Moda Jeans e T-shirt

 

 

 

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Moda Jeans e T-shirt

 

JEANS E T-SHIRT

 

Il 1850 è, nella storia statunitense, l’anno d’avvio della corsa all’oro con migliaia di uomini - cercatori d’oro, minatori e avventurieri di ogni tipo - che si mettono in marcia verso l’Ovest.


Tra essi si racconta che fra di loro vi fosse un giovane bavarese, Levi Strauss, già commerciante impiantato a New York, che si era portato con sé grandi rotoli di tela pesante per confezionare tele e teloni per carri.


Questa tela veniva da Genova, il nome Jeans è il derivato fonetico della pronuncia anglosassone di Genes, nome francese di Genova.
Quando Levi Strauss terminò i primi rotoli di tela genovese cominciò ad importarne da un altro mercato più competitivo: dalla Francia importò la tela “de Nimes”, dalla città di Nimes, da cui la denominazione Denim della tela dei jeans.


Strauss aveva crescente bisogno di tela perché si accorse presto che la sua utilizzazione più che avere come destinatari le tende e i carri avrebbe potuto accontentare i cercatori stessi che necessitavano di pantaloni in grado di resistere alla rudezza del lavoro.
Su indicazione di Levi Strauss, il sarto Jacob W. Davis fabbricò il primo prototipo dei jeans; nel 1860 un minatore suggerì al direttore vendite della Levi’s di rafforzare la tasche nei punti strategici con rivetti di rame.
Una richiesta crescente di jeans venne dagli operai della ferrovia e dagli occupati nei numerosi insediamenti agricoli: contadini, braccianti e schiavi sono i primi grandi clienti del jeans, tanto è vero che i cow-boys si rifiutarono per un certo periodo di tempo di indossare indumenti connotati così miseramente. (Grandi 88)
Questa è la ricostruzione storica più accreditata ma, come nel mondo antico molte città si contendevano l’onore di aver dato i natali ad Omero, oggi diverse regioni si attribuiscono l’origine dei jeans!


Pare che pantaloni simili a quelli fabbricati da Levi Strass fossero già usati in Francia dai marinai e dai lavoratori portuali provenienti da Genova e chiamati Genes e recentemente anche il Piemonte si è arrogato il diritto di paternità: i jeans non sarebbero altro che le ben note “braie blu”.
All’incirca attorno all’inizio di questo secolo, John Wasley Hanes aprì a Winston, nel North Carolina, un’azienda specializzata in abbigliamento da uomo.
Il cotone non mancava , la qualità sembra che fosse ottima e il taglio comodo, al punto che in breve tempo le T-shirt Hanes divennero un capo indispensabile per i lavoratori delle campagne prima e delle fabbriche successivamente.

Nei primi decenni del Novecento entrambi i capi si sono affermati assumendo, accanto alle connotazioni di robustezza, funzionalità, buon mercato, quelle di libertà e di tempo libero.
La T-shirt è andata a far parte dell’abbigliamento sportivo, accogliendo il logo che indica il marchio: nel 1939, usata con successo come strumento di promozione e souvenir per pubblicizzare il film “Il mago d’Oz”, ha acquisito una caratteristica che le rimane fino ai nostri giorni.
Jeans e T-shirt hanno acquistato popolarità in Europa anche perché indossati, in film di successo, da grandi attori del firmamento hollywoodiano come Marlon Brando, James Dean e dal mito del rock, Elvis Presley. Blue Jeans e T-shirt, dagli anni’50 in poi, diventano la divisa di una generazione: li adottano varie sottoculture giovanili come anti-moda.


Ma è soprattutto il jeans ad esercitare fascino fra società e popoli diversi, diffondendosi in tutto il mondo.
Dagli albori della moda,  nel mondo occidentale forse nessun altro indumento è riuscito, come questi pantaloni da lavoratore, ad esprimere ambiguità e contraddizioni, superando divisioni di classe, occupazione, sesso, età, per diventare un capo universalmente accettato.
Le loro origini, il richiamo al mondo del lavoro, alla vita all’aria aperta e all’west americano,  nel corso degli anni, li hanno in qualche modo avvicinati a sentimenti di democrazia, indipendenza, eguaglianza, libertà e fraternità. Non stupisce che, al di fuori del contesto in cui sono nati, i primi ad apprezzarli, negli anni 30 e negli anni 40, siano stati  pittori ed artisti nel Sudovest degli Stati Uniti; negli anni 50 li indossavano le bande di motociclisti “teppisti” (bikers ) e negli anni 60, i giovani in genere,  gli hippies e gli attivisti della nuova sinistra: tutti gruppi che si ponevano in opposizione rispetto alla cultura conservatrice, consumistica e borghese,  dominante in quegli anni.
Negli anni successivi la povertà delle origini venne enfatizzata in modo vistoso con la moda del jeans liso, con buchi e strappi più o meno naturali; i jeans scoloriti e consumati divennero più apprezzati di quelli nuovi al punto che alcune aziende iniziarono a produrli scoloriti, simili a quelli usati.
Per contrasto nacque però un nuovo modo di proporre il fascino dei jeans: venduti in boutique, ricamati, in forme e taglie particolari, naturalmente “firmati” vennero abbinati a capi preziosi e raffinati, in notevole contrasto simbolico con quanto fino a quel momento avevano significato.
Da divisa giovanile, nel corso del tempo, si sono generalizzati ad indumento per tutte le stagioni e per tutte le età; elemento fondamentale del “casual wear”, restano simbolo di anticonformismo, comodità, libertà, “otium” e universalità.

 

fonte: http://www.consumart.it/download/JEANS_E_T.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

T-shirt

T-Shirt story
La storia comincia verso la fine dell'800, un tipo di T-Shirt in cotone fu creata come capo d'abbigliamento intimo per uomini. Veniva chiamata "maglia" (vest) o "maglietta intima" (under-vest). Ma comincia soltanto a partire dal 1913 il vero "boom" della T-shirt.
Durante la Prima Guerra Mondiale, i soldati americani notarono le comode e leggere magliette intime di cotone dei soldati Europei diventate subito molto popolari in America. Furono battezzate con il nome che conosciamo tutti: T-Shirt.
Ci sono diverse teorie sull’origine del suo nome. Alcuni lo riferiscono alla forma della maglietta stessa, “T”, altri lo attribuiscono al fatto che veniva usata dai militari per gli allenamenti “Training shirt”, quindi “T-shirt”. Sarebbe più probabile la prima teoria, infatti negli anni '30, esisteva la "A-Shirt", ovvero la maglietta intima senza maniche; la comune canottiera. Un'ultima teoria dice che il nome potrebbe derivare da "Tee", ovvero "Amputee" (amputato), facendo riferimento alle maniche "amputate" rispetto alle classiche maglie a maniche lunghe.

La T-Shirt diventa uno standard durante la Prima Guerra Mondiale nell'abbigliamento dell'esercito Americano e della Marina. A questo punto perde il suo ruolo esclusivo di indumento intimo e viene spesso indossata dai soldati durante lavori pesanti o per rimediare al caldo.
L'uso sempre più frequente della T-Shirt in pubblico, fu così eclatante, che nel 1942 il magazine "Life" pubblicò in copertina una foto di un soldato Americano che indossava una T-Shirt. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la T-shirt entra a far parte dell'abbigliamento di tutti.
Nel 1948, il "New York Times", riporta che furono create delle magliette con la scritta "Dew it for Dewey" (Dewey era il governatore di New York, in lista per la carica presidenziale), primo esempio di maglietta "pubblicitaria", a cui seguì "I Like Ike", nel 1952, a supporto di Dwight D. Eisenhower. La consacrazione della T-Shirt, venne quando attori famosissimi come James Dean, Marlon Brando e John Wayne la indossarono in loro numerosi film. Sempre negli anni '50, la "Tropix Togs", cominciò a produrre T-Shirt decorate con nomi di luoghi turistici e personaggi della Walt Disney.
Nel 1960, fu introdotta la maglietta con gli orli delle maniche e del colletto di diverso colore rispetto al resto della maglietta. Diventa allora subito un capo di culto. Verso la fine degli anni '60, nasce, nel Mill Valley in California, la prima azienda dedicata esclusivamente alla produzione di disegni e motivi per le T-Shirt, la Monster Company.
Il boom in Italia si ebbe negli anni '60, dove iniziò a diffondersi soprattutto tra i giovani universitari che cavalcavano la protesta contro la società riportando frasi che erano in voga all'epoca es. il simbolo di “Peace and Love”. Negli anni '70 la T-Shirt viene anche usata pesantemente come mezzo pubblicitario. Dagli anni '80, ma soprattutto negli anni '90, le T-Shirt decorate con il logo di importanti aziende di moda (Calvin Klein, Emporio Armani, Dolce & Gabbana, Ralph Lauren, The Gap, Guess…. e oggi “Wog”) o gruppi musicali, erano molto popolari tra i giovani, permettendo loro di esprimere e condividere la loro passione e preferenza per questo o quel marchio di abbigliamento. Possiamo affermare oggi, che la T-Shirt, da indumento intimo, è diventata un vero e proprio oggetto di moda.


Fonte: http://accademiaromawiki.wikispaces.com/file/view/T-Shirt+story.docx

 

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

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