Punteggiatura italiana regole
Punteggiatura italiana regole
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FUNZIONI DELLA PUNTEGGIATURA
1. Funzione segmentatrice: consiste nel separare tra loro diversi elementi di un testo, evitando possibili ambiguità. Esempio:
I gitanti che erano arrivati in ritardo persero il treno (=non tutti i gitanti).
I gitanti, che erano arrivati in ritardo, persero il treno (=tutti i gitanti).
2. Funzione temporale: la punteggiatura può scandire la successione temporale dell’azione. Esempio:
“Il tennis - rispose Carla; dopo di che andarono ciascuno nella propria stanza” (A. Moravia)
3. Funzione emotiva: alcuni segni interpuntivi danno indicazioni sull’intonazione e sul significato. Esempio:
Hai capito ?
Hai capito !
Hai capito…
4. Funzione di commento: si ha quando un segno interpuntivo attira l’attenzione sul senso di una o più parole. Ad esempio quando mettiamo una parola tra virgolette per segnalarne un uso improprio o particolare. Esempio:
Durante la dittatura di Pinochet sono “sparite” molte persone
SEGNO PER SEGNO
Il punto
REGOLE: Il punto si usa quando c’è un’interruzione forte, o per indicare che si cambia argomento o perché su un argomento trattato si aggiungono informazioni di diverso tipo.
CONSIGLI PRATICI: Il punto si mette sempre in coda ad un’abbreviazione (pag.=pagina) o nel mezzo di una contrazione (gent.ma prof.ssa = gentilissima professoressa); se un periodo termina con un’abbreviazione, il punto non si ripete, ad esempio: le città di Roma, Milano, Torino, ecc. (e non “ecc..”). Come hai appena letto…se un periodo finisce con una parentesi, il punto si mette fuori della parentesi !
ARTE: Cerchiamo il punto là dove è incluso in un’altra parola: appuntare qualcosa significa segnare solo alcune parole per richiamarne alla mente altre. L’appunto è una parola ricca di altri sensi. Un “appuntamento” è qualcosa che si attende e che allo stesso tempo dobbiamo ricordare: è qualcosa che abbiamo fissato nel passato e ci attende nel futuro. Una “puntura” è un dolore concentrato in un solo luogo. Uno “spunto” è l’azione di togliere una punta (“spuntare”) ed è anche un’idea, un’astuzia, lo spunto è anche quel qualcosa in più che serve per risolvere una situazione, nello sport lo “spunto” è quella energia in più, spesa nel punto giusto, che permette di vincere una gara: lo spunto vincente ! Nella pratica medica si usano “punti” di sutura, negli uffici invece un “punto” è una graffetta, che tiene insieme i fogli. Il punto è allo stesso tempo una porta che chiudiamo alle nostre spalle e un legame con ciò che verrà dopo: ciò che viene dopo un punto non potrà mai più dimenticare quello che prima del punto è stato detto. Il punto sottolinea il ritmo del testo, le pause, i ritorni, i rallentamenti, le accelerazioni, indica il ritmo del tempo e della memoria, indica il movimento della nostra vita, che è fatta di tempo e memoria. Il punto è come il nostro respiro: è il respiro della lingua, ora sereno, ora affannato.
Il punto interrogativo
REGOLE: Il punto interrogativo si usa quando vogliamo dare un’intonazione interrogativa a un periodo.
CONSIGLI PRATICI: Non si mette il punto interrogativo dopo un’interrogativa indiretta (“le chiesi qual era il suo nome”); dopo il punto interrogativo si usa la lettera maiuscola (a volte possiamo trovare la minuscola se una prima frase interrogativa è seguita da altre interrogative da essa dipendenti).
ARTE: Non c’è segno d’interpunzione che più di questo implichi la presenza di un altro, fosse anche un altro se stesso. Dietro il punto interrogativo si nasconde l’incontro con l’altro, è un segno che porta con sé terrore e apertura, ansia e speranza. Ci propone un enigma e ci lascia in silenzio a cercare una risposta. Il punto interrogativo ci offre la possibilità di trovare una risposta possibile alle nostre domande: è il segno della speranza, perché la vera disperazione è una vita senza domande.
Il punto esclamativo
REGOLE: È il segno che denota l’intonazione esclamativa. In passato era anche chiamato punto “affettuoso”, “appassionato”, “ammirativo”, perché esprime anche questi sentimenti.
CONSIGLI PRATICI: Dopo questo segno si usa in genere la maiuscola. Possiamo trovare la minuscola solo se non si crea nella frase una pausa, ma una semplice intonazione.
ARTE: Il punto esclamativo è l’interpunzione della giovinezza ! Abbonda nei quaderni e nei diari dei ragazzi, diventando spesso triplice (!!!). A volte non lo si scrive, ma lo si disegna con uno spessore ! È il segno della nostra personalità, dei nostri affetti e delle nostre scelte più profonde: questa idea non la cambio ! Questo sono io e mi va di gridarlo a tutti !!!
La virgola
REGOLE: È il segno grafico che indica la pausa più breve e serve per separare tra loro le proposizioni all’interno di un periodo; serve anche per separare complementi, apposizioni e attributi all’interno di una frase. È il segno interpuntivo che dipende maggiormente dalle scelte di chi scrive.
CONSIGLI PRATICI: La virgola si usa negli elenchi di nomi e aggettivi, per separarli tra loro (“Mi piacciono Vasco, Ligabue, Renga e Antonacci”); In genere non si mette la virgola davanti ad “e, o, né”, però se queste congiunzioni non indicano un legame logico tra le due frasi possiamo anche trovarla (“Date qui, e andata innanzi” scriveva Alessandro Manzoni); è consigliabile usare la virgola prima delle apposizioni (“Ecco Michele, fratello di Carla”), prima e dopo un vocativo (“Insomma, caro figliolo, io non ho colpa”), prima e dopo un inciso (“Non mi piace, a dire il vero, il tuo comportamento”). Non si deve usare la virgola per separare: verbo e complemento oggetto (non si scrive: “Ho letto, un bel libro”), verbo essere e parte nominale (non si scrive: “Totti è, un fuoriclasse”), soggetto e verbo (non si scrive: “Mario, gioca a calcio”). Non si usa la virgola prima di complementi introdotti da preposizioni (non si scrive, ad esempio: “Mi intristiscono le giornate, di pioggia”).
ARTE: La virgola è il segno più libero, indipendente e creativo che possediamo. Esistono delle regole, e la virgola incurante se le scrolla di dosso, non le sopporta, punto e basta. È una via di fuga dal carcere della grammatica verso la libertà del puro suono, del ritmo per il ritmo. È il tentativo più riuscito di far assomigliare il senso di uno scritto al suono della voce: il significato di una parola all’uomo che la dice.
Il punto e virgola
REGOLE: Segno grafico che introduce un membro del periodo in posizione autonoma rispetto all’antecedente. Segna un distacco, più forte della virgola, tra parti di uno stesso periodo.
CONSIGLI PRATICI: Il punto e virgola assolve nel periodo la stessa funzione che la virgola ha nella frase, può servire a dividere le diverse proposizioni che costituiscono un periodo.
ARTE: Il punto e virgola è il segno ambiguo per eccellenza; è uno e doppio, ma pur se doppio è praticamente introvabile nella gran parte degli scritti che ci capita di leggere. Per capire cosa ci vuol dire il punto e virgola non dobbiamo pensarlo come una “media” tra la pausa breve della virgola e quella lunga del punto. Il punto e virgola rappresenta la possibilità che una cosa sia allo stesso tempo se stessa e il suo contrario: è un collegamento che chiude e una chiusura che collega; una separazione che unisce e un’unione che separa…è il segno della vertigine. Il punto e virgola è il segno col quale possiamo rimandare l’avvento del punto, della fine, della certezza: esso è allora anche il segno della complessità, del dubbio sistematico, dell’allontanamento da un giudizio finale in nome del piacere dell’argomentazione.
I due punti
REGOLE: Segno grafico che serve ad introdurre un chiarimento o un approfondimento su quanto illustrato in precedenza.
CONSIGLI PRATICI: I due punti servono: a) ad introdurre la conseguenza logica di quanto espresso nella reggente (“La palla entrò in rete: tutto lo stadio si alzò in piedi”): causa-effetto; b) ad introdurre nuovi dettagli su quanto già detto: funzione descrittiva; c) ad introdurre una frase che ha, rispetto a quella che la precede, il valore di un’apposizione (“Ho lavorato ai Caraibi: una specie di vacanza”): funzione appositiva; d) ad introdurre il discorso diretto, seguiti dalle virgolette. Bisogna evitare i due punti nel discorso indiretto dopo un verbo di “dire” (non si scrive “ha detto: una cosa che non condivido”).
ARTE: Quello che fanno i due punti è: promettere. Questo segno apre una piccola suspence. È anche l’annuncio di un dono: dopo i due punti ci sarà regalata, svelata, una conoscenza ulteriore. Sono il fiocco rosso che racchiude e nasconde il dono: i due punti ci fanno sapere che dopo una breve attesa (l’attesa, si sa, rende più forte il piacere di una conquista) la nostra voglia di conoscere sarà soddisfatta. A meno che non si affaccino, come accade nelle poesie di Edoardo Sanguineti, su un baratro imprevisto, sul silenzio misterioso del rigo bianco:
I puntini di sospensione
REGOLE: Serie di tre punti posti in fine di un periodo per significare una conclusione implicita. Se si trovano all’inizio di un periodo indicano che il discorso è la continuazione di un altro discorso già iniziato.
CONSIGLI PRATICI: Possiamo usare i puntini per indicare un’esitazione, una reticenza, un silenzio; un altro uso è quello “brillante”, quando i puntini sono inseriti prima di una parola o espressione “a sorpresa” o comica; se racchiusi in parentesi quadre, in questo modo […], ci servono a indicare che in un testo che stiamo ricopiando abbiamo saltato alcune parole.
ARTE: I puntini di sospensione sono il regno dell’inesprimibile, si usano per dire quello che non si può dire. Sono anche il segno della velocità, perché evitano di farci dire quello che è inutile dire. Sono anche un segno della nostra infelicità, il segno della malinconia pensierosa, del dolore che non trova le parole per raccontarsi e si limita a un significativo silenzio. I puntini sono il segno del limite, segnano un confine e mettono in dubbio l’illusione umana di poter conoscere qualsiasi cosa…
Virgolette, trattini e parentesi
REGOLE E CONSIGLI: Le virgolette si usano prima e dopo un passo o una parola riportati. Quelle basse si usano per una citazione o per trascrivere un titolo di una rivista (gli «Annali»), quelle alte segnalano l’uso particolare di un’espressione, quelle chiamate ‘apici’ invece sono usate per qualificare il significato di un vocabolo («friends significa ‘amici’»). Il trattino si usa per separare due date (15-16 giugno), per unire due nomi (viaggio Roma-Milano), per unire un prefisso a un nome in una parola nuova (maxi-premio). Un trattino più lungo, chiamato ‘lineetta’ si usa per introdurre un discorso diretto o per racchiudere gli incisi, al posto delle parentesi. Quest’ultimo segno serve a racchiudere frasi o parole accessorie o incidentali prive di rapporti sintattici col periodo in cui sono inserite.
ARTE: Virgolette, trattini e parentesi sono gli scaffali della nostra lingua, le vecchie casse che conserviamo in soffitta e in cui possiamo scoprire tesori inaspettati. Sono anche una piacevole deviazione dal cammino: i trattini sono un ponte che devi salire e poi scendere per tornare alla frase principale, il primo trattino ti fa salire, il secondo ti fa ridiscendere; le parentesi invece sono una stanza, non si fanno scavalcare (bisogna aprirle per entrare nella stanza e poi richiuderle per uscire). Virgolette, trattini e parentesi sono un modo per esplorare i sentieri che procedono paralleli rispetto alla strada diretta, chi li sceglie ha l’animo dell’avventuriero, non si accontenta del solco tracciato, ma vuole che il proprio discorso sia aperto all’altro, al diverso, all’imprevisto.
Ernest Hemingway, Versi sciolti (1916)
fonte: http://digilander.libero.it/robertotalamo/punteggiatura.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Punteggiatura italiana regole
SCHEDA
LA PUNTEGGIATURA
I SEGNI DI INTERPUNZIONE |
QUANDO SI USANO E QUANDO NON SI USANO |
IL PUNTO |
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SI USA |
Indica una pausa forte del discorso; viene utilizzato per concludere un periodo ed è seguito dalla lettera maiuscola. |
1. Quando finisce un argomento e ne inizia uno nuovo viene utilizzato il punto e il nuovo argomento inizia a capo riga. 2. È preferibile non eccedere nell’uso dei punti (frase segmentata), per evitare un’eccessiva frammentazione dell’argomentazione. |
LA VIRGOLA |
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SI USA |
Indica una pausa breve del discorso; viene utilizzata per separare elementi del discorso. |
1. Nelle liste, in cui gli elementi sono coordinati senza congiunzione. 2. Per l’isolamento di un inciso (una parola o una frase che possono essere eliminate senza mutare il senso del discorso). 3. Prima del che relativo, quando questo svolge il ruolo di inciso. 4. Per isolare un’apposizione che possa essere eliminata lasciando inalterato il senso della frase. 5. Per separare proposizioni coordinate senza congiunzione. 6. Per separare proposizioni coordinate con congiunzione, soprattutto avversativa. 7. Per separare proposizioni subordinate, soprattutto con il participio e il gerundio. 8. Per separare proposizioni subordinate temporali, concessive, ipotetiche. 9. Quando nella frase, senza l’uso della virgola, vi possono essere fraintendimenti di senso. 10. Per separare elementi simili tra loro o assonanti. |
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NON SI USA |
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1. Tra soggetto e verbo (anche quando il soggetto è ampliato con aggettivi o avverbi). 2. Tra predicato e oggetto. 3. Tra un nome e il suo aggettivo. 4. Per separare due frasi indipendenti. È meglio usare il punto e virgola o il punto fermo (soprattutto se sono presenti altre virgole). 6. Generalmente è preferibile non usare le due virgole per separare un inciso molto breve, ma la scelta in questo caso è soggettiva. |
IL PUNTO E VIRGOLA |
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SI USA |
Indica una pausa di durata e valore intermedi tra il punto e la virgola. |
1. Per separare due proposizioni autonome, ma legate dallo stesso contenuto (altrimenti si usa il punto fermo). 2. Per la separazione di due proposizioni coordinate. |
I DUE PUNTI |
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SI USANO |
Indicano che quanto li segue costituisce una spiegazione o una causa di quanto li precede. |
1. Per introdurre un’enumerazione, un elenco. 2. Per introdurre una spiegazione o una dimostrazione: 3. Per introdurre un discorso diretto. 4. Per introdurre proposizioni causali (sostituiscono poiché), consecutive (sostituiscono cosicché), esplicative (sostituiscono infatti). |
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NON SI USANO |
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Generalmente non si usano in una stessa frase due volte i due punti dichiarativi o in sostituzioni delle subordinate sopra elencate (ma con molte eccezioni). |
IL PUNTO ESCLAMATIVO |
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SI USA |
Indica che la frase che precede è una esclamazione. |
Nelle frasi esclamative (da usare raramente nei testi saggistici). |
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IL PUNTO INTERROGATIVO |
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SI USA |
Indica che la frase che precede è una interrogazione. |
1. Nelle proposizioni interrogative. |
I TRE PUNTINI DI SOSPENSIONE |
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SI USANO |
Indicano un’interruzione del discorso per lasciare qualcosa di sottinteso o per permettere al lettore di suggerire una personale interpretazione. |
Nei discorsi diretti. |
I TRE PUNTINI DI OMISSIONE |
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NON SI USANO |
Tre puntini tra parentesi tonda (...) o quadra [...] indicano una volontaria omissione del discorso. |
Nella scrittura saggistica non si usano generalmente i puntini di sospensione, mentre sono molto frequenti i tre puntini tra parentesi tonda o quadra, a indicare una lacuna nella citazione. |
LE VIRGOLETTE |
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SI USANO |
Indicano la delimitazione del discorso diretto, o l’evidenziazione di una parola usata in senso particolare. [→ § 4.1.5] |
1. Per mettere in particolare evidenza una parola: 2. Per segnalare che una parola non viene usata secondo il suo significato proprio: 3 Per i nomi stranieri (in alternativa con il corsivo): |
I TRATTINI /LE LINEETTE |
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SI USANO |
Indicano una delimitazione del discorso. [→ § 4.1.5] |
1. Per introdurre il discorso diretto al posto delle virgolette. 2. Per la delimitazione di un inciso. 3. Per racchiudere le informazioni bibliografiche di una citazione. |
LE PARENTESI TONDE |
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SI USANO |
Delimitano un inciso, a scopo esplicativo, che tuttavia non è indispensabile al senso della frase. |
Per introdurre una specificazione, un commento, un’indicazione di minore importanza. |
LE PARENTESI QUADRE |
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SI USANO |
Servono a delimitare una porzione di testo all’interno o meno di una parentesi tonda. |
Nelle note, per specificare un’indicazione bibliografica. |
Materiali tratti da: P. ITALIA, Scrivere all’università: manuale pratico con esercizi e antologia di testi, Firenze,
autore : Le Monnier università, 2006.
fonte: http://docenti.lett.unisi.it/files/91/1/1/6/SCHEDA_Punteggiatura.doc
Laboratorio di Scrittura – Università Roma Tre
La punteggiatura
(1)
La punteggiatura: definizioni generali
- Il principale scopo è quello di suddividere il testo secondo una struttura per facilitarne la lettura e la comprensione
- Non è vero che la punteggiatura riproduce solo le pause e le intonazioni del parlato
- L’uso dei diversi segni di punteggiatura è legato a circostanze storiche e a convenzioni precise – che vanno apprese
- La punteggiatura non è un insieme di regole dogmatiche: in molti casi la decisione di usare un segno di interpunzione è legata allo stile di chi scrive
- I segni di punteggiatura possono essere usati in più modi, con un peso e un valore diversi
(2)
Semplificando, possiamo individuare tre stili nell’uso della punteggiatura:
- Punteggiatura minima
E’ una punteggiatura povera, spesso usata da scrittori inesperti o nelle trascrizioni dal parlato: compaiono soprattutto virgole e punti, raramente i due punti e il punto e virgola. Non è errata se il testo è costituito da frasi brevi.
- Punteggiatura giornalistica
Vengono utilizzati tutti i segni, anche se il punto e virgola appare raramente. La caratteristica principale e l’abbondanza di punti, che compaiono anche al posto delle virgole.
Esempio:
Brutte notizie. Ma interessanti. Facciamoci coraggio, ed affrontiamole. Apriamo un atlante geografico e diamo un’occhiata all’Europa. E’ piccolissima, in confronto al resto. E’ un’isoletta. Ricca di benessere e di civiltà (finché dura). Non si sa quanto può durare. Perché intorno si sono verificati dei clamorosi naufragi. La nave del comunismo, la nave del postcolonialismo sono andate a fondo. I naufraghi cercano disperatamente di raggiungere le nostre rive. [...]
L’autore mette fra parentesi addirittura un sintagma aggettivale come “ ricca di benessere e di civiltà” oppure una proposizione causale (“perché intorno...”). Prima di “ricca” si sarebbe potuta usare una virgola, mentre prima di “perché” non era necessario nessun segno interpuntivo. Una punteggiatura così è efficace in un giornale, ma è sconsigliabile in uno scritto formale, di tipo universitario o scolastico.
- Punteggiatura classica
E’ più ricca, denota esperienza e maturità: vengono sfruttati abbondantemente i due punti e il punto e virgola. Spesso si accompagna a periodi lunghi e articolati.
(3)
I principali segni di interpunzione
Il punto è il principale segno e serve per indicare una pausa forte che conclude una frase o un periodo. Il punto e a capo è il segno più importante: indica la fine dei capoversi e dei paragrafi permettendo di cogliere la struttura del testo. Vediamo alcune regole pratiche sull’uso del punto a capo:
- Presentare una sola idea per capoverso
- Non fare (possibilmente) capoversi più lunghi di 200-300 parole
- Creare capoversi di lunghezza simile
- Meglio troppi che troppo pochi
- Lasciare uno spazio bianco
La virgola indica una breve pausa e il suo uso è molto vario. Vediamo i casi principali:
- Nelle liste. (“Ho incontrato Franco, Maria, Iacopo e Giovanni”). La virgola non viene generalmente usata davanti alla e prima dell’ultimo elemento. Ma se c’è ambiguità meglio usarla: “Ho incontrato molti amici del liceo: Franco con Marina, Flavio, Giuseppe con Leo, e Luca”).
- Per separare gli incisi. Caratteristica degli incisi è di poter essere cancellati senza lasciare sospeso il periodo in cui sono collocati. Esempi:
- “La verità, come tutti sanno, ha molte facce”
Una attenzione particolare richiedono le proposizioni relative: solo in alcuni casi svolgono il ruolo di inciso. Esempi:
“La ragazza che ho incontrato poco fa si chiama Luisa” [rel. restrittiva]
Ma:
“Manzoni, che è il mio scrittore preferito, non è amato da tutti” [rel. esplicativa]
- Prima di una apposizione. Anche le app. hanno un ruolo secondario e possono essere eliminate. “Paolo viveva a Trieste, una città ventosa e piena di fascino”.
- Per separare le prop. subordinate. In particolare, la virgola va quasi sempre utilizzata prima e/o dopo costrutti col participio o il gerundio:
- “Il critico, letto il libro, dette un giudizio negativo”
- “Essendo stato trasferito a Bari, vendette il suo appartamento fiorentino”
L’uso delle virgole con le subordinate esplicite è legato in parte allo stile di chi scrive: l’uso della virgola evidenzia la struttura del periodo, mentre la mancanza della virgola sottolinea il collegamento tra la principale e la subordinata. La virgola viene più usata se la sub. anticipa la reggente:
- “Tutti applaudirono quando Fabio tornò”
- “Se vuoi partire, non insisterò”
- “Poiché era molto stanco(,) se ne tornò a casa”
- Per separare il vocativo. (tipo di inciso)
- “Francesca, vieni qui!”
- “Non correre, Francesca”
- “Senti, bambino, dimmi la verità”
- Per mettere in evidenza il soggetto o l’oggetto
- “Correva, il bambino, senza preoccuparsi degli altri”
- “Il gelato, non devi mangiarlo tutti i giorni”
- Per separare i diversi complementi
- “Sulla riva del mare, con una gran gioia in corpo, dopo un intero inverno nella prigione dei vestiti, i ragazzi si abbronzavano al sole”
Se i complementi sono brevi la virgola è facoltativa:
- “A marzo(,) in Sicilia (,) il clima è gia tiepido”
Il punto e virgola indica una pausa più forte della virgola. Il suo è in parte legato allo stile dello scrivente. Ci sono due usi principali del punto e virgola:
- Nelle enumerazioni complesse
- Per separare proposizioni coordinate complesse.
- “La storia della Lego sembra uscita da una favola di Andersen. C’era una volta un artigiano, Ole Kirk, che fabbricava con le sue mani pupattole in legno dipinto; poi, in meno di dieci anni, ecco che attorno a lui operava una azienda capace di sfornare oltre 300 tipi di giocattoli diversi”
Il punto e virgola viene usato generalmente anche prima di alcune congiunzioni per concludere un periodo ampio e articolato. Per esempio la congiunzione tuttavia spesso viene separata dal testo precedente con un punto e virgola.
- “Aveva combattuto molte battaglie; tuttavia si sentiva stremato”
I due punti raramente vengono utilizzati per scandire il periodo (compito tipico del punto e virgola); spesso invece svolgono il ruolo di veri e proprio connettivi. Ecco gli usi principali:
- Come congiunzione (causali, consecutive, esplicative)
- “Ho passato la mattina in palestra perché oggi avevo tempo”
- “Ho passato la mattina in palestra: oggi avevo tempo”
- “E’ così maturo e preparato che salterà l’ultimo anno”
- “E’ maturo e preparato: salterà l’ultimo anno”
- “Fa davvero caldo, infatti ci sono 40 gradi”
- “Fa davvero caldo: ci sono 40 gradi”
- Per introdurre l’enumerazione degli elementi di un insieme
- “Ho conosciuto il nonno di Andrea: ha novanta anni ed è ancora incredibilmente lucido e attivo”
- “Mao: un donnaiolo, un tiranno e poi?”
- Per introdurre un discorso diretto
- Per introdurre un commento, una apposizione
- “La kenzia viene aggredita da un patogeno che provoca l’imbrunimento delle foglie: l’anticamera della morte”
- “Tom Cruise e Nicole Kidman: l’ex coppia pefetta”
Fonte: http://www.comunicazione.uniroma3.it/UserFiles/File/Files/708_Punteggiatura%20teoria.doc
Autore del testo non indicato nel documento di origine del testo
LABORATORIO DI SCRITTURA IN LINGUA ITALIANA
Rossana Melis
PARAGRAFAZIONE E PUNTEGGIATURA
USO DELLA VIRGOLA
(testo di riferimento: M.T. Serafini, Come si scrive, Milano, Bompiani, 1992)
A - per separare gli elementi delle liste:
Ho incontrato Franco, Leo, Paola e Marina
(in casi in cui gli elementi della lista sono di più parole e si potrebbero creare ambiguità, è consigliabile la virgola prima della e: Ho incontrato molti compagni del liceo: Franco con Paola, Flavio con Leo, e Marina)
B - per separare gli incisi (apposizioni, attributi, intere proposizioni):
Alberto Tomba, il grande sciatore italiano, è un ragazzo estroverso
La verità, come tutti sanno, ha molte facce
Attenzione alle proposizioni relative, che possono essere restrittive (limitative) o esplicative (appositive). Le prime, che introducono informazioni indispensabili, non costituiscono un inciso, e non vanno tra virgole:
La ragazza che ho incontrato poco fa si chiama Francesca
La gara a cui ho partecipato era molto importante
Le seconde forniscono una informazione aggiuntiva, quindi costituiscono un inciso:
Proust, che è il mio scrittore preferito, non è amato da tutti
C - prima di un'apposizione:
Paolo viveva a San Francisco, una città ventosa e piena di fascino
D - per separare le proposizioni coordinate (per asindeto):
Marco legge, Fabio gioca a palla
Sono tornato a casa, ho aperto il frigorifero, ho cenato e poi sono andato a letto
In alcuni casi in cui le proposizioni sono coordinate con congiunzione, si mette una virgola prima della congiunzione. In particolare, la virgola è [sempre] presente prima della congiunzione avversativa ma:
Il bambino aveva sonno, ma non voleva andare a letto
E - per separare le proposizioni subordinate (se hanno le caratteristiche degli incisi. In particolare prima e/o dopo costrutti con il participio o il gerundio):
Il critico, letto il libro, dette un giudizio negativo
Essendo stato trasferito a Roma, vendette il suo appartamento fiorentino
Nelle subordinate esplicite l'uso è legato in parte allo stile di chi scrive. La virgola viene usata più frequentemente se la subordinata anticipa la reggente:
Tutti applaudirono quando Paolo tornò
Se vuoi partire, non insisterò
Poiché era molto stanco(,) se ne tornò a casa
Se ne tornò a casa poiché era molto stanco
F - per separare i diversi complementi [considerati come una lista]:
Sulla riva del mare, con una gran gioia del corpo, dopo un intero inverno nella prigione dei vestiti, i ragazzi si abbronzavano al sole
(ma se i complementi sono brevi la virgola è facoltativa:
A marzo(,) in Sicilia(,) il clima è già tiepido)
G - per separare il vocativo:
Francesca, vieni qui!
Non correre, Francesca
Senti, bambino, dimmi la verità
H - per mettere in evidenza il soggetto o l'oggetto. Generalmente la virgola non viene usata all'interno delle unità soggetto - predicato e predicato - complemento oggetto. Quando l'ordine degli elementi di queste due unità viene invertito, evidenziando il soggetto o l'oggetto, la virgola viene invece usata:
Correva, il bambino, senza preoccuparsi degli altri
Doveva davvero preoccuparsi, quella donna così sensibile
Il gelato, non devi mangiarlo tutti i giorni .
ESERCITAZIONI
Riportiamo quattro testi privati della punteggiatura. Inseritela e poi verificate negli originali quali sono state le scelte degli autori.
testo 1
la mamma così festosa aveva fatto diventare serio papà lui sapeva disse quando moriva e si aprì con noi in quel modo nuovo leggero e tragico insieme sapeva che io potevo sfuggirgli noi della loro storia non avevamo mai immaginato nulla per anni la mamma ci sembrò solo bella e gaia papà era secondo noi più interessante lei certo diventò più allegra quando noi fummo cresciute anche se lo era sempre al suo modo improvviso rapido la gioia della mamma nell'accoglierci quando tornavamo da scuola il suo correre incontro a papà che rincasava noi lo giudicavamo ingenuo mentre papà che vedevamo ora più grave quasi taciturno rispetto al tempo di Ponte Stura era considerato da noi più profondo della mamma questo fu nella nostra fanciullezza dopo il nostro giudizio fu rovesciato papà ci sembrò troppo semplice incominciammo a intravvedere una gravità nei silenzi della mamma ad avvertire qualcosa di intenso di misterioso nella sua bellezza fin che la nostra stessa giovinezza ci rese ottuse indifferenti a quello che "loro" potevano essere o non essere accettammo con naturalezza quasi con noncuranza che essi fossero buoni con una specie di compatimento che fossero felici quando papà si ammalò non ci rendemmo conto che la mamma era ancora quasi giovane sapevamo soltanto che lui era vecchio ma quando lei è morta abbiamo avvertito quella perdita con una lucidità crudele come un'operazione chirurgica subita senza anestesia
testo 2
gli elettori dicevano perché De Sanctis non viene perché non scrive egli ci disprezza e permette che il suo nome diventi coperchio di altri nomi e di altri interessi ed io dissi andrò io là voglio vedere da presso cosa sono questi elettori e che specie di lavoro vi si è fatto e se equivoco c'è voglio io togliere l'equivoco e per la prima volta ho fatto un viaggio elettorale tornai ieri ancora commosso nella mente mi si volgeva tutta una storia pregna di grandi dolori e di grandi gioie ricca di osservazioni interessanti avevo imparato più in quei paeselli che in molti libri e dissi questo non è più storia mia è storia di tutti ci s'impara tante cose è il mondo studiato dal vero e dal vivo e studiato da uno che sotto i capelli bianchi serba il core giovine e intatto il senso morale e potente la virtù dell'indignazione ecco materia viva di una commedia elettorale e non ne conosco nessuna ancora
testo 3
Luciano Bianciardi è stato uno scrittore disperato che racconta in primo luogo la propria disperazione un anarchico cresciuto in provincia che dà l'assalto alla grande città del nord e vorrebbe vederla saltare per aria era inevitabile che la vita minacciasse in qualche modo l'opera sette anni fa Pino Corrias gli dedicò un libro-inchiesta una biografia molto ben documentata fatta di testimonianze raccolte presso gli amici i semplici conoscenti i pochi familiari e i colleghi di lavoro un monumento all'incapacità di trovare il passo giusto nonostante le occasioni era stato Bianciardi bibliotecario alla Chelliana di Grosseto quando Dante Isella indaga su un codice portiano ivi custodito gli risponde proprio il bibliotecario professor Bianciardi che poi Isella ringrazierà pubblicamente alla fine della prefazione all'edizione critica delle poesie portiane siamo nei primi anni cinquanta a Grosseto insieme a Carlo Cassola Bianciardi esplora il mondo delle miniere si angoscia per la palese ingiustizia e per lo sfruttamento degli operai scrive con Cassola un libro I minatori della Maremma poi va a Milano dove entra alla Feltrinelli una Feltrinelli ancora da inventare arrivano i "fatti d'Ungheria" il '56 Bianciardi racconta tutto nell'Integrazione che è del '60 un libro ironico ma tranquillo senza le punte del suo capolavoro La vita agra che è di soli due anni posteriore
testo 4
8 la punteggiatura il principale scopo della punteggiatura è suddividere un testo secondo la sua struttura facilitandone quindi la lettura e la comprensione sull'uso dei segni di interpunzione si dicono talvolta alcune inesattezze per esempio non è sempre vero che la punteggiatura riproduca nello scritto le pause e le intonazioni del parlato l'uso dei diversi segni di punteggiatura è legato a convenzioni che vanno apprese una per una inoltre la punteggiatura viene insegnata in modo dogmatico mentre solo in alcuni casi vi sono regole che obbligano o proibiscono l'uso di un segno di punteggiatura in molti casi la decisione di usare un segno di interpunzione è legata allo stile di chi scrive i segni della punteggiatura possono essere usati in più modi con un peso e un valore diversi in questo capitolo si passano in rassegna i segni di punteggiatura prestando attenzione alla loro funzione e alle differenze di uso legate a stili diversi 8 1 stili nell'uso della punteggiatura nell'uso della punteggiatura si possono individuare alcuni stili per semplicità ci limitiamo a indicarne tre la punteggiatura minima classica e giornalistica
originale del testo 1
(L. Romano, La penombra che abbiamo attraversato, in Opere, a cura di C. Segre, Milano, Mondadori, 1991, vol I, pp. 1036-37)
La mamma, così festosa, aveva fatto diventare serio papà.
- Lui sapeva, - disse quando moriva, e si aprì con noi in quel modo nuovo, leggero e tragico insieme, sapeva che io potevo sfuggirgli.
Noi della loro storia non avevamo mai immaginato nulla.
Per anni la mamma ci sembrò solo bella e gaia; papà era, secondo noi, più interessante.
Lei certo diventò più allegra quando noi fummo cresciute, anche se lo era sempre al suo modo improvviso, rapido. La gioia della mamma nell'accoglierci quando tornavamo da scuola, il suo correre incontro a papà che rincasava, noi lo giudicavamo ingenuo; mentre papà, che vedevamo ora più grave, quasi taciturno rispetto al tempo di Ponte Stura, era considerato da noi più profondo della mamma. Questo fu nella nostra fanciullezza.
Dopo, il nostro giudizio fu rovesciato. Papà ci sembrò troppo semplice; incominciammo a intravvedere una gravità nei silenzi della mamma, ad avvertire qualcosa di intenso, di misterioso nella sua bellezza. Fin che la nostra stessa giovinezza ci rese ottuse: indifferenti a quello che "loro" potevano essere o non essere. Accettammo con naturalezza, quasi con noncuranza che essi fossero buoni, con una specie di compatimento che fossero felici.
Quando papà si ammalò, non ci rendemmo conto che la mamma era ancora quasi giovane; sapevamo soltanto che lui era vecchio. Ma quando lei è morta, abbiamo avvertito quella perdita con una lucidità crudele; come un'operazione chirurgica subita senza anestesia.
originale del testo 2
(F. De Sanctis, Un viaggio elettorale. Racconto, in Un viaggio elettorale seguito da discorsi biografici, dl taccuino parlamentare, ecc., a cura di N. Cortese, Torino, Einaudi, 1968, p. 8)
Gli elettori dicevano: perché De Sanctis non viene? perché non scrive? Egli ci disprezza: e permette che il suo nome diventi coperchio di altri nomi e di altri interessi. Ed io dissi: andrò io là, voglio vedere da presso cosa sono questi elettori, e che specie di lavoro vi si è fatto, e se equivoco c'è, voglio io togliere l'equivoco. E per la prima volta ho fatto un viaggio elettorale.
Tornai ieri, ancora commosso. Nella mente mi si volgeva tutta una storia pregna di grandi dolori e di grandi gioie, ricca di osservazioni interessanti; avevo imparato più in quei paeselli che in molti libri. E dissi: questo non è più storia mia; è storia di tutti, ci s'impara tante cose. È il mondo studiato dal vero e dal vivo e studiato da uno, che sotto i capelli bianchi serba il core giovine e intatto il senso morale e potente la virtù dell'indignazione. Ecco materia viva di una commedia elettorale. E non ne conosco nessuna ancora.
originale del testo 3
(P. Mauri, Bianciardi passione e disperazione, «la Repubblica», 10 novembre 2000)
Luciano Bianciardi è stato uno scrittore disperato che racconta in primo luogo la propria disperazione, un anarchico cresciuto in provincia che dà l'assalto alla grande città del nord e vorrebbe vederla saltare per aria ... Era inevitabile che la vita minacciasse in qualche modo l'opera. Sette anni fa Pino Corrias gli dedicò un libro-inchiesta, una biografia molto ben documentata, fatta di testimonianze raccolte presso gli amici, i semplici conoscenti, i pochi familiari e i colleghi di lavoro. Un monumento all'incapacità di trovare il passo giusto. Nonostante le occasioni. Era stato, Bianciardi, bibliotecario alla Chelliana di Grosseto. Quando Dante Isella indaga su un codice portiano ivi custodito gli risponde proprio il bibliotecario professor Bianciardi, che poi Isella ringrazierà pubblicamente alla fine della prefazione all'edizione critica delle poesie portiane. Siamo nei primi anni cinquanta. A Grosseto, insieme a Carlo Cassola, Bianciardi esplora il mondo delle miniere, si angoscia per la palese ingiustizia e per lo sfruttamento degli operai. Scrive, con Cassola, un libro, I minatori della Maremma, poi va a Milano dove entra alla Feltrinelli: una Feltrinelli ancora da inventare. Arrivano i "fatti d'Ungheria", il '56. Bianciardi racconta tutto nell'Integrazione, che è del '60: un libro ironico, ma tranquillo, senza le punte del suo capolavoro, La vita agra che è di soli due anni posteriore.
originale del testo 4
(M.T. Serafini, Come si scrive, Milano, Bompiani, 1992, p. 229)
LA PUNTEGGIATURA
Il principale scopo della punteggiatura è suddividere un testo secondo la sua struttura, facilitandone quindi la lettura e la comprensione. Sull'uso dei segni di interpunzione si dicono talvolta alcune inesattezze; per esempio, non è sempre vero che la punteggiatura riproduca nello scritto le pause e le intonazioni del parlato: l'uso dei diversi segni di punteggiatura è legato a convenzioni che vanno apprese una per una. Inoltre la punteggiatura viene insegnata in modo dogmatico, mentre solo in alcuni casi vi sono regole che obbligano o proibiscono l'uso di un segno di punteggiatura. In molti casi, la decisione di usare un segno di interpunzione è legata allo stile di chi scrive: i segni della punteggiatura possono essere usati in più modi, con un peso e un valore diversi.
In questo capitolo si passano in rassegna i segni di punteggiatura, prestando attenzione alla loro funzione e alle differenze di uso legate a stili diversi.
8.1 Stili nell'uso della punteggiatura.
Nell'uso della punteggiatura si possono individuare alcuni stili; per semplicità ci limitiamo a indicarne tre: la punteggiatura minima, classica e giornalistica.
Fonte: http://carioca40.altervista.org/iqbal/italiano/puntegg2.doc
Autore: Rossana Melis
Punteggiatura italiana regole
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