Verbi italiani grammatica tipi di verbi

 

 

 

Verbi italiani grammatica tipi di verbi

 

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Che cosa sono i verbi?

 

I verbi esprimono le azioni, nel senso più ampio: cioè tutto ciò che qualcuno o qualcosa fa o è, tutto ciò che accade, tutto ciò che rappresenta un modo di essere, uno stato di cose, o una trasformazione.
Il verbo è il perno intorno a cui ruotano gli altri elementi della frase, il centro dell’informazione che si vuole comunicare con quella frase.

  • Roma doveva la propria grandezza a una superiore capacità di conquista militare. Nel 167 a.C. le armate romane conquistarono la Macedonia, annettendosene il territorio e appropriandosi delle immense ricchezze dei suoi re. Il tesoro reale era così ingente da permettere al governo romano di eliminare la tassazione dei cittadini. Poco dopo, Roma si sarebbe annessa il regno di Pergamo e, nel volgere di brevissimo tempo, il bottino avrebbe raddoppiato il patrimonio dello Stato.

 

  1. Il significato dei verbi
  1. La forma dei verbi: tema, desinenza, radice

 

  1. Il significato intrinseco: i “tipi di azione”

I verbi durativi (come camminare, volare, oziare, studiare) esprimono azioni che durano nel tempo.
I verbi non-durativi (come nascere, incontrare, spaventarsi, esplodere) esprimono azioni istantanee.

  • La rondine volò per ore.
  • Il cavallo corse finché ebbe fiato.
  • * La postina arrivò per dieci minuti.
  • *Giorgio si svegliò finché la sveglia non smise di suonare.

 

 

 

    • Verbi non-durativi: i  “puntuali” e i  “trasformativi” (“reversibili” e “irreversibili”)

I verbi puntuali (come incontrare, prendere un voto) esprimono un’azione istantanea che non modifica lo stato del soggetto.
I verbi trasformativi esprimono un’azione istantanea che modifica lo stato del soggetto. Sono reversibili se esprimono una trasformazione da cui è possibile tornare allo stato precedente (partire, ritornare),  irreversibili nel caso contrario (nascere, morire, scoprire).

In realtà non tutti i verbi non-durativi sono incompatibili con espressioni di tempo prolungato. Davvero incompatibili sono i puntuali e i trasformativi irreversibili:

  • *Davanti a quella vista inattesa, mi stupii per un quarto d’ora.
  • *Il presidente incontrò il generale finché non fece buio.
  • *In posizione podalica, il bambino nacque per un’ora e mezzo.

 

I trasformativi reversibili, invece, si possono combinare con espressioni di tempo prolungato:

  • L’allenatore partì per due giorni.

 

    • Verbi durativi: gli  “stativi” (“permanenti” e “non-permanenti”)

I verbi stativi (come esistere, discendere, essere giovane, assomigliare) esprimono uno stato, una condizione, una qualità del soggetto, su cui egli non ha nessuna capacità di controllo.

 

  • Paola sta studiando in cantina.
  • Marina si sta arrampicando sull’albero.
  • *Paola sta conoscendo Roberto.
  • *Marina sta possedendo una vasta cultura.
  • Studia!
  • Arràmpicati sull’albero!
  • *Conosci Roberto!
  • * Possiedi una vasta cultura!

 

Fra gli stativi si distinguono:

  • i permanenti, come esistere e discendere-provenire: indicano uno stato che dura per tutto il tempo in cui esiste il soggetto, uno stato che non gli può essere tolto, se non togliendogli l’esistenza, e che non può interrompersi, o avviarsi da un certo momento in poi;
  • i non-permanenti, come possedere, assomigliare, conoscere, essere vecchio: indicano invece uno stato temporaneo del soggetto.
  • *Vittorio Emanuele è disceso per anni dalla famiglia Savoia.
  • *Fra due giorni Vittorio Emanuele discenderà dalla famiglia Savoia.
  • * Vittorio Emanuele è sempre disceso dalla famiglia Savoia.
  • Emanuele ha posseduto per anni una vecchia enciclopedia.
  • Fra due giorni Emanuele possiederà una vecchia enciclopedia.
  • Emanuele possiede da sempre una vecchia enciclopedia.
  • Emanuele ha sempre assomigliato a Vittorio.

 

Verbi durativi: i “continuativi”


I verbi continuativi (come camminare, andare, bere, studiare, cantare) esprimono azioni durative dinamiche.
  • Paola ha studiato tutto il giorno.
  • Martina ha avuto fame tutto il giorno.
  • Per tutta l’adolescenza Paola ha giocato a tennis.
  • Fino all’età di dieci anni Martina ha assomigliato in modo impressionante alla sua mamma.

Verbi durativi: i  “risultativi”


I verbi risultativi (come fare, disegnare, cantare seguiti da complemento oggetto) esprimono azioni che raggiungono un certo risultato, ovvero che hanno una conclusione.
  • I marinai hanno lavato per tutto il pomeriggio.
  • Veronica ha disegnato tutto il giorno.
  • Gennaro ha cantato per un bel po’.
  • I marinai hanno lavato le cisterne della petroliera.
  • Veronica ha disegnato la pianta della città.
  • Gennaro ha cantato una canzone napoletana.

 

I verbi “telici”


I verbi telici sono tutti quelli la cui azione arriva a una determinata conclusione. Sono telici sia i trasformativi (come partire, morire) sia i risultativi (come fare, disegnare, cantare seguiti da complemento oggetto).
  • I marinai hanno lavato le cisterne della petroliera in due ore.
  • Veronica ha disegnato la pianta della città in mezz’ora.
  • Gennaro ha cantato una canzone napoletana in due minuti.
  • *I marinai hanno lavato in due ore.
  • * Veronica ha disegnato in mezz’ora.
  • * Gennaro ha cantato in due minuti.

 

  • In mezz’ora, il messaggero era già ripartito.
  • Il professore tornò nell’aula in men che non si dica.
  • In due ore il ferito morì
  • Il concorrente scoprì la soluzione del rebus in pochi minuti.

 

 

 

  • Il significato trasmesso dalle diverse forme del verbo: persona, numero, modo, tempo, aspetto
    • L’aspetto

 

L’aspetto (dal verbo latino ad-spìcere ‘guardare a’) è ‘lo sguardo’ con cui viene ‘vista’ un’azione, «…è il modo in cui il processo indicato dal verbo viene ‘descritto’ dal verbo stesso» (Raffaele Simone, Fondamenti di linguistica generale, Laterza, Bari, 1990, p. 331)

  • un’azione può essere ‘guardata’ nella sua globalità, come un processo che viene ‘visto’ per intero, dal di fuori (sia che sia già accaduto sia che debba ancora accadere);
  • oppure può essere ‘guardata’ dentro il suo svolgimento, senza focalizzarne il punto finale.

 

Un verbo ha aspetto perfettivo quando l’azione viene vista come compiuta (la sua conclusione viene focalizzata); ha aspetto imperfettivo quando l’azione viene presentata nel suo svolgersi (la sua conclusione non viene focalizzata).

 

  • Mario sentì i freni che stridevano mentre l’auto sbandava in curva pochi metri dietro di lui. Saltò fuori dalla carreggiata, appena in tempo per evitare l’auto, che si arrestò contro il guard-rail.

 

Una varietà dell’aspetto imperfettivo è costituita dall’aspetto progressivo: una singola azione viene colta nel suo svolgersi.

  • * Maria camminava / stava camminando per due ore / in due ore.
  • In quel preciso istante, Maria camminava / stava camminando da due ore.

 

Un’altra varietà dell’aspetto imperfettivo è l’aspetto abituale o iterativo: lo stesso evento si è compiuto più volte all’interno di un certo arco di tempo, ed è invece il punto finale dell’intero processo a restare indeterminato, così come, di conseguenza, il numero delle volte in cui l’evento si è ripetuto.

L’aspetto abituale è facilmente riconoscibile perché il verbo (solitamente un imperfetto) può essere sostituito dalla perifrasi essere solito + infinito.
L’aspetto abituale si può combinare con espressioni del tipo per x tempo e in x tempo se queste si riferiscono ai singoli eventi che si sono ripetuti (ognuno dei quali, in sé stesso, è compiuto); le stesse espressioni invece sono incompatibili se vengono riferite all’intero processo:

  • Ogni giorno Martina giocava a tennis per due ore.
  • Al pomeriggio Debora faceva i compiti in due ore.
  • * Martina giocava a tennis per tutta l’estate.
  • *Debora faceva i compiti in tutto l’anno scolastico.

 

  • *Giulio stava giocando abitualmente.

 

Un verbo di aspetto imperfettivo è progressivo quando una singola azione viene colta nel suo svolgersi, senza focalizzarne il compimento; è abituale o iterativo quando un’azione si è ripetuta più volte all’interno di un certo arco di tempo e l’intero processo viene colto nel suo svolgersi, senza focalizzarne il compimento.

 

A differenza dell’aspetto imperfettivo, quello perfettivo visualizza l’azione nella sua globalità (tanto nel passato quanto nel futuro), incluso il momento finale.

 

L’aspetto perfettivo, dato che coglie l’azione nella sua interezza focalizzandone il punto terminale, è compatibile con le espressioni del tipo per x tempo e in x tempo.
Si combina anche con le espressioni del tipo da x tempo, ma con un valore diverso. Nel caso di aspetto imperfettivo, infatti, da x tempo indica l’intervallo di tempo compreso fra l’inizio dell’azione e un certo momento di riferimento (es. 52). Nel caso di aspetto perfettivo, invece, da x tempo indica l’intervallo di tempo compreso fra la fine dell’azione e un certo momento di riferimento (es. 53).

  • In quel preciso istante, Maria camminava / stava camminando da due ore.
  • Allo scoccare delle otto, Giulio era arrivato / sarà arrivato a casa di Martina da pochi minuti.

 

Le espressioni da x tempo non si possono combinare con i tempi semplici, come il passato remoto o il futuro semplice, che non prevedono un momento di riferimento nel loro meccanismo di costruzione:

  • *Allo scoccare delle otto, Giulio arrivò a casa di Martina da pochi minuti.

 

Aspetto e Azione

 

  • *Sto provenendo da una famiglia tedesca.
  • *Era alto tutte le mattine.

 

  • Andava assomigliando a sua madre ogni giorno di più.
  • Tutte le mattine a quest’ora ho fame.

3. La flessione dei verbi

  • “Flettere” o “coniugare” i verbi

 

  • Gli ausiliari essere e avere
  • Le tre coniugazioni

 

  • La coniugazione passiva (es. essere amato) e quella riflessiva (es. divertirsi)
  • Verbi difettivi: delinquere, fèrvere, lùcere, ostare, prudere, secèrnere, solère, ùrgere, vèrtere, vigere…

 

  • Verbi sovrabbondanti: starnutare/starnutire, adèmpiere/adempire, compiere/compire …
  • I verbi irregolari: andare, dare, bere, chiedere, dire … … … emergere, fingere … … … annettere, cingere … … …

 

4. Uso dei modi e dei tempi

Il modo indicativo
Presente deittico o immediato:

  • «Del Piero crossa… Vieri colpiscedi testa… goal!».

 

Presente atemporale:

  • Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.
  • Il meglio ènemico del bene.
  • Il fiume di Roma èil Tevere.
  • Il Vangelo dicedi amare il prossimo.

 

Presente abituale:

  • Enrico legge molto.
  • Mio padre non fuma.
  • Ho un amico che parla il tedesco (presente attitudinale)

Presente storico:

  • «È una giornata di gennaio dell’anno 49 a.C.: Giulio Cesare riflette un’ultima volta sulle conseguenze del suo gesto, poi dice risolutamente: “Il dado è tratto”, e ordina alle sue legioni di attraversare il Rubicone».
  • Sto lì in fila ad aspettare il mio turno, quando mi vieneincontro un tizio strano e mi fa: «Lei non si ricorda di me». (presente vivace)

Presente per il futuro:

  • Il termine per iscriversi scade il 30 giugno.
  • Torno subito.
  • Se è bel tempo ci vengo, se no resto a casa.

L’imperfetto:

  • Enrico andava a scuola.

 

  • Enrico andò a scuola.
  • Enrico è andato a scuola.
  • Enrico andava a scuola, quando si è imbattuto in un concertino di strada: lo ha incantato al punto che si è dimenticato della scuola.

 

L’imperfetto descrittivo:

  • Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano... S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, ecc.
  • All’uscita dallo stadio c’era un ingorgo di macchine terribile, non si riusciva a passare.

 

L’imperfetto iterativo si usa per dire che una certa azione si è ripetuta regolarmente tante volte in un certo periodo di tempo:

  • L’estate scorsa giocavamo a tennis tutti i giorni.

 

L’imperfetto attenuativo si usa per manifestare la nostra volontà in modo più cortese di quanto non suonerebbe usando il presente:

  • «Desidera, signora?». «Volevo della cera da mobili».
  • «Volevo dirti che l’altro giorno non sei stato tanto carino».
  • «Voglio dirti che l’altro giorno sei stato un cafone».

 

L’imperfetto ipotetico si usa per esprimere una ipotesi che non si è verificata:

  • Se me lodicevi prima, mi faceviun piacere (= se me lo avessi detto prima, mi avresti fatto un piacere)

 

Imperfetto ludico:

  • Facciamo che tu eri la principessa e io il principe

 

Il passato prossimo e il passato remoto

  • Una settimana fa, all’improvviso gli comparvero sulla pelle delle strane macchie; ma dopo due giorni, come gli erano venute, così se ne andarono.
  • L’uomo è comparso sulla terra più di centomila anni fa.

 

Ci sono casi in cui si può usare solo il passato prossimo:

  • Oggi Martina  è andata bene a scuola.
  • Finalmente ho finito i compiti.
  • Finora hai fatto quello che hai voluto.

 

In altri casi si può usare solo il passato remoto:

  • Renzo, quando vide la capanna, si fermò, si voltò indietro, disse con voce tremante: «è qui».
  • Dopo la battaglia di Trafalgar, Napoleone non si rassegnò all’idea che la sconfitta fosse definitiva.

 

Ma in molti casi è possibile usare entrambi i tempi:

  • L’anno scorso siamo andati in vacanza in Grecia.
  • L’anno scorso andammo in vacanza in Grecia.

 

  • Federico Fellini nacque nel 1920 e morì nel 1994.
  • Il mio nonno è nato nel 1920.

 

Confronta con l’inglese

Il trapassato prossimo e il trapassato remoto
I trapassati, come dice il nome, sono tempi “più che passati”: si usano cioè per esprimere un fatto avvenuto nel passato prima di un altro fatto pure avvenuto nel passato.
Il trapassato prossimo è un tempo di uso comune, sia in proposizioni subordinate temporali (95), sia in proposizioni principali (96, 97):

  • Arrivò alle tre, dopo che lui l’aveva aspettata per ore.
  • Era già stata troppo al sole, quando si decise a darsi la crema protettiva.
  • Ti avevo già visto.

 

Il trapassato remoto è un tempo di registro letterario alto: non si usa praticamente mai nella lingua parlata e raramente anche in quella scritta. Può comparire solo in proposizioni subordinate temporali:

  • Una volta che lo ebbe vistoin faccia, capì subito che non c’era da fidarsi.

 

Hanno entrambi valore perfettivo.

 

    • Il futuro

Il futuro semplice, comunemente detto futuro e basta, si usa per collocare un avvenimento nel tempo successivo al momento in cui la frase viene enunciata:

  • Venerdì prossimo sarà il mio compleanno.
  • Tra una settimana partiremo per le vacanze.
  • Chissà se sabato farò 6 al Superenalotto?

 

Nella maggior parte dei casi il futuro ha valore perfettivo, cioè l’azione è vista come un’azione che si compirà tutta nel futuro.

 

Ci sono poi usi del futuro in cui l’azione non è collocata nel futuro.
Il futuro attenuativo rende meno brusca una certa affermazione nei confronti dell’interlocutore, un po’ come succede con l’imperfetto attenuativo:

  • Ammetterai che non ti sei comportato proprio da amico con lei.
  • Le dirò che queste sue critiche non mi hanno precisamente gettato nella disperazione.

 

Il futuro suppositivo esprime supposizioni non certe (104) o valutazioni approssimative (105-106):

  • Bentornato! Avrai fame, dopo questa camminata.
  • Saranno le cinque - cinque e mezza.
  • Questa bistecca è enorme: peserà un chilo.
  • *Saranno le 17 e 23.

 

Il futuro anteriore

Il futuro anteriore si usa per un avvenimento che si compirà nel futuro prima di un altro avvenimento che a sua volta si compirà nel futuro. Questo tempo esprime dunque un “passato-nel-futuro”:

  • Quando poi ti sarai accorto che avevo ragione, ti mangerai le mani, ma sarà troppo tardi.
  • Quando ti accorgeraiche avevo ragione, ti mangerai le mani, ma sarà troppo tardi.

 

Il futuro anteriore ha sempre valore perfettivo.

Futuro anteriore suppositivo:

  • Dove sarà andato a cacciarsi?
  • Saranno state sì e no le tre.

 

Il modo congiuntivo: valore semantico, valore sintattico

    • Il congiuntivo in frasi indipendenti
  • Prego, accòmodati.
  • Prego, accomodatevi.
  • Prego, si accomodi.
  • Prego, si accòmodino.

 

  • Fossi io al tuo posto!
  • Che la fortuna vi assista.
  • Che sia già finito?
  • Sia pur vero quello che dici, con ciò cosa credi di aver dimostrato?
    • Il congiuntivo in frasi dipendenti

 

  • Ti ho chiamato perché tu veda coi tuoi occhi cosa succede.
  • Hanno dato a lui l’incarico benché avesse fatto poco per meritarselo.
  • Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi.
  • È bene che non vi facciate più vedere per un po’.
  • Può darsi che abbia ragione.
  • Vale la pena che ve ne occupiate di persona.
  • Lo accoglierò a braccia aperte qualunque cosa abbia fatto.
  • Spero che se ne ricordino.
  • Vogliono che tu parta subito.
  • Ho paura che non venga.

 

  • Dico che le cose stanno così.
  • So bene che hai mentito.
  • Con verbi che esprimono giudizi o opinioni:

 

  • Sono convinto che tu abbia ragione.
  • Ritengo che Maria abbia ragione.
  • Sono convinto che hai ragione.
  • *Ritengo che Maria ha ragione.
  • Quando i verbi di “dire” e “sapere” sono in forma negativa e interrogativa, allora subentra l’incertezza, e dunque normale è il congiuntivo. In questi casi, però, si sta affermando l’uso dell’indicativo:

 

  • Non dico che tu non abbia le tue ragioni.
  • Non dico che non hai le tue ragioni.
  • Non so se serva, ma lo faccio lo stesso.
  • Non so se serve, ma lo faccio lo stesso.
  • Sai se sia vero?
  • Sai se è vero?

 

  • Che tu fossi intelligente, lo sapevo già.
  • Che eri intelligente, lo sapevo già.

 

  • Sono contento che tu sia venuto.
  • Sono contento che sei venuto.
  • Mi dispiace che non mi abbia trovato.
  • Mi dispiace che non mi ha trovato.
  • *Ho paura che non viene.
  • Il modo condizionale

 

Il condizionale si chiama così perché è il modo tipico usato per esprimere un’azione che si verificherebbe solo a certe condizioni, solo se si verificasse un’altra azione o situazione. Si tratta in questo caso di un periodo ipotetico. Ma anche in altre costruzioni il condizionale presenta l’azione sotto una luce di incertezza, o in forma di affermazione attenuata.

    • Il condizionale in frasi indipendenti

 

Mentre il congiuntivo si usa prevalentemente in frasi subordinate, il condizionale si usa prevalentemente in frasi indipendenti.

  • Se potessi, verrei.
  • Ci sarei andato se mi avessero invitato.

 

Ma il condizionale si usa anche per:

  • esprimere un desiderio, o una volontà, o addirittura un ordine, in forma attenuata e (formalmente) cortese:

 

  • Prenderei una fetta di torta, grazie.
  • Vorrei che lei smettesse di occuparsi di cronaca nera per passare alla pagina culturale.
  • La pregherei vivamente di non interferire mai più con i miei affari.
  • riportare notizie non confermate, per sentito dire o sotto la responsabilità di altri:

 

  • Si tratterebbe di un tamponamento gravissimo, in cui  secondo le prime testimonianze sarebbero coinvolte almeno trenta automobili.
  • fare affermazioni non categoriche, ma attenuate:

 

  • Direi che abbiamo avuto un buon successo.
  • esprimere giudizi su situazioni che non sono reali, così nel presente come nel passato:

 

  • Sarebbe bello che tutti pagassero le tasse.
  • Sarebbe stato saggio non massacrare migliaia di chilometri di coste.
    • Il condizionale in frasi dipendenti

 

Il condizionale passato si usa per esprimere il “futuro nel passato”:

  • Pensavo che glielo avrebbe detto.
  • Non potevo immaginare che cosa sarebbe successo.

 

  • Aveva fatto poco per meritarsi l’incarico, ma nonostante questo lo hanno dato a lui.
  • Hanno dato a lui l’incarico benché avesse fatto poco per meritarselo.

 

  • Non credi che dovremmo dirglielo?
  • Dovremmo dirglielo, non credi?
  • Ti telefono perché dovrei chiederti un piacere.
  • Dovrei chiederti un piacere, per questo ti telefono.

 

  • Ero così stanco, che mi sarei addormentato in piedi.
  • Mi sarei addormentato in piedi, da quanto ero stanco.
  • Mi hanno fatto una multa, mentre avrebbero dovuto darmi un premio.
  • Avrebbero dovuto darmi un premio, invece mi hanno fatto una multa.

 

  • Il modo imperativo

 

  • Fa’ quello che ti dico!
  • Toglietevelo dalla testa!
  • Venga alla lavagna Martina.
  • Alzino la mano quelli che non hanno capito.
  • Manteniamo la calma!

 

  • Non correre!
  • Ti invito a riconsiderare l’intera costruzione del tuo saggio [= Riscrivilo dalla prima parola all’ultima].
  • Le sarò grato se vorrà desistere [= La smetta].

 

Il modo infinito

  • Lavorare stanca.
  • Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
  • Nel dire queste parole, le spuntò una lacrima.

 

L’infinito ha due tempi: presente (mangiare, andare) e passato (aver mangiato, essere andato).

    • L’infinito in frasi indipendenti

 

  • Nel menù di Avvio selezionare ESEGUI. Quindi, nel riquadro di Esegui, digitare ScanDisk e cliccare su OK.
  • Circolare!
  • Non bere
  • Che dire? [Che cosa dovrei / dovremmo dire?]
  • Io mettermi con uno come te? [Io dovrei mettermi con uno come te?]

 

    • L’infinito in frasi dipendenti
  • Credo di non sbagliarmi.
  • Mi sembra di essere già stato in questo posto.
  • Non sa dove andare.
  • Non conosce nessuno a cui rivolgersi.
  • Faresti bene ad accettare.
  • È stato il primo a finire.
  • Se ne sono andati senza aver ottenuto quello che volevano.

 

 

Il participio

 

  • Abbiamo assistito a una partita entusiasmante.
  • Ho visto in lei una donna provata dalla vita.

 

  • Saranno emanate disposizioni riguardanti le rendite catastali eccedenti lire 480.000.

I participi passati servono per formare i tempi composti dei verbi.

Il gerundio

Il gerundio si trova solo in frase dipendenti, e costituisce una subordinata implicita: il soggetto, non espresso, è lo stesso della principale. Questa subordinata col gerundio può avere valore causale, temporale, modale, concessivo, ecc. (20.3.c).
Il gerundio ha il tempo presente (prendendo) e passato (avendo preso).

  • Sbagliando s’impara.
  • Avendo visto di cosa sei capace, non mi fido più di te.
  • Camminando camminando, giunse in una radura in mezzo al bosco.
  • Anche mettendocela tutta, non farai in tempo.

 

Il gerundio è molto usato nella perifrasi progressiva stare + gerundio, e in quella (meno frequente) andare + gerundio (cfr. 2.2.e):

  • Me ne stavo andando a casa tranquillo, quando un cornicione mi è caduto a dieci centimetri dalla testa.
  • Il paziente va migliorando di giorno in giorno.

 

Confronta il latino e l’inglese

5. La costruzione dei verbi

 

  • Verbi transitivi / intransitivi

I verbi transitivi sono quelli che possono reggere un complemento oggetto (cantare, guardare, prendere, togliere, ecc.).
I verbi intransitivi sono quelli che non possono reggere un complemento oggetto (andare, dormire, scendere, volare, ecc.).

  • Luci rossastre chiazzano i muri. Incendi dappertutto, case che crollano… Una donna grida correndo. Porta un bambino tra le braccia e chiama un uomo che passa rasente i muri: «Ti prego, ascoltami!». «Ti pare che sia il momento di chiacchierare?».

                                                  

  • La mamma canta Bello e impossibile.
  • La mamma canta.
  • Il papà ha preso la macchina.
  • * Il papà ha preso.

 

  • Hai corso un bel pericolo.
  • La donna gridò tutta la sua disperazione.
  • Ho passato un brutto periodo.

Tutti i verbi transitivi si costruiscono con l’ausiliare avere: Ha mangiato (un pollo), Hanno letto (il giornale).
Tra i verbi intransitivi, invece, alcuni si costruiscono con l’ausiliare avere, altri con l’ausiliare essere: Ha parlato, Hanno giocato /  È arrivato, Sono partiti.

  • Diatesi attiva e passiva

210.

Luci rossastre chiazzano i muri

 

I muri sono chiazzati da luci rossastre.

211.

La donna chiama un uomo

 

Un uomo è chiamato dalla donna.

 

    • Gli ausiliari della diatesi passiva
  • La porta viene chiusa.

 

  • I patti vanno rispettati.
  • Le immersioni in profondità vanno fatte con le bombole.
  • Molti libri della biblioteca scolastica sono andati perduti.
  • I soldi che avevamo raccolto per comprarci un proiettore andranno sprecati.

 

    • Il “si” passivante
  • Il terreno edificabile si vende a 1000 euro al metro quadro.
  • Si accettano carte di credito.

 

  • Diatesi riflessiva

 

    • Verbi riflessivi

     

  • Il papà si rade ogni mattina.
  •  È bene lavarsi i denti almeno due volte al giorno.
  • Comportandosi così, Enrica si faceva del male da sola.
  • Questo significa darsi la zappa sui piedi.
  • Tu ami solo te stesso.
  • A Carnevale, travestirò me da cane e il mio cane da uomo.
  • Giulietta e Romeo si amavano alla follia.
  • Tania e Yuri si fanno i dispetti.

 

    • Verbi intransitivi pronominali

Verbi come accorgersi, arrabbiarsi, arrangiarsi, congratularsi, ingegnarsi, pentirsi, vergognarsi non sono riflessivi: infatti questi verbi non hanno la forma attiva, e sono in realtà dei verbi intransitivi che denotano un processo interiore al soggetto. Si chiamano quindi intransitivi pronominali o riflessivi intransitivi. La loro coniugazione è uguale a quella riflessiva.

 

La differenza fra i riflessivi e gli intransitivi pronominali è confermata dal fatto che solo i primi ammettono l’uso dei pronomi liberi: si può dire, in particolari contesti, lavo me stesso, non si può dire *pento me stesso,*diverto me stesso.

 

    • Verbi pronominali intensivi

 

È frequente nell’italiano di oggi l’uso di verbi transitivi con l’aggiunta di un riflessivo clitico, a significare partecipazione emotiva all’azione da parte del soggetto, o espressività da parte di chi enuncia la frase:

  • Stasera mi guardo un bel film.
  • Prenditi un po’ di riposo.
  • Giulia si è fatta una bella passeggiata.
  • Beviamoci un tè.
  • Ve la siete spassata, eh?
  • Perché non si fanno gli affari loro?

 

  • Verbi impersonali

 

  • i verbi che indicano fenomeni atmosferici: piove, pioviggina, diluvia, nevica, nevischia, grandina, tuona, lampeggia, albeggia, annotta.

 

  • Gli è piovuto addosso un sacco di guai.
  • Il predicatore tuonò dal pulpito come Zeus adirato.
  • verbi o locuzioni verbali che reggono una frase soggettiva all’infinito (243-247) o una frase dichiarativa introdotta da che (248-252), che fungono da soggetto del verbo stesso:

 

    • succede, càpita, accade, avviene, tocca;
    • bisogna, occorre, conviene, sembra, pare;
    • è vero, è giusto, è necessario, è bene, è meglio, è proibito, è obbligatorio, è consigliato, è un peccato, è una fortuna, ecc.
  • Capita a tutti di arrivare in ritardo qualche volta.
  • Mi è toccato andarlo a riprendere sbronzo alla festa.
  • Conviene saper perdere.
  • In certi casi è giusto disobbedire.
  • È un peccato non approfittarne.

 

  • È successo che a quel punto se ne sono andati tutti.
  • Sembra che non sia vero niente.
  • Bisogna proprio che venga, o posso darmi malato?
  • Sarà meglio che ci ripensi.
  • È stata una fortuna che sia saltata la luce.
  • qualunque verbo usato impersonalmente con il si impersonale: si dice, si pensa, si va, si vede, ecc.

 

  • “Si” passivante, riflessivo - intransitivo pronominale – pronominale intensivo, impersonale

Gli usi del si passivante (5.2.5), riflessivo - intransitivo pronominale – pronominale intensivo (5.3.a e b), impersonale (5.4) si possono riassumere in questo specchietto:

Tipo

Esempi

Descrizione

  • si propriamente riflessivo (diretto / indiretto, riflessivo-reciproco diretto / riflessivo-reciproco indiretto)
  • Il ragazzo si veste.
  • Il ragazzo si lava i denti.
  • Gli innamorati si desiderano.
  • Gli innamorati si fanno i dispetti

Il verbo (transitivo) esprime una vera azione, che si “riflette” su chi la compie, direttamente o indirettamente; eventualmente (con soggetti plurali) in senso reciproco.

  • si riflessivo intransitivo
  • Giovanna si è arrabbiata.
  • I giocatori si sono vergognati

L’azione è in realtà un processo tutto interno al soggetto, il verbo è in realtà intransitivo

  • si intensivo
  • Giulio si  è fatto una dormita.
  • Le insegnanti si sono prese una vacanza

Espressa in forma riflessiva, la frase acquista più intensità o espressività.

  • si impersonale
  • Si parla bene di lui.

 

Verbo intransitivo, il si tiene il posto di un soggetto che resta indefinito. Equivale a Qualcuno / la gente / tutti parla(no) bene di lui

  • si passivo
  • Si aggiustano biciclette

Verbo transitivo, la concordanza di numero col nome rivela che si tratta di una costruzione passiva, equivalente a Vengono aggiustate biciclette.

  • si impersonale-passivo
  • Si vende auto seminuova.

Verbo transitivo, caso dubbio fra il tipo 4 e il tipo 5: Qualcuno vende un’auto seminuova / Viene venduta un’auto seminuova.

 

  • Verbi ausiliari, modali, fraseologici

 

Fonte: http://stefanobraconi.altervista.org/download/infouma/LII_verbi.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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