Telelavoro cos'è
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Telelavoro cos'è
1. Cos’è il Telelavoro
1.1. Definizione
Conosciuto nei paesi di lingua inglese come Telework o Telecommute, il telelavoro è una realtà che si va affermando progressivamente anche in Italia e che tende ad uscire dalla ristretta cerchia di interesse dei soli addetti ai lavori, per interessare in modo crescente la pubblica opinione. Si tratta di un fenomeno innovativo strettamente legato allo sviluppo delle tecnologie informatiche e, come tale, in continua evoluzione. Il telelavoro presenta molteplici aspetti e influisce su campi diversi dell’attività umana (economia, diritto, ambiente, società). Per questi motivi è difficile fornire una definizione univoca di telelavoro, ma si possono avere molteplici definizioni ciascuna delle quali presenta particolari sfumature di significato. Tra le definizioni più conosciute di telelavoro coniate dagli esperti in questi ultimi anni troviamo le seguenti:
- “un modo flessibile di lavorare applicabile ad un'ampia gamma di attività lavorative, che consiste nello svolgere il lavoro per una percentuale di tempo significativa in un luogo diverso da quello del datore di lavoro o del posto di lavoro tradizionale. Il telelavoro può essere effettuato sia a tempo pieno che a tempo parziale. Il lavoro si basa in gran parte sull'elaborazione elettronica dell'informazione, e quindi sempre sull'uso della telecomunicazione per mantenere in contatto il datore di lavoro ed il lavoratore.” (Gray, Hodson e Gordon, Teleworking Explained, John Willey and Sons, Chiester, 1993);
- “qualsiasi attività svolta a distanza dalla sede dell'ufficio o dell'azienda per cui si lavora, quindi anche senza ricorrere a strumenti telematici” (Domenico De Masi, Sociologo);
- “una forma di lavoro effettuata in luogo distante dall'ufficio centrale o centro di produzione e che implichi una nuova tecnologia che permetta la separazione e faciliti la comunicazione.” (Organizzazione Internazionale del Lavoro di Ginevra);
- “qualsiasi attività alternativa di lavoro che faccia uso delle tecnologie della comunicazione non richiedendo la presenza del lavoratore nell'ambiente tradizionale dell'ufficio” (Martin Bangemann, Commissario Europeo);
- “lavoro a distanza svolto con l'ausilio delle tecnologie telematiche” (Francesco Fedi, Fondazione Ugo Bordoni);
- “prestazione flessibile di lavoro personalizzato nei servizi telematici” (Vittorio Frosini, Giurista);
- “prestazione di chi lavori con un videoterminale topograficamente al di fuori delle imprese cui la prestazione inerisce” (Gino Giugni, Giurista);
- “modalità flessibile di lavoro a distanza, svolto utilizzando mezzi informatici e di
telecomunicazione per una sistematica interazione con l'azienda o l'ente”
(Francesco Morganti, Databank Consulting);
- “ogni forma di sostituzione degli spostamenti di lavoro con tecnologie dell'informazione” (Jack Nilles, Jala International);
- “un'attività si configura come telelavoro qualora siano rispettate le seguenti
condizioni:
1. esista una delocalizzazione dell'attività rispetto alla sede tradizionale di lavoro
2. si usino strumenti telematici nello svolgimento del lavoro
3. l'attività svolta a distanza abbia caratteristica di sistematicità
4. esista un rapporto di lavoro basato su un contratto in esclusiva” (Giampiero
Bracchi e Sergio Campodall'Orto, l'impresa, n.10 1995).
Come si può notare, quasi tutte queste definizioni sono accomunate dal fatto di considerare quali elementi imprescindibili del telelavoro l’utilizzo di strumenti informatici e l’esistenza di una certa distanza fisica tra il telelavoratore e la sede dell’impresa, ma presentano aspetti divergenti sotto altri punti di vista. Il problema, consistente nell’individuare una definizione di telelavoratore valida e largamente condivisibile, non è di poco conto. Si pensi, ad esempio, a quanto sia importante definire l’oggetto di indagine nelle statistiche economiche e sociali, oppure a quale tipo di conseguenze possa portare l’introduzione di una certa definizione piuttosto che un’altra nella disciplina legislativa.
Un problema che si avverte, quando occorre inquadrare il telelavoratore all’interno di una definizione, deriva dall’esistenza di tre categorie: i lavoratori subordinati, i lavoratori parasubordinati e i lavoratori autonomi. Ad esempio, un libero professionista che fornisca servizi di consulenza alle imprese è un lavoratore autonomo, ma qualora fornisse consulenze a distanza con l’ausilio di mezzi telematici potrebbe essere considerato un telelavoratore? Partendo da un’impostazione di tipo tradizionale la risposta sembrerebbe essere negativa. I dati e le informazioni che il telelavoratore scambia con la sede dell’impresa possono essere considerati come input del ciclo produttivo dell’impresa stessa. Anche il telelavoratore, che svolge e, talvolta, organizza il suo lavoro con le attrezzature informatiche che l’azienda gli fornisce, può essere considerato come una singola fase dell’intero ciclo produttivo aziendale. In quest’ottica, il telelavoro consiste in una particolare forma di delocalizzazione della produzione. I flussi di dati che vengono scambiati tra la sede dell’impresa ed il telelavoratore sono assimilabili a semilavorati, prodotti intermedi che transitano lungo l’intero ciclo produttivo aziendale, i quali si incorporano in altri semilavorati e subiscono trasformazioni di vario tipo lungo le molteplici fasi del ciclo stesso. Il risultato di tutte le trasformazioni che avvengono lungo il ciclo produttivo dell’impresa è il prodotto finito (bene o servizio), destinato al cliente. I flussi di dati che il telelavoratore scambia con la sede principale dell’impresa rappresentano delle transazioni interne ai confini dell’azienda che, in quanto tali, risultano sottratte alle regole del mercato (contrattazione, fissazione del prezzo e delle condizioni di consegna, statuizione dei tempi e dei metodi di pagamento, ecc.), mentre risultano soggette alle norme fissate nei contratti aziendali. Per contratti aziendali si intendono quei contratti attraverso i quali l’imprenditore inserisce persone e/o cose all’interno dell’organizzazione aziendale, assoggettandoli al proprio potere di direzione, coordinamento e controllo gerarchico ed esonerandoli, almeno in parte, dal sostenere i rischi e le spese di gestione tipiche dell’esercizio di impresa. In questa categoria rientrano sia i contratti di lavoro subordinato, sia quelli di lavoro parasubordinato e di collaborazione.
Il libero professionista che fornisce servizi alle imprese, invece, scambia i suoi servizi sul mercato e non è legato all’impresa da contratti del tipo di quelli appena descritti.
A quanto appena detto, però, si può fare un’obiezione. Infatti, nella realtà delle cose, le imprese che acquistano semilavorati e servizi sul mercato finiscono per rivolgersi in maniera abituale agli stessi fornitori. Talvolta stabiliscono con questi dei veri e propri legami di co-partnership e può accadere che l’impresa cliente divenga il principale (ove non esclusivo) committente dell’impresa fornitrice. In tal caso l’economicità aziendale del fornitore (ossia la sua sopravvivenza sul mercato), finisce per dipendere quasi esclusivamente da quella del cliente, allo stesso modo in cui ciò si verifica per due unità economiche appartenenti alla stessa azienda o allo stesso gruppo aziendale. Quando accade questo, il libero professionista che vende servizi ad un’impresa si comporta (economicamente parlando) come un lavoratore parasubordinato, anche se in realtà non ha firmato contratti di lavoro con l’impresa. In questo senso si può parlare di telelavoratore autonomo senza stravolgere l’istituto del telelavoro, istituto che certamente non può ricomprendere ogni forma di prestazione a distanza regolata da meccanismi di mercato.
Per far sì che la definizione di telelavoro ricomprenda molte fattispecie riscontrabili nella realtà, e non solo rapporti di lavoro subordinato, sembra appropriato definire come telelavoratore anche chi interagisce a distanza con il cliente attraverso l'ausilio di strumenti informatici, purché il rapporto con il cliente abbia natura sistematica e presenti una certa stabilità. Se si adotta questa ottica, il telelavoro va inteso come modalità di organizzazione del lavoro applicabile ai processi produttivi interaziendali e al “category management”. Ossia tutte quelle forme di integrazione tra fornitore, produttore e cliente finale che utilizzano gli strumenti telematici per far sì che l'informazione si diffonda a tutti i livelli del processo produttivo terminale, fornendo ad ogni soggetto una maggior consapevolezza delle esigenze di mercato ed una maggiore capacità di risposta agli stimoli esterni. Alla luce di queste considerazioni possiamo dare una definizione ampia di telelavoro che abbracci tutte le diverse manifestazioni del fenomeno:
qualsiasi rapporto di lavoro o prestazione di servizio di tipo gerarchico o co-operativo, abituale e reiterata nel tempo, che utilizzi strumenti di ICT (Internet and Communication Technologies).
Il termine “gerarchico” fa riferimento alle relazioni di lavoro subordinato, mentre il termine “co-operativo” fa riferimento a relazioni di lavoro parasubordinato o a relazioni tra aziende diverse (normalmente impresa e libero professionista). E' importante che tra le imprese si instaurino relazioni di tipo co-operativo, ossia che l'approccio collaborativo prende il sopravvento su quello competitivo e la fissazione del prezzo, la determinazione della data di consegna della merce, la scelta delle materie prime o addirittura la stessa organizzazione del ciclo produttivo vengano decise congiuntamente dagli imprenditori (anche se inconsapevolmente). Ciò avviene quando le relazioni tra imprenditori divengono stabili nel tempo e la gestione delle rispettive imprese acquisisce una certa interdipendenza strategica. Una condizione necessaria ma non sufficiente perché un soggetto possa definirsi telelavoratore è che costui operi a distanza dal luogo che rappresenta la destinazione logistica del suo output. Ma il telelavoro è anche un fenomeno legato a filo doppio alle nuove tecnologie e perché un lavoratore possa essere definito tale è anche necessario che operi attraverso l'impiego di strumenti informatici. L'impiego di strumenti telematici, al contrario, non costituisce condizione necessaria perché sono possibili forme di telelavoro off-line in cui l'output del telelavoratore raggiunge la sede della propria impresa o dell'impresa partner tramite mezzi tradizionali (es. servizio postale o corrieri espressi). Lo sviluppo della telematica e delle tecniche sicure di trasmissione dati renderà le modalità di telelavoro off-line sempre meno diffuse.
Il telelavoro non è semplicemente cambiamento del posto in cui si svolge il lavoro esistente; è anche scomparsa di vecchi mestieri, sostituiti da nuove opportunità di lavoro. I nuovi lavori possono essere svolti ovunque: non solo a casa anziché in ufficio, ma anche in altre aziende, in altri settori, in altre nazioni e in altri continenti. Grazie a questa nuova modalità di produzione anche la forza lavoro, ossia il fattore produttivo statico per eccellenza, può partecipare al processo di globalizzazione dell’economia dal quale (almeno per il momento) pare essere tagliato fuori. I programmatori della regione indiana di Bangalore che lavorano per le aziende americane dell’informatica residenti nella Silycon Valley, così come i lavoratori filippini utilizzati da alcune compagnie aeree occidentali per delocalizzare l’attività di prenotazione dei voli sono esempi che rendono bene l’idea di come il telelavoro possa promuovere la delocalizzazione produttiva pur senza che l’impresa debba realizzare costosi investimenti diretti all’estero. Considerando il ruolo sempre più importante che i flussi internazionali di informazioni rivestono rispetto ai flussi internazionali di merci nell’ambito dei processi produttivi aziendali, si può immaginare che il telelavoro verrà utilizzato in misura crescente nei processi di internazionalizzazione delle imprese.
1.2 Tipologie organizzative di Telelavoro
Dal punto di vista della pratica professionale il telelavoro nasce in Svezia e si diffonde lentamente nel resto del mondo. Le prime professioni a sperimentare forme di lavoro a distanza sono state quelle in cui la maggior parte del tempo viene passata al telefono: agenti di vendita e immobiliari, addetti a telemarketing, teleselling, ricerche di mercato e di personale, pianificazione e organizzazione di eventi. Con lo sviluppo della telematica hanno potuto sfruttare i benefici del lavoro a distanza anche altre attività che richiedono un frequente accesso ai dati aziendali e lo scambio continuo di documenti: uffici acquisti, uffici reclami, servizi prenotazioni, editori, giornalisti e alcuni professionisti. Ulteriori sviluppi nel campo dell’elaborazione e della trasmissione dati hanno, infine, avvicinato al telelavoro quelle attività che prevedono interazioni molto strette tra collaboratori e controparti con condivisione in tempo reale di documenti e disegni: managers, architetti, ingegneri, agenti pubblicitari, medici. Tutte queste attività ed altre ancora possono essere organizzate sulla base di tre diversi modelli di telelavoro:
- Telelavoro Domiciliare o Homeworking;
b) Telelavoro Mobile o Working Out;
- Centro di Telelavoro o Lavoro Remotizzato;
- Telelavoro nell’impresa virtuale.
1.2.1 Il Telelavoro Domiciliare
Si tratta di un’attività lavorativa svolta in prevalenza presso l’abitazione del lavoratore. E’ la forma che comporta la maggiore dispersione dei lavoratori rispetto alla sede aziendale e può essere realizzata con modalità differenti fra loro: in merito alla formula contrattuale (lavoro dipendente, lavoro parasubordinato, prestazioni di liberi professionisti), con riferimento alle modalità di collegamento con l’ufficio centrale (connessione telematica o meno), in relazione al contenuto della prestazione (basso o alto contenuto professionale), riguardo i vincoli spaziali (lavoro solo a domicilio o alternanza con la presenza in sede) e temporali (orari e giorni di lavoro rigidamente fissati o gestione flessibile del tempo). Attraverso il telelavoro domiciliare è possibile dar vita a tutta una serie di attività professionali e in particolare:
- Telemarketing
- Televendite
- Customer Care (Assistenza alla clientela)
- Assistenza Tecnica (Help Desk)
- Ricerche di Mercato
- Data Entry
- Organizzazione di Eventi Fieristici e di Convegni
- Agenzie Immobiliari
- Uffici Studi
- Uffici Finanziari
- Ricerca e Selezione del Personale
- Management
- Ingegneria
- Architettura
- Giornalismo
- Ricerca
- Grafica
- Design
ed altre attività ancora.
1.2.2 Il Telelavoro Mobile
E’ la tipologia di telelavoro cui corrisponde il massimo livello di mobilità dei soggetti coinvolti ed è anche la forma di telelavoro più diffusa attualmente. Il lavoratore non ha una sede fissa di lavoro, ma svolge la sua attività spostandosi da un luogo all’altro e comunicando con la sede per mezzo di apparecchiature portatili (ricetrasmittenti, cellulari, PC portatili collegati via Internet in appositi centri di trasmissione). La separazione con la sede aziendale non è totale, ma sono previsti sia le visite in sede, sia i contatti periodici con i superiori. Possono utilizzare questa modalità di telelavoro:
In Italia si è avuta un’ampia diffusione del lavoro mobile. Le aziende che utilizzano in maniera massiccia il lavoro mobile sono IBM e Telecom, ma fanno ricorso a questa modalità organizzativa della produzione anche diverse aziende farmaceutiche. In ambito europeo l’esperienza di telelavoro mobile più rilevante in termini di addetti è quella della British Gas, dove 6500 tecnici usano un PC portatile per restare in contatto con l’ufficio clienti e ottenere gli indirizzi dove recarsi.
1.2.3 I Centri di Telelavoro
Sono strutture attrezzate con prodotti e servizi tecnologici adatti al telelavoro. In queste strutture si recano i telelavoratori dipendenti o autonomi per fornire le loro prestazioni all’azienda o al committente per cui lavorano. Il centro di telelavoro è una postazione remota rispetto alla sede dell’azienda o del cliente, fornita di dispositivi in grado di consentire la trasmissione e la ricezione di dati (reti ISDN, parabole per trasmissione satellitare), sistemi di videoconferenza, software multimediali, supporti per lo svolgimento del lavoro (workstation, PC con programmi CAD/CAM e software multimediale) ed altri servizi (mensa aziendale, servizio navetta per il trasporto dei telelavoratori, ecc.). La struttura può essere pubblica o privata. Le strutture private possono essere realizzate congiuntamente da due o più società autonome che si consorziano tra loro e danno vita al telecentro per farvi lavorare i rispettivi dipendenti. Le stesse strutture private possono anche accogliere lavoratori autonomi che facciano richiesta di usufruirne dietro pagamento di una fee. I centri di telelavoro possono essere urbani (come il centro Telecom di Roma Nexus) o rurali (come il centro di Castelnuovo nei Monti e i nove telecentri che sono in progetto per l’Appennino reggio-emiliano). I tipi di telecentro differiscono a seconda delle esigenze specifiche che ne suggeriscono la realizzazione, ma anche a seconda delle nazioni che hanno sperimentato questa soluzione: si va dai Telecottages presenti in Svezia, Regno Unito e Irlanda, ai Cybercafè spagnoli, alle Telehouses austriache. Il Giappone è ricco di questi centri, mentre in America la loro presenza è più ridotta (sebbene i Telecentri statunitensi usufruiscano di finanziamenti governativi).
Possono mettere in piedi centri di telelavoro:
- Aziende industriali e di servizi
- Comuni
- Province
- Comunità Montane
- Altri Enti Pubblici
- Privati Imprenditori (come oggetto specifico della loro attività)
- Alberghi
- Catene commerciali
- Aeroporti e grandi stazioni ferroviarie
Il primo centro di telelavoro nato in Italia è quello di Castelnovo Né Monti, nell’Appennino reggiano, inaugurato il 3 febbraio 1997.
La dotazione infrastrutturale del telecentro è la seguente:
- N° 4 linee ISDN
- N° 6 PC (Pentium 120 MHz, 32 Mb RAM, 1Gb HD) in configurazione multimediale
- Server con sistema operativo Windows NT 4.0
- Rete Ethernet
- Lettore CD-ROM
- Scanner
- Stampante a colori
- Modem/Fax 28.8 Kbps
- Scheda ISDN (per collegamento PC-to-LAN)
- Postazione Videoconferenza
- Software DTP, pacchetti multimediali
- Accesso Internet
Nel Telecentro sono anche presenti: biblioteca comunale, sala conferenze, area d'attesa, Segreteria/Reception Desk, area ristoro (coffee break); mentre nelle vicinanze si possono trovare ristoranti, bar, mensa, negozi, pronto soccorso e parcheggio.
Il telecentro è stato costruito grazie ad un progetto promosso dalla Provincia di Reggio Emilia, dal Comune di Castelnovo né Monti e dalla Comunità Montana dell'Appennino Reggiano, con il duplice scopo di combattere il progressivo abbandono della montagna reggiana da parte di persone in cerca di lavoro e di facilitare quelle che lo hanno trovato in pianura (o comunque lontano da casa) e sono
costrette a ricorrere al pendolarismo quotidiano. Requisito indispensabile per la partecipazione delle aziende al progetto sopra descritto è avere dipendenti/collaboratori provenienti dalla zona montana della provincia di Reggio Emilia. Il progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo e cofinanziato dalla Regione Emilia Romagna, consiste nello sperimentare esperienze di telelavoro della durata di 6-12 mesi per qualsiasi tipo di azienda/ente per verificare la validità di tale strumento nell'ambito di un interesse che si fa sempre più' vivo sia a livello nazionale, sia internazionale. Per il momento, le aziende che hanno dato la loro disponibilità ad utilizzare il telecentro per farvi lavorare alcuni dei propri dipendenti sono: le Assicurazioni Generali S.p.A. (Agenzia principale di Reggio Emilia), il C.R.P.A. (Centro Ricerche Produzioni Animali), l’Azienda Speciale Farmacie Comunali Riunite, UNIECO, l’Azienda Unità Sanitaria Locale.
Un esempio di telecentro messo in piedi da un’azienda privata è il telecentro “Roma Nexus” della Telecom. Il telecentro offre molteplici servizi: postazioni di lavoro del tipo ufficio direzionale, postazioni di lavoro in zona comune (open space), postazioni per videocomunicazione in apposite sale conferenza. Sono disponibili sia la rete telefonica generale, sia la rete ISDN e sono presenti i più diffusi software sia per il lavoro individuale che per il lavoro di gruppo, compresi browsers e softwares per e-mail, postazioni e apparecchi per videoconferenza, softwares di connessione a server aziendali remoti.
1.2.4 L’impresa virtuale
Molte aziende e gruppi aziendali sono organizzate sulla base di stabilimenti, uffici e centri di produzione dislocati lontano gli uni dagli altri. La scelta di ubicazione delle varie sedi, dei vari reparti e delle varie divisioni dipende da una serie di fattori che possono avere natura diversa: vicinanza alle fonti di materie prime e semilavorati o ai mercati di sbocco dei prodotti, differenze nei costi delle attrezzature e della manodopera, ragioni fiscali, ecc. Ad esempio, si possono trasferire i compiti di back-office dal centro della città verso la periferia perché i costi dei locali sono più bassi o perché si trovano più persone disposte a lavorare part-time non lontano dal proprio domicilio. Si può spostare una fabbrica oltre confine perché il minor costo della manodopera estera, unito ad un sistema fiscale più favorevole, giustifica economicamente la delocalizzazione produttiva. Il collegamento telematico tra le varie sedi aziendali, i vari reparti, i telelavoratori mobili e domiciliari rende possibile la costruzione di una grande azienda virtuale.Il dinamismo ambientale che caratterizza l’ambiente competitivo ha spinto molti imprenditori a non gestire più in proprio alcune attività ma a decentrarle all’esterno dell’azienda. Il riflesso di questa tendenza è stato il moltiplicarsi di piccole e medie imprese attive nel settore dei servizi industriali e commerciali. Alcuni operatori appartenenti a queste imprese (es. televenditori, consulenti, operatori di data entry, interrogatori di banche dati, traduttori, ecc.) operano direttamente dal proprio domicilio attraverso un PC, mentre altri (es. giornalisti, ricercatori, tecnici, ecc.) operano in maniera mobile dal luogo in cui si trovano al momento. Dato il carattere interattivo che riveste la prestazione del servizio è sempre più frequente che il telelavoratore interagisca a distanza direttamente con il cliente, mentre interagisca solo di rado con la sede dell’impresa per cui lavora. Si assiste al diffondersi di imprese senza sede fisica o con sede fisica di importanza solo marginale rispetto all’attività svolta, in cui acquista importanza di primo piano l’organizzazione. Di fronte al diffondersi di questa nuova modalità con cui le imprese stanno organizzando la gestione del lavoro, si nota come la definizione canonica di telelavoro (che guarda ai soli rapporti tra lavoratore e sede dell’impresa) calzi troppo stretta alla realtà dei fatti. Per questo motivo sembra appropriato definire telelavoratore anche chi interagisce a distanza con clienti e fornitori attraverso l’ausilio di strumenti informatici, purché il rapporto abbia carattere di sistematicità e stabilità.
1.3 Tipologie Tecniche di Telelavoro.
Il telelavoro è una combinazione di tecnologie e servizi che si adatta alle esigenze dell’impresa in modo elastico e flessibile. Questa combinazione varia a seconda delle esigenze, ma anche delle capacità tecnologiche e finanziarie dell’azienda. Non esiste un equipaggiamento standard, ma esistono equipaggiamenti “su misura”: a seconda delle esigenze delle imprese si combinano gli strumenti per telelavorare. Gli strumenti per connettersi con i sistemi informativi aziendali sono costituiti dalle tecnologie hardware e software oggi disponibili sul mercato: telefoni cellulari (con viva voce per uso in auto), linee telefoniche comuni o dedicate, modem, PC, workstations, schede di collegamento, posta elettronica, Internet.
Si parla di telelavoro sia quando il risultato finale della teleprestazione è destinato all’azienda madre, sia quando la teleprestazione raggiunge clienti terzi (anche in questo caso, però, i dati passano sempre per l’azienda madre). In relazione al momento e ai modi in cui il telelavoratore entra in contatto con l’azienda, il telelavoro può essere ulteriormente classificato nelle seguenti categorie: Telelavoro off-line, Telelavoro one way line, Telelavoro on line o interattivo.
a) Telelavoro off-line
Il telelavoratore svolge la sua prestazione senza alcun collegamento elettronico con l’azienda, in ottemperanza ad istruzioni ricevute preventivamente da parte dei suoi superiori (o comunque in coordinamento con essi), con controllo successivo rispetto al momento in cui vi è la prestazione d’opera. Il telelavoratore può utilizzare software di supporto alla sua prestazione più o meno sofisticati, ma la fase finale del trasferimento dei dati alla casa madre avviene in maniera molto artigianale per posta, attraverso la consegna di floppy disk o inviando files via modem.
b) Telelavoro one way line
Si tratta di una sottospecie della prima categoria che prevede l’invio dei dati alla casa madre attraverso un collegamento elettronico molto semplice. Si tratta di un collegamento a senso unico che non prevede la trasmissione dei dati in senso inverso, ossia dall’azienda madre verso il telelavoratore.
c) Telelavoro on-line o interattivo
Il lavoratore opera su una postazione di lavoro collegata con il computer della casa madre. In questa tipologia di telelavoro sono possibili la direzione ed il controllo effettuati in tempo reale ed in modo interattivo. Quest’ultima modalità sembra destinata ad avere maggior successo e forte espansione in futuro se si considerano gli sviluppi della telematica e dell’informatica in questi anni. Il tasso di diffusione di questa modalità tecnica di telelavoro sia in Italia, sia negli altri paesi, dipenderà dal grado di miglioramento delle infrastrutture telematiche nazionali e dalla propensione delle imprese ad accogliere al loro interno le nuove tecnologie dell’informazione.
1.3.1 Il Telelavoro in Internet
Lo sviluppo di Internet si è accompagnato alla diffusione del protocollo di trasmissione dati denominato TCP/IP (Transfert Control Protocol/Internet Protocol), il quale è divenuto lo standard de facto per la connessione ad Internet ed è integrabile con tutti i sistemi operativi attualmente in circolazione. Parallelamente al TCP/IP hanno avuto larga diffusione tutta una serie di protocolli di comunicazione funzionanti in ambito TCP/IP che, allo stato attuale, potrebbero essere impiegati per realizzare alcune forme di telelavoro (sia in Internet, sia fuori da Internet). Si va dall’HTTP (Hyper Text Transfer Protocol), al Telnet, all’FTP (File Transfer Protocol), all’NNTP (Network News Transfer Protocol), POP3 (Postal Office Protocol 3) e SMTP (Standard Mail Transfer Protocol), IRC (Internet Relay Chat). L’HTTP è il protocollo utilizzato per la navigazione in Internet, muovendosi attraverso le pagine Web. Un’azienda può costruire un proprio sito Web, il cui contenuto è aggiornabile in continuazione, per mettere a disposizione dei suoi telelavoratori tutta una serie di documentazione e di servizi: circolari, comunicazioni di servizio, banche dati, programmi utilizzabili a distanza, form interattivi, ecc. Questa soluzione è stata adottata, ad esempio, dalla Logos, una multinazionale con sede a Modena che si occupa di traduzioni. Questa azienda ha messo su Internet un database contenente testi già tradotti dall’azienda in passato e un dizionario on line utilizzabile dai traduttori. Il telelavoratore (così come ogni altro utente di Internet) può accedere al sito Internet dell’azienda dotandosi di un PC su cui è installato un browser Web, ossia un programma di navigazione via Web, e digitando l’indirizzo http del sito stesso. Il protocollo HTTP è utilizzabile anche da quelle aziende che vogliano mettere a disposizione dei telelavoratori files e programmi senza utilizzare Internet. In tal caso è possibile costruire una BBS (Bullettin Board System) cui i telelavoratori possono accedere sempre tramite browser Web, ma direttamente dal loro PC e dal loro modem, senza passare per l’intermediazione di un Internet Service Provider. Non è necessario, così, che il telelavoratore stipuli un contratto di connessione ad Internet. Una BBS può essere organizzata sulla base di documenti HTML (Hyper Text Mark-up Language), come un normale sito Web osservabile su Internet. Sia nell’uno, sia nell’altro caso è possibile condividere i documenti con tutti gli utenti della rete o permettere l’accesso solo ad alcuni utenti ben individuati, i quali vengono identificati attraverso l’indirizzo IP fisico dell’host da cui si collegano e/o attraverso il loro nome utente e la loro password.
Attraverso il protocollo Telnet è possibile accedere ad un computer remoto controllandone le risorse come se lo si avesse di fronte; il sistema remoto richiede normalmente il nome utente e la password per consentire l’accesso e l’unica limitazione consiste nel fatto che l’interfaccia utilizzata non è di tipo visuale ma è a caratteri di testo.
Il Protocollo FTP permette all’utente di condividere una memoria di massa che si trova in una macchina remota. Attraverso l’FTP è possibile inviare e prelevare files di qualunque formato, una volta che ci si è connessi ad una macchina remota. Come in Telnet la connessione da parte dell’utente è possibile dietro la specifica di un nome utente e di una password.
Il protocollo NNTP (Network News Transfer Protocol) è stato pensato per la gestione delle newsgroups o gruppi di discussione. Permette la creazione di una bacheca elettronica in cui ogni utente può depositare i propri messaggi e prelevare quelli lasciati da altri. I messaggi più recenti sono archiviati su un server news e sono consultabili dall’utente attraverso un browser. Questo protocollo non ha nulla a che vedere con quelli utilizzati per l’invio e la ricezione di e-mail come POP3 e SMTP, che sono i protocolli standard per l’invio e la ricezione della posta elettronica. Posta elettronica e Chat sono strumenti molto utili per telelavorare in modo interattivo. La prima permette di inviare testo con eventuali file in attachment di vario tipo (grafici, immagini, ecc.). Il tempo intercorrente tra l’invio di una e-mail ed il suo arrivo è di pochi minuti e non occorre essere collegati ad Internet per ricevere le e-mail, visto che le stesse vengono archiviate sul server del provider. Inoltre è possibile accedere al proprio server di posta da una qualsiasi postazione Internet dotata di browser Web. La Chat, invece, è stata pensata per trasmettere caratteri di testo in real time; ciò permette di comunicare, in modo istantaneo e a basso costo con più utenti collegati ad Internet in modo attivo, indipendentemente dal luogo fisico in cui essi si trovino.
I protocolli sopracitati sono molto diffusi e costituiscono degli standards, ma nulla vieta che un’impresa crei e implementi un proprio protocollo per la gestione aziendale del telelavoro integrabile con il TCP/IP o addirittura indipendente da esso.
Vi sono poi modalità di trasmissione dati alternative ad Internet che potrebbero essere impiegate nel telelavoro.
1.3.2 Il Telelavoro Wireless
Le architetture wireless (senza cavo) possono funzionare in due modi:
- con collegamenti punto-punto tramite parabole o antenne direzionali collegate al computer che permettono velocità altissime (oltre 34 Mbps);
- con collegamenti diffusi tramite il protocollo WTP (Wireless Transport Protocol), l’analogo del protocollo TCP/IP in Internet.
Nell’ambito del protocollo WTP funzionano dei “sotto-protocolli” analoghi a quelli funzionanti in ambito TCP/IP: il WML al posto dell’HTML, il WSP al posto dell’HTTP, ecc. I terminali possono essere rappresentati da telefoni cellulari, terminali dedicati, mini-browsers, lettori di news, clients di posta eletronica, i quali sono collegati con tecnologia wireless ad un gateway che consente il collegamento ad un server Web e converte i dati in modo tale che siano leggibili dal protocollo TCP/IP del server Web.
I protocolli wireless sono ancora in fase sperimentale anche se non mancano tentativi di applicazione a fini commerciali. I maggiori benefici del WAP (Wireless Application Protocol) andranno a coloro che hanno necessità di spostarsi e avere al tempo stesso accesso a grandi quantità di dati e informazioni. Ad esempio i rappresentanti che devono consultare delle voci fuori catalogo per dare una risposta immediata al cliente; gli imprenditori, i giornalisti e i ricercatori che operano all’estero in luoghi privi di infrastrutture telefoniche, e tutti coloro che possono avere necessità di navigare in Internet pur non avendo a disposizione un PC ed un collegamento via cavo ad un provider.
1.3.3 La Videoconferenza
Una forma interattiva di telelavoro è la videoconferenza; grazie ad essa più operatori dislocati in luoghi fisici distanti l’uno dagli altri possono interagire simulando una riunione. Una ricerca svolta dal dott. Micelli dell’Università di Venezia sulla diffusione degli strumenti di telelavoro nell’ambito di 37 aziende ha messo in luce come la videoconferenza venga usata dal 5% delle aziende per la funzione di marketing e per quella di progettazione, dall’8% per la funzione di produzione e dal 4% delle 37 aziende per funzioni svolte all’esterno dell’azienda, anche se a ben vedere permette di evitare spese legate a spostamenti anche internazionali e risparmiare tempo utilizzabile in maniera più efficace.
Esistono diversi tipi di videoconferenza, ciascuno dei quali presenta modalità tecniche e costi propri. Un primo tipo di videoconferenza è quella che si realizza tramite PC collegati ad Internet dotando gli stessi di telecamera, microfono, casse acustiche e utilizzando dei software che permettono l’interattività multimediale. I costi di questa modalità di teleconferenza sono piuttosto bassi (da 50 a 900 mila lire per il software più un centinaio di migliaia di lire per telecamera, microfono e casse). Un esempio di protocollo che realizza il servizio di video-conferenza in Internet è Mbone. Mbone permette di inviare dati audio e video in tempo reale su una rete geografica (WAN) quale Internet, ad un certo numero di destinatari evitando di congestionare il traffico. Occorre, però, avere a disposizione un PC di buona potenza con una buona scheda grafica. L’inconveniente di questo tipo di teleconferenza sta nella scarsa velocità con cui i dati (sebbene compressi) viaggiano su Internet. Infatti, per ottenere una qualità video accettabile occorre un collegamento che funzioni costantemente almeno a 64 Kbps, mentre su Internet la banda disponibile (e quindi la velocità) si riduce in relazione al numero di utenti interconnessi e alle “strozzature” presenti in alcuni nodi della rete. Anche se si dispone di un modem ISDN, quando si utilizza Internet non si ha la garanzia di comunicare sempre a 64 Kbps. Ciò compromette la qualità dell’interazione e rende questa modalità poco adatta per realizzare meeting ufficiali o corsi di addestramento del personale a distanza. Quando gli operatori in teleconferenza sono soltanto due, si può effettuare un collegamento punto-punto via ISDN (ossia una chiamata diretta senza passare per un Internet Service Provider) che permette di mantenere una velocità di trasmissione dati costante. Naturalmente, non essendoci la mediazione di un Provider, la telefonata oltre distretto risulta interurbana con conseguente aggravio di costi per i soggetti coinvolti.
Vi è poi un sistema di videoconferenza che utilizza dei terminali dedicati. Questi terminali (a cui si possono collegare telecamere, lettori di documenti, monitors aggiuntivi, ecc.) sono dotati di un chip elettronico che trasforma testo, immagini e audio in dati digitali, li combina tra loro, li comprime e li rende idonei alla trasmissione via cavo. I terminali possono essere acquistati o affittati dalle compagnie telefoniche che li forniscono e differiscono a seconda del tipo di videoconferenza da realizzare, possono avere più porte di I/O per collegarsi a PC, a schermi giganti o ad altre periferiche. Vi sono videoterminali adatti a sessioni con due o tre persone, altri adatti a sessioni con 6-7 persone, fino a terminali potenti adatti a sessioni con oltre 30 persone. Normalmente, l’utente prende la parola premendo un tasto e così facendo appare automaticamente sugli schermi di tutti gli altri partecipanti. Si tratta di un sistema di videocomunicazione di qualità superiore rispetto a quello realizzabile via Internet perché il traffico dei dati non passa per un Internet Service Provider ma passa direttamente sulla rete dedicata della società che vende o affitta i terminali. Ciò assicura agli utenti un’ampiezza di banda garantita che rende affidabile la velocità di trasmissione dati. I dati in uscita dal terminale di ogni operatore vengono convogliati via linea ISDN alla centrale più vicina della società di telecomunicazioni che fornisce il servizio (collegamento punto-punto dell’operatore con la centrale). Una volta che i dati raggiungono la società di telecomunicazioni, questi vengono convogliati via cavo o via satellite alle centrali più vicine agli altri interlocutori e da qui immessi su linee ISDN fino a raggiungere il domicilio di questi. I costi di acquisto o di affitto dei videoterminali non sono generalmente fissati come standard ma dipendono dal tipo di terminali richiesti, dalla frequenza (giornaliera, settimanale o mensile) con cui si utilizza la videoconferenza, dal numero di utenti interconnessi, dal traffico generato sulla rete dedicata della società di gestione e dall’ampiezza di banda che questa garantisce.
Un’altra possibilità di operare in videoconferenza è quella di utilizzare i servizi offerti da strutture che dispongono di attrezzature sofisticate, ad esempio i telecentri. Gli operatori possono riunirsi a gruppi in due o più telecentri dislocati in vari luoghi per comunicare tra di loro. In ogni telecentro ciascun operatore ha a disposizione una postazione multimediale a lui dedicata. L’affitto di una sala per servizi di videocomunicazione di 6 posti nel telecentro “Roma Nexus” costa ad un’azienda 100.000 lire l’ora oppure 350.000 lire per l’affitto di mezza giornata. La tecnologia impiegata è simile a quella del caso precedente, ma la videoconferenza da un telecentro pone dei seri vincoli di mobilità agli operatori. Infatti i telecentri sono poco diffusi sul territorio e spesso sono difficilmente raggiungibili dalle aziende residenti fuori zona, inoltre i telelavoratori mobili possono trarre maggiore utilità da un videoterminale portatile che li accompagni nei loro spostamenti piuttosto che ricorrere frequentemente ai telecentri.
Le aziende italiane presentano ancora oggi una carenza di infrastrutture informatiche che, unitamente ad una scarsa diffusione della cultura informatica in Italia, può costituire un serio ostacolo allo sviluppo del Telalavoro. Nella tabella che segue riportiamo i risultati di un’indagine condotta su un campione di imprese italiane di diversa dimensione, dalla quale è possibile desumere la loro dotazione tecnologica media. Al tempo stesso, gli sviluppi avvenuti negli ultimi anni nel campo delle telecomunicazioni hanno creato condizioni favorevoli al decollo del telelavoro. Le linee digitali ISDN permettono di trasmettere e ricevere dati a velocità di 128 kbps rispetto ai 33,6 kbps delle linee tradizionali.
Dotazione tecnologica delle aziende per dimensione
DOTAZIONE TECNOLOGICA |
Piccole |
Medie |
Grandi |
Totale |
Fax |
71,7 |
94,1 |
97,5 |
81,9 |
Computer |
61,1 |
85,2 |
92,4 |
72,6 |
Modem |
29,3 |
44,4 |
62,0 |
38,6 |
Computer in rete |
24,4 |
39,3 |
59,5 |
34,0 |
Collegam. Internet |
15,9 |
23,7 |
24,1 |
19,3 |
Fonte: P. Di Nicola, Seminario di Sociologia Industriale del 12/3/97,
Università di Roma “La Sapienza”.
I processi di liberalizzazione in atto in alcuni paesi europei (Italia in testa) stanno scardinando i vecchi monopoli sulla proprietà delle reti telefoniche e favoriscono la nascita di nuovi gestori telefonici. La concorrenza che deriva da questo processo di liberalizzazione commerciale esercita effetti benefici sugli utenti finali in termini di riduzione delle tariffe telefoniche e aumento della qualità del servizio. Il sistema delle telecomunicazioni in Italia presenta ancora pesanti nodi da risolvere al più presto, come quelli legati alla bassa velocità della dorsale telefonica e alla scarsa presenza di linee in fibra ottica, ma il quadro complessivo sembra positivo. Da qualche anno le imprese possono disporre dei c.d. “numeri verdi”. Si tratta di numeri telefonici attraverso i quali le aziende possono ricevere delle chiamate dall’esterno facendosi carico dei relativi costi. Questi possono essere utilizzati sia dai clienti, sia dai telelavoratori per contattare a volontà la sede, trovandosi a casa propria o presso i clienti. I numeri blu, attualmente presentati solo a livello di proposta in Italia, fanno sì che dopo un certo numero di minuti o di scatti la tariffa della connessione ad un server Internet si appiattisca; ad esempio si paghino solo i primi 15 minuti di connessione e poi la telefonata abbia costo zero.
Definizioni raccolte nel sito Internet dell’Università di Verona all’indirizzo http://www.univr.it/ius/defi.htm e nel sito http://www.mclink.it/telelavoro/tw31.htm.
L’impostazione proposta è quella della Teoria dei Contratti elaborata dal premio Nobel Coase. Cfr. H.R. Coase, Impresa e Diritto, Bologna, Il Mulino, 1995.
Sulla problematica dei criteri di distinzione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato si veda R. Scognamiglio, Diritto del Lavoro, Napoli, Jovene, 1996.
P. Di Nicola, “Il Telelavoro. Le esperienze italiane e straniere”, Convegno TIME Roma 25-26 marzo 1998.
Tra le aziende che stanno promuovendo il WTP a fini commerciali Philips, Samsung, Nokia, Nortel, Ericcson, Motorola.
Fonte: http://www.galileo.it/crypto/dg5/html/ricerca/download/cap01.doc
Sito web : http://www.galileo.it/crypto/telelavoro/index.htm
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Telelavoro cos'è
Telelavoro
Il telelavoro può costituire un modo di lavorare nel luogo e nel momento ideale per tutti i soggetti interessati: datori di lavoro, lavoratrici e lavoratori, utenti, parti sociali, famiglie, comunità, la società in senso più ampio.
DEFINIZIONE
Il Telelavoro è una modalità di prestazione di lavoro svolta da un dipendente in un qualsiasi luogo ritenuto idoneo (esterno alla sede di lavoro) dove la prestazione sia tecnicamente possibile.
E’ caratterizzato dal supporto di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che consentono il collegamento con la ditta o l’Amministrazione per la quale viene svolta la prestazione.
In altri termini il telelavoro sfrutta al massimo le caratteristiche di flessibilità e viene incontro alle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori di conciliare la vita personale e familiare con la vita professionale.
Computer portatili e connessioni di tiopo flat rate sono alcuni dei possibili utilissimi strumenti che portano a realizzare la scissione spazio-temporale.
Tali progetti possono essere propedeutici a sviluppi futuri, rivolti a incrementare le possibilità occupazionali e lavorative, ad esempio, di disabili.
Nel telelavoro, quindi, vengono in rilievo tre elementi che si combinano tra loro:
- la delocalizzazione dell’attività lavorativa
- l’utilizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione
- il legame con la ditta o l’amministrazione
Modalità organizzative:
- si svolge presso il domicilio o presso un luogo a scelta della lavoratrice e del lavoratore;
- il collegamento è libero e non scandito sui tempi ordinari di lavoro
- reperibilità e rientri sono ampiamente concordati.
Stumenti necessari:
- un personal computer dotato di connessione;
- accessori al PC, dipendenti dal tipo di attività svolte
Il telelavoro si presenta sotto diverse forme:
domiciliare
in cui il dipendente lavora presso il proprio domicilio. E’ possibile dove è presente lavoro di tipo ripetitivo oppure in autonomia.
Esempi:immissione in massa di informazioni provenienti dal cartaceo in una banca dati elettronica.
realizzazione di programmi per computer oppure lavoro di ricerca che richieda la connessione all’ufficio per l’accesso a banche dati o altre informazioni.
Presenta evidenti vantaggi se applicato a persone con handicap fisici.
delocalizzato dalla sede principale
Ciò è possibile ove siano presenti strutture distaccate di una struttura centralizzata realizzate in collaborazione con altri enti.
Può essere sfruttato per delocalizzare i servizi ai cittadini e contemporaneamente avvicinare i dipendenti alle proprie abitazioni.
telelavoro mobile
il dipendente svolge il proprio lavoro utilizzando posti di lavoro mobile. Questo tipo di lavoro si caratterizza per non avere una sede di lavoro fissa come nei casi precedenti. Va preso in considerazione, soprattutto, per migliorare la prestazione dei dipendenti che per la tipologia dell’incarico devono viaggiare molto e trasmettere informazioni o dati alla sede centrale
Vantaggi per la società
Risparmio di tempo e di denaro per gli spostamenti
riduzione del traffico e dell’inquinamento
migliore gestione degli spazi urbani con conseguente riqualificazione delle città e miglioramento della qualità della vita.
Incremento delle opportunità di lavoro
Il telelavoro può consentire alle persone che risiedono in aree con alto tasso di disoccupazione di poter accedere a opportunità di lavoro che nascano in ogni parte del mondo.
Contemperamento delle esigenze familiari o personali
Il telelavoro può consentire l’accesso al lavoro, all’addestramento e all’integrazione sociale a portatori di handicap o a coloro che vivono problemi familiari permettendo loro di svolgere una normale attività lavorativa.
Migliore equilibrio tra lavoro e vita familiare
Il telelavoratore pur dedicando più tempo al lavoro effettivo, riesce ad avere un rapporto continuo con la propria famiglia.
Partecipazione alla vita della comunità locale
Il telelavoratore che risiede in piccole comunità, recupera il tempo che prima impiegava per spostarsi sul luogo di lavoro e può dedicarsi con maggiore impegno alle attività della propria comunità.
Possibilità di decidere gli orari di lavoro
I tempi di lavoro possono essere regolati tenendo conto delle necessità di tutte le parti coinvolte nel lavoro sfruttando al meglio le 24 ore giornaliere tenendo conto anche dei propri ritmi "biologici" e lavorativi.
Maggiore produttività
La produttività risulta maggiore per ragioni dovute all'autonomia e quindi alla possibilità di gestire senza un controllo prettamente burocratico la propria attività e di sentirsi direttamente responsabili nei confronti del raggiungimento dell'obiettivo.
Svantaggi del telelavoro
Senso di isolamento
In molte ricerche svolte sul telelavoro la tematica dell'isolamento, reale o temuto, costituisce la maggior paura dei telelavoratori e spesso dei loro colleghi e capi. L'ideale sarebbe l'adozione di schemi di telelavoro che alternino periodi in ufficio con periodi esterni ad esso.
Minore possibilità di scambi di esperienza
L’assenza di un gruppo all’interno del quale è sempre possibile trovare diversi gradi di esperienza di potenzialità fa venir meno la possibilità di accrescere know how e di poter giungere ad una risoluzione collettiva dei problemi. Il collegamento in rete è in grado di attenuare questo rischio.
Distrazione esterna
Caratterizza soprattutto il telelavoro domiciliare ed è dato dal trovarsi presso la propria abitazione, fatto questo che determina un notevole aumento dei tempi di pausa.
Vantaggi e svantaggi del telelavoro per il telelavoratore
pro |
contro |
Alleviare problemi familiari |
Rischio di isolamento, alienazione ed incomunicabilità |
Flessibilizzare orario |
Rischi per la carriera |
Migliore gestione del tempo (più tempo per altro: famiglia, hobbies, ecc.) |
Rischio di minor accesso alla formazione professionale, opportunità, tutela sindacale, decisioni dell’azienda/Ente |
Risparmio tempo/denaro per spostamenti |
Riduzione della propria visibilità |
lavoro per obiettivi
|
Implicazioni psicologiche legate al fatto di rimanere molto tempo a casa |
Lavoro più autonomo (possibilità di aumento motivazione e produttività individuale) |
Dover dare disponibilità di spazio idoneo nella propria abitazione |
Per la lavoratrice madre: alternativa (retribuita) all’aspettativa (non retribuita o con retribuzione ridotta) |
Impossibilità di usufruire dei servizi dell’azienda presso la sede |
Opportunità di lavoro per categorie deboli |
Controlli più rigorosi se lavora "on line" |
Utilizzo e conoscenza di strumenti informatici ed informativi |
Rischio pagamento non a ore ma a risultato (rischio "lavoro a cottimo") |
Il telelavoratore verrà identificato e valutato per la qualità del suo lavoro, e non per le caratteristiche fisiche, a meno che egli stesso lo voglia. |
Rischio di perdita senso di appartenenza all’Ente, di motivazione e di diminuzione rendimento |
possibilità di svolgere il lavoro nei tempi più indicati per le specifiche necessità (pause per affaticamento, riabilitazione, ecc.) e con gli strumenti (non solo informatici) più appropriati a disposizione. |
nuova discriminazione per gli handicappati in cui il telelavoro venga utilizzato per evitare i problemi sia pratici (adattamento dei posti di lavoro) sia relazionali (l'accettazione di una persona con disabilità non è scontata), all'interno del luogo di lavoro. |
|
nuove forme di sfruttamento di lavoro nero sottopagato che potrebbero nascere. |
|
problemi tecnici (costi, sia delle attrezzature che dei collegamenti, problemi di manutenzione e aggiornamento dell'hardware e del software). |
|
senso di frustrazione verso le tantissime cose di queste "benedette Nuove Tecnologie" che non riusciamo a capire o a far funzionare bene. |
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malattie professionali: mal di schiena, problemi di circolazione, vista |
Vantaggi e svantaggi più frequenti per le aziende
Diminuzione assenze per malattie, aspettative per gravidanza o altro (risparmio) |
Costi per allestimento postazione di lavoro (attrezzature, hardware, software, interventi edili, adeguamento norme sulla sicurezza, manutenzione, ...) |
Modo per non perdere professionalità (riduzione trasferimenti o dimissioni) |
Costi estensione polizza assicurativa dei telelavoratori a domicilio |
Riduzione costi affitto locali (ove non si preveda il rientro per alcuni giorni in sede) |
Costi di formazione dei telelavoratori su utilizzo attrezzature e sistemi informativi e dei gruppi di collaboratori che interagiscono con loro |
Vantaggio sociale relativo all’influenza su traffico e mobilità (diminuzione traffico e pendolarismo) |
Costi di formazione continua (per tecnologie, professionalità, organizzazione) |
Aumento delle opportunità di impiego per categorie che hanno difficoltà negli spostamenti o in relazione agli orari di servizio |
Problema controllo presenza e tempo lavorato |
Possibile aumento capacità produttiva |
Problematica relativa alla tutela privacy e divieto di ispezioni a domicilio |
|
Problema riservatezza dei dati |
|
Rischio di perdita senso di appartenenza all’Ente e di motivazione |
L'Italia è stata una delle prime nazioni europee ad affrontare la questione della regolamentazione del telelavoro.
Diritti richiesti dai telelavoratori
Diritto di informazione e di partecipazione alla vita dell'azienda
Diritto alla 'socialità informatica', tramite un collegamento telematico interattivo
Diritto ad un uguale trattamento salariale e giuridico rispetto agli altri lavoratori della stessa categoria
Diritto di partecipazione sindacale
Fonti e approfondimento:
Il Telelavoro nelle Pubbliche amministrazioni http://www.funzionepubblica.it/telelavoro/info/cosa.htm
AMIG http://www.amig.it/cead_telelav.htm
INPS http://www.inps.it/Doc/Professionista/Telelavoro/0202.htm
SIT - Società italiana telelavoro http://www.societaitalianatelelavoro.it/telelavoro_doc/ambienti.php
Problemi delle Nuove Professioni http://www.percheinternet.it/lavoro/stress-telelavoro.htm
Fonte: http://romanistik.eduhi.at/alt/Telelavoro.doc
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