Algebra
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ALGEBRA
NOZIONI DI BASE:
Il nome deriva da al-Jabr wa al-muqabala (unione dei numeri) di Muhammed al-Kwarizmi 800d.C.
Ma le origini del calcolo numerico derivano dalle esigenze commerciali, negli scambi, ma anche nelle costruzioni, le misure dei terreni nonché per gli studi astronomici e le rotte navali.
Consideriamo che le operazioni algebriche funzionano con la medesima logica del pensiero umano.
Siamo ad esempio abituati a dire: sono le 10:30, e che tra 10 minuti saranno le 10:40. In algebra:
h = 10°:30’ h2 = 10°:30’ + 10’ = 10°:40’
Il fatto ancora più eclatante è che persino le macchine, come i computer, parlano lo stesso linguaggio, accettano le medesime procedure logiche ed anzi è possibile affermare che la programmazione nei vari linguaggi, da C a Pascal, Fortran, non è nient’altro che l’evoluzione digitale (mediante l’algebra Booleana) dell’algebra classica di cui tratteremo.
Un esempio di algebra usata in scienza delle costruzioni:
La tensione σ prodotta da una forza N nel corpo di area A, per Navier si rappresenta con: σ = N / A
Ma volendo progettare l’area A conoscendo la σammissibile, posso ribaltare la formula: A = N / σamm
L’importanza di queste nozioni non deve essere sottovalutata, pur nella sua semplicità.
Operatori logici
Gli operatori logici tra i termini variabili sono noti dai tempi delle elementari:
- la somma +
- la sottrazione –
- la moltiplicazione . (si omette)
- la divisione / (espressa con le frazioni).
Tali segni legano tra loro le incognite e le costanti. Le prime, di solito, vengono scelte tra i primi simboli dell’alfabeto ( a, b, c.. ) o tra gli ultimi ( x, y, z ), più per gli assi di riferimento cartesiani.
Equazioni:
La parola equazione nasce dall’esigenza di inserire un segno, l’uguale “ = “ tra due grandezze: una nota ed una incognita. Non sarà mai dato sufficiente risalto all’importanza dell’operatore logico “uguale” ( = ): è di vitale importanza in matematica, ma anche in fisica, o in programmazione: consente di combinare insieme valori noti o costanti con altri valori, opportunamente mantenuti incogniti, per creare una certa legge:
altezza = 1,80 m peso = 80 kg in definitiva, ad esempio x = 30
peso = altezza . sezione . peso specifico oppure a = b . c . d
Il simbolo dell’uguale, in definitiva, è da interpretarsi come l’ago di una bilancia: se dispongo un peso da 500 kg su entrambi i piatti, anche se il peso è altissimo, l’ago non si muove.
Attorno all’uguale, con tale criterio, possiamo disporre le grandezze che ci interessano e ogni risposta che appare nell’equazione sarà vera.
Lo zero ed i numeri negativi
La grande conquista dell’algebra è lo zero (0) ed i numeri negativi (Brahmagupta 600 d.C.):
Non solo alcuni giovani studenti hanno difficoltà a comprendere i numeri negativi: anche il digitale necessita di un complesso sistema per interpretare le cifre negative.
Molto semplice è iniziare ad immaginare un conto in banca: se l’estratto dice che sul mio conto ci sono 100 € (positivi) ma io prelevo (sottraggo) comunque 200 €, il conto è in rosso (negativo) di 100 €, ed i bancari solerti applicano gli interessi passivi per il debito! In algebra:
100 – 200 = – 100
Questo è valido anche in campo negativo: se già sono sotto di 100 € e prelevo altri 200 €:
– 100 – 200 = – 300
Il fatto che assomigli ad una somma in negativo non è un caso: più avanti impareremo a mettere in evidenza certi valori: in algebra è lecito scrivere l’equazione in questo modo:
– ( 100 + 200 ) = – 300
In modo grafico, immaginate dei valori lungo un asse (ad esempio un termometro che ha valori sopra e sotto lo zero). Tutti sappiamo che 3 + 5 = 8, ma pochi comprendono che 3 – 5 = – 2
Operazioni algebriche:
Serve sempre ricordare l’importanza del segno = come fosse l’ago di una bilancia, avente a destra e sinistra dei piatti. Se si aggiunge la stessa quantità a destra e sinistra, l’ago non si muove.
Appena genero uno squilibrio, l’ago segna il valore in eccesso. Se immettiamo delle incognite al posto dei valori, apparentemente non si ottiene nulla, ma se infine scopriamo le carte e diamo un valore preciso ad un’incognita, automaticamente risulta il valore preciso dell’altra.
Perciò è necessario prendere confidenza con delle operazioni di base:
a + b = 0 → a = – b aggiungo o sottraggo ad ambo i termini la stessa quantità
a . b = 1 → a = 1 / b moltiplico o divido ambo i termini e semplifico.
Nel dettaglio, spostando i termini al di là dell’uguale, per le somme inverto il segno:
a + b = 0 → a + b – b = 0 – b → a = – b
Nella moltiplicazione (o divisione), quello che sta sopra va sotto, e quello che sta sotto va sopra:
ab = 1 → ab = 1 → a = 1
b b b
In tal senso è necessario fare una precisazione tecnica: quando due termini si presentano in moltiplicazione come qui sopra a e b, leggendo l’ultima espressione si può dire:
a è l’inverso di b
Se b cresce, a diminuisce, se b diminuisce, a cresce, al fine di mantenere un rapporto fisso espresso nella prima equazione: ab = 1 che non può essere disatteso.
Proprietà dei segni
Nelle moltiplicazioni – divisioni per una quantità negativa si inverte il segno del riultato.
I più rammentano tale principio con la filastrocca:
+ . + = + ; + . – = – ; – . – = +
più per più fa più ; più per meno fa meno ; meno per meno fa più
Questo vale quando un termine moltiplica altri termini racchiusi tra parentesi:
– 2 . ( a + b – c ) → – 2 a – 2 b + 2 c per praticità: 2 c – 2 a – 2 b
I termini si moltiplicano uno ad uno per il numero, e se il segno è negativo l’effetto è l’inversione del segno. Per praticità, si sconsiglia di scrivere il primissimo termine negativo: invertendo l’ordine dei fattori la somma non cambia, mentre il segno “meno” è più leggibile in tal modo.
Inoltre si può operare l’inversione dei segni, moltiplicando ambo i termini per – 1 :
– a = 5 → –1 . ( – a ) = –1 . 5 → a = – 5
Semplificare e mettere in evidenza:
Un antico adagio scherzoso recitava: ”conta le pecore per le zampe e divide per quattro”.
In tale modo si voleva evidenziare come sia importante snellire al massimo le espressioni, al fine di evitare ridondanze di calcolo inutili e dispendiose in matematica, in fisica ed in programmazione.
Abbiamo visto prima come due termini opposti si elidono in somma (o sottrazione):
a – a = 0 ovvero 3 – 3 = 0
Ma le sommatorie ci danno l’occasione di mettere in evidenza una quantità(1) ridondante usando le parentesi. In pratica, il termine che viene “portato fuori” moltiplica tutti i termini nelle parentesi:
ab + ac – 2a = 0 → a ( b + c – 2 ) = 0
Da cui ad esempio si evince subito che a = 0 : qualunque valore di b e c viene annullato se a = 0.
Nelle moltiplicazioni – divisioni il metodo per semplificare è più evidente: se due termini al numeratore ed al denominatore presentano valori in comune è spesso inutile portarsi tali valori avanti nei calcoli. Trattandosi di divisioni, due termini uguali divisi tra loro fanno 1:
ab + ab = 10 → 1 2 a b1 = 2 1 . 5 → a = 5
b 1 b
Questo principio è utile anche in senso inverso: a volte per semplificare bisogna complicare.
Se per esempio vado a moltiplicare una quantità per “uno”, la quantità sappiamo non cambia.
È anche vero che il rapporto fra due quantità uguali è “uno”. Posso allora immettere ovunque in una espressione, un termine adatto ad annullare una certa configurazione, come nel caso della razionalizzazione di un denominatore, per eliminare la radice al denominatore:
1 = 1 . 1 = 1 . √2 = √2
√2 √2 √2 √2 2
Regole delle frazioni:
Finchè i termini di una sommatoria o di un prodotto vengono a trovarsi tutti in una stessa stringa le difficoltà nell’eseguire modifiche sono evidentemente poche. Appena appaiono termini con le radici, le frazioni e gradi diversi dal primo, anche taluni laureati trovano, imbarazzati, dei problemi.
L’importante, come sempre, è avere chiarezza dell’argomento. Dipende tutto dagli esponenziali, ma per adesso, basti immaginare la divisione come una forma particolare di moltiplicazione.
Pertanto è possibile semplificare solo i termini simili che moltiplicano, mai che sommano gli altri:
2 a + 6 b – 4 c = 2 ( a + 3 b – 2 c ) = a + 3 b – 2 c
6 2 . 3 3
Non è possibile altra semplificazione, a meno che non scompongo in parti la frazione:
a + 3 b – 2 c = a + 3 b – 2 c
3 3 3 3
Questo semplicemente riporta al seguente principio: quando si moltiplicano le frazioni:
a . c = ac si moltiplica “dritto per dritto”
b d bd
Quando si sommano due frazioni è diverso: si deve trovare il “minimo comune denominatore”:
a + c = ad + cb cercando che “bd” sia minimo.
b d bd
Consideriamo il seguente esempio: due mezze arance fanno un’arancia intera, e su questo non ci piove. Al livello algebrico, un’arancia è la somma di due metà:
1 + 1 = 1 + 1 = 2 = 1
2 2 2 2
Mentre se considero la metà della (per la) metà, sto considerando la metà di mezza arancia, ovvero, un quarto di arancia:
1 x 1 = 1 x 1 = 1
2 2 2 x 2 4
Un’ultima difficoltà è rappresentata dalle frazioni di frazioni. Anche qui serve usare la logica: il segno di frazione rappresenta il segno di divisione “ : “. L’unica regola da ricordare è che quando inverto da “diviso” a “per”, la frazione si ribalta. Osserviamo l’esempio:
a
b = a : c = a . d = ad
c b d b c bc
d
Nelle espressioni che spesso vengono date e nelle future applicazioni, potrebbero esserci vari termini tutti racchiusi tra parentesi da spostare e semplificare internamente ad un’espressione.
Ma tali modifiche seguono le stesse regole di una delle variabili a, b, c, d finora viste, fintanto che fanno parte del medesimo blocco, tra le parentesi.
(1) una pietra + una pietra = due pietre, analogamente: a + a + a + a = 4a
Fonte: http://www.webalice.it/greendog/cs/files/matematica10.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Parola chiave google : Algebra tipo file : doc
APPUNTI DI ALGEBRA
Punti, vettori, prodotto scalare.
Punto è rappresentato da un insieme di numeri (x1, x2....xn) tanti quante sono le dimensioni Dello spazio.
n-pla insieme di numeri (x1, x2....xn) che rappresenta un punto in un n-spazio.
Coordinate i numeri (x1, x2....xn) che rappresentano il punto.
Addizione se A, B sono punti nello spazio A + B = (a1+b1 + ... + an+bn).
Tra punti
Punto moltiplicato se A è un punto e c è una costante, cA = (ca1, ..., can).
Per 1 costante
Proprietà dell’ 1) (A+B) + C = A + (B + C)
Addizione tra punti 2) A + B = B + A
3) c(A+B) = cA + cB
4a) (c1 + c2)A = c1A + c2A
4b) (c1 * c2)A = c1(c2 * A)
5) 0 = (0, 0, ..., 0) A + 0 = A
6a) A * 1 = A
6b) (-1)A = -A; A + (-A) = 0
una coppia ordinata di punti. Si scrive AB (con la freccia sopra, ma non indica il prodotto) dove A si dice origine del vettore e B si dice fine del vettore. Se si ha un vettore formato da 1 sola ennupla lo si considera applicato all’origine (il punto 0, 0, ..., 0).
Vettori applicati se abbiamo AB e CD, i vettori si dicono equivalenti se O(B-A) = O(D-C).
equivalenti Geometricamente se, una volta applicati all’origine, risultano avere la stessa direzione, verso e lunghezza.
Vettori paralleli AB e CD sono paralleli se esiste una costante c ¹ 0 tale che B-A = c(D-C). Geometricamente se hanno la stessa direzione, in più se c > 0 hanno anche lo stesso verso, altrimenti sono di verso opposto.
Vettori AB è perpendicolare a CD se B-A è perpendicolare a D-C, ovvero il prodotto
perpendicolari scalare (B-A)(D-C) è uguale a zero. Altra condizione di perpendicolarità: ||A+B|| = ||A-B||
Prodotto scalare se A e B sono 2 vettori, il loro prodotto scalre si scrive A*B e si ottiene in
Tra 2 vettori questo modo: A*B = (a1*b1 + ... + an * bn). Il prodotto scalare è un numero.
Proprietà del 1) A*B = B*A
Prodotto scalare 2) A*(B+C) = A*B +A*C
3) (xA)*B = x(A*B) x = costante.
4) se A = 0 (vettore nullo), allora A*A= 0. se A ¹ 0, allora A*A > 0
Norma di un detta anche lunghezza o modulo, si tratta del suo valore preso sempre positivo vettore si scrive |A|.
Vettori con la A e B hanno la stessa direzione se esiste un c>0 tale che cA=B
Stessa direzione
Distanza tra 2 punti distanza tra 2 punti A e B: |A-B|
Proiezione di A su B se A, B sono 2 vettori e c una costante, cB è detta proiezione di A su B, dove c = A/B.
Angolo tra A e B L’angolo individuato da 2 vettori con lo stesso punto di applicazione è
cosa = __AB__
||A||*||B||
Rette e piani
Equazione dato P = punto e A = vettore, l’equazione parametrica è definita come
Parametrica della x = P + tA.
Retta
Iperpiano piano passante per un punto P e perpendicolare ad un vettore N (non nullo). Oppure è l’insieme di tutti i punti tali che X-P è perpendicolare a N: (X-P)N = 0. In alternativa si può definire come il piano passante per P e perpendicolare alla retta (vettore) N.
Rette parallele presi 2 punti P1, Q1 su una retta e P2, Q2 sull’altra retta, esse si dicono parallele se i vettori P1-Q1 e P2-Q2 sono paralleli.
Piani paralleli 2 piani sono paralleli se i loro vettori normali (perpendicolari) sono paralleli.
Angolo tra 2 piani è lo stesso angolo formato da 2 vettori normali appartanenti ai 2 piani.
Numeri complessi
Definizione di 1) Ogni numero reale è un numero complesso.
Numero complesso 2) Esiste un numero complesso i tale che i2 = -1.
3) ogni numero complesso può essere scritto in modo unico come a + bi,
essendo a, b numeri reali.
4) tutte le proprietà di addizione e moltiplicazione continuano a valere.
Addizione di x = a1 +b1i, y = a2 +b2i. x+y = (a1+a2) + (b1+b2)i
Numeri complessi
_ _
Coniugato di un se X = a + bi, il suo coniugato è X = a –bi. Dunque X*X = a2+b2
Numero complesso
_
Proprietà dei 1)X = a + bi (non nullo) k = __X__ è il suo coniugato e viene scritto k-1
Numeri complessi a2+b2
2) a, b numeri complessi, |a+b| £ |a| + |b|
3) a, b numeri complessi, |ab| = |a|*|b|
Valore assoluto di dato k = a + b1. il valore assoluto è come al solito il numero preso
un come numero positivo e in questo caso coincide con la lunghezza del vettore (a,b).
complesso
Spazi vettoriali
Rn insieme di tutte le ennuple ordinate di numeri reali.
Corpo (di numeri) un insieme di numeri complessi k è un corpo se soddisfa le seguenti prop.
- dati x, y Î k, x+y Î k e xy Î k
- se x Î k Þ -x Î k. Se x ¹ 0 Þ x –1 Î k
- 0 Î k e 1 Î k.
Gli insiemi dei numeri razionali, dei reali e dei complessi sono corpi.
Sottocorpo un sottoinsieme di un corpo che soddisfa le proprietà del corpo.
Spazio vettoriale è definito su un corpo ed è un insieme che supporta l’addizione e la moltiplicazione ed inoltre gode delle seguenti proprietà:
1) " u,v,w Î V (u+v)+w = u+(v+w) (V= spazio vettoriale)
2) $ 0 Î V: " u Î V: 0 + u = u + 0 = u
3) " u Î V: u + (-1u) = 0
4) " u, w Î V u + w = w + u
5) c = costante c(u + w) = cu + cv
6) a, b numeri (a + b)v = av + bv (v Î V)
7) a, b numeri (ab)v = a(bv)
8) " u Î V 1*u = u
sottospazio sottoinsieme di uno spazio vettoriale che gode delle seguenti proprietà:
vettoriale 1) se u, w Î W Þ u + w Î W
2) se u, w Î W Þ u * w Î W
- 0 Î W
vettore elemento di uno spazio vettoriale Rn, dove R è il corpo dello spazio vettoriale
ed n è il numero di dimensioni dello spazio, cioè il numero di elementi presenti nel vettore.
Combinazione dato un insieme di vettori (v1, … , vn) e un insieme di numeri (x1, … , xn)
Lineare definiamo la combinazione lineare come (v1x1 + … + vn xn).
Sottospazio generato l’insieme di tutte le combinazioni lineari possibili con i vettori (v1, …
Da (v1, … , vn) , vn).
Generatori di uno l’insieme di tutte le combinazioni lineari dei vettori (v1, … , vn).
Spazio vettoriale
Funzione (a valori) regola tramite la quale si asociano elementi di un insieme con elementi di un altro insieme.
Basi
Vettori linearmente presi dei vettori da uno spazio vettoriale V sul corpo K, essi si dicono
Dipendenti linearmente indipendenti se esistono n elementi (a1, … , an) Î K (non tutti nulli) tali che a1v1 + … + an vn = 0.
Vettori linearmente dei vettori (v1, … , vn) tale che non esistono n elementi (a1, … , an) Î K (non
indipendenti tutti nulli) tali che a1v1 + … + an vn = 0.
Base dello spazio se un insieme di vettori (v1, … , vn) sono generatori di V e sono linearmente
Vettoriale V indipendenti, allora si dicono base di V.
Coordinate del se presa una base (w1, … , wn), il vettore v si può scrivere come (a1w1 + … +
Vettore v rispetto an wn), (a1, … , an) sono le coordinate del vettore v rispetto alla base.
A una base
Vettore delle il vettore (a1, … , an) di elementi attraverso i quali si può rappresentare un
Coordinate vettore rispetto alla sua base.
Sottinsieme preso un sottoinsieme (v1, … , vr) con 0 < r £ n, da un insieme di elementi
Massimale di (v1, … , vn) di uno spazio vettoriale V, diremo che (v1, … , vr) è sottoinsieme
Elementi massimale di elementi linearmente indipendenti se:
Linearmente 1) (v1, … , vr) sono linearmente indipendenti.
Indipendenti 2), ogni elementovi con i > r, gli elementi (v1, … , vr, vi) sono linearmente dipendenti.
Dimensione di uno numero di elementi di cui è costituita la base di uno spazio vettoriale V. Si
Spazio vettoriale indica con dimV.
Insieme massimale degli elementi di V, (v1, … , vn), sono un insieme massimale di elementi
Di elementi linearm. Linearmente indipendenti se (v1, … , vn) sono linearmente indipendenti e per
Indipendenti ogni elemento w Î V (w, v1, … , vn) sono linearmente dipendenti.
Somme e somme dirette.
Somma Dati U e W sottospazi di V, la loro somma è data dal sottoinsieme di V costituito da tutte le possibili somme u + w con u Î U e v Î W.
Somma Diretta uo spazio vettoriale V è somma diretta di 2 sottospazi U e W se ogni elemento di V può essere scritto come u + w, con u Î U e v Î W.
Si scrive: V = U Å W.
Addizione di se U e W sono spazi vettoriali qualsiasi sul corpo K, definiamo l’addizione
elementi di spazi come (u1 + w1) + (u2 + w2), con (u1, w1) e (u2, w2) Î UxW.
vettoriali
Prodotto diretto se U e W sono spazi vettoriali qualsiasi sul corpo K, definiamo prototto diretto il risultato c(u+v), con u Î U e v Î W e c Î K.
Matrici
Matrice Preso un corpo K, definiamo matrice come una serie di elementi disposti su m righe e n colonne. Dove ogni elemento aij è definito come componente o termine della matrice.
Vettore Colonna m-pla ricavata da una colonna di una matrice.
Matrice Quadrata matrice col numero di righe pari al numero di colonne.
Matrice zero matrice avente come elementi tutti zeri.
Addizione tra Viene effettuata componente per componente e può essere effettuata solo
Matrici quando le due matrici hanno le stesse dimensioni.
Matrice Trasposta Data una matrice, la sua trasposta si indica con tA ed è costituita dalla matrice stessa con le righe al posto delle colonne. Per esempio una matrice 3x2 diventa una matrice 2x3.
Matrice Simmetrica Una Matrice si dice simmetrica quando coincide con la sua trasposta.
Matrice diagonale Matrice avente tutte le sue componenti nulle, ad eccezione di quelle diafgonali. Ogni matrice diagonale è anche simmetrica.
Matrice unità Matrice quadrata con tutte le componenti nulle ad eccezione di quelle diagonali che sono uguali ad 1. Viene denotata con In oppure con I.
Prodotto Scalare viene effettuato componente per componente e gode delle seguenti proprietà:
Tra Matrici PS1. se A, B sono nel corpo Kn, AB = BA
PS2. se A,B,C sono in Kn, A(B + C) = AB + AC = (B + C)A
PS3. se x Î K, (xA)B = x(AB) e A(xB) = x(AB)
Non degenerazione: Se A Î Kn, e se per ogni X Î Kn AX = 0 allora A=0
Prodotto tra Può essere eseguito solo se il numero di righe della prima matrice è uguale
Matrici al numero di colonne della seconda. Date 2 matrici A m´n e B n´s, gli elementi della matrice prodotto si ottengono moltiplicando i vettori riga di A per i vettori colonna di B(dunque moltiplicando i songoli elementi del vettore e poi addizionandoli per ottenere l’elemento della matrice prodotto) ottenendo cosi’ una matrice m´s.
Matrice Invertibile Detta anche matrice non singolare, è una matrice quadrata A per cui esiste una matrice B delle stesse dimensioni che moltiplicando A*B oppure B*A, si ottiene una m,atrice unità In. In pratica: AB = BA = In. La matrice B viene detta inversa di A e viene denotata con A-1.
Matrici con Sia A una matrice quadrata. Definiamo la matrice Am come la matrice
Esponenti moltiplicata m volte per sé stessa. Con A0 indichiamo la matrice unità avente le stesse dimensioni di A e con A1 la matrice stessa.
Matrice Nilpotente Matrice quadrata A per cui esiste un iintero r>0 tale che Ar=0.
Equazioni Lineari
Equazioni Lineari Equazioni nella forma a11x1 + … + a1nxn = b1
am1x1 + … + amnxn = bm
Sistema Omogeneo Sistema di equazioni lineari come sopra descritto, dove tutti i termini b1 … bm sono nulli.
Matrice dei Preso un sistema lineare, la matrice dei coefficienti è quella formata da tutti
coefficienti gli elementi a11 … a1n , …, am1 … amn
Sistema Omogeneo Sistema Omogeneo ottenuto da un sitema di equazioni linerari ponendo i
Associato termini b1 … bm pari a zero.
Applicazioni Lineari
Applicazione Modo di associare gli elementi di un insieme agli elementi di un altro insieme.
Immagine presa un’applicazione S®S1 ed un elemento sÎS, si dice immagine di s l’elemento di S1 che viene associato ad s dall’applicazione. Viene detta anche valore di s.
Funzioni Presa un’applicazione F: S ® Kn, dato che per ogni elemento di S avremo un
Coordinate vettore F(t) = (f1(t), ... , fn(t)) come risultato dell’applicazione, gli elementi del vettore vengono chiamati funzioni coordinate.
Curva in forma Se abbiamo un’applicazione F: J ® Rn, con J intervallo di numeri reali, allora
Parametrica l’applicazione viene detta curva nell’n-spazio.
Applicazione Applicazione F: V ® V1 sul corpo K, con V, V1 spazi vettoriali, per cui
Lineare valgono le seguenti proprietà:
AL1 - " u, v Î V: F(u + v) = F(u) + F(v)
AL2 - "c Î k, " v Î V: F(cv) = cF(v)
Applicazione Dato V spazio vettoriale, l’applicazione identica è quella che associa ad ogni
Identica elemento u di V sè stesso, è un applicazione lineare a viene denotata con id.
Applicazione Viene definita su spazi vettoriali, ed è quell’applicazione che associa ad ogni
Nulla elemento di V l’elemento 0. Detta anche applicazione zero.
Spazio delle dati 2 spazi vettoriali V e V1, definiamo spazio delle applicazioni lineari
Applicazioni l’insieme di tutte le applicazioni lineari da V a V1. Viene indicato con
Lineari L(V, V1), oppure L se il riferimento agli spazi vettoriali è chiaro.
Somma di Date 2 applicazioni lineari T: V ® V1 e F: V ® V1, definiamo la loro somma
Applicazioni T + F come l’applicazione il cui valore in u è pari a T(u) + F(u).
Lineari
Nucleo data F: V ® W applicazione lineare, l’insieme di elementi v Î V tali che
F(v) = 0 è detto nucleo di F. Il nucleo è sempre un sottospazio di V.
Piano dati 2 vettori linearmente indipendenti nell’n-spazio e P un punto dell’n-spazio, l’insieme dei punti X tali che: X = P + tA + uB, dove t e u assumono tutti i valori reali è detto piano passante per P e parallelo ad A e B. l’equazione X = P + tA + uB è chiamata equazione parametrica di un piano.
Immagine di una data F: V ® W applicazione lineare, si definisce immagine di F l’insieme di
Applicazione elementi w Î W per i quali esiste un elemento v Î V tale che F(v) = w.
Lineare l’immagine di F è un sottospazio di W.
Applicazione applicazione F: S ® S1, dove comunque si prendano elementi t, u in S, risulta
Iniettiva F(t) ¹ F(u). F è iniettiva se e solo se il nucleo di F è {0}.
Applicazione applicazione F: S ® S1 in cui l’immagine di F è l’intero insieme S1. In pratica
Surgettiva è surgettiva se ogni elemento di S1 è associato ad un elemento di S.
Applicazione data F: V ® W applicazione lineare, diciamo che F è invertibile se esiste una
Lineare applicazione lineare G: W ® V tale che F ° G = id e G ° F = id.
Invertibile
Isomorfismo Applicazione lineare sia iniettiva che surgettiva (dunque anche invertibile). Se si vuole specificare che l’isomorfismo è sul corpo K, si parla di K-isomorfismo.
Operatore Applicazione lineare di uno spazio vettoriale in sè stesso del tipo F: V ® V.
Applicazioni Lineari e Matrici
Matrice associata prendiamo un’applicazione lineare F: V ® W e 2 basi di V e W, {v1, ... vn}
All’applicazione {w1, ... wm}. Gli elementi F(v1) ... F(vn), i risultati dell’ applicazione,
Lineare F appartengono a W, ed ognuno di questi può dunque essere scritto come combinazione lineare di w1, ... wm. Presi i coefficienti a1 ... an delle combinazioni lineari così ottenute, costruiamo una matrice, la cui trasposta sarà chiamata matrice associata all’applicazione lineare F.
Applicazione un applicazione lineare F: V ® V di dice diagonalizzabile se esiste una base
Diagonalizzabile B per cui la relativa matrice associata a F è una matrice diagonale.
Matrici Simili Due matrici M, M1 si dicono simili in un corpo K se esiste una matrice invetibile N tale che M1 = N-1*M*N.
Notazione Mbb1(F) la notazione Mbb1(F) viene usata per indicare la matrice associata all’applicazione lineare F: V ® W, relativa alle basi b e b1, con b Î V e b1Î W. Se le basi sono già fissate si può anche scrivere M(F).
Determinanti
Determinante di Data una matrice quadrata 2 x 2 con la prima riga (a, b) e la seconda (c, d)
Matrice 2 x 2 definiamo il suo determinante come il numero ad – cb. Il determinante di una matrice costruita in questo modo gode delle seguenti proprietà:
- Il determinante, come funzione dei vettori colonne, è lineare.
- Se due colonne sono uguali, allora il det. è uguale a 0.
- Il det.e di una matrice unità 2 x 2 è uguale a 1.
- Se si addiziona a una colonna un multiplo di un’altra colonna, il valore del det. non cambia.
- Se due colonne sono scambiate tra di loro, il det. cambia di segno.
- Il det. di una matrice e della sua trasposta sono uguali, det D(A) = D(tA).
- I vettori (a, c) e (b, d) sono linearmente indipendenti se e solo se il det. ad – bc è uguale a 0.
Sviluppo del Si applica a matrici quadrate e viene applicato nel seguente modo:
Determinante - si decide una riga secondo la quale calcolare il determinante e la si elimina
Secondo la riga - si prende la prima colonna, la si elimina e si moltiplica la matrice così creata
i-esima per il numero dato dall’intersezione tra la riga e la colonna eliminate.
- si aggiunge questo risultato alla soluzione finale che ci darà il det. della
matrice scelta, secondo la regola che le matrici ottenute da colonne dispari
si sommano e le matrici ottenute da colonne pari si sottraggono.
Matrice Inversa Data una matrice A di dimensione n x n, se abbiamo una matrice B tale che AxB = BxA = I, dove I è una matrice unità, allora B è la matrice inversa di A e viene denotata con A-1.
Determinante di Sia A: V ® V un’applicazione lineare, sia M = Mbb(A) la matrice associata
Un’applicazione ad A rispetto alla base b. Il determinante di questa matrice è indipendente
Lineare dalla base e rapprensenta il det. dell’applicaizone lineare A.
Proprietà del det. 1) se A, B sono 2 applicazioni lineari da V a V,
Di un’applicazione allora D(AB) = D(A)*D(B).
Lineare 2) se A è invertibile, allora D(A-1) = D(A)-1.
3) Se I è l’applicazione identica, allora D(I) = 1.
4) Un’applicazione lineare dello spazio V in sè stesso è invertibile, se e solo se, il suo determinante è diverso da 0.
Permutazioni
Permutazione Dato un insieme di interi J, una permutazione è un’applicazione F: J®J tale che se x ¹ y, allora F(x) ¹ F(y).
Permutazione L’applicazione inversa F-1 che, per ogni x Î J, se F(x) = y allora F-1(y) = x.
Inversa
Applicazione se F e G sono permutazione, possiamo considerare anche l’applicazione
Composta composta F°G, o più semplicemente FG che è ancora una permutazione.
Trasposizione è una permutazioneche scambia solo 2 numeri dell’insieme e lascia gli altri al loro posto.
Permutazione Permutazione a il cui segno assegnato dal numero t(a) è 1.
Pari
Permutazione Permutazione a il cui segno assegnato dal numero t(a) è –1.
Dispari
Polinomi e matrici
Polinomio un polinomio sul corpo K è una funzione f: K ® K tale che esistono in K elementi a0, ..., an tali che f(t) = antn + ... + a0 per ogni t Î K.
Coefficienti di un dato un polinomio f(t) = antn + ... + a0 i numeri a0, ..., an sono detti coefficienti,
polinomio in particolare a0 è detto termine costante di f.
Polinomio lineare un polinomio di grado 1.
Radice di un dato un polinomio f, un numero a tale che f(a) = 0 viene denominato radice
Polinomio di f.
Molteplicità di dato un polinomio f nel corpo complesso C, esso può essere scritto come:
Una radice f(t) = (t - a1)m1 ... (t - ar)mr, dove a1, ..., ar sono radici distine del polinomio e m1, ..., mr sono interi positivi univocamente determinati. Dato un termine mi del polinomio diciamo che esso è la molteplicità della radice ai.
Autovettore dato uno spazio vettoriale V su K, e un operatore di V A: V ® V, un elemento v Î V è detto autovettore di A se in K esiste a tale che Av = av.
Se v ¹ 0, a è univocamente determinato dato che a1v = a2v Þ a1 = a2. Gli autovettori vengono anche chiamati vettori caratteristici.
Autovalore dato un operatore A: V ® V su K e autovettore v, per cui ovviamente Av = av, il numero a viene chiamato autovalore se è univocamente determinato. Gli uotovalori vengono anche detti valori caratteristici.
Polinomio Data una matrice A di dimensioni n x n sul corpo K, A = (aij), il polinomio
Caratteristico caratteristico è il determinante PA(t) = det(tI – A). Ovvero il determinante della matrice con i termini invertiti di segno ed avente per diagonale elementi del tipo t - aij, dove aij è un elemento della diagonale della matrice.
Polinomio Prendiamo un’applicazione lineare A: V ® V, in uno spazio vettoriale di
caratteristico per dimensione finita. Definita una base di V consideriamo la matrice M che
un’applicazione rappresenta A rispetto a V. Il polinomio caratteristico di M è anche il
lineare polinomio caratteristico per l’applicazione lineare A.
Molteplicità di un Dato un autovalore a dell’applicazione lineare A, la sua molteplicità è pari
Autovalore alla radice del polinomio caratteristico di A.
Gruppi
Gruppo Insieme G a cui è assegnata una regola che permette di associare ad ogni
Moltiplicativo coppia (x,y) di elementi di G, un elemento di G stesso denotato xy che soddisfa le seguenti proprietà:
1) " x, y, z: (xy)z = x(yz) (associativa)
2) $ a Î G : " x Î G, ax = xa = x (elem. neutro)
3) " x Î G: $ y Î G, xy = yx = a (simmetrica)
Gruppo Gruppo per il quale il risultato dell’associazione tramite legge di
Additivo composizione è x + y invece di xy. Le proprietà a cui deve sottostare l’elemento x + y sono le seguenti:
1) " x, y, z: (x + y) + z = x + (y + z) (associativa)
2) $ a Î G : " x Î G, 0 + x = x + 0 = x (elem. neutro)
3) " x Î G: $ y Î G, x + y = y + x = a (simmetrica)
Gruppo Abeliano gruppo moltiplicativo in cui, oltre alle proprietà suddette, viene soddisfatta anche la seguente proprietà:
4) " x, y Î G x + y = y + x. (simmetrica)
Viene detto anche gruppo commutativo.
Gruppo lineare Gruppo formato dalle matrici invertibili n x n, rispetto alla moltiplicazione,
generale viene denotato con GLn(K), oppure GL(n,K).
Gruppo lineare Gruppo formato, rispetto alla moltiplicazione, dalle matrici invertibili n x n su
Speciale corpo K aventi determinante uguale a 1.
Gruppo banale Gruppo con un solo elemento.
Gruppo finito Gruppo con un numero finito di elementi.
Ordine di un Numero di elementi di un gruppo.
Gruppo
Prodotto diretto Gruppo G x G1 ottenuto da due gruppi G, G1 e costituito da tutte le coppie ordinate (x,x1), con x, Î G e x1 Î G1. il prodotto diretto gode della seguente proprietà:
Prese 2 coppie di G x G1, è possibile definire il loiro prodotto (xy,x1y1).
Fonte: http://twiki.dsi.uniroma1.it/pub/Users/LucaPastorello/Lang-appuntidialgebra.doc
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