Fonetica e fonologia
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Fonetica e fonologia
FONETICA E FONOLOGIA
Fonetica: occorre rendersi conto di come sono fatti fisicamente i suoni di cui le lingue si servono. La parte della linguistica che si occupa di questo compito è la fonetica (dal greco phoné “voce, suono”). La fonetica si divide in 3 campi principali:
- Fonetica articolatoria: che studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono articolati, cioè prodotti dall’apparato fonatorio umano.
- Fonetica acustica: che applicando i principi dell’acustica, studia i suoni del linguaggio in base alla loro consistenza fisica, in quanto onde sonore che si propagano in un mezzo
- Fonetica uditiva: che studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono ricevuti, percepiti dall’apparato uditivo umano.
Apparato fonatorio e meccanismo di fonazione: l’apparato fonatorio è l’insieme degli organi e delle strutture anatomiche che l’uomo utilizza per parlare.
I suoni del linguaggio vengono prodotti mediante l’espirazione, quindi con un flusso di aria regressivo: l’aria attraverso i bronchi e la trachea, raggiunge la laringe dove incontra le corde vocali. Quest’ultime, che durante la normale respirazione silente restano separate e rilassate, nella fonazione, possono contrarsi e tendersi avvicinandosi o accostandosi l’una all’altra. Cicli rapidissimi di chiusure e aperture delle corde vocali costituiscono le vibrazioni delle corde vocali. Il flusso d’aria passa poi nella faringe e da questa nella cavità boccale. Nella parte superiore della faringe, la parte posteriore del palato (velo), da cui pende l’ugola, può a questo punto lasciare aperto o chiudere il passaggio che mette in comunicazione la faringe con la cavità nasale.
Nella cavità orale, svolgono una funzione importante nella fonazione alcuni organi mobili o fissi:
-la lingua in cui si distinguono una radice, un dorso e un apice;
-il palato, in cui occorre considerare separatamente il velo e gli alveoli, cioè la zona immediatamente retrostante ai denti;
-i denti;
-le labbra;
-anche la cavità nasale può partecipare al meccanismo di fonazione.
In ciascuno dei punti compresi tra la glottide e le labbra al flusso di aria espiratoria può essere frapposto un ostacolo al passaggio, ottenendo così rumori che costituiscono i suoni del linguaggio. Il luogo in cui viene articolato un suono costituisce un primo parametro fondamentale per la classificazione e identificazione dei suoni del linguaggio; un secondo parametro fondamentale è dato dal modo di articolazione, e cioè dal restringimento relativo che in un certo punto del percorso si frappone o no al passaggio del flusso d’aria. Un terzo parametro è dato dal contributo della mobilità di singoli organi (corde vocali, lingua, velo e ugola, labbra), all’articolazione sei suoni.
In base al modo di articolazione abbiamo una prima grande opposizione fra i suoni del linguaggio; quella fra suoni prodotti senza la frapposizione di alcun ostacolo al flusso d’aria fra la glottide e il termine del percorso (suoni vocalici), e suoni prodotti mediante la frapposizione di un ostacolo parziale o totale al passaggio dell’aria in qualche punto del percorso (suoni consonantici).
I suoni prodotti con la concomitante vibrazione delle corde vocali sono detti “sonori”. Le vocali sono normalmente tutte sonore, le consonanti possono essere sia sonore che sorde.
Consonanti – Modo di articolazione: le consonanti sono caratterizzate dal fatto che vi è frapposizione di un ostacolo al passaggio d’aria. A seconda che questo ostacolo sia completo o parziale, si riconoscono due grandi classi di consonanti:
-consonanti occlusive à ostacolo completo
-consonanti fricative à ostacolo parziale
esistono suoni consonantici la cui articolazione inizia come un’occlusiva e termina come una fricativa, si tratta di consonanti “composte”, costituite da due fasi che vengono chiamate consonanti affricate.
Abbiamo consonanti laterali quando l’aria passa solo ai due lati della lingua, e consonanti vibranti quando vibranti quando la lingua vibra mediante rapidi contatti intermittenti con un altro organo articolatorio. Abbiamo consonanti nasali quando vi è passaggio dell’aria anche attraverso la cavità nasale.
Luogo di articolazione: le consonanti vengono classificate anche in base al punto dell’apparato fonatorio in cui sono articolate. Partendo dal tratto terminale del canale, abbiamo:
-consonanti bilabiali à prodotte dalle labbra o tra le labbra
-consonanti labiodentali à prodotte fra le labbra e i denti anteriori
-consonanti dentali à prodotte a livello dei denti
-consonanti palatali à prodotte dalla lingua contro o vicino al palato
-consonanti velari à prodotte dalla lingua contro o vicino al velo
-consonanti uvulari à prodotte dalla lingua contro o vicino all’ugola
-consonanti faringali à prodotte fra la base della radice della lingua e la parte posteriore della faringe
-consonanti glottidali à prodotte direttamente nella glottide, a livello delle corde vocali
Vocali: le vocali sono suoni prodotti senza che si frapponga alcun ostacolo al flusso dell’aria nel canale orale. Le diverse vocali non sono quindi caratterizzate dal modo di articolazione né dagli organi che partecipano allo loro realizzazione, ma dalle diverse conformazioni che assume la cavità orale a seconda delle posizioni che assumono gli organi mobili, in particolare la lingua.
Per classificare i suoni vocalici occorre far riferimento alla posizione della lingua, e precisamente al suo grado di:
-avanzamento o arretramento à le vocali possono essere anteriori, posteriori o centrali
-innalzamento o abbassamento à le vocali possono essere alte, medie o basse.
La posizione in cui vengono articolate le vocali secondo il duplice asse orizzontale e verticale, può essere rappresentata dallo schema detto “trapezio vocalico”.
Un altro parametro importante nella classificazione dei suoni vocalici, è la posizione delle labbra durante l’articolazione. Le labbra possono trovarsi:
-distese formanti una fessura à vocali non arrotondate
-tese o protruse sporgendo in avanti a dando luogo ad un arrotondamento à vocali arrotondate
Semivocali: vi sono suoni con modi di articolazione intermedio fra vocali e consonanti fricative, e quindi prodotte con un semplice inizio di restringimento del canale orale, cioè la frapposizione di un ostacolo appena percettibile al flusso dell’aria. Si tratta di suoni assai vicini alle vocali, di cui condividono la localizzazione articolatoria, e vengono chiamati “semivocali”.
Trascrizione fonetica: nei sistemi alfabetici tipici delle lingue europee ogni singolo suono viene resa in linea di principio da un particolare simbolo grafico. Le grafie alfabetiche formatesi per convenzione e accumulo di abitudini non sono univoche e coerenti. Non c’è rapporto biunivoco tra suoni e unità grafiche (grafemi, cioè le lettere dell’alfabeto): allo stesso singolo suono possono corrispondere più grafemi differenti e viceversa uno stesso grafema può rendere suoni diversi.
Per ovviare alle incongruenze delle grafie tradizionali ed avere uno strumento di rappresentazione grafica sei suoni del linguaggio, valido per tutte le lingue, che riproduca scientificamente la realtà fonica, i linguisti hanno elaborato sistemi di trascrizione fonetica, in cui c’è corrispondenza biunivoca fra suoni rappresentati e segni grafici che li rappresentano. Lo strumento più diffuso è l’Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA, API). Una parte dei grafemi IPA corrisponde a quelli dell’alfabeto latino, usati nella grafia normale dell’italiano, ma molti altri grafemi hanno una forma speciale. La trascrizione fonetica si pone fra parentesi quadre [ ]. L’accento nella trascrizione IPA è identificato con un apice ‘ posto prima della sillaba su cui esso cade.
Consonanti:
OCCLUSIVE:
-Bilabiali: p sorda, come in Pollo, b sonora come in Bocca
-Dentali: t come in Topo, d come in Dito
-Velari: k come in Cane, g come in Gatto
-Uvulari: q sorda come in arabo IraQ
FRICATIVE:
-Bilabiali: p sorda come nella pronuncia fiorentina di “tiPo”, b sonora come in spagnolo “caBeza”
-Labiodentali: f come in Filo, v come in Vino
-Dentali: th come in inglese “THink”, “THat”
-Palatali: s come in Sci, j come in francese “Jour”
-Velari: x come in tedesco “buCH”, o spagnolo “hiJo”
-Uvulari: R come in francese “JouR”
-Glottidali: h sorda come in inglese Have, in tedesco Haben e nella pronuncia fiorentina di parole come poCo
AFFRICATE:
-Labiodentali: pf sorda come in tedesco aPFel
-Dentali: ts come in paZZo, dz come in Zona
-Palatali: c come in Cibo, g come in Gelo
NASALI:
-Bilabiale: m come in Mano
-Labiodentale: n come in iNvito
-Dentale: n come in Nave
-Palatale: n come in Gnocco
-Velare: n come in faNgo
LATERALI:
-Dentale: l come in Lana
-Palatale: gl come in Gli
VIBRANTI:
-Dentale: R come in Riva
-Uvulare: R come in francese Rose, in tedesco Rot (rosso)
Vocali e semivocali:
ANTERIORI (non arrotondate):
-Semivocale: i come in pIano
-Vocali: i come in vIno
CENTRALI:
-Medio-alta: e come in francese jE o in inglese thE
POSTERIORI:
-Semivocale: w come in Uomo
-Vocali: u alta come in mUro
Fonologia: ogni suono producibile dall’apparato fonatorio rappresenta un potenziale suono del linguaggio, che chiamiamo ora “fono”. Un fono è la realizzazione concreta di un qualunque suono del linguaggio. Quando i foni hanno valore distintivo, cioè si oppongono sistematicamente ad altri foni nel distinguere e formare le parole, si dice che funzionano da fonemi. I foni sono le unità minime della fonetica; i fonemi sono le unità minime della fonologia/fonematica. La fonologia studia l’organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico.
La parola “mare” è costituita da 4 foni diversi in successione; posso pronunciare ognuno dei foni costitutivi della parola in modi diversi ma la parola rimarrà sempre “mare”.
Ciascuno dei 4 foni distingue/oppone la parola in considerazione da altre parole: “m” oppone “mare” a “pare”, “care”..
La parola “mare” è quindi formata dai 4 fonemi /m/a/r/e/.
Fonema è dunque l’unità minima di seconda articolazione del sistema linguistico. Un fonema è una classe astratta di foni, dotata di valore distintivo, cioè tale da opporre una parola ad un’altra una data lingua.
Foni diversi che costituiscono realizzazioni foneticamente diverse, ma prive di valore distintivo, di uno stesso fonema si chiamano allofoni di un fonema: in italiano per [r] – [R] (r moscia ululare cioè moscia), sono due allofoni dello stesso fonema, dato che possono comparire nella stessa posizione senza dar luogo a parole diverse.
Una coppia di parole che siano uguali in tutto tranne che per la presenza di un fonema al posto di un altro in una certa posizione forma una coppia minima, che identifica sempre due fonemi. “mare”, “care” “pare” sono coppie minime.
Fonemi e tratti distintivi: i fonemi sono unità minime di seconda articolazione, e non sono ulteriormente scomponibili; non è possibile scomporre un fonema /t/ in due pezzi più piccoli.
Il fonema non è un segno perché privo di significato, ma i fonemi si possono però analizzare sulla base delle caratteristiche articolatorie che li contrassegnano: potremmo identificare /t/ come “occlussiva dentale sorda”, /d/ come “occlusiva dentale sonora”. Le caratteristiche articolatorie diventano tratti distintivi, che permettono di analizzare i fonemi in maniera economica.
Un fonema, si può ulteriormente definire come costituito a un fascio di tratti fonetici distintivi che si realizzano in simultaneità. La teoria dei tratti distintivi è stata sviluppata in fonologia. In linguistica si è giunti a formulare un certo numero chiuso e limitato di tratti che permetterebbero di dar conto di tutti i fonemi attestati e possibili nelle lingue del mondo.
I fonemi dell’italiano: non tutte le lingue hanno gli stessi fonemi. Gli inventari fonematic delle diverse lingue del mondo sono costituiti in genere da alcune decine di fonemi. L’italinoa standard ha 30 fonemi. L’inventario fonematic dell’italiano è connesso con numerosi problemi: per trascrivere foneticamente occorre basarsi sul modo in cui una parola è pronunciata (fonia), e non sulla grafia, che spesso può essere fuorviante.
È problematico lo statuto delle consonanti lunghe o doppie se accettiamo per esempio “cane” vs “canne” che costituiscono una coppia minima.
Nella pronuncia dell’italiano esistono molte differenze regionali. Le opposizioni fra /s/ - /z/, fra /ts/ - /dz/, fra /j/ - /i/, fra /w/ - /u/. nell’italiano del settentrione la fricativa dentale è sempre realizzata sonora in posizione intervocalica, quindi [kieze] vale “chiese” nel caso di “edifici di culto” che nel caso di “domandò”; mentre in toscano si distingue fra [kieze] con la sonora nel caso di edifici di culto e [kiese] con la sorda nel caso di domandò. Al nord casa si pronuncia [kaza] con S sonora, ma al centro sud [kasa] con S sorda.
È problematica l’opposizione fra vocali medio-alte e vocali medio-basse; è tipica della varietà tosco-romana in italiano ma è ignota nelle altre varietà regionali. Quindi avremo /’peska/ “azione di pescare” vs. /’pEska/ “frutto”.
Sillabe: sono le minime combinazioni di fonemi che funzionino come unità pronunciabili. Una sillaba è costruita attorno a una vocale: una consonante o una semivocale ha sempre bisogno di appoggiarsi a una vocale che costituisce il perno/apice della sillaba. Ogni sillaba è formata da almeno una e solo una vocale è da un certo numero di consonanti. Esistono condizioni sulla distribuzione delle consonanti all’interno della sillaba. In ogni lingua ci sono strutture sillabiche canoniche cioè preferenziali. In italiano la struttura canonica, utilizzando V per indicare la vocale e C per indicare la consonante:
-CV come in “ma-no”
-V come in “a-pe”
-VC come in “al-to”
-CCCV come in “stra-no”
Il dittongo è una combinazione di fonemi interessanti, in quanto è la combinazione di una semivocale e di una vocale come in “aiuto”, “”pieno”; il trittongo prevede la combinazione di due semivocali e una vocale come in “aiuola”, “miei”.
Fatti prosodici/soprasegmentali: vi è una serie di fenomeni fonetici e fonologici che riguardano non i singoli segmenti, ma la catena parlata nella successione lineare. I fondamentali fra di essi sono l’accento, il tono, l’intonazione e la lunghezza o durata relativa.
Accento: è la particolare forza o intensità di pronuncia di una sillaba. In italiano l’accento è dinamico o intensivo, cioè la sillaba tonica è tale grazie a un aumento del volume della voce, in altre lingue l’accento è musicale, connesso all’altezza della sillaba.
La posizione dell’accento all’interno di una parola, può essere libera o fissa. In certe lingue è fissa come in francese, dove l’accento cade sempre sull’ultima sillaba.
In altre lingue la posizione è libera e l’accento può cadere su una qualunque delle sillabe della parola.
In italiano l’accento è libero, può trovarsi sul:
-ultima sillaba come in “qualità” à parola tronca
-penultima sillaba come in “piacere” à parola piana
-terzultima sillaba come in “camera” à parola sdrucciola
-quartultima sillaba come in “capitano” (3° persona plurale del verbo capitare) à parola bisdrucciola
In italiano l’accento interviene a differenziare parole diverse a seconda della sua posizione. Es “càpitano” (3° persona plurale del verbo capitare) vs. “capitàno” (nome), vs. “capitanò” (3° persona singolare del passato remoto di capitanare).
Tono e intonazione: i fenomeni di tonalità e intonazione riguardano l’altezza musicale con sui le sillabe sono pronunciate e la curva melodica a cui la loro successione da luogo. Tono è l’altezza relativa di pronuncia di una sillaba. In molte lingue tonali il tono può avere valore distintivo come nel cinese mandarino in cui [ma] con tono alto e costante è la parola per “mamma” mentre con tono basso discendente-acendente vale come “cavallo”.
L’intonazione è l’andamento melodico con cui è pronunciata una frase o un intero gruppo tonale. In molte lingue l’intonazione distingue il valore pragmatico di un enunciato cioè permette di capire se si tratta di un’affermazione, di una domanda, di un ordine o di un esclamazione.
Lunghezza/durata/quantità: riguarda l’estensione temporale relativa con cui i foni e le sillabe sono prodotti. Ogni fono può essere breve o lungo. La lunghezza delle vocali o delle consonanti può avere valore distintivo. In italiano non ha funzione distintiva e meno che non prendiamo in considerazione le consonanti doppie come “cane” vs. “canne”.
Per le vocali la durata in italiano non è pertinente. In molte lingue la durata vocalica funziona da tratto pertinente. In latino classico dove “malum” con al “a” breve è “male, malanno” mentre con la “a” lunga è “mela”.
Fonte: http://www.scicom.altervista.org/linguistica/MANUALE%20DI%20LINGUISTICA%20GENERALE-Berruto.doc
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