Coni circolari e loro sezioni
Coni circolari e loro sezioni
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Coni circolari e loro sezioni
Coni circolari e loro sezioni 1. Rappresentazioni prospettiche di una circonferenza |
Il problema di trovare una curva piana che, a vederla, susciti la stessa sensazione visiva che suscita la visione di scorcio di una circonferenza e poterla descrivere esattamente come luogo geometrico o in modo quantitativo con delle coordinate, è estremamente interessante dal punto di vista della pittura. Alberti nel Libro II del De pictura, propone due metodi empirici per risolvere il problema, il primo approssimando un cerchio con dei piccoli quadrati (metodo suggerito anche da Piero della Francesca) che poi vengono "scorciati", il secondo usando l'ombra che la luce di una candela proietta sul quadro quando si interponga un disco. Leonardo come vedremo più avanti escogita dei "compassi" in grado di disegnare direttamente i luoghi voluti. Una più dettagliata analisi di come questo problema sia stato affrontato nel rinascimento si trova nella scheda allegata al De pictura sullo scorcio del cerchio. |
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La questione, non semplice, si riduce a quella di trovare una qualche proprietà geometrica che caratterizzi i punti del piano (il quadro) nei quali si proietta la data circonferenza. La curva che si ottiene è una conica e il problema è quello di descriverla a partire dai dati del problema: posizione e raggio della circonferenza, posizione dell'occhio e posizione del piano su cui si proietta. Per rendersi conto della difficoltà del problema basta osservare l'animazione che abbiamo realizzato: lo scorcio della circonferenza dipende in modo essenziale, come prevede il teorema 35 dell'Ottica, dalla proiezione C dell'occhio sul piano del cerchio e dalla retta CA che la congiunge al centro. Possiamo col mouse spostare l'occhio agendo sul punto P allontanandolo dal raggio della circonferenza di base perpendicolare alla linea di terra che pure gioca un ruolo molto importante.
Pascal nel suo trattato sulle sezioni coniche, oggi perduto e del quale ne resta solo una breve trascrizione realizzata da Leibniz, definisce queste curve a partire dalla rappresentazione prospettica di una circonferenza: |
Coni circolari e loro sezioni 2. L'impostazione teorica di Apollonio |
Cerchiamo, in questo paragrafo, di ricostruire le linee essenziali delle idee di Apollonio autore di un importante trattato sulle coniche in 9 libri dei quali solo i primi 8 sono arrivati fino a noi.
Il piano grigio interseca i piani di base rossi lungo rette parallele (disegnate in grigio)le quali intersecheranno o meno la circonferenza rossa di quel piano. La figura animata permette di traslare questi piani rossi agendo sul punto A. Fissiamo come piano di base iniziale quello per il quale la retta grigia è tangente alla circonferenza ("sopra" sarà esterna e "sotto" sarà secante), sia O il punto di tangenza e chiamiamo la retta tangente "retta delle ordinate". Sia OD il diametro della circonferenza rossa perpendicolare alla retta delle ordinate. Consideriamo ora un terzo piano verde, passante per l'asse e per OD. Poiché il cono è retto l'asse è perpendicolare alla base e quindi la retta delle ordinate sarà perpendicolare al piano verde essendo perpendicolare a due direzioni indipendenti (l'asse e il diametro OD) di quel piano.
La conica sul piano grigio viene tracciata dal software come luogo riportando semplicemente, col compasso, su una retta orizzontale , al variare del punto A sull'asse, l' ascissa x = OQ ricavata dal triangolo verde e i corrispondenti segmenti verticali y = QP ordinati uno dopo l'altro e ricavati dalla circonferenza rossa variabile. Ci si rende facilmente conto di come sia a questo punto facile la trascrizione algebrica. Fissiamo una unità di misura per i segmenti e chiamiamo x la misura del segmento OQ, y la misura del segmento PQ, a e b le misure di LQ e QR rispettivamente. Osserviamo che sui cerchi rossi il segmento PQ è medio proporzionale tra LQ e QR cioè LQ : PQ = PQ : QR
Il prodotto ab può essere calcolato a partire dalla posizione di Q (individuata dalla x) e dai dati del problema: l'apertura del cono e l'inclinazione del piano della conica, dati che variano a seconda del tipo di conica. Nel caso dell'ellisse la situazione sul piano verde si presenta come in figura dove abbiamo indicato con l,m,M,x i numeri che esprimono le misure dei segmenti che indicano. Usando le ovvie similitudini dei triangoli abbiamo:
e quindi, moltiplicando le due espressioni |
(1) |
dove la costante che moltiplica il fattore x(l-x) dipende solo dai dati del problema. L'espressione che abbiamo trovato è della massima importanza perché permette di calcolare data l'ascissa x , una ordinata y che descrive la nostra conica.
e quindi, moltiplicando le due espressioni |
(2) |
mentre per l'iperbole
e quindi, moltiplicando le due espressioni |
(3) |
I risultati che abbiamo ottenuto sono di estrema importanza: essi permettono di "disegnare per punti" i vari tipi di coniche specificando il valore della ordinata y da alzare in corrispondenza alla data ascissa x senza doversi riferire al cono che ha originato la curva. Ricapitolando abbiamo il seguente |
y² = px + qx² |
(4) |
è sempre una conica non degenere. La conica è una ellisse se q < 0, una parabola se q = 0 e una iperbole se q > 0. La costruzione di Apollonio, percorsa a ritroso, permette anche, data l'equazione della conica, di trovare un cono che la contenga. Facciamo un esempio nel caso della parabola.
e poi per costruire il cono riferendosi alla figura relativa alla parabola, basterà trovare un triangolo isoscele la cui base m sia legata al lato obliquo l dalla relazione m²/l =4. Possiamo prendere, ad esempio, un triangolo equilatero, ruotarlo intorno alla sua altezza in modo da avere il cono e segare tale cono con un piano parallelo alla direttrice e passante per il punto O.
Se il punto O è distante dal vertice V del cono 4 unità (la stessa usata per disegnare la curva) allora la parabola che si ottiene è identica a quella che abbiano disegnato col calcolatore. Naturalmente questo è uno dei tanti coni circolari retti che contengono la nostra parabola.
La situazione è identica al caso del cono, l'unica differenza è che ora m = M e quindi l'equazione della sezione diventa |
(5) |
Coni circolari e loro sezioni 3. Strumenti reali e strumenti virtuali per tracciare le coniche |
Indichiamo ora un metodo del tutto elementare per risolvere in modo geometrico l'equazione della conica y² = px + qx², per trovare cioè la y data la x. Il metodo, di origine pitagorica, può essere utile per realizzare con dei software di geometria dinamica come Cabrì o Cinderella il disegno di una conica come luogo e visualizzare la sua forma a seconda dei valori dei parametri p e q. Il problema consiste nel trovare il lato y di un quadrato la cui area sia uguale a quella di un rettangolo di lati x e p+qx. Per ragioni di dimensioni il parametro p sarà rappresentato da un segmento, mentre il parametro q da un rapporto (una pendenza m:n) in modo qx possa essere rappresentato da un segmento, il quarto proporzionale nella proporzione m:n = x:qx. In questo modo l'equazione è traducibile in termini geometrici e la soluzione è facilmente costruibile. Nella figura animata che abbiamo realizzato, possiamo cambiare la grandezza del segmento p e modificare la pendenza q.
Fissato un segmento x iniziale su una retta orizzontale (l'asse delle ascisse) si costruisce il rettangolo rosso che è diviso in due parti: la prima di lati x e p e la seconda di lati x e qx. Questa seconda parte viene aggiunta nel caso dell'iperbole (nperbolh che significa eccesso, andare oltre) o tolta nel caso dell'ellisse (elleiyis che vuol dire mancanza, difetto, togliere) o ignorata nel caso della parabola (parabolh che vuol dire applicazione senza togliere o aggiungere nulla). Il segmento che rappresenta il lato del quadrato di area y² è costruito con la circonferenza rosa come quarto proporzionale tra x e p+qx. Questo segmento è poi riportato come ordinata sulla x. Il luogo è ovviamente descritto dal movimento di x lungo l'asse delle ascisse. Cambiando col mouse la pendenza q (q > 0, q = 0, q < 0) si passa da un tipo di conica a un'altra. |
I metodi scoperti da Apollonio permettono di disegnare facilmente, per punti e in modo esatto tutte le possibili coniche. Non sappiamo se tali metodi fossero noti nel rinascimento. Alberti e Piero della Francesca riconoscono chiaramente che lo scorcio di un cerchio è una sezione piana di un cono ma suggeriscono metodi empirici per disegnarlo. Leonardo inventa e probabilmente costruisce dei compassi in grado di tracciare esattamente le coniche. L'idea di Leonardo è molto semplice ma nello stesso tempo richiede un "ricentramento cognitivo". Normalmente pensiamo il compasso come uno strumento che con la sua rotazione genera un cono la cui sezione sul piano del foglio sempre orizzontale è una circonferenza. Il cono che immaginiamo ha la base circolare orizzontale e l'asse verticale. Se si vogliono ottenere da quel cono delle sezioni che non siano circolari diventa necessario intersecarlo con un piano obliquo cosa quanto mai complicata se si vuole disegnare il risultato di tale intersezione. L'idea di Leonardo è quella di inclinare l'asse intorno a cui ruota il compasso mantenendo invece orizzontale il foglio da disegno. In questo modo la gamba del compasso che contiene la mina, man mano che ruota appoggiandosi al foglio, mantenendo lo stesso angolo con l'asse fisso, cambia lunghezza. Basterà quindi inventare un meccanismo che permetta di adattare la lunghezza della gamba alle necessità. Una possibilità è ad esempio quella di far scorrere la gamba mobile in un binario facendola aderire al foglio sotto la pressione di un peso o della mano che la spinga in basso. Nel seguente compasso realizzato sulla base di progetti leonardeschi l'asse è tenuto ben fermo dal treppiedi mentre la matita, che scorre in un suo binario, viene fatta scendere a mano. In quest'altro compasso realizzato pare per costruire specchi parabolici, il piano del foglio è opportunamente inclinato in modo da renderlo parallelo alla generatrice. L'apertura del cono è di 45 gradi in modo da rendere più agevole fissare l'angolo (con una semplice squadretta) che non deve cambiare durante la rotazione attorno all'asse. Un peso, ben visibile spinge la matita verso il foglio. |
Coni circolari e loro sezioni 4. I luoghi del giardiniere: proprietà metriche di ellissi e iperboli |
L'Ellisse viene spesso descritta (e definita) come luogo del giardiniere pensando che questa sia una via più semplice. L'origine di questa opinione si trova in un brano di Descartes nella sua Diottrica:
Fissati i due punti A e B e un segmento UT si cerca il luogo dei punti P del piano per i quali la somma AP + BP = costante o, se si vuole, per i quali la distanza da A sommata a quella da B è uguale alla lunghezza costante del segmento UT.
Usando il teorema di Pitagora (la formula della distanza tra due punti) per calcolare la distanza tra PA e PB, dopo semplici passaggi algebrici troviamo l'equazione |
(6) |
dove (a,0), (-a,0) e (0,b), (0,-b) rappresentano i punti di intersezione della curva con gli assi coordinati. Per dimostrare che questa curva dalla forma ovale è di fatto una ellisse, cioè la sezione con un cono, vediamo come diventa la sua equazione se prendiamo come asse delle ordinate la retta verticale per V=(-a,0)di modo che la curva sia riferita agli assi nello stesso modo in cui lo è quella di Apollonio.
Se un punto P ha le coordinate (x,y) nel vecchio sistema di riferimento, in quello nuovo avrà la stessa ordinata Y=y e l'ascissa X=x+a essendo a la distanza di V da O. Lo stesso punto P insomma sarà rappresentato dalla coppia (x,y) nel vecchio sistema di coordinate e dalla coppia (x+a,y) in quello nuovo. Le formule che permettono di passare da un sistema di coordinate a un'altro sono dunque
e dunque nelle nuove coordinate (X,Y) il punto dovrà verificare l'equazione
che, a conti fatti, risolvendo l'equazione rispetto a Y² diventa
che, in virtù del teorema di Apollonio rappresenta una ellisse essendo il fattore q = -b²/a² negativo. |
(7) |
possiamo facilmente confrontarla con la (5) e riconoscereY la forma di un cilindro di cui l'ellisse è sezione
basterà ruotare attorno all'asse n il rettangolo di lati 2b diagonale 2a. Il cilindro ottenuto conterrà l'ellisse come intersezione col piano passante per la diagonale e disegnata in grigio e perpendicolare al piano del rettangolo.
L'interesse di queste formule è che tutto è espresso in termini del rettangolo di lati 2a e 2b entro il quale l'ellisse si inscrive.
Per ogni posizione del punto P abbiamo sempre PQ:PR=AT:AB. Muovendo il punto P si può constatare come riducendo le ordinate del cerchio PR del dato rapporto si ottenga lo schiacciamento della circonferenza. Se invece modifichiamo il rapporto b:a agendo sul punto T abbiamo l'impressione di vedere un disco che ruota attorno al proprio diametro orizzontale. x²+y²=a² e quindi il punto P=(x,ky) verificherà l'equazione
che si riconosce subito essere l'equazione di una ellisse di semiassi a e b.
Un raggio OR interseca la circonferenza interna nel punto S. Per trovare il punto Q facciamo la parallela SQ fino ad incontrare la verticale PR, il rapporto PQ:PR , per ovvi motivi di similitudine, non dipende dalla scelta di OR dal momento che coincide col rapporto fissato tra i raggi b=OS ed a=OR.
e quindi l'area dell'ellisse di semiassi a e b è data dalla semplicissima formula Area Ellisse = pab. Anche l'iperbole ha proprietà focali analoghe a quelle dell'ellisse.
Data una iperbole, cioè una sezione di un cono con un piano non passante per il vertice e parallelo a due generatrici, esistono sempre, su quel piano, due punti A e B detti fuochi tali che la differenza delle distanze AP - BP = costante non dipende cioè dal punto P sull'iperbole. Viceversa, dati A e B, il luogo dei punti del piano per i quali la differenza delle distanze da A e B è costante, è un'iperbole. Tutta la teoria analitica procede esattamente come nel caso dell'ellisse, stessi calcoli, stesse semplificazioni, stessi ragionamenti, l'unica differenza consiste nel segno: un + che diventa un -. Ben poca cosa se si pensa a come spesso i segni siano trattati con distrazione come se contassero poco o nulla e invece, in questo caso, il cambiamento di segno produce dal punto di vista della forma, una grandissima differenza. L'ellisse è tutta chiusa nella sua scatola, mentre l'iperbole è formata da due rami che corrono all'infinito lungo due direzioni diverse, da lati opposti. Desargues riuscirà a immaginare quelle due metà opposte schiena a schiena saldarsi all'infinito. Dirà Sinisgalli 2 dell'iperbole che |
(8) |
dove 2a rappresenta la costante AP-PB, a < c, e il coefficiente b è legato ad a e c dalla relazione
La presenza di soli termini quadrati nell'equazione (8) ci dice che il gruppo di Klein è il gruppo di simmetria della curva. E dunque c'è un centro do simmetria, il punto O e due assi di simmetria. I due punti (-a,0) e (a,0) rappresentano l'intersezione della curva con l'asse delle ascisse. |
(9) |
Da questa equazione riesce agevole trovare un cono e un piano la cui intersezione sia l'iperbole assegnata. Riferendoci all'espressione (3) che fornisce l'equazione di una iperbole a partire da un cono, possiamo, viceversa, costruire il cono a partire dall'iperbole.
Prendiamo un triangolo rettangolo di cateti a e b e ruotiamo attorno l'ipotenusa attorno al cateto di lunghezza a. Otteniamo un cono retto. Se intersechiamo questo cono col piano passante per i punti O e B e perpendicolare al piano del triangolo, otteniamo una iperbole che ha come equazione la (9) e che dunque è l'iperbole da cui siamo partiti. Notiamo che il piano passante per il vertice del cono parallelo al piano dell'iperbole contiene le due generatrici che l'iperbole non incontra, l'angolo tra queste generatrici che è l'angolo di apertura del cono corrisponde all'angolo tra gli asintoti dell'iperbole che sono quelle rette, passanti per il centro cui l'iperbole tende senza mai raggiungere. Guardando la figura si vede che l'apertura del cono è data dal rapporto b/a: questo permette di dare un significato geometrico al parametro b che interviene nell'equazione dell'iperbole esso infatti definisce la pendenza degli asintoti.
Abbiamo indicato in nero i vertici dell'iperbole, in rosso i fuochi A e B, c è legato ad a e b dalla relazione c²= a²+b², mentre la pendenza m che corrisponde all'angolo di apertura del cono è data da |
Coni circolari e loro sezioni 5. Eque e non eque distanze tra punti e rette:eccentricità e direttrici |
Data una retta r e un punto A la distanza di A da r viene definita come la lunghezza del segmento AH perpendicolare a r. se P è un qualunque punto della retta diverso dal piede H della perpendicolare allora AP>AH essendo in ogni triangolo rettangolo l'ipotenusa più lunga di un cateto e quindi la distanza di A da r è la minima lunghezza dei segmenti che uniscono A con un punto di r. A avrà le coordinate A=(p,0) e la retta r l'equazione x = -q. Se P=(x,y) è un qualunque punto del piano il rapporto tra la sua distanza da A e quella da r è come p:q se e solo se dove abbiamo indicato con e il valore del fissato rapporto p:q. Svolgendo i calcoli con semplici passaggi troviamo l'equazione |
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(10) |
Usando ora il teorema di Apollonio, possiamo interpretare geometricamente questa equazione concludendo che il luogo incognito è una conica ed esattamente è una ellisse se 0 < e < 1 e una iperbole se e > 1, come risulta immediatamente confrontando l'equazione (10) con la (4). Nel caso sia e = 1 conviene riscrivere la (10) nella forma
che per e = 1 diventa |
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y²=4px |
(11) |
equazione che rappresenta una parabola della quale si riconosce facilmente il cono di cui è sezione ragionando come nell'esempio y²=4x dove avevamo preso un cono aperto a 60 gradi.
Nel caso dell'iperbole cioè nel caso che sia e > 1, sciogliendo i valori assoluti, troviamo
e poiché c-a è la distanza del fuoco dal vertice dell'iperbole, il punto A è il fuoco dell'iperbole.
e otteniamo ancora che A è il fuoco dell'ellisse. Ricapitolando, nel caso di distanze non eque, abbiamo ottenuto il sorprendente risultato
L'analisi che abbiamo compiuto mette in luce nuove caratteristiche metriche delle ellissi e delle iperbole: accanto ad ogni fuoco esiste una retta, detta direttrice, perpendicolare all'asse maggiore posta a una distanza dal centro della conica data da a²/c. Infatti, nel caso dell'ellisse, a è la distanza del vertice dal centro della conica e q è la distanza della direttrice dal vertice quindi q+a è la distanza della direttrice dal centro. Abbiamo dunque
e analogamente per l'iperbole. La direttrice ha la notevole la proprietà mantenere costante il rapporto tra la lunghezza di un raggio focale AP con la distanza di P da tale retta: tanto il raggio focale si allunga tanto la distanza di P dalla direttrice aumenta, tanto il raggio focale si accorcia tanto si accorcia quella distanza. Cosa accade nel caso che la lunghezza del raggio focale non cambi? Guardando la nostra figura animata ci accorgiamo che allontanando la direttrice dal punto A la conica tende a una circonferenza. Poiché in quel caso il rapporto e tende a 0, possiamo dire che la circonferenza è una conica di eccentricità nulla con la direttrice all'infinito. La cosa è coerente con l'equazione (10) che per e = 0 diventa y²=x(2p-x) che rappresenta appunto una circonferenza di raggio p e centro nel punto A=(p,0). |
Coni circolari e loro sezioni 6. Proprietà focali della parabola |
Anche il caso della parabola è estremamente interessante perché ci permette di considerare questa curva da un'altro punto di vista che ne evidenzia una nuova geometria. Ogni la parabola infatti, la cui equazione può essere sempre scritta nella forma y²=kx, ha al suo interno un punto A, privilegiato, che si trova sull'asse di simmetria (l'asse delle ascisse) a una distanza dal vertice pari alla quarta parte di k (punto che ancora diremo fuoco della parabola) e al suo esterno una retta r perpendicolare all'asse di simmetria e alla stessa distanza di A dal vertice, e i punti della parabola risultano tutti equidistanti da A e da r. La parabola insomma è la linea di equilibrio delle distanze tra un punto e una retta. Anche in questo caso la retta r è chiamata direttrice della parabola. Questa caratteristica permette di impostare una semplice costruzione geometrica realizzabile coi software di geometria dinamica che disegna la parabola come luogo di equidistanza. La seguente figura animata costruisce una parabola in questa maniera
Questa costruzione suggerisce una nuova proprietà della parabola di grandissima utilità nella tecnologia.
Essendo P' sulla parabola dovrebbe essere AP' = P'Q', ma essendo anche sulla bisettrice PL che è l'asse del segmento AQ, dovrebbe essere AP' = P'Q dal che si dedurrebbe che in un triangolo rettangolo l'ipotenusa P'Q è uguale al cateto P'Q' cosa manifestamente assurda.
mentre, in generale, se V =(u,v) sono le coordinate del vertice nel nuovo sistema di coordinate,
abbiamo:
e quindi l'equazione della parabola nel nuovo sistema di riferimento diventa:
che è della forma
dove il coefficiente a (non nullo) è responsabile dell'apertura della parabola e quindi della posizione del fuoco, il coefficiente b dell'ascissa del vertice e il coefficiente c dell'ordinata. Il caso in cui il coefficiente a=1/4p fosse negativo si riduce al precedente cambiando i segni delle ordinate il che significa ribaltare la curva rispetto all'asse delle ascisse. Possiamo allora concludere col seguente enunciato: |
Fonte: http://www.saveriocantone.net/ssis/ssis1s/ghione/coni_circolari_e_loro_sezioni.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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