aumenta. La pressione generata dalla contrazione muscolare viene trasferita al sangue. Questo liquido ad alta pressione presente nel ventricolo successivamente fluisce dal ventricolo verso i vasi, spostando il liquido che è già presente in essi. La pressione generata all’interno dei ventricoli è definita pressione di spinta, poiché corrisponde alla forza che spinge il sangue nei vasi.
Se il volume di un contenitore pieno di liquido aumenta, la pressione esercitata dal liquido sulle pareti del contenitore diminuisce. Se i vasi si dilatano, la pressione al loro interno diminuisce, se invece si contraggono, la pressione del sangue aumenta.
Affinché il sangue possa scorrere attraverso il sistema circolatorio deve essere presente un gradiente di pressione ΔP che corrisponde alla differenza di pressione presente tra le due estremità del tubo attraverso il quale scorre il liquido.
Flusso ~ ΔP
Tanto più è elevato il gradiente di pressione tanto maggiore sarà il flusso.
Tutti i movimenti generano un attrito. La tendenza del sistema cardiovascolare ad opporsi al flusso è detta resistenza. Il flusso sanguigno sceglie il percorso che presenta la minor resistenza. Un aumento della resistenza dei vasi corrisponde ad una diminuizione del flusso
Flusso ~1/R
Il flusso è inversamente proporzionale alla resistenza. Se la resistenza aumenta il lusso diminuisce. Se la resistenza diminuisce il flusso aumenta. La resistenza è influenzata da lunghezza del tubo, il suo raggio, e la viscosità del liquido.
R=8Lη/π r4
La resistenza aumenta quando la lunghezza del tubo e la viscosità del liquido aumentano, ma diminuisce se aumenta il raggio. I cambiamenti del raggio dei vasi è il principale fattore che influenza la variabilità della resistenza nel sistema circolatorio. Un piccolo cambiamento di raggio del tubo avrà un grande effetto sul flusso di un liquido in quel tubo.
Flusso ~ ΔP/R
Il flusso del sangue all’interno del sistema circolatorio è direttamente proporzionale al gradiente di pressione e inversamente proporzionale alla resistenza del sistema al flusso. Il volume di flusso è il volume di sangue che passa attraverso una sezione traversa di un condotto nell’unità di tempo. Il flusso medio di sangue attraverso l’aorta è di circa 5L/min. La velocità del flusso è la distanza che un ipotetico globulo rosso percorre in un determinato periodo di tempo. La velocità del flusso indica quanto velocemente sta scorrendo il sangue, ed è direttamente correlata al volume di flusso. La velocità sarà maggiore attraverso una sezione stretta e minore attraverso una sezione ampia. Il volume di flusso è pari al volume del sangue che percorre un certo tratto. I ventricoli spingono il sangue nelle arterie, e questa pressione imposta dalla forza di contrazione ventricolare genera una pressione. Vediamo i valori di queste pressioni. All’inizio del viaggio del sangue, ovvero all’aorta, avremo un certo valore di pressione. Mano mano che il sangue circola, la sua pressione, dato che viene in parte dissipata dalle resistenze dei vasi sanguigni, comincia a scendere nonostante il fatto che il flusso continui. Quello che determina il flusso non è il valore assoluto di pressione ma la differenza di pressione tra un punto ed un altro della struttura all’interno della quale si muove. Noi avremo un valore massimo della pressione dell’arteria, poi il sangue comincia a scorrere lungo l’aorta mentre la pressione scende dissipata dalle resistenze dei vasi. La pressione in quel preciso punto sarà comunque superiore rispetto ad un punto successivo. Il sangue può circolare raggiungendo l’atrio destro dissipando quasi tutta la sua pressione. Quando il sangue ha percorso il suo intero percorso attraverso i vasi ha praticamente dissipato quasi tutta la sua pressione. Se consideriamo il volume di sangue che attraversa una sezione dell’aorta in un minuto e poi torna all’atrio destro, avremo un valore di volume corrispondente alla gittata cardiaca. I ventricoli immettono sangue ad intermittenza nelle arterie contraendosi, ogni volume di sangue immesso ad ogni contrazione del ventricolo viene detto gittata sistolica. Circa 70 ml di sangue per ogni battito vengono immessi nella circolazione. La gittata cardiaca è invece la quantità di sangue immessa in circolo per minuto. Nell’unità di tempo di un minuto la quantità di sangue immessa in circolo sarà il prodotto della frequenza cardiaca per la gittata sistolica. Questo volume di sangue che viene immesso nell’unità di tempo, se raggiunge totalmente l’atrio destro, può essere sostituito al volume di flusso. La gittata cardiaca sarà quindi assimilabile al volume di flusso. La differenza di pressione che deve esistere tra inizio del circolo e fine, serve a mantenere il flusso. Questa differenza di pressione equivale alla differenza di pressione che esiste tra l’inizio dell’aorta e la fine della vena cava. Questi circa 5 litri al minuto di sangue vengono immessi ad un certa pressione che si va dissipando con la circolazione. A quanto ammonta la differenza di pressione? Essa ammonta al valore della pressione arteriosa perché il sangue, alla fine del suo viaggio, ha una pressione che si approssima a 0. DP può quindi essere approssimato al valore della pressione arteriosa. Con R indichiamo invece le resistenze vascolari che si oppongono al flusso di sangue nei vasi. Possiamo pertanto dire che la gittata cardiaca è direttamente proporzionale alla pressione arteriosa diviso le resistenze vascolari. La pressione arteriosa è quindi proporzionale al prodotto della gittata cardiaca per le resistenze vascolari. P=R*VdF
Il ciclo cardiaco è il periodo di tempo compreso tra l’inizio di un battito cardiaco e l’inizio del successivo. Un ciclo cardiaco presenta due fasi le diastole, la fase in cui il muscolo cardiaco è rilasciato, e le sistole in cui il muscolo è contratto.
La quantità di sangue pompata da un ventricolo durante una contrazione viene detta gittata cardiaca sistolica:
Volume del sangue nel ventricolo prima della contrazione – volume di sangue nel ventricolo dopo la contrazione = gittata sistolica (generalmente 70 mL)
La gittata cardiaca è la quantità di sangue pompata dal cuore in un dato periodo di tempo. Tutto il sangue che lascia il cuore raggiunge i tessuti per cui la gittata cardiaca è un indice del flusso ematico totale attraverso la circolazione. La gittata cardiaca è la quantità di sangue pompata dal ventricolo nell’unità di tempo (5L/min). La gittata cardiaca è la stessa per entrambi i ventricoli.
L’aorta e le arterie principali sono caratterizzate dalla presenza di pareti che sono sia rigide che elastiche. Le arterie possiedono strati di muscolo liscio con molto tessuto elastico e fibroso. La rigidità del tessuto fibroso rende necessaria una grande quantità di energia per distendere le pareti. Questa energia deriva dalle eiezione del sangue a elevata pressione da parte del ventricolo sinistro. Le arterie e le arteriole sono caratterizzate da un andamento divergente del flusso. Le arterie più piccole diventano arteriole: la parete delle arteriole contiene diversi strati di muscolo liscio che si contrae e si rilascia sotto l’influenza di diversi segnali chimici. I capillari costituiscono il sito di scambio tra il sangue e il liquido interstiziale. Dalle venule il flusso passa nelle vene che diventano di diametro maggiore mentre progrediscono verso il cuore. Infine passa dalle vene principali alle vene cave che si svuotano nell’atrio destro. Le vene sono più numerose delle arterie ed hanno un diametro maggiore.
La pressione generata dalla contrazione ventricolare è la forza propulsiva che spinge il sangue attraverso i vasi.. Quando il sangue lascia il ventricolo sinistro, aorta e arterie si espandono per accoglierlo. Quando il ventricolo si rilascia e le valvole semilunari si chiudono, si ha un ritorno elastico delle pareti arteriose che spinge il sangue verso le arterie più piccole e le arteriole. La pressione del sangue è alta nelle arterie e decresce continuamente lungo il sistema circolatorio. La diminuzione della pressione è dovuta alla perdita di energia determinata dalla resistenza dei vasi al flusso. Nel circolo sistemico, la pressione più elevata è presente a livello aortico e riflette la pressione generata dal ventricolo sinistro. La pressione aortica raggiunge un valore massimo intorno ai 120 mm Hg durante la pressione sistolica, poi scende costantemente fino ad 80 mm Hg durante la pressione diastolica. La pressione areteriosa riflette la pressione propulsiva del flusso: è il principale fattore che determina il flusso di sangue. La pressione arteriosa è determinata dall’equilibrio tra la quantità di sangue che entra nelle arterie e la quantità che ne esce. La pressione arteriosa media perciò è funzione della gittata cardiaca e della resistenza delle arteriole. Nonostante il volume di sangue all’interno del sistema circolatorio sia relativamente costante, le modificazione di questo volume possono influenzare la pressione arteriosa. Se il volume di sangue aumenta la pressione aumenta,; quando il volume di sangue diminuisce la pressione diminuisce.
Esistono dei vasi che regolando il loro calibro variano la resistenza al flusso del sangue. Questi vasi sono le arteriole. Le arterie sono vasi di grossa distribuzione del sangue e proprio per questo motivo hanno un calibro considerevole. Dalle arterie si originano le arteriole. Queste hanno una muscolatura liscia come le arterie ma, la muscolatura presente nelle arteriole, è innervata dal sistema nervoso autonomo. Variando lo stato di contrazione si può determinare un aumento o diminuzione del calibro delle arteriole consentendo un passaggio di sangue più o meno accentuato. Solo le arteriole sono capaci di poter far variare la resistenza del flusso di sangue variando il loro calibro. Le arteriole hanno una muscolatura liscia che determina una variazione del raggio e quindi della resistenza al flusso. Dopo le arteriole abbiamo i capillari che scambiano gas e nutrienti. Dai capillari si formano poi venule e vene. Le arteriole sono i vasi di resistenza che hanno resistenze variabili. Le arterie sono dotate invece di pareti elastiche ed hanno una struttura di rivestimento molto complessa che comprende numerose fibre di elastina. Sono vasi elastici che possono accogliere in tempi brevi grossi volumi di sangue ed immagazzinare il sangue quando è in uscita dal ventricolo. Solo dopo, in una fase successiva, immettono gradualmente il sangue nella circolazione attraverso il ritorno elastico delle loro pareti. Quando il ventricolo si contrae il sangue entra nelle arterie. Il volume corrisponde alla gittata sistolica. Questo sangue viene immesso dal ventricolo ad una certa pressione. Questa pressione ha una componente cinetica ed una componente idraulica che tende ad espandere le pareti dell’arteria. Quando c’è la contrazione ventricolare avremo una pressione aortica maggiore di quella del ventricolo sinistro. Parte del sangue proseguirà verso valle nel suo movimento, mentre un’altra parte del sangue verrà immagazzinata come energia potenziale nell’aorta. Parte del sangue rimane quindi nell’aorta ed espande le pareti elastiche dell’aorta. Il ventricolo si rilascia e le valvole semilunari si chiudono. Quando il ventricolo si sta rilasciando, l’aorta continua a spingere sangue nel torrente circolatorio. Il ritorno elastico delle pareti dell’aorta permette ad ulteriore sangue di essere pompato a valle. Avremo quindi un movimento pulsatorio. Questo vuol dire che la pressione di un’arteria non sarà fissa, ma oscillerà tra due valori, uno massimo ed uno minimo. Nel momento in cui siamo alla fine della contrazione ventricolare, quando tutto il sangue è stato espulso, avremo la pressione massima. Poi, quando il ventricolo si chiude e le pareti dell’aorta immagazzinano energia, si ha il ritorno elastico delle pareti in cui la pressione nell’aorta diminuisce fino ad arrivare ad un valore minimo prima della successiva contrazione ventricolare. Il ritorno elastico delle pareti delle grosse arterie consente un flusso continuo di sangue a livello dei piccoli vasi e dei capillari. Noi sappiamo che il cuore batte circa 70 volte al minuto e, se non ci fosse questo meccanismo, si avrebbe un flusso pulsante di sangue. Grazie però a questo meccanismo di ritorno elastico il flusso di sangue diventa continuo. La pressione sanguigna varia nei vari comparti del sistema cardiovascolare. Prima avremo delle oscillazioni di pressione dovute ad un riempimento ventricolare. La pressione nelle arterie oscilla tra 80 mm di mercurio e 120 che è la pressione massima. Questa oscillazione è dovuta all’immissione pulsante del sangue da parte del ventricolo. Nelle arterie, a differenza del ventricolo, la pressione non scende molto in basso ma oscilla tra un valore massimo e minimo che sono compresi tra 120 e 80 mm di mercurio. Mano mano che si passa alle arterie di medio calibro e alle arteriole, queste oscillazioni tendono a smorzarsi sempre di più e le variazioni di pressione diventano continue. Dopo le arteriole, questi fenomeni di pulsazione non si riscontrano più e, quindi, da un certo punto in poi i valori di pressione tendono a divenire continui e discendenti. La pressione massima arteriosa viene detta pressione sistolica. La pressione minima è detta diastolica. Abbiamo visto le oscillazioni di pressione che si verificano nel circolo sistemico. Il sangue viene immesso nell’aorta ad una pressione elevata e, poi, alla fine del circolo arriva fino a 0 in prossimità dell’atrio. Il circolo sistemico lavora a pressioni alte. Il circolo polmonare lavora invece a pressioni più basse. La gittata cardiaca, ovvero la quantità di sangue immessa in circolo, è identica nella parte sinistra e destra del cuore. La quantità di sangue immessa in circolo per minuto è identica nella parte sinistra e destra del cuore. Non c’è quindi uno scompenso. Se il ventricolo destro e sinistro pompassero differenti volumi di sangue per unità di tempo, avremmo accumulo di sangue non pompato. La gittata cardiaca è quindi la stessa ma, la pressione arteriosa vigente nell’arteria polmonare, è molto più bassa di quella vigente nell’aorta. Questa differenza è data dalle resistenze che a livello polmonare sono molto più basse.
(questo argomento sarà trattato meglio nella prossima lezione)
Vediamo come si contrae il cuore. Il miocardio è costituito da sarcomeri e, come nel muscolo striato, la contrazione è dovuta ad un potenziale di azione che percorre la superficie della cellula muscolare cardiaca portando ad un ingresso di calcio che avvia la contrazione. Il potenziale di azione che troviamo nel miocardio ventricolare è più complesso. Il profilo del potenziale di azione nelle cellule atriali, che si contraggono con una forza minore, ha un profilo simile ma più smussato rispetto a quello delle cellule ventricolari. Anche qui avremo una depolarizzazione ma non una ripolarizzazione immediata. Avremo una tendenza delle cellule a ripolarizzarsi ma, subito dopo, avremo una fase piatta di valore positivo per un certo periodo di tempo. Questa viene detta fase di plateau. Dopo avremo una fase di ripolarizzazione come nel muscolo scheletrico. Un elemento di diversità con il profilo del potenziale del muscolo scheletrico è la fase di plateau. Si può notare anche una differenza nella scala dei tempi. In una cellula muscolare scheletrica, il potenziale durava uno o due millisecondi mentre qui il tutto dura circa 300 ms, una durata molto maggiore che ha delle importanti implicazioni. Quali canali ionici entrano in gioco perché si produca un potenziale di azione con questo profilo? I canali che entrano in gioco sono canali del sodio voltaggio dipendenti come nel muscolo scheletrico. Quando nella membrana di una cellula muscolare scheletrica avviene una depolarizzazione sovrasoglia avremo l’apertura di canali del sodio voltaggio dipendenti che si aprono esplosivamente portando ad una rapida depolarizzazione della membrana della cellula. Questo porta ad un picco di +20 mV. Dopo succedono due importanti fenomeni. Si cominciano a chiudere i canali del sodio. Tale chiusura porta ad un primo accenno di ripolarizzazione della membrana ma, immediatamente dopo, si arriva alla fase di plateau. In questa fase entrano in gioco due tipi di canali. Un tipo di canale è il canale del calcio voltaggio dipendente che si apre. Il calcio fluisce all’interno della cellula mantenendo elevata la depolarizzazione. Un altro evento è quello della chiusura di un canale. Nella fase di plateau, oltre all’apertura dei canali del calcio, avremo la chiusura dei canali del potassio. Nello stato aperto, i canali del potassio contribuiscono a stabilire un potenziale di riposo nella cellula. Alcuni canali del potassio, nello stato di riposo, rimangono aperti dando un potenziale di membrana. Altri canali del potassio sono invece voltaggio dipendenti. Un terzo tipo di canali del potassio si trova nelle cellule del miocardio (in particolare nel ventricolo) e sono canali del potassio strani che normalmente sono aperti ma che si chiudono per elevate depolarizzazioni di membrana. Questi canali sono canali particolari che sono normalmente aperti come pori, ma si chiudono quando la cellula si depolarizza. Per ricapitolare, i canali del sodio si chiudono, ma si aprono i canali del calcio, mentre si chiude una popolazione di canali del potassio determinando come risultante il mantenimento del potenziale di membrana nella fase di plateau.
Fonte: http://sommofabio.altervista.org/ANNO2/Fisiologia/Fisiolgia-Mauro12-Pressione.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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