Etiopia
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ETIOPIA
GEOGRAFIA
L’Etiopia è uno stato grande dell’Africa Nord-Orientale con capitale Addis Abeba. Confina ad Ovest con il Sudan, a Sud con il Kenya, ad Est con la Somalia e la Repubblica di Gibuti. La costa settentrionale sul Mar Rosso, che costituiva l’unico sbocco sul mare, è occupata dal nuovo stato dell’Eritrea. L’Etiopia è il maggior complesso di altopiani dell’Africa e uno dei più estesi depositi lavici del mondo. Il territorio si divide in sei unità morfologiche. La prima: l’altopiano basaltico occidentale, che è dominato da ripide montagne sopra i 4000 metri (Ras Dascian è alta 4620 metri), ed è inciso da profonde valli, fra cui quella del fiume Abay (Nilo Azzurro). La seconda: la cosiddetta Fossa dei Galla o dei Laghi, che costituisce il limite settentrionale della Rift Valley. La terza: a Nord-Est, il triangolo formato dai bassopiani e dalle pianure degli Afar o la Dancalia, dove la depressione di Dabul scende a –116 metri sotto il livello del mare. La quarta: L’altopiano basaltico che si estende ad Est della Fossa dei Galla, con cime montagnose meno imponenti rispetto a quelle dell’altopiano occidentale. La quinta: sono le pianure e i tavolati sedimentari che scendono verso Est dai 1500 ai 300 metri, che coprono la sezione Sud-Orientale del paese. La sesta: è l’area pedemontana ai confini col Sudan.
CLIMA
L'Etiopia, compresa tra il Tropico del Cancro e l'Equatore, è un paese tropicale con condizioni climatiche determinate più dall'altitudine che dalla latitudine. L'altopiano, con un'altezza media tra i duemila ed i tremila metri, ha un clima ideale, uno dei migliori del mondo. Climaticamente l'anno si divide in due periodi: quello delle piogge, da metà giugno a tutto settembre, e quello secco, da ottobre a giugno, interrotto dal periodo delle piccole piogge, tra marzo ed aprile. le medie mensili delle temperature, minime e massime, sono ad Addis Abeba in agosto 8°-24°, in dicembre 3°-25°; a Bahir Dar (a nord) in agosto 21°-31°, in dicembre 4°-28°;nella regione dell'Omo (a sud) in agosto 21°-31°, in dicembre 22°- 32°.
MONETA
La moneta ufficiale in Etiopia è il birr (ETB) divisibile in 100 centesimi.
LINGUA
La lingua ufficiale è l'amarico. Ogni etnia utilizza poi un suo idioma. Sono infatti diffuse altre lingue semiotiche (tigrino) e camitiche ( Galla, Dancale, Somalo). Tra le lingua straniere le più diffuse sono l'inglese e l'italiano.
RELIGIONE
La Costituzione etiope garantisce libertà religiosa, tuttavia la chiesa Etiope (copta) è riconosciuta fondamentale. Amhara e Tigrini sono cristiani-copti; i Galla sono in maggioranza musulmani e in parte animisti; esclusivamente musulmani sono i Dancali e i Somali. Gli indigeni di religione ebraica detti "falascià", precedentemente sparsi nel settentrione, sono stati tutti trasferiti in Israele negli anni 1984-1991. I cattolici sono il 2%.
ECONOMIA
L'Etiopia è un paese isolato, con un'economia di sussistenza. L'agricoltura, ridotta per l'inaridimento del suolo, è praticata sugli altopiani (grano, orzo, mais, caffé, tabacco). L'allevamento (bovini, ovini, cavalli, asini e cammelli) costituisce una cospicua risorsa. Il granoturco forestale, accentrato nella zona meridionale ed occidentale, fornisce notevole varietà di legname ed essenze di alto valore commerciale. Esistono modesti giacimenti di oro e platino. Le industrie sono manifatturiere e si occupano della lavorazione dei prodotti agricoli (birrifici, zuccherifici, tabacchifici).
Fonte: http://www.paisi.it/schede/Etiopia/Scheda%20Paese%20Etiopia.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Etiopia
Etiopia
Introduzione
Etiopia (Ityjopya), repubblica dell'Africa orientale; confina a nord-est con l'Eritrea e il Gibuti, a est e a sud-est con la Somalia, a sud-ovest con il Kenya, a ovest e nord-ovest con il Sudan. La superficie del paese è di 1.133.380 km² e la capitale è Addis Abeba.
TERRITORIO
Il cuore del paese è costituito da un elevato altopiano, noto come Acrocoro etiopico, che occupa quasi la metà del territorio e presenta un'altitudine media di quasi 2000 m, con le caratteristiche ambe (rilievi dalla cima tronca) e picchi che, in alcuni casi, superano i 4500 m (Ras Dascian, 4.620 m). Attraversato dalla Rift Valley – che si estende da sud-ovest a nord-est – nella sua parte settentrionale è inciso dalle gole di numerosi fiumi e ospita il lago Tana, da dove nasce il Nilo Azzurro. Nell'estremità nordorientale l'Acrocoro termina in una scarpata che domina la depressione della Dancalia; i versanti occidentali digradano più dolcemente verso il deserto del Sudan, mentre a sud segue il corso del fiume Omo e scende verso il lago Turkana (o lago Rodolfo), la maggior parte del quale si estende nel confinante Kenya. La secessione dell'Eritrea, nel 1993, ha privato il paese dello sbocco sul Mar Rosso.
CLIMA
Il clima del paese varia in base all'altitudine. Nella fascia tropicale, situata al di sotto dei 1830 m, si registrano temperature medie annue di circa 27 °C e la piovosità è scarsa (510 mm). Nella fascia subtropicale, che include gran parte dell'altopiano e ha un'elevazione compresa tra i 1830 e i 2440 m, si registra una temperatura media di circa 22 °C, con 510-1525 mm di pioggia all'anno. Oltre i 2440 m si situa una fascia temperata con medie che si aggirano intorno ai 16 °C e un discreto regime di piovosità (1270-1780 mm). Le precipitazioni si verificano con maggiore frequenza tra giugno e settembre; altri mesi relativamente piovosi sono febbraio e marzo.
FLORA E FAUNA
La vegetazione rispecchia la varietà delle diverse zone climatiche. Nelle zone meno elevate crescono specie tipiche della savana, mentre nelle valli e nelle gole si incontra una rigogliosa vegetazione che comprende quasi tutte le specie africane; la zona temperata è caratterizzata da prati e pascoli, mentre i rilievi più elevati ospitano in prevalenza una vegetazione di tipo arbustivo.
La fauna è rappresentata soprattutto da animali di grossa taglia: giraffe, leopardi, ippopotami, leoni, elefanti, antilopi e rinoceronti; comuni sono inoltre la lince, la iena, lo sciacallo e numerose varietà di scimmie. Tra gli uccelli si citano aironi, pappagalli, pernici e alcuni rapaci, come l'aquila, il falco e l'avvoltoio.
PROBLEMI E TUTELA DELL’AMBIENTE
Tra i principali problemi ambientali che affliggono l’Etiopia, la pressione demografica sul territorio è sicuramente tra i più gravi. Il governo del paese non è riuscito a sviluppare le infrastrutture necessarie per far fronte a un tasso di crescita annua del 2,70% (2001). Soltanto il 24% degli etiopi, ad esempio, usufruisce di acqua potabile.
Nel corso degli anni Settanta e Ottanta la deforestazione, l'eccessivo sfruttamento dei pascoli e la mancanza di un programma di gestione del territorio hanno accelerato il tasso di erosione del suolo. Una percentuale estremamente elevata della forza lavoro etiope, pari all’89%, è occupata nell'agricoltura, perlopiù di sussistenza. Molti agricoltori coltivano aree in pendenza o collinari, provocando il dilavamento del terreno di superficie durante le violente inondazioni. La deforestazione e la desertificazione sono aggravate dall'impiego diffuso di combustibili tradizionali come la legna da ardere, che rappresentano il 92,97% del consumo di energia totale (1996).
Il 5,5% (1997) del territorio dell'Etiopia è ufficialmente protetto, sebbene il sistema di parchi nazionali e riserve naturali risenta del bracconaggio e del commercio illegale del legname. Il paese possiede tre santuari faunistici, undici riserve naturali e nove parchi nazionali, tra cui il Yugundi Rassa, il Gambella e il Simēn, World Heritage Site dal 1978.
Molte grandi specie di mammiferi, fra cui la giraffa, il leopardo, l’ippopotamo, il leone e l’elefante, sono native dell'Etiopia. Il paese è anche l'habitat naturale di 813 specie di uccelli. Fra le specie faunistiche, ben 77 sono minacciate d'estinzione.
L'Etiopia ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di desertificazione, biodiversità, specie in via d'estinzione, cambiamenti climatici e protezione dell’ozonosfera. Il paese ha anche firmato trattati che limitano gli esperimenti nucleari e le armi chimiche e biologiche.
POPOLAZIONE
In base alla stima del 2001, l'Etiopia ha una popolazione di 65.891.874 abitanti, con una densità media di 58 unità per km2; la speranza di vita è di 44,7 anni, una delle più basse del mondo. Poiché gran parte degli abitanti vive di agricoltura di sussistenza, gli insediamenti più popolati si trovano nella regione centrale, dove il terreno si presta maggiormente alle coltivazioni.
La composizione etnica è assai diversificata, a causa dell'integrazione razziale e linguistica che ebbe inizio sin dai tempi antichi; i principali gruppi sono gli amhara (o abissini, 38%), una popolazione di origine camitica presente sull'altopiano, a nord di Addis Abeba; i galla (35%), nella zona meridionale, prevalentemente dediti alla pastorizia e all'agricoltura; i somali (2% circa), a oriente, nella regione dell'Ogaden; i sidama (2% circa), che risiedono principalmente nelle regioni sudoccidentali; i danachili (dancali), stanziati nelle pianure semidesertiche della zona nordorientale del paese. Tra i gruppi non autoctoni si segnalano yemeniti, indiani, armeni, greci e italiani.
LINGUA E RELIGIONI
I dialetti parlati sono una settantina, appartenenti in gran parte al ceppo semitico e cuscitico. La lingua della liturgia ecclesiastica etiope, il ge'ez, diede origine al gruppo semitico delle lingue amharica e tigrina, originarie del nord del paese; la prima, che è quella ufficiale, viene parlata da circa il 60% della popolazione. Abbastanza diffusi sono anche l'inglese, l'italiano e l'arabo.
Circa il 55% della popolazione – soprattutto nelle regioni settentrionali – segue la Chiesa ortodossa etiopica, strettamente legata alla Chiesa copta d'Egitto e religione di stato sino al 1974. I musulmani sono il 35%, in prevalenza situati nel sud, mentre nelle regioni di Gamo Gofa, Sidamo e Arussi si professa l'animismo tradizionale. Erano altresì presenti circa 30.000 falascià – che praticano un tipo di ebraismo che risale probabilmente ai primi contatti con gli ebrei arabi – ma dal 1984 al 1991 furono tutti trasferiti in Israele.
ISTRUZIONI E CULTURA
Dal 1952, quando solo il 4% della popolazione era in grado di leggere e scrivere, l'istruzione ha subito una notevole crescita; nel 1979 fu iniziato un importante programma, volto a incrementare il grado di scolarizzazione e, già verso la metà degli anni Ottanta, il 63% della popolazione adulta aveva ricevuto un'istruzione elementare. Il tasso di alfabetizzazione è del 55,2% (2001). L'istruzione primaria è gratuita, ma le attuali infrastrutture limitano la frequenza a solo un terzo della popolazione in età scolare. L'Etiopia possiede una ricca tradizione letteraria, con un vasto numero di traduzioni dal greco antico, dall'arabo e altre lingue in ge'ez e in amharico moderno; gran parte delle opere sono di carattere mitologico, teologico o storicistico. Ricche e abbondanti sono anche l'arte e l'architettura religiosa, che riflettono la lunga storia del cristianesimo etiope; le chiese, e gli affreschi che si trovano al loro interno, testimoniano influenze bizantine e copte.
ECONOMIA
Agli inizi degli anni Novanta il paese era uno dei più poveri al mondo, con un prodotto interno lordo di 6.439 milioni di dollari USA (1999), pari a 100 dollari USA pro capite. L'economia etiope è fortemente dipendente dai proventi del settore agricolo e gran parte degli scambi commerciali avviene a livello locale, con una limitatissima presenza sul mercato mondiale. L'agricoltura e l'allevamento, praticati con modalità fortemente arretrate da circa l'89% della popolazione, sono le forme di attività economica più diffuse; l'altopiano è particolarmente fertile e la diversità dei suoli, delle condizioni climatiche e di altitudine permettono una produzione assai diversificata. Grandi fattorie commerciali, molte delle quali gestite dal governo, forniscono, sia per esportazione sia per consumo interno, caffè (la coltura largamente più importante, che impiega circa un quarto della popolazione), cotone, tabacco, zucchero, frutta, verdura, semi oleosi, legumi e cereali, ma la siccità, cui negli ultimi anni si sono aggiunti i disagi causati dalla guerra civile, ha spesso costretto il paese a importare prodotti alimentari di base. Oltre ai bovini, in gran parte utilizzati per svolgere lavori pesanti, si allevano ovini e caprini (soprattutto per la pelle, la carne e il latte), animali da cortile e da soma (tra cui dromedari e asini).
Sebbene esista un gran numero di giacimenti minerari, gli spessi strati di lava vulcanica rendono assai arduo il processo di estrazione. Fin dall'antichità vengono estratti ferro, rame, zinco, piombo e sale e, in tempi recenti, sono stati scoperti diversi depositi di manganese, oro, platino, potassa, petrolio e gas naturale. Benché a partire dagli anni Sessanta si sia avuta una considerevole crescita della produzione industriale, aiutata anche dall'impianto di stabilimenti metallurgici e per la fabbricazione di beni di consumo, essa si basa principalmente sulla lavorazione di prodotti alimentari e sul settore tessile, del tutto dipendenti dall'agricoltura. Il principale polo manifatturiero è Addis Abeba. L'Etiopia ha un grosso potenziale per la produzione di energia idroelettrica; nel 1998, circa l’89,3% della sua relativamente scarsa produzione di energia proveniva dagli impianti idroelettrici. Ciononostante, il 92% del fabbisogno viene soddisfatto da legname, la cui domanda, insieme a quella di carbone, rappresenta una della maggiori cause della deforestazione e dell'erosione del suolo etiope.
COMMERCIO E FINANZIE
L'unità monetaria è il birr, emesso dalla Banca nazionale d'Etiopia. Le esportazioni riguardano soprattutto prodotti agricoli, per la maggior parte caffè (il 60% circa), ma anche legumi, pelli, cuoio e semi oleosi; le importazioni vertono su articoli di consumo e generi di prima necessità. I principali partner commerciali sono l'Italia, gli Stati Uniti, la Germania e il Giappone.
TRASPORTI E VIE DI COMUNICAZIONI
Il suolo etiope rende particolarmente ardue le comunicazioni via terra e, poiché molte aree sono inaccessibili, diffuso è il trasporto aereo effettuato dall'Ethiopian Airlines, la compagnia di bandiera. Gli aeroporti internazionali hanno sede ad Addis Abeba, Diredaua e Gimma. La capitale è collegata dalla ferrovia al porto di Gibuti, nel golfo di Aden. Poiché la scissione dell'Eritrea ha causato la mancanza di uno sbocco al mare, sono stati stipulati con la nuova repubblica alcuni accordi che garantiscono l'accesso a Massaua e Assab, importanti centri portuali sul Mar Rosso. La rete stradale è di 28.652 km circa (1999), di cui solo il 13% asfaltati; la costruzione dell'autostrada che collega Addis Abeba a Nairobi, capitale del Kenya, risale agli anni Settanta.
ORDINAMENTO DELLO STATO
Diventata repubblica nel 1975, in seguito a un colpo di stato (1974) che destituì l’imperatore Selassié, l’Etiopia è stata in seguito sottoposta a un regime dittatoriale filosovietico, rovesciato nel 1991 dal Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiopico (FRDPE). Con la Costituzione ratificata nel 1994 il paese si è dato un assetto federale organizzato su base etnica.
POTERE ESECUTIVO
Il potere esecutivo è affidato a un Consiglio di ministri che fa capo al primo ministro e al presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento con un mandato di sei anni, con funzioni perlopiù rappresentative.
POTERE LEGISLATIVO
Il sistema legislativo poggia sull’Assemblea parlamentare federale, composta da due camere. Il Consiglio federale (Yefedereshn Mekir Bet, o Camera alta) riunisce 117 membri eletti dalle 9 assemblee regionali per un termine di cinque anni; il Consiglio dei rappresentanti del popolo (Yehizbtewekayoch Mekir Bet, o Camera bassa) è composto da 547 membri eletti a suffragio universale per cinque anni. Hanno diritto al voto tutti i cittadini a partire dai 18 anni di età.
POTERE GIUDIZIARIO
Il sistema giudiziario prevede una Corte suprema federale, il cui presidente è nominato dal Consiglio dei rappresentanti del popolo su segnalazione del primo ministro. È in vigore la pena di morte.
ISTITUZIONI PERIFERICHE
L’Etiopia è amministrativamente divisa su base etnica in 9 stati-regione (astedader akabibi) e 2 città a statuto speciale.
DIFESA
Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini maschi abili a partire dai 18 anni di età.
FORZE POLITICHE
I partiti etiopi sono organizzati perlopiù su base etnica; quelli numericamente più consistenti sono legati alle etnie oromo, amhara e tigrina.
STORIA
L'Etiopia è stata una delle culle dell'umanità. Alcuni fossili di ominidi, scoperti nella Valle di Auasc, risalgono a circa tre milioni di anni fa. Durante il I millennio a.C., genti semitiche provenienti dalla penisola arabica (Saba) attraversarono il Mar Rosso, soggiogarono i camiti, stanziati sulla costa di quello che sarebbe diventato l'impero etiopico, e fondarono il regno di Axum. Intorno al IV secolo, durante il suo massimo splendore, nel territorio del regno cominciò a diffondersi il cristianesimo che, pur proveniente dall'Egitto, sviluppò caratteristiche proprie all'interno dell'eresia monofisita egiziana.
LA PENETRAZIONE ARABA
Dal VII secolo, con l'inizio della penetrazione musulmana, per il regno di Axum (denominato in seguito regno di Etiopia) iniziò un periodo di declino. Agli inizi del XII secolo giunse al potere la dinastia Zagué, originaria del Lasta (una regione dell'altopiano centrale), ma dal 1270 fu sostituita da un'altra, nota come dinastia salomonide, che faceva risalire le proprie origini a Salomone e alla regina di Saba; i Salomonidi (originari dello Scioa) riuscirono a imporre la loro autorità su gran parte del paese, anche se il controllo dell'area costiera e delle regioni sudorientali (Haràr) rimaneva nelle mani dei musulmani. Durante il regno di Zara Yakub (1434-1468), l'amministrazione della Chiesa etiopica, allora divisa in diverse fazioni, venne riformata e le dottrine religiose furono codificate. In questo stesso periodo emerse il sistema politico che durò sino alla metà del XX secolo, caratterizzato perlopiù da una serie di monarchie assolute.
I RAS AL POTERE
Quando i musulmani di Haràr invasero il regno, nel 1527, gli etiopi si rivolsero ai portoghesi e nel 1543, con il loro aiuto, ne riassunsero il controllo. Nel 1557 giunsero i missionari gesuiti, ma i loro tentativi di convertire i negus (imperatori) etiopici dal cristianesimo copto al cattolicesimo fallirono e, con l'elezione di Fasiladas (1632), essi furono espulsi dal regno insieme con gli altri europei. Nello stesso periodo, gli etiopi vennero in contatto con le popolazioni galla (di stirpe cuscitica) che avevano progressivamente occupato le regioni meridionali dell'altopiano e, nell'ambito della lotta contro i nuovi invasori turchi, strinsero con essi un'alleanza, primo fondamento per la successiva, difficile convivenza. Dopo un breve periodo di rinascita artistico-culturale, in particolare sotto il regno di Iasu, il paese entrò in una lunga fase di declino e fu frazionato in una serie di piccoli feudi, di fatto indipendenti dal potere centrale e guidati dai signori locali (detti ras); l'unico elemento unificante rimase la Chiesa.
TEODORO II
Nel 1855, dopo aver sottomesso con l'aiuto del clero gran parte dei feudatari del regno, un avventuriero proveniente dalla zona nordoccidentale del paese si proclamò imperatore con il nome di Teodoro II. Questi riallacciò i contatti con l'Europa, ma quando – per una serie di ragioni, tra cui una sospetta congiura ai suoi danni – fece imprigionare alcuni ufficiali britannici, il governo inglese inviò delle truppe in Etiopia ed egli, sconfitto, si tolse la vita (1868). Dopo quattro anni di lotta per la successione, un capo tigrino divenne imperatore come Giovanni IV (1872).
In questo periodo il maggior nemico esterno all'impero, ancora poco più che un insieme di stati semi-indipendenti, era rappresentato dall'Egitto. Nel 1875 gli egiziani estesero la propria protezione al reggente musulmano di Haràr e, da nord-est, lanciarono un attacco contro l'Etiopia. Giovanni IV riuscì a bloccare l'invasione, ma la continua occupazione del Mar Rosso e dei porti somali impedirono al paese di venire rifornito dei necessari approvvigionamenti di armi e alimenti. A Giovanni, morto nel 1889 mentre tentava di difendere la frontiera occidentale dai sudanesi, successe Menelik II che, uniti i territori di tigrini e amhara al suo regno di Scioa, stabilì la capitale ad Addis Abeba.
LE GUERRE D’ETIOPIA
Con l'apertura del canale di Suez nel 1869, la costa del Mar Rosso cominciò ad attrarre l'interesse delle potenze europee. L'Italia concentrò le proprie attenzioni sull'Etiopia, occupando Assab nel 1872 e Massaua nel 1885 e siglando, nel 1889, il trattato di Uccialli con il quale Menelik si impegnava a concederle il possesso dell'Eritrea, ma non il protettorato sull'Etiopia. A causa di alcune controversie basate sulla differente interpretazione proprio di quest'ultimo punto – dovuta a diverse versioni fornite dalle rispettive traduzioni, in amharico e in italiano, del documento – e dell'occupazione italiana del Tigrè, nel 1895 i due paesi entrarono in conflitto. L'Italia subì una pesante sconfitta ad Adua l'anno seguente e fu costretta a riconoscere l'indipendenza dell'Etiopia. Il successore di Menelik, l'imperatore Iasu (1910-1916), venne deposto in favore di sua zia, Zauditù, e il ras Tafari Makonnen, suo cugino, prima designato reggente, le successe al trono con il titolo di Hailé Selassié I (1930); l'anno seguente egli diede al paese la sua prima Costituzione.
In seguito all'ascesa di Benito Mussolini, le mire italiane sull'Etiopia furono rivitalizzate e nell'ottobre del 1935, malgrado le proteste della Società delle Nazioni, l'Italia invase il paese (vedi Guerra d’Etiopia); nel maggio del 1936 Mussolini proclamò il re Vittorio Emanuele III imperatore d'Etiopia e Hailé Selassié fu costretto a rifugiarsi in Inghilterra, dove rimase fino al 1941.
HAILÉ SELASSIÉ
In base al trattato di pace di Parigi del 1947 tra forze alleate e Italia, si sarebbe dovuto raggiungere un accordo circa la questione delle ex colonie italiane di Eritrea, Somalia e Libia; in mancanza di tale accordo, le Nazioni Unite votarono a favore di una federazione dell'Eritrea con l'Etiopia. Questa fu portata a termine nel 1952, ma subito dopo Hailé Selassié cominciò a smantellare l'autonomia dell'Eritrea, che nel 1960 si trovò ridotta al rango di provincia; tale condizione provocò la nascita di un movimento di resistenza nazionale, il Fronte popolare di liberazione dell'Eritrea (FPLE), e lo scoppio di un conflitto che culminò trent'anni dopo nell'indipendenza eritrea (vedi Eritrea: Storia).
Nel 1955 Hailé Selassié, nell'intento di modernizzare il paese, promulgò una nuova Costituzione che concedeva limitati poteri al Parlamento; per gli elementi progressisti, tuttavia, ciò non era sufficiente e l'imperatore, dopo aver rischiato di essere detronizzato dalla sua stessa guardia (dicembre 1960), fece ulteriori sforzi per assicurare uno sviluppo economico e sociale al paese.
Durante gli anni Sessanta, la preoccupazione principale dell'imperatore furono i rapporti con l'estero. Nel 1963 egli ebbe un ruolo rilevante nella formazione dell'Organizzazione dell'unità africana (OUA), la cui sede fu stabilita ad Addis Abeba; l'anno seguente, una disputa di confine tra l'Etiopia e la Somalia sfociò in conflitto aperto e, dopo la tregua, si dovette ricorrere alla creazione di una zona smilitarizzata lungo il confine; nel 1965 nacquero alcuni contrasti con il Sudan, accusato dal negus di aiutare il movimento d'indipendenza eritreo; nel 1967, migliaia di eritrei fuggirono in Sudan per le rappresaglie militari contro i secessionisti. Nel dicembre del 1970 il governo dichiarò lo stato d'assedio in alcune zone del paese, ma ciò non pose termine alla guerriglia. Troppo rivolto alle questioni internazionali, Hailé Selassié non si accorse che la situazione interna stava precipitando.
IL REGIME DI MENGHISTU
Il 12 settembre 1974, dopo una serie di scioperi e agitazioni, il negus venne deposto da un colpo di stato militare. Per governare il paese fu creato un Consiglio amministrativo provvisorio (detto DERG), composto da un'ottantina di membri, gran parte dei quali appartenenti alle forze armate o alla polizia. Alla fine del 1974 venne annunciata l'instaurazione di un'economia di tipo socialista controllata dallo Stato e, all'inizio del 1975, tutti i terreni agricoli furono nazionalizzati e ridistribuiti ai lavoratori. Nel marzo del 1975 venne proclamata la Repubblica.
Nel corso del 1976 il colonnello Menghistu Hailé Mariam emerse come principale figura politica del paese. La sua posizione fu consolidata agli inizi del 1977, dopo gli scontri tra le fazioni moderata e radicale del DERG, che videro predominare la seconda: quella, appunto, di Menghistu, il quale scatenò una sanguinosa repressione. A metà del 1977 il regime riuscì a respingere, con l'aiuto militare di URSS e Cuba, l'invasione della Somalia intervenuta in appoggio ai secessionisti dell'Ogaden. Non riuscì invece ad arrestare il movimento indipendentista eritreo, che estese il fronte militare.
Nel 1984, Menghistu fu eletto segretario generale del neonato Partito etiopico del lavoro (WEP), di stampo comunista, che divenne il partito unico; nel 1987, in base a una nuova Costituzione che prevedeva anche l'elezione di un'assemblea legislativa unicamerale (lo Shengo), fu proclamata la Repubblica democratica popolare d'Etiopia, di cui lo stesso capo del partito divenne presidente. Ma la sorte di Menghistu era ormai prossima: il disimpegno dell'URSS dovuto alla distensione (che lo privò dei cospicui aiuti militari), la profonda crisi economica, il diffondersi del malcontento e dell'opposizione, anche armata, e soprattutto il rafforzarsi del movimento di indipendenza eritreo provocarono il collasso del regime di Menghistu. Nel 1990 due movimenti ribelli alleati, il Fronte rivoluzionario democratico del popolo etiopico (FRDPE, in cui confluì il più vecchio Fronte popolare di liberazione del Tigrè, o FPLT) e il Fronte popolare di liberazione dell'Eritrea (FPLE) si impossessarono delle province settentrionali e, nel maggio 1991, Menghistu fuggì nello Zimbabwe.
LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE
Il nuovo governo dovette affrontare il gravoso compito di ricostruire la nazione; nel 1995 fu promulgata una nuova Costituzione che trasformò il paese in una repubblica democratica federale. Nel 1995 si svolsero le elezioni parlamentari, che videro la vittoria del FRDPE e la nomina di Meles Zenawi alla carica di premier. Nel 1996 il governo lanciò una vasta campagna di moralizzazione, in seguito a episodi di corruzione in cui erano state coinvolte anche alte personalità dello stato. Nello stesso anno si verificarono una serie di attentati nella capitale a opera di settori dell'opposizione e due movimenti indipendentisti ripresero le attività armate contro il nuovo regime: il Fronte di liberazione oromo e il Fronte di liberazione nazionale dell'Ogaden, del cui appoggio era sospettato il governo sudanese.
SVILUPPI RECENTI
Nel 1997, il rapporto tra Etiopia ed Eritrea, comunemente considerato uno dei migliori tra quelli intrattenuti nel continente africano, si è deteriorato. All’indomani della vittoria su Menghistu e dell’indipendenza dell’Eritrea, i governi dei due paesi avevano stabilito un accordo di libero scambio che prevedeva l’uso della moneta etiopica, il birr, nell’interscambio commerciale e il libero accesso dell’Etiopia ai porti eritrei. Nel novembre 1997 l’Eritrea ha rinunciato all’uso del birr e ha adottato una propria moneta, il nakfa; questa decisione, seguita da quella etiope di utizzare porti diversi da quelli eritrei, ha creato un clima aspro tra due paesi.
Nel 1998 è così riemersa la contesa su una piccola porzione di territorio arido, e una scaramuccia avvenuta tra guardie frontaliere in maggio si è trasformata in un drammatico scontro militare che ha causato migliaia di vittime e centinaia di migliaia di profughi.
Agli inizi del 1999, dopo ripetuti tentativi di conciliazione condotti soprattutto dall’Organizzazione per l’unità africana, gli scontri tra gli eserciti dei due paesi sono ripresi con violenza. In luglio Etiopia ed Eritrea hanno accettato un cessate il fuoco e un piano di pace elaborato dall’OUA in occasione del vertice di Algeri. Tuttavia il conflitto tra i due paesi, mai del tutto interrotto, è ripreso nel marzo 2000. A causa della siccità, che ha colpito in particolare l’Ogaden, il paese è attualmente afflitto da una grave carestia che minaccia milioni di persone. Solo dopo lunghe trattative l’Eritrea ha concesso il transito degli aiuti umanitari sul suo territorio.
Il conflitto tra Etiopia ed Eritrea si è concluso dopo due anni di violenti scontri solo alla fine del 2000. Grazie all’efficace mediazione dell’Organizzazione per l’unità africana, dopo la proclamazione di un ulteriore cessate il fuoco, a ottobre i due paesi sono tornati al tavolo delle trattative e a dicembre hanno firmato un trattato di pace.
Fonte: http://www.scuolatorella.it/AreaRagazzi/Lavori/Il_Decantismo/Etiopia11.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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