Dal latino al volgare
Dal latino al volgare
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Dal latino al volgare
Passaggio dal latino al volgare – Rapporto italiano-dialetto
Fase pre-romana
Popoli di stirpe mediterranea (pre-indoeuropei – con aree di occupazione)
- Liguri
- Liguria
- Piemonte
- Valli alpine occidentali
- Parte dell’Emilia
- Retii
- Piceni
- Etruschi
- Toscana
- Umbria
- Parte dell’Emilia
- Alto Lazio
- Parte della Campania
- Sicani (ed Elimi)
- Sicilia Occidentale
- Sardi
- Sardegna
Popoli di stirpe indoeuropea
- Celti
- Venetici
- Osco-umbri
- Greci
- Latini
Passaggio dal latino al volgare
Causa delle differenze tra le lingue neolatine
- Le popolazioni hanno imparato in tempi e luoghi diversi il latino
- Il latino era una lingua viva soggetta alla variabilità. Cambiamenti ed evoluzioni della lingua in 1300 anni.
Latino classico: caratterizzato da flessioni nominali (declinazioni). La funzione di un nome all’interno della frase varia a seconda della desinenza.
Latino volgare: Lingua effettivamente parlate nelle aree soggette alla dominazione romana. Insieme delle varietà d’uso che si sono succedute e alternate (diacroniche, diatopiche, diastratiche, diafasiche)
Cambiamenti operati dal volgare sul latino classico:
- Caduta delle desinenze delle declinazioni
- Nascita degli articoli determinativi
- Maggiore uso delle proposizioni
- Tendenza a concentrare più proposizioni
- Passaggio dalla distinzione tra vocali lunghe e brevi alla distinzione tra vocali aperte e chiuse
Immagine linguistica tra la tarda latinità (IV-V sec.) e l’età carolingia (VIII-IX sec.)
- Latino classico: Lingua scritta, usata da dotti e letterati
- I letterati parlavano un latino diverso da quello classico. Usavano registri diversi e tradivano una coloritura regionale
- L’evoluzione della lingua è influenzata anche dalle invasioni di popoli stranieri
Il toscano
1300 – Dante passa in rassegna i diversi volgari per eleggerne uno come modello letterario. Toscano
1500 – Bembo propone, come lingua letteraria scritta, il fiorentino arcaico e letterario del Trecento. (si comincerà ad avere la distinzione tra lingua scritta e parlata.
1612 – Dopo la sua nascita, l’accademia della Crusca pubblica il primo vocabolario realizzato mediante lo spoglio dei testi di autori fiorentini precedenti il 1400. La lingua viva, censurata, continua ad evolversi.
1700 – La lingua si arricchisce di francesismi. Si giunge ad una tripartizione:
- Lingua parlata (che si evolve)
- Scritto letterario arcaizzante (secondo la dottrina di Bembo)
- Scritto divulgativo, di tipo scientifico, filosofico, tecnico
1800 – Manzoni decide di scrivere un romanzo per una vasta schiera di lettori. Capisce di non poter usare la dottrina imposta da Bembo e decide di scrivere secondo la lingua parlata dagli uomini fiorentini colti, ma Firenze ha perso il suo ruolo centrale e il fiorentino è diventato un dialetto come gli altri.
Dalla proposta di Manzoni nasce un movimento che s’impegna affinché il fiorentino diventi la lingua dello Stato unitario. Sono convinti che l’operazione d’insegnamento sia rapida ma, fino alla prima metà del ‘900 la maggior parte degli italiani resteranno quasi esclusivamente dialettofoni.
L’italiano e il dialetto
Fattori che hanno favorito il passaggio dai dialetti all’italiano (dal 1800 in poi):
- Scuola
- Urbanesimo
- Emigrazione
- Burocrazia
- Esercito
- Stampa
- Cinema, Radio e Televisione
Rapporto tra i due codici (italiano – dialetto):
- Dall’Unità d’Italia fino agli anni ’50: Diglossia (compresenza con distinzione di prestigio)
- Per pochi: bilinguismo (si parla dialetto ma si conosce e si domina anche l’italiano). Era bilingue il ceto della borghesia urbana.
- Per molti: diglossia senza bilinguismo (non si padroneggia l’italiano). Erano diglottici gli strati inferiori
- Dopo gli anni ’50: Bilinguismo (compresenza senza distinzione di prestigio)
- Aree come il Veneto: bilinguismo con diglossia
- In altre aree bilinguismo senza diglossia
- Oggi: Si verifica l’abbandono del dialetto. Non si ha né bilinguismo né diglossia.
I dialetti d’Italia: studi, caratteristiche, minoranze
Gli studi
Fattori presi in considerazione dai dialettologi:
- Interni: fatti fonetici, morfologici. Si utilizzano sistemi di classificazione sia diacronici (processi di mutazione di una lingua) che sincronici (confronti diretti tra stadi simultanei di lingue)
- Esterni: Storici e geomorfici.
ASCOLI: Criteri linguistici interni.
Classificazione diacronica (Latino à Dialetti) e sincronica (Toscano à Dialetti).
Quadripartizione caratterizzata anche geograficamente:
- Dialetti toscani
- Dialetti Provenzali, Francoprovenzali, Ladini (dialetti neolatini non peculiari dell’Italia)
- Dialetti galloitalici e sardi (si distaccano dall’italiano ma non sono esterni all’Italia)
- Veneziano, siciliano, corso e dialetti della terraferma napoletana (con il Toscano formano il sistema dei dialetti neolatini)
MERLO: i condizionamenti del sostrato sono dovuti a fattori fisiologici.
Opera una tripartizione a discriminante etnica:
- Dialetti settentrionali (sostrato celtico)
- Dialetti toscani (sostrato etrusco)
- Dialetti centro-meridionali (sostrato italico)
ROHLFS: Individua una serie di tratti e traccia i confini che separano le aree in cui i tratti sono presenti da quelle in cui sono assenti. Due isoglosse: La Spezia-Rimini e Roma-Ancona.
- Dialetti settentrionali (A Nord della linea La Spezia-Rimini):
- Lenizione delle occlusive sorde intervocaliche
- Sonorizzazione (FRATELLUM > fradèl)
- Spirantizzazione (CAPILLUM > kavèi)
- Dileguo (FRATELLUM > frèl)
- Palatalizzazione di A tonica latina (A > é; CAVARE > gavé)
- Vocali turbate ö, ü
- Uscita in consonante (Caduta delle vocali diverse da -a, -i )
- Caduta delle vocali atone pre- e post- toniche (DENARO > dné)
- Palatalizzazione di -CT-
- -CT- > it
- -CT- > t∫
- Degeminazione consonantica
- Dialetti meridionali (a Sud della linea Roma-Ancona)
- Metafonia (Assimilazione a distanza. Modificazione della vocale tonica nelle parole che in latino terminavano per Ī e Ū)
- Anaptissi vocalica
- Assimilazione (-ND->-nn-, -MB->-mm-)
- Sonorizzazione delle occlusive postnasali (-NK->-ng-, -NT->-nd-)
- Affricazione della fricativa postnasale e post laterale (-NS->-nts-)
- Posposizione in enclisi dell’aggettivo possessivo
PELLEGRINI: Individua per l’italoromanzo cinque sistemi linguistici, ognuno suddiviso in sottovarietà:
- Ladino
- Dialetti Alto-Italiani
- Dialetti Toscani
- Dialetti Centro-meridionali
- Sardo
Dialetti Settentrionali
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Veneto e Istrioto |
Pedemontano |
Lombardo |
Ligure |
Emiliano Romagnolo |
Scempiamento (Degeminazione) -LL-, -PP-, -TT- |
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lenizione (sonorizzazione spirantizzazione dileguo) occlusive sorde |
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palatalizzazione -cl-, -gl- |
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assibilazione affr.prepal>fric.dent k > t∫ g> dg |
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Palatalizzazione -ct- |
NO Assimilazione con Degemin. -CT->-t- |
SI Palatalizzazione
-CT->-jt- |
NO Affricazione Dorsopalatale -CT->t∫ |
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vocali turbate |
NO |
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NO |
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caduta vocali finali ≠-a, -i |
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NO Solo ≠-a |
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Palatalizzazione a tonica > é |
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A > é solo con Infin. 1°coniug; Parole in –arju |
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Solo in sillaba libera |
metafonesi |
NO |
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NO |
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Faucalizzazione: pronuncia arretrata della consonante nasale intervocalica ŋ |
Rotacismo: L>r in posizione intervocalica |
Dialetti liguri in: Sicilia Orientale, Sardegna, Corsica, Piemonte Meridionale, Basilicata |
Vocali tutte chiuse |
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Dittongamento: Ē>ei teila NON si ha se la vocale tonica è seguita da una nasale CATENAM>cadena |
Caduta della nasale davanti a consonante DENTEM>det |
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Caduta delle vocali atone |
Dialetti Toscani
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fiorentino |
toscani occidentali (pisa, lucca, livorno, pistoia) |
varietà senese |
varietà aretino-chianaiole e garfegnine |
mancata metafonesi |
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sistema eptavocalico Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū | \/ | \/ | \/ | i é è a ò ó u |
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Gorgia: (Lenizione, Spirantizzazione, Dileguo) delle occlusive sorde intervocaliche, spesso velari. |
Sonorizzazione della velare intervocalica sorda -k->-g- |
ER atono>ar véndare |
Varietà aretino-chianaiole si avvicinano ai dialetti dell’area mediana. Varietà garfagnine ai dialetti galloitalici d’Emilia |
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Anafonesi: é>i, ó>u derivanti da Ĭ Ŭ Ĭ>é>i, Ŭ>ó>u |
Mancata anaforesi |
Scempiamente di -mm- nella terminazione della 1° pers. Plur. del passato remoto e del condizionale presente in tutte le coniugazioni andamo |
Palatalizzazione di A in sillaba libera nell’infinito di 1° coniugazione a>è
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Terminazione -ente per i participi di 1° coniugazione braccente |
Palatalizzazione in λ nei plurali delle parole che al singolare sono -lo, -llo (aneλ:i) |
Dittongamento Ĕ>jè Ŏ>wò Con ritrazione dell’accento ad Arezzo (ìe, ùo) o monottongazione a Chiana (i,u) |
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Scempiamento -rr- |
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Vocale epentetica re-, ri->ar- |
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Spirantizzazione ts, dz> z (roza) |
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Preposizione A>me A TE > Me te |
Dialetti centro-meridionali
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Area mediana |
Area Meridionale |
||||||
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marche |
umbria |
lazio |
roma |
Abruzzo e molise |
puglia |
basilicata |
campania |
assimilazioni -ld->ll -nd->-nn- -mb->-mm- |
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betacismo |
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palataliz-zazione pl-, bl- |
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posposi-zione possessivo |
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NO Conserva-zione |
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palataliz-zaz. di a |
SI A Grottammare si velarizza A>ò |
Alla palatalizzazione segue la dittongazione E>ei |
NO |
NO |
NO |
Solo in Puglia |
NO |
NO |
metafonesi |
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Intacca tutte le vocali medie |
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NO |
NO |
NO |
NO |
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-a 1°pers. plur. Pres. Ind. vulima |
Dittonghi -je-, -wo- hanno la ritraz. dell’accento (Arezzo) o si monot-tongano (Chiana) |
Passag-gio l>i provocato da Ū LŪNA>iuna |
Apoco-pe degli infiniti |
Frangi- mento (V. Puglia) |
Frangi-mento Creazione di dittonghi spontanei a partire dalle voc.chiuseI,U |
Lenizione occlusive Sorde intervocali-che (V. galloitalici) |
Terminaz. Piena in -u, -o(merid.) o ammuti-mento (settentr) |
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Preposizione me = “da, presso, in” |
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Rotaciz-zaz. di l davanti a conso-nante |
Rotacismo (V. Campania) |
Cacumi-naliz-zazione li>gghi, ll>dd Dial.Mer.Estr |
Anaptissi anche tra vocale e consonante |
Rotacis-mo dentali d>r |
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Infiniti in -a ad Ascoli P. |
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Finali in -u, -i |
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Dialetti Meridionali Estremi
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salento |
calabria |
sicilia |
saldezza vocali finali |
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Convergenza su -i, -u |
posizione presostantivale del possessivo |
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minore azione metafonesi |
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minore assimilazione nd, mb |
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sistema pentavocalico Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū | \ | / \ / \ | / | i é a ò u |
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retroflessione l,r,d,t,n |
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infinitivi dopo i verbi modali (voglio che mangio) |
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uso esclusivo del perfetto |
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Uso esclusivo del passato remoto |
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Palatalizzazione delle labiovelari Qw QUIS>ci, QUEM>ce |
Passaggio FL- Reggio C. FL->sc- Cosenza FL->j |
PL>ci A Modica e Noto |
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STRU>sciu |
Nesso -ll-: cacuminalizzazione nella zona settentrionale (-dd-) Conservazione nella zona centrale Palatalizzazione nella zona centro meridionale |
Retroflessione nesso -ll- |
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Epitesi: aggiunta di un suono o una sillaba alla fine di parole tronche STO>stoche |
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Dialetto Sardo
- Sistema pentavocalico
Ī Ĭ Ē Ĕ Ā Ă Ŏ Ō Ŭ Ū
\ / \ / \ / \ / \ /
i e a o u
- Conservazione delle consonanti finali con aggiunta di vocali paranoiche
- Labializzazione delle labiovelari. kw, gw>b LINGUAM>limba
- Assimilazione della nasale nel nesso -GN->nn LIG-NAM>linna
- Lenizione (sonorizzazione o dileguo) delle sorde intervocaliche
- Retroflessione di -ll-
- Conservazione di PL-, BL-, FL-, CL-, GL- con rafforzamento di l>r
- Articolo determinativo da IPSE
- Futuro = Avere + Verbo.
- Durata dell’azione = Essere + Gerundio (No “stare”)
Dialetti provenzali
- Mancata dittongazione Ĕ, Ŏ, tranne quando la sillaba postonica termina per -i
- Conservazione, non palatalizzazione, della A tonica
- Sonorizzazione delle occlusive sorde intervocaliche
- Conservazione dei gruppi PL-, BL-, FL-, CL-, GL-
- Conservazione della -s finale del plurale nelle parlate non influenzate dal francese
- Terminazione in -o dei sostantivi femminili singolari
- Palatalizzazione di CA>t∫a, GA>dga
- Rafforzamento delle consonanti intervocaliche
Dialetti francoprovenzali
- Palatalizzazione condizionata della A tonica, quando è preceduta da un’articolazione palatale, sia vocalica (e, i, vocali turbate) che consonantica (k, g, ts, dz, t∫, dg, ∫)
I dialetti provenzali e francoprovenzali sono minoranze linguistiche galloromanze
Dialetti ladini e friulani (Retoromanzi)
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parlate ladine centrali (dolomitiche) |
parlate ladine orientali (friulane) |
palatalizzazione ca, ga |
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CA>kja GA>ghja, dgia |
conservazione -s finale |
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Plurale femminile Molte parole maschili 2° pers. Verbale (singolare e plurale) |
conservazione PL-, BL-, FL-, CL-, GL- |
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Dittongazione in sillaba chiusa |
Vocalismo tonico con due serie di vocali distinte per lunghezza |
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Velarizzazione di l davanti a consonante |
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Minoranze linguistiche neolatine e non romanze
Le minoranze linguistiche sono comunità alloglotte, usano parlate diverse da quella maggioritaria o ufficiale. Generalmente sono disposte lungo i confini statali.
Le minoranze linguistiche sono tutelate dalla legge 482 del 15 dicembre 1999.
Minoranze neolatine:
- Francoprovenzali
- Occitane provenzali alpine
- Francesi
- Bilingui con l’italiano
- Bilingui o diglottiche con le precedenti parlate provenzali e francoprovenzali
- Ladine
- Centrali (Dolomitiche)
- Orientali (Friulane)
- Galloitaliche
- Toscane (con tratti emiliani)
- Del Sud (Sicilia e Basilicata)
- Liguri di Sardegna
- Catalane (ad Alghero)
- Sarde
Minoranze non romanze:
- Alemanniche o Walser
- Cimbre (Verona e Vicenza)
- Mochene (Trentino)
- Sud tirolesi
- Bavaro-Austriache
- Pustero Carinziane
- Slovene
- Croate
- Albanesi
- Greche
- Zingare (Sinti e Rom)
- Giudeo-latine (non tutelate dalla legge 482/99)
Geografia linguistica
Geografia linguistica: studia la distribuzione dei fenomeni linguistici nello spazio.
Obiettivo: descrivere il mutamento linguistico e chiarirne modalità e cause.
Carta linguistica: rappresentazione delle forme dialettali che per ogni città o villaggio rappresentano lo stesso concetto.
Carta linguistica sintetica: rappresentazione delle aree occupate da alcuni tipi lessicali di una determinata famiglia (es. italoromanzo) indipendentemente dal loro aspetto fonetico.
ROHLFS: Utilizzando un centinai di carte linguistiche sintetiche ha abbozzato una storia della frantumazione dell’unità latina nelle varie lingue romanze.
La distribuzione nello spazio dei vari sinonimi per denominare uno stesso concetto riflette le fasi della loro successione nel tempo.
BARTOLI: ha formulato 5 norme per stabilire, in un’insieme di termini che indicano lo stesso concetto, quale è il termine più antico.
- L’area culturalmente isolata (isola, montagna) conserva di solito la forma più antica
- Di due fatti linguistici, dei quali uno è documentato in un’area centrale e l’altro nelle due aree laterali, il secondo è il più antico.
JULES GILLIERON: Inaugura la geografia linguistica e si propone di accertare le cause delle innovazioni linguistiche.
Utilizza il metodo della concomitanza geografica, ovvero la sovrapposizione di due aree geografiche coincidenti in cui avviene una convergenza linguistica.
Possibili cause di mutamento di un termine in un’area linguistica:
- Per evitare la polisemia (due diversi significati nello stesso termine) causata dall’omofonia/omonimia, i parlanti hanno fatto ricorso ad una differenziazione lessicale.
- Logoramento fonetico: per evitare che un termine subisca una riduzione fonetica, i parlanti operano delle modificazioni per dare consistenza al termine
- Attività reattiva: è la risposta dei dialetti che si oppongono alle innovazioni linguistiche che vengono dall’esterno e adottano del tutto, o in parte, il termine o il modello fonetico o morfologico del dialetto o della lingua in quel momento predominante nell’area.
- Etimologie popolari: i parlanti reinterpretano i termini che per loro diventano incomprensibili perché derivati da un mutamento (oscuramento della comprensibilità del significato)
KARL JABERG: Allievo di Gillieron. Secondo lui:
- Il conflitto semantico è evitato, in alcune zone, perché due significati occupano due aree geografiche contigue ma che si escludono a vicenda
- Alcuni casi di polisemia possono essere risolti grazie all’opposizione morfologica dei generi
Repertori Linguistici - Italiani regionali
Repertorio linguistico (di una comunità): insieme delle varietà di lingua e di dialetto simultaneamente disponibili ai parlanti della comunità in un certo periodo di tempo.
Il repertorio linguistico medio della comunità italiana comprende le varietà dell’italiano e le varietà dei dialetti.
Elenco delle varietà:
- Italiano standard (e neostandard). Insieme dei tratti linguistici unitari della lingua italiana (coincide con l’italiano descritto e prescritto dalle grammatiche).
Caratteristiche del neostandard:
- Egli, ella, essi à lui, lei, loro
- Il quale à che, cui
- Uso di “ne” (“ne abbiamo parlato”)
- Uso esteso di “che”, anche con funzioni temporali e causali
- Passato remoto à passato prossimo, futuro à presente (“questa estate vado a mare”), scomparsa del trapassato remoto (“dopo che l’ebbi vista)
- Uso della frase scissa (“non è che non ti voglio bene”)
- Uso di “c’è” presentativo (“c’è uno che ti cerca”)
- Uso di parole in precedenza stigmatizzate (“casino”)
- Varietà della lingua, classificate secondo quattro parametri:
- Spazio: varietà diatopiche. Sono connesse alla differenziazione geografica.
- Società: varietà diastratiche. Sono relative all’età, la professione, lo status sociale, il grado d’istruzione dei parlanti.
- Funzione: varietà diafasiche. Sono relative all’argomento, al grado di formalità, alla relazione tra i partecipanti.
- Mezzo: varietà diamesiche. Sono legate al mezzo attraverso il quale si comunica (scritto e parlato)
- Varietà dialettali: parlate non nazionali di uso locale che caratterizzano il panorama linguistico italiano.
Caratteristiche del neostandard:
- Egli, ella, essi à lui, lei, loro
- Il quale à che, cui
- Uso di “ne” (“ne abbiamo parlato”)
- Uso esteso di “che”, anche con funzioni temporali e causali
- Passato remoto à passato prossimo, futuro à presente (“questa estate vado a mare”), scomparsa del trapassato remoto (“dopo che l’ebbi vista)
- Uso della frase scissa (“non è che non ti voglio bene”)
- Uso di “c’è” presentativo (“c’è uno che ti cerca”)
- Uso di parole in precedenza stigmatizzate (“casino”)
Varietà diatopiche dell’italiano: L’italiano parlato si articola in diverse varietà regionali, ciascuna delle quali presenta caratteristiche ricalcate sul dialetto dell’area.
I raggruppamenti principali delle varietà diatopiche di italiano sono analoghi alle famiglie dialettali.
Si distinguono:
- Italiano regionale toscano e romano (sono 2 casi particolari)
- Italiani regionali settentrionali
- Italiani regionali centro meridionali
- Italiani regionali meridionali estremi
- Italiano regionale sardo
Fattori extra-linguistici che caratterizzano l’italiano regionale:
- Grado di informalità
- Anzianità del parlante
- Grado di scolarizzazione (grado basso)
- Grado di condivisione della regionalità degli interlocutori
L’italiano regionale Toscano e Romano
Il toscano parlato si distaccò dalle regole di Bembo per lo scritto e si sviluppò prima di tutti gli altri.
L’italiano romano, anch’esso precedente agli altri italiani regionali, risale al 1500, in seguito allo spopolamento di Roma e al ripopolamento toscano causato dal succedersi di Papi discendenti dai Medici.
Quindi, mentre tutti gli altri italiani nascono e si sviluppano a partire dalla seconda metà del ‘900, il toscano e il romano sono di qualche secolo precedenti.
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italiano regionale toscano |
italiano regionale romano |
opposizione tra vocali aperte e chiuse |
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perdita dell’affricazione nelle palatali tsc e dg |
Sia sorda che Sonora |
Solo la sorda |
gorgia |
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NO |
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Scempiamento -rr- |
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Geminazione di -b- e -g- intervocaliche |
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Rotacismo di -l- |
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Affricazione della sibilante in -rs-, -ls-, -ns- -s- > -ts- |
Italiano regionale settentrionale
- Scempiamento (degeminazione) nell’area galloitalica e in Veneto
- Sonorizzazione di -s- intervocalica (s à z)
- Palatalizzazione di ce, ci e ge, gi (t∫ à ts, dg àdz)
- Sonorizzazione della s sorda (ts à s)
- Depalatalizzazione di ∫à ss (bellessa)
Italiano regionale centro-meridionale
- Assimilazione -nd-, -mb-
- Pronuncia di -ns- in -nts-
- In Molise e Puglia si può sentire l’affricata sonora -nds-
- Palatalizzazione della sibilante davanti a consonante -s-à ∫ (a∫pet:are)
- Rotacismo delle dentali (in Campania)
- Trasformazione dei dittonghi con anticipazione dell’accento jeàìe, woàùo
Italiano regionale meridionale estremo
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italiano regionale salento |
italiano regionale calabria |
italiano regionale sicilia |
cacuminalizzazione della laterale geminata -ll- |
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occlusive sorde à sonore |
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NO |
palatalizzazione s- e cacuminalizzazione -tr- nel nesso str- à ∫tru |
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NO |
leggera aspirazione della dentale sorda tàth |
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NO |
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Geminazione ad inizio di parola o dopo l’articolo |
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Assimilazioni -rb-, -rv-, -rc-, -rg-, -rn- |
Italiano regionale sardo
- Geminazione (rafforzamento sintattico) della consonante iniziale di parola
- Pronuncia semplice, non rafforzata di gn-, sc-
- “Sto scrivendo”à “Sono scrivendo”
Geosinonimi e geoomonimi
I geosinonimi: sono lessemi della lingua italiana che hanno forma diversa e stesso significato ma, a differenza dei sinonimi, hanno una diffusione realmente più limitata.
Per suddividere e classificare i geosinonimi si è operato il confronto con la Toscana e la minore o maggiore “forza” di espansione. Anche se sembra più utile distinguere tra:
- DIALETTISMI: Le forme che sono entrate nell’uso ufficiale tanto da non distinguersi più dal resto del vocabolario (gondola, pizza) e tanto da aver già prodotto estensioni semantiche di tipo metaforico.
- REGIONALISMI: le forme che si fermano all’uso esclusivamente regionale (schiacciata = pizza, in Toscana)
E’ possibile individuare gli indirizzi che possono guidare le differenziazioni tra i geosinonimi:
- Prestigio: il prestigio su base economica fa identificare l’attività economicamente più forte con quella più degna di imporre i propri modelli linguistici (cacioàformaggio)
- Distanza strutturale reale o presunta tra il dialetto che funge da sostrato per il regionalismo e il modello di riferimento generale per la lingua nazionale.
I regionalismi delle aree in cui i dialetti sono strutturalmente più lontani dal toscano (Piemonte, Sicilia, Lombardia, Sardegna) non si estendono oltre i confini regionali, mentre godono di una maggiore fruibilità i lessemi che provengono da fondi dialettali abbastanza vicini alla struttura lessicale del modello toscano.
- Distinzione tra:
- Geosinonimi vitali: legati ad attività o concetti di importanza regionalmente rilevante (“vaccinaro”). I geosinonimi vitali si distinguono in:
- Regionalismi vitali che sono portati ad espandersi arealmente (“panetteria” per “forno”)
- Regionalismi vitali che rimangono specifici della loro area (“avanzare” per “risparmiare”, in Piemonte)
- Geosinonimi desueti: che si dividono a loro volta in:
- Regionalismi desueti per obsolescenza del referente: la forma inter-regionale (es. “bozzolo”) si è imposta senza residui sul termine regionale (es. “bigatto”)
- Regionalismi desueti perché si è imposto un altro geosinonimo (“prosciutto” per “giambone”)
Gli geoomonimi: parole simili dal punto di vista della forma che posseggono significati diversi in diverse aree geografiche. Possono essere distinti in due serie:
- Geoomonimi che hanno origini e storie diverse (es. lea in Piemonte significa “viale alberato [da “allée”], in Veneto significa “fango” [da LAETA(MEN)]).
- Geoomonimi in cui l’origine e la stessa evoluzione semantica è diversa (fregno, in Abruzzo vuol dire “scaltro, abile”, a Roma vuol dire “balordo, sciocco”)
Varietà diastratiche: l’italiano popolare
- Morfologia semplificata
- Semplificazione e riduzione del sistema delle desinenze (caporalo, moglia)
- Regolazione delle forme verbali irregolari (se stasse)
- Poche e sovraestese preposizioni, spesso con cambio di reggenza (ha picchiato a sua moglie)
- “che polivalente: sostituisce congiunzioni e pronomi relativi complessi
- Ridondanza dei pronomi (i suoi genitori di lei)
- Lessico povero e sovraesteso
- Semplificazioni di parole difficili (autobilancia per autoambulanza)
- Uso di parole dal significato generale anziché specifico (le carte per i documenti)
- Abbreviazioni delle parole attraverso l’eliminazione di morfemi finali (spiega[zione])
- Frasi semplici unite per paratassi
- Produzione frequente di anacoluti
- Uso di frasi nominali con ellissi della copula
- Uso di numerosi segnali di articolazione (dico, cioè, senti)
Anche l’età è una variabile diastratica: i giovani tendono ad usare neologismi, le forme diffuse dalla TV o dalla metropoli più vicina, mentre gli anziani tendo a usare forme più arcaiche.
Le varietà diafasiche: registri e sottocodici
I registri: a seconda della situazione, ogni parlante seleziona la varietà d’italiano che ritiene più adeguata al grado di formalità della situazione e ai suoi rapporti con l’intelocutore.
I registri sono le varietà della lingua dipendenti dalla situazione. Si hanno il registro formale e l’informale.
Sottocodici: sono le lingue speciali, che si riferisco ad ogni attività o dominio che utilizza parole e costrutti specifici.
fonte: http://www.marforio.org/appunti/appunti_dnl/Dialettologia-Corsogenerale.doc
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