Nevrosi e psicosi
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Nevrosi e psicosi
La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi
Nei suoi scritti precedenti Freud aveva sostenuto che la differenza principale tra la nevrosi e la psicosi è che nella nevrosi l’Io, reprime una componente dell’Es, mentre nella psicosi lo stesso Io, ponendosi al servizio dell’Es, si ritrae da una parte della realtà. Ma ciò non si rivela esatto al 100% in quanto la nevrosi turba in qualche modo il rapporto dell’ammalato con la realtà, e la nevrosi stessa si caratterizza come mezzo per l’ammalato per allontanarsi dalla realtà.
Possiamo considerare nella genesi della nevrosi due momenti :
- Un primo momento in cui L’Io ponendosi al servizio della realtà, intraprende la rimozione di un moto pulsionale
- La nascita della nevrosi vera e propria che consiste nel fallimento della rimozione che reca un risarcimento all’elemento colpito dell’Es,
Questo secondo stadio è alla base dell’allentarsi del rapporto con la realtà, e in particolare la perdita di realtà si riferisce proprio a quel frammento della realtà in forza delle cui richieste la rimozione pulsionale si era prodotta.
Anche nella psicosi si evidenziano due stadi:
- Nel primo momento l’Io ponendosi al servizio dell’Es si svincola dalla realtà
- Il secondo stadio vuole controbilanciare la perdita di realtà, mediante la creazione di una realtà nuova e diversa, che non presenti gli stessi impedimenti della realtà che è stata abbandonata.
Sia nella nevrosi che nella psicosi il secondo stadio è sorretto dalle medesime tendenze, si pone al servizio del desiderio di potenza dell’Es che non vuole lasciarsi piegare dalla realtà. Nevrosi e psicosi sono entrambe espressioni della ribellione dell’Es contro il mondo esterno, della sua incapacità di adattarsi alla dura realtà, alla necessità. Nella nevrosi una parte di realtà viene evitata con la fuga, nella psicosi essa viene ricostruita ex novo. Ovvero nella psicosi alla fuga iniziale fa seguito una fase attiva di ricostruzione, nella nevrosi all’iniziale sottomissione fa seguito un tentativo posticipato di fuga. La nevrosi non rinnega la realtà, semplicemente di essa non vuole sapere nulla; la psicosi invece rinnega la realtà e cerca di rimpiazzarla.
Nel compito di ricostruzione della realtà nella psicosi si presenta il compito di procurarsi percezioni tali da poter corrispondere alla nuova realtà che il soggetto si è creato; e l’allucinazione è la strada più radicale per raggiungere questo intento. Così come avviene nella nevrosi che ogniqualvolta la pulsione rimossa ha un soprassalto si produce una reazione angosciosa, nella psicosi la parte della realtà che è stata rigettata torna continuamente ad imporsi alla vita psichica producendo una reazione ansiosa.
La nevrosi si accontenta solitamente di schivare una certa parte della realtà e di proteggersi dal pericolo di venire con essa in collisione. La netta distinzione fra nevrosi e psicosi si attenua tuttavia per il fatto che anche nella nevrosi non mancano i tentativi di sostituire la realtà indesiderata con una realtà più consona ai propri desideri. La possibilità di far questo è offerta dall’esistenza del mondo della fantasia, di un regno cioè che a suo tempo , quando fu instaurato il principio di realtà, fu separato dal mondo esterno reale e da allora è stato risparmiato dalle esigene e dalle necessità della vita, come una sorta di territorio protetto, non inaccessibile all’Io , ma ad esso legato in modo labile. Da Questo mondo della fantasi ala nevrosi trae il materiale per le sue neoformazioni di desiderio, trovandolo abitualmente sulla via della regressione verso un passato reale più ricco di soddisfazioni. Non c’è praticamente alcun dubbio che il mondo della fantasia svolga nella psicosi questo stesso identico ruolo, che esso sia, anche per la psicosi, lo scrigno da cui viene tratto il materiale, o il modello per la costruzione della nuova realtà.
Fonte: http://digilander.libero.it/sfacinnamento/MondoPsi/Psicopatologia/perditanevrosi.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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Nevrosi e psicosi
Nevrosi
Le nevrosi sono disturbi senza cause organiche i cui sintomi esprimono il disagio di un conflitto fra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Producono sentimenti di paura e d'incertezza che complicano i rapporti con le situazioni del vivere. La nevrosi patologica scatta quando l’ansia diventa talmente insopportabile, da rendere inadeguato l'agire umano. Pochi ammettono di essere affetti da tale disturbo, in quanto ognuno di noi vede sempre le stranezze nel comportamento altrui e mai nel proprio.
Tra normalità e anormalità non si può tracciare una linea di confine netta e precisa. La differenza fra l’essere e il non essere nella norma, sta nel considerarsi partecipi o meno, nel mondo. Chi è dissociato da ogni rapporto, è una persona a rischio. Rientra nella norma, invece, chi proietta la propria personalità nel fare e nel rapportarsi agli altri.
Secondo il criterio statistico, è normale colui che si comporta come la maggioranza delle persone; secondo il criterio sociale è anormale colui che si comporta in modo stravagante.
Il criterio migliore per rispondere alla domanda chi è normale èla consapevolezza della propria interiorità. E' normale, quindi, chi sa costruire il rapporto con gli altri e sa rendere importante anche quelle piccole cose che rendono piacevoli le relazioni umane.
Chi non ha simile consapevolezza è un nevrotico per inefficienza o difetto di soggettivismo, disturbo che si manifesta nell'incapacità di guidare coerentemente i propri affetti, nella difficoltà di dimostrare impegno familiare, nella discontinuità dell'impegno scolastico o lavorativo, nella fissazione di non saper vincere le paure che bloccano le loro azioni, nella paura di non sentirsi sicuro in casa propria, nella certezza di non avere futuro. Si può essere nevrotici anche per troppa efficienza. E' il rischio di quegli individui che credono di avere sempre ragione e che il modo giusto di comportarsi è solo quello, che essi pensano. Non riescono facilmente a mettersi in discussione, sono estremamente rifiniti nell'esercizio della loro professione e difficilmente incorrono in errori di distrazione. Il loro atteggiamento di superiorità è di peso per amici e collaboratori. Emettono giudizi trancianti.
I primi sono nevrotici per difetto di soggettivismo, i secondi per eccesso di soggettivismo.
PSICOSI
Descrizione
A differenza della nevrosi, la psicosi è un grave disturbo mentale contraddistinto da una disintegrazione della personalità. Investe in maniera determinante, pensieri, sentimenti e relazioni sociali. La persona psicotica vive in un mondo irreale che non concorda con quello in cui egli vive e, quando si accorge della divergenza, il che avviene molto spesso, va in crisi reagendo con aggressività, autolesionismo, depressioni e minacce di suicidio.
Il linguaggio dello psicotico è illogico, bizzarro, disordinato e, spesso, incomprensibile.
Le psicosi sono disturbi gravi caratterizzate da alterazioni percettive, affettive e cognitive. Lo psicotico vede e sente cose che non ci sono ed è estremamente euforico o depresso. Per questi motivi le psicosi, a differenza delle nevrosi, sono i disturbi temuti non meno del tumore o dell’infarto, anche se non tutti i soggetti psicotici sono ugualmente gravi.
Nevrotico e psicotico
Un confronto fra il modo di pensare e di agire del nevrotico e dello psicotico può rendere più chiara la differenza fra i due disturbi che, troppo spesso, vengono male intesi dalla gente non addetta ai lavori. A volte i genitori, di fronte a disturbi gravi come reazioni ossessive, dissociative e compulsive, che sono sintomi di un psicosi, forse per paura di scoprire la verità, considerano il figlio solamente un po'strano. Non comprendono che con simili disturbi, è meglio affrontare subito il problema.
Il nevrotico è un individuo che sogna la vita in modo fantastico ed irreale, proietta la sua fantasia in un altro mondo, ma è sempre in grado di distinguere il valore della sua immaginazione da quello della realtà. Fa castelli in aria, ma con il suo pensiero vive in terra.
Lo psicotico, invece, è convinto che la vita è quella del suo sogno irreale e ogni altro pensiero, diverso dal suo, appartiene a persone malate. La vita è solamente quella che lui irrealmente pensa. Fa castelli in aria e, con il suo pensiero va ad abitarvi, perché non accetta il mondo in cui vive. Ha paura della realtà, ma non può ammetterlo.
Fonte: http://www.hafricah.net/public/Appunti/nevrosi%20e%20psicosi.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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Nevrosi e psicosi
Normalità e patologia
Prima dell’opera di S. Freud la psichiatria classica distingueva con rigidità le persone dette "sane", da coloro che erano considerati i "malati mentali", senza possibilità di zone intermedie, dove normalità e patologia potevano incontrarsi.
Il Novecento condivide la grande evoluzione scientifica che ha portato alla elaborazione di numerosi progetti terapeutici: dall’invenzione degli psicofarmaci alla definizione di diversi indirizzi di psicoterapia. È anche l’epoca della deistituzionalizzazione delle strutture manicomiali e la nascita di una psichiatria sociale. Confondere normalità e salute opponendovi anormalità e malattiarappresenta una posizione statica perchè la malattia non può essere ridotta ai suoi sintomi.
2.1. La struttura nevrotica
Occorre in primo luogo affermare che il campo della nevrosi corrisponde alla linea evolutiva della normalità. Con questo non intendiamo dire che il nevrotico e la persona "normale" coincidano in tutto o per tutto. La nevrosi è una malattia, specie quando si manifesta sotto forme abbastanza gravi. Tuttavia l’organizzazione mentale è simile a quella della normalità: i meccanismi di difesa sono quelli che utilizzano anche le persone comuni; sono meccanismi di tipo evoluto. Gli psicoanalisti affermano che il conflitto mentale, cioé le problematiche interne al soggetto, sia determinato da eventi riferibili alla sfera della sessualità. Lo stesso accade per la normalità delle persone.
Freud era partito da questa convinzione, specie quando si occupava dell’isteria. In un primo momento riteneva che fossero state situazioni "traumatiche" a generare la forma patologica. Poi, gradualmente, seguendo le storie delle sue pazienti, pensò sempre meno alla reale consumazione dei fatti come cause della nevrosi, ma il trauma sessuale assumeva sempre più il contorno della fantasia. Certe fantasie (fantasmi) e non i fatti possono evere il significato di un trauma.
L’elemento centrale della sessaulità nevrotica è il suo carattere genitale, e quindi relativo al modello di relazione che la persona assume nei riguardi del conflitto edipico
Come già aveva definito Freud il conflitto nevrotico ha a che fare con le problematiche connesse alla elaborazione della relazione edipica. Come già abbiamo avuto modo di osservare questo conflitto proviene, per il maschio, dalla rivalità che manifesta nei confronti del padre per la conquista della madre. Il padre diviene oggetto di sentimenti ambigui: da un lato è presente il desiderio di rapportarsi nei suoi riguardi mediante tenere effusioni, dall’altro invece nasce la paura delle ritorsioni che egli potrebbe avere a causa del desiderio di possesso della madre.
Questa ambivalenza è fonte di una intensa angoscia, che Freud chiama di "castrazione" poiché al centro di essa si pone la paura di perdere la virilità, messa in seria discussione dalla forza che viene attribuita al padre.
L’accesso alla madre è considerato la grande proibizione attorno a cui ruota l’intero mondo affettivo del nevrotico. Proibizione che viene interiorizzata, normalmente, per formare il Super-Io, istanza morale considerata come "l’erede del complesso di Edipo". Le conseguenze più evidenti del complesso di Edipo sono i processi di identificazione: con il padre, per il bambino, con la madre, per la bambina. Nel nevrotico questa posizione affettiva non è del tutto superata; il soggetto è come prigioniero della elaborazione di un passaggio estremamente difficile nella storia della sua evoluzione psico-sessuale. Si tratta di una situazione "normale" per l’adolescente, che ritorna al periodo edipico, anche se gli oggetti del suo investimento non risultano più essere i genitori, ma altre figure investite di un potere superiore: come gli insegnanti o altre persone dotate di una certa autorevolezza.
2. 2. La struttura psicotica
Possiamo definire la psicosi come una modalità di costruzione mentale caratterizzata dalla non-separazione del soggetto dall’oggetto. In questo caso la fusione fra l’oggetto e il soggetto supera di gran lunga la capacità da parte di un individuo di porsi in modo distaccato nei confronti della realtà, presupponendo la presenza di una personalità che gestisce autonomamente il rapporto col mondo esterno. È la creazione di uno schema di personalità ciò che fa la differenza fra l’evoluzione nevrotica e quella psicotica. Questo processo assume il nome di personazione o personificazione.
La persona psicotica non è in grado di produrre una attività mentale di origine interna.
Il soggetto psicotico è in grado di strutturare un rapporto con il mondo esterno, benché gli manchi la possibilità di entrare in una relazione profonda con esso, in quanto gli è impossibile elaborare interiormente questa relazione e quindi apprendere dall’esperienza. Apprendere dall’esperienza significa infatti entrare in contatto con il mondo, elaborare le informazioni acquisite, mutare la propria posizione in merito ed avere coscienza del proprio cambiamento. Questo lavoro mentale presuppone non solo la possibilità di avere relazioni con l’esterno, ma anche quella di elaborare strategie interne, costruire qualcosa all’interno di uno spazio mentale.
È proprio questo spazio interno ciò che appare altamente compromesso nello psicotico. Il motivo per cui il soggetto non riesce a vivere una realtà a tre dimensioni è collegato alle angoscie primarie e cioé alle paure che emergono nel bambino in relazione all’oggetto materno, quando ancora si trova ad un livello precocissimo di sviluppo.
L’ipotesi di partenza della Klein, ma soprattutto dei suoi discepoli, è che ogni bambino nasca dotato di una serie di strumenti mentali, che gli consentono di far fronte all’angoscia che deriva dalla esposizione al seno cattivo.
Di fronte al desiderio insoddisfatto questi soggetti entrano in un profondo turbamento che scatena fantasie distruttive nei confronti del seno che non c’è, e non si concede. Il seno diventa cattivo, o meglio, persecutorio. Anche la sua presenza è mal tollerata, perché ricorda la ferita relativa ai momenti in cui egli rimane solo col suo desiderio insoddisfatto, quando il seno non è presente. Così il bambino non è in grado di soddisfarsi nemmeno quando la madre glielo può porgere. Viene a mancare una sincronia fra madre e bambino. Con l’identificazione proiettiva il bambino usa questo strumento per difendersi dall’angoscia che deriva dal rapporto con il seno cattivo.
Questa condizione è la posizione schizoparanoide. Il passaggio alla tappa successiva del modello kleiniano, e cioé alla cosiddetta posizione depressiva, prevede che il bambino, sempre in preda a profondi attacchi di invidia nei confronti del seno cattivo possa aver fantasticato di aver distrutto l’oggetto d’amore, durante uno dei momenti d’aggressività. Occorre tenere ben presente che questa aggressività è spesso solo fantasticata, anche se il passaggio all’azione è possibile.
Accanto alle strutture nevrotica e psicotica troviamo altre entità morbose: "psicopatie", "paraschizofrenie", ecc.: tutte caratterizzate dal fatto di non essere ben chiaramente rapportabili a problematiche di natura nevrotica o psicotica.
Oggi vengono assunte denominazioni nuove per tali soggetti, che manifestano disturbi abbastanza gravi della personalità: si parla di "casi-limite", "stati-limite", o di "border-line".
Ansia
Si tratta di uno stato che viene provato da tutti nel corso della vita. Può essere accompagnato ad alcune situazioni reali che portano preoccupazione, come un esame, una interrogazione, una prova importante. È caratterizzata dalla senzazione di un pericolo incombente dal quale è difficile ripararsi, poiché non ha origine. Nella sua forma più grave, chiamata anche angoscia, la paura intensa che viene provata è ancora più grande in quanto non esiste un motivo esterno che la possa giustificare. Si tratta di una paura senza motivo apparente.
Depressione
La depressione rappresenta uno stato d’animo legato a una disperazione, a un senso d’impotenza che spesso porta al bisogno di piangere o di fuggire.
Conosciamo una depressione detta "reattiva" e cioé causata da una situazione molto penosa, come la morte di un familiare o di un amico, o conseguente a un insuccesso personale, nel campo del lavoro, o nel campo affettivo.
La depressione maggiore o depressione psicotica sembra invece non avere una causa oggettiva ed è stata definita "il male oscuro". La depressione maggiore ha sempre un rischio suicidario.
Ossessioni
Sono caratterizzate da comportamenti obbligati o compulsivi. Il soggetto si sente costretto a compiere determinate azioni, a ripetere rituali, al fine di esorcizzare situazioni di pericolo. A volte la patologia si presenta come bisogno sfrenato di tenere tutto sotto controllo, portando a una esagerazione per l’ordine e la pulizia.
Talora l’ossessione può rendere la vita così piena di rituali, da impedire alla persona che ne è affetta di muoversi o la costringe ad affaticanti e soffocanti operazioni vissute in modo doloroso.
Fobie
È definita col termine fobia una forma di paura intensa provocata da determinati tipi di animali: cani, topi, ragni, insetti, serpenti, ecc, o persone o ambienti, o situazioni.
Ipocondria
Si tratta di un disturbo che imprime la convinzione di essere ammalati anche senza motivo. Di questo il paziente si preoccupa e ne soffre altamente. Spesso la medicina lo considera un ammalato immaginario, ma l’ossessione rivolta verso il proprio corpo genera un’angoscia reale, che deve essere considerata sotto il profilo psicologico.
Fonte: http://clip2net.com/clip/m10836/1223053153-psicopatologia-differenza-tra-psicosi-e-nevrosi-31kb.doc?nocache=1
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