Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo

 

 

 

Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo

 

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Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo

Riassunto Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo: aspetti pedagogici e didattici  di A. Agosti

 

Capitolo 1: Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo tra pedagogia e didattica

Gruppo di lavoro : gruppo particolare, che contiene (contenente).
+ tenere conto delle discipline collegate sociologia, psicologia, antropologia, pedagogia, che continuano a interessarsi del gruppo in situazione di apprendimento-insegnamento.
Stare in gruppo, cercare il gruppo fanno parte fanno parte della normale vita quotidiana, infatti la maggior parte dei nostri giorni sono trascorsi in contatto con un gruppo, ciò porta a sottovalutare la complessità del gruppo e delle sue differenti manifestazioni. 
Nel settore della didattica un buon leader o formatore per costruirsi una professionalità armonica deve saper confrontarsi con differenti prospettive disciplinari, comprendendo il gruppo nella sua pluralità. Il gruppo di lavoro e il lavoro di gruppo si costruiscono come realtà da considerare nei termini di una problematizzazione destinata all’inesauribilità. Le diverse discipline aiutano sul gruppo di lavoro e sul lavoro di gruppo va sempre considerato un oltre superando le standardizzazioni che sostengono che una volta acquisito il meccanismo del gruppo siano poi facili da gestire (utilizzo del lavoro di gruppo nella psicologia del lavoro e delle organizzazioni).
Brainstorminig: fare emergere espressioni, pensieri, concezioni, saperi intorno al gruppo di lavoro di gruppo per esprimere la propria idea per poi lavorare in modo clinico, con attività di gruppo  con persone con vissuti simili.
Il gruppo di lavoro rappresenta una realtà + specifica rispetto al gruppo caratterizzato dal lavoro come elemento di coesione. Nel gruppo di lavoro e nel lavoro di gruppo si trovano enfatizzate le dimensioni della sfida e dell’avventura e si configura come un campo di dinamiche, di evenienze e di sviluppo possibili dove fondamentale è un controllo e monitoraggio che si traducono in una riorientamento nell’organizzazione del gruppo stesso.
Il gruppo di lavoro e il lavoro di gruppo costituiscono luogo e spazio di rispecchiamento, di gioco, di conflitto e cura reciproca. È all’interno del gruppo che l’individuo costruisce la sua identità e ha modo di mostrare la sua originalità e ed esercitare la sua autonomia, è nel gruppo che lo stesso sogg può ritrovarsi ostacolato nelle sue istanze.
Vita di gruppo: vita associata che rappresenta un occasione di crescita ma anche regressione. La psicologia sostiene che ogni mete umana si evolve a contatto con gli altri. Il vivere in gruppo e le relazioni che segono permettono cambiamenti e trasformazioni, nel gruppo infatti il soggetto ha possibilità di trasformarsi  per sua stessa volontà o essere indotto dall’esterno; non sempre tali spinte sono a suo vantaggio sebbene contribuiscono  creare un campo di possibilità di scelta.
Atteggiamento dialettico: proporre le proprie idee e ragioni o revisionarle.
Setting (ambiente organizzato in modo adatto per gli studenti per fare ricerca: cornice tecnico-organizzativa; sistema d’ipotesi; set organizzativo). L’educazione cambia nei vari contesti.
Il lavoro di gruppo permette di verificare le proprie esperienze e competenze ma anche delle capacità di relazione e comunicazione con gli altri. All’interno del gruppo è possibile dialogare anche in modi accesi a aspri diventando anche luogo di disvelamento dei schemi mentali, preoccupazioni, pregiudizi, lacune, incompetenze relazionali, ma anche di disvelamento positivo.
Modello Johsri Window ( vedi pag 27)
All’interno del gruppo il soggetto può anche fare esperienza di piccole morti simboliche del sé e di rinascite, per questo il lavoro di gruppo può essere faticoso e impegnativo. Ciò di cui si ha normalmente paura è di fare brutta figura, e ciò poterebbe portare al mutismo e alla rinuncia di mettersi in gioco soprattutto in gruppi nel quale si ha paura.
Il gruppo corrisponde a determinati bisogni specifici di ogni singolo individuo come anche la relazionalità diventa uno strumento che ha a che fare con questa serie di bisogni ( costruzione della propria identità, apprezzamento senso di appartenenza e sicurezze, arginamento della solitudine..). Ma la frequentazione e la permanenza in un gruppo investono anche altre componenti da non dimenticare (es dimensione estetica, motivazione, riflessività, progettualità e intenzionalità).
Didattica: si occupa dell’insegnamento e i suoi ingredienti sono costituiti dagli obbiettivi, contenuti, metodi e valutazioni. Notiamo da questa definizione che i sogg destinatari dell’azione didattica rimangono nell’ombra caratterizzati da una trasferibilità di conoscenze e metodologie predefinite, si crea una confusione tra metodologie (intese solo come tecniche per far apprendere + velocemente), obiettivi-contenuti ( i secondi vanno fatti coincidere con i primi), valutazioni (intese spesso solo come il voto) . Sono visibili problemi di semplificazione riguardo a una disciplina complessa.
In un primo luogo si può prendere in considerazione la pedagogia come campo di orientamento per il lavoro didattico apprezzando i diversi modelli, scuole e indirizzi in particolare 3 filoni ( psicoanalitico orientato ai fini e ai valori, problematicistica come campo del possibile, e fenomenologico attento a rimanere aderente ai sogg in educazione e in formazione e alle loro istanze. Anche la didattica ha messo a punto (modelli derivanti o no dalla pedagogia) messi a punto dalla metodologia, dai setting formativi, dai curriculi prestando attenzione agli obiettivi formativi e affettivi; importante non fossilizzarsi su un unico modello che condurrebbe alla deriva.
Didattica/lavoro di gruppo: il gruppo può trarre suggerimenti teorici e pratici dalla didattica, infatti il ruolo del formatore o leader in un gruppo è per così dire contigua a quella dell’insegnate nel gruppo classe, in oltre il gruppo di lavoro e il lavoro di gruppo si configurano come luoghi e tempi dell’apprendimento, di trasmissione di contenuti, di costruzione di conoscenze, di formazione ed educazione. Come nell’azione didattica il gruppo è caratterizzato dal perseguimento di obiettivi, la scelta di contenuti e metodologie, di pratiche e tecniche e momenti di valutazione. Le sovrapposizioni tra didattica e lavoro di gruppo sono innumerevoli.
Schwatz e la didattica attiva ( pag 36-40).

 

 

 

 

 

 

Capitolo 2 : la pratica dell’osservazione, dell’analisi e della riflessività nel lavoro di gruppo

Riflessività: parola detta e scritta in modi e tempi diversi forme organizzative a seconda del significato che deve assumere nel singolo momento riflessivo. Succede che nella prassi lavorativa si possa concentrare e spendere energie solo nel fare (tendenza all’azione che portano risultati tangibili e visibili) ma se l’azione non sorretta dalla riflessione , usando una metafora di risultare ceca. È la riflessione che permette di arrivare alla valutazione dell’ azione e alla decisione se tale azione è proceduta secondo obiettivi pertinenti a un progetto oppure a una filosofia o invece se ne sia allontanata per approdare a configurazioni opposte a quelle programmatiche. L’agire autonomo rispetto al pensiero è un agire senza orizzonte e punti di riferimento, non valutabile (tranne minore o maggiore convenienza, efficienza o economia perdendo di vista una prospettiva valoriale pedagogicamente orientata). L’attività riflessiva di un gruppo su se stessa può risultare faticosa e non gradevole, soprattutto qnd essa conduce ad individuare fallimenti, disattenzioni e disfunzioni, eppure essa è capace anche di restituire ai suoi membri una consapevolezza autentica (riconoscimento limiti, elementi positivi e possibilità assicuri ciò che senza di essa il gruppo e il singolo non possono lavorare con fiduciosa e coraggiosa franchezza).
Sono 2 fondamentalmente gli obiettivi che si possono perseguire attraverso l’attività riflessiva: - considerazione critica e sistematica del lavoro svolto, - consentire al gruppo e al singolo di potersi vedere in modo distanziato dal gruppo, rispetto alla sua strutturazione e  funzionamento dal singolo rispetto alla sua collocazione e condizione nel gruppo. Per qnt riguarda il primo aspetto la riflessione deve ricondurre l’attenzione verso la mission per verificare se le procedure adottate sn pertinenti e hanno condotto a risultati o è accaduto che siano andate fuori dalle righe cercandone le motivazioni. Il carattere euristico del pensare riflessivo può aiutare a individuare gli errori ma anche gli elementi di divergenza rispetto ad una progettualità pregressa che valga la pena di considerare come interessanti. Non è detto che un inversione di rotta siano necessariamente da valutare negativamente, può essere che il gruppo abbia proceduto a un modifica intuitiva del percorso rispetto al progetto, ma così tale cambiamento diventare elemento di consapevolezza per rendere condiviso il motivo del cambiamento per assumerlo come nuova opzione. Il pensare riflessivo sul gruppo di lavoro e lavoro di gruppo è utile che coinvolga gli attori interessati, diventa strategico che le rappresentazioni prodotte vengano esplicitate come scambio tra gli autori. Varie sono le forme di tale scambio. Al lavoro di riflessioni devono spettare momenti corali e individuali . Coperative learnig (differenza sulle competenze, valorizzazione delle funzioni dei componenti di un gruppo, la ripartizione dei compiti, si comprende come uno dei passaggi fondamentali riguarda la considerazione della produzione di ogni singolo membro come risultati o apporti, problematiche e aspetti positivi. Si tratta di uno stile che fa della verifica individuale uno dei punti di forza per un lavoro di gruppo efficiente). Nel lavoro di gruppo il pensare riflessivo dovrebbe permettere anche una valutazione successiva sul singolo e sul suo impegno (rispetto compiti, se, obiettivi e altri). Il lavoro di gruppo assicura una certa dose di felicità o serenità
Le tecniche: -Il diario di bordo: scrittura sistematica, personale, volata a fissare sulla carta la maggior quantità di osservazioni relativa ai singoli interventi e soggetti. Diventa una pratica faticosa soprattutto se svolta giorno per giorno, è una disciplina da imparare. Attraverso la scrittura però è possibile riconsiderare eventi cognitivi e affettivi, tenendo in considerazione i passaggi cruciali (positivi e negativi) creando le premesse visibili e consultabili per riconsiderare le variabili che hanno in alcuni casi ostacolato l’intervento educativo. La scrittura permette in oltre di creare uno strumento di sapere derivante dall’esperienza diretta costruendo un sapere dall’azione e sull’azione capace di influire l’agire successivo.
-Questionario di valutazione: detto anche questionario per la rivelazione della qualità o questionario di gradimento. Si tratta di una serie di item nei quali è richiesto di dare una valutazione attraverso una scala numerica in progressione o alcuni avverbi qualificanti. Anche tali strumenti sono in grado di innescare dinamiche di ripensamento ( diverso per profondità rispetto al diario di bordo).
-Griglie di osservazione: che contengono una serie di descrittori finalizzati a consentire di misurare il livello e l’efficacia in termini di partecipazione dei membri del gruppo (si pensa siano + utili in sede di creazione anche se permettono in seguito una discussione).
Gli strumenti del pensare riflessivo sul gruppo di lavoro devono consentire l’analisi puntuale di momenti e passaggi critici ma anche il senso positivo ovvero di quelli felicemente produttivi. Questo consentirebbe il ritorno al una ricomposizione e ricostruzione non solo del singolo momento ma nell’agire nel suo complesso.
-Film, registrazioni, video
-Metafora : la metafora può essere impiegata nel lavoro di gruppo come strumento per produrre pensiero es costruzione di metafore in forma di scrittura e disegno per indicare la propria istituzione, il funzionamento, organizzazione. La produzione di metafora permette una riflessione proficua ( uguaglianze e differenze nel gruppo) e una ristrutturazione personale e di gruppo a livello cognitivo e affettivo. La metafora fa uscire idee, sentimenti, rappresentazioni che altrimenti rimarrebbero occulte, opera come semplificazione, riconoscimento, e superamento della complessità delle situazioni o dei problemi non ha quindi un ruolo assoluto. Permettendo l’utilizzo a livello estetico di un linguaggio poetico, e la semplificazione ironica e ludica di situazioni particolarmente problematiche.
- simboli: anche nel gruppo la dimensione ludica e del gioco diventa fondamentale. (Pag 52-55)
- osservazione (funzione strategica): L’osservazione nel lavoro di gruppo svolge un ruolo fondamentale sia sul piano del significato sia sul piano del senso. All’interno del gruppo ogni singolo componente può essere chiamato per svolgere l’osservazione, la cristallizzazione di tale ruolo potrebbe ostacolare la capacità di ogni singolo soggetto di auto-osservarsi, si va quindi creando un osservazione a rotazione che va a intervenire anche sul empawerment del singolo.
L’osservazione svolge una funzione strategica che trova la sua giustificazione anche sul piano pedagogico in quanto guida alla rigorosità, alla ricerca della misura, nell’agire individuale e di gruppo, cercando una partecipazione allargata alimentata dall’interdipendenza positiva che assicuri efficacia, produttività ma anche valorizzazione autentica delle doti professionali del singolo appartenente al gruppo.
Breafing e debrafing nell’analisi del lavoro di gruppo : il Breafing è alla base di un lavoro di gruppo in cui si cerca di specificare e di assicurare concordare tutti gli elementi specifici di un progetto. Originalmente applicato in ambito giornalistico era bastato su 5 termini (chi, cosa, dove, perché e come si deve agire, strategie, motivazioni ecc). Nell’ambito di gruppo viene spesso proposto dal committente ma dovrebbe suggerire una fase di negoziazione.
Il debreafing si  costituisce invece del riesame del progetto di lavoro, ma più spesso inteso come rassegna di elementi di agire del gruppo sotto la guida di un leader (inventario veloce di ciò che è avvenuto in un determinato passaggio operativo). Si tratta di un dispositivo che nn mira alla profondità di pensiero ma alla raccolta rapida di impressioni e rilevazione che servono a fissare alcuni punti per una riflessione futura. Diventa una sbobinatura orale degli eventi, problematiche, rassegna di puntualizzazioni, svolge anche una funzione distensiva ovvero distanziamento emotivo riguardo alle problematiche individuate. A fronte della superiorità ha il vantaggio della spontaneità e immediatezza per un lavoro quanto + possibile trasparente nei rapporti tra i soggetti interessati.

 

 

Capitolo 3 Il leader e la leadership

( + vedi pag 45, 52-55)
Può essere considerata una dimensione fortemente interrelata con gli altri componenti e con il contesto. Con il termine leadership invece si intende l’insieme delle qualità e funzioni che un tempo si ritenevano alla base di un'unica figura di partenza appunto il leader, ovvi invece viene considerata una capacità complessa di gestione del lavoro di gruppo (risultato di ogni membro del gruppo). Appariva forviante che solo il leader fosse in grado di determinare la qualità del gruppo, come è errato pensare che un gruppo di lavoro non possa funzionare senza un leader adeguato pur avendo membri impegnati e capaci. Si potrebbe dire che è un meritarsi a vicenda. Si inizia da un idea di leader e leadership che si costituiscano graduatamene all’interno del gruppo, il lavoro di gruppo diventa luogo e tempo della pratica e dello sviluppo. Si parla logicamente di una leadership il + possibile aperta e condivisa intendendo che il leader deve si esercitare il suo ruolo ma consentire un influenza reciproca anche con i membri del gruppo, interdipendenza positiva: percezione del valore che ciascuno ha di se stesso e dell’unità che la sua presenza può rappresentare nel gruppo. Leadership diventa allora ricerca di strategie, condivisione di responsabilità, volontà di collaborare, distribuzione della magistralità, riconoscimento e valorizzazione delle doti e dei talenti, interpretando la leadership come un insieme di funzioni di compiti (nel suo significato di compimento, di tensione verso una pienezza che chiede progettualità e impegno). È chiaro che non esistono ricette preconfezionate.
Leader: maestro, conduttore con compiti specifici, ma deve collaborare anche con gli altri membri: compartecipazione democratica che attenui la tendenza all’accentramento dei poteri nelle mani di un solo. Coordinatore, opera in situazioni precarie, impreviste. Non deve essere un significato rigido e chiuso di qst termine ma deve avvenire una continua rimessa in discussione, va ripensato in relazione ai cambiamenti a livello organizzativo, ai mutamenti che tale attore intende promuovere, è preferibile quindi costruire un discorso provvisorio. Importante è l’associazione del leader alle istanze del cambiamento.
Anche parlando del leader è utile lavorare attorno a metafore. Per molti tali metafore esalteranno le sue doti, anello centrale della catena, ape regina, bilancia, boss, braccia, bussola, collante, faraone, guida  ecc alcuni compiti che emergono da tali metafore vanno presi in considerazione: visione ampia, lungimiranza, equilibrio, forza d’animo, fisicità, orientamento, promuovere coesione, coraggio, capacità i costruire, promozione di idee, ma bisogna ricordare che il leader è umano e quindi può errare. La metafora del leader al padre sembra utile per comprenderne l’autorità, e adulto generativo (concetto eriksoniano, adulto autoassorbente, padre deòl gruppo e di se stesso, capace di perdonare e perdonarsi, ammirato, equilibrato ecc) come anche la metafora del vento che solleva l’aquilone .
Leader non si nasce piuttosto si diventa (impegno), deve dimostrare coraggio e non essere restio di fonte alle difficoltà, fermo, tempestivo, saper imporsi anche in una discussione di gruppo e farsi ascoltare, esprimere direttamente la sua opinione per sciogliere il ghiaccio nella discussione di gruppo e aprire il dialogo sbloccando quindi momenti di stasi dando stimoli, deve mostrarsi attento, dimostrativo e motivante.  Sebbene esso ricopre all’interno del gruppo un ruolo specifico esso non deve essere separato del gruppo, è membro anche esso del gruppo anche se molte volte emerge il tema della solitudine, il leader si trova ad agire da solo, egli non può sottrarsi alla solitudine ma può manipolarla e strumentalizzarla verso gli altri raggiungendo una posizione di neutralità. Per realizzare uno stile autorevole e interattivo il leader deve dimostrare di poter entrare in contatto con ogni singolo, interessandosi e incontrando tutti stimola la collaborazione e la partecipazione attiva. Tanto + il leader è in grado di gestire le proprie emozioni e governare i propri bisogni + è in grado di promuovere relazioni umane autentiche favorendo un clima di vicinanza. Fondamentale è anche una capacità autocritica, di mettersi in discussione, aprirsi e sottoporsi al confronto altrui, accettando critiche, lavorando con autorevolezza. Tale capacità dovrebbe essere propria di ogni membro del gruppo, se è carente sarà il leader a guidare tali soggetti sbloccandoli e portandoli verso l’autocritica . L’attenzione per la critica rende il sogg + tranquillo, - aggressivo ecc. Il leader deve in oltre essere elegante, delicato, cortese, gentile, sensibile, umoristico e ironico (ironia costruttiva su se e gli altri), al leader si richiede di saper gestire le dinamiche che si sviluppano del gruppo in modo da renderle costruttive, tali elementi sono basilari per un operosità seria, rigorosa e ed educativa.
Il leader deve prestare attenzione: per le rappresentazioni e i valori dei suoi collaboratori, verso tutti i componenti del gruppo del lavoro comunicandogli in modo autentico la propria stima, il valore e la dignità del soggetto con cui parla, evitando giudizi, comprensione nell’accogliere opinioni, pareri, aspettative e bisogni, quindi attenzione verso gli obiettivi del lavoro stesso e verso le persone che collaborano con lui ecc basilare è quindi l’attenzione del leader per il gruppo, a cui deve comunicare la propria disponibilità a comprendere dei membri cercando di soddisfarli( conoscenza reciproca). Ciò permette al leader di comprendere le situazioni complesse all’interno del gruppo cercando di prevenire conflitti e tensioni, bastano momenti assegnati per la conoscenza reciproca, il saluto, l’ascolto a far si che i membri si sentano riconosciuti, confortati e sostenuti.
Il leader opera per il cambiamento e si qualifica come formatore , ha un ruolo di guida verso gli altri e verso se stesso, ciò significa una concretizzazione e messa in pratica degli atteggiamenti e componenti specifici, fondamentale è un progetto con obiettivi specifici, metodologie e strumenti. Il fine è il raggiungimento di un clima di collaborazione e favorevoli, fin dall’inizio quindi il leader deve dare la possibilità a ogni singolo di esprimere idee e proposte presupponendo un clima di reciprocità e collaborazione, permettendo a tutti i membri di far parte del flusso comunicativo e informativo.
Informazione: raccolta delle informazioni durante il lavoro di gruppo (verbalizzatone) e raccolta del materiale formativo da usare nell’attività. Importante appare ancora una volta l’istanza del rispetto tutelando l’accesso alle informazioni da parte di tutti i membri.
Il leader ha il compito di facilitare lo scambio dialettico tra i membri del gruppo, ciò significa sollecitarli a esprimere idee, punti di vista mantenendo l’atteggiamento opportuno del suo ruolo (non giudicare, portare sempre rispetto, mostrare interesse autentico, attenzione, ascoltare, rimanere in silenzio rispettando il gruppo sono elementi essenziali anche per la partecipazione. ). Essere leader (democratici e rispettosi) non è una cosa semplice.
Il leader ha anche il compito di interpretare e comprendere gli obiettivi del lavoro di gruppo condividendoli anche con l’intero gruppo, escludendo il gruppo da tale compito si rischierebbe di creare un clima lavorativo poco partecipante e scarsamente motivante. Gli obiettivi devono quindi essere tanto chiari al leader (membro cmq del gruppo) quanto chiari al gruppo.  La via migliore sembra essere l’analisi, la comprensione e la formulazione delle consegne da parte del leader per poi passare alla verifica del gruppo.  Riguardo alle competenze sembra accadere la stessa cosa il leader attua un lavoro preventivo sulle competenze che occorrono per lo svolgimento dei compiti e la risoluzione dei problemi per poi passare a discuterne con il gruppo (valutazione e autovalutazione).
Riguardo alla distribuzione del potere non vi è equità nel gruppo vi sarà sempre una distribuzione ineguale chi cerca di influenzare gli altri, sta al leader riconoscere coloro che esercitano pressione stimolando il gruppo alla compartecipazione e corresponsabilizzazione. Il leader deve in oltre analizzare il suo stesso comportamento esaminando se il suo modo rinforza un eguale distribuzione degli status o se egli facilita la partecipazione di alcuni.
Delega: ispirata alla partnership dove il leader e il gruppo abbiano ben chiari il riconoscimento e la valorizzazione delle competenze del team. A molti compiti (programmazione, gestione, e verifica delle attività) tutto il gruppo è chiamato a rispondere, la delega viene fatta dal leader verso il gruppo intero o alcuni membri con determinate caratteristiche anche se tale ha un ruolo dal punto di vista negativo disgregante nel gruppo e alimenta la competitività, ma dal punto di vista positivo potenzia l’atmosfera di accettazione, di considerazione reciproca, crea uno sfondo di solidarietà  sentito dal gruppo o dai soggetti ai quali è consentito di condividere l’autorità e atto di fiducia.
Mediazione: contenimento e ridimensionamento dei contrasti da parte del leader che opera una gestione dei conflitti, degli scontri, dei dissidi, astiosi e violenti. Il leader deve riportare l’armonia nel gruppo creando un clima collaborativi e relazionale positivo e armonico. La funzione di mediazione parte dal leader può essere esercitata sull’intero gruppo o su singoli, in casi particolari il leader può chiedere la collaborazione del gruppo creando una leadership allargata.
Negoziazione ( arte del compromesso, insieme di capacità e competenze fini, raffinate ed elegati): tra le idee e le posizioni rappresentate ed espresse dai membri del gruppo si costituisce come direttrice portante del il lavoro di gruppo. Essa presuppone la capacità di conciliazione tra la motivazione e le spinte emozionali dettare  dalle emozioni o dalla ragione. La negoziazione è resa possibile da un atteggiamento relativista che non implica l’abbandono delle proprie consapevolezze e posizioni ma la consapevolezza che queste possono essere perfezionabili. Non è una capacità facile ma è una questione di equilibrio e maturità, infatti la mediazione dovrebbe essere vissuta come valore e imperativo etico. La negoziazione non deve essere solo un abilità  del leader ma di tutto il gruppo, il laeder ha il ruolo di favorire una gestione allargata, supportare e incoraggiare persone che si trovino in una situazione contrastante e permettergli di trovare soluzioni alternative.                                                                                              
L’ascolto: componente di assoluta rilevanza nel lavoro di gruppo, è un momento di fondazione e reciproca costruzione esistenziale in ogni momento della vita umana. Ascoltare una persona è innanzitutto una manifestazione di profondo rispetto verso di lui, significa riconoscerla, accoglierla, dargli spazio di presentarsi e rappresentarsi. L’ascolto autentico diventa un atteggiamento di costante attenzione verso l’atro, di cura e premura. L’ascolto attivo (Rogers) si caratterizza del concetto di empatia porsi dal punto di vista dell’interlocutore, riducendo la propria soggettività, rendendosi disponibile ad accogliere, facendo tacere i propri pregiudizi. Il soggetto che svolge un ascolto attivo deve innanzitutto evitare un atteggiamento tendenzioso e indagatorio, evitando generalizzazioni e prendere le distanze da un atteggiamento interpretativo.
Importanza del silenzio: può avere diversi significati : conferma (silenzio come curiosità, attesa, disponibilità, appartenenza ecc) o disconferma (noia, disinteresse, rifiuto ecc) tali devono essere analizzati dal leader e da tutti i componenti del gruppo di lavoro. Il silenzio serve al leader per riaffermare il suo ruolo, per chiedere di essere ascoltato. Appare come una componente fonda,mentale del dialogo non si deve cadere nell’errore che il mancato silenzio sia indice di buona comunicazione, potrebbe significare che non vi è ascolto. Rinunciare al silenzio significa limitare la libertà di espressione degli altri e dimostrare una violenza potenza autoritaria e negatrice della possibilità di avere apporto creativo dall’esterno. Il silenzio ha valore anche in termini di reciprocità di scelta ecc
Funzione riepilogativa: alla fine di ogni lavoro di gruppo è basilare che il leader riassuma le questioni emerse, i problemi, e le soluzioni.
Il leader è custode del tempo, il corretto utilizzo va salvaguardato all’interno di ogni attività.
Sbagli da evitare: praticare operazioni di costruzione e forzature (obbligare a..), non considerare la categoria della differenza virtuosa (nn operare differenze), assumere atteggiamenti sproporzionati di superiorità e accentramento ( imposizione rigida, imporre il proprio parere, aggressività ecc), favorire fughe, dispersioni, ecc, non controllare la creazione di sottogruppi ecc

 

 

Capitolo 4 : il gruppo di lavoro e il lavoro di gruppo aspetti organizzativi, metodologici e didattici

3 fasi del gruppo di lavoro: istituzione del gruppo di lavoro; insediamento e conoscenza reciproca di tutti i membri ; interazione del gruppo.
Nella prima fase vanno tutelati 2 requisiti: rappresentatività di ciascun membro rispetto alle varie categorie e componenti del contesto organizzativo e le sue componenti specifiche.  La costruzione del gruppo di lavoro è una fase strategica sia dal punto di vista degli equilibri da mantenere, dal punto di vista della democrazia, sia dal punto di vista dell’auspicata efficienza degli obiettivi che il gruppo si è prefissato. Tale prima fase è basilare dal punto di vista organizzativo. Il secondo momento è determinato dalla prima riunione del gruppo stesso che avviene in un luogo rappresentativo dal punto di vista simbolico. La fase insediativa segna l’inizio ufficiale delle attività del gruppo di lavoro. Anche tale fase ha un suo significato preciso e una sua importanza. Sarà il leader a dare il primo segnale di riconoscimento, conferma, rispetto ai suoi collaboratori. Sicuramente è il terzo momento quello + significativo: la presentazione e conoscenza reciproca dei suoi componenti attraverso una comunicazione le cui parole e espressioni vengono ascoltate e raccolte grazie a un’attenzione vigile ( ciò impedisce quei momenti di silenzio tipici in un gruppo senza leader). Il soggetto ha modo di descriversi (nome, posizione lavorativa ecc) creando la base per le attività del gruppo successive. I membri discuto delle loro esperienze pregresse dei loro vissuti creando un antidoto contro i rischi di omologazione e omogeneizzazione che spesso il lavoro di gruppo comporta.
Riasseto del gruppo: riesame analitico delle competenze presenti nel gruppo per mantenere e ricreare una posizione ogni qual volta il gruppo si trovi di fronte a problemi da risolvere o altre occasioni. I soggetti si sentono riconosciuti in quanto collocati al posto giusto nel gruppo.
La ripartizione dei compiti consente la distribuzione dei compiti in base alle competenze, nel gruppo tutti svolgono equamente le attività senza che si creano sbilanciamenti tra i membri. La condivisione dei compiti molto spesso è ostacolata dalla non conoscenza dei compiti altrui.
Per quanto riguarda i ruoli bisogna distinguere tra quelli che tendono a esercitare naturalmente alcuni componenti (es ruolo di leader) e i ruoli che invece possono essere individuati, specificati e assegnati ai vari componenti del gruppo.
Una tra le frasi cruciali del lavoro di gruppo è l’individuazione, chiarificazione, interpretazione  delle funzioni e (compiti continuativi) degli obiettivi (compiti contingenti), non sempre avviene la formulazione.
Conflitto = ne esistono 2 tipi uno si genera come conseguenza delle paure, delle frustrazioni derivanti dall’immagine di se e dalla proprie competenze, l’altro ha origine direttamente dai contenuti, dalle idee del gruppo hanno ricadute anche sui sentimenti e sulla dimensione interpersonale  ma sono caratterizzati da oggettività. Comprendiamo l’importanza di capire il significato di ogni momento di conflitto per valutarne la convertibilità in qualcosa di utile (da problema a risorsa). Il conflitto va considerato come un momento di passaggio che fa progredire sia sul piano interpersonale, sia sul piano del raggiungimento degli obiettivi, diventando un momento di crescita personale e di gruppo.
Il tempo è fondamentale nel lavoro di gruppo: abbiamo già detto che il leader e il gruppo lo custodiscono, si danno dei tempi per la gestione e per le attività. Per quanto riguarda lo spazio e il luogo cioè l’ubicazione dove tenere le riunioni, spesso sono gli stessi ma sarebbe importante variare in quanto anche il contesto geografico e l’ambiente giocano un ruolo fondamentale: devono essere adeguati, capienti, organizzato, dignitoso ecc.
Interpretazione delle dinamiche di gruppo pag 110-111
Valutazione del gruppo: ruolo strategico, si assume piena responsabilità verso i compiti, la formazione e gli altri. 2 tipi qualitativa (x valutare la qualità delle relazioni dei processi delle procedure) e quantitativa (x valutare il raggiungimento degli obiettivi attraverso test, scale, tabelle, che permettono di esprimere matematicamente il grado di raggiungimento degli obiettivi ecc).  Il fallimento del gruppo di lavoro pag 112-113
Capitolo 5 Metodi, tecniche e pratiche del lavoro di gruppo

Tecnica: insieme di norme, criteri, relativi a un determinata pratica. Le tecniche a volte sembrano dare l’illusione di poter risolvere qualsiasi problema all’interno del gruppo. Ma ancorarsi solo alle tecniche si rivela limitante, diventano pericolose quando vengono pensate solamente in rapporto ai risultati agli obbiettivi e non in rapporto ai processi, alle dinamiche ecc
Metodologia: spesso collegata al termine metodo, in quanto indicherebbe competenza d’azione derivante da un insieme di metodi dai quali il formatore abbai saputo ricavare, selezionare una serie di dispositivi e di procedure atti a renderlo padrone e capace di applicare una determinata metodologia.
Pratiche: Si tratta delle valutazione e condivisione di esperienze da parte di chi si trovi a risolvere problemi con chi si è già trovato nella medesima situazione lo scopo è individuare una prassi efficace. Sempre + spesso si parla di buone pratiche: che comporta di prestare attenzione ai processi, alle metodologie, considerare criticamente le tecniche non solo in vista di obiettivi, facendosi guidare dall’esperienza considerando ciò che può essere ritenuto valido e non.
Comunicazione frontale: modello della lezione tradizionale con lo scopo di formare e istruire, molti sono gli aspetti positivi (strumento idoneo per il trasferimento veloce di contenuti, possibilità di colmare lacune, possibilità di accendere curiosità e interesse, coinvolgimento ecc) e negativi (eccessiva attenzione verso i contenuti, attenzione verso i compiti e non verso i processi, potere dall’alto e gruppo subordinato, scarsa attenzione alla verifica dei contenuti e degli apprendimenti, forte strutturazione e organizzazione dei contenuti ecc) .
Brainstorming: tecnica particolarmente efficace sul piano della produzione di idee e del grado di coinvolgimento e di soddisfazione dei partecipanti. In italiano è tradotto come tempesta fra cervelli, è una tecnica che si basa sul lavoro di gruppo non strutturato rigidamente in quanto fa leva su ciò che ognuno può dare come contributo alla discussione, viene posto un problema che si intende risolvere. Fondamentale all’interno del gruppo un ascolto attivo e non giudicante, quindi basilare è evitare la valutazione e il giudizio (Rogers sostiene che il giudizio provoca condizionamento che ostacola la comunicazione libera) stimolando invece una posizione critica verso se e gli altri. Il b. privilegia la produzione di molte idee, soluzioni alternative particolarmente efficace in un gruppo favorevole. Il leader durante il b. deve fare appello alla libera immaginazione da parte di ciascuno senza occuparsi in modo della forma espositiva o gestuale delle proprie idee ma occuparsi della qualità. Durante il b. basilare è un clima di serenità , silenzio, impegno, ordine, rispetto dei tempi altri, ascolto attento, creando un lavoro libero e spontaneo con idee di qualità collegate durante la discussione, senza valutazioni o giudizi, tali idee verranno poi registrate ( con registratori e videocamere che però non devono interferire con la discussione). Nel b. verrà usato un tavolo rotondo o ovale (es tavolo sociometrico perfetto ) e a distanza posti gli osservatori, la stanza deve essere protetta dai rumori eccessivi nella quale deve essere presente un gruppo dalle 8 alle 10 persone con competenze tali da raggiungere lo scopo. Il leader ha il compito di presentare il problema in 10-15 min rispondere alle domande di chiarimento, guidare il gruppo con il ruolo di facilitatore neutro non contribuendo alla discussione, effettuare riassunti e puntualizzazioni, a metà lavoro può facilitare il gruppo ricordando le idee espresse, non deve intervenire troppo frequentemente in quanto i protagonisti del b sono i membri del gruppo. Durante la fase di produzione il gruppo espone dapprima un pensiero preliminare individuale silenzioso( 30 min) o verbalizzarlo (1 ora e 30) . Il leader ha il compito o di far rispettare il silenzio o il traffico della comunicazione in caso di discussione. Si possono scegliere poi vari sottocomportamenti come per es alzare la mano se l’idea è collegata. Il membro può essere in una fase iniziale spaesato (fruizione di idee limitata all’inizio il leader non deve sollecitare ) ma poi aumenta la fiducia e il sogg si sente progressivamente + motivato a contribuire, ascoltare o prestare attenzione. Quando si tratta di problematiche complesse si può svolgere un b intorno ad un’unica parola. La fase conclusiva può assumere 2 situazioni: creazione di uno slogan o lettura di tt le soluzioni e trovare quella + adeguata alla soluzione del problema.
Metaplan: tecnica sorta e diffusa in Germania degli anni 70 è finalizzato alla facilitazione e potenziamento dei processi comunicativi all’interno del gruppo di lavoro. I materiali necessari sono cartelloni, pennarelli, fogli di diverso colore e forma. Il leader illustra ai componenti del gruppo un problema, questi possono scrivere sui fogli colorati o una posizione rispetto al tema,  parole chiave, approfondimenti, ricerche, opinioni, riflessioni, associazioni di idee scritte in calligrafia leggibile e in grande. Il leader raccoglierà i fogli e li appenderà al cartellone. Si avvia la discussione e il leader farà da guida, i fogli vengono letti, associati, collegati, divisi (problema e soluzioni) creando un ordine e un’organizzazione delle idee una sorta di mappa operativa dove sono raccolti tutti i contributi (suddivisione, aggregazione e classificazione a seconda della categoria) . Si può poi dividere il gruppo in sottogruppi che si concentrano sulle tematiche emerse nella discussione per poi avviarsi verso la soluzione del problema. Si crea una mappa ordinata delle possibilità di risoluzione del problema rendendola quanto + essenziale e contingente. Da essa si possono poi delineare azioni e interventi per produrre un cambiamento.
Molti sono i vantaggi della tecnica di m : favorisce l’intervento di tutti i partecipanti, lo spazio della parola è a disposizione di tutti, creando una comunicazione allargata condivisa,le parole chiave possono poi essere valorizzate da esplicitazioni vocali, valorizza la voce di tutti, da maggiori esplicitazioni su dubbi e domande, si eliminano ripetizioni e ridondanze, ogni membro è parsimonioso e selettivo nell’uso di parole chiave, aumenta la qualità della comunicazione ecc
Role Playing: prevede l’assunzione e l’esplicamento di un ruolo, anche professionale da parte di uno o + sogg, si tratta di una recita in cui i sogg provano a vivere una situazione simulata del ruolo di un altro tale attività permette di far emergere comportamenti verbali e gestuali su quale riflettere e è particolarmente efficace sul piano del vissuto emotivo per tutti i sogg. I sogg si misurano, si mettono alla prova sotto gli occhi del gruppo con la supervisione dei formatori e osservatori. È uno strumento che si basa su una metodologia attiva anche se strutturato lasci margine di interpretazione. Ha le sue radici nello psicodramma di Moreno che nel 1921 fondò il teatro della spontaneità, il gruppo esprimeva spontaneamente parole,, sguardi, azioni, conflitti facendo leva sui sistemi relazionali interpersonali promuove una liberazione di tipo catartico con carattere drammatico ma anche ludico. I r.p. deriva dallo psicodramma moreniano.  La sua strutturazione è diversa a seconda dell’attività proposta. I luoghi da utilizzare possono essere aziende, scuole, ambienti sociosanitari, ospedali, comunità ecc. il role paying ha 4 funzioni : addestramento (role playing con finalità istruttive è particolarmente strutturato lasciando minor spazio a fantasia e creatività ma ponendo la massima attenzione sulle capacità), selezione (role playing meno strutturato per valutare i sogg da selezionare per compiti e competenze molto spesso sono uguali per tutti i soggetti, osservati dal personale di staff) , animazione ( role playinig si sofferma sul aspetto propriamente ludico che richiede un minor stato di strutturazione spesso utilizzato in ambito scolastico per proporre interessanti scambi di ruolo per promuovere una maggiore conoscenza reciproca, ma non solo sono molti gli ambiti dove può essere applicato centri ricreativi, associazioni di volontariato, ospedali, case di riposo, comunità ecc) e formazione. Dopo aver stabilito cosa chiedere di fare, a chi e perché da avvio al role playing che si caratterizza di 4 fasi : riscaldamento ( finalizzata da attivare la motivazione dei partecipanti raggiungendo il massimo grado di attenzione e adesione all’attività. Il leader si deve occupare che all’interno del gruppo si respiri un’atmosfera di collaborazione, partecipazione attiva e motivazione. Si da via alla fase di attuazione del role playing che prevede la così detta simulazione del ruolo ( non troppo lunga) e la capacità da parte di tutto il gruppo di immedesimarsi,vivere il ruolo e considerarlo da ogni punto di vista. Segue del raffreddamento che permette di risposarsi dopo il grande coinvolgimento emotivo e mentale dell’attività. L’ultima fase è quella dell’analisi e dell’interpretazione (differenti tra loro) del ruolo basilare dal quale possono emergere critiche, il sogg deve avere un comp consapevole e accettare le critiche. L’interpretazione deve sempre avvenire nel gruppo di lavoro.
Leader: ha un ruolo articolato all’interno del role playing il ruolo del conduttore, egli deve aver già lavorato in tale attività sia come partecipante sia come sogg di supervisione. Egli deve governare le dinamiche interpersonali che possono verificarsi nel lavoro di gruppo, discriminando valutazione e giudizio, deve essere chiaro nella comunicazione delle consegne e descrivere dettagliatamente il contesto, far si che vi sia rispetto, sottolineare l’importanza della cooperazione, collaborazione, di un impegno solidale per questo errori e critiche devono essere accettati al fine del raggiungimento della risoluzione del problema, deve contenere le dinamiche aggressive, stimolare all’accoglienza e alla comprensione, non deve essere geloso, deve guidare, ascoltare, salvaguardare il gruppo e i suoi membri ecc.
Metafora dell’acquario: per rappresentare il ruolo degli osservatori come all’esterno del gruppo, silenziosi e intercambiabili tra loro per avere buona capacità critica. (pag 133-147)
Focus grup: intervista allargata faccia a faccia, con la presenza di un conduttore (+ aiutoconduttore) un gruppo e 2 osservatori. Attraverso la proposta del leader di alcuni stimoli o domande si intavola un giro di opinioni e pareri diventando un dibattito guidato. Consente una forma di verifica e di valutazione per procedere con ulteriori fasi di progettazione e riprogettazione. Viene utilizzato per indagini di mercato, dai ricercatori nella loro fase esplorativa cercando conferme o disconferme rispetto a teorie e per interpretare i risultati di ricerche effettuate. È una tecnica di grande interesse per indagini di tipo esplorativo attraverso discussioni tra persone in genere addette ai lavori chiamate a confrontarsi attorno a specifici temi. Il confronto avviene in un gruppo di 6-10 persone che permettono una produzione di idee e pareri in misura quantitativamente maggiore rispetto a colloqui individuali. Richiede un attento lavoro di preparazione e impegni per il rispetto delle fasi, fondamentale è l’individuazione di obiettivi la scelta dei partecipanti, degli strumenti e delle metodologie. I partecipanti devono avere posizioni uguali e non essere stati costretti a parteciparvi in quanto devono essere motivati e coinvolti,  normalmente i tempi sono 1 ora e 30 max 2, i paretecipanti devono essere messi in cerchio. Il leader moderatore conduttore cercherà di intervenire il meno possibile (posizione neutrale) mantenendo un clima collaborativo,cordiale, e centrato sul tema.
La registrazione: audio, video, trascritti creando una documentazione del lavoro del focus grup.
Business Game o gioco aziendale: simulazione particolarmente utilizzata nei contesti aziendali. Spesso utilizzato anche on line permette di agire simulando diversi ruoli e funzioni all’interno di un’azienda inserita in un mercato e in uno scenario economico anche essi simulati ma verosimili non sempre predefiniti ma anche creabili. Si tratta di un gioco, una gara che prevede che i membri di un gruppo di lavoro si cimentino nel cercare un obiettivo comune da raggiungere mettendosi alla prova. Si è affermata negli anni 50 con intenti formativi oggi tale intento si tramuta nel potenziamento di gestire situazioni particolarmente complesse . i giocatori possono essere uno fino a grandi numeri sono chiamati a prendere decisioni in poco tempo, effettuare scelte, agire con tempestività, utilizzare il tempo, entrare in competizione e responsabilità individuale.
Incident: passaggio e momento cruciale di un processo, contrattempo difficoltoso, un imprevisto, un problema. Si tratta della presentazione orale o scritta di momenti problematici reali (conflitto interpersonale ecc). la gruppo si richiede di raccogliere, e selezionare le info discutendone liberamente in seguito con il gruppo. Il gruppo lavora producendo ipotesi confrontandosi criticamente sui dati e sulle informazioni importanti sulle quali focalizzarsi per comprendere le cause dell’ evento problematico ( problem-analisis) discriminando elementi utili e inutili per la risoluzione del caso (content-analysis).
esercitazioni orali e scritte: esposizioni, relazioni, rapporti, resoconti, testi, comunicazioni analitiche, attività strategiche e preziose per il lavoro di gruppo che permettono di dare importanza alla parola, di ristrutturare le idee, i contenuti ma anche di emozioni connesse.
utilizzo di internet: sono innumerevoli le opportunità derivanti da internet: risorse illimitate, lavoro domiciliare, mailing-list e news-grup per inviare lettere e messaggi che arrivino a tutti i membri di un gruppo ai quali qst ultimi possono rispondere privatamente o pubblicamente. La possibilità di utilizzare forum, chat,  poter contattare persone in ogni momento, scambiare materiali utili, organizzare il lavoro in un modo + efficace, raccogliere, archiatre e modificare continuamente materiali da condividere.
Capitolo 6: film per pensare il gruppo, il gruppo di lavoro e il lavoro di gruppo

 

Fonte: http://studiosi.myblog.it/media/02/02/903589953.doc

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