Lingue indoeuropee e lingue romanze
Lingue indoeuropee e lingue romanze
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Lingue indoeuropee e lingue romanze
1. Le lingue d’Europa: lo spazio geolinguistico europeo
Europa come appendice del continente asiatico: delimitata a nord dalle regioni artiche, a ovest dall’oceano Atlantico, a sud dal mar Mediterraneo
→ i confini orientali dell’Europa, convenzionalmente, sono fatti coincidere con i monti Urali e del Caucaso. “rilievi montuosi che non rappresentano, né furono mai, confini invalicabili e che, piuttosto, funzionarono da tramiti, anche se non sempre agevoli, tra Europa e Asia”
(Emanuele Banfi, 1993, La trama storica dell’Europa linguistica: dalla fine del I alla fine del II millennio, in Banfi, Emanuele (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia, p. 7)
→ cf. Nocentini: “I confini geografici fra Europa e Asia, come avviene fra le nazioni, non coincidono con quelli linguistici e una volta di più si osserva come le catene montuose non siano barriere invalicabili: sui due versanti degli Urali troviamo infatti lingue appartenenti agli stessi raggruppamenti genetici o legate comunque da affinità tipologica. Il confine orientale non segno un’interruzione, ma cade su una continuità garantita a nord dalle lingue uraliche e a sud dalle lingue altaiche”
(Nocentini, Alberto, 2002, L’Europa linguistica: profilo storico e tipologico, Firenze, Le Monnier, p. 282)
→ la delimitazione del territorio europeo rispetto a quello asiatico deve tenere conto di aspetti socio-culturali e storico-politici
→Alcuni propongono che anche l’Armenia e la Georgia siano da considerarsi parte del territorio europeo
(Hagège, Claude, 1992, La souffle de la langue. Voies et destins des parlers de l’Europe, Paris, Jacob)
1.1 Quadro linguistico dell’Europa contemporanea
Caratteristiche essenziali dell’Europa linguistica:
(a) Grande frammentazione linguistica; più di sessanta lingue statutarie (riconosciute dalle Costituzioni dei singoli stati), oltre ad un numero non definibile di lingue non statutarie
(b) Sostanziale omogeneità genealogica; la maggior parte delle lingue parlate nel territorio europeo appartengono alla famiglia indoeuropea, mentre la componente non indoeuropea è minoritaria (basco, lingue uraliche / ugrofinniche, maltese, turco, calmucco)
→ tuttavia, l’Europa non è sempre stata “indoeuropea” (cf. 2)
(c) La distribuzione dei gruppi linguistici in Europa era già definita attorno alla fine del I millennio dell’èra volgare
→ fa eccezione la regione dell’Europa sud-orientale (penisola balcanica) interessata dall’espansione dell’Impero Ottomano
→ in tempi più recenti, l’Europa è stata (ed è tuttora) interessata da notevoli flussi immigratori, che hanno arricchito il “patrimonio linguistico” del continente
1.1.1 Europa indoeuropea ed Europa non indoeuropea
Le lingue indoeuropee sono diffuse in un territorio che si estende tra Europa ed Asia.
Gruppi linguistici estinti della famiglia indoeuropea:
(1) Lingue anatoliche → diffuse nella Turchia asiatica (Anatolia), lingue quali l’ittito, il lidio, il licio e il luvio; sostituite progressivamente dalla lingua e dalla cultura greche (gruppo estinto attorno al I sec. d.C.)
(2) Lingue tocarie → parlate da una popolazione indoeuropea, nel territorio dell’attuale Xinjiang (Cina occidentale); due varietà, denominate convenzionalmente “tocario A” e “tocario B”
→ lingue indoeuropee più orientali, sopraffatte da lingue turciche e cinesi (ca. VIII sec. d. C.)
Gruppi linguistici maggiori:
(3) Lingue romanze (o neolatine) → sistemi linguistici derivati dal latino, una lingua italica occidentale; le lingue romanze statutarie sono portoghese, gallego, spagnolo (o castigliano), catalano, francese, italiano, romeno; esempi di lingue romanze non statutarie sono l’aragonese, l’occitano (o provenzale), il còrso, il giudeo-spagnolo, etc.
→ il romeno e le sue varietà sono gli unici rappresentanti della antica latinità balcanica
→ distinzione importante tra ambiente romanzo occidentale (spagnolo, portoghese, francese) e orientale (italiano, romeno); la linea di separazione convenzionale tra i due gruppi è la Rimini – La Spezia (o, meglio, Senigallia – Massa)
N.B.: lingue italiche = lingue indoeuropee dell’Italia antica (latino, osco-umbro, messapico, etc.)
(4) Lingue germaniche → articolate in tre sottogruppi principali; lingue germaniche occidentali (inglese, tedesco, nederlandese…), settentrionali (danese, svedese, norvegese…) e orientali (gotico, vandalo, burgundo)
→ il ramo orientale è estinto, le lingue germaniche orientali non sono sopravvissute
→ all’interno del ramo occidentale vi è una importante distinzione tra dialetti alto-tedeschi (tra cui il tedesco standard) e basso-tedeschi
(5) Lingue slave → articolate nei sottogruppi occidentale (ceco, polacco…), orientale (russo, ucraino…) e meridionale (sloveno, serbo e croato, bulgaro…)
→ la lingua di cultura che è stata comune a tutti i popoli slavi ortodossi è l’antico slavo ecclesiastico (o paleoslavo), veicolo dell’evangelizzazione dei popoli slavi dalla seconda metà del IX secolo d.C.
→ la lingua slava con più locutori e diffusa sul territorio più ampio è il russo (143 milioni di parlanti, più 110 milioni di persone che parlano il russo come seconda lingua)
(dati da Lewis, M. Paul, 2009, Ethnologue: Languages of the World (16° edizione), Dallas, SIL International)
Gruppi linguistici minori:
(6) Lingue baltiche → lingue nazionali delle repubbliche baltiche Lettonia e Lituania, attestate a partire dal XVI secolo
→ una importante lingua baltica era il prussiano antico, parlato nei territori prussiani fino al XVIII secolo e sostituita dal tedesco
(7) Lingue celtiche → articolate nei sottogruppi del celtico continentale (gallico, celtiberico, galatico…) e del celtico insulare (irlandese, scozzese, gallese); il gruppo insulare è ulteriormente diviso nei rami goidelico / gaelico (irlandese, scozzese…) e brittonico / britannico (gallese, bretone)
→ le lingue celtiche continentali erano parlate nel territorio europeo (Francia, Germania meridionale, Austria, Italia settentrionale, Spagna) e nell’Anatolia centrale (attuale Turchia), all’altezza del I millennio a. C.; nei primi secoli della nostra èra si sono estinte
→ l’unica varietà celtica che è prima lingua di un paese è l’irlandese nella Repubblica d’Irlanda (accanto all’inglese); lo scozzese è parlato da circa 66.000 persone, mentre il gallese ha 530.000 locutori (ma solo una piccola parte di essi è monolingue); il bretone (parlato in Francia) ha circa mezzo milione di locutori, ma gode di scarso prestigio
(dati da Lewis, M. Paul, 2009, Ethnologue: Languages of the World (16° edizione), Dallas, SIL International)
Lingue indoeuropee isolate:
(8) Neogreco → “figlio ‘unico’ di una tradizione linguistica indeuropea che risulta essere la più antica, per documentazione, tra quelle presenti in Europa”
(Banfi, Emanuele & Grandi, Nicola, 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci, p. 39)
→ la forma popolare (dimotikì) del neogreco è caratterizzata da numerosi prestiti di origine turca e romanza
Ess.: sokáki ‘vicolo’ < turco sokak, deftéri ‘quaderno’ < turco defter; suffisso veneziano –áda (liakáda ‘sole cocente’, prasináda ‘verde intenso’)
→ dialetti neogreci sono parlati anche nell’Italia meridionale, nel Salento e nell’Aspromonte
(9) Albanese → lingua con notevoli influssi greci, latini, romanzi, slavi e turchi; l’albanese è distinto in due varietà il ghego (settentrionale) e il tosco (meridionale), su cui si basa la lingua standardì; varietà di albanese sono parlate anche nell’Italia meridionale (comunità arbrësh) e dagli albanesi emigrati in Europa, Stati Uniti, Australia, etc.
→ cf. shkollë ‘scuola’ < veneziano scola, dyfek ‘fucile’ < turco tüfek
Gruppi linguistici non-indoeuropei d’Europa:
(11) Basco: lingua isolata, parlata in una regione compresa tra Spagna e Francia, isola linguistica all’interno di un’area interamente romanza
→ lingua di più antico insediamento dell’Europa occidentale, parlata nella regione dei Pirenei settentrionali prima dell’indoeuropeizzazione d’Europa (cf. 2)
→ il basco ha un futuro incerto: ha un numero di parlanti molto ridotto, è frammentato sia dal punto di vista linguistico che geografico (confine franco-spagnolo) ed è sottoposto alla pressione del francese e dello spagnolo
(12) Lingue uraliche → divise in due principali gruppi, lingue ugro-finniche (ungherese, finnico, estone…) e samoiede (ostiaco, nenets…) ; diffuse su un territorio vastissimo, dalla Norvegia settentrionale (regione del Finnmark) fino al fiume Jenisej, in Siberia
→ la continuità territoriale delle lingue uraliche è molto bassa, e spesso le popolazioni uraliche vivono in regioni abitante da una maggioranza parlante lingue diverse (mordvini in aree russofone, Sami in Norvegia, etc.)
(13) Lingue turche: famiglia composta da una trentina di lingue, diffuse dai balcani fino all’Asia centrale, con una certa continuità territoriale; i rami della famiglia rappresentati in Europa (o, meglio, tra Asia ed Europa) sono quello occidentale (baschiro, tataro…) e quello meridionale (turco di Turchia o ottomano, azeri…)
→ la distribuzione delle lingue turche è il risultato del nomadismo che caratterizzava le genti turche, originarie dell’Asia centrale (regione dell’Altai)
→ in inglese (così come in altre lingue) sono disponibili termini diversi per indicare le ‘lingue turche’ (Turkic) e la lingua turca di Turchia (Turkish), mentre in italiano no e, pertanto, si usa la dizione “turco di Turchia” per indicare la lingua standard della Repubblica di Turchia
→ le lingue turche sono caratterizzate da una forte omogeneità (con l’eccezione del ciuvascio), che ne rende difficile la classificazione; ad esempio, la parola per ‘testa’ è <baş> nel turco di Turchia, ma anche in gaugaso, azeri, turkmeno, tataro (di Kazan), baschiro, nogài, kazako, kirghiso, uigurico, etc. → dall’Europa alla Siberia orientale!!
(Manzelli, Gianguido, 1993, Le lingue turche, in Banfi, Emanuele (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia, p. 553-4)
(14) Lingue mongole → gruppo linguistico considerato (non unanimemente!!) parte di una (macro-)famiglia altaica, che comprenderebbe anche le lingue turche; la lingua più importante del gruppo è il mongolo (della Repubblica di Mongolia), l’unica lingua presente sul territorio europeo è il calmucco, parlato nella Repubblica di Calmucchia (Federazione Russa; ca. 140.000 locutori)
→ i calmucchi sono l’unica popolazione in Europa di religione buddhista (lamaista); il tibetano classico è la lingua religiosa e in calmucco sono presenti numerosi prestiti da tale lingua (e dal sanscrito), come degtr ‘libro’ (< tib. class. deγ-thér)
(15) Lingue semitiche → l’unica lingua semitica parlata in un paese europeo è il maltese, lingua ufficiale di Malta; il maltese è l’unica lingua semitica parlata in un paese a maggioranza cristiana e che è resa grafematicamente mediante l’alfabeto latino
→ Malta è stata una terra di conquista per molti popoli (fenici, arabi, ostrogoti, normanni, inglesi, italiani); la lingua maltese conserva tracce di molte delle lingue di quei popoli; il 35-40% del lessico maltese è costituito da elementi stranieri, soprattutto siculo-italiani (gvern, palazz, relazzjoni, istrutturi, muskolu, forn, furketta, serp…)
Altri sistemi indoeuropei:
(16) Lingue indo-iraniche → lingue indoeuropee parlate in Asia (Hindi, Urdu, Persiano, etc.); le uniche parlate indo-arie del continente europeo sono quelle degli zingari, dette lingue “romani”, originarie dell’India nord-occidentale
→ probabilmente, solo il 20% dei rom padroneggia una varietà romani
→ nelle parlate degli zigane sono presenti numerosi elementi lessicali provenienti dalle lingue dei paesi di transito delle popolazioni zingare (drom ‘viaggio’ < gr. drómos, méro ‘mare’ < ted. Meer…)
(Manzelli, Gianguido, 1993, Un caso a sé: le parlate degli zingari (le lingue indoiraniche d’Europa), in Banfi, Emanuele (a cura di), La formazione dell’Europa linguistica, Firenze, La Nuova Italia, p. 339-349)
(17) Armeno → lingua indoeuropea isolata, è parlato al di fuori del territorio europeo (nella definizione convenzionale)
2. Processo di indoeuropeizzazione dell’Europa
All’inizio del I millennio della nostra era, l’Europa è caratterizzata dalla presenza massiccia di lingue indoeuropee → non è sempre stato così
Principali teorie riguardanti il processo di indoeuropeizzazione dell’Europa:
(1) La teoria “tradizionale” → attorno al V-IV millennio a. C., popolazioni di “guerrieri-pastori” sono migrate dalle steppe dell’Asia centrale verso i territori dove sono parlate, attualmente, le lingue indoeuropee
→ ipotesi dei kurgan (tumuli funerari delle steppe dell’Ucraina), modello in tre fasi:
(a) 4500-4000 a.C., espansione di popoli (proto-)indoeuropei dalle regioni del Volga verso il bacino del Danubio fino ai Balcani;
(b) 3500-3000 a.C., migrazione di genti (proto-)indoeuropee dal Caucaso settentrionale e dall’Ucraina, verso il l’Europa settentrionale, nord-occidentale e verso la penisola italica; formazione dei gruppi celtico, germanico, baltico, slavo, italico;
(c) 3000 a.C., nuovi flussi migratori dal sud-est europeo verso l’Europa centro-settentrionale e centro-orientale, oltre che verso la Scandinavia
(per approfondimenti: Gimbutas, Marija, 1980, The Kurgan Wave Migration (c. 3400-3200 BC) into Europe and the Following Transformation of Culture, in “Journal of Near Eastern Studies”, 9, pp. 273-315)
(2) Teorie della “dipersione neolitica indoeuropea” → continuità degli insediamenti in Europa nelle età del tame e del bronzo; le culture dei kurgan e dei “popoli delle asce da guerra” sarebbero, quindi, intrusioni in un territorio già indoeuropeo
→ Renfrew: un mutamento della situazione europea quale l’indoeuropeizzazione può essere avvenuto solo all’altezza del VII millennio a.C., quando si sono diffuse le tecniche agricole; i popoli (proto-)indoeuropei giunsero in Europa dalla penisola anatolica, dalla penisola balcanica e da alcune aree del Mediterraneo centro-occidentale e, in seguito, da zone della Germania e dell’Europa orientale
(Renfrew, Colin, 1987, Archaeology and Language. The Puzzle of Indoeuropean Origins, London, Jonathan Cape)
→ (proto-)indoeuropei come popoli medio-orientali che hanno portato la loro tecnologia superiore nel continente Europeo
(3) Teoria della “continuità uralica” → popolazioni uraliche e samoiede sarebbero stanziate in Europa già dal paleolitico e dal mesolitico; è possibile ipotizzare che anche genti (proto-)indoeuropee fossero insediate in Europa già dalla remota antichità
→ teoria sostenuta anche dalla ricerca genetica, secondo cui l’80% del patrimonio genetico delle popolazioni europee risale al paleolitico
(per approfondimenti: Alinei, Mario, 1996 / 2000, Origini delle Lingue d’Europa (voll. I e II), Bologna, Il Mulino)
3. Greco e latino nella modellizzazione dell’Europa linguistica
“La storia linguistica dell’Europa medievale, moderna e contemporanea è incomprensibile se non si tiene conto del ruolo e della funzione che hanno avuto, nel processo della sua formazione, le due grandi lingue classiche dell’antichità: il greco e il latino. Ad esse si deve, oltre che la trasmissione dell’enorme patrimonio culturale che innerva il complesso dell’Europa medievale e moderna, anche la funzione di potenti “serbatoi” per la “modellizzazione” di strutture linguistiche e per la diffusione di elementi lessicali e fraseologici comuni”
(Banfi, Emanuele & Grandi, Nicola, 2003, Lingue d’Europa, Roma, Carocci, p. 41)
Greco e latino in età imperiale romana:
Espansione romana nel Mediterraneo e in Europa dalla fine del III sec. a.C. all’inizio del II sec. d.C. → affermazione del latino nei territori conquistati, resistenza nei confronti del latino nelle aree grecofone di Grecia, Anatolia, Medio Oriente
→ greco come lingua di cultura nel mondo romano; gli uomini di cultura conoscevano sia il greco che il latino; formazione di una koiné greco-romana
Formazione di due poli politico-culturali nell’Alto Medioevo:
Scissione tra Impero romano d’Occidente e d’Oriente e fine dell’Impero d’Occidente (476)
Insediamento di genti slave meridionali e turco-tatare (sklavinoí / sclavini) nel sud-est europeo (VI-VII sec.) → primo elemento di separazione tra ambiente latino-romano (e romano-germanico) e ambiente greco-bizantino; “creazione” del paleoslavo (IX sec.), reso grafematicamente mediante l’alfabeto glagolitico (a base greca), lingua religiosa ed amministrativa per le popolazioni slave (dai fratelli Ss. Cirillo e Metodio)
Scisma tra chiesa cattolica romana e chiesa ortodossa bizantina (1054) → separazione netta di due aree politico-culturali, occidentale ed orientale, e di due modelli imperiali (romano-germanico vs. greco-bizantino)
→ tre grandi lingue veicolari: latino, greco e paleoslavo
→ dal VII secolo, il greco viene eliminato dalla liturgia cristiana occidentale; il latino diventa progressivamente lingua unitaria della cultura europea, lingua comune anche nell’insegnamento universitario (dal XII secolo)
→ il greco (bizantino-medievale) è stato “collante” di popoli diversi nell’Europa orientale, ma non ha avuto un ruolo paragonabile a quello del latino in occidente; il greco non ha dato origine a una pluralità di lingue neogreche e non si è imposto come lingua comune presso le genti slave; la conquista ottomana (XV sec.) ha ulteriormente accentuato l’isolamento della tradizione linguistica e culturale greco-bizantina
Fonte: http://www.formazione.unimib.it/DATA/Insegnamenti/4_983/materiale/20-4-10.doc
Sito web : http://www.formazione.unimib.it/
Autori del testo : Dr. Giorgio Francesco Arcodia / Dr.ssa Manana Topadze
Corso di laurea in Scienze dell’Educazione A. A. 2009 / 2010
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