Letteratura finlandese riassunto
Letteratura finlandese riassunto
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Letteratura finlandese riassunto
Letteratura finlandese B
11/02/2009
Preistoria finlandese
~ L’ultima glaciazione risale a circa 10.000-12.000 anni fa. E’ possibile che la Finlandia, prima della glaciazione, fosse già abitata: a prova di ciò dei ritrovamenti nella cosiddetta “Susiluola” (grotta dei lupi), il cui strato più basso di terra aveva 100.000 anni. Vennero anche trovati dei pezzi di pietra forse battuti con altre pietre, quindi forse erano utensili di qualche genere. Gli abitanti di questa grotta erano probabilmente uomini di Neanderthal, e non hanno connessioni con gli abitanti della Finlandia successivi alla glaciazione. Il clima a quel tempo, nonostante la glaciazione, era abbastanza mite.
~ Durante la glaciazione la crosta terrestre si abbassò, per poi rialzarsi con lo scioglimento dei ghiacci: tutta la Finlandia orientale (fino all’Ostrobotnia) era completamente coperta d’acqua: era in superficie solo la Lapponia russa. I primi abitanti vivevano presso le coste norvegesi (9500 a.C.) poi si spostarono a Sud (8500 a.C.). Col tempo, la crosta terrestre si assiste ad un innalzamento della crosta terrestre nella zone delle coste del Mar Baltico (così cambiò il livello dell’acqua dell’Atlantico). Il Baltico nacque come enorme lago, poi si aprì.
~ Anche il clima cambio in quel periodo, con effetti sulla vegetazione. All’inizio era tutta tundra, poi il clima si riscaldò e nacquero le prime betulle e i primi pini. Dal 6000 al 2000 a.C. il clima era molto più mite (più o meno come oggi in Europa Centrale). Alla tundra si andavano sostituendo taiga e foresta boreale. La fauna si sviluppò, pure: cresceva il numero di orsi, alci, renne. Gli abeti arrivarono dall’Est intorno al 3000 a.C, quando si stavano già formando nuovi laghi e fiumi su tutto il territorio.
L’età della pietra
~ L’età della pietra si può studiare prendendo in esame 3 aspetti principali: le caratteristiche fisiche, la lingua, la cultura/religione, non sempre in relazione una con l’altra. La lingua fu sempre caratterizzata da innovazioni e prestiti esterni, così come la cultura. La lingua venne influenzata soprattutto dalle lingue uraliche e indoeuropee. Solo alla fine del ‘900 gli studi interculturali permisero agli scienziati di cambiare alcune convinzioni durate per decenni, se non secoli.
~ La popolazione, senza metalli per lungo tempo, visse soprattutto di caccia e pesca. Il rame veniva usato pochissimo nell’età della pietra, che durò dall’8500 al 1700 a.C. circa, una preistoria di ben 10.000 anni in Finlandia, periodo decisamente più lungo rispetto ad altre zone. Il periodo storico durò solo 850 anni.
~ Nell’età della pietra gli uomini che abitavano quelle terre dovevano essere molto intelligenti e forti per poter sopravvivere in quelle condizioni. Il concetto di sviluppo non esisteva: le cose cambiavano molto molto lentamente, tanto che tutto sembrava sempre uguale e nessuno ci rifletteva. Questa visione ciclica delle cose si concretizzava nell’alternarsi di nascite, morti e sopravvivenza della tribù; si lavorava per procurarsi da vivere.
La cultura di Suomusjärvi
~ La cultura più antica era quella di Suomusjärvi (denominato dal luogo dei ritrovamenti), probabilmente dall’8500 al 5000 a.C. ma sicuramente dal 6500 al 4200 a.C. Si può definire una cultura mesolitica, i cui più importanti ritrovamenti sono la rete da pesca di Antrea (in Karelia) e un pezzo di slitta (del 7900 a.C.) probabilmente trainata da uomini o cani. Questa cultura si sviluppò nella Finlandia meridionale, ma pian piano si espanse a Nord.
~ Col passare del tempo si sviluppò la capacità di costruire oggetti in pietra, come le asce (risalenti almeno al 5000 a.C.) o di creta, come le stoviglie (che prima erano di legno o pelli), anche decorati con tagli semplici. Ancora non si sa da dove venissero gli uomini della pietra: forse dalla costa della Norvegia, ma non c’è modo attualmente di determinarlo con certezza, perché gli oggetti non raccontano nulla su ciò.
La cultura di Komsa
~ Queste popolazioni vivevano di pesca e caccia alle foche. Nati forse a seguito della glaciazione, abbandonarono il posto (le coste) perché l’acqua avanzava sempre di più. E’ una razza antica, diversa da altre dell’Europa del tempo, simili forse ai Sami di oggi. Da questo popolo i Sami presero i geni, diversi appunto dalle altre razze europee. Oggi i Sami hanno geni mischiati con razze più del Sud.
Dubbi sulle culture di quel tempo
~ La cultura di Suomusjärvi è ancora parzialmente un mistero: negli anni ’60 si pensava che i primi abitatori di quella zona fossero di origine ugro-finnica e si stanziarono lì dopo l’anno 0. In realtà poi si arrivò a capire che gli ugro-finni arrivarono lì ben prima. Secondo Cristian Carpelan queste popolazioni parlavano una lingua proto-uralica, poi si fusero con i nuovi abitanti che arrivarono. I Finlandesi odierni, dunque, discendono da quelli di Suomusjärvi più altre popolazioni successive.
Lingue e genetica
~ Intorno al 3000 a.C. la lingua più diffusa nel territorio finlandese era il proto-finnico, dal quale nacquero le lingue balto-finniche e Sami. La lingua proto-uralica nacque nella zona dei Monti Urali in Russia, non si sa ancora con certezza quando. Le lingue ugro-finniche invece nacquero probabilmente nella zona del Volga. Secondo altri, le lingue arrivarono nel Baltico già dall’età della pietra.
~ Geneticamente erano simili agli altri nordici: si pensava fossero alti e biondi. Osservando le tombe di quell’epoca si nota che erano alti in media 1,70 (alti, per l’epoca). Il gruppo sanguigno più frequente era il B, due volte più comune che negli altri paesi europei. Questo ha fatto pensare ad alcuni studiosi che avessero origini mongole.
Cultura della Kampakeramiica (ceramica a pettine)
~ Le popolazioni della cultura della ceramica vivevano di caccia e di pesca; cacciavano alci (non ce n’erano molte visto il clima temperato), anche con l’aiuto di cani, probabilmente, e usavano lance, frecce e trappole. Per la pesca usavano reti e mazze, ami di legno e osso, arrivando fino ad estinguere la foca della Groenlandia. E’ stata ritrovata la cosiddetta “rete di Antrea”, una rete di pesca fatta di corteccia di salice. Mangiavano anche frutti di bosco e noci, e in caso di mancanza d’altro masticavano resina dura degli abeti: una sorta di chewing gum preistorica!
~ Forse usavano già sci e racchette da neve, ma non si è sicuri perché erano oggetti in legno, che quindi difficilmente si sarebbero potuti conservare così a lungo. Usavano come vestiti pellicce di renne e alci. In Estonia invece si usavano pelli d’orso, di volpe, di lince, decorati con strisce di pelle (come gli Indiani d’America).
~ Erano semi-nomadi stagionali, si spostavano solo in luoghi che conoscevano. Nel periodo della Kampakeramiica si spostavano già di meno: iniziavano a stanziarsi in zone fisse, soprattutto a Sud. Vivevano in yurte di pelle, coperte in inverno da terriccio per aumentare la protezione dal freddo. Nell’età della pietra già esistevano tende ad uso di sauna, usate soprattutto per curare malattie e per riti magici.
~ Si stima che la popolazione verso il 3000 a.C. fosse dalle 6000 alle 9000 persone circa, raggruppati in piccole tribù/famiglie di 20-30 persone ciascuna, senza un vero e proprio capo, ma forse con una “guida” (lo sciamano).
Religione e cultura: motivi di unità di una tribù
~ La religione era legata alla vita quotidiana, sempre intrisa di animiamo: una forza spirituale si pensava fosse presente in ogni pianta e animale, compresa la selvaggina (infatti esistevano i riti di caccia). Verso la fine dell’età della pietra, si iniziò ad abbandonare l’idea degli spiriti a favore dell’idea di divinità presenti ovunque.
~ Gli uomini dell’età della pietra erano sempre in cerca delle loro origini, quindi cercavano di spiegare cose e fenomeni naturali con i miti. Ad esempio il mondo si sarebbe originato da un uovo, l’uomo sarebbe nato dall’orso e così via. Per loro la stella polare era il perno del mondo e del cielo. I miti sulle origini raccontano anche l’origine del fuoco, degli animali. Ad esempio si cercava spiegazione alla sparizione degli uccelli migratori: la Via Lattea in Finlandese è Linnunrata (“pista degli uccelli”): si credeva che gli uccelli fossero anime di defunti che viaggiavano nell’aldilà, per poi tornare (al termine della migrazione) quando quell’anima si fosse reincarnata. Alcune pitture rupestri possono essere interpretate come spiegazioni di questo mito.
~ Esistevano riti per la prevenzione delle malattie e per la guarigione, per propiziare la caccia etc.
~ Queste popolazioni credevano nella vita dopo la morte: i defunti venivano seppelliti vicini alle case e con corredi funebri. Si cercava di allontanare gli spiriti maligni, che potevano essere viventi o no: utilizzavano riti, più spesso con l’aiuto dello sciamano e degli anziani della tribù. Si pensava che l’uomo avesse più anime, dislocate in vari punti: l’ombra era il segno visibile dell’anima.
L’orso
~ Uno degli animali totemici più importanti per queste popolazioni era senza dubbio l’orso, considerato pericoloso e da rispettare anche dopo morto, perché intelligente come l’uomo, ma più forte. Era comunque nominato con eufemismi o perifrasi, perché anche il suo nome era sacro. Spesso era un aiutante dello sciamano.
12/02/2009
La “Cultura dell’ascia da combattimento”
~ Arrivò nelle coste meridionali e occidentali della Finlandia intorno al 3000 a.C., data cui si risale grazie al ritrovamento di un’ascia da guerra in pietra, di un capotribù o con funzioni rituali, forse derivate dalle asce di bronzo già in uso nell’Europa meridionale. Utilizzavano stoviglie di ceramica con decorazioni diverse da quelle a pettine: erano più simili alle “ceramiche cordate” del Nord Europa.
~ Secondo lo studioso Jorma Koivuletto questi uomini parlavano lingua proto-lingua indoeuropea da cui sarebbero derivate poi le lingue baltiche.
~ Questa “cultura” si diffuse da Viipuri a Koppola, fino a Tampere. Nelle zone interne, nel mentre, continuava a fiorire la cultura della ceramica a pettine, più antica. Nelle zone meridionali si assimilavano una nuova cultura e una nuova lingua. Come in Nord Europa, si andava diffondendo l’allevamento, ma non la coltivazione. Le popolazioni della cultura dell’ascia da combattimento tentarono di coltivare, ma smisero presto per via del clima (si capisce da uno studio effettuato sui pollini della zona).
~ Questa cultura durò fino circa al 2300 a.C., quando si integrarono con la vecchia popolazione (anche dal punto di vista linguistico, e in questo periodo assimilarono anche dei prestiti indo-europei).
Cultura di Kiukainen (a Sud-Ovest della Finlandia)
~ E’ la continuazione della cultura della ceramica a pettine, che assimilò influenze dalla cultura dell’ascia da combattimento e da quella scandinava. Progrediva la coltivazione di piante e l’allevamento. Nelle zone interne (fino al lago Ladoga) e in Lapponia si continuava a vivere di caccia e raccolta.
Poesia popolare nell’età della pietra
~ In questo periodo già c’erano dei canti popolari, il cui metro era probabilmente simile a quello kalevaliano. Il vero metro kalevaliano nacque probabilmente tra Estonia e Lettonia; i Sami ne usavano uno diverso.
~ I poeti preistorici cantavano vecchie poesie col nuovo metro (come quelle su miti e riti), che sembravano così più solenni. Anche gli incantesimi più antichi erano rinnovati nel metro: già a quel tempo si preoccupavano dell’estetica poetica, cambiando e migliorando il metro secondo le loro preferenze.
Origine della lingua
~ Nelle zone della cultura dell’ascia da guerra la lingua cambiò, mentre nella zona orientale-settentrionale restò più simile alla lingua antica. La lingua proto-finnica era tipica del Sud. Il proto-finnico proprio si divise in proto-finnico e proto-Sami. Secondo i Finlandesi, il Finlandese è originario, mentre il Lappone deriva da qualche altro ceppo. In realtà è il contrario: la lingua proto-finnica (o il tardo proto-finnico) presenta tratti indoeuropei con tanto di prestiti.
Origine del nome SUOMI
~ Esistono diverse teorie, tutte probabili ma nessuna certa. Se ne dibatte animatamente ancora oggi: secondo alcuni la parola “Suomi” deriverebbe dalle parole suo (palude) e maa (terra), quindi “terra delle paludi”, o dal verbo suoda (favorire) o suomu (squama di pesce).
~ E’ più credibile l’etimologia di Petri Kallio: secondo lui deriva dall’indoeuropeo e dal proto-germanico (visti i prestiti linguistici ormai accertati) per “uomo”, da cui derivarono poi guma (gotico) e ata (alto tedesco antico); i nomi di molti altri popoli derivano dalla parola che significa “uomo”.
~ Le prime fonti storiche che parlano delle popolazioni della Finlandia e in cui compare la parola “Suomi” risalgono all’811 e agli annali dell’Impero Carolingio: si parla della città di Suomenlinna.
~ Il termine Suomi ha significato per lungo tempo solo la parte Sud dell’odierna Finlandia. Il nome “Finlandia” invece deriva dalla parola fenni, con la quale Tacito definiva queste popolazioni . Essi invece chiamavano loro stessi Soma o Sooma, poi Suomi. In seguito si usò la parola Lappi per identificare gli abitanti dell’entroterra (poi migrati verso l’odierna Lapponia), nome che compare anche in alcuni toponimi.
Origine della parola LAPPI
~ Secondo alcuni deriva dalla parola la (“pezzo di stoffa”) o lappea o lape, in Estone “zona remota” al genitivo, quindi probabilmente “abitanti della zona remota”, con senso spregiativo. Oggi comunque queste popolazioni preferiscono il nome di “Sami”.
Inizio dell’età dei metalli: età del bronzo (1700 à 500 a.C.)
~ In questi secoli gli utensili in bronzo erano presenti, ma venivano usati poco, soprattutto sulla costa meridionale. Alla fine di questo periodo c’era ben poco bronzo nelle zone orientali: alcune asce, punte di lance, spade, coltelli, bracciali, anelli, collane, aghi. Non c’erano rame né stagno in Finlandia, perciò il bronzo era solo d’importazione (soprattutto dalla Svezia). Le spade venivano importate dall’Europa centrale e dalle zone abitate dai Celti.
~ Durante questo periodo la cultura progredisce anche in altri campi: coltivazione in Finlandia occidentale, uso di animali domestici, vestiti fatti di lana di pecora (ma si usavano ancora prevalentemente pellicce), uso dei cavalli. Sulla costa si cacciavano ancora le foche, che erano importanti perché le loro pelli erano scambiate per bronzo in Europa.
~ A Sud iniziavano a nascere le kota, case più evolute delle yurte, fatte con quattro mura di legno e fango, rettangolari, il cui tetto era fatto di piante e paglia. Le case erano luoghi centrali per la cultura di una famiglia, ed erano ereditarie. Erano vicine tra loro, ma non esistevano ancora dei villaggi, erano in zone delimitate più che altro per separare i territori di caccia delle diverse tribù: si iniziava a concepire l’idea di proprietà.
Sepolture: i corredi funebri svelano lo stato sociale
~ Nascono in questo periodo nuovi tipi di sepolture: il defunto e il suo corredo venivano coperti da un mucchio di pietre, sempre vicini alle case. Spesso venivano sepolte generazioni, quindi i mucchi di pietre crescevano col passare del tempo, e diventavano il simbolo della famiglia. In Ostrobotnia sono state trovate tombe diverse, di difficile datazione. Studiando le tombe, si deduce che la ricchezza variava da famiglia a famiglia. Derivava dall’agricoltura, ma soprattutto dalla caccia di foche, molto redditizia.
~ Iniziavano in questo periodo le divisioni sociali, a differenza di quanto avveniva nell’età della pietra. La cultura della Finlandia sud-occidentale subì influenze scandinave per via dei frequenti commerci con la Svezia. Si pensa infatti che in questo periodo arrivarono in Finlandia abitanti svedesi, che rappresentando la cultura germanica (anche linguisticamente) portarono nuovi vocaboli e nuove merci.
Vita nell’età del bronzo
~ Durante l’età del bronzo il commercio arriva anche all’entroterra e al Nord. Venivano ancora usati in questo periodo utensili di ceramica e pietra: sono stati trovati degli oggetti di quel periodo a Imari . A Nord e ad Est sono state trovate stoffe, con tracce sulla ceramica: la “ceramica tessile” era una tipica importazione russa.
~ A Nord si viveva ancora di caccia e pesca, poco allevamento e pochissima coltivazione.
La cultura di Fatjanobo
~ La cultura di Fatjanobo si diffuse intorno al Volga e alla Russia centrale, e influenzò la cultura finlandese, passando per le influenze delle culture baltiche. Forse questa popolazione era ugro-finnica, e parlava una lingua che poi si sviluppò nelle lingue est-europee. I Finlandesi avevano contatti con il proto-indoeuropeo, ma i linguisti affermano che le lingue balto-finniche hanno anche strati più recenti, quindi che derivano anche dalla lingua parlata dalle popolazioni della cultura di Fatjanobo.
~ Altre innovazioni linguistiche sono riscontrabili dai termini agricoli usati all’epoca, di probabile derivazione ariana, come huhta, che diventò kaksi (con prestito dalle lingue baltiche). Ciò significa che l’agricoltura primitiva venne “importata” dalla Russia centrale e dall’Europa centrale. La parola orja che definiva il popolo ariano (da arja) significava “uomo”; ora significa “schiavo” in Finlandese, forse perché i popoli ugro-finnici della Russia li vedevano come schiavi. A Ovest, la parola Slavo deriva dalla parola per “schiavo” (oggi slave).
~ Gli oggetti di questa cultura trovati sono soprattutto fermagli, ciondoli, bracciali, ma anche asce e lance, derivanti da contatti con altre popolazioni scandinave. Intorno al 1800 vicino Helsinki vennero trovate asce lunghe e asce da spalla piccole e decorate (olka kirves), con manico di legno e lama di bronzo. In Finlandia orientale le asce arrivarono prima. Delle particolari asce, invece, dell’anno 1000 circa, vengono dette “di Maaninka” (dal luogo di ritrovamento), e sono un particolare tipo di ascia finlandese nato lì e diverso da tutti i tipi di asce scandinave.
Età del ferro pre-romana
~ In questa epoca c’erano ben pochi oggetti in ferro, ancora poco conosciuto. Dal 500 a.C. ci fu una carenza di oggetti di ferro, derivata dalla carenza di metalli: si perse l’uso di mettere oggetti di metallo nelle tombe. Derivò forse dal fatto che il ferro d’importazione serviva ai Germani per fabbricare armi per le guerre contro i Celti.
~ Di questo periodo si conoscono pochi insediamenti, soprattutto sulla costa: la ceramica di Morvi derivava direttamente dalla ceramica dell’età del bronzo. Il ferro era comunque usato, ma veniva prodotto dalla limonite, un minerale trovabile facilmente in acque paludose e laghi. Venivano costruite armi e gioielli.
~ Diventavano sempre più importanti la coltivazione dell’orzo, della segale e grano duro.
~ Della lingua parlata nella Finlandia non si sa ancora molto. Rimasero dei toponimi, poi trasformati col tempo. Parlavano lingue diverse da quelle della costa. Il proto-sami era una lingua eterogenea con diversi prestiti anche ariani. Il proto-sami si divise in Sami e Inari, più altre lingue oggi scomparse. Allora assomigliavano probabilmente alla lingua proto-finnica, parlata in Finlandia centrale. La cultura dell’ascia da combattimento non influenzò particolarmente i Sami della Finlandia centrale.
Sami e influenze da Fatjanobo
~ L’aspetto fisico dei nomadi di Fatjanobo influenzò quello dei Sami, forse. I Sami si spostarono più o meno in questo periodo a Nord e verso la Norvegia. Forse in questo periodo si mescolarono coi Sami delle popolazioni proto-uraliche antiche. Studi genetici dimostrano che i Sami hanno il sangue simile a quello dei popoli del Finnmark e del Nord in generale. I proto-sami arrivarono dal Sud e si mescolarono coi Sami norvegesi, che avevano fino a quel momento pochi contatti con l’esterno perché non commerciavano. La lingua “sami delle foreste” divenne lingua franca in quella zona (aveva una struttura diversa dalle altre lingue più a Sud).
13/02/2009
Età del ferro
~ Inizia intorno al 5000 a.C. fino alla fine del periodo storico. Solo dopo l’età del ferro inizia il periodo storico (in cui si hanno i primi documenti scritti). I primi documenti scritti appaiono sulla costa finlandese nel 1100 d.C. ma nelle zone centrali solo dopo il 1500 d.C. circa, quando le abitazioni dei contadini si espandevano a Nord. Nelle zone più a Nord solo dal 1600 d.C. L’unico fatto certo riguardo le prime scritture è l’arrivo in Finlandia della prima persona che sapeva scrivere: il Vescovo Enrico, arrivato nel 1150.
~ I contatti tra Est e Ovest erano frequenti, ma la Finlandia si sviluppò sempre anche acquisendo i cambiamenti dell’Europa, sin da questo periodo. Secondo alcuni la preistoria finlandese durò molto più a lungo (per via dell’assenza di documenti scritti).
Leggenda (e storia) di S. Enrico (Pyhän Henrikin Legenda)
~ Enrico, nato in Inghilterra e trasferitosi in Svezia, era l’apostolo della Finlandia. Divenne vescovo di Uppsala (in Svezia) e seguì il re di Svezia in una crociata cristianizzatrice, e si fermò lì per continuare l’opera di conversione e battesimo del popolo finlandese. Si fermò a Kuppis (vicino Turku) e in altri posti. Morì durante il suo primo inverno in Finlandia, ucciso dal contadino Lalli, perché il vescovo gli aveva imposto una penitenza a seguito di un omicidio. La leggenda narra che Enrico venne ucciso a Köyliö, poi gli venne staccato il dito con l’anello, che venne in seguito trovato galleggiante in un pezzo di ghiaccio da un cieco che, toccandolo, riacquistò la vista. Quel dito rappresenta oggi l’immagine della Chiesa. San Enrico previde la sua morte, e diede disposizioni per il suo funerale, avvenuto a Nousiainen, luogo in cui fecero una chiesa intitolandogliela. I suoi resti poi vennero trasferiti a Turku. Da Turku passarono alla Russia (nel periodo dell’occupazione russa), ma la sua tomba è ancora a Turku, meta di pellegrinaggio. Ufficialmente pare non sia mai stato fatto santo , ma anche oggi resta il protettore della Finlandia (si celebrano le sue feste il 20 Gennaio e il 18 Giugno, giorni durante i quali si uniscono tutti i cristiani: luterani, cattolici e ortodossi).
Cronologia
Età |
Periodo |
Anni |
Periodo |
Età della pietra |
Paleolitico |
8500 a.C. |
Cultura di Suomusjärvi |
5100 a.C. |
|||
Neolitico |
5100 a.C. |
Cultura della ceramica pettinata, dell’ascia da combattimento, della ceramica cordata, di Kuikainen |
|
1700 a.C. |
|||
Età del bronzo |
|
1700 a.C. |
|
500 a.C. |
|||
Età del ferro |
500 a.C. |
||
Epoca romana Roomalaisaika |
0 |
Periodo vecchio |
|
200 |
|||
Periodo giovane |
|||
400 |
|||
Epoca delle migrazioni Kansainvaellusaika |
|
||
550 |
|||
Epoca dei Merovinghi Merovingiaika |
|||
800 |
|||
Epoca vichinga Viikinkiaika |
|||
1025 |
|||
Epoca delle crociate Ristireikkaaika |
|||
1100/1300 |
Cambiamenti nella Finlandia negli anni d.C.
~ Finita l’epoca delle crociate, inizia la sepoltura cristiana. Nei primi 1000 anni d.C. ci furono molti cambiamenti in Finlandia: durante il periodo romano i confini erano tranquilli, il commercio fioriva e arrivava fino al Baltico. Il commercio coi Romani non era diretto, anzi, i Finlandesi commerciavano soprattutto con gli Estoni e con l’isola di Gotland. Commerciava ambra e pellicce di lince, di volpe, di castoro, forse arrivate fino al Mediterraneo .
Rotte commerciali finlandesi dirette e indirette attraverso i secoli
~ In epoca merovingia la Finlandia sud-occidentale si arricchì molto anche in campo culturale (soprattutto grazie ai frequenti scambi commerciali). Intorno al 600 il commercio si spinse anche verso oriente (passando per la città di Perm, in Russia). In quel periodo c’erano in giro per i mari del Nord i pirati normanni, che portarono merci finlandesi verso le coste britanniche e si insediavano nei posti che raggiungevano. A Sud-Ovest invece commerciavano con gli Svedesi, già dal 500.
~ Tra il 700 e l’800 le rotte comprendevano anche il lago Ladoga e il Sud-Ovest della Russia. Arrivò in quel periodo anche il commercio coi Bizantini . Tra l’800 e il 900 divenne importante il commercio con l’isola di Birka (nei pressi di Stoccolma). I Finlandesi comunque non si allontanarono mai troppo nelle loro rotte commerciali dirette: arrivarono in Estonia e in Svezia.
Finlandesi e Svedesi
~ Finlandesi e Svedesi si conoscevano da tempo. La parola Ruotsi (Svezia) significava “uomo che rema con la barca”, e ha la stessa radice “rus/rys” dello Svedese Ryssland (Russia). I Finlandesi chiamavano i Russi Venät da un dialetto proto-finnico. Dal 900 in Finlandia “Rus” divenne un modo spregiativo per chiamare i Russi.
~ In questo periodo la popolazione del Sud della Finlandia era fortemente influenzata dalla Svezia centrale e dall’isola di Gotland, soprattutto perché uomini di quei luoghi sposavano donne finlandesi.
~ I dialetti occidentali, invece, hanno prestiti estoni.
Häme e agricoltura
~ Fino al 200 a.C. la zona dell’Ostrobotnia era molto abitata, finché i contadini della zona si spostarono nell’entroterra, nella regione centrale di Häme. In epoca vichinga Häme si espanse verso Est: vennero ritrovati oggetti di cacciatori dell’Est, che assimilarono presto la cultura di Häme. Si praticava l’agricoltura.
~ L’agricoltura non era molto praticata in generale in Finlandia, sin dall’età del ferro. A Sud per esempio il terreno non era per niente fertile, quindi non c’erano abitazioni fisse.
Altri popoli e lingue
~ Il linguista svedese Hellberg scoprì che nelle isole Åland non ci sono toponimi dell’epoca vichinga, né precedenti a quell’epoca. Le abitazioni risalgono infatti al 1100, ed è strano perché il terreno era fertile, ma forse la causa fu un’epidemia in tutta l’isola.
~ Nell’Ostrobotnia, nella regione di Kyrö, vennero trovati resti di una popolazione misteriosa, dalla lingua sconosciuta e senza legami con popolazioni successive del luogo. Dai ritrovamenti si intuisce che avevano contatti con la Scandinavia, e commerciavano con Svezia centrale e Norvegia settentrionale. Avevano un modo diverso dagli altri Finlandesi di trattare i metalli. Le loro sepolture erano simili a quelle dell’età del bronzo nel resto della Finlandia: i corpi venivano bruciati in delle barche nei fiumi (sistema arrivato probabilmente dalla Svezia). Erano un popolo diverso dagli altri della zona, ma forse parlavano il proto-finnico. Utilizzavano anche, a quanto pare, un sistema di sepoltura unico nel tempo (tra il 400 e il 500.): sepolture nelle sorgenti d’acqua o nei pressi. Nella zona di Isokyrö venne trovata una sepoltura nella sorgente di Leväluhta, piena di decine di scheletri misteriosi, alti 1 metro e mezzo, esili e dal cranio allungato (diversi dai Finlandesi e dai Sami). Questa popolazione scomparve totalmente tra il 700 e l’800, forse in seguito a una grave epidemia, o forse perché il commercio di pellicce degli Svedesi rappresentava una concorrenza imbattibile, e quindi si spostarono altrove.
Tribù dei Careliani
~ Nacque intorno all’età del ferro intorno al lago Ladoga. Si formarono qui le lingue careliana e vepsa (sulla costa occidentale del lago la lingua era careliana). Erano soprattutto cacciatori, forse arrivati dal Sud, e forse in parte Sami. Sulla costa Nord del lago Ladoga vivevano in epoca merovingia popoli dell’antica Karelia (Muinais-Karelia). Vennero trovate tombe del 500 e dell’800 d.C., con oggetti tipici della costa occidentale. Tra l’800 e il 900 poi aumentarono le tombe con corredo, soprattutto di soldati occidentali.
~ Avevano contatti con le popolazioni dell’Ovest e del Sud-Est, oltre che con gli Svedesi per il commercio. Per coltivare dall’epoca vichinga in poi) anche loro erano soliti bruciare zone di foresta e poi abbandonare il luogo dopo la coltivazione, com’era uso in tutta la Finlandia. Sulle coste si coltivavano orzo, grano duro, poi avena, cipolle, canapa e lino, anche in campi fissi, ora. A differenza delle popolazioni germaniche, queste popolazioni preferivano la coltivazione all’allevamento. Gli animali erano pochi (forse i tori venivano usati per arare), per via dei rigidi inverni. Il cavallo ad esempio comparì dall’età del ferro, e divenne utile per gli spostamenti anche sulla neve con le slitte, trainate a volte da uomini su sci.
~ Si cacciavano alci e renne; importante era la pesca (le reti erano fatte di lino). Commerciavano pellicce, che presto divennero la principale fonte di reddito degli abitanti del tempo. Ogni casa aveva la sua zona di caccia e di pesca, ma c’erano già delle cooperative di pesca al salmone, che cooperavano nella costruzione di dighe.
~ Nel Sud-Ovest il ferro (nell’età del ferro) era molto usato, e il mestiere del fabbro era molto importante per la società del tempo: si usavano asce, falci e are (per arare). Il ferro era per lo più d’importazione.
Sami
~ I Sami d’inverno vivevano nei villaggi, d’estate si sparpagliavano. Vivevano di caccia (soprattutto caccia alla renna, che era anche usato come animale domestico) e pesca, e facevano pellicce per i contadini finlandesi, poi dal 1500 alcuni Sami venivano spesso fatti schiavi dai Finlandesi. Costruivano oggetti di legno e di corna di renna. Il ferro era usato ben poco: le pentole di rame erano d’importazione dalla Finlandia, perché era decisamente più comodo scambiarle che costruirle.
18/02/2009
Abitazioni, abitanti e abitudini dell’età della pietra
~ Dai primi secoli d.C. nell’isola di Åland (Finlandese Agvenmaa) le abitazioni erano rettangolari, con le pareti di legno e argilla e i tetti di rami. Nel periodo pre-romano si diffusero altri tipi di case, come quelle di tronchi di pino, probabilmente derivante dall’Estonia. In epoca vichinga invece la casa di legno si diffuse in tutta la Finlandia. C’era solo una stanza, la pirtti, con in mezzo il focolare di pietra, il cui fumo usciva da un buco nel tetto o nella parete. I mobili erano semplici, probabilmente si usavano solo un tavolo e delle panche di legno; un baule conteneva gli oggetti più preziosi. Spesso accanto alla pirtti si trovavano la sauna e il riihi, una stanza per far asciugare il grano. La pirtti ospitava anche gli animali, quando c’era più freddo. Gli oggetti erano prevalentemente di legno: c’erano quelli per la concia delle pelli (parkitus), piatti etc, che i Finlandesi delle coste esportavano.
~ I fabbri finlandesi erano famosi in Finlandia e all’estero: erano abili costruttori di coltelli e spade, soprattutto. Si lavorava anche l’argilla per fare stoviglie, esportate in Svezia.
~ L’abbigliamento consisteva in vesti di pelle, lana e poi anche lino. Gli abiti per i rituali erano tessuti di lana, quelli dei ricchi colorati e decorati. In inverno si usavano pellicce, le donne portavano spesso gioielli fatti di bronzo e argento, raramente d’oro.
Cibo preistorico
~ Dalla farina si faceva il puuro (una specie di pappa d’avena mangiata anche oggi a colazione), ma quando gli ingredienti scarseggiavano si usava una farina ricavata dalla corteccia di pini (pettuleipä). Si bevevo birra (olut, forse un prestito germanico), fatta di malto d’orzo e luppolo, che era fondamentale per certi riti e per le feste (era l’unica bevanda alcolica al tempo); nella poesia popolare la birra occupa un ruolo di primaria importanza: se ne narrano anche miti sulla nascita.
~ Carne e pesce si consumavano freschi solitamente, perché il sale per conservarli era molto costoso.
Società, famiglia e villaggio
~ Le case erano individuali, non esisteva ancora l’idea di villaggio, ma già in epoca vichinga c’erano piccoli villaggi, detti nel Medioevo pitäjä (pitää “tenere (un rito)”), che ogni anno celebravano riti con sacrifici tutti insieme. Anche in lingua Sami si usava questo nome per definire gli agglomerati di case, ma la parola significava “tasse”: probabilmente si trattava di riti-feste usate dalle popolazioni locali per ricompensare gli uomini armati che li difendevano.
~ La hiisi era il luogo dei riti, in quasi tutti i villaggi. In alcuni c’era anche la moisio, la casa del più anziano della tribù, che era ereditaria come anche il ruolo di capo. Il capo del villaggio era giudice e presiedeva i riti religiosi e le riunioni (käräjät); spesso era un guerriero che assieme ai soldati proteggeva la tribù, anche grazie ai linnavuori, “fortezza del colle”, utilizzati in difesa.
~ Un insieme di villaggi era detto nel Medioevo kihlakunta (in Estone kihelkond). In Karelia esisteva anche da prima (quindi forse la parola è estone). La parola kihla (prestito germanico) significava “ostaggio” in proto-finnico proprio. Oggi “ostaggio” è kihlet, ma significa anche “fidanzato ufficiale” (e il kihlasormus è l’anello di fidanzamento).
~ I popoli vicini erano uniti per cultura e per lingua. Forse insieme gestivano feste e difese. In epoca vichinga non c’era molto bisogno di difendersi quanta ce n’era nell’epoca delle crociate, anche per via delle guerre tra Häme e Kareliani (in guerra partivano uomini di più villaggi vicini). Le difese erano più necessarie sulle coste, viste le scorribande dei pirati normanni e scandinavi. Nell’arcipelago di Turku per esempio si usava un sistema di fuochi per avvertire i villaggi dell’imminente arrivo dei nemici. L’antico nome di questo arcipelago è Balagardissida, che significava in una lingua scandinava “costa recintata dai fuochi”.
Le tombe spiegano la società
~ Nell’età del ferro era abitudine seppellire i cadaveri con dei corredi funebri. Gli oggetti ritrovati ci fanno capire che la ricchezza non era divisa egualmente nella popolazione: alcuni si arricchirono col commercio, per esempio. I più ricchi avevano i servi (orja). La società era divisa in artigiani, fabbri, cacciatori e aiutanti vari; i poveri vivevano di pesca, ed erano spesso protetti dai contadini.
~ La famiglia era legata alla casa paterna: il sistema dei nomi derivati dagli animali nacque nell’età del ferro. Si potevano trovare Hirvi, Karhu, Orava, nomi dai quali derivarono i cognomi Oravainen (allora nacquero i cognomi in –nen) etc. I nomi probabilmente esistevano dalla preistoria, e spesso il nome della famiglia più importante diventava il nome del villaggio.
~ Nelle tombe vennero trovate armi e coltelli, pochi scudi e ancora meno elmi/caschi. Non c’erano spesso guerre, ma gli uomini si procuravano armi per difesa. A volte le armi erano solo decorazioni. Talvolta i giovani partivano in guerra con altre popolazioni, anche coi Vichinghi, per poi tornare in patria e dare spunti e temi alla poesia popolare. La più comune causa di omicidio era la vendetta, spesso cercata dopo litigi tra ubriachi (come Kullervo nel Kalevala e Kalevipoeg nel Kalevipoeg).
Aldilà e religiosità
~ Le popolazioni dell’età del ferro credevano nell’aldilà, ed erano molto affezionati ai loro antenati. Le sepolture più comuni erano quelle coi cumuli di pietre, o quando i morti venivano bruciati nelle barche. I metodi di sepoltura cambiavano da luogo a luogo e da periodo a periodo. A Eura (tra Tampere e Turku) già dal 500 a.C. esisteva la sepoltura senza cremazione, in tombe con corredi funebri che consistevano di stoviglie, gioielli e armi per gli uomini.
~ Spesso per i defunti veniva sacrificato del grano, buttato per terra: si credeva che gli uccelli che andavano a mangiarlo fossero le anime dei defunti. Già nell’800 esistevano streghe e sciamani, che curavano malattie e mandavano maledizioni, e partecipavano ai rituali di caccia, di pesca, per l’agricoltura. Alla casa venivano sacrificati animali, sepolti sotto la casa stessa. In certe zone venivano murati dei crani di animali, anche durante il periodo del Cristianesimo. Vennero influenzati anche dalle popolazioni vicine.
~ La poesia popolare mostra una lunga serie di rituali e anche di divinità poco personalizzate. Il dio più importante era Ukko, temuto e venerato dio del tuono e protettore dell’orzo. Il vescovo Mikael Agricola descrisse queste divinità pagane e relative feste con molta birra. Un rito importante nell’età del ferro si svolgeva alla fine della stagione agricola: la cosiddetta keyri o köyri o kekri, diventata poi “Ognissanti”.
~ Un dio importante era Ilmarinen, poi diventato comune mortale e abile fabbro nella tradizione popolare. Come divinità dei venti, Kaleva era poco presente nella poesia, restò solo in alcune espressioni (anche oggi), tipo “Kalevantulet” (letteralmente “i fuochi di Kaleva”, “lampi che si vedono e non si sentono”), e nel nome di Orione: Kalevanmiekka (“spada di Kaleva”). La divinità dell’acqua era Ahti, più conosciuto come guerriero che come dio. Tra le divinità femminili si ricorda Veden Emä, ma le divinità in generale erano diverse da luogo a luogo. Si credeva anche nell’haltia, un folletto/spirito abitante dei boschi, delle acque, dei monti e degli alberi. Si doveva stare attenti a questi spiriti durante la caccia, ma potevano diventare benevoli con incantesimi e magie appropriate. Anche campi ed edifici avevano spiriti associati, detti poi tonttu.
Cultura della Karelia
~ Si sviluppò nel periodo delle crociate, soprattutto dal 1200 d.C. in poi (fonti: tombe con tesori). In Karelia si usava la sepoltura pagana e poi quella cristiana. In quella zona si usavano fermagli d’argento e vestiti decorati con fili di bronzo, per le donne. I fabbri di questa zona erano abilissimi e famosi anche altrove: si arricchirono vendendo armi e decorazioni di vario tipo. Avevano contatti con Svezia e impero bizantino, vendevano pellicce lapponi in Russia e avevano contatti fino all’Arabia.
Poesia popolare nell’età del ferro
~ Nell’età del ferro nacquero le poesie popolari che poi diedero origine al Kalevala. Le tematiche, fin dai tempi più antichi, spaziavano dal mito del sampo (un oggetto che creava felicità e ricchezza) ai miti su sciamani e tietäjä. Vennero influenzate dall’Europa e dalla Scandinavia, dalla quale presero i temi di guerra. La forma da allora non cambiò molto: il metro si raffinò poco.
~ Nell’età del ferro nasce anche la poesia lirica, cantata dalle donne, rimasta a lungo sempre seguendo la tradizione. Erano soprattutto lamenti, per piangere i defunti o per piangere la sorte del matrimonio.
~ Questa poesia popolare nacque in Karelia e presto venne esportata in tutta la Finlandia, che poi aggiunse temi nuovi da tradizione svedese e russa. In Karelia la poesia popolare si conservò meglio, lontana dall’influenza aggressiva della Svezia ad Ovest.
~ La musica tradizionale dell’età del ferro accompagnava col kantele le poesie popolari, oltre che con i tamburi di derivazione sciamanica.
20/02/2009
Il cristianesimo arriva in Finlandia
~ I primi contatti col Cristianesimo i Finlandesi li ebbero nell’epoca delle crociate, dal 1025 al 1150/1300 circa. In Finlandia e nei paesi vicini il Cristianesimo si impose solo tardi, in Estonia anche dopo che in Finlandia. In Russia c’erano già contatti con l’impero bizantino e quindi con la religione: a Novgorod c’era un vescovo greco già dal 991, ma l’antica religione pagana continuò ad esistere per secoli. La Svezia divenne cristiana dal 1000 circa, ma in 100 anni arrivò ovunque (purtroppo).
~ In Finlandia i primi contatti ci furono dall’epoca vichinga: iniziavano a girare delle collane a forma di croce, spade con iscrizioni religiose che alle popolazioni locali andavano bene comunque come amuleti protettivi in generale. Queste popolazioni conobbero sempre meglio il Cristianesimo: prima nella costa Sud-Ovest, poi col tempo i preti arrivati dall’estero cristianizzarono ovunque. Maledetti -_-. I predicatori greco-ortodossi erano più attivi, inizialmente, poi il cattolicesimo si impose. Non si è ancora certi della provenienza di certe parole nate al tempo, come risti (croce), pappi (prete), pakana (pagano), raamattu (bibbia), forse dal Russo. Lentamente i cristiani divennero la maggioranza della popolazione, si iniziarono ad abbandonare feste pagane e riti, cambiavano i modi di sepoltura: niente più cremazioni, e i corpi venivano seppelliti a pancia in su, verso Ovest.
~ A Ovest i cristiani dal 1150 al 1350 erano diventati ormai la maggioranza. Pochi non si fecero battezzare, mantenendo alcune tradizioni come le sepolture pagane. I Sami però rimasero “pagani” fino al Medioevo.
Lingue e abitudini del periodo cristiano
~ Nel 1100 circa ad Åland si parlava lo Svedese, in Finlandia il proto-finnico e in Karelia dei dialetti locali, a Nord il Sami. Mentre nelle isole si viveva di caccia e pesca, nell’entroterra si sviluppavano l’agricoltura e il commercio di pellicce. La società assomigliava a quella svedese, ma in generale più povera e meno sviluppata. Non c’era aristocrazia e c’erano pochi schiavi. La popolazione oscillava tra i 50.000 e gli 85.000 individui intorno al 1100. La lingua si sviluppava, da proto-uralica al Finlandese.
~ Le lingue europee sono divise in 3 famiglie: indoeuropea, uralica, basca (forse ne esistevano altre, ma si estinsero comunque prestissimo). Il Finlandese (anticamente detto Finnico) è tra i più occidentali delle lingue uraliche, che si sviluppano e si diramano in più lingue dalla Norvegia settentrionale alla Siberia centrale.
Divisione delle lingue uraliche
1. Lingue ugro-finniche (Suomalaiset-unglaiset kielet), sviluppate in Europa.
2. Lingue samojediche (Samojedi kielet), sviluppate in Asia e ad Est degli Urali.
~ Chi studia queste lingue sa che ci sono delle somiglianze per grammatica e lessico, anche se non sembra.
~ Sottogruppi:
1. Lingue balto-finniche (Finlandese, Estone, Intrico, Livoniano, Kareliano, Vepso, Votico)
2. Lingue Sami (10 lingue diverse, alcune somiglianti tra loro, si ricordano il Sami meridionale e quello orientale, diversi dagli altri. La più diffusa è il Sami settentrionale: pohjoissaame)
3. Lingue ugriche (Ungherese, Hanti (Ostiaco), Mansi (Vogulo))
4. Lingue finno-votiache (Mari (Ceremisso), Mordvino (Ersiano e Mocsia)
5. Lingue permiache (Komi (Sirjeno), Udmurt (Votiaco))
6. Lingue samojede (Eneziano, Veneziano, Nganasan, Selkupico)
7. Lingue ormai estinte (Yuratiano, Karmassiano, etc)
~ Secondo alcuni il balto-finnico era una lingua unica. Il Kareliano a sua volta si divide in:
1. Kareliano proprio
2. Ludico (tra Kareliano e Vepso)
3. Livvi (Kareliano di Aurus)
4. Ingrico (solo secondo alcuni)
~ Tra le lingue balto-finniche quelle con più parlanti sono Finlandese (circa 5 milioni di parlanti) ed Estone (1 milione), che sono anche le uniche sia parlate che scritte. Il Kareliano è parlato da circa 70.000 persone, il Vepso da 6.000, ma non hanno una forma scritta che abbia messo d’accordo gli studiosi, ancora oggi. Il Ludico ne conta 5.000, l’Ingrico 300. Il Livoniano e il Votiaco ormai sono parlate da poche decine di persone.
~ Tra le lingue balto-finniche ci sono molte similitudini, che permettono loro di capirsi a vicenda. A seconda delle lingue parlate e della zona, si distinguono 4 gruppi per identità di lingua:
1. Popolazioni con lingua e popolazione non in pericolo (Ungherese, Finlandese, Estone)
2. Popolazioni che potrebbero essere in pericolo (Mordvino, Komi, Mari, Udmurt)
3. Popolazioni già in pericolo (Hanti, Mansi, Nenetsi, Kareliani, Vepsi)
4. Popolazioni in grave pericolo di estinzione (Livoniani, Ingriani, altri samojedi)
~ I popoli piccoli rischiano di perdere la propria lingua quando vengono assimilati dai popoli vicini più grandi, anche perché solo le lingue del primo gruppo sono ufficiali e nazionali, le altre vengono parlate solo in casa.
Il Finlandese
~ Il Finlandese come lingua uralica è molto conservativa: mantiene molti caratteri delle lingue uraliche:
1. Le parole molto lunghe, tipo käsittämättömyydessäänkin (“anche nella sua incomprensibilità”).
2. Conserva i casi grammaticali (come altre lingue: Ungherese, Mordvino etc).
3. Ha i suffissi possessivi (altra caratteristica sintetica, non analitica).
4. L’accento è sulla prima sillaba, la seconda è senza accento e dalla terza c’è l’accento secondario. L’ultima sillaba non ha mai l’accento.
5. La struttura sillabica è quella originaria: cons+voc+cons o cons+voc o voc.
6. L’ordine delle parole è quello originario, SOV, oggi anche SVO, con gli attributi prima del sostantivo e gli attributi del verbo dopo il verbo.
7. L’uso di preposizioni, causate dall’incontro con le lingue indoeuropee.
Albero genealogico delle lingue uraliche secondo Mikko Korhonen
Diffusione delle lingue e origini delle parole finlandesi
~ Non si sa ancora dove venisse parlata la proto-lingua uralica, ma si stima che possa essere stata parlata in Siberia, negli Urali, nel Volga, intorno al fiume Kama (Russia), dove ancora oggi si parlano lingue uraliche. Secondo la “teoria dell’origine diffusa”, invece, sarebbe stata parlata dal Mar Baltico agli Urali, dal 4000 a.C.
~ Alcune parole del Finlandese di oggi derivano da lì: anappi (suocera), emä (madre), miniä (nuora), setä (zio), isä (padre), noita (sciamano/strega). Anche le parti del corpo: luu (osso), pää (testa), silmä (occhio), sydän (cuore), syli (braccio). Nomi di animali: kala (pesce), koira (cane), kyy (vipera). Parole della natura: joki (fiume), koivu (betulla), kuu (luna), kuusi (abete), suvi (estate). Attrezzi: nuoli (freccia), jousi (arco), tuli (fuoco), suksi (sci). I pronomi personali, i numerali kaksi e viisi, i verbi elää, menna, kuolla, myydä, soutaa, tuntea. Da qui si possono fare riflessioni sulla cultura: il cane esisteva già e probabilmente era usato per la caccia. Mancano parole che descrivano figure come re, principe etc, invece c’è il noita.
~ Il proto-finnico primitivo era simile al proto-finnico, ma in questa divisione perse 9 consonanti (dall’età del bronzo all’età del ferro). Nasce ora l’alternanza consonantica, e ci sono dei cambiamenti tipo *ti > si (es: kaksi <* kakti). Cambiano anche i verbi (nascono i tempi composti), ci sono le declinazioni etc. Il proto-finnico diede origine alle lingue balto-finniche, tra cui il Finlandese antico (varhaissuomi) intorno al 1540 d.C., quando Mikael Agricola (il padre della lingua finlandese) pubblicò i primi libri in questa lingua.
~ Durante l’età del ferro le lingue finlandesi si svilupparono: nacquero i dialetti, che si divisero in 4 zone principali: costa Sud-occidentale, Häme, Savo, Karelia. La maggior parte della poesia popolare deriva dalla zona della Karelia, quindi da quei dialetti. La poesia popolare in dialetto influenza anche la lingua delle altre zone, e la lingua finlandese scritta da allora si espande grazie alle influenze kareliane.
25/02/2009
Poesia popolare
~ Raccolta da Giuseppe Acervi (viaggiatore italiano del ‘700) e da un altro viaggiatore (lo svedese Sjodergrand), che pubblicarono libri sui loro viaggi: citano un canto che si pensava fosse stato composto da una semplice contadinella finnica. Acervi la definì la Saffo finlandese, ma si trattava di una semplice lirica d’amore che contiene immagini molto forti (cfr. pag. 6 delle letture).
~ Traduzione: “Se l’amato mio venisse; se il mio primo amore apparisse, la bocca gli bacerei, anche se il sangue di lupo la macchiasse./ La mano gli prenderei, anche se la vipera serpeggiasse.”
~ Qui l’io poetico è una donna, come è donna chi recita. In seguito vennero trovati più di 160 varianti di questo stesso canto, così si è rinunciato all’idea di poter trovare un solo autore; questa poesia è un esempio di poesia popolare finlandese, anonima, ricordata mnemonicamente e tramandata oralmente.
I generi della poesia popolare
~ La poesia popolare è divisa tradizionalmente in due generi: lirica ed epica. Inoltre, un terzo tipo può essere considerato quello della poesia rituale, che ha caratteristiche sia del genere lirico che di quello epico. Questa tradotta è un esempio di poesia lirica, individualistica, che accentua in modo violento le emozioni dell’io poetico: dolore, amore, malinconia, destino avverso, ma anche gioia, tutti temi tipici dei canti popolari lirici.
~ Le immagini sono molto concrete e la maggior parte sono ispirate alla natura. L’io poetico si può identificare con animali, alberi della foresta etc. Le metafore della poesia lirica si riferiscono spesso agli oggetti e alle attività della vita quotidiana: agricoltura, caccia, pesca. Nei canti popolari lo sfondo può essere la natura, la palude, il lago, il mare, la fattoria e i villaggi circostanti. La natura è un luogo di riposo per chi è tormentato da sofferenze o esausto dal lavoro. I personaggi del canto fanno parte dell’ambiente più familiare (madre, padre, sorelle, fratelli, figli, mogli etc), poi compaesani, amici o nemici.
~ I canti lirici sono spesso raccolti in cicli, che descrivono l’arco di un’intera vita, dalla fanciullezza al matrimonio alla vecchiaia. Un’antologia importante è il Kanteletar, il cui nome deriva dallo strumento musicale kantele + il suffisso tar = donna.
~ Poesia popolare epica: sono canti più lunghi di quelli lirici, in cui vengono descritti avvenimenti e storie di un eroe o la nascita immaginaria di un fenomeno naturale. Come i canti lirici, anche questi sono raggruppati a seconda del loro contenuto e della loro condizione, per esempio ci sono canti mitici trattano dell’origine del mondo, descrivono la creazione della terra e dei suoi elementi (il mito della grande quercia).
~ Canti intorno alla figura centrale: altra poesia epica. Qui il protagonista può essere uno sciamano, o un bardo dotato di grandi poteri. Gli eroi fanno cose particolari: vanno nell’aldilà, o col solo canto e le parole riescono a vincere ostacoli difficili, gli avversari, o creare oggetti (come nel Kalevala). I nomi più frequenti sono: Väinämöinen e Ilmarinen.
~ Poesia epica e canti d’avventura: qui i viaggi sono spesso per mare o per laghi, mentre gli avvenimenti si arricchiscono di tematiche eroiche, i personaggi sono più variegati e felici degli altri. Gli avvenimenti storici sono ben individuabili, ad esempio il cristianesimo e alcune sue figure di spicco.
Altri tipi di poesia popolare
~ Altre poesie popolari sono costituite da leggende, con valori morali già cristiani. Di questo gruppo fa parte il canto dell’omicidio del primo vescovo. Poi ci sono i canti che si riferiscono a momenti particolari e riti: per esempio ninna nanne, o canti di trastullo dei bambini, danze e girotondi, canti nuziali, canti ispirati a feste e cerimonie.
~ Canti nuziali: nell’insieme costituiscono un cerimoniale teatrale che segue un ordine degli eventi definito e preciso. I canti di caccia sono rappresentazioni drammatiche, soprattutto i Karhunpeijaiset o Karhun häät (nozze dell’orso), riti propiziatori della caccia all’orso. Questi sono canti con funzione magica: proteggevano la comunità scongiurando la vendetta dello spirito dell’orso. Altri animali mitici cantati: alce (nascita e caccia).
~ C’è poi il genere dei lamenti: itkuvirret (pianto + canto). Sono liriche composte in occasione di funerali o commemorazioni dei defunti; ci sono canti di dolore per altre occasioni di separazione, per esempio per il matrimonio: la ragazza piange la sua sorte. In questi canti è rispettato un modello preciso di base, poi ci sono cambiamenti che ruotano intorno a ciò. Sono caratterizzati dalla tendenza ad uno stile prolisso, con molte ripetizioni, metafore decorative e vaghe; la lingua è originale, piena di parole che hanno anche funzione riempitiva, apparentemente senza significato. Ciò però contribuisce al mantenimento del ritmo del lamento.
~ Ci sono poi i rituali di caccia all’orso, un grande numero di incantesimi, parte abbastanza importante della poesia pop finlandese, che si ricollegano alla poesia popolare lirica o anche epica, spesso. La loro funzione è di portare fortuna in caccia e pesca, ma non solo: anche di guarire malattie, proteggere dai pericoli chi li pronunciava. Attraverso formule magiche si cercava di dominare le potenze devastatrici. Chi pronunciava gli incantesimi era di solito uno sciamano, che in virtù delle sue conoscenze riusciva a penetrare nell’anima delle cose, capirne l’origine e usare tutto ciò a suo vantaggio.
~ Molti miti sugli elementi naturali (come quelli sul fuoco e sul ferro) sono stati ispiratori degli incantesimi. Molti di questi hanno assunto anche funzione di scongiuri: chi sapeva l’origine del fenomeno, poteva dominarlo. Tra gli incantesimi ci sono anche componimenti con contenuti umoristici, come quelli per curare malattie, o attirare selvaggina e pesci, e con contenuti quotidiani.
Cantori popolari
~ Il canto era il modo per recitare questi componimenti. Le melodie erano spesso accompagnate dal kantele, la cetra degli antichi Finnici. L’interpretazione variava: a Nord di solito c’erano due cantori: uno recitava e uno ripeteva ogni verso. A Sud c’era un cantore donna aiutata dal coro, solitamente di donne. La ripetizione dei versi permetteva di memorizzare strofe e versi nuovi: tutta la poesia popolare sopravvisse grazie alla memoria, soprattutto assimilata dai genitori dei cantori o da altri cantori. Ogni volta a seconda dell’occasione, l’interpretazione era diversa: erano continue improvvisazioni. Per il primo e l’ultimo verso, o in caso di dimenticanze, il cantore usava versi standard per non perdere il ritmo.
~ Non è facile capire se questi cantori sono stati virtuosi della memoria o imitatori, o attori improvvisati, o poeti, o sciamani incantatori. Forse hanno unito in sé tutti questi ruoli a seconda della necessità. Non facile ricostruire i canti per raccoglierli e stamparli: la tradizione era orale. Gli ultimi cantori di poesia dell’800 erano già uomini e donne anziani, a volte ciechi, come Miihkali Perttunen. Soprattutto uomini, ma i canti lirici e i lamenti erano cantati più spesso da donne. La divisione non era comunque netta.
~ I repertori dei cantori più dotati era molto vasto: Elias Lönrot incontrò il cantore Arhippa Perttunen (stessa famiglia) che gli cantò più di 4000 versi. Invece un’altra cantatrice donna, Larin Paraske (celebre, morta nel 1904) cantava 32.000 versi (fu tutto trascritto). Molti di questi sono varianti di uno stesso verso usato più volte, in realtà, quindi restano 10.000/11.000 versi diversi tra loro. E’ un primato per la poesia popolare.
Metro delle poesie popolari
~ Usavano spesso il metro kalevaliano, già prima del 500 a.C. Ci sono due teorie sulle lingue usate in origine:
1. Proto-finnico proprio: questa popolazione cantava questa poesia in zone Sud-occidentali della Finlandia e in Estonia, e da qui arrivò solo dopo in Karelia
2. Il canto tradizionale nacque in una zona più vasta, separata in ramo occidentale e orientale.
~ Quando iniziò la raccolta sistematico nell’800 i cantori erano scomparsi per la maggior parte, quindi vennero raccolti soprattutto ad Est (in Karelia). La maggior parte raccolta nell’800, inizio ‘900. Le prime registrazioni risalgono ai primi anni del ‘900.
~ Nelle forme conservate fino ad oggi, gli elementi di diversi periodi stilistici sono:
1. Esisuomalainen (poesia proto-finnica) 1000-500 a.c.
2. Itämerensuomalainen (balto-finnica) 500-800 d.c
3. Sydänkalevalainen (kalevaliano proprio) 800-1150 d.c.
4. Keskiajan kalevalainen (kalevaliano del medioevo) 1150-1530 d.c.
5: Myöhäis kalevalainen (tardo kalevaliano) dal 1500 in poi
Tratti stilistici della poesia popolare
~ Solitamente sono componimenti brevi, di pochi versi (poesia lirica). Quelli epici sono raggruppati in sequenze legate da criteri di massima (a volte cambiano i nomi degli eroi, ci sono incantesimi ripetuti etc). Si usa la stessa metrica, gli stessi tratti stilistici: il metro di base è lo stesso (kalevaliano), che nella sua forma più pura è il tetrametro trocaico: 4 piedi che a loro volta sono divisi in 2 sillabe (la prima delle quali è accentata). Esempio: Va-ka van-ha Väinä-möi-nen. Questo metro appare in numerose varianti più ricercate, che differiscono da questo schema originale. Nel verso popolare il Finlandese è molto espressivo, soprattutto per l’accento tonico delle parole (che cade regolarmente sulla prima sillaba). Questo metro ignora la rima, ma usa abbondantemente l’alliterazione. Esempi: Illat istuin ikkunoissa (“le sere trascorse alla finestra”)
Aamut aikan kynnyksilla (“le mattine sulla soglia del casolare”)
Tulkaa virteni tupahan, / Saakaa suojahan sanaani (“vieni a casa canto mio,/ a riposare le mie parole”)
~ A volte il tetrametro trocaico pone l’accento su sillabe che normalmente non sarebbero accentate. Esempio: Mié-le/nì mi/nùn te/kévi
~ La parole più lunghe e importanti sono solitamente alla fine. Tipico è il parallelismo (ripetizione del verso), cioè lo stesso contenuto è ripetuto nel verso successivo in forma leggermente diversa. Perciò è stato suggerito che l’unità di base del metro della poesia popolare fosse una coppia di versi, non un verso solo. Alcune edizioni applicano questo principio anche tipograficamente (due versi nella stessa riga).
~ I canti popolari non presentano tutti lo stesso tipo di metrica: i lamenti possono avere anche un metro particolare, più lungo; le ballate e i ritornelli in rima sono un terzo gruppo, che anche tematicamente e stilisticamente usano stili più europei. L’influenza delle ballate europee è evidente nelle regioni occidentali; i canti in rima hanno belle melodie, ancora oggi conosciute e famose.
Raccolte di poesie
~ Il più antico manoscritto è uno scongiuro contro la peste di 25 versi, riportato in un registro dei conti del 1564. La maggior parte dei documenti scritti risale in quel tempo a testi di processi e della Chiesa: si capisce che anche loro avevano a che fare con la poesia popolare, considerato un fenomeno pagano da perseguitare. Intanto però la raccolta di poesia popolare era incoraggiata da Stoccolma, che influenzò quindi anche la nascente letteratura. Alla fine del ‘700 il pastore Matthias Salammius compose un poema sulla vita di Gesù con il metro della poesia popolare.
[ascoltiamo versioni di queste prime raccolte, dei primi del ‘900, per esempio uno sull’origine del fuoco del 1905 cantato da Petri Shemeikka, di Ilomantsi, della famosa famiglia di cantori Shemeikka, cantori e cacciatori. Registrati in Karelia e a Ilomantsi e Suistamo.]
[1930: Ogoi Määränen, di una famiglia di cantori, conosciuto anche come guaritore, canta “Iro-neito” “la fanciulla Iro” ß la fanciulla Iro era così pura che non mangiava le uova di gallina se aveva visto un gallo. Pura, vergine e non vedeva mai uomini. Ma poi mangia un mirtillo rosso e resta incinta, ha 3 figli: Väinämöinen, Ilmarinen, Joukainen]
[Canti nuziali: donne che cantano negli anni ’60 in Karelia. ß donne che passano nel villaggio e cantano le imminenti nozze. Poi stesse donne che cantano un canto a casa della sposa, in cui la sposa prende in giro lo sposo, criticano i suoi aspetto fisico e vestiti (una fase del matrimonio). Poi cantano allo sposo consigli su come si trattano le donne.
Canti della sposa
~ La famiglia della sposa cantava alla sposa il “canto della madre”, cantato anche in altre situazioni. Questo era il “canto della partenza” lähtövirsi (parte del rituale), che raccontava come le ragazze e i ragazzi avessero una posizione molto diversa già alla nascita. In questo caso il padre non è contento per la nascita di una donna, la vuole far annegare, ma la madre cura sua figlia con amore. La cantatrice è Anna Kiviso, famosa per cantare alle nozze. [canto usato per ballare: Tehkää yksi ympärikko.]
[Poi canto nuziale läksin raukka raatamaan (“povero me che sono andato a lavorare”), versione semplice del tema di un ubriacone che va in città. L’io poetico raccoglie un carro di fieno e va a venderlo in città, ma tornando non resiste alla tentazione di entrare in una taverna e si ubriaca. Poi un po’ di canti di Anni Tenisava, della Karelia di Viena. Lei imparò il canto da Miihkali Perttunen, perché quando era giovane curò il vecchio Perttunen che era vecchio. Si dice che il suo canto sia molto più melodico di altri cantori/cantatrici del suo periodo. Qui sentiamo Väinämöisen polvenhaava (la ferita del ginocchio di Väinämöinen), canto epico che racconta come Väinämöinen si ferisce il ginocchio con l’ascia quando si costruisce la barca, allora va a cercare uno che conosce questo incantesimo per guarirlo.]
26/02/2009
Poesia popolare
~ Il Kalevala può essere definito a tutti gli effetti un’epopea, un “super racconto”. I suoi personaggi sono sacri e collegati a mitologia e tradizioni antichissime. Le poesie popolari finlandesi vennero raccolte per la prima volta da Henrik Gabriel Parthan (nel 1768 circa), nell’opera in Latino De poesi fennica. In quest’opera Parthan analizzò con precise documentazioni la poesia popolare finlandese, il modo e lo stile di recitazione, la metrica etc. All’inizio dell’‘800, poi, il Romanticismo rinnovò l’interesse per la poesia popolare. Elias Lönrot raccolse poesie popolari in modo sistematico, prendendole soprattutto dalla Karelia orientale (oggi russa). Moltissime poesie sono state raccolte dalla Società della Letteratura Finlandese (Suomalaisen Kirjallisuuden Seura, SKS), tra le più importanti società di raccolta di folklore, che le pubblicò in 33 volumi nella Suomen Kansan Vanhat Runot (1908-1948): si tratta di circa 85.000 testi per un totale di circa 1.270.000 versi. Ne nacque l’antologia in Inglese Finish folk poetry, epic (1977).
~ I primi documenti attestano che la poesia popolare esisteva già dal 500 d.C. I canti vennero raccolti in diversi gruppi a seconda dello stile e dell’ordine cronologico. I canti sulla nascita del mondo sono lo strato più antico, seguiti dai canti del Medioevo e del periodo cristiano, nonostante datarne alcuni sia complicato. Probabilmente questi canti nacquero proprio in Karelia, anche se stando a temi, stili e lingue usate, si possono distinguere tratti occidentali e orientali.
~ La poesia popolare viene analizzata secondo due approcci: uno mitologico (per scoprire somiglianze e differenze con altre mitologie, anche più antiche), uno storico (i canti sono riflesso dei momenti di crisi del passato). Lo stesso Lönrot considerò la poesia popolare “storia non scritta” del popolo. Forse entrambi gli approcci sono corretti: soprattutto i canti più recenti mostrano diversi elementi di carattere storico.
~ Lönrot nel Kalevala raccolse diverse varianti delle poesie popolari che raccolse, unendo vari frammenti tra loro; questi canti spesso vennero alterati nel tempo: si cercò di ricostruirne le forme originali confrontando le diverse forme della stessa poesia, in diverse zone. Le versioni finali sono state “ripulite”, e quindi secondo alcuni hanno perso la loro autenticità.
Studi sulla poesia popolare finlandese
~ Recentemente si sta studiando come si conservarono i canti, e che significati potevano avere per la popolazione al tempo in cui sono nati. Si studiano anche i contatti tra poesie popolari di diverse culture, e che significati religiosi e linguistici nascondono.
~ Lo studioso inglese Michael Brunch parlò di due tradizioni della poesia finlandese: la piccola tradizione (ispirata alla poesia popolare) e la grande tradizione (ispirata alla letteratura classica ed europea, che introdusse nuovi temi e nuove forme). La poesia della “piccola tradizione” contiene anche elementi non razionali, come le credenze tramandate anche non finlandesi, nonostante ultimamente si pensi che certe credenze, arrivate in Finlandia anticamente, si fossero già “finnicizzate” quando vennero trattate nelle poesie popolari. Capitò anche che la poesia della “piccola tradizione” influenzasse quella della “grande tradizione”, adattando temi e stile.
Fine della poesia popolare
~ Quando le poesie popolari iniziarono a essere trascritte, e quando venne pubblicato il Kalevala, la poesia popolare perse un po’ la sua caratteristica propria di continuo rinnovamento, così come gli incantesimi pagani persero significato e i loro effetti terapeutici vennero soppiantati dalla scienza e dalla medicina moderna. La pubblicazione di Kalevala e Kanteletar segnarono involontariamente l’inizio della fine della poesia popolare, proprio per via del nuovo carattere scritto. C’è da dire che però che la poesia popolare, nella sua accezione più ampia, non si perse mai, se consideriamo che la poesia popolare si esprime anche in prosa: favole, racconti, indovinelli etc costituiscono parte della stessa.
~ Chi per primo raccolse favole popolari finlandesi fu Eero Salmelainen, nell’opera Suomen Kansan Satura ja Tarinoita (1852), che fu importante per lo sviluppo successivo della prosa finlandese sottoforma di favole e racconti, ma anche sottoforma di modi di dire, proverbi etc usati ancora oggi.
Kalevala
~ Il Kalevala è l’opera finlandese più conosciuta ed apprezzata. E’ un’epopea che ancora oggi influenza i nostri tempi, è stato ed è ancora un simbolo di “finlandesità”: i Finlandesi hanno un forte affetto per il Kalevala, che esprime lo spirito finnico perché parla di eroi finlandesi, inoltre fu un incentivo allo sviluppo di lingua e cultura in varie forme. Nacque in un periodo particolare, proprio quando i Finlandesi cercavano l’identità nazionale. Lönrot fu il più importante in questo periodo, ma altri come lui raccoglievano poesie popolari: l’interesse per la tradizione antica risale al ’700.
~ Oltre alle poesie popolari, fu importante per la nascita del Kalevala l’edizione della Mythologia Fennica nel 1789 ad opera di Ganander. E’ una sorta di manuale completo di 1000 versi di poesie e incantesimi finlandesi. All’inizio dell’‘800 l’interesse romantico per l’antichità e il folklore crebbe, soprattutto a Turku, col K. A. Gottlund che pubblicò altre due raccolte di poesie popolari finlandesi: Pieniä Runoja Suomen Poijille Ratoxi (“Piccole poesie per il divertimento dei Finlandesi”) in due volumi tra il 1818 e il 1821. Per Gottlund i personaggi delle poesie popolari e del Kalevala non sono dei, ma pagani che hanno un solo dio: i Kalevan pojat sono eroi antichi, giganti per alcuni. Per Gottlund sono solo guerrieri e capi. Lui fu il primo a sperare in un’epopea finnica, che poi scrisse Lönrot. Un’altra opera importante fu Suomen Kansat vanhat runot ynnä myös nykyisempia laulaja (”Poesie antiche del popolo finlandese e anche canti più recenti”), di Sakari Topelius, il padre delle opere per l’infanzia in Finlandia, nel 1822. Molte poesie che pubblicò Topelius servirono da materiale per il Kalevala.
Elias Lönrot e l’origine del Kalevala
~ Nacque in Finlandia a Sammatti nel 1802, figlio del sarto del villaggio. Studiò medicina all’università, e presentò la tesi di laurea (in Latino) dal titolo “Su Väinämöinen, antico dio dei Finlandesi”. Qui Väinämöinen è considerato un dio, un eroe. Lönrot era esploratore, scienziato, professore di lingua e letteratura finlandese, botanico, poeta etc.
~ Il 4 Settembre 1827 a Turku scoppiò un incendio in una stalla, che si allargò fino a bruciare la città. La prima capitale finnica perse tre quarti delle abitazioni, tra cui la biblioteca dell’ateneo di Turku, che conteneva antichi testi sul passato finlandese. Per fortuna alcuni studenti avevano dei testi in prestito, in quel momento, che quindi vennero salvati dal rogo; tra questi c’era la Mythologia Fennica. Lönrot decise di fare il suo primo viaggio l’anno dopo, nel 1828 (fece in tutto 5 viaggi fino al 1834, altri 5 fino al 1842) per raccogliere poesie popolari, col sostegno anche economico dell’appena fondata Società della Letteratura finlandese. Si recò a Savo (nell’Est), in Karelia, in Lapponia. I viaggi più importanti furono quelli in Karelia, a Uhtua e Vookkiniemi. Andò anche nella penisola di Kola e ad Arcangelo (Russia), sempre a piedi. Il suo ultimo viaggio fu in Estonia.
~ Lönrot durante i suoi viaggi incontrò celebri cantori (come Perttunen). Le sue prime due poesie erano pronte nell’estate del 1833: qui c’erano Lemminkäinen e Väinämöinen, entrambe avevano tratti molto narrativi. Scrisse poi i 499 versi del poema Naimakansan virsia (“Canti nuziali”). Lönrot però aveva già intenzione, in quegli anni, di comporre un grande racconto come l’Edda islandese. Un anno dopo scrisse i 5.052 versi dell’opera Runokokous Väinämöisesta (Raccolta di poesie su Väinämöinen), nel 1834. Già questo venne definito un’epopea, o Alku-Kalevala (pre-Kalevala) per la struttura simile. In effetti la struttura di questo poema conteneva già la storia del sampo e il matrimonio di Pohjola rimasti invariati nel Kalevala. Non lo pubblicò, perché prima voleva ampliarlo.
~ Lönrot cercava di mantenere l’ordine cronologico e la sequenza degli eventi, ma certe volte fu costretto ad inventare dei versi per unire diverse poesie popolari e far tornare tutto secondo un ordine logico. Dopo il suo quinto viaggio aveva già raccolto 13.200 versi. Con questo materiale nel Febbraio 1835 scrisse Kalewala Taikka Wanhoja Runoja Suomen Kansan Muinosista Ajoista (Kalevala o antiche poesie della Karelia sul passato del popolo finlandese), in cui racconta della tribù di Kaleva e di Phojala, in guerra tra loro per dare tensione al poema (ma secondo l’autore questa guerra aveva un fondo di verità). Lönrot pensava che il contenuto fosse originale, solo la forma fosse leggermente cambiata, perciò voleva togliere tutti gli elementi chiaramente cristiani e più recenti per ottenere una forma più simile alle poesie popolari originali antiche. Gli elementi cristiani sono visibili infatti solo alla fine del poema: alla fine il Cristianesimo trionfa sul paganesimo (Lönrot era cristiano).
~ Nelle poesie popolari i luoghi principali sono tre: Väinölä (terra di Väinämöinen), Lemola (di Ilmarinen), Kaukainen (di Lemminkäinen), ma Lönrot unificò questi tre luoghi sotto il nome di Kalevala (che non viene mai menzionato con questo nome e questo significato nelle poesie popolari). La struttura di quest’opera del 1835 corrisponde alla struttura del Kalevala, con l’aggiunta di qualche elemento in più: assume già i caratteri di un’opera di Lönrot, più che di una raccolta di poesie popolari. Aggiunse inoltre una prefazione e una postfazione (come Omero), aggiunse altre poesie ed incantesimi, inventando versi e mischiando le poesie attribuendo gesta agli eroi del suo Kalevala. La trama è il risultato dell’immaginazione romantica dei Finlandesi e dell’immaginazione di Lönrot, che considerava le poesie popolari una fonte storica attendibile.
~ Lönrot ammise che la sua ricostruzione dei fatti era solo una delle tante possibili. La cronologia del poema non è certa, è ordinata logicamente dall’autore stesso, che dovette metterci mano per rendere logica la narrazione. Pubblicò il Kalevala col desiderio di contribuire alla creazione dell’identità del popolo finlandese, facendo presente che col materiale raccolto poteva scrivere fino a 7 Kalevala diversi tra loro.
Uusi Kalevala
~ Quando scoprì che molti cantori dai quali aveva raccolto poesie aggiungevano dei versi e univano più poesie diverse, si sentì giustificato a fare qualche modifica alle poesie da lui raccolte.
~ Lönrot raccolse poesie anche da altri che come lui andavano in giro a raccoglierle, e arrivò ad avere altri 130.000 versi, che iniziò a selezionare ed aggiungere al Kalevala. Così, nel 1849, pubblicò l’Uusi Kalevala, composto da 22.795 versi divisi in 50 runot (poemi, runi). In questa edizione eliminò alcuni runi sulla caccia all’orso (per motivi politici), e la struttura si perfezionò: divenne più simmetrica, “ad anello” (si apre e si chiude con una nascita che porta modifiche radicali alla società di Kalevala).
~ Lönrot concluse l’opera diventando praticamente un cantore lui stesso. Si è calcolato che il 97% del Kalevala è composto da poesie popolari originali, e solo il restante 3% è invenzione di Lönrot.
~ Molti anni dopo, nel 1863, Lönrot modificò ancora il suo poema, facendone una versione breve per la scuola, detta Lyhyt Kalevala (Breve Kalevala), che segue la struttura del Nuovo Kalevala, ma manca di molti incantesimi, ripetizioni etc, riducendolo del 57%. Alla fine ne scrisse quindi 5 versioni diverse.
Valore del Kalevala
~ Il Kalevala ha un valore immenso per i Finlandesi. Runeberg, padre della letteratura finlandese, disse che “con il Kalevala la letteratura finlandese ha ora un valore grande come quella greca di Omero”. All’inizio il Kalevala era poco capito per il linguaggio e quindi poco apprezzato, ma diede da subito unità al popolo. Venne tradotto in 47 lingue, in tal modo l’interesse crebbe in tutto il mondo, Finlandia compresa.
~ Ha un così grande valore perché parla di questioni della vita: è stato da sempre ripreso da tutte le forme d’arte di tutto il mondo. Il 28 Febbraio si festeggia il “Giorno del Kalevala e della letteratura finlandese”.
04/03/2009
Elias Lönrot (1802-1884)
~ Nacque il 9 aprile 1802 nel Sud della Finlandia, nel paesino di Sammatti. Era quarto di sette figli. Il padre era il sarto del villaggio. Il talento di Lönrot si rivelò presto: a 5 anni sapeva già leggere (a quel tempo in Finlandia era una cosa straordinaria). La sua passione per la lettura fece nascere commenti e aneddoti già al tempo: la padrona della fattoria vicina svegliava i figli dicendo “Elias è già sveglio e legge!”. Oppure: dopo aver chiesto un pezzo di pane alla madre, Elias disse: “Non posso averlo? Bene, allora leggo”.
~ I suoi genitori erano poveri ma lo mandarono a scuola, lui poi andrò all’università di Turku nel 1822. All’università, com’era uso del tempo, faceva diverse cose: medicina, latino, greco, storia e letteratura. Poi divenne docente appassionato della nazione Finlandese, un tema di moda nel periodo. Una cerchia di studenti-professori voleva far progredire la causa della lingua finlandese come lingua nazionale. Lui allora iniziò a studiare per conto suo la poesia popolare, finché venne a sapere che nella Finlandia dell’Est e in Karelia c’erano dei villaggi in cui si cantavano ancora canzoni arcaiche.
~ Dopo aver discusso la tesi di laurea sulla mitologia finlandese e su Väinämöinen (in Latino), Lönrot continuò a studiare medicina e si laureò nel 1832. Quando l’incendio distrusse Turku nel 1827, bruciarono anche libri di insegnamenti universitari: l’università chiuse fino al 1828. In quell’anno Lönrot andrà a Vesilanti, dove divenne insegnante privato. Pensò allora di viaggiare ad Est: partì per le provincia di Savo. La prima esplorazione durò tutta l’estate, e in autunno tornò a casa con circa 6000 versi, raccolti e trascritti. Erano soprattutto canti di magia narrativi, che iniziò a riorganizzare.
~ L’università si trasferì a Helsinki, dove Lönrot continuò a studiare medicina. Il lavoro di ricerca sulla poesia popolare gli prese molto tempo, ma partecipava comunque ai lavori di questo circolo (che voleva anche trascrivere la poesia antica persa nell’incendio). Lönrot e amici fondarono la Società di Letteratura Finlandese (Suomalaisen Kirjalluden Seura, SKS) nel 1831, importantissima ancora oggi. Lönrot organizza anche corsi per traduttori di letteratura. Divenne primo segretario di questa società, e fu sempre il membro più dinamico.
~ Reperirono fondi per il suo secondo viaggio. Il progetto però venne interrotto perché esplose un’epidemia di colera in tutta la Finlandia (quindi fu chiamato per obblighi di medico, in quegli anni). Nell’estate del 1832 fece questo secondo viaggio, arrivando a trascrivere altri 3000 versi di poesie.
~ L’anno dopo diventa medico della piccola cittadina in provincia di Oulu, Kajaani. Lontano da Helsinki, perde gli amici di Helsinki, però il vantaggio di Kajaani era la vicinanza alla Karelia. In questo periodo progettò di pubblicare i versi raccolti: all’inizio voleva pubblicarli in episodi che avessero per filo conduttore gli eroi principali. Ma nel settembre 1833 fece il suo quarto viaggio; fu importante perché andò in Karelia, e qui si rese conto della vitalità del loro canto. Assembla allora testi su Lemminkäinen, Väinämöinen e canti nuziali. Ma non è ancora soddisfatto del suo lavoro, infatti aveva lo scopo di comporre una grande epopea, avendo come modelli le grandi epopee europee e l’Edda.
~ La prima versione coerente del Kalevala viene alla luce. Lönrot continua nel mentre a viaggiare per raccogliere altro materiale: nel quinto viaggio incontra il famoso cantore kareliano Arhippa Perttunen (il più prolifico che incontrò), così raccolse abbastanza versi da poter creare un’epopea più omogenea: nascono da queste fonti sia vecchia che nuova versione del Kalevala. Il Vecchio Kalevala venne pubblicato nel 1835, il Nuovo nel 1849.
~ Oltre a fare il medico, Lönrot fece anche l’informatore per i cittadini: parlò a favore delle vaccinazioni, dell’allattamento, li informò sull’uso di medicinali, pubblicando il Suomalaisen Talonpojan Koti-Lääkäri (il medico di casa del contadino finlandese), sulla medicina per i contadini, con cure di base per le malattie più comuni.
~ Da punto di vista linguistico rinnovò il lessico medico in Finlandese, creando una nuova terminologia (al tempo i medici parlavano in Svedese). 200 anni fa lo scienziato aveva più campi di studi: Lönrot si interessò di botanica: ciò portò a un’altra pubblicazione, stavolta un manuale di botanica: Flora Fennica (1860). Lönrot conosceva molte lingue: Finlandese, Svedese, Russo, ma anche Estone, Vepso, Sami, e pure Francese, Tedesco, Norvegese, abbastanza bene da poter scrivere in queste lingue sul Kalevala. Studiò com’era uso del periodo il Greco e il Latino.
~ Lavorò anche da giornalista: all’inizio dell’800 le informazioni per cittadini arrivavano tramite preti o impiegati statali, non esisteva la lingua scritta ufficiale, né c’erano scuole o la stampa: la Società della Letteratura Finlandese iniziò a parlare dell’importanza di avere una lingua finlandese. Il giornale in cui scriveva Lönrot (Mehiläinen) era totalmente in Finlandese, e parlava anche di cultura. Prima di questo ci furono altri giornali in Finlandese (cinque, che uscivano raramente), pubblicati per brevi periodi. Quindi lavorò come giornalista per 40 anni, per decine di giornali, e fu direttore di tre di questi.
L’importanza di Lönrot
~ Lönrot voleva che il popolo finlandese diventasse civile ed educato: criticava spesso i Finlandesi, al tempo pigri, spendaccioni e ubriaconi. I grandi obiettivi raggiunti da questo grande uomo fecero crescere anche il suo popolo. Non scelse lui i suoi compiti, ma in qualche modo i compiti scelsero lui: creò il Kalevala senza essere un vero e proprio scrittore, influenzò lo sviluppo della lingua nonostante non fosse linguista (divenne professore di lingua finlandese all’università di Helsinki nel 1853). Lui iniziò a usare le parole del popolo per la prima volta nella lingua scritta e in situazioni ufficiali. Creò molta terminologia scientifica nel campo della botanica, della medicina e dell’economia. Fu il primo professore di lingua finlandese all’università di Helsinki: faceva studiare la lingua e il Kalevala, poi tradotto in Svedese dagli studenti.
~ In Lönrot si univano l’uomo scienziato della capitale e il vecchio che girava nei paesi con sci e zaino. Era modesto, tanto che nel Kalevala diede onore a Topelius e Ganander: disse che se non fosse stato così scarso come medico non lo avrebbe mai scritto. Morì 1884 a Sammatti.
Il Kalevala dal punto di vista stilistico
~ Nell’unire il Kalevala fu d’aiuto il fatto che il materiale raccolto era tutto in metro kalevaliano, quindi con gli stessi tratti stilistici. La cosiddetta “lingua kalevaliana” è similie tra Finlandesi, Estoni e Kareliani. Questo metro nacque 2500-3000 anni fa, nel periodo del proto-finnico, soprattutto da influenze baltiche. Il Kalevala segue il metro kalevaliano, che è più forte a Nord del golfo di Finlandia. Il ritmo è regolare, l’accento a volte varia, per esempio per le parole composte, in cui a volte c’è una sillaba in più. Poi ci sono assonanze, consonanze etc. La poesia era orale, quindi conservò sempre una certa musicalità (in Ita per esempio non rende). A parte il metro kalevaliano, ci sono altre caratteristiche comuni: l’abitudine di avere parole brevi a inizio verso e parole lunghe alla fine (a volte ciò non vale, se l’ordine naturale della parole è diverso).
~ Soggetto, oggetto e avverbio possono formare un verso completo con i propri attributi, ma non si presentano nello stesso verso senza verbo. Esempio: Marjatta, korea kuopus. Ma le caratteristiche più conosciute sono: allitterazione e parallelismo (ripetizione). La poesia popolare finlandese preferisce l’allitterazione, in espressioni come soutavi sorahtelvi; parole vicine tra loro allitterano spesso: piika pikkarainen (serva piccola); oppure sukuvirttä suoltamahan (cantare il canto della famiglia); parahia pannaksemme (per metterci del nostro meglio).
~ Dittonghi: ie, uo, yö vengono più spesso con la seconda componente che con la prima del dittongo stesso. Esempio: suohon sorru (cade nella palude): l’allitterazione SUO-SO è più tipica rispetto per esempio a suot sularat (sorgono le paludi) SUO-SU. Questo perché nel proto-finnico suo non esisteva, esisteva SOO (infatti SOOMI e non SUOMI). La maggior parte dei versi usati nel Kalevala sono così antichi che il cambiamento dei dittonghi non era ancora avvenuto nella lingua (TEE e non TIE, etc). Nelle poesie di nozze l’allitterazione è ancora più diffusa che negli incantesimi e nella poesia epica. Nell’epica terzo e quarto verso non presentano mai allitterazione.
~ La ripetizione più frequente è quella del verso: l’oggetto del verso viene ripresentato nel verso successivo con un sinonimo, o detto in un altro modo. E’ frequente anche la regola secondo la quale nel verso ripetuto non ci può essere un membro che non c’è nel primo verso. Esempio: Lyökäämme käsi kättehen / sormet sormien lomaan (prendiamoci le mani / intrecciamo dito con dito).
~ La ripetizione c’è anche dentro lo stesso verso, come per esempio lepy lehto, kostu korpi (calmati bosco, tranquillizzati selva).
~ Ripetizione di una coppia di versi: “unasen alainen puoli / alaiseksi maaemäisi / munaisen yläinen puoli / yläiseksi taivahaksi (metà del guscio sotto diventò la madre terra / metà del guscio sopra diventa il cielo).
~ Ripetizione intrecciata: suistui suin lumehen / suin lumehen, päin vitihin (cadde su neve con la faccia in giù).
~ Anafora ed epifora (ripetizione per rafforzare un concetto: emme tulleet syömist varten / emme juosseet juomist vaten (non siamo venuti per mangiare, / non abbiamo corso per bere).
~ Nelle poesie c’è un altro tipo di ripetizione: una catena formata dall’allitterazione, soprattutto qui: oli ennen onnimanni / onnimannista matikka / matikasta maitopyörä […]” (c’era una volta un pesce boh / dal pesce viene la ruota del latte / dalla ruota….).
Differenze tra poesia popolare e Kalevala
~ In generale poesia popolare e Kalevala hanno differenze nell’uso della ripetizione: la poesia epica la usa poco, quasi niente. Nel Kalevana le poesie sono molto lievitate rispetto all’originale, visto che Lönrot spesso completò poesie utilizzando parti di altre poesie, e a volte inventando dei versi lui stesso, o aggiungendo pezzi di poesia magica in mezzo ad altre poesie.
~ Cfr. runo 43 (pag. 6 delle letture). Il materiale usato per comporre quella parte è composto da quattro descrizioni dello stesso evento (la partenza per rapire il sampo). La vecchia versione è più breve, nella nuova aggiunse parecchio. Da Sakari Topelius (padre) aveva trovato un brano raccolto da un cantore della famiglia Kettunen (cfr. le letture: ci sono anche le altre fonti). Differenze: K sta per Kettunen, I per lo Zar Ivan, che fece un viaggio di guerra a Viipuri (era in Finlandia, allora) e scrisse il “Salmo di Ivan”, che Lönrot usò come materiale. Quindi per ogni brano del Kalevala Lönrot usò diverse fonti. Per esempio alcuni versi della vecchia versione li tolse, e modificò un po’ il contenuto.
05/03/2009
Trama del Kalevala (cfr. Bifrost)
06/03/2009
Analisi del personaggio: Aino
~ Dopo la pubblicazione del Nuovo Kalevala, Aino è stata interpretata da molti come la vergine innocente, un ruolo sempre importante nella letteratura occidentale. A supporto di ciò, le poesie popolari che Lönrot usò come fonti trattano temi di questo genere e così descrivono la figura di Aino. La letteratura prima, la pubblicità e la cultura popolare poi, contribuirono a costruire intorno ad Aino questo mito.
~ Lönrot raccolse poesie popolari diverse e le ordinò a suo piacimento: formò la sua personale figura di donna vergine ma forte. Aino è un personaggio originale: con Kullervo sono i personaggi più trasformati Lönrot rispetto alle poesie popolari originali; lo fece per rendere coerente la trama. Aino compare nei runi 3, 4 e 5, e compare in un riferimento nell’ultimo .
~ Aino ha un tragico comportamento passivo, che si esprime in una voglia di libertà e nello scontro con la madre sulla questione del matrimonio.
La storia di Aino nel Kalevala
~ Joukainen perde la sfida contro Väinämöinen, quindi gli propone sua sorella Aino in sposa. Joukainen torna a casa e racconta l’accaduto alla madre, che accoglie l’idea con entusiasmo. Non è dello stesso parere Aino, che non ne vuole sapere di sposarsi, figuriamoci con un vecchio come Väinämöinen.
~ Nel 4° runo Väinämöinen incontra Aino nel bosco, che sta cercando rami di betulla per la sauna. Lei lo rifiuta. Quando torna a casa per raccontare l’accaduto alla madre, la madre la rimprovera. Lei non vuole sposare un vecchio, perciò vaga triste nel bosco e si perde, fino a raggiungere una spiaggia. Fa per bagnarsi, ma scivola su una roccia e annega. Quando la madre scopre l’accaduto, piange giorno e notte.
~ Nel 5° runo Väinämöinen va al lago e pesca un grosso pesce. Vuole tagliarlo a pezzi, ma il pesce scappa e rivela la sua vera identità, trasformandosi in Aino. Väinämöinen allora vuole farla sua, ma non riesce a prenderla nemmeno con parole magiche. Tornerà a casa e chiederà consiglio alla madre defunta, che gli dirà di chiedere la mano della figlia della signora di Pohjola.
~ Lönrot per i pianti utilizzò delle poesie liriche, precisamente dal verso 247 al 254, che raccontano di come Aino, rifiutato il vecchio che la voleva sposare, vede bagnarsi tre lunnotar (figlie/spiriti della natura), e vuole diventare la quarta: si spoglia dei suoi abiti da ragazza in età da matrimonio, nuota e va sua una roccia, dalla quale scivola e muore. Visto che l’episodio del Kalevala non specifica altro, subito nacquero diverse interpretazioni: alcuni parlano di suicidio, altri di incidente. Lo studioso Vaino Kaukkanen parla di incidente, ma sostituisce alla morte la metamorfosi di Aino in spirito dell’acqua. La scena è ancora più drammatica, tra l’altro, perché Aino vieterà alla famiglia di usare o bere l’acqua in cui è caduta. Questo passo è preso dalla poesia popolare Laivassa surumattu veli (Fratello ucciso in una barca). Gli animali sceglieranno il messaggero della morte che dovrà portare la notizia alla madre di Aino: questo passo è preso da Kirstin ja Riion pojan runo.
Fonti originali su Aino
~ Le poesie originali usate per formare la storia di Aino sono tre:
1. Kilpalauanta Runo (Gara di canti magici)
2. Hirttäytynyt neito (La fanciulla impiccata)
3. Vellaman neidan onginta (La pesca della fanciulla di Vellamo)
~ Nel Kalevala Aino compare nel 3° runo, per comporre il quale Lönrot si servì della prima poesia (nella poesia originale la protagonista non aveva nome), che finisce con la madre che si rallegra della notizia del matrimonio.
~ Nel suo quinto viaggio Lönrot scrisse una poesia raccogliendo le fonti da due cantori di Uhtua (Karelia) su Anni, la fanciulla impiccata: il destino della Aino del Kalevala si basa su questa seconda poesia, nella quale Anni va a raccogliere rami di betulla nel bosco, e trova un certo Osmoinen che la chiede in sposa. Lei torna a casa e viene incoraggiata dalla madre, ma la giovane si rifiuta e si impicca. La madre la trova, e dalle sue lacrime nascono tre fiumi, sulle cui rive nascono tre betulle, sui cui rami si posano tre uccelli che cantano. Il nome Osmoinen significava “sposo” o “orso”, in alcune versioni era detto Kaleva. Osmoinen si può tradurre con “uomo che vuole una donna in sposa”. Secondo alcuni studiosi di questa poesia popolare il pretendente non è umano, ma uno spirito della natura, quindi anche minaccioso (in altre poesie ci sono spiriti che si sposano).
~ Lönrot usò la terza poesia nel 5° runo. L’originale viene dalla Karelia, ed era celebre: l’io poetico pesca un pesce, ma quando lo vuole tagliare a pezzi, il pesce si rivela e dice che sposerà il pescatore se sarà in grado di riconoscerla. In questo caso si tratta di uno spirito dell’acqua, e il tema è tipicamente baltico ed europeo (ci sono connessioni con le sirene scandinave). Gli spiriti dell’acqua, nel mito balto-finnico, sono soprattutto donne, con capelli lunghi e seni enormi: la visione di questi spiriti poteva portare dei mali, quindi esistevano dei riti per farli stare buoni.
~ Nella tradizione finnica, Vellamo ha sembianze umane e qualcosa di animale. Nel Kalevala, invece, Vellamo porta Aino sott’acqua: questo ci fa pensare che probabilmente Aino si trasformò in spirito, non morì. In effetti nel Kalevala la metamorfosi è frequente. Nel Kalevala, il pescatore Väinämöinen fa la figura del tonto, preso in giro da Aino.
11/03/2009
Visione del mondo del Kalevala
~ La visione del mondo del Kalevala contiene un insieme di interpretazioni su vari argomenti: la visione del cosmo, del tempo e dello spazio in generale, la visione sulle caratteristiche di base dell’esistenza, il rapporto tra naturale e sovrannaturale; la visione sulla natura, sull’ambiente che ci circonda, il rapporto uomo/società con natura/ambiente e le fasi del ciclo vitale; la visione della società, del popolo e dei concetti base di storia e cultura. Il Kalevala contiene molte di queste visioni, una accanto all’altra e una all’interno dell’altra.
~ Alcuni miti risalgono all’età della pietra, o all’età vichinga, altri si rifanno a leggende cristiane, leggende femminili e contadine, incantesimi degli sciamani etc, intorno c’è sempre la visione di Lönrot su Finlandia e Karelia. Lönrot era un cristiano praticante, ma cercava sistematicamente di togliere il materiale con influenze cristiane dalla sua opera: è importante ricordare che il Kalevala non riflette la visione cristiana di Lönrot, ma quello che lui immaginava fosse il modo di pensare degli antenati finlandesi (quindi ovviamente anche della sua stessa immaginazione).
~ Le poesie originali da lui usate sono conservate molto bene: molti studiosi allora osservarono direttamente le poesie originali, così da capire come Lönrot le modificò. In realtà non scoprirono nulla che già non si capisse direttamente dal Kalevala stesso. Notarono che la visione del mondo dei Finlandesi antichi era drasticamente diversa da quella di oggi.
~ Väinämöinen a un certo punto dice a Joukainen di spiegare lui le origini e i miti. Il mito svela dei misteri e dà risposta a molti interrogativi degli uomini: come sono nati universo, uomo, stelle, terra, piante, animali. Il mito racconta eventi fondamentali del mondo antico: nel Kalevala ci sono moltissimi miti, sull’origine del ferro, delle malattie, sulla creazione degli eroi nazionali, su kantele, barche, come è stato catturato il fuoco, come sole e luna tornarono al loro posto, etc. Molti miti venivano usati durante i riti: il mito sull’origine crea un modello per il rito stesso; per esempio il mito del fuoco viene usato nello scongiuro per guarire un’ustione. E’ un po’ come la comunione per la Chiesa, quando il prete legge la storia sulla prima comunione di Cristo.
Il mito cosmogonico nel Kalevala
~ Il mito cosmogonico (diffuso in tutti i popoli del modo) è una parte importante della poesia finlandese e del modo di vedere il mondo in generale. Allo stesso modo, nelle radici del nostro pensiero d’oggi c’è (purtroppo) la visione cristiana del mondo. In Finlandia questi racconti mitici sono rimasti anche dopo l’arrivo del Cristianesimo. Lönrot raccolse i miti da persone che credevano proprio in questi miti e non nel Cristianesimo. Ogni popolo ha il suo mito cosmogonico: per i balto-finni è questo (dell’uovo di un uccello d’acqua).
~ Bisogna separare i diversi motivi del mito della creazione del mondo di Ilmatar: nel Kalevala si mescolano due motivi principali sull’origine del mondo: il primo è il motivo della dea primordiale che scende dal cielo nell’infinita distesa d’acqua e crea la terra ferma; il secondo racconta dell’uccello che arriva volando sulle acque cosmiche e poi dà inizio alla creazione. Oltre questi due miti, nel primo runo ci sono anche il motivo del vento che mette incinta la vergine dell’aria Ilmatar, l’uovo cosmico dai cui frantumi nascono le cose (mito nato in diverse culture, non solo ugro-finniche).
Analisi del personaggio: Ilmatar
~ La figura della vergine Ilmatar è molto eterea, bella. Il mito cosmogonico finlandese sembra non avere analogie con altri miti europei: lei scende nell’acqua, viene messa incinta dal vento, alza il ginocchio e dopo 9 anni dà alla luce Väinämöinen. Lönrot parla di lei anche nel 47° runo, quando Ilmatar racconta a Väinämöinen i segreti del fuoco. Il suo nome infatti è ilma (aria) + tar (suffisso femminile), quindi il significato è chiaro e comprensibile. Nella traduzione di Tavolini, Luonnotar (o Kave) indica sempre Ilmatar, con la maiuscola. Ma il nome Luonnotar deriva da luonto (natura) e tar. In generale i luonnontar si presentano spesso nella poesia popolare: sono spiriti femminili della natura che possono essere chiamati in aiuto in varie occasioni, infatti spesso avvertono gli eroi dei pericoli. È la prima personificazione di ciò che sorge dal caos primordiale. È una sorta di definizione naturalistica del caos primordiale.
~ Il mito prende avvio da Ilmatar, che galleggia in un mondo sospeso, poi scende dal cielo sulle acque. La prima cosa che trova sono le onde, poi diventa madre delle acque. Dal mare sorge la terra ferma, che poi viene modificata, vengono create tutte le cose.
~ Nel Kalevala viene esaltato il potere della parola creatrice: spesso gli eroi del Kalevala (Väinämöinen soprattutto) ci mostrano come la parola possa creare, trasformare o modificare le cose. È una caratteristica tipica del poema, che lo differenzia degli altri poemi in cui si privilegiano altri valori. Ilmatar, al contrario di Väinämöinen, crea il mondo con gesti e azioni.
~ Nel 1° runo si passa dal caos alla creazione: da elementi liberi ad elementi sempre più definiti e ordinati. Dall’aria alle onde, alla terraferma etc, tutto è graduale. Si va in una progressione metafisica dallo spirito alla materia. Nel racconto cosmogonico del Kalevala Lönrot mette insieme, oltre a quello di Ilmatar, anche il mito secondo il quale dai frantumi di un uovo di folaga vengono creati cielo e terra. Posata sul ginocchio della dea, la folaga fa il nido e le uova. L’uovo cosmico rappresenta il nucleo iniziale che racchiude in sé ciò che poi dovrà manifestarsi. E’ un mito molto diffuso in area uralo-altaica, per esempio presso i Mongoli e i Giapponesi. Il nido della creazione nel Kalevala si sovrappone al mito di Ilmatar.
~ La folaga, come altri uccelli d’acqua (soprattutto i cigni), è un uccello sacro per tutti i balto-finni: Lennart Mori definì questi popoli “popoli degli uccelli d’acqua”.
12/03/2009
Il sampo
~ Da sempre in Finlandia si discute sull’essenza e sul significato del sampo del Kalevala. Dal 1818 scienziati di tutti i campi (anche non Finlandesi) parteciparono alla discussione sul sampo. Un po’ come accadde per il mistero di Atlantide, il mistero del sampo divenne subito fortunato in letteratura. Esistono varie pubblicazioni sul sampo, come nella Suomen Kansan Vanhat Runot, o l’opera del 1932 Sannoon arvoitus (il mistero del sampo) di Emil Nestor, che cataloga tutte le possibili spiegazioni del mistero uscite fino a quel momento; in quest’opera l’autore è convinto di aver svelato finalmente il mistero, ma poi nacquero altre nuove teorie.
~ Alcuni elementi però sono certi: il sampo è uno strumento, quasi a forma di mulino, fatto dal fabbro Ilmarinen, e chiamano anche kirjokansi (cielo). Ha connessioni con Pohjola, con la padrona di Pohjola, col mare, forse ha collegamenti col mito della creazione. Si può forgiarlo, è abbastanza piccolo da poter essere trasportato su una barca e si può rompere in pezzi.
~ Nel Kalevala il sampo è nominato spesso: nei runi 1, 7, 10, 15, 19, 38, 39, 42, 43, 45. Già è nominato nel proemio, torna poi nel 7° runo (vv 275-322), quando Väinämöinen torna in patria da Pohjola, promettendo alla signora di Pohjola che gliene porterà uno. Nel 10° runo Väinämöinen manda Ilmarinen a Pohjola per forgiare là il sampo, promettendogli che se lo farà potrà sposare la figlia di Pohjola. Ilmarinen andrà solo dopo che il vecchio sciamano gli avrà fatto un incantesimo.
~ Ilmarinen forgia il sampo nei versi 280-482; la signora di Pohjola poi lo nasconderà tra le rocce. La fabbricazione del sampo è lunga e difficile: si impiegano 3 giorni per trovare il luogo adatto, 3 giorni servono per scegliere i materiali, gli schiavi etc. Dopo 3 giorni dalla fucina esce un arco, che non va bene. Esce poi una barca, poi una specie di mucca, poi un’ara etc. Ilmarinen allora chiama in suo aiuto i venti, lavora per altri 3 giorni e finalmente forgia un mulino che fa uscire farina, sale e denaro. Nel 15° e 19° runo Ilmarinen va a chiedere la sua ricompensa.
~ Nel 38° e nel 39° runo i tre eroi vogliono il sampo, e alla fine del 39° Ilmarinen racconta a Väinämöinen che Pohjola col sampo viveva in serenità e ricchezza. Väinämöinen intanto crea il kantele. Nel 42° runo gli eroi arrivano a Pohjola e vogliono rubare il sampo. La signora di Pohjola raduna la sua gente in difesa dell’oggetto misterioso: Väinämöinen suona il kantele e addormenta tutti, trova il sampo e scappa insieme agli altri due in barca. Dopo 3 giorni di navigazione, la signora di Pohjola si risveglia e manda ostacoli agli eroi.
~ Nel 43° runo la signora di Pohjola raggiunge i tre eroi su una nave da guerra. Lottano, e vincono gli eroi, ma il sampo cade in mare e si rompe in tanti pezzi: ecco l’origine delle ricchezze del mare. I pezzi più piccoli arrivano sulla spiaggia: Väinämöinen li trova ma non riesce a ricostruire il sampo, menzionato poi nel 45° runo.
Definizioni e teorie sul sampo
~ Diversi cantori popolari usarono diversi nomi per definire il sampo: pesce, mulino, barca, albero, kantele, una sposa, sauna, castello. Un’idea simile è presente anche presso altre tradizioni popolari: nell’Edda si parla di un mulino miracoloso che produce il sale, come anche in 5 poesie kareliane.
~ Le teorie sul significato del sampo si dividono in tre gruppi principali:
1. Teorie cosmologiche
2. Teorie storico-concrete
3. Teorie astratte
~ Le diverse teorie che si sono avvicendate nella storia della critica si sono spesso fuse insieme, sono partite da basi diverse arrivando a significati differenti. Queste differenze derivano principalmente da quanto i critici considerino storiche o mitologiche le poesie popolari. Il sampo, nelle spiegazioni più plausibili è:
1839 – Elias Lönrot: immagine di Dio
1841 – Castren: talismano
1845 – Grimm: mulino
1850 – Schiefner: il sole
1850 – Europaes: un baule da tesoro con coperchio
1868 – Friis: tamburo dello sciamano
1892 – Brown: scudo di metallo
1902 – Wiklund: barca a forma di drago
1918 – Holmberg: statua
~ Le nuove teorie continuano comunque su queste linee, a volte combinando tra loro alcune di queste teorie.
~ Col tempo, vennero proposte diverse parole straniere riconducibili alla parola sampo:
- Sloveno sam bos “dio”
- Tibetano sangfu “segreta fonte di felicità”
- Sanscrito samboo “saggezza più alta”
- Latino sancto “santo”
~ Domenico Comparetti, studioso e traduttore, propose la parola dell’antico scandinavo sam bù “economia collettiva” (idea comunista).
Analisi del personaggio: Ilmarinen
~ Il fabbro Ilmarinen è un personaggio centrale del Kalevala: compare in ben 27 runi su 50. A volte venne considerato fratello di Väinämöinen, ma spesso nelle poesie è di importanza a lui secondaria, o comunque si intende un’idea di fratellanza simbolica, non di sangue. Mikael Agricola invece, nella sua celebre opera, ricorda Ilmarinen come divinità pagana del pantheon finlandese, al pari di Väinämöinen. I suoi compiti consistono nel fabbricare e nel domare il ferro.
~ Dal 18° al 25° runo è il protagonista: chiede la figlia di Pohjola in sposa e si organizzano le nozze. Nel 37° runo si forgia una moglie d’oro, poi con il vecchio verace va a rapire il sampo, e con la stessa compagnia nel 47° e 48° runo cerca il fuoco e partecipa alla liberazione del Sole. E’ poi menzionato come padrone di Kullervo.
~ Ilmarinen è presente anche in altre poesie popolari fuori dal Kalevala: fabbrica il cielo e supera difficili prove per ottenere una moglie. In altre poesie della Karelia è il dio del vento e del tempo atmosferico. In un tamburo sciamanico lappone del 1692 circa è raffigurato nelle sembianze di questo dio.
~ Più a Nord è conosciuto col nome di Ilmarinen. Esiste una poesia del lago Ladoga: Iro-neidon runo (la poesia della fanciulla di Iro), in cui una fanciulla partorisce tre maschi: Väinämöinen, Ilmarinen e Joukainen. Nelle poesie kareliane Väinämöinen e Ilmarinen sono spesso considerati alla pari in magia e in conoscenza. Ilmarinen è considerato il superiore tra i due nella zona del lago Ladoga, Väinämöinen è preferito in Finlandia.
~ Ilmarinen è poco descritto in confronto al vecchio protagonista del Kalevala: è sempre secondario, silenzioso e con due principali interessi: il lavoro e la moglie. Lönrot modificò un po’ il suo personaggio, facendogli dire incantesimi che nelle poesie popolari non disse.
~ Nella mitologia antica il fabbro è sempre connesso al fuoco, quindi anche Ilmarinen, come Efesto, è protettore del fuoco. Altri dei simili sono quello del Rigveda (insieme di inni sanscriti), Völund (nella tradizione germanica, nel Beowulf compare col nome di Wayland Smith), Goban (mitologia celtica), Svaros (mitologia slava). In ogni caso è un fabbro abile nel trasformare fuoco e ferro. Le poesie su Ilmarinen, infatti, risalgono probabilmente all’età del ferro. Ilmarinen creò oggetti di ferro per gli dei (come il martello di Thor).
Sul nome “divino” Ilmarinen
~ Il suo nome presenta nelle poesie diverse varianti: Ilmorinen, Ilmollinen, Ilmovoinen, Ilmanrinta, Ilmanlintu, Ilmarinjumala. Ilmarinen è il nome con l’origine più antica: gli Udmurt chiamano il dio del cielo Inmar o Ilmer. Oggi in Finlandese ilma indica il tempo atmosferico. Nelle lingue ugro-finniche parole simili hanno un significato mitologico: per i Sami Inmaris significa “dio”.
~ Ha connessioni con la divinità germanica Njord, che gestiva vento e tempo. Per Matti Kuusi, Ilmarinen ha collegamenti col dio baltico Kalevias, poiché la parola kalvis significa “fabbro”, quindi ha a che fare anche col nome Kalevala. In Karelia ed Estonia si parla di un certo viron seppä (fabbro dell’Estonia).
~ Secondo alcuni il primo ferro usato dall’uomo fu preso dai meteoriti, caduti dal cielo; ecco che la figura di Ilmarinen diventa divina e legata al cielo.
Il ruolo di Ilmarinen
~ E’ da sempre stato legato all’agricoltura (si occupava del tempo atmosferico), ma nelle poesie epiche non è sempre il fabbro più grande del mondo, bensì quello che crea cose utili. Nelle poesie epiche si dice che Ilmarinen creò il cielo: prima era considerato più divino, poi col tempo si è molto umanizzato. Oltre a questi compiti, a lui si deve la fabbricazione di oggetti come gioielli e oggetti di tutti i giorni. Secondo alcuni creò anche il kantele. In una poesia sull’origine del ferro si fa il suo nome.
~ Ilmarinen partecipò alla creazione, secondo alcune poesie (vedi letture, pag. 12). Nella poesia epica comunque il suo compito principale è quello di forgiare il sampo. Forgia anche una moglie, quando resta senza. Come per la forgiatura del sampo, anche quando costruisce sua moglie dalla fucina vengono fuori diversi oggetti prima di lei. In alcune poesie Ilmarinen si sposerà alla fine, in altre (poesie di Viena, Karelia) no, e perciò si crea la moglie d’oro. E’ abile nella creazione pratica come Väinämöinen con le parole.
18/03/2009
Analisi del personaggio: Väinämöinen
~ E’ la figura più importante dell’epopea finlandese. Chiamato anche Vaino, è il personaggio centrale del Kalevala: è presente nella maggior parte dei runi. Väinämöinen è chiamato più volte “vecchio”, “vecchio vate” in Italiano, “verace”, “saggio” o tietäjä iänikuinen (sciamano eterno), o laulaja iänikuinen (cantore eterno). Spesso è caratterizzato come di buona famiglia e di importanti origini, come grande uomo a volte pure sacro. La poesia dice anche che se venisse ucciso Väinämöinen, “la gioia scomparirebbe dall’aria e il canto andrebbe via dalla terra”. Lönrot toglie molti tratti mitologici al Väinämöinen della tradizione popolare, aggiungendo invece tratti umani e storici: si giustificò dicendo che secondo lui è meglio essere presentato come un bravo contadino che come un bravo signore: meglio come uomo saggio che come dio di legno.
~ Väinämöinen non è centrale in tutte le poesie di tutti i luoghi. Per esempio in Estonia è quasi sconosciuto. Al Nord esiste in coppia con Ilmarinen, ma Ilmarinen è più importante di lui. Väinämöinen in queste regioni è presente nelle poesie della creazione, è menzionato anche nel mito sull’origine del fuoco. In Karelia (lago Ladoga) è presente solo in una decina di poesie originali, mentre è più popolare nella zona kareliana di Viena, soprattutto presente nelle poesie raccontate dalle tre più importanti famiglie di cantori: Perttunen, Malinen, Kettunen. Nella zona di Savo è presente negli incantesimi. Gli antichi Finni delle foreste (scandinavi che abitavano vicino alla Svezia) lo nominano in relazione a kantele e sampo. Anche qui è presente nelle poesie sulle origini (fuoco, sangue, serpente). Il vescovo Agricola lo definì dio della Finlandia centrale.
~ Il nome Väinämöinen deriva da väinä, (grande corso d’acqua che scorre molto lentamente). Per oltre 400 anni si studiarono questo nome e questa figura, fino ad arrivare a diverse definizioni: si disse che era figlio del gigante Kaleva, sciamano dei pescatori artici, etc. In generale Väinämöinen è per l’immaginario:
1. Dio creatore del mare, che forma il mondo galleggiando in acqua. In molte poesie la folaga fa il nido sul suo ginocchio. Dà il nome alle costellazioni: Orione e Pleiadi sono chiamati “Falci” e “Scarpe” di Väinämöinen.
2. Eroe culturale: non considerato come un dio, ma come uomo importante con poteri magici, poiché crea la barca, il kantele, incanta col suo suono tutta la natura; cura le malattie, prepara unguenti, alla fine va via dietro tutti i mari, nonostante prometta di tornare, un giorno.
3. Grande sciamano: incanta Joukainen nella palude con il solo aiuto delle sue parole magiche. Può fare e togliere incantesimi, si trasforma: quando va a Tuonela, torna sottoforma di serpente. Quando va a cercare Vipunen è uno sciamano, come anche nel rapimento del sampo, quando usa i suoi poteri sciamanici.
4. Eroe del mare e uomo sempre in cerca di moglie (senza mai trovarla): vorrebbe Aino, la figlia della signora di Pohjola, ma fallisce sempre.
Väinämöinen nella poesia popolare
~ Nelle poesie su Väinämöinen si sovrappongono molti strati: è molto difficile ordinare cronologicamente le poesie su questo eroe. Alcune molto antiche, come quelle sul sampo e sul kantele. Spesso le poesie si sono anche mescolate tra loro, così che col suo nome vennero col tempo combinati eventi originariamente non suoi. Lönrot poi continuò questo lavoro di modifica quando creò la trama unitaria del Kalevala (intrecciando, unendo, inventando), attribuendogli anche gesta non sue.
~ Nella poesia pop in generale la figura di Väinämöinen ha molte sfaccettature: da sempre gli studiosi parlano del suo carattere. Agricola lo nominò nel 1551 come un dio, ponendo la base per l’interpretazione mitologica sulla poesia kalevaliana. Questa interpretazione fu la più diffusa per lungo tempo.
Lönrot sulla poesia popolare
~ Lönrot pensava che le poesie fossero mitologia, non storia, tanto che la sua prima raccolta di poesie popolari doveva chiamarsi “La mitologia finlandese espressa con le poesie antiche” (Suomen mythologia vanhoilla runoilla toinitettuna”.
~ La visione di Lönrot cambiò col tempo: nel 1835 riteneva che le poesie descrivessero proprio la storia antica esistita in Finlandia. Scelse come trama base le poesie sul sampo, ricche di spunti e piene di temi sul viaggio. Certi avvenimenti accaduti nel Kalevala a Pohjola spesso nelle poesie popolari sono accaduti a Hiitala, Päivölä, Sariola, Pimentala).
Väinämöinen: tietäjä o sciamano?
~ Väinämöinen è spesso chiamato tietäjä eterno. La parola viene dal verbo tietää: sapere, conoscere quindi “colui che sa”. Nel folklore finlandese il tietäjä è colui che possiede poteri magici, sovrannaturali, che gli derivano dal grande sapere: esistevano davvero: a Posio (a Nord), c’è ancora oggi un tietäjä. Il compito del tietäjä è quello di curare le malattie; sanno cantare le poesie popolari anche per guarire: sono guaritori e cantori. Il sapere più importante però è quello sull’origine delle cose: si può dominare un fenomeno o una malattia se si conosce la sua origine. Il suo sapere contempla anche parole di incantesimi chiamate luote. Spesso queste parole erano grandi segreti: non sempre conservati nelle poesie popolari, perché venivano tenute segrete dai cantori che le recitavano in presenza di stranieri. Tietäjä come noita (che oggi significa “strega”) era quasi sinonimo di sciamano (in Lapponia soprattutto). Erano entrambi dei conservatori dell’equilibrio cosmico.
~ In generale, nella tradizione balto-finnica alcuni erano adatti a questo compito, considerati tali dalla comunità; avevano la responsabilità delle malattie e delle decisioni comuni, potevano entrare nei boschi sacri dove nessuno poteva andare.
~ La parola tietäjä è ritenuta sinonimo di sciamano, ma in realtà non è proprio la stessa cosa: gli sciamani di tutte le culture uniscono la comunità e tutti partecipano, invece il tietäjä spesso lavorava da solo e senza pubblico. Spesso gli sciamani andavano in trance con tamburi, canto, sostanze stupefacenti e alcool; il tietäjä no. Prima forse i tietäjä erano più simili agli sciamani (molte poesie lo raccontano, come quelle di Väinämöinen a Tuonela). Col tempo però l’idea cambiò: lo sciamanesimo è tipico solo dei popoli di caccia e raccolta.
~ Martti Haavio studiò Väinämöinen per anni, pubblicando Väinämöinen suomalaisten runojen keskushahmo (Väinämöinen il personaggio centrale delle poesie popolari finlandesi), 1950. Qui parla del più famoso tietäjä tra tutti: secondo lui Väinämöinen è un personaggio centrale sia per le sue caratteristiche di leader e di capo tribù, sia per il suo grande sapere e ruolo di tietäjä. Infatti, le caratteristiche del ruolo di tietäjä sono quelle più presenti nelle poesie (soprattutto in quelle di Viena in Karelia). Nelle versioni raccolte in Ostrobotnia, Väinämöinen è chiamato “maschio sacro” (phyä uros).
~ Quindi, come può essere interpretato Väinämöinen? Sicuramente è un po’ di tutto questo. Nato nell’acqua, partecipa alla creazione, conosce l’origine delle cose, ma va anche all’avventura, in guerra, a Pohjola. Nel 3° runo combatte contro Joukainen: qui dimostra come la sua fonte di autorità sia il grande sapere. Joukainen cede contro il grande sapere di Väinämöinen. Gli anziani erano anche al tempo rispettati per il loro sapere: l’anzianità aveva un valore positivo. Väinämöinen è il più anziano di tutti. L’età era nell’antichità era importante: vecchio voleva dire forte, giovane, invece, debole. Al tempo vanhin (il più anziano), era la parola che definiva l’anziano del villaggio, il capo tribù, che spesso prendeva le decisioni più importanti per la comunità. Il ruolo di Väinämöinen era quello di tietäjä, anziano del villaggio, leader politico: rappresenta i modelli mitici secondo cui i Finlandesi basano il loro ideale di leader.
~ Altri lati del suo carattere: Väinämöinen cerca moglie ma fallisce sempre, sia nelle poesie popolari che nel Kalevala. In un certo senso ciò rafforza la sua leadership, gli dà una distanza sociale che rafforza il suo ruolo di capo. Ancora oggi è considerato un leader politico, un padre che sa tutto, irraggiungibile, che può giudicare e guidare gli altri col potere del suo sapere segreto e immenso.
Analisi del personaggio: Louhi la signoradi Pohjola
~ La signora di Pohjola è l’avversario degli abitanti di Kalevala. Chiamata anche Louhi, è uno dei personaggi principali del Kalevala. Questo nome manca nelle poesie popolari: Lönrot trovò questo nome nell’opera di Ganander, mentre nelle poesie è detta “signora di Pohjola” o harvahammas (dai denti larghi) o sokea (cieca).
~ Il Kalevala in generale è caratterizzato dal punto di vista maschile: alla fine tutto si basa sull’epica che racconta le avventure degli eroi maschi, raccontate da cantori uomini, raccolto da uomini, edito da un uomo. Sia nell’epopea che nella ricerca, infatti, le donne del Kalevala hanno avuto un ruolo secondario. Nel Kalevala il Bene è rappresentato da Väinämöinen, il malvagio dalla signora di Pohjola, colei che assegna compiti difficili e cerca di distruggere i suoi avversari.
~ Lei possiede il sampo e le figlie sono degli oggetti di azione di tutto il Kalevala. E’ una donna anziana in ruolo centrale: nella tradizione europea è una novità. La donna anziana era importante soprattutto nella cultura della Finlandia orientale, importante nella società accanto a suo marito ma anche da sola, come suocera, donna, esperta di cultura della sua società. Louhi è il capo del suo villaggio, le altre vecchie sono diverse: lei raccoglie un esercito e va in guerra, è attiva.
~ Anche come madre è diversa: le madri in generale sono import nel Kalevala perché aiutano i loro figli, come la madre di Lemminkäinen, ma lei va oltre il semplice ruolo di madre: è anche padrone di casa e del villaggio, e ha dei poteri magici, può trasformarsi (quando rapiscono il sampo).
Differenze con Väinämöinen
~ Anche se i protagonisti sono entrambi anziani, hanno compiti diversi: l’anzianità della signora di Pohjola non è sottolineata come quella di Väinämöinen, anche perché non è mai in competizione con una donna più giovane di lei. Ha molte forme nel Kalevala: all’inizio è solo donna, madre e capo villaggio, poi si vede che si può trasformare in noita e in forma animale. L’età anziana di donna e uomo sono diversi: l’uomo anziano è saggio e rispettato, la donna anziana è spaventosa di aspetto fisico e di carattere.
~ Väinämöinen vive la sua vita senza famiglia, Louhi è sposata, anche se suo marito non ha molto spazio nell’opera. Ha figlie, quindi una famiglia da gestire. Nella figura di Louhi ci sono tratti del canto mitico: la donna anziana era importante nei rituali, e partecipava ad eventi riservati. Entrambi comunque agiscono da soli: la famiglia di Louhi non partecipa alla guerra o alle sue decisioni.
~ Väinämöinen si muove di più di lei (parte a Tuonela, Pohjola etc). Louhi viaggia solo alla fine: va via di casa tre volte, sempre sottoforma di uccello: la prima volta si trasforma sull’acqua, sul mare che la separa da Kaleva. Il viaggio sottoforma di animale deriva direttamente dalla cultura sciamanica, di cui lei è l’incarnazione: forse è più sciamana lei di Väinämöinen. Väinämöinen non è uguale a lei nelle capacità sciamaniche: lei non è un tietäjä che si fida del suo sapere, ma proprio una donna sciamana.
Il nome Louhi
~ Il nome Louhi è molto raro nelle poesie popolare: ha questo nome in una sola poesia tra quelle raccolte da Lönrot. Negli incantesimi esisteteva questo nome, però con molte varianti e sinonimi. Nel Kalevala è chiamata “la signora di Pohjola” o “Lohui”: il primo nome è in generale, il secondo è usato quando si parla di lei in termini negativi, quando esprime la sua malvagità. A volte questi nomi sono usati anche insieme: solitamente viene introdotta da una coppia di versi: Louhi, Pohjolan emäntä / Pohjan akka harvahammas” (Louhi, la padrona di Pohjola, / la vecchia di Pohjola dai denti larghi).
~ Lönrot pubblicò anche una raccolta di incantesimi finlandesi: Suomen kansan muinaisia loitsurunoja (Antichi incantesimi del popolo finlandese) nel 1880. Qui Lönrot mette Louhi insieme agli altri spiriti malvagi: Hiisi, Lempo, Piru, Perkele, Syöjätär. L’ultimo nome deriva da un verbo e significa “mangiatrice”.
~ In molti incantesimi Louhi è nominata quando si parla di caccia o di preparativi di caccia. Altre varianti del suo nome sono: Loviatar, Louki. In alcune poesie antiche ci sono queste varianti, soprattutto nelle poesie che parlano dell’origine delle malattie. A parte questo, il nome Louhi è collegato al vento e al volo. Marti Haavio dice che può avere collegamenti col demone femminile mesopotamico del vento e della tempesta (Lilith), che portava malattie, disgrazia e morte. Negli incantesimi finlandesi e kareliani lei resta incinta dal vento e partorisce le malattie (origine delle malattie). Un tratto simile c’è anche nel Kalevala, ma Lönrot trasformò l’episodio in modo che le malattie nascessero a Pohjola con l’aiuto di Louhi (testi: pag 12: runo 45, vv 23-176).
Louhi nelle altre tradizioni popolari e nella critica
~ La poesia popolare finlandese non è l’unica a personificare le malattie: nella tradizione scandinava si trovano delle somiglianze con Louhi: il Loki dell’Edda, il dragone volante delle saghe islandesi, e più ampiamente nella tradizione nordica: nei racconti in prosa islandesi (saghe) si ripetono i viaggi nel lontano paese del Nord, viaggi per liberare una fanciulla prigioniera, per rubare un oggetto magico (come il sampo) etc. Questo mistico paese del Nord è sempre protetto da una donna anziana che si trasforma in uccello o ha un uccello come animale aiutante. Anche in queste saghe gli eroi combattono contro questa donna, come fanno i tre eroi del Kalevala.
~ Nelle varianti delle poesie Louhi rappresenta la malvagità in forma femminile. Spesso si invocano però altre forme: la differenza tra Bene e Male non è molto chiara: anche il Male può diventare potente e aiutare. Per gli interpreti del Kalevala, Louhi venne vista in vari modi nel corso degli anni: nei primi studi era sempre secondaria rispetto agli uomini, che invece sono stati studiati più profondamente. Per esempio Krohn scrisse un’opera di 800 pagine sui personaggi e i temi del Kalevala: Kalevalan runojen istoria, e qui a Louhi sono dedicate solo poche pagine. Quest’opera è del 1903-1910, ma nel corso degli anni e degli studi, l’interpretazione di Louhi non cambiò molto, anche se nuovi studi recenti dal punto di vista femminile si concentrano di più su Louhi e sugli altri personaggi femminili del Kalevala.
~ Nelle varie versioni è sempre un personaggio secondario: è nominata spesso nelle poesie popolari, ma intere poesie non la nominano nemmeno. Questa signora di Pohjola è nominata sempre nelle poesie “degli altri”, non ha poesie in cui è protagonista. Eppure è vecchia e ha poteri sciamanici, ma non ha poesie popolari dedicate, e nemmeno nel Kalevala è così importante. È una donna, forse per questo è sempre stata messa da parte, e quando se ne parla si fa solo una lista di caratteristiche negative (caratteristiche che una donna del tempo non dovrebbe mai avere): per esempio è considerata avida perché vuole a tutti i costi il sampo (la critica dimentica che anche gli uomini vogliono averlo, ma per gli uomini evidentemente è segno di virilità -_-).
~ Louhi piange solo quando perde il sampo, ma gli uomini dell’opera piangono spesso. Louhi non piange quando perde marito o figlie perché è forte, ma nell’immaginario collettivo rappresenta la terra oscura, la donna malvagia, nonostante sia forte e indipendente, attiva e capace di reagire quando si trova in difficoltà (a differenza di altre donne tipo Aino, che si suicida).
19/03/2009
Analisi del personaggio: Lemminkäinen
~ Lemminkäinen, anche detto Kaukomieli o Ahti Saarelainen, compare per la prima volta nel Kalevala nell’11° runo, quando si reca a Saari (isola) per cercare moglie. Qui conosce la nobile ragazza Kyllikki, che però non lo vuole. Lui non si fa problemi e la rapisce. Quando tornano, lei piange, lui allora le promette di non andare più in guerra, e in cambio lei gli promette di non andare più a ballare nel suo villaggio. Lei ben presto si dimentica della promessa (12° runo), quindi lui per vendicarsi va in guerra a Pohjola, cercando un’altra moglie (la figlia della signora di Pohjola). La madre è contraria e non lo vuole far partire, perché conosce i pericoli di quella terra, ma lui non le dà retta e le dice che dovrà iniziare a preoccuparsi quando dal suo pettine inizieranno a cadere gocce di sangue. Arrivato a Pohjola, incanta tutti tranne un vecchio mandriano, che ignora e disprezza.
~ Nel 13° runo chiede la mano della ragazza, ma la signora di Pohjola gli impone tre prove: per prima cosa deve andare con gli sci a cacciare l’alce di Hiisi (nome con molti significati: luogo, spirito maligno etc), e ci riesce tramite scongiuri e incantesimi rituali di caccia. Supera anche la seconda prova (imbrigliare il cavallo di fuoco di Hiisi, ma la terza prova sarà la più difficile: uccidere il cigno del fiume di Tuonela (che separa Pohjola dall’aldilà). Qui trova il mandriano, che per vendicarsi dell’offesa lo uccide e lo butta nel fiume. Il figlio di Tuoni provvederà a farlo a pezzi.
~ Nel 15° runo dunque il suo pettine inizia a sanguinare: la madre capisce tutto e parte verso Pohjola a cercare il figlio. Chiede alla signora di Pohjola dove sia, ma l’informazione più dettagliata le arriva dal Sole. Si reca dunque al fiume di Tuonela, e con un rastrello raccoglie i pezzi del figlio, li ricompone, e grazie ad un unguento magico e delle preghiere riesce a restituirgli la vita. Tornano a casa insieme e si conclude questa prima parte.
~ Lemminkäinen tornerà nella narrazione del Kalevala nel 26° runo, quando ci sono le nozze di Pohjola, alle quali Lemminkäinen è l’unico a non essere stato invitato. Lui, offeso, ci si reca lo stesso, anche stavolta ignorando i consigli della premurosa madre. Lemminkäinen supera diversi ostacoli con la magia, finché nel 27° runo arriva a Pohjola, facendo l’arrogante. Questa è l’unica occasione in cui compare il marito di Louhi, il signore di Pohjola, che si arrabbia e lo sfida a duello. Vince Lemminkäinen, che gli taglia la testa. Louhi allora raduna i guerrieri di Pohjola, ma il giovane riesce a scappare, nel 28° runo, dalla madre. La madre gli consiglia di scappare in un’isola oltre i 9 mari, dove si nascose anche suo marito.
~ Nel 29° runo Lemminkäinen approda in quest’isola e si dà alla pazza gioia corteggiando tutte le donne dell’isola. Dopo due anni tornano sull’isola i mariti di queste donne, quindi Lemminkäinen scappa via velocemente, ma la sua barca si spezza in mare. Il giovane riesce comunque a tornare al suo villaggio, ma trova la sua casa bruciata. Va nel bosco e trova sua madre, che gli racconta che la casa è stata bruciata dalla gente di Pohjola. Lui intanto le racconta le sue avventure erotiche dell’isola.
~ Nel 30° runo il giovane si vuole vendicare di Pohjola, e parte in guerra col suo amico Tiera . I due, da soli, non riusciranno a fare molto contro Pohjola, quindi torneranno a casa sconfitti.
~ L’ultima avventura di Lemminkäinen interessa i runi dal 39 al 49, quando va insieme agli altri due eroi alla ricerca del sampo; ora ha un ruolo più marginale.
Poesie su Lemminkäinen e varie interpretazioni
~ Lönrot unì più eroi nella figura di Lemminkäinen: in Lemminkäisen virsi (il canto di Lemminkäinen), il giovane si reca a Pohjola e affronta varie prove (affronta bestie, il padrone di Pohjola, beve birra di serpente), che ricordano alcuni racconti Sami, in cui lo sciamano viaggia e vince i padroni delle terre che esplora. Solitamente nelle poesie popolari la madre non riesce a resuscitarlo (riferimenti al mito di Osiride).
~ In Lemminkäinen ci sono elementi dello sciamanesimo antico e immagini della cultura classica. Il suo nome deriva da lempi (amore), o dal nome del capo guerriero di Sakala, tale Lemmitu. A quel tempo esistevano nomi simili: Kaukalempi, Hyvälempi, Ihalempi. Secondo altri invece deriva dal fiammingo Flemming. In alcuni canti della Karelia Lemminkäinen era presente, ma originariamente erano altri personaggi a compiere le gesta che Lönrot fa diventare sue nel Kalevala.
~ Lönrot descrive Lemminkäinen come un giovane fiero di sé, poco preoccupato del futuro, coraggioso ma arrogante. Ha i tipici poteri del tietäjä, che sfrutta per superare diverse avversità.
~ Secondo molte interpretazioni è un uomo, secondo altre è il tipico vichingo scandinavo. Per Krohn c’è un collegamento con la saga islandese di Baldur, diffusa anche in Finlandia. Per Havio invece la sua origine si rifà all’antico mito egizio o etiope di Horus, mito nel quale la madre avverte il figlio dei pericoli, ma lui non se ne cura, nonostante preveda ciò che gli capiterà. Per Matti Kuusi Lemminkäinen è lo sciamano con qualcosa del cristianesimo e di cultura popolare russa (l’eroe che lascia la madre, che trova ostacoli etc).
~ Alla fine Lemminkäinen scappa sempre, non riesce ad avere relazioni stabili con le donne e non si preoccupa mai delle conseguenze che porta la sua stupidità. E’ un eroe mammone sempre in cerca di guai.
Analisi del personaggio: la madre di Lemminkäinen
~ La madre del giovane, durante i secoli, si è prestata a diverse interpretazioni. E’ vista soprattutto come la madre addolorata per la morte del figlio, ma anche come la madre amica importante del figlio. E’ la personificazione dell’amore materno per eccellenza, una figura materna mitica.
~ Nemmeno lei, come il figlio, ha una personalità descritta completamente (ma in effetti il Kalevala non descrive i protagonisti quanto le loro gesta); è sempre descritta in relazione al figlio. Nella maggior parte dei runi in cui compare, consiglia al figlio, lo avverte, lo prepara e lo consola: nel 15° diventa attiva e va a cercare il figlio defunto a Pohjola. Verrà citata poi nel 43° da Louhi, che rimprovera il giovane incosciente di non seguire i consigli della madre premurosa.
~ Per alcuni è addirittura la Vergine Maria. E’ detta anche Kave, in molte poesie, in cui assume il significato di Madonna. Per provare questa tesi possiamo identificare la figura di Cristo in quella di Lemminkäinen. In effetti lo stesso Lönrot deve aver pensato alla Madonna quando parlò di lei: per comporre l’episodio in cui cerca il figlio morto, infatti, Lönrot si servì del salmo Luojan virsi (Salmo del creatore), usato anche per il figlio di Marjatta. Per la sua morte si servì del Lapsenetsintä virsi (Salmo sulla ricerca del figlio), poi la poesia Pilvin viety (poesia sul figlio trasportato dalle nuvole), nella quale la madre si trasforma in animale per cercare il figlio. Nelle poesie popolari ci sono delle varianti della morte del giovane, spesso con un finale triste, per esempio spesso resta morto (dipende dal cantore). In 9 delle varianti ritrovate resuscita, in 4 resta morto e 5 si interrompono quando la madre lo ritrova.
~ La madre di Lemminkäinen rappresenta l’amore materno che vince tutto. Lei vive per suo figlio, tanto che secondo alcuni studiosi è una Magna Mater. Lo studioso Pentikainen invece notò che in questo rapporto si ritrova il complesso di Edipo. Le studiose donne criticano questo rapporto, ma in generale criticano il fatto che le donne del Kalevala si comportino sempre come madri che devono sostenere il figlio, sempre e comunque, che soffrono per il proprio figlio. Le madri del Kalevala consigliano sempre, anche la madre di Väinämöinen.
~ La madre di Lemminkäinen lo consiglia sempre, lo asseconda sempre, così il giovane non cresce mai, infatti non avrà mai rapporti normali con le donne, e vuole sempre l’impossibile.
Probabilmente, al tempo di Tacito la Finlandia meridionale era abitata dai Sami, quindi lui si riferiva ai Sami.
Fonte: http://yulaiho.altervista.org/lezioni.doc
Sito web: http://yulaiho.altervista.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Parola chiave google : Letteratura finlandese riassunto tipo file : doc
Letteratura finlandese riassunto
Letteratura finlandese B – Secondo modulo
02/04/2009
Il Kalevala nel mondo
~ Il Kalevala è l’opera finlandese più tradotta di tutte (in circa 60 lingue), in versi e prosa. Non tutte le traduzioni sono state stampate; nel complesso esistono 150 versioni in varie lingue. La più antica è quella in Svedese, del 1841. Il nuovo Kalevala venne tradotto in Tedesco nel 1852. La maggior parte delle traduzioni sono state fatte partendo dalla versione base, poi le traduzioni in Inglese e Francese diedero vita a tante altre traduzioni in lingue minori, diventando la nuova base di partenza.
~ Perché si traduce il complicato Kalevala scritto in complicato Finlandese? Perché fa parte della letteratura universale, e produce effetti che vanno al di là di tempo e fatti descritti al suo interno. E poi l’epica e i fatti di eroi lo avvicinano al sentimento dei popoli che vogliono una coscienza della propria cultura (proprio come era la Finlandia al tempo del Kalevala).
Il Kalevala in Italia
~ L’attenzione dell’Italia per il Kalevala risale alle apparizioni in antologie di poesie finlandesi, ma di solito si tratta di traduzioni dal Tedesco e dal Francese. Il vero interesse per la letteratura finlandese arrivò nella seconda metà dell’800, col Kalevala: iniziò grazie ad esso l’interesse per tutta la letteratura romantica finlandese (nell’ambito del recupero di antichi valori).
~ Esistono più di 10 traduzioni in Italiano del Kalevala: le più importanti sono senza dubbio quelle di Domenico Comparetti e Paolo Emilio Pavolini. Le versioni italiane sono più spesso in prosa, e nel dopoguerra escono le versioni per ragazzi. All’inizio del ‘900 l’interesse si concretizzò in pubblicazioni di studi accademici sul Kalevala.
~ Nel 1872 ci furono la prima traduzione in prosa e la prima in versi. Quella in prosa era di Prof. Antonio Lami, pubblicato sotto il titolo di “Dal Kalevala frammenti degli Hää Runot o Canti Nuziali”. Dopo una veloce introduzione sull’essenza e le ricerche svolte sul poema, Lami presenta il runo 22 e parte del runo 24. A questo si aggiunse la traduzione di Ottaviano Targioni-Tozzetti nel 1872, che pubblicò “Il Kalevala” in endecasillabi sciolti: erano solo 52 versi del runo 36 (la morte di Kullervo). Tutte queste sono traduzioni non del testo originale finlandese, ma della versione tedesca in versi di Schiefner del 1852, e dalla versione francese di LeDuc in prosa del 1867.
~ Queste traduzioni vanno comunque ricordate perché aprirono la strada ai vari studi sul Kalevala in Italia: ad esempio nel 1874 Antonio Fogazzaro pubblicò 30 pagine col titolo “Cenni sull’epopea nazionale finnica”, con pezzi di traduzione. Il primo saggio vero e proprio sul poema fu di Domenico Comparetti: “Il Kalevala, o la poesia tradizionale dei Finni: uno studio storico-critico delle grandi epopee” del 1891. Qui compaiono traduzioni di parti della versione originale. Comparetti fu il primo ad approfondire l’argomento con un’indagine comparativa: scoprì il legame tra Väinämöinen e lo sciamanesimo; trova i temi come magia e guerre più di parole che di armi.
Domenico Comparetti
~ Nato a Roma nel 1835, Comparetti fu uno dei massimi filologi classici del suo tempo. Nel 1859 ebbe la cattedra di Letteratura Greca a Pisa fino al 1872. Era conosciuto per le sue dissertazioni filologiche, poi insegnò a Firenze. Dopo 15 anni lasciò l’insegnamento per dedicarsi alle sue ricerche. Diete molti contributi per tutta la letteratura comparata, occupandosi di vari rami.
~ Viaggiò in Finlandia, e nel 1891 pubblica appunto lo studio sul Kalevala: in base alla critica omerica analizza il Kalevala in due parti. Nella prima parte (3 capitoli) parla degli antefatti e del contenuto dell’opera. In appendice c’è la traduzione con testo a fronte del runo sul sampo, in endecasillabi sciolti, importante perché era la prima traduzione in Italiano dall’originale. La seconda parte tratta il mito divino, il canto magico etc, per fare conclusioni sulla genesi e la struttura poetica dell’opera.
Altri traduttori
~ Dopo Comparetti si ricordano Edoardo Giacomo Boner e Paolo Emilio Pavolini, il quale tradusse anche altre opere finlandesi. Nel 1890 Domenico Ciampoli scrisse “Il Kalevala: epopea finnica”, una traduzione dei runi 8 e 50. Italo Pizzi tradusse un pezzo del runo 32, poi dal 33 al 35, col titolo di “Avventure di Kullervo”, 1877, comparso in “Antologia epica tratta dalle principali epopee”.
~ La prima traduzione completa in Italiano è di Igino Cocchi del 1909: “Kalevala poema finnico”, lodata da molti, con prefazione di Ciampoli. Cocchi era professore di geologia a Firenze, ma scrisse saggi come “La Finlandia: ricordi e studi” nel 1902, libro divulgativo. La sua traduzione è manipolata, perché usò l’originale più la versione francese. Venne recensito da Oiva Tallgren, che scoprì invenzioni di alcune parti e che lo stile non corrispondeva all’originale, anche per colpa del metro italiano.
~ Nel 1909 Giacomo Ernesto Parodi pubblicò il saggio “Che cos’è il Kalevala”, senza traduzioni. Anche lui era professore di filologia a Firenze.
Paolo Emilio Pavolini
~ A inizio ‘900 il migliore restò comunque Pavolini, per quanto riguarda le traduzioni integrali: inizia nel 1903 a studiare il Finlandese, traducendo i canti di Kullervo come esercizio. Ben presto tradusse tutto il poema, in versi ottonari: finì nel settembre del 1807, ma lo pubblicò nel 1910 col titolo “Kalevala, poema nazionale finnico”. Nell’introduzione dichiara di aver usato anche i versi di Schiefner e quelli di Herman Paul (del 1885), oltre che l’originale e quella francese di LeDuc e quella inglese di Kioby (?) del 1908. Venne criticato, ma la traduzione si dimostrò subito ottima: riuscì a cogliere il ritmo della poesia popolare finlandese. Dedicò la sua traduzione a Comparetti; nell’introduzione parla dei temi e delle difficoltà di traduzione, dell’epoca e alla fine inserisce 15 pagine di note.
~ Tallgren disse che era “la traduzione più fedele di tutte le lingue”. In effetti però non mancano errori e difetti, per esempio l’uso ripetitivo della rima che nella versione finlandese è solo casuale. La rima a volte tende a rendere il ritmo troppo cadenzato; l’ottonario poi è in Italiano poco vivace, si dice, troppo regolare quindi monotono, diverso perciò da quello finlandese. Bisogna comunque riconoscergli il merito di aver fatto la traduzione più completa e fedele. In effetti, come diceva Mikael Agricola: “Fanne uno migliore tu, se ne sei capace!”. Anche il pubblico apprezzò questa versione, alla fine: vennero fatte diverse ristampe, anche in versioni abbreviate.
Altre versioni
~ La versione in prosa di Francesco Di Silvestri-Falconieri uscì nel 1912 col titolo “Kalevala epopea nazionale finlandese”, con una prefazione di 40 pagine, un indice dei nomi propri etc. Si rifà alla traduzione tedesca e francese già citate prima. Poi non accade nulla fino alla seconda guerra mondiale, con poche eccezioni: nel 1926 uscì una versione ridotta per ragazzi di Miguel Escalada, poi nel 1935 una ristampa della versione di Pavolini ma senza i canti magici e alcuni episodi epici troppo lunghi.
~ Altre edizioni per ragazzi uscirono più tardi: nel 1941 quella di Elena Primicerio “Il Kalevala: Finlandia terra di eroi”, più volte ristampata e tradotta in Francese. Nel 1957 uscì una nuova versione in prosa tradotta e adattata da Dino Bava “Kalevala il poema della Finlandia narrato in prosa”: 7 pagine con traduzione a fronte del runo 22 e qualcosa d’altro.
~ Giovanni Randone pubblicò “Tra gli eroi del Kalevala: miti e leggende finniche” nel 1971. Negli anni ’80 l’interesse si rinnovò: venne ristampata la versione ridotta di Pavolini nel 1984, e anche versioni per ragazzi rielaborate da Ursula Sygne nel 1980 (“Racconti finlandesi”) ristampata nel 1987.
~ Un’altra traduzione in prosa uscì nel 1988 a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magnini “Kalevala: miti, incantesimi, eroi nella grande saga del popolo finlandese”, ristampato nel 1991. Nella prefazione parlano di “minimi interventi sull’originale”.
~ Gli studi specialistici sul Kalevala continuarono ad essere pubblicati, ma non ci furono altre traduzioni fino al 2007, quando è uscita una nuova ristampa della versione di Pavolini, con in aggiunta articoli sul poema e sulle connessioni dello stesso con Tolkien, più un glossario dei personaggi, un indice delle formule magiche e dei canti di nozze, poi un’amplia bibliografia su pubblicazioni sul Kalevala.
Tradurre il Kalevala
~ Non è facile tradurre e rendere bene questo poema: tradurre il codice linguistico arcaico finlandese è complicato: il problema è soprattutto trasferire certi concetti in ambienti e contesti culturali molto diversi, perché sorgono anche problemi etici. Il traduttore deve rispettare la lingua e anche la cultura, così come il suo pubblico. In generale la traduzione del folklore in Italiano è difficile: la ricca tradizione orale ha uno spazio corrispondente nella letteratura italiana, e ciò complica la traduzione. La tradizione orale ha un ritmo particolare e provoca emozioni immediate, cosa che una traduzione scritta non potrà mai rendere bene.
~ Il settore della traduzione poetica moderna tocca la questione della lingua, il metro, problemi che restano comunque in tutte le traduzioni: ad esempio le allitterazioni originali sono difficili da tradurre, così come la metrica. La rima rende sì il testo più arcaico, ma non è proprio uguale alla rima originale.
~ Il traduttore deve affrontare anche il difficile lessico arcaico e dei dialetti arcaici (difficili anche per i Finlandesi!). La traduzione comunque dev’essere una riproduzione, non proprio una copia dell’originale, quindi c’è una sorta di “trasformazione interpretativa”, e si sa in partenza che ci saranno differenze d’interpretazione.
~ Un altro problema è la mancanza di specialisti nella traduzione dal Finlandese: in Italia i traduttori sono pochi, e pochi di questi conoscono anche la letteratura finlandese. Problemi pratici: mancanza di dizionari decenti, per esempio. La Finlandia resta quindi in periferia anche culturalmente, per l’Italia. Solo ultimamente ci sono più traduzioni, e riguardano la letteratura per l’infanzia: sembra che l’interesse stia crescendo.
08/04/2009
Il Kalevala nell’arte
~ In Finlandia, durante il romanticismo nazionale della fine dell’800, si assiste a tutto un fiorire dell’arte: questo periodo viene detto “epoca d’oro dell’arte finlandese” (kultakausi). In tutte le arti furono create opere che si ispiravano alle fonti nazionali e soprattutto al Kalevala. Si tratta di opere ancora oggi pietre miliari dell’arte finlandese.
~ Il Kalevala ha ispirato negli anni varie forme di arte visiva, musicale, drammatica. All’entusiasmo per il Kalevala si ricollegò subito la questione delle radici kareliane dell’opera e, quindi, del popolo finlandese. La Karelia venne considerata una miniera di poesia, un museo dell’antichità finlandese. Questo interesse per il Kalevala e la Karelia è detto “Carelianismo”. A viaggiare in Karelia erano molti studiosi che portavano con sé scoperte interessanti, descrivendo in giornali e diari i loro viaggi. Diventò un luogo di pellegrinaggio soprattutto per gli artisti.
~ Il Kalevala ebbe un valore sempre più grande come fonte di ispirazione. Non molto dopo la pubblicazione del poema, gli studiosi dissero che il testo prendeva dalla tradizione popolare, ma erano d’accordo sul fatto che nel complesso venne composto da Lönnrot. Ma nel Carelianismo era il Kalevala a rappresentare la dimensione arcaica della Finlandia. Il paesaggio, gli abitanti etc erano rappresentanti in epoca moderna del mondo descritto nel poema e, facendo riferimento al romanticismo europeo, il modello della vita di epoche precedenti più attendibile era quello descritto nel poema, con la campagna come perno.
La Società del Kalevala e l’arte
~ Nel 1919 venne fondata la società del Kalevala: Kalevalaseura. Questa società creò la “Casa del Kalevala”, un punto di riferimento fondamentale per la ricerca sul poema e i suoi temi. Poi l’entusiasmo per il Kalevala variò col tempo: a volte arrivò persino ad essere criticato per iperfolklorismo (nacque la Tuohikultuuri = cultura della corteccia di betulla), caratterizzato in modo troppo radicale dalla fuga dal mondo moderno.
~ Alla fine del ‘900 però ci fu un rinnovato interesse per le poesie popolari. Le escursioni in Karelia sono ora di nuovo possibili (prima c’erano problemi burocratici-politici con la Russia). Durante l’epoca d’oro dell’arte finlandese però, sul finire del XIX sec, in tutte le arti si crearono opere ispirate alle opere nazionali, soprattutto al Kalevala. Per esempio Eino Leino, il compositore Jean Sibelius, il pittore Akseli Gallen-Kallela, lo scultore Emil Wikstròm, l’architetto Eliel Saarinen. Tutti questi artisti cercavano in Karelia personaggi e paesaggio incontaminato da riprodurre. Il mondo del Kalevala era una metafora attraverso la quale questi artisti volevano trasmettere i loro sentimenti più profondi. Si trattava di sentimento per la natura, più che pura visione kalevaliana della vita.
Kallela e il Kalevala
~ Il più importante rappresentante dell’arte kalevaliana è Kallela, tanto che il suo nome legato al poema quasi quanto il nome di Lönnrot stesso! Creò uno stile kalevaliano nuovo rispetto ai suoi predecessori, che tradiva una quasi mistica conoscenza del poema. Nelle sue opere spesso stilizzate si trovano simbolismo ed estetismo, che ben si adattano alla rappresentazione di figure archetipiche come quelle del Kalevala. Aveva un temperamento artistico fervido e reagiva subito agli stimoli dell’arte. Alcune sue opere:
1: Ad Astra. La figlia dell’aria dalle braccia aperte, figura di Ilmatar;
2: Väinämöinen un po’ imbronciato, noto ritratto;
3: La più nota forse è il trittico di Aino “La leggenda di Aino” con cornice in legno dorato. A sinistra Väinämöinen spia Aino, a destra Aino è sulla sponda del lago nel quale sta per annegare, al centro lo spirito di Aino traspare dal mare e Väinämöinen cerca di prenderlo. A posare per questo quadro fu la moglie del pittore. Kallela non era contento, ma sua madre scrisse una lettera in cui disse al figlio che la sua chiromante aveva previsto successo per questo quadro, ma solo se avesse celebrato Aino come Giunone finnica. Esprime realismo lirico, e nella cornice ci sono motivi kareliani.
4: Madre di Lemminkäinen. Soggetto: alla fine del viaggio di Lemminkäinen, e la madre chiede ad un’ape di portarle il balsamo di vino per poter curare le ferite. Spuntano i fiori della morte tra le ossa, i sassi della riva son rossi di sangue, e lontano si vede il cigno di Tuonela. Tema dell’amore materno che vince la morte, con un’intensità quasi religiosa, come una pietà rinascimentale. Posò per lui sua madre, e il dipinto diventò anche un omaggio alla madre. Colori cupi rappresentano il dramma.
5: Fratricida (1897, dal Kanteletar). La madre accoglie il figlio dopo il delitto, ha ancora la spada insanguinata. Uno storico dell’arte disse che insieme al quadro precedente descrivono l’apoteosi dell’amore materno.
6: La maledizione di Kullervo (Kullervon kirous). Ci lavorò anni, lo completò solo dopo il viaggio in Italia, nel 1899. Qui Kullervo urla di odio e vuole vendetta. E’ col suo unico compagno, il cane Musti. Diverso dalla madre di Lemminkäinen che si rivolge invece all’amore.
7: Kullervo parte per la guerra. Qui lascia la famiglia sotto un cielo boreale per combattere le genti di Untamo. E’ ritratto come un principe dei tempi andati, cavalca un cavallo bianco e soffia in un corno chiamando a raccolta il mondo intero. Al suo ritorno però non trova nessuno in vita. Nel Kalevala la guerra è in effetti sempre un’impresa funesta e sventurata.
8: Al fiume di Tuonela: le anime dei defunti si accalcano sulla sponda del fiume di Tuonela, hanno abiti e strumenti di lavoro, che devono lasciare per imbarcarsi e raggiungere il regno dell’aldilà. A sinistra c’è il cigno rosso di Tuonela, che nuota nelle acque nere. Fatto per un mausoleo di una bambina.
9: Al fiume di Tuonela. Una persona sola, presa dalla disperazione (Tuonelan joella, 1896).
10: Ilmarinen ara il campo di vipere. Fatto per il padiglione finlandese della mostra mondiale di Parigi del 1908, poi riprodotto su tela nel 1916. Qui Ilmarinen dissoda il campo delle vipere, in cambio gli è stata promessa la sposa di Pohjola. Si notano le vipere con i colori della bandiera russa, infatti è strano che la Russia permise questo lavoro al padiglione (la Finlandia al tempo non era ancora indipendente). I diplomatici spiegarono che la scelta di quei colori non era per motivi politici, ma per rappresentare la fatica nell’arare in condizioni climatiche difficilissime.
11: La forgia del sampo, 1893. Ilmarinen forgia il sampo, un tema ripreso da molti artisti.
12: Rapimento del sampo 1905, altro tema famoso. I 3 eroi qui dopo aver addormentato il popolo del Nord, rubano il sampo.
13: La difesa del sampo 1896, uno dei più famosi dipinti sul Kalevala. I 3 eroi difendono il sampo dalla signora di Pohjola, trasformata in rapace. Anche qui riferimenti alla Finlandia VS Russia.
14: Marjatta. Qui la vergine ha dato alla luce il figlio, che chiude il poema come la nascita di Väinämöinen lo aprì. Al figlio è affidata la nuova età del mondo.
15: La partenza di V: a sinistra si vede Marjatta col figlio, mentre Väinämöinen si appresta a lasciare il suo mondo sulla barca, lasciando in eredità al popolo finlandese i suoi canti e il kantele.
16: Illustrazione per il Kalevala, pagina dal poema sulla Grande Quercia (Suur-Kalevala, 1925).
Robert Wilhelm Ekman
~ Kallela è il più significativo artista esponente del tema kalevaliano, ma non fu certo l’unico: un altro artista molto famoso al tempo fu Robert Wilhelm Ekman. La sua fama è legata alla descrizione della vita popolare: fu lui a trattare per la prima volta un motivo attinente alla vita popolare finlandese: dipinse nel 1850 circa il battesimo del suo popolo per il Duomo di Turku.
~ Dopo una decina d’anni pensava solo al Kalevela. Nel 1857 Ekman iniziò a fare abbozzi per l’opera dedicata alla sonata di Väinämöinen, un anno dopo si trasferì a Parigi per dipingerlo in grande formato, lo finì nel 1866, un po’ per difficoltà economiche, un po’ perché tornato da Parigi si volle occupare dell’illustrazione di tutto il Kalevala, che poi fece.
1: Vsen soito 1866, stile più classico
2: Ilmatar (1860) che fluttua come una dea dell’olimpo classico: la differenza con Kallela si nota anche qui: Kallela mostra tratti di simbolismo e sintetismo, Ekman è più classico.
3: Lemminkäinen al fiume di fuoco (1866). E’ una delle prove per avere la mano della figlia della signora di Pohjola: deve attraversarlo.
Pekka Halonen
1: Väinämöinen (che suona il kantele, 1897), intorno a lui il popolo finlandese che ascolta.
Joseph Alanen
1: Figlia d’aria (non datato). Stile particolare, quasi artigianale, usava linee tipo fili di un tessuto. Qui Ilmatar ha il ginocchio alzato.
2: Väinämöinen e Joukahainen, e la loro sfida. Non datato.
3: La fanciulla sullo scoglio. Aino seduta sullo scoglio a contemplare il mare prima di tuffarsi. In lontananza si vedono le 3 figlie dell’acqua.
4: L’origine del ferro (1917). Qui 3 donne , figlie di Ukko, spargono latte bianco, rosso, nero, da cui nascono vari tipi di metalli (9° runo)
Takanen (scultore)
~ Appartiene alla corrente neoclassica europea, come si può evincere da:
1: Aino che contempla il mare, 1876. Qui la giovane Aino osserva il mare e sta per tuffarsi. Scultura in marmo preceduto da un abbozzo in terracotta due anni prima.
Berndt Abraham Godenhjelm
1: Ilmarinen forgia il sampo (non datata). Pittura mitologica settecentesca, quasi, con i putti che osservano il lavoro di Ilmarinen.
Vàinò Blomsted
1: La forgia del sampo (1898). Di Ilmarinen si vede solo il profilo davanti alle fiamme della fucina, con davanti gli uomini che fanno funzionare il mantice.
Hugo Simberg
1: Sul fiume della vita (olio su legno, 1896). Combinava le tendenza internazionale dell’epoca coi temi nazionali. Era molto originale in questa unione. Famoso per i suoi demoni, folletti, personificazioni della morte della fiabe popolari, che lui trasformò in esseri di una malinconia comica. In questo dipinto un viaggio in una barca piena di libri, e va verso un mare apparentemente tranquillo.
2: Alla porta di Tuonala (1898). La morte accompagna le anime verso la porta. Sulla sinistra la morte sola può tornare al fiume per traghettare altre anime.
Musica e Kalevala
~ La lirica kalevaliana era originariamente già cantata: il collegamento con la musica parte dunque dalle origini. Dopo la pubblicazione si iniziò a recitare i testi anche in altri luoghi, oltre che nei villaggi dove furono raccolte le poesie. Le tematiche del Kalevala che toccavano aspetti della sensibilità collettiva resero il poema stesso ispirazione per i compositori finlandesi.
~ Per Sibelius l’interesse arrivò nel 1890. Lui ricevette l’ispirazione tramite la musica di Robert Kajanus, e anche grazie all’incontro con il famoso cantore Larin Paraske. Fece il poema sinfonico “Kullervo” (1892), che rappresenta la prima composizione kalevaliana di Sibelius. Lo stesso anno viaggiò in Karelia a cercare ispirazione in questo luogo magico. Nella musica finlandese, infatti, le tematiche kalevaliane si rifanno soprattutto a Kullervo.
~ Nel “giorno del Kalevala” del 1992 c’è stata la prima dell’omonima opera di Aulis Sallinen, a Los Angeles. La prima finlandese fu nel novembre 1993. Sallinen fece anche la musica per Rauta Aika. Lui spiegò perché scelse Kullervo per oggetto della sua creazione musicale: “Questa storia forse non varrebbe la pena di essere raccontata, ma il tema della madre di Kullervo è inciso a caratteri d’oro: la madre conosce il proprio figlio, perduto in tenera età […]”.
~ Insieme ad Aino e Kullervo, anche il sampo spinse artisti a trattare questi temi in musica: tra i compositori moderni troviamo per esempio Einojuhani Rautavaara, che fece “Ratto del sampo” (1892). Definisce la chiave per aprire il mistero del sampo, cercarlo, aprirlo, perderlo. Le storie del Kalevala vanno verso un realismo fantastico, dicono.
~ Nella musica finlandese, fino agli anni ’70 almeno, si iniziarono a scegliere tematiche kalevaliane diverse, che prima venivano usate solo nella poesia. Nasce il kantele elettrico, quindi la fama cresce ancora. Negli anni ’80 cresce e negli anni ’90 il kantele ha acquisito la posizione che merita. Ciò si deve al Prof. Martti Pokela, padre del kantele moderno. Ci sono molti gruppi che ne parlano: il chitarrista Albert Järvinen compose nel ’91 un brano. Il gruppo CMX nel ’95 fece brano “Rautakantele”. Questa rivalutazione aumentò anche l’interesse per altri strumenti nazionali finlandesi antichi: fischietti, corna etc.
~ Negli ultimi anni gruppi rock e folk finnici ebbero successo in tutta Europa. Il legame con la tradizione popolare è molto presente per esempio nelle Angelin Tytöt o nelle Varttina, le quali hanno raggiunto il culmine componendo qualcosa che ha a che fare col Tolkjen. Poi Ville Valo, Tuomas Holopainen, tipiche melanconie kalevaliane. Tuomas raccontò che si ritira spesso in un isolotto il cui paesaggio potrebbe derivare dal Kalevala: la sua musica nasce dalla fusione con la natura.
Il Kalevala fonte di ispirazione ancora oggi
~ Il prof Kallio Kallioniemi di Helsinki dice che la musica rock finlandese nacque addirittura dal Kalevala. Il Kalevala interessa i Finlandesi moderni per il suo contenuto e anche per il valore simbolico. L’epopea stessa è oggetto continuo di ricerche attuali: ultimamente si è ripreso l’interesse per esso nella vita artistica, infatti torna ciclicamente nell’ispirazione artistica finlandese. Si può dire che ogni generazione lo utilizzi e lo riprenda. Gli artisti moderni usano il Kalevala più che per illustrare le sue storie, per toccare tramite esso tematiche come vita, morte, amore, sofferenze etc: il Kalevala è qualcosa di sempre vivo! In 200 anni ogni generazione l’ha interpretato dal suo punto di vista. Partecipa a pieno titolo alla vita di tutti i giorni.
~ Negli anni ’90 trasse ispirazione da esso il fotografo Vertti Teräsvuori, che fece la mostra “Pre Kalevala”, in cui andò oltre i limiti dell’interpretazione tradizionale del poema: oggetti, capi d’abbigliamento, etc. Si disse che rappresentò il mondo in cui la parola influenzava la vita quotidiana.
1: La Figlia di Tuoni. Lei va con la sua barca per il fiume, 1997.
~ Anche i teatri tornarono a occuparsi del Kalevala dopo 10 anni di silenzio. Si parlava anche umoristicamente dello sciamano Väinämöinen, si cercavano punti di contatto tra temi antichi e vita di oggi. Il Kalevala è fondante nella vita finlandese, tanto che alcuni temi sono penetrati nella cultura di questo Paese, persino nella toponomastica, nei nomi di persone, di società, strade, prodotti vari etc. Il Kalevala è diventato un marchio unico al mondo, l’uso dei cui nomi propri era sempre stato comune. Nomi come Aino e Ilmari vanno sempre di moda. Esempi: giornale diffuso a Nord: Kaleva. Compagnia assicurativa Pohjola, banca Sampo etc. La nave rompighiaccio Sampo etc, la lista è lunghissima. L’impatto del Kalevala ha infinite rappresentazioni, ecco perché sono così vitali. Il Kalevala ci sarà sempre.
15/04/2009 [appunti di Mari]
~ La Kanteletar è rimasta a tutt’oggi all’ombra del Kalevala come fama, pur avendo un’essenza lirica.
~ Nel 1840 Lönnrot raccoglie il materiale per il Kalevala: trattasi di materiale epico, in cui inserisce in minima parte la lirica: decide di comporre una intera opera lirica. Il materiale di cui si serve è composto da materiale di sua mano più materiale redatto da altri: 17.000 versi di propria raccolta su un totale di 22.201 versi (652 poesie liriche), il che lo rende vasto come il Kalevala.
~ Il nome deriva dallo strumento Kantele, con l’aggiunta della desinenza femminile –tar. La Kanteletar è una poliedrica composizione di vita rurale, composta da tre libri:
- Canti “comuni” a tutti: uomini, donne, giovani… esempi di titoli: “cantando”, “preoccupazioni”, “nozze”, “canti infantili”. I canti venivano cantati nelle situazioni suggerite dal titolo.
- Canti divisi per età e sesso: donne, ragazze, ragazzi, uomini.
- Canti di più ampio respiro: epici, storici, leggendari, ballate che si avvicinano alla lirica.
~ Quando Lönnrot ha composto la Kanteletar era molto ispirato dal carattere lirico delle composizioni, a causa del periodo storico europeo (in quel periodo vennero pubblicati canti popolari anche in altre parti d’Europa, ad esempio i canti serbi pubblicati nel 1814 da Vuk Karadzic).
~ La Kanteletar contiene una vasta prefazione che contrappone poesia d’arte e poesia popolare lirica: le composizioni d’arte sono cerebrali, mentre quelle popolari vengono da sé, come fossero una seconda lingua. Lönnrot non vuole dare i nomi degli autori alle poesie, per creare un senso di collettività (è un pensiero acquisito dalla Germania nel periodo romantico). Nel 1841: quattro quaderni concernenti la poesia lirica; primo titolo “Kantele taikka suomen kansan sykiä vanhoja että nykyisempiäRunoja jalanluja”, divenuto in seguito Kantele e poi Kanteletar.
~ Il nome Kanteletar significa figlia del canto? Forse, indica comunque una prevalenza femminile e la nobilitazione romantica della musa nell’opera.
~Lönnrot formò l’unità poetica adattando il tutto al finlandese moderno: sono presenti varie rielaborazioni dei testi. Lönnrot non è solo trascrittore ma INTERPRETE della tradizione popolare (come i cantori). Ha comunque uno stampo (stile) romantico (cfr. pag. 3 delle letture): è un esempio di questo stile la poesia 43 del secondo libro. La poesia è conosciuta anche da Goethe, ma la versione offerta dalla Kanteletar ha il metro kalevaliano.
“Se il mio amato arrivasse, il mio caro qui camminasse, lo riconoscerei dal suo passo, lo indovinerei dall'incedere. Se anche da lontano una “verska” o due di distanza, uscirei come nebbia, come scintilla mi slancerei, come fiamma divamperei, e la sua mano stringerei. Fossi anche avvolta da un serpente e sì la sua bocca bacerei anche se morte significasse e sì al suo collo mi aggrapperei anche se sapesse di cadavere e si, al suo lato mi allaccerei fosse anche in una pozza di sangue. Ma il mio amato non ha niente di tutto questo.”
Parte 1: Canti comuni
~ Canto 1: poesia encipitaria sull’origine della musica, creata dai sentimento. Marca lo stacco dalla lirica alla poesia sciamanica a favore della poesia quotidiana. Anche le liriche successive sottolineano la poesia VERA nata da un momento di dolore/malinconia.
~ Metro: kalevaliano, composto da 4 piedi trocaici senza rima; sono presenti allitterazioni, parallelismo (stessa melodia kalevaliana).
~ I temi epici, lirici, magici danno vita a diversi modelli poetici: le poesie a Sud sono più soffici e moderne, a Nord più arcaiche. La poesia lirica raccolta da Lönnrot è per lo più originaria dell’Est (Karelia). Le poesie più antiche parlano dei rapporti in famiglia, come ad esempio la poesia “Nata disgraziata”, in cui una figlia è incavolata con la madre perché non l’ha uccisa, lasciandola quindi a questa vita °_°. Nella versione più recente la figlia si immagina che dalle sue ceneri la madre cresca l’anno dopo i cereali (cresciuti dalle ceneri).
1837: Lönnrot scrive che ha già preparato la raccolta;
1838: Lönnrot ha nuovi materiali su cui lavorare ballate, canti lirici “idilliaci” etc. Ha già raccolto i canti dei ragazzi, dei pastori, dei navigatori, degli schiavi, delle fanciulle, delle nuore e le ninne nanne. I canti delle fanciulle sono 24, le ninne nanne 14, quelli delle nuore 24, ma i canti degli uomini sono in totale solo 7!
~ Lönnrot raccoglie poi altre poesie, alcune già pubblicate nel suo giornale Mehilainen. Nell’autunno del 1841 la prima versione è già pronta: è la Alku-Kanteletar (pre kanteletar), con 521 poesie divise in 20 gruppi.
16/04/2009 [appunti di Mari]
Fasi di creazione del Kanteletar
~ La base dell’opera sono i quaderni “Kantele” di Lönnrot. Dopo il 7° viaggio, nel 1837, lavora di più sulle poesie della Kanteletar (divide alcuni argomenti: canti pastorali/fanciulle etc). Aggiunge poi delle poesie per formare nel 1838 il primo manoscritto: Alku-Kanteletar (pubblicato nel 1929) con 521 poesie divise in 20 gruppi. Fece altri viaggi e raccolse altro materiale: la prima versione non gli piace più e la vuole modificare. Durante questi viaggi incontra una donna, Mateli Kuivalatar, cantante di poesie, che divenne un contributo fondamentale per la sua opera. Dopo il 9° viaggio raccolse ancora materiale: nell’Aprile del 1840 vennero pubblicati i primi due libri, il terzo ad ottobre. Modificò profondamente l’Alku-kanteletar: inserì 4000/5000 nuovi versi e diede i titoli alle poesie (nell’Alku-kanteletar sono solo divise in gruppi).
~ La Kanteletar è divisa in tre libri. Nell’Alku-kanteletar c’erano canti epici (che andarono nel terzo libro), nel primo libro canti comuni e di cerimonie, canti nuziali/pastorali; nel secondo le poesie sono divise in 4 gruppi per età e sesso: canti delle ragazze, delle donne, dei ragazzi, degli uomini. Divisione per contenuto delle poesie:
1° libro – 234 poesie, 6632 versi
2° libro – 354 poesie, 9233 versi
3° libro – 64 poesie, 6596 versi
~ Più una prefazione ed altri pezzi di poesie alla fine, non inclusi (4300 versi circa).
~ Nel 1984 è stata pubblicata una relazione di Väino Kankonen sulla rielaborazione dei canti da parte di Lönnrot. L’autenticità popolare varia da 1 a 100: solo poche decine di poesie hanno visto la semplice trascrizione etica dei testi, mentre altre hanno subito piccole variazioni in alcune parti, e altre ancora hanno subito rimaneggiamenti più radicali. Sono poesie create per due terzi da poesie popolari (Lönnrot si stacca dalla tradizione popolare per creare nuove strutture).
Prefazione della Kanteletar
~ È messa all’inizio ma riguarda tutti e tre i libri: contrappone la poesie d’arte alla poesia popolare; spiega il collocamento della poesia popolare nei diversi periodi, oltre che le loro caratteristiche. Lönnrot era a favore della poesia popolare: per lui la poesia d’arte è cerebrale, quella popolare di antica radice.
~ Poesia più antica: lirica
Incantesimi
Epica
~ Poesia più giovane: con dialoghi (es: canti nuziali/poesie drammatiche).
~ Poesie straniere come esempi di poesie popolari: ad esempio i canti tedeschi tradotti liberamente con il metro kalevaliano, o le due poesie di Saffo; in totale sono 24 poesie da diverse parti della Finlandia per creare le basi della nuova poesia.
~ Gli antenati finlandesi erano nei monti Urali, poi si spostarono verso il Volga, dividendosi in due tribù: Kareliani ed Hame/Estoni. Successivamente gli Hame si diressero in Finlandia, gli Estoni in Estonia (ma i canti erano comunque simili perché vissero insieme per molto). Inoltre oggi sappiamo che non ci fu questa divisione con i Kareliani.
~ Lönnrot vuole creare un nuovo canto finlandese, basato sulla poesia antica. Per lui la poesia finlandese non ha rivali nel mondo: in quella svedese c’è poco del popolo, è colta; quella russa è “parente” ma inferiore.
Non solo poesie nella Kanteletar
~ Nei viaggi trascrisse anche le melodie dei canti popolari, pubblicate nell’appendice del primo libro: sono 20 antiche ed alcune più recenti.
~ Più tardi pubblicò una guida su come suonare il/la kantele. Questa melodia kalevaliana (Kalevalasavel) ha 5 battute in minore, ma in regioni meridionali a volte maggiore e con 4 battute. Le melodie venivano cantate durante il lavoro o come ninne nanne. I lamenti venivano recitati dalle donne anziane e si basavano su improvvisazione (erano irregolari).
Il/la kantele
~ È uno strumento dei Kareliani, dei Lituani, degli Estoni. Creato da Väinämöinen, secondo la cultura, nato dalle tribù finno-baltiche e da lì diffuso alle tribù baltico-slave. Nacque con 5 corde, poi ci furono varie evoluzioni: oggi esistono anche i kantele elettrici, con più di 30 corde. Quello originale è fatto di legno (abete, pino, betulla, etc), corde di rame.
~ Alla fine della prefazione della Kanteletar, Lönnrot dice che il kantele aveva suo spirito protettivo chiamato kanteletar (spesso gli spiriti protettori sono femminili).
Letture: pag. 4
~ Il fidanzato delle altre è a casa, il fidanzato mio è alla guerra; biondo vagabondo ai confini della povera Turchia. Li non mantiene la madre, non accarezza la sorella, non lo bacia la fanciulla finnica ma carezza la spada, sciabola di guerra lo toccò. Adesso baciò la bocca di un grande cannone. La fanciulla sciocca, unico fidanzato che ho è alla guerra, per cui ho pianto, aspettato, sperato che venisse per tutta la vita, speravo di sposarmi a casa, fare le nozze per Pasqua, invece niente nozze a casa, niente nozze in Finlandia, queste nozze sono avvenute alla guerra, si è sposato nelle case estranee sotto tutela di una grande casa e piccolo signore. Come prete un bastone pagano, come celebrante una forza straniera, una spada dritta come anello, un fucile come sposa.
~ La poesia di cui sopra è la commistione di due liriche: nella prima la ragazza si lamenta per il compagno lontano, nella seconda è la sorella che parla del fratello lontano.
~ Altre poesie sono costituite da 10/15 parallelismi di testi popolari orali, quindi in questi casi nessuno fa da base, perché il risultato finale è diverso da tutte le poesie. In questo tipo di poesie Lönnrot ha lavorato di più e ha messo di più di suo. Altre ancora sono rare composizioni senza chiare origini popolari, forse pensieri di Lönnrot trasportati in lirica, come ad esempio la prima poesia del primo libro, che assume il valore di motto dell’intera Kanteletar ed è un monologo di Lönnrot.
~ Il maggior numero di poesie sono contenute nel secondo e terzo gruppo.
~ Lönnrot non voleva scrivere qualcosa di proprio, ma voleva perfezionare, come per il Kalevala. Qui però c’è lo scollegamento delle poesie (il Kalevala è un’opera più unitaria). Anche se la Kanteletar non è un’autentica poesia popolare ne mantiene comunque la visione, lo spirito, proprio per lo stretto legame con il periodo del Romanticismo.
Importanza dell’opera nella storia
~ Fu la base della lirica scritta; diede modo di esprimere i sentimenti attraverso poesia e canto popolare.
~ Vaino Kaukonen disse che Lönnrot aggiunse pezzi di poesia che sembrano addirittura esterni alla poesia popolare, ma che non lo erano secondo Lönnrot, che probabilmente li aggiunse attingendo dalla sua memoria.
~ La prima edizione della Kanteletar aveva lo scopo di far rivivere la poesia nel contenuto, più che nella forma: questa opera dà forma alle poesie liriche basandosi sulla poesia popolare.
~ Esistono molte traduzioni della Kanteletar in italiano. L’edizione di Acerbi passò inosservata al suo tempo, è ancora oggi non vi è uno studio approfondito.
~ Nel 1891 Cesare Cantù pubblicò a Torino “Canti finlandesi” con esempi di canti popolari da Kalevala e Kanteletar, e Domenico Comparetti fece solo delle menzioni sulla Kanteletar.
~ Prima poesia del 1878: una ninna nanna tradotta in un racconto di viaggio; Pavolini tradusse alcune liriche, due nel 1905 ed una terza più avanti. Luigi Salvini nel 1938 tradusse dieci poesie sotto il titolo di “Canti popolari finlandesi” che entrarono nell’antologia “Poeti d’oggi”. Altro traduttore fu Renzo Porceddu, nel dopoguerra. Cfr pag. 5 delle letture, poesia 44: “Se avesse le ali d’uccello”: confronto della traduzione di Salvini e di Porceddu (Salvini sbaglia, dando genere maschile all’io poetico, Porceddu è più fedele al testo).
~ Nel Dopoguerra: nel 1962 viene pubblicato “Storia delle letterature della Finlandia”; nel 1975 Roberto Viis scrive “La leggenda di Sant’Enrico” (dal terzo libro della Kanteletar); nel 1992 viene pubblicata una versione di Porceddu ed Eva Huotilla, parziale ma ampia (Porceddu ha abbandonato la metrica).
17/04/2009 [appunti di Mari]
Primo libro della Kanteletar
~ A parte la prima poesia di Lönnrot, le altre approfondiscono le differenze tra le poesie liriche e quelle epiche.
~ Le poesie liriche sono cantate soprattutto dalle donne: nella seconda poesia una donna racconta di come la prendevano in giro per i suoi canti; la donna che canta è considerata diversa.
~ Altri canti parlano del rapporto genitori/figli: lodi per la madre, lamento dell’orfano (realistici: la società era colpita da un’alta mortalità infantile e dall’indifferenza verso chi non è parte della famiglia). Esempio: poesia 26 (cfr pag. 5 delle letture): “Il destino del disgraziato”. Il protagonista “è di cattivo umore nuotando nell’acqua gelida, più depresso ancora il disgraziato andando per la strada del villaggio. Gelo nel ventre del passero stando sul ramo ghiacciato, più gelo nel mio ventre camminando per le radure. Cuore freddo ha il piccione mentre mangia quel che racimola, più freddo ancora il mio cuore bevendo acqua ghiacciata”. Il destino dell’orfano è paragonato a quello di un uccello nel gelo; questa poesia è stata composta nel 1000 d.C circa.
Primo libro: parte prima
~ 6 canti per chi è senza soldi, 8 per chi ha sfortuna, 3 per chi è in paesi lontani, 3 per chi ha nostalgia di casa, 4 per chi è lontano dalla famiglia, 4 per chi spera nella morte, 4 per chi si odia, 3 per chi è in schiavitù, 2 di augurio, 2 per parlare male di qualcuno, 11 insegnamenti, 15 vari, 7 quando si è ospiti di qualcuno, 11 poesie cantate nella danza, 11 per chi è preoccupato, 5 per gli orfani, 5 per chi sparla di te.
Primo libro: parte seconda: canti nuziali
Primo libro: parte terza: canti pastorali
Primo libro: parte quarta: canti per bambini, come ad esempio “Chi ha mangiato il burro estivo”, una filastrocca: “Il gatto se l’è mangiato. Dov’è il gatto? Sotto il granaio. Dov’è il granaio? È crollato per terra. Dov’è la terra? È scivolata in acqua. Dov’è l’acqua? Se l’è bevuta il toro. Dov’è il toro? Sopra il ceppo. Dov’è il ceppo? Il verme l’ha scavato. Dov’è il verme? Beccato dal gallo. Dov’è il gallo? Sull’abete. Dov’è l’abete? La scure l’ha abbattuto. Dov’è la scure? Sotto il muro. Come la si può prendere da lì? Con … di pioppo, barelle di betulla”.
Poesia 59
~ Lönnrot annota nella prefazione che il tema predominante è la tristezza: la malinconia è forse dovuta alla poca popolazione.
“Con chi confidarsi?”: “andare per 10 villaggi, vago per centinaia di case e non trovo una tale sorella (figlia di mamma) alla quale posso dire le mie parole, di quello che dentro mi pesa. Se lo dicessi ad una sorella allora la sorella lo direbbe alla famiglia e le parole come fumo uscirebbero dal comignolo e dal comignolo al forcone. Il giardino lo direbbe al contadino. Se parlassi ad un fratello, lo direbbe alla sua donna, la donna lo direbbe al vicino di casa, il vicino a tutto il villaggio. Se ne parlo ad un estraneo o a matti del villaggio, l’estraneo sparla per 5, i matti del villaggio per 10. A chi dunque posso dire quel che dentro mi pesa, senza che altri si prendano pena che la gente dia dei giudizi? Vado nel bosco in collina, parlo agli alberi di Dio, parlo alle foglie del pioppo, parlo ai rami del salice, non lo riferiscono a nessuno, non lo sussurrano ad alcuno”. L’io poetico trova ascoltatori solo in alberi della foresta: è in piena armonia con la natura, un tema tipico.
~ Il pessimismo è presente anche nelle ninne nanne: in alcune le madri sperano nella morte del figlio o nel “sonno nella tomba”, tipico del carattere ugro-finno-kareoleste.
~ Per fortuna alcuni canti sono anche positivi: si tratta dei canti pastorali, allegri, e della poesia infantile, la cui funzione è alla stregua di una scuola di canto: con queste filastrocche si assimilano il verso poetico e la metrica difficile.
Secondo libro della Kanteletar
Secondo libro: parte prima: canti delle ragazze
~ “Il tempo passa anche senza cantare”: critica a chi osa cantare e tema del tempo. (cfr pag. 6 delle letture): la traduzione di Porceddu modernizza i componimenti: si notano forti richiami a Lorenzo il Magnifico, Bacco e Arianna.
~ Temi: vanterie femminili sulla bellezza, schermaglie, dichiarazioni d’amore verso l’amato defunto o che l’ha abbandonata. Le liriche d’amore sono recenti, per esempio il canto 31: “Nei pensieri ho una persona” (cfr pag 6 delle letture): tema della nostalgia quando la persona amata è lontana: “Bacca dolce nella mente, uccelletto a me diletto, germano da me protetto, chi è a me affezionato, verso cui io sono affezionata, dolci sono gli occhi suoi, il mio cuore è pieno di tenerezza. Non mi ha abbandonata e non mi ha lasciata sola, tutta per sé mi ha presa, suo tesoro mi ha chiamata, mi ha guardata come la sua bella, mi ha scelta per il suo focolare, cosi io da lui dipendo e su lui mi adagio come un uccello nella pianta, come scoiattolo sul ramo dell’abete”.
~ La lirica popolare finlandese è sempre vicina alla natura, concreta e realista. La poesia lirica è arcaica, ci sono schemi di base universali nel folklore di tutti i popoli (confrontandola con la lirica di altre nazioni). Ci sono però anche delle differenze, ad esempio nei canti popolari italiani il tema principale è l'amore, mentre in quelli finlandesi l’amore è marginale: il tema principale è incentrato sui rapporti familiari.
Secondo libro: parte seconda: canti delle donne
~ Sono divisi per sezioni:
1. Canti della nuora in casa del marito: sono lamenti per la convivenza in famiglie grandi (consuetudine fino ai primi del ‘900, disagi per la moglie che veniva sottomessa alla suocera. Esempio: poesia 157 “Ero a casa come un fiore, nel cortile paterno ero la gioia, il babbo mi chiamava chiaro di luna, la madre mi chiamava alba, la sorella piccolo “lavarello” (???), mio fratello pesce dell’acqua. Ma poi andai a vivere in un’altra casa attraversando il campo nel vicinato. Il suocero mi chiama tramo, la suocera ramo marcio, il cognato la soglia di casa, la cognata donna cattiva. Allora sarei accettabile, se mi dileguassi come nebbia, se uscissi fuori dal cortile come fumo, se come foglia svolazzassi via, come scintilla me ne partissi. Ma non sono uccello per volare, né foglia per liberarmi in aria, né scintilla per partire via, né fumo per disperdermi”.
~ Queste poesie servivano per preparare le future spose alla nuova vita: allo sposo si insegnava come trattare la compagna, alla sposa si insegnava che il cambiamento sarebbe stato definitivo.
2. Ninna nanne: sono affettuose ma alcune hanno toni cupi. Esempio: poesia 178: “Ninna nanna moretto mio, ninna nanna nella bara, nell’oltretomba…”
~ Le ninna nanne hanno due sottogruppi: per i maschietti e per le femminucce.
Secondo libro: parte terza: canti dei ragazzi
~ Canti usati nelle feste, quando i ragazzi cercano la ragazza. Esempio: poesia 243: “Monimorsiann ellinon” “Ho molte fidanzate”. Alcuni canti sono molto divertenti, come “La donna bella ti farà pentire”; ci sono anche canti per far baldoria o per chi è stato lasciato dalla fidanzata.
Secondo libro: parte quarta: canti per uomini
~ Esempio: poesia 285: “Da dove è nato l’alcol fatto crescere la bella bevanda, che per il gruppo dà molta gioia, che è cibo per il popolo, che fa piacere agli uomini, dà gioia alle persone, mette le donne a sorridere, mette gli uomini di buonumore?”.
~ Altro esempio: gli uomini si lamentano per la propria vita in “Hepo huono, akka hune” “Ho il cavallo scarso e la moglie incinta”, oppure i canti sono rivolti al dio Tapio della foresta ed alle sue foglie, o al cane (importante per le spedizioni di caccia).
Somiglianze col Kalevala
~ Alcune poesie hanno la matrice simile al Kalevala, ad esempio per quanto riguarda il matrimonio: 22-40 in Kalevala, e nella Kanteletar la sezione nuziale (esempio: poesia 104 del Kanteletar VS 24 del Kalevala).
~ Tema del rapimento: anch’esso è presente in entrambi ed in generale comune nell’età protomoderna, anche in zona fiorentina dove la sposa veniva accompagnata con una processione per simboleggiare la solidarietà. In Finlandia però i paesi erano molto piccoli, e non vi era possibilità di mantenere contatti con la famiglia d’origine, quindi ciò costituiva un trauma per la giovane. Sulla vita della nuora nella nuova casa ci sono i canti 22-23 del Kalevala, in cui si canta che veniva trattata come una schiava.
22/04/2009
Kanteletear: terzo libro
~ Diverso dal primo e dal secondo per vari aspetti: le poesie sono meno (60), la lunghezza media è di 160 versi (più lunghi degli altri). La più lunga: “Salmo della vergine”, (la sesta poesia, 862 versi). La più corta la 44°, Kankahan kutoja “La tessitrice”.
~ Il metodo di Lönnrot per mettere assieme i canti di questo libro è stato il seguente: prima sceglieva dai suoi appunti la versione più adatta come testo base, poi con altre versioni e altre poesie integrava e completava il lavoro in modo che il risultato finale lo soddisfacesse. Sceglieva sempre la versione più completa come base, che poi integrava con altre versioni della stessa o di altre poesie. Per alcune poesie Lönnrot perse appunti, come per la poesia 4, Viron orja ja isanta “Schiavo e padrone dell’Estonia”. Poi la 15 Riion poika “Il figlio di Riio”, Kiikan lapset, poi Hiihtäjä Surma “La morte viene sciando”.
~ Inizialmente tutte avevano parti non complete, per poi essere completate in un secondo momento da Lönnrot, che usò poesie e versi che raccolse anche più tardi. Unire liberamente varie poesie come fece lui nel 1° e 2° libro non era possibile per questo libro, di solito, per via della lunghezza di queste ballate. Le poesie sono sempre comunque un lavoro creativo di Lönnrot, a parte alcune poesie pubblicate sulla base di pubblicazioni precedenti già fatte, come la numero 7 (“Leggenda di S. Enrico”, Piispa Henrikin surma).
~ Per altre poesie, invece, seguì un'unica versione esistente nei suoi appunti, come la 41 Sairastaja neiti (La fanciulla malata). Anche in questi casi c’è comunque sempre qualche segno della penna di Lönnrot: per quanto siano solo correzioni minime, qualcosa di suo l’ha sempre messo.
~ Spesso le poesie del terzo libro sono nate da una sola versione, senza la quale sarebbe stato impossibile formare quella poesia. Le altre versioni di queste ballate sono di solito solo pezzi brevi, brani, non sufficienti per comporre la versione integrale. Quasi tutti gli appunti sono stati raccolti nella Karelia finlandese. Per le poesie di Viena aveva numerose versioni nei suoi appunti: il materiale raccolto in questa città kareliana è molto più vasto, con più versioni diverse. Quelle della parte finlandese sono molte meno (ecco perché c’è un’unica versione per molte ballate).
~ Una delle poesie nacque in modo diverso dalle altre: la numero 59, Viisasturut “Diventato saggio”: fatta sulla base di un unico appunto raccolto grazie ad Arhippa Perttunen: nel suo canto la prima parte è in metro kalevaliano, mentre la fine è una descrizione non in versi ma in racconto diretto: la forma cambia all’interno. Questa ultima parte raccolta da Perttunen, Lönnrot la trasformò totalmente in metro kalevaliano, anche se in alcuni versi si vedono alcuni errori di metro. In ogni caso questa poesia è diversa da tutte le altre del Kalevala e del Kanteletar, che sono tutte in metro kalevaliano. Qui leggiamo della donna che si è appena sposata, che viene disprezzata etc: l’addio alla casa dei genitori si accompagnava alla perdita di tutte le relazioni sociali che la ragazza aveva, era spesso l’inizio di un conflitto permanente tra nuora e ragazza appena sposata.
La morte viene sciando
~ Una delle più celebri poesie del Kanteletar è “La morte viene sciando”: esprime il disprezzo sociale che circondava la nuova venuta in una famiglia contadina. La poesia numero 60 (questa) descrive la morte che arriva sugli sci dai contadini, e dopo aver scartato tutti gli abitanti della casa (utili per qualche ragione sociale), la morte sceglie la nuora, che pur lavorando tutto il giorno appare la cosa più facilmente sostituibile di tutta la casa. La nuova nuora che la sostituisce non si prenderà cura però dei bambini del primo marito!
“La morte sciava sulla palude / lungo il sentiero invernale. / Così disse la grande morte, ragionò il terribile male. / Dietro i granai della casa, sotto il colle nel pineto. / Chi della casa uccido? [ritornello]
Uccido il vecchio della casa? Se uccido il vecchio scompariranno i pesci al mare, non ci sarebbe nessuno che li porta in casa. La rete da pesca mal si arrotola: non uccido il vecchio della casa. La morte sciava […]
Forse la vecchia della casa? Se uccido la vecchia, mancherebbe chi dorme vicino al forno, il grosso sedere dalla panca. Chi brontola andrebbe via dalla dimora, dalla stalla quella che chiacchiera: non uccido la vecchia della casa. […]
Forse il padrone della casa? Se uccido il padrone, la casa andrebbe presto in malora, andrebbe via questa piccola terra. Dove sarebbe l’alloggio per i viandanti? Non uccido il padrone della casa. […]
Forse la padrona della casa? Se uccido la padrona, il pascolo si ridurrebbe, meno latte farebbe la vacca. Le scodelle di latte resterebbero secche, le scatole … : non uccido la padrona. […]
Forse il figlio della casa? Se uccido il figlio, sparirebbe con lui la scure per abbattere il bosco. Andrebbero in rovina i granai, l’aratro affonderebbe nel solco del campo, si incepperebbe nel seminato: non uccido il figlio. […]
Forse la figlia della casa? Se uccido la figlia, non ci sarebbe più il topo nel cassone, il ratto dalla dispensa. I fidanzati starebbero tristi, i ragazzi si darebbero pena: non uccido la figlia. […]
Forse la nuora della casa? Se uccido la nuora, certo la casa non perisce. Una nuova moglie andrebbe al marito, come un cavallo che si compra, si cercherà un’altra sposa con cui vivere, che avrà le ginocchia molli per tenere il bimbo in braccio, le mani per tenere il piccino come un’altra madre qualunque: ha ucciso quindi la nuora, portò via la moglie del figlio. Sposò l’uomo un’altra donna, trovò un’altra padrona sposandola. Cercando si trova facilmente una nuova donna. Ma non trova madre per il bambino uno che bada a questo bambino, che lo allattasse, che loro porgesse la mammella. I bambini furono lasciati a piangere, a versare lacrime.”
Altre poesie del terzo libro
~ Anche il terzo libro ha elementi comuni col Kalevala: soprattutto la poesia 22 portò il pensiero di Lönnrot al Kalevala e alla tragica storia di Kullervo. Nella poesia Neien rosvo “Rapitore di fanciulla”, l’uomo del poema è descritto “dai bei capelli chiari” (come Kullervo). Pubblicò nel 1836 questa poesia anche nel suo giornale Mehilainet(?) in cui chiama Kullervo il protagonista. Il protagonista rapisce una fanciulla dalle danze e cavalca sul monte; la madre prega Ukko di lanciare un dardo infuocato per uccidere Kullervo, e così succede.
~ Altre poesie su Kullervo: Kullervon sotaan lähto “Kullervo parte per la guerra”. Di questo Kallela fece un famoso quadro.
La tessitrice
~ Una tra le più problematiche poesie è “La tessitrice”, la numero 44: Ha avuto la sua forma quasi definitiva già prima del 7° viaggio di Lönnrot, quando iniziò a lavorare al Kanteletar. E’ in forma di dialogo: una fanciulla lavora sulla stoffa d’oro aspettando il suo fidanzato che viene da Turku. Nel pre-Kanteletar la poesia era diversa (aspettava il fidanzato dalla Svezia). La persona che parla con la fanciulla racconta che il suo lui è annegato nel viaggio, lei piange, e l’altra dice che non è vero e che invece sta arrivando remando dal mare, portandole della seta azzurra e delle belle scarpe. Questa poesia non ha corrispondenti diretti nelle poesie popolari, anche se Lönnrot ne trova l’origine nelle poesie popolari. Sembra che Lönnrot prenda la stoffa da una poesia pastorale, e da un’altra prenda l’attesa. La morte non vera viene da una terza poesia raccolta in un altro posto. Così pare, almeno.
Suometar l’estone
~ Un’altra poesia che ebbe un’origine particolare è Suometar: il materiale originale è per la maggior parte estone! Questa versione è la traduzione adattata in finlandese della poesia popolare estone Salme. Come punto di partenza Lönnrot usò questa versione estone che lui pubblicò nel suo giornale nel 1822. Nei primi appunti di Lönnrot la protagonista è la giovane fanciulla Salme, ma accanto si vedono già alcune note nelle quali le cambia il nome in Suometar, o Suorianeito (“Ragazza della Finlandia”). Corretta la versione nel metro, aggiunse allitterazioni, ripetizioni tipiche kalevaliane etc: la versione finale è molto lontana dalla prima traduzione che fece: più che di traduzione si può parlare di adattamento di questa poesia estone. Nell’originale estone la ragazza (senza nome) trova una gallina, che crescendo diventa umana. Lei respinge i primi due pretendenti, si promette ad una stella, che viene portata in casa ma non vuole scendere prima dell’arrivo di Salme. Nella versione finlandese la ragazza è Suometar, la stella è quella polare.
~ Lönnrot dice di averla raccolta nella Kerelia finlandese, ma non è vero (dato che è estone!). Questa menzione di Lönnrot sull’origine della poesia forse si basa su qualche versione che lui conosceva ma non fu mai più ritrovata: esistono altre versioni di poesie popolari con sole, luna o stella che chiedono ragazze in sposa. Lönnrot sembra aver considerato tra le più antiche questa poesia estone, forse tra le prime, quando gli abitanti di Hame erano ancora tutti insieme. In questo caso le versioni kareliane ed estone verrebbero forse da una stessa poesia iniziale: così la poesia può essere interpretata come allegoria storica della divisione dei popoli ugrofinnici: i Finlandesi che seguono la stella polare, gli altri seguono il sole o la luna.
Elinan Surma e le molte versioni, con riferimenti storici
~ Altra poesia importante del terzo libro è Elinan Surma “La morte di Elina”. È la numero 8, nella sezione dei canti storici. Si pensa che risalga al 400-500, ma è una datazione non precisa. È una ballata in metro kalevaliano, che si svolge a Vesilahti, nella tenuta di Laukko, e parla della famiglia di Kurki. Originariamente non si sa di chi fosse questa ballata, ma sicuramente di un cantore colto che conosceva la tradizione europea di ballate: è complicata e lunga, quindi impossibile da tramandare oralmente! I documenti scritti che la contengono, però, non ci sono; anzi, i documenti scritti più antichi risalgono al ‘700. Lönnrot lavorò in quella tenuta e raccolse lì molte versioni di questa ballata raccontate a Vesilahti, per poi pubblicarle nel Kanteletar. Da questa ballata vennero fatti un film e varie opere teatrali.
~ Il protagonista Klaus va con 100 cavalieri a casa di Elina e si interessa della giovane. Elina accetta di fidanzarsi con lui quando lui promette che lei non dovrà lavorare, ma ci sarà la serva Kirsti (ex padrona di Laukko), che non vuole essere la schiava, etc (cfr pag. 8 delle letture).
~ Esiste un corrispondente storico della morte di Elina: ci sono alcuni Klaus nella famiglia nobile di Kurki, esistita realmente, ma sicuramente non si tratta di Klaus Kurki, padre del vescovo (anche se sono del 400-500, quindi come periodo ci siamo). Critici hanno detto, invece, che il protagonista è il nonno di questo Klaus Kurki, omonimo, ma ci sono poche prove a sostegno di questa tesi, sono solo ipotesi. Bisogna anche dire che l’atto di bruciare la moglie in Europa era frequente in molti posti, in quel periodo, era un tema molto diffuso.
~ Canti simili alla morte di Elina venivano cantati alla fine dell‘800 in altre tenute, per esempio alle tenute di Ahlikko, Joensuu, etc, in cui a volte il nome del protagonista cambiava: Henrik, Horn etc, ma era sempre ambientata nel 400-500. Queste famiglie hanno molti collegamenti: si pensa che questi materiali delle ballate viaggiarono in entrambe le direzioni: da Kurki a Horn e viceversa. Comunque le versioni più vecchie sono di Vesilahti, dalla tenuta di Laukko: in altri posti la tradizione di questo canto è presente ma non è consolidata come qui. I canti degli altri posti sono più recenti, e la tradizione in quei luoghi è diversa. Sono comunque posti che ebbero contatti con questa tenuta, quindi partirono probabilmente da lì. Sono più che altro prestiti da Laukko, adattamenti della vicenda di Elina.
~ Si pensa che la ballata nacque prima della metà del ‘500, perché dopo la riforma non c’erano molte poesie in metro kalevaliano. La riforma religiosa si diffuse lentamente, come il primo arrivo del Cristianesimo in generale. All’inizio del ‘600 la riforma non era forte: la ballata di Elina sembra dunque nata nel 500, ma non è detto che non fosse nata nel ‘600. La storia risale comunque alla fine del ‘400. Per quanto riguarda il metro, si pensa che la ballata sia tarda, perché il metro non è sempre riuscito. Ci sono chiari elementi della società del ‘600: i modi di cercare la sposa, forze armate, schiavi, luoghi, chiavistelli e armi, tutto tipico del Medioevo finnico del ‘600. A Laukko l’agricoltura era più forte a quel tempo (riferimenti nella ballata all’agricoltura).
Terzo libro nella terza edizione del Kanteletar
Per la terza edizione del 1877 del Kanteletar, Lönnrot rinnovò totalmente il terzo libro, raddoppiando il numero di poesie totali: da 60 a 137. Per le edizioni dopo la terza, invece, si tornò a una versione più ridotta. Di questa edizione più ampia sono rimasti solo 20 delle nuove poesie. Porceddu del terzo libro tradusse solo poche poesie, per esempio la 4; della seconda parte quella sulla morte di Elina; poi quella sulla guerra di Antokuntus(?).
23/04/2009
Interesse per la poesia popolare nell’Ottocento
~ Nell’Ottocento si raccoglie la poesia popolare in Finlandia. La lingua acquista importanza come lingua colta, quando nasce la letteratura colta. Sotto questo spirito si inizia a raccogliere sistematicamente la tradizione orale secolare finlandese. Da qui sono nati Kalevala e Kanteletar. Tutto il materiale raccolto è conservato in uno degli archivi folkloristici più grande del mondo, catalogato dalla Società della Letteratura Finlandese; la raccolta si chiama Suomen Kansan Vanhat Runot.
~ Queste poesie formano un corpus di 1.270.000 versi, pubblicati in 33 volumi dopo 40 anni di lavoro (1908-1948). Le varianti dei canti sono circa 85.000, tutti in metro kalevaliano. Sono classificati per regioni, col principio del metodo storico-geografico di Julius e Kaarle Krohn. Sotto queste regioni, la divisione è per argomenti.
~ In questa raccolta ci sono molte varianti di canti sulle origini, i synnyt, che narrano dell’origine del mondo, del fuoco caduto del cielo, del ferro, di Ukko etc; come trovare le componenti per costruire qualcosa, ma anche i viaggi iniziatici; la festa di Pohjola, la birra come bevanda sacra e tradizionale, etc (cfr. letture). Ma ci sono anche canti sulla grande quercia, l’albero del mondo etc.
~ I canti mitici tradizionali hanno qualcosa di misterioso e parlano di un mondo fantastico. Recitare i canti propiziatori per caccia e pesca era un uso molto antico, che si rifà al legame tietaja-sciamano, due figure che hanno da sempre attirato l’attenzione di studiosi e critici da tutto il mondo; anche del legame tra queste figure e il popolo finlandese.
~ Nell’antica società del Baltico, il legame tra antenati e vivi è sempre importante: ricorda Väinämöinen quando chiede consiglio alla madre defunta. Il trasferimento della sposa alla nuova casa, poi, doveva essere fatto tramite rituali propiziatori appositi. In un canto intrico ad esempio si dice che deve sacrificare della birra ai genitori, birra che si trasforma in quercia, che il fratello abbatte per farne una sauna.
~ In Finlandia le indagini sul Kalevala e le poesie popolari sono sempre attive: la società Folklore Fellows pubblica la rivista Folklore Fellows Communication, che contiene trattati importanti. Le pubblicazioni minori compaiono comunque nella serie di pubblicazioni Studia Fennica della Società della Letteratura Finlandese.
Donne e poesia popolare
~ I temi femminili sono molto presenti in queste poesie popolari: lamenti funebri o matrimoniali, lodi alla madre etc. I cantori e i raccoglitori di poesie furono sempre uomini, e lavoravano in campo artistico con spirito patriottico e legato alla tradizione, quindi non c’è da stupirsi se la visione generale è patriarcale e stereotipata, sia per quanto riguarda la raccolta che la critica. Così come i canti eroici sono stati tramandati sempre da uomini, così sono stati studiati prevalentemente da uomini. Nell’ultimo periodo però le ricerche da parte di studiose donne si sono intensificate. Acervi fu il primo a raccogliere la testimonianza di una poesia popolare femminile. Il contributo femminile nella poesia popolare però è sempre stato fondamentale, e importante nel panorama europeo: le donne finlandesi hanno un ruolo centrale nella recitazione, nella composizione della poesia popolare e nei temi: lamenti funebri e nuziali, ballate e altro.
~ La separazione di canti maschili/femminili è dovuta anche al luogo di ritrovamento. La maggior parte dei canti è stata raccolta nella Karelia e a Nord, zone di cacciatori e pescatori, quindi erano gli uomini a cantare mentre lavoravano. Nella Karelia del Sud, in Estonia e in Ingoia c’erano zone più abitate, quindi erano più diffusi i canti lirici, tramandati dalle donne. Si tratta di esperienze quotidiane narrate dal punto di vista di sorelle, madri, mogli, il cui contenuto spaziava in un mondo che per i suoi miti e riti era vicino al mondo eurasiatico, con fusioni di elementi cristiani successivi.
~ La figura femminile nel folklore finlandese ha subito le influenze di miti e riti sciamanici, che a loro volta subirono influenze cristiane. L’arrivo del Cristianesimo comunque filtrò parte dei contenuti della cultura femminile finlandese, già in fase di raccolta delle poesie, ritenute meno importanti inspiegabilmente, o a volte addirittura escluse.
~ Nel Kalevala, in effetti, le donne emergono poco: la donna nel poema è oggetto di amore, odio, conquista, è poco spesso presentata come persona autonoma. C’è spazio per i canti nuziali, ma solo gli uomini agiscono, le donne sono rappresentate come passive. Il carattere poi è poco sviluppato: la donna è una vergine o una madre, tranne per la figura di Louhi che, comunque, è presentata come cattiva e da uccidere. Ciò la rende paradossalmente più importante delle altre donne, forse per via della differenza tra mondo “ortodosso” kareliano e clima “vichingo” tipico della Finlandia del Sud. In generale nella cultura germanica, infatti, l’idea di donna era diverso: sono state trovate tombe di donne dell’età del ferro con spade e simboli di forza, anche di donne guerriere, quindi forse l’origine di Louhi è da ricercare nella cultura germanica.
~ In entrambe le sfere culturali, però, la donna ha un ruolo utilitaristico: serve come forza lavoro quindi deve essere robusta, svelta, umile e lavoratrice, nell’ideale collettivo. Oppure vale quanto possiede, un valore economico stabilito dall’uomo, che dipende anche dalla classe sociale della famiglia. Il femminile ha anche un’altra dimensione: nel mito sull’origine del mondo è la donna che crea e inizia tutto. Gli elementi sono femminili nell’ambito ugro-finnico, infatti Ilmatar rispecchia la visione matriarcale del mondo ugro-finnico, secondo cui una tribù nacque dall’unione di una donna con un animale totem (orso, aquila, cigno). Il matriarcato ugro-finnico emerge dal culto della madre, dalla personificazione femminile degli elementi cosmogonici, come: Maan Emo, Veen Emo, Tulen Emo, Metsan Emo.
~ Come in tutte le culture eurasiatiche la figura della madre è importantissima. Questa concezione si addice bene ai popoli cacciatori, completamente dipendenti dalla natura, quindi la Madre Terra era venerata e temuta, spesso considerata un tabù. È femminile anche lo spirito del fuoco: Valkean emuu, o Tulen eukko. Il fuoco è simbolo di fertilità. Per i riti di caccia è importante la madre dell’orso: Hongotar (honko: albero), tanto che venivano celebrate le nozze con l’animale, durante le feste dell’orso.
~ Nei canti nuziali la donna compare insieme ad aspetti rituali che si intrecciano coi miti tipici della società rurale: la tradizione del trasferimento della sposa nella nuova casa è un rito di passaggio dal patriarcato al matriarcato; la sposa rappresentava dunque anche un pericolo per la famiglia dello sposo, quindi andavano cacciati via gli effetti negativi legati alla sposa. Spesso nelle poesie popolari il seduttore della donna era orso.
~ Nel passaggio dalla tradizione matriarcale a quella patriarcale la natura si identifica con la Madre Terra, sempre femminile, mentre le divinità più importanti (Ukko, dio del cielo) diventano maschili. Nella società rurale l’importanza è ora sulla paternità, dal momento che la terra e le proprietà vengono trasmesse da padre a figlio. Ricordiamo che Ganander parlava del pantheon finnico identificando in Maan Emo/Emonen la figura più importante di tutte, che aveva spesso la stessa importanza di Ukko, dio del tuono. Nel 1551 Agricola fece l’elenco degli dei finnici, menzionando Ukko e una non chiara Rauni, forse moglie del dio del tuono. Il pantheon diventa col tempo sempre più europeo, per via dei contatti e delle influenze, soprattutto germaniche, quindi si fonda sulla tripartizione.
~ La parola emo scomparve col tempo, a favore del prestito gotico aipei poi diventato äiti e rimasto tale ancora oggi. Come questa parola, molte tracce del matriarcato scomparvero dalla cultura finlandese, restando solo in certi riti e miti. Nonostante questa censura, però, nella letteratura orale sopravvivono figure femminili importanti, come la madre di Lemminkäinen, una donna sciamana, o Louhi, forte come gli uomini.
13/05/2009
Viaggiatori e studiosi italiani in Finlandia: Francesco Negri
~ Ci sono più viaggiatori: Francesco Negri e Giuseppe Acerbi i più importanti. Anche Alfieri, Mantegazza, Solmier, Loschi etc. Negri era un sacerdote di Ravenna che nel 1658 viaggiò in Finlandia per 3 anni, raggiungendo l’estremo nord. Viaggiò anche in Francia, Spagna, Olanda, Germania, fino a Stoccolma e alla Finlandia. Salì fino alla costa del golfo di Botnia, poi risalì i fiumi Tornio etc in barca. Sempre accompagnato da battellieri. Arrivò fino a Svappavaara al Nord ma non riuscì a raggiungere il Capo Nord. Negri trascorse molte settimane in mezzo ai Lapponi, poi decise di tornare. Poi ritentò il viaggio: un anno dopo a inizio inverno partì dalla Danimarca fino a Bergen, Trodenheim, da dove poi ha girato in Svezia centrale, per poi tornare a Trondheim, poi verso le isole Foten(?); da là continuò fino a Capo nord. Incontrò molti Lapponi, che descrisse molto bene nel suo libro “Viaggio Settentrionale”, uscito postumo nel 1700. L’opera è difficile da trovare ora.
~ È formato da 8 lettere corrispondenti ai capitoli. L’indice è strutturato per tematiche, c’è anche il glossario essenziale che spiega nomi e toponimi in Italiano. Fu spinto dall’amore per l’esplorazione, e questo amore gli permise di soddisfare il desiderio di esplorare terre lontane. Convinto che per la sua posizione la Scandinavia era la parte meno conosciuta da esplorare del mondo, sapeva dell’inadeguatezza dei maestri del passato: conosceva Magnuss, ed era incredulo per molte cose che lui aveva raccontato. Voleva conoscere le coste norvegesi e arrivare a Capo Nord nonostante i pericoli. Era sorpreso di come la gente riuscisse a sopravvivere in questi territori. Considerava la gente che incontrava un prodigio della natura, perché cacciavano e pescavano in queste condizioni difficili.
~ Era sacerdote, ma nonostante ciò studiò Galileo e il metodo sperimentale, che mise in pratica esplorando il Settentrione, attirato anche dall’apprendimento dello sviluppo di particolari ecosistemi improbabili a quelle latitudini. Nessun autore italiano aveva ancora descritto questa parte boreale vedendola in prima persona, ma lui addirittura rivelò grandi capacità di analisi sociale: descrisse le occupazioni di questi popoli.
~ Davanti allo spettacolo del Nord, Negri formula il suo pensiero attraverso la sua esperienza di fenomeni non noti fino a quel momento in Italia: raccogliere e divulgare questioni scientifiche era la sua intenzione dichiarata. Perciò decide di percorrere le zone interne Settentrionali senza badare ai pericoli.
~ Viene giustamente considerato il primo etnografo dei Lapponi: fa esempi di lingua, usi, costumi; è una della prime attestazioni del modo di vivere dei Lapponi. Dimostra grande apertura mentale e stima per queste popolazioni, il che non è poco per un sacerdote del ‘600. Parlava di abitazioni lapponi, usi e costumi, sempre tutto in armonia con la natura. Considerava quasi prodigioso questo popolo di cacciatori e pescatori, senza alberi da frutto e con la renna come unico animale domestico.
~ Era coraggioso e pronto all’avventura: aveva solo 35 anni quando partì da solo ad affrontare un itinerario che per l’epoca era lunghissimo e pieno di ostacoli e cattiva reputazione, ma descrisse con realismo le peculiarità del Nord, con qualche concessione alle fantasie delle leggende popolari. Per lui l’intero Nord era un posto di meraviglie: la prima cosa che lo colpì fu la luminosità del paesaggio, al contrario delle oscure lande di mostri di cui si parlava nelle letterature classiche. Queste meraviglie erano per lui inattese e eccezionali: “uno dei più bei spettacoli del mondo”.
~ Raggiunse una montagna di ghiaccio chiamata da lui iceberg, che descrive nel suo libro. Le diversità non lo spaventavano nemmeno nella loro imponenza, come nel caso dei ghiacciai. Negri da uomo del suo tempo cerca di applicare il metodo scientifico di Galileo, anche per risalire alle cause dei fenomeni: parla per esempio dell’aurora boreale, una “lunga nuvola”. L’aurora boreale era infatti uno spettacolo inaspettato nel ‘600… per un italiano, poi! Provocò un’emozione profonda in Negri, che paragona la luce ai soldati schierati. Oggi, per descriverla, si usano ancora espressioni che usò lui stesso: “nuvola ad arco”, etc. Cercò di elaborare una spiegazione scientifica non attendibile oggi: diceva che le stelle non eclissano, ma l’aurora era per lui un corpo luminescente che non si vede da altri posti del mondo. Osservando questi spettacoli, descrisse anche gli effetti pericolosi del freddo estremo: sopravvisse e scrisse una guida pratica con i metodi da lui adottati. Esempi: nutrirsi molto, bere molto soprattutto al mattino, vestirsi di lana, usare guanti e coprire testa e collo, fare esercizi ginnici per scaldare i muscoli etc, ma anche sostituire i vogatori, camminare, e muoversi.
~ Nel viaggio, lo spettacolo del ghiaccio e del gelo vengono osservati attentamente. Ebbe contatti anche con i Finlandesi, che gli fecero un’impressione positiva. Le sue descrizioni sono documentazioni preziose del ‘600, perché allora non ne esistevano molte sulla vita dei nordici: Negri li definisce ospitali e conviviali, descrivendo le feste in una casa in cui fu ospitato. Era colpito dalla loro religiosità: prima di mangiare facevano una preghiera etc. Il pranzo che gli offrirono durò tre ore, e fu seguito da danze popolari con musiche allegre, durante le quali gli uomini ballavano e le donne servivano a tavola anche noci e bevande alcoliche. Secondo la tradizione locale non bisognava lasciare la stanza troppo a lungo perché era cattiva abitudine. Per cena vennero poi serviti carne e pesce.
~ La gente, osservò, era molto longeva: racconta di aver racconto un certo Pello Kolli, morto a 140 anni. Alla stessa età, ma prima del suo arrivo, morì un coetaneo. Secondo lui il benessere che rendeva possibile la vita lunga era dovuto ad un ambiente salubre e ad un modo di vivere in armonia con la natura. Apprezzava l’ecologia del mondo lappone: incontrò popolazioni che vivevano in modo naturale, con abitudini semplici, e fece un confronto contrapponendo gli usi arroganti e l’artificiosità dei costumi europei a questa armonia. Li ammira perché vivono di caccia e pesca in un ambiente ostile con pochissima coltivazione.
~ Da cristiano osserva che violenza, guerra e voglia di ricchezza non sono arrivati così a Nord. I Lapponi procacciano cibo, corrono con la slitta e cercano nuovi pascoli, e accolsero Negri con semplicità: “pare che l’innocenza si sia trasferita qui”. Disse anche che se i Lapponi avessero conosciuto alcuni orrori dei cavalieri europei, si sarebbero stupiti, come anche per la vanità delle donne europee! Critica allora la moda europea.
~ Nel suo viaggio apprezzò i valori di ospitalità e amicizia, ciò che molti viaggiatori non riuscirono a cogliere allo stesso modo: alcuni chiamarono barbari i Lapponi, addirittura! Infatti è strano che un prete cattolico del ‘600 dicesse queste cose, apprezzando l’etica delle popolazioni del Nord.
~ Negri visitò anche la sauna, dicendo che serviva a combattere il freddo e a tenere lontane le malattie (una delle prime descrizioni della sauna nel mondo). La sua personalità era originale; illustrò anche la tecnica dell’uso degli sci, usati dai Lapponi sin dalla preistoria. Personalmente sperimentò gli sci, detti “skie” da lui, all’epoca sconosciuti alle popolazioni mediterranee. Diceva che sono comodi e veloci, e lasciano poche tracce. All’inizio della salita è difficile avere equilibrio sugli sci, che però hanno pelo e contropelo di pelliccia per contrastare lo scivolamento; bisogna usare in modo corretto le racchette e sporgersi un po’ in avanti… fornì alcune regole per usare bene gli sci.
~ Osserva che i Lapponi usavano renne per richiamare altre renne, ed erano allevate da secoli. Descrive anche la renna: somigliante a un cervo per forma e stazza, ma più piccola, con corna lunghe leggermente incurvate, etc. Sul fiume Tornio si trovò davanti a una pericolosa esperienza, dimostrandosi coraggioso: lasciato dai suoi battellieri in una capanna, proseguì a piedi lungo il fiume, verso Nord. Ma un affluente gli sbarrava la strada, e l’acqua era alta. Voleva tornare indietro, ma si perse in un bosco. Stanco e affamato, si orientò usando sole e stelle: tornò alla capanna e poi ritrovò i battellieri al villaggio. Disse: “era il pranzo migliore che ebbi mai avuto” sia per l’appetito che per l’amore con cui glielo diedero. Da quel momento non andò mai più da solo: arrivò a Svappalaara, poi tornò a Stoccolma, e alla fine raggiunse via mare il Finnmark e Capo Nord. Attraccò a Trodenheim, ma venne colpito in mare da un fenomeno: salito in collina per ammirare il paesaggio, vedeva onde anomale alte come un uomo. Trovò un canaletto ai piedi della collina: l’acqua con la corrente marina creava quel suggestivo effetto di onde.
~ Volva anche scoprire se il leggendario Maelstorm era vero e risucchiava imbarcazioni e balene, ma era scettico, e non vide voragini simili. Poi però parla di golfi e insenature con molti problemi di correnti, che comunque i naviganti conoscevano e sapevano evitare. Durante questo viaggio scrisse le lettere per italiani e stranieri, conservandone le copie per pubblicarle, ma poi gli finirono i soldi in viaggio, quindi cercò un finanziatore per il resto della vita: solo nel 1700, due anni dopo la sua morte, il libro venne pubblicato. È poco diffuso ma è la testimonianza di questo viaggiatore di Ravenna, ricco di informazioni preziose sul Nord e sui suoi popoli. Sarebbe stata una preziosa guida per i viaggiatori dell’epoca, che comunque erano pochi, e poi non venne stampato in molte copie.
Giuseppe Acerbi
~ Di Castel Goffredo, Acerbi era esploratore, diplomatico, musicista, intellettuale. Uomo di molti interessi, e curioso verso le culture esotiche e lontane: i suoi documenti, fra manoscritti, verbali etc dimostrano la sua apertura mentale e caratteriale. I diari che descrivono i suoi viaggi sono conservati nella biblioteca di Mantova, ora (dall’Associazione Acerbi). Il resoconto del suo viaggio del 1799, a differenza del libro di Negri, diventò un prezioso documento per la conoscenza della Finlandia in Europa: la fece stampare in Inglese a fine ‘700, così diventò ben presto diffuso e famoso: era una delle prime descrizioni di Capo Nord al mondo.
~ Gli appunti del suo viaggio in Finlandia e Lapponia sono dedicati a società, costumi, musica popolare, tradizioni e cultura in genere. Percepì bene le differenze tra cultura finlandese e svedese: ciò dimostra apertura al nuovo. Il libro venne stampato nelle maggiori lingue europee: la prima edizioni del 1802 in Inglese, col titolo di “Travels (to Sweden, Finland and Lapland)”.
~ Svolse il suo viaggio nel 1798-99, ma pubblicò il libro a Londra, dove ebbe una certa fortuna: il pubblico lo apprezzò. Lo pubblicò anche in Tedesco; una versione ampliata in Francese nel 1804, poi una traduzione in Olandese dall’inglese, e nel 1832 venne pubblicato (da Belloni) anche in Italiano, in versione fortemente ridotta, col titolo “Viaggio al Capo Nord fatto l’anno 1799”. In Italia l’opera circolò poco sottoforma di traduzione italiana, che uscì tardi, dopo che furono già pubblicate altre opere sulla Finlandia.
~ Scrivendo di Finlandesi e Lapponi fu mediatore delle loro culture in Europa. Pubblicò questa documentazione sulla cultura in tutte le sue forme, ma aveva simpatia per i Finlandesi, meno per i Lapponi, visti in luce più negativa. Musica, carattere e cultura: forse non conosceva il viaggio di Negri, perché la sua opera rimase poco conosciuta in Italia. Il libro di Acerbi, invece, pubblicato nel 1802, riscosse notevole successo, ma alcuni giudizi negativi sul re di Svezia fecero sì che venne rinchiuso in prigione per un giorno.
~ Raccontava in prima persona le terre poco conosciute del Nord, ma incontrò forti resistenze in Italia per la pubblicazione della sua opera, forse a causa del fatto che sosteneva Napoleone e non aveva immunità. L’edizione integrale in Italiano non venne mai pubblicata. Non era comunque molto conosciuta, né aveva visibilità, però gli intellettuali la conoscevano nelle versioni in altre lingue, quindi chi voleva notizie dettagliate poteva trovare la versione inglese. L’edizione finlandese è divisa in 2 volumi, e venne pubblicata nel 1963.
~ Sia Negri che Acerbi descrissero positivamente i Finni, esaltando ospitalità, innocenza e venerazione della natura di cui si sentivano parte. Si interessavano a lingua e antiche tradizioni, così diverse dalla tradizione classica tipica del mondo mediterraneo. Le descrizioni sono improntate al metodo scientifico, ma entrambi rimasero stupiti da spettacoli così tanto affascinanti. Distinsero Finlandesi da Lapponi, per differenze etniche e linguistiche: riportarono notizie più veritiere rispetto a prima, prima di tutto non confondevano Finlandesi e Svedesi e Lapponi tra loro; soprattutto la differenza culturale ed etnica tra Lapponi e Finlandesi, che prima d’ora erano sempre stati confusi, fin dall’antichità.
~ Giungere a Capo Nord era l’obiettivo, ma rimasero entrambi delusi: c’era solo una montagna. Nemmeno il panorama li rinfrancò, perché con l’aria pesante si vedeva solo il mare. Acerbi si vanta di essere il primo arrivato via terra in Lapponia e Capo Nord (non conosceva Negri, quindi). Infatti Acerbi era molto entusiasta di vedere Capo Nord: prima di arrivare al Finnmark camminò per tutto il Finnmark a piedi, attraversando fiumi etc da solo.
~ Acerbi si fece guidare da alcuni abitanti del luogo. Riuscirono ad arrivare a un fiordo dal quale in barca arrivarono a Capo Nord, sotto il sole di mezzanotte. Si consolava facendo rotolare pietre per la montagna… Acerbi: apprezza non tanto i Lapponi, quanto i Finlandesi. Il suo giudizio sui Lapponi era molto diverso da quello di Negri: risente dei pregiudizi settecenteschi di un popolo seminomade che viveva di caccia. Diceva di loro: “I Lapponi sono codardi, vili, pigri, incapaci”. Ebbe però il merito di sottolineare anche le differenze somatiche coi Finni, ma sempre preferendo questi ultimi. Fu testimone di un episodio che lo commosse.
~ Folklore finlandese: Acerbi è certamente più conosciuto in Finlandia che non in Italia, anche perché fu lui a riportare la prima poesia popolare nei Travels. Conosceva Turku come vecchia capitale della Finlandia, e il rettore dell’università di Turku, che gli regalò una copia di De Poesi Fennica. Leggendola, si interessò alla poesia popolare finlandese: da allora folklore e musica furono parte integrante delle sue descrizioni. Rimase stupito del fatto che degli analfabeti riuscissero a inventare poesie. Caso della poesia “Se il mio amato arrivasse”: lui pensò di aver trovato una poesia unica, in realtà era stata tradotta in molte lingue; ne esistono 471 versioni (di cui 22 traduzioni in dialetti italiani). Acerbi descrive anche una scena in cui ci sono due cantori della poesia popolare, e descrive come si esibirono in pubblico uno di fronte all’altro.
~ Il suo viaggio era inizialmente commerciale, poi diventò di piacere e di studio. Secondo i canoni del ‘700 non era un argomento interessante, ma poi sviluppò un grande interesse per la Finlandia e la sua cultura popolare: Acervi stesso apprezzò i valori morali, sottolineandone la peculiarità e bellezza. Cercava raffinatezza di vita di città e anche di paesaggio e condizione umana incontaminata, simboli del primitivo e primordiale, in cui sopravvivevano gli ultimi nomadi d’Europa. Costumi e vita: colse lo spirito della cultura finlandese, caratterizzata da una profonda differenza con le altre culture europee: era un uomo sensibile quindi entrò nello spirito, pur non parlando la loro lingua. Esprime spesso ammirazione per i Finlandesi, dicendo che la loro comunicazione era poco basata sulle parole, cioè era un popolo semplice e genuino.
~ Nel ‘700 la moda dei viaggi culturali era importante, ma solo per chi se li poteva permettere, soprattutto in terre così esotiche che non erano corrotte dalla civiltà. La sua descrizione della sauna sui Travels è abbastanza precisa, e corrisponde esattamente alle abitudini della Finlandia occidentale del tempo. Vede la sauna in una luce positiva, ma era sorpreso che maschi e femmine facessero la sauna mista senza problemi, cosa che faceva parte dei rituali, così come quelli per caccia e raccolta. La sauna era importante da sempre, perché luogo di incontro tra acqua, fuoco, betulla sacra, tutti elementi che richiamano alla magia e tradizione antica. Il rito della sauna deriva dalla tradizione, dalla mitologia del popolo finlandese: ci si facevano nascere i bambini, ci si portavano i defunti, ci si guarivano malattie etc: anche egli stesso subì questa influenza, sottolineando comunque la moralità delle persone (uomini e donne insieme) che condividevano questo luogo senza secondi fini!
~ Acervi e Negri non sono due nomi importanti per la cultura italiana, ma le loro opere meritano considerazione: il loro viaggio venne fatto in condizioni limite, ma ebbero grandi abilità per sopravvivere e per stringere rapporti con i locali; assistettero a riti antichi e rifletterono su ciò che osservarono. Voleva dire attraversare foreste, laghi ghiacciati, con mille fatiche descrissero anche le loro emozioni e i ricordi di un’esperienza irripetibile.
Fonte: http://yulaiho.altervista.org/lezioni2.doc
Sito web: http://yulaiho.altervista.org
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