Aggettivo qualificativo

 


 

Aggettivo qualificativo

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.

 

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

 

Aggettivo qualificativo

 

L’aggettivo qualificativo

 

L'aggettivo qualificativo esprime una qualità del nome. Gli aggettivi qualificativi sono innumerevoli, perché innumerevoli sono le qualità che possiamo attribuire ad un nome. Una persona ad esempio può essere: giovane, anziana, bella, brutta, alta, bassa, magra, grassa, grande, piccola, bionda, bruna, educata, maleducata, preparata, impreparata, colta, ignorante, triste, felice, allegra, noiosa, sincera, bugiarda, pigra, attiva, malata, sana, ecc…

 

Aggettivi qualificativi primitivi e derivati

 

L’aggettivo qualificativo come il nome può essere:

 

  • Primitivo, quando è formato da radice e desinenza. Esempi: bello, brutto, alto, basso, grande, piccolo.
  • Derivato, quando è formato da radice, prefissi, suffissi e desinenza. Esempi: malato (derivato da male), amabile (da amo), romano (da Roma).

 

Per formare aggettivi qualificativi derivati possiamo usare dei suffissi uniti al tema di un verbo o di un nome. I suffissi più usati sono:

  • abile: am-abile (da amo), lod-abile (da lodo);
  • ale: industri-ale (da industria), commerci-ale (da commercio);
  • ano: rom-ano (da Roma), napolet-ano (da Napoli);
  • are: angol-are (da angolo), triangol-are (da triangolo);
  • ario: reazion-ario (da reazione), letter-ario (da lettera), vison-ario (da visione);
  • ese: torin-ese (da Torino), milan-ese (da Milano), piemont-ese (da Piemonte), pugli-ese (da Puglia);
  • ibile:  cred-ibile (da credo);
  • ile: gent-ile (da gente);
  • oso: coraggi-oso (da coraggio), noi-oso (da noia)

 

Il significato di un aggettivo qualificativo può essere modificato con l’utilizzo dei prefissi. Alcuni prefissi danno all’aggettivo qualificativo significato negativo, come in-(in-esperto = non esperto), il- (il-legale = non legale), im- (im-mortale = non mortale), dis- (dis-atteso = non atteso), dif- (dif-ficile = non facile), s- (s-leale = non leale), a- (a-politico = non politico), an- (an-alcolico = non alcolico).

 

Aggettivi composti

 

Anche gli aggettivi, come i nomi, possono essere composti, cioè formati dall’unione di due aggettivi. Esempi: aereodinamico, sacrosanto, variopinto. In alcuni casi i due aggettivi che formano l’aggettivo composto sono uniti da un trattino: italo-venezuelano, storico-letterario, tecnico-scientifico.

 

Aggettivo qualificativo sostantivato

 

Anche l’aggettivo qualificativo, come tutte le parti del discorso, può assumere valore di sostantivo, facendolo precedere dall’articolo. Gli aggettivi sono usati in funzione di sostantivo soprattutto  per indicare popoli e paesi (i romani, i venezuelani, gli italiani, il napoletano, il brindisino, il piemontese), oppure un nome astratto (il falso, l’utile, il dilettevole, il futile, il disonesto), oppure particolari qualità di persone e cose (il povero, il ricco, il rapido, il lento).

 

I gradi dell’aggettivo qualificativo

 

Con gli aggettivi qualificativi non solo possiamo esprimere la qualità di una persona, animale o cosa, ma anche il grado, ossia la misura in cui tale qualità è posseduta. L’aggettivo qualificativo ha tre gradi:

 

  • Grado positivo, quando indica la semplice qualità, senza indicarne la misura. Esempi: bello, brutto, alto, grasso, magro, oscuro, chiaro;
  • Grado comparativo, quando esprime un confronto tra due termini. Esempi: più bello, meno bello, tanto bello quanto ...;
  • Grado superlativo quando esprime il grado massimo di una qualità. Esempi: bellissimo, il più bello.

 

Il grado comparativo

 

Il comparativo indica un confronto tra due termini, che assumono il nome di primo e secondo termine di paragone. Il confronto può avere valore di:

 

  • Uguaglianza, quando la qualità espressa dall'aggettivo è uguale nei due termini messi a confronto;  naturalmente, si possono mettere a confronto due qualità della stessa persona, animale o cosa (Luigi è così bello come intelligente; Il gatto è tanto furbo quanto veloce; Il dimante è tanto prerzioso quanto raro), o si può effettuare il confronto di una qualità tra due persone, animali o cose (Luigi è tanto bravo quanto Franco; Il gatto è così amichevole come il cane; Dicembre è tanto freddo quanto gennaio). Il comparativo di uguaglianza si esprime con le particelle così ... come, tanto ... quanto, altrettanto … che (di), non più … di, non meno … di, al pari … di.

 

  • Maggioranza, quando la qualità espressa dall'aggettivo nel primo termine è superiore a quella dell’altro termine.  Il comparativo di maggioranza si forma facendo precedere al primo termine di paragone la particella più, mentre il secondo termine è preceduto da che o da di (oppure del, dello, della, dei, degli, delle). Si usa obbligatoriamente che quando il paragone avviene tra due qualità dello stesso essere, o tra due infiniti o tra due nomi preceduti da preposizione (Angela è più studiosa che intelligente; Scendere dalla montagna è più facile che salire; la vita è più serena in pianura che in città); invece è indifferente l’uso di che o di quando si paragono una qualità di due esseri differenti (Giuseppe è più bravo che Luigi, oppure Giuseppe è più bravo di Luigi).

 

  • Minoranza, quando la qualità espressa dall'aggettivo nel primo termine è minore a quella dell’altro termine.  Il comparativo di minoranza si forma facendo precedere al primo termine di paragone la particella meno, mentre il secondo termine è preceduto da che o da di (oppure del, dello, della, dei, degli, delle). Si usa obbligatoriamente che quando il paragone avviene tra due qualità dello stesso essere, o tra due infiniti o tra due nomi preceduti da preposizione (Angela è meno studiosa che intelligente; Scendere dalla montagna è meno facile che salire; la vita è meno serena in città che in pianura); invece è indifferente l’uso di che o di quando si paragono una qualità di due esseri differenti (Giuseppe è meno bravo che Luigi, oppure Giuseppe è meno bravo di Luigi).

 

Il grado superlativo

 

Il superlativo esprime il grado massimo di una qualità e può essere assoluto o relativo.

 

Il superlativo è assoluto quando il massimo grado della qualità è espresso senza alcun paragone. Generalmente si forma aggiungendo al tema dell'aggettivo maschile plurale la desinenza issimo. Esempi:

  • bell-o al plurale fa bell-i, che al superlativo assoluto diventa bell-issimo;
  • stanc-o al plurale fa stanch-i, che al superlativo assoluto diventa stanch-issimo.

 

Il superlativo assoluto si ottiene anche:

  • premettendo all’aggettivo positivo gli avverbi molto, assai, altremodo, immensamente, sommamente, estremamente, infinitamente e simili. Esempi: molto bello, assai profondo, oltremodo utile, enormemente rischioso;
  • per mezzo dei prefissi arci, stra, ultra, super, extra, iper e simili. Esempi: arcinoto, straricco, strapovero, ultrarapido, supersonico, superuomo, extrapotente, ipersensibile;
  • ripetendo l'aggettivo positivo, come: bello bello, bagnato bagnato, scuro scuro, nero nero, calmo calmo, lungo lungo. Esempi: Luigi tornò a casa bagnato bagnato; Marco tornò a casa calmo clamo;
  • rafforzando l'aggettivo con un altro che intensifica la qualità. Esempi: bagnato zeppo, ubriaco fradicio, stanco morto, ricco sfondato.

 

Alcuni aggettivi fanno il superlativo assoluto distaccandosi più o meno dalla norma; si tratta di derivazioni latine ormai uso raro, preferendo usare la forma composta come: assai benefico, assai ampio, molto celebre, oltremodo misero.

  • acre fa acerrimo;
  • ampio fa amplissimo;
  • aspro fa asperrimo o asprissimo;
  • benefico fa beneficentissimo;
  • benevolo fa benevolentissimo;
  • celebre fa celeberrimo;
  • integro fa integerrimo;
  • magnifico fa magnificentissimo;
  • maledico fa maledicentissimo;
  • malefico fa maleficentissimo;
  • misero fa miserrimo o miserissimo;
  • munifico fa munificentissimo;
  • salubre fa saluberrimo o salubrissimo.

Il superlativo è relativo quando il massimo o il minor grado della qualità è espresso in relazione ad un gruppo di persone, animali o cose. Si forma premettendo l'articolo determinativo al comparativo di maggioranza o di minoranza. Esempi:

  • Luigi è il più bravo della classe;
  • Maria è la meno studiosa della classe.

 

Bisogna fare attenzione a non confondere il superlativo relativo con il comparativo; mentre il comparativo esprime un confronto fra due esseri o due gruppi, il superlativo esprime il confronto tra un solo termine e ed resto del gruppo considerato. Esempi:

  • Il monte Bolivar è più alto del monte Avila (comparativo);
  • Il monte Bolivar è il più alto dei monti americani (superlativo).

 

Vi sono aggettivi che non possono ammettere il grado comparativo ed il superlativo:

  • gli aggettivi che hanno intrinseco un significato superlativo e quindi non possono avere gradazione: colossale, eccezionale, enorme, eterno, gigantesco, immenso, immortale, infinito, straordinario, sublime, unico;
  • gli aggettivi che indicano figure geometriche, come: quadrato, rettangolare, rotondo, trapezoidale, triangolare;
  • gli aggettivi che indicano la materia di cui una cosa è formata, come: argenteo, aureo, bronzeo, ligneo, marmoreo, zincato;
  • gli aggettivi che indicano nazionalità o cittadinanza, come: italiano, venezuelano, romano, pugliese, napoletano, americano, asiatico, africano. Tuttavia, nel linguaggio comune a volte si sente dire: sono italianissimo, oppure mi sento più italiano di te.

 

Forme particolari di superlativi e comparativi

 

Alcuni aggettivi derivano il comparativo ed il superlativo da una forma latina ed accanto alle forma regolare hanno un’altra che prende il nome di organica, cioè sono capaci di rendere l’idea comparativa o superlativa con una forma unica, senza bisogno di premettere all’aggettivo positivo più o meo, o aggiungere la desinenza issimo.

 

Aggettivi che hanno forma regolare e forma organica

Aggettivo

Comparativo regolare

Comparativo organico

Superlativo assoluto regolare

Superlativo assoluto organico

Superlativo relativo regolare

Superlativo relativo organico

Buono

più buono

migliore

buonissimo

ottimo

il più buono

il migliore

Cattivo

più cattivo

peggiore

cattivissimo

pessimo

il più cattivo

il peggiore

Grande

più grande

maggiore

grandissimo

massimo

il più grande

il maggiore

Piccolo

più piccolo

minore

piccolissimo

minimo

il più piccolo

il minore

Molto

-

più

moltissimo

-

-

-

 

Alcuni aggettivi mancano del grado positivo ed hanno solo il comparativo ed il superlativo o soltanto il comparativo; alcuni aggettivi sono considerati come i positivi. Questi comparativi e superlativi, privi del positivo, derivano da preposizioni latine:

Positivo

Comparativo di maggioranza

Superlativo assoluto

Deriva dalla preposizone latina

(alto)

superiore

supremo (sommo)

supra (sopra)

(basso)

inferiore

infimo

infra (sotto)

(esterno)

esteriore

estremo

extra (fuori)

(interno)

interiore

intimo

intra (dentro)

-

ulteriore

ultimo

ultra (al di là)

-

posteriore

postumo

post (dopo)

-

anteriore

-

ante (davanti)

-

citeriore

-

citra (di qua)

-

-

prossimo

prope (vicino)

-

-

primo

prae (innanzi)

 

Notare

 

I due comparativi latini junior (più giovane) e senior (più anziano) sono usati in italiano unitamente a cognomi o nomi per distinguere due persone omonime. I loro plurali, juniores e seniores si utilizzano in termini sportivi per indicare gli atleti di due categorie differenti.

 

 

Collocazione e concordanza dell’aggettivo qualificativo

 

L’aggettivo qualificativo attribuisce una qualità al nome e si può collocare prima o dopo il nome, senza cambiare il significato. A volte la collocazione cambia il senso dell’espressione. Esempi:

  • “alto dirigente” e “dirigente alto”; nel primo caso significa che il dirigente occupa un incarico alto; nel secondo alto si riferisce all’altezza, alla qualità fisica del dirigente;
  • “Numerose famiglie” e “famiglie numerose”; nel primo caso significa che ci sono tante famiglie; nel secondo famiglie con molti figli;
  • Certe notizie e notizie certe; nel primo caso significa alcune notizie; nel secondo che abbiamo delle notizie certe, che sicuramente sono famiglie con molti figli.

 

In ogni caso la collocazione dell’aggettivo qualificativo spesso è soggettiva, cioè ognuno decide dove collocarlo. Generalmente, l'aggettivo si pospone:

  • con i nomi propri, quando è un appellativo d'onore o quando serve a distinguere un personaggio da altri con lo stesso nome: Filippo il Bello, Ludovico il Moro, Alessandro il Grande, Carlo il Temerario;
  • quando indica una qualità di forma, colore e simili che serve a distinguere specie dello stesso genere: i capelli biondi, i capelli neri, l'aceto balsamico, il vino spumante, la tavola rotonda o la tavola quadrata;
  • quando deriva da nomi propri di paesi e di città: lingua italiana, grammatica francese, marinai liguri;
  • quando è accompagnato da complementi: giardino ricco di fontane, atleta famoso per le tante vittorie.

 

L’aggettivo qualificativo prende il nome di attributo quando attribuisce una qualità al nome; prende il nome di predicativo quando si unisce al verbo essere o a quei verbi che da soli non sempre hanno un significato compiuto, come apparire, divenire, nascere, sembrare.

 

Concordanza dell’aggettivo

 

L’aggettivo qualificativo desse essere concordato in genere e numero con il sostantivo cui si riferisce.

 

Quando svolge funzione predicativa:

 

  • L’aggettivo deve concordare in genere e numero col sostantivo cui si riferisce. Esempi: l’automobile è utile; le automobili sono utili;
  • Quando si riferisce a due o più sostantivi di genere maschile si pone al plurale maschile. Esempio: Il nonno e lo zio sono alti;
  • Quando si riferisce a due o più sostantivi di genere femminile si pone al plurale femminile. Esempio: La nonna e la zia sono alte;
  • Quando si riferisce a due o più sostantivi uno maschile, l’altro femminile si pone al plurale maschile. Esempio: Il nonna e la nonna sono alti.

 

Quando svolge funzione attributiva, le norme sono meno precise, in ogni caso:

 

  • Quando si riferisce ad un solo sostantivo concorda in genere e numero. Esempi:  un uomo alto, una donna alta, due uomini grassi;
  • Quando si riferisce a due o più sostantivi maschili singolari o uno singolare e l’altro plurale e l’aggettivo segue i nomi, va al plurale maschile. Esempi: il pero ed il melo fioriti; un uomo e i due figli italiani;
  • Quando si riferisce a due o più sostantivi femminili, singolari o uno singolare e l’altro plurale e l’aggettivo segue i nomi, va al femminile plurale. Esempi: la bicicletta e la motocicletta vecchie; le auto e la bicicletta vecchie;  
  • Quando si riferisce a due o più sostantivi, femminili e maschili e l’aggettivo segue i nomi va al plurale maschile, anche se può concordare con il più vicino. Esempi: il nonno e la nonna anziani; gli uomini e le donne anziani; gli uomini e la donna anziana.
  • Quando l’aggettivo precede i nomi, la concordanza si fa con il nome più vicino. Esempi: bellissime spiagge e litorali; immensi boschi e foreste.
  • Quando più aggettivi si riferiscono ad uno stesso nome plurale, si mettono al plurale. Esempio: le cose terrene e futili;
  • Quando più aggettivi si riferiscono ad un nome plurale, vanno messi al singolare, quando ciascuno di essi indica una parte distinta del sostantivo. Esempi: i dizionari italiano, spagnolo e tedesco; i popoli, venezuelano, italiano, russo e statunitense.
  • Quando un aggettivo si riferisce a più nomi congiunti dalla o, l'aggettivo può andare al plurale o concordare con il nome più vicino. Esempio: un figlio o una figlia affettuosi (oppure un figlio o una figlia affettuosa).

 

Fonte:

http://www.folliero.it/italiano/05_02_aggettivo_qualificativo.doc

http://www.folliero.it/italiano/05_06_aggettivo_qualificativo_gradi.doc

http://www.folliero.it/italiano/05_04_aggettivo_qualificativo_collocazione.doc

Autore del testo: Prof. Attilio Folliero – www.folliero.eu

Parola chiave google : Aggettivo qualificativo tipo file : doc

 

 

 

 

Visita la nostra pagina principale

 

Aggettivo qualificativo

 

Termini d' uso e privacy

 

 

 

 

Aggettivo qualificativo