La Bibbia

 

 

 

La Bibbia

 

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La Bibbia

 

La Bibbia
“Il Cristianesimo, non è la religione del libro, per quanto sacro possa essere, ma la religione della Parola incarnata e vivente

 

Introduzione
Anche senza aver mai aperto la Bibbia, si sa che essa è il libro sacro dei cristiani e degli ebrei, almeno per quanto riguarda l'Antico Testamento. Ma perché è un libro così importante? Per i credenti la Bibbia fa conoscere la "comunicazione" fra Dio e gli uomini, un dialogo che percorre circa venti secoli di storia, e precisamente va dal XIX secolo a. C. (in cui è vissuto Abramo) fino al II secolo d. C. (con l'apostolo Giovanni). Ieri, oggi e sempre, i cristiani vivono della luce di questo libro sacro, sacro perché ispirato da Dio. La Bibbia è Parola di Dio perché ispirata da Lui, è espressione in parole umane della Sua Parola, poiché Egli si trova a dover parlare per mezzo di uomini. In nessun luogo della Bibbia troviamo la parola di Dio rivolta a noi direttamente, ma sempre ci viene comunicata dagli uomini e sempre in un linguaggio umano.

 

Significato della parola Bibbia

Il nome della  Bibbia: "ta biblia" significa letteralmente: "i piccoli rotoli". Da "biblia", attraverso il latino si ha Biblia - ae , si arriva al nostro italiano Bibbia (il libro per eccellenza). È giusto considerarla un opera unitaria, poiché, anche se vi hanno collaborato diversi scrittori,  l'unico Autore è Dio. Ma da un punto di vista propriamente umano, la Bibbia è una raccolta di libri (73 volumi), una piccola biblioteca: vi troviamo infatti opere differenti l'una dall'altra raggruppate in due grandi raccolte: l'Antico (AT) e Nuovo Testamento (NT).
Antico  Testamento  =    Antica Alleanza (dall'ebraico berìt = patto)
Nuovo Testamento = Nuova Alleanza.
La Bibbia non è stata scritta da un solo autore, ma è nata dalla vita millenaria di un popolo; e non è un solo libro, ma la biblioteca religiosa di quel popolo.
Scopo dell’incontro con la Bibbia è rafforzare la fede, nutrire la preghiera. Dare luce alla vita dei credenti. Il conseguimento di questi obiettivi non è però automatico né istintivo: dipende dalla corretta comprensione del testo.
Il Padre incontra i suoi figli non per dare notizie sul passato, ma per annunciare qualcosa che li riguarda, che tratta di loro.

 

Composizione della Bibbia

L'Antico Testamento è formato da 47 libri scritti prima della venuta di Cristo è la storia del popolo eletto vista nel corso dell'Alleanza, caratterizzata da fedeltà e infedeltà da parte del popolo di Dio e da una perenne fedeltà (in ebraico hesed ) da parte di Dio.
Il Nuovo Testamento (che oggi tutti i cristiani hanno in comune, cattolici, protestanti e ortodossi) si compone di 27 libri che mostrano come Dio realizza in Cristo il suo progetto salvifico, il riscatto dell'uomo dal peccato e da ogni schiavitù. Dio ha allora concluso una nuova alleanza con un popolo nuovo (la Chiesa). L'Antico Testamento conduce al Nuovo Testamento. 

La classificazione del Antico Testamento nella Bibbia cristiana:
-1)  Pentateuco (i primi cinque libri)
-2) Libri  storici  (che  sono  16:  Giosué,  Giudici, Rut, primo e secondo Samuele, primo e secondo Re, Giuditta ecc.)
-3) Libri didattici (ossia libri profetici e sapienziali), sono sette: Giobbe, Salmi, libro dei Proverbi, Ecclesiaste (Qoèlet), Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico (Siracide o libro di Gesù Ben Sirah, ossia Salvatore figlio di Sirah).
-4) Libri profetici: comprendono i profeti maggiori (sono quattro: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele), e i profeti minori (sono dodici).
La classificazione del Nuovo Testamento nella Bibbia cristiana: Abbiamo qui tre gruppi:
-a) Libri storici            ( I Vangeli e gli atti degli Apostoli)
-b) Libri didattici        (le 21 epistole, lettere)
-c) Libro profetico    (Apocalisse, attribuita a San Giovanni).
LE LINGUE DELLA BIBBIA: sono tre:  Ebraico, Aramaico e Greco.

 

Origine “divina” del contenuto della Bibbia

 

La Bibbia non è soltanto il resoconto delle parole di Dio, né tanto meno contiene solo la rivelazione fatta da Dio attraverso le sue parole e i suoi gesti salvifici, ma è realmente "Parola di Dio". “La Sacra Bibbia è parola di Dio, in quanto scritta per ispirazione dello Spirito Santo”.
L'ispirazione divina è un mistero e una realtà soprannaturale, ragione per cui non potremo mai coglierne tutta la portata. Il nostro sforzo è cercare di capire, ma a molte domande non avremo risposta perchè le realtà divine non sono esaustive per la mente umana.
l'Ispirazione divina non è altro che Dio stesso, che opera per produrre un determinato effetto. La Bibbia infatti non è qualcosa che cambia Dio, e non è Dio, ma solo un prodotto della sua ispirazione. È una azione compiuta all'esterno, dovuta quindi a tutte e tre le persone della Trinità, anche se per attribuzione la definiamo solo in rapporto allo Spirito Santo.
Praticamente la Bibbia è attribuita alla causa principale proprio come un dipinto è attribuito all'artista che lo crea e non in rapporto agli strumenti che egli usa. Nei nostri schemi, gli eventuali difetti possono essere dovuti sia alla causa principale che a quelli secondari. Nel caso della Sacra Scrittura, nessun limite e nessuna imperfezione può essere attribuita a Dio; le eventuali deficienze sono di genesi umana (altrimenti Dio sarebbe limitato e quindi non sarebbe Dio).

 


In ebraico è stato scritto quasi tutto l'Antico Testamento, quasi perché ci sono delle piccole sezioni (una decina di capitoli) che sono scritti in aramaico (Esdra, capitolo 4,8-6,18; 7,12-26; Dn 2,4-7,28 e infine due sole parole di Gn 31,4-7 e una frase nel libo di Ger 10,11).
In greco sono stati scritti i due libri dei Maccabei e la Sapienza (che sono scritti direttamente  in greco); a questi vanno aggiunte antiche versioni ebraiche (altri cinque libri) che ci sono giunte nella lingua greca (Baruc, primo Maccabei, Tobia Giuditta e alcune sezioni di Daniele e di Ester). Manca un libro, il cosiddetto libro del Siracide che a noi è giunto in greco però nel Prologo si presenta come traduzione e versione greca del testo ebraico originario. (Nel 1930-31 al Cairo, per 2/3 e stato ritrovato l'originale ebraico.) Il Nuovo Testamento ci è giunto tutto in greco (è stato scritto nella stessa lingua).

 

Fonte: Fonte: http://digilander.libero.it/rieducando/data/Incontri/INCONTRI/I%20La%20Bibbia%201.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Parola chiave google : La Bibbia tipo file : doc

 

Che cos’è la Bibbia?

 

E' il libro più diffuso e più tradotto nel mondo. E' anche uno dei libri più antichi che si conoscano. E' senza dubbio il libro che ha lasciato le tracce più significative nel cammino dell'umanità. Arte, letteratura, musica, vita e costumi dei popoli si sono ispirati alla Bibbia, da essa sono stati plasmati e hanno tratto nutrimento. E naturalmente, prima di tutto, la Bibbia è libro sacro, il libro della fede per un numero indescrivibile di persone, da tanti secoli. Al suo messaggio hanno ispirato la loro vita e su di essa hanno edificato le loro comunità. C'è da chiedersi allora quale sia il segreto della Bibbia, da che cosa essa tragga la capacità di segnare così profondamente la storia del mondo e delle persone.
Una prima, immediata risposta è che la Bibbia è il documento centrale della religione ebraica e di quella cristiana; ma anche il mondo islamico ne ha stima. È un'opera letteraria, anzi una vera e propria letteratura, che raccoglie la storia bimillenaria di Israele, di Gesù e dei primi cristiani. Questa storia porta con sé
un messaggio straordinario: la rivelazione che Dio ha fatto di sé all'umanità e il disegno di salvezza che egli va costruendo nella storia. Ascoltando il messaggio della Bibbia, si scopre poi che essa è qualcosa di più di un testo letterario e storico: è parola di Dio. La Bibbia è la parola che Dio ha fatto risuonare nel tempo, nelle parole dei profeti, di Gesù e degli apostoli, e che mediante gli scrittori sacri ha consegnato prima al popolo d'Israele, poi, in modo definitivo, alla Chiesa e, tramite suo, a tutte le persone della terra. Qui sta il segreto della Bibbia, la ragione della sua esistenza. La fede della Chiesa lo ha affermato da sempre: Dio ha donato agli uomini la sua stessa parola, perché possa risuonare in ogni tempo, anche oggi, come fosse la prima volta. E' un mistero grande, in cui l'opera dello Spirito si unisce a quella dell'uomo. E' parte del mistero dell'incarnazione, di quel cammino di Dio incontro all'uomo che ha il suo vertice nella Parola fatta carne. Se nella Bibbia incontriamo la parola di Dio, anzi è essa stessa parola di Dio per noi, non possiamo allora fare a meno della Bibbia: è il nostro cibo. Alla mensa della vita i cristiani si nutrono della parola e del corpo di Cristo. L'orizzonte si apre oltre il puro sapere che cosa sia la Bibbia, oltre la conoscenza della sua origine, della sua articolazione e dei suoi contenuti. Si tratta di entrare dentro la Bibbia, abitarvi, meditarla, pregarla; si tratta di lasciarsi ispirare da essa, con essa discernere i segni dei tempi, capire la volontà di Dio, metterla in pratica. È questa l'esperienza della Parola, che costituisce il fine proprio di ogni lettura credente della Bibbia.

 

Fonte: http://www.portaledibioetica.it/documenti/001619/autori/bibbia.doc

Autore: Ufficio Catechistico Nazionale

 

PER LEGGERE LA BIBBIA

occorre studio e fede

        

         PERCHE’?

 

         Perché la Bibbia è un libro di fede e non può essere compreso da chi è lontano da essa.  La Bibbia parla soprattutto al cuore e si comprende con il cuore e poi con la mente.

         Inoltre Dio, entrando nella storia, ha adottato il linguaggio dei primi destinatari, ai quali si è rivolto,altrimenti non sarebbe stato capito.  Il suo libro, quando furono registrate le rivelazioni divine, fu scritto attraverso uomini di quel tempo e secondo i loro modi di esprimersi. 

Dio parlò agli uomini, alla maniera umana.  Come parlano gli uomini? Secondo le situazioni in cui si trovano nel tempo e nel luogo, con la mentalità del momento psicologico in cui si trovano…

         La storia cambia come scorre il tempo.  Per questo i modi di parlare sono diversi quanto più c’è distanza di luogo, tempo, condizioni…  Se avessimo dei mezzi per poter captare i discorsi di duemila anni fa, anche nello stesso luogo dove viviamo, non potremmo capire nulla senza lo studio della lingua di quel tempo e senza la conoscenza delle situazioni storiche di allora.

         L’ultima pagina della Bibbia fu scritta duemila anni fa, la prima almeno mille anni prima.  La stesura delle pagine bibliche avvenne (in massima parte) in un luogo che oggi dista da noi tre ore di aereo, ma allora le distanze erano molto più grandi.  Se la Bibbia è stata scritta veramente in quel tempo e in quel luogo,  non si può comprendere con facilità solo con la traduzione delle parole.  Bisogna tradurre tutto l’ambiente perché il linguaggio è frutto di tutto il modo di vivere e di agire.

         Le stesse parole hanno significato diverso per distanza di tempo e di luogo.  Noi oggi chiamiamo libreria un negozio di libri.  In Gran Bretagna invece, (per la distanza di luogo) la stessa parola un po’ modificata (librery) significa biblioteca, mentre negozio di libri si dice bookshop.

         Per capire un libro si deve conoscere l’autore.  Gli autori umani della Bibbia sono più numerosi degli stessi libri, dato che questi spesso erano opera di diverse mani e in tempi diversi.  Dio apparve e parlò in diversi momenti e mantenne unità nel suo discorso, pur ampliandolo continuamente.

L’ambito storico della Bibbia e i suoi contatti si trovano situati fra le letterature più antiche come quella sumerica, accadica, egiziana, cananea, assira, babilonese, persiana, greca e romana (cfr. i miti di Kingu e Enki e Ninhursag) .

         Con il tempo e il luogo cambiano non solo le parole, ma anche i modi di esprimersi, le figure retoriche, i modi di comporre frasi, periodi e pagine…  Dice Gn 1 che Dio creò prima gli animali e poi l’uomo, non per insegnare che l’uomo sia inferiore agli animali.  Infatti il brano si esprime in forma di piramide: prima la materia, poi la vita e poi l’uomo.

         Dice Gesù:  Chi viene a me non ha più fame, chi crede in me non ha più sete.  La frase va tradotta non solo nelle parole, ma anche nel frasario che è il seguente:  Chi viene a me ossia crede in me non ha più né fame né sete.  Secondo questo detto del Vangelo non esistono credenti e non praticanti, perché credere significa aderire a Cristo partecipando ai sacramenti (messa, confessione, comunione…).  Allora sì che Dio si sente e si tocca con gioia immensa!

        

         DA DOVE COMINCIARE A LEGGERE?

 

         Prima di rispondere alla domanda, occorre un’osservazione.  Con la lettura della Bibbia veniamo a contatto diretto con la parola di Dio; ed è qualche cosa di grandioso.  Però, prima di leggere direttamente la parola divina, come egli la pronunziò nei vari tempi delle sue rivelazioni, è doveroso conoscere quello che disse Gesù, ultimo e massimo rivelatore divino.  Egli disse ai suoi discepoli:  Andate in tutto il mondo e annunziate quanto ho detto a voi.  Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo. – Gesù non disse di portare la Bibbia per il mondo, ma di portare il suo messaggio; per questo inviò nel mondo persone vive e non libri.  Queste persone sono i suoi inviati ufficiali e cioè papa, vescovi, sacerdoti e diaconi.  Ad essi disse anche:  Chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza me e Colui che mi ha mandato (il Padre del cielo).

Il messaggio di Gesù primariamente deve essere annunziato di persona in persona e non attraverso mezzi materiali.  Alla fine della scrittura del Nuovo Testamento si legge infatti:  Parleremo bocca a bocca, a viva voce (2 Gv 12; 3 Gv 14).  Per questo l’annunzio del messaggio di Gesù venne chiamato “catechesi”, parola greca dal verbo katechèo  che vuol dire “far risuonare” il messaggio con parola viva.

E’ fondamentale per la fede cristiana incontrare personalmente coloro che furono incaricati da Gesù a diffondere il suo messaggio e udire il divino volere con termini correnti.  QUESTO AVVIENE NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA FESTIVA.  Qui la parola di Dio è viva, efficace e penetrante come spada affilata, dice la Bibbia. 

Il contenuto di tutta la Bibbia in lingua corrente si trova nel Catechismo della Chiesa Cattolica.  E’ la voce ufficiale della Chiesa (o comunità inviata da Gesù).  Il suo linguaggio è comprensibile a tutti. 

Il catechismo contiene tutta la sostanza della Bibbia senza omissioni e senza fraintesi di parole antiche o incomprensibili.  Chi non si sente di leggere il grosso volume del catechismo ufficiale della Chiesa può prendere uno più piccolo, ma deve averlo in mano  prima di affrontare la lettura della Bibbia.  Uno di questi catechismi è:  Spiegazione facile della dottrina cristiana, ed. Mipep-Docete, 20060 Pessano, MI, telefax: 02/9504075.

 

         LA BIBBIA DUNQUE SI INIZIA A LEGGERE QUANDO SI CONOSCE IL CATECHISMO, CON LA GUIDA DEI CATECHISTI.

 

Si può accedere alla fonte storica delle rivelazioni divine (cioè lettura biblica) solo quando si ha la conoscenza totale e l’esperienza assodata della fede.  La Bibbia non sta all’inizio della fede, ma alla fine di essa.  La Bibbia non si legge per iniziare a vivere di fede, ma per rafforzare, nutrire e completare la fede.

Infatti, Dio non fece scendere dal cielo il suo libro per darlo a leggere.  Ma fu lui a scendere in terra e incontrare personalmente gli uomini.  LA RELIGIONE RIVELATA, QUELLA UNICA E VERA, SI COMUNICA PER CONTATTI PERSONALI E NON PER CONTATTI CON COSE.  Dio venne in terra, incontrò persone concrete e parlò con loro, usando la viva voce di quel tempo e non le scritture.  Oltre tutto, in quell’epoca, lo scritto era rarissimo e comportava cose incompatibili con la vita dei primi ebrei.  Questi erano nomadi e portavano con sé l’essenziale per la vita.  Allora per scrivere una pagina biblica occorrevano quintali di pietre, dato che si scriveva sulle pietre.

         Chi vuole conoscere la Bibbia, prima di tutto deve conoscere e vivere la fede cristiana, culmine del discorso biblico.  Perciò il primo sussidio per leggere la Bibbia è il catechismo. 

Ora mettiamoci davanti a questo famoso e misterioso libro.  Dobbiamo imparare le norme elementari per accostarci a un libro venerabile per età e poter leggere con frutto alcune delle pagine più significative.  In seguito si possono ampliare le conoscenze e si può “navigare” liberamente nel mare delle Sacre Scritture.

 

         APRIAMO LA PRIMA PAGINA DELLA BIBBIA: qual è?

 

         La Bibbia non si deve cominciare a leggere dalla prima pagina per continuare avanti senza fermarsi…  Perché?  Perché 1) non si avrebbe il coraggio di leggere più di poche pagine… 2) si leggerebbe senza frutto e col pericolo di una grande delusione.  Certamente si direbbe:  A che serve la lettura di queste pagine così strane e senza significato?  -  E’ segno che non si è capito nulla!  Perché?  Perché se si considerano senza significato quelle pagine di altissima dottrina, come testimoniano i più grandi geni della storia, come Origene, Agostino, Tommaso d’Aquino ecc., è segno che non si è capito il significato, cioè non si è capito niente. 

La Bibbia è un libro così diverso da tutti gli altri che possediamo come l’arabo o l’ebraico per noi italiani.  A coloro, che diffondono indiscriminatamente la Bibbia, darei un consiglio per far capire almeno una cosa, anziché niente.  Il consiglio è questo:  distribuire i testi in lingua ebraica.  Comprenderebbero almeno questo che non è possibile leggere la Bibbia senza un minimo di preparazione per aprire un libro che rimane sempre in ebraico, anche se si traduce parola per parola.  Per questo non mi stanco di ripetere:  LEGGERE LA BIBBIA SI’, SENZA UNA GUIDA NO!!!

        

         LE PRIME PAGINE DELLA BIBBIA

         Da dove cominciamo a leggere?

         Dal Nuovo Testamento.  Ma su questo argomento rimando i lettori alle pagine che si trovano in internet sul sito:  www.padretudda.it

In questo sito, alla prima pagina, al lato destro si trova sia un corso biblico per l’Antico Testamento (che consiglio di tenere presente) e un altro per il Nuovo Testamento.  Si faccia clic sul titolo:  Anno XIII, n.1 1999:  appare subito un titolo:  Settima missione in Albania. –  Si vada più giù con le pagine e si trova il titolo:

 

 

         LA “LECTIO DIVINA”

         E’ una guida per leggere il Nuovo Testamento…  Comincia da lì a conoscere la Bibbia. 

         Tutti i libri si leggono dalla prima pagina, ma la Bibbia non si deve leggere così perché è un libro del tutto speciale. Correre subito ai primi capitoli (Adamo, Eva, Caino, Noé…), significa incontrarsi con  letterature che non sono alla portata di tutti, ma solo di pochi studiosi. 

Nelle prime pagine, la Bibbia usa un linguaggio che risente dei modi di esprimersi delle letterature più antiche.  Chi conosce queste letterature e fa il confronto con le prime pagine della Bibbia, nota subito l’enorme differenza tra l’ambiente generale del paganesimo senza fede e il messaggio altissimo proprio del gran libro di Dio. 

Quante volte, nel mio studio, ho detto con immensa ammirazione:  Anche se non avessi saputo che Dio ha ispirato questo libro, lo ammetterei subito nel constatare la differenza del messaggio con tutto l’ambiente circostante.

Quando invece si ignorano le letterarie antiche, si dice che la Bibbia contiene favole e racconti per bambini.  I miti antichi (dice il grande studioso di mitologia Eliade) non erano racconti infantili, ma una vera e propria filosofia sui problemi fondamentali dell’esistenza umana, una filosofia espressa ad immagini e perciò incomprensibile se non si conosce il loro significato (cfr. mito di Ghilgamesh). 

        

 

     L’ANTICO TESTAMENTO E’ COME UN PARLARE A IMMAGINI

 

         Si parla a immagini quando si usa la parabola, l’allegoria…  L’AT (=Antico Testamento) è come una grande parabola del NT (=Nuovo Testamento) ossia della religione cristiana.  Le immagini delle parabole o delle allegorie devono essere spiegate, altrimenti non si comprende il discorso. 

La parabola è un fatto storico o verisimile, da cui si prendono uno o più elementi per istruire.  Non si sfruttano tutti gli elementi, ma solo quelli che interessano.  Nella parabola delle dieci vergini, per esempio, l’insegnamento è dato soprattutto dalla imprevedibilità della venuta dello sposo.  Non ci si deve chiedere perché le sagge non diedero un po’ di olio alle vergini sprovvedute.  Questo e molti altri elementi del racconto non rientrano nella dottrina che si vuole inculcare, ma sono soltanto ornamento letterario.

L’allegoria invece è un racconto ben articolato e con molti elementi, tutti creati apposta in funzione della dottrina che si vuole proporre.  Gesù disse:  Io sono la vite e voi i tralci (Gv 15).  E poi continuò a evolvere il discorso:  la vite si pota per far più frutto, i tralci secchi si bruciano… E voleva dire che i discepoli devono considerarsi legati vitalmente con il Maestro (come avviene nella comunione); che non devono staccarsi da lui  con il peccato mortale, altrimenti sono destinati a  bruciare nell’inferno; che devono affrontare le prove per crescere e diventare rigogliosi come la vite potata…

L’AT è la storia di Israele che diventa una parabola attraverso la quale Dio vuole istruirci.

Dio incontra uomini come noi, pieni di difetti e di peccati, e li conduce verso la salvezza, ma attraverso molte peripezie.  Anche i santi conoscono colpe, pentimenti, conversioni e progressi.  La Bibbia non è il libro degli angeli senza peccati, ma degli uomini che da peccatori sono guidati verso la santità, se obbediscono alla guida di Dio, altrimenti sono condannati alla perdizione.  Dice il catechismo:  Dio guida tutte le creature al loro fine con sapienza, bontà e giustizia infinita.  La Bibbia dice la stessa cosa attraverso racconti, fatti, peccati, perdoni, castighi…

Si legga, per esempio, la storia di Atalia (2 Re 11), una donna avida di potere che uccide i figli del re per dominare; oppure si legga il delitto di Acab che fa uccidere Nabot per impadronirsi della sua vigna (1 Re 21).

Non è edificante tutto quello che è scritto nella Bibbia né da prendersi come ideale da seguire.  La storia di Israele è una parabola, è inizio, mezzo e segno di ciò che avviene in tutti nell’avventura del nostro incontro con lo stesso e unico Dio.  Se noi sappiamo leggere la Bibbia e vederla ricopiata nella nostra vita, troveremo in essa le vie attraverso le quali Dio ci conduce e le norme per essere fedeli a lui.  LA LETTURA DEVE ESSERE ELEVATA A TIPO.  Dio si rivolse a Israele come una porzione di umanità che egli salva.  Tutte le creature sono dirette da Dio con amore e onnipotenza, ma Israele ebbe una cura particolare perché fu preso come inizio, mezzo e segno di salvezza universale.  Dio prese Israele come primo punto dell’umanità da salvare (inizio); operò in esso quello che egli fa per tutti (segno di salvezza universale).  Perciò quello che leggiamo nella Bibbia è quello che Dio opera per tutti i popoli e per tutte le persone.  Israele era cosciente, non tutti i popoli lo sono.  Attraverso la Bibbia se ne rendono conto.

Inoltre, in Israele si trova il nerbo portante della salvezza universale cioè in Israele si trova la Madonna e Gesù sono le due umanità che contengono il “luogo” di salvezza, il centro e il culmine.  Israele è mezzo di salvezza universale.  Dio non ha privilegiati, ma tutti gli siamo cari come se fossimo figli unici.  Siamo infatti figli nell’unico Figlio Gesù.

 

         ATTRAVERSO ISRAELE SI IMPARA A CONOSCERE LA SALVEZZA DIVINA

 

         Nella lettura della Bibbia si ha l’impressione che Dio sia occupato solo di Israele e non degli altri popoli.  Così pensavano gli autori ebrei che scrivevano nell’AT.  Ma poi Dio non la pensava così; e pian piano educò il suo popolo a una visione di salvezza universale.  Si legga per esempio il libro di Giona.  Questo profeta si offese perché Dio voleva salvare i pagani di Ninive, ma fu rimproverato da Dio.

         Per queste ragioni il lettore della Bibbia, dove legge Israele, deve intendere ogni popolo e ogni persona.  Il linguaggio materiale o umano della Bibbia (cioè degli autori umani) è ristretto a un popolo, ma realmente diretto a tutti.  L’autore principale della Bibbia, che è lo Spirito Santo, sapeva benissimo che la religione rivelata era per la salvezza di tutti.  Gli uomini, di cui si serviva lo Spirito Santo, capirono dopo lungo tempo il piano di salvezza divina.  Ecco perché la Bibbia si deve leggere con il primo sussidio indispensabile che è il catechismo.  La Bibbia è sì il libro di Dio, ma un libro scritto alla maniera umana e da uomini che ancora non avevano la piena conoscenza della fede.

 

         LA STORIA DI  ISRAELE  IMMAGINE DI OGNI STORIA

 

Che cosa fece Dio di Israele?  Prima di tutto lo fece nascere da un uomo, Abramo, reso fecondo per miracolo.  A lui Dio promise che sarebbe diventato padre di un popolo numeroso.  Infatti da Israele nacque la Madonna, Gesù come uomo, il cristianesimo primitivo che si diffuse in tutto il mondo.

         L’AT è dunque la storia di Israele come una parabola sulla vita cristiana futura; è la radice, germe della religione cristiana.  Una pianta si conosce dal germe che contiene tutta la pianta in piccola quantità

         L’AT non è soltanto una storia passata senza valore attuale, ma è vero libro cristiano in germe, se si legge alla luce del suo compimento:  Israele trova il compimento nel cristianesimo e il cristianesimo trova il suo germe e la radice in Israele.  Per questo non si può comprendere il NT senza l’AT e viceversa.  Ogni espressione del NT deve essere collocata nel contesto dell’AT e ogni espressione dell’AT deve essere vista alla luce del suo sviluppo nel NT.  Con frase scultore diceva S. Agostino:  Nell’AT il NT è nascosto e nel NT l’AT è patente.

         Non si dimentichi mai che per leggere la Bibbia bisogna conoscere il catechismo e gli elementi fondamentali del discorso biblico.

 

         DA DOVE COMINCIARE A LEGGERE L’AT?

 

         Da Abramo (Genesi 12), non dalla creazione del cielo e della terra.  I primi undici capitoli furono scritti in epoca piuttosto recente nell’AT, verso il cinquecento a.C.  Ma i primi ricordi di Abramo e dei patriarchi sono molto più antichi.

         Il dialogo tra Dio e Israele (che costituisce tutto il contenuto della Bibbia) iniziò con Abramo, padre degli Ebrei.  Abramo era un pagano della Mesopotamia.  Dio iniziò il discorso biblico da zero.  Abramo non aveva nessuna idea di Dio.  E che cosa sentì al suo primo contatto?  Dio si interessò di lui e non di se stesso.  Dio è sempre bontà che vuole il nostro bene!  Questo è l’annunzio della Bibbia.

         Dio disse, in altri termini:  Che cosa desideri tu, Abramo?  Io te lo darò. – Il problema di ogni uomo è sostanzialmente racchiuso in questi due oggetti:  economia e socialità.  Abramo infatti aveva bisogno di terra per il pascolo e di figli. 

Abramo pensò:  questo Dio è veramente grande e buono!  Sono i primi attributi del Dio della Bibbia, attributi che vengono rivelati attraverso racconti.  La Bibbia, raccontando istruisce.  Il contenuto della Bibbia in massima parte è una storia:  DAI  FATTI VIENE LA FEDE BIBLICA , quella ebraica e quella cristiana (A e NT).

La fede ebraica iniziò dai fatti di Abramo che furono tutti sotto la protezione di Dio.  Dio è grande e buono per l’ebreo; ed egli ne ebbe prove in tutta la sua storia.  La fede ebraica nasce dalla storia di Dio con quel popolo.  Ma ogni storia è guidata da Dio con sapienza, potenza e bontà infinita, dice il catechismo.

Anche la fede cristiana nasce dalla storia di Dio che si rivela  mediante Gesù Cristo, nato, vissuto in Palestina, morto per amore nostro e risorto.  Sono tutti fatti storici che stanno all’inizio della fede e che reggono tutto l’apparato di fede e il suo contenuto.  Noi cristiani siamo a contatto vivo e reale con Gesù.  Basti pensare che la vita cristiana inizia e si sviluppa mediante i sacramenti che ci mettono a contatto con la morte e risurrezione di Gesù:  così la comunione, il battesimo , la confessione…

Riprendiamo la storia di Abramo.

Dio viene incontro all’uomo bisognoso per risolvere i suoi problemi che sostanzialmente sono due, quello economico e quello sociale .  Egli ci dà il pane e l’affetto, i beni materiali e amorosi, terra per il pascolo, figli e discendenza.  Noi abbiamo bisogno per vivere di pane e di affetto o amore o socialità che si esprime con l’ amicizia, la famiglia, la società, famiglia allargata.

         La religione rivelata insegna che l’uomo ha bisogno di economia, socialità e religione.  Questo terzo elemento emerge dal racconto biblico di Gn 2.  Dio risolve i problemi fondamentali dell’economia e della socialità, dunque la religione (ossia il contatto con lui) è quella che dà all’uomo la pienezza di sé.

Così insegna plasticamente Gn 2 quando si dice che l’uomo è tratto dalla terra (economia), dal cuore (o costola) di Adamo (amore) e per l’alito caldo di Dio (religiosità).  L’uomo è infelice senza pane, ma molto più senza affetto ed è del tutto sfasato senza Dio.  Pane, amore e religiosità sono i costitutivi essenziali della vita umana.  Così si traduce la Bibbia, così si deve leggere, altrimenti è meglio non aprirla mai.

 

 

         I TEMI DELLA BIBBIA

 

         Nella lettura della Bibbia dobbiamo scoprire quegli argomenti su cui il testo sacro insiste frequentemente.  Sono i temi della Bibbia.  I temi vengono scoperti dalla lettura assidua e attenta.  Chi li conosce li comunica ai principianti perché così possono prestare attenzione ad essi e scoprire con facilità il messaggio biblico, scopo della lettura. 

         Nel capitolo 12 del Genesi troviamo i temi della RIVELAZIONE DI DIO, DELLA FEDE E OBBEDIENZA, DELLA BENEDIZIONE E MALEDIZIONE.

         Prima di tutto DIO SI RIVELA.  Non è l’uomo che va in cerca di Dio, ma egli è cercato da lui per immenso amore.  Gesù dirà che il buon pastore va in cerca della pecora smarrita e che non i discepoli scelsero il Maestro, ma lui scelse i suoi discepoli.  Quando un testo dell’AT lo traduciamo in termini del NT è segno che lo abbiamo compreso. 

         Alla rivelazione di Dio deve seguire FEDE E OBBEDIENZA, altrimenti il dialogo si blocca.  Abramo fu un uomo di grande fede.  Credette fino all’inverosimile, fino ad essere disposto ad uccidere quel figlio che aveva avuto da Dio (Gn 22):  cosa che sembrava irragionevole e crudele.  Ma nel libro di Giobbe si dice:  Anche se Dio mi uccidesse, continuerei a credere e a sperare in lui. -  Questa è la grande fede che conduce a sempre nuove e più grandi rivelazioni di Dio ossia a un cammino senza sosta di incontri con lui.  La Bibbia non è una sola o poche rivelazioni di Dio, ma una catena ininterrotta di rivelazioni da fare della storia di Israele (e di ogni popolo e persona) una storia di incontri o di scontri con Dio, secondo l’obbedienza o la disobbedienza a lui.

         La fede non è vera se non è unita all’OBBEDIENZA.  Dio disse ad Abramo:  Lascia la tua terra e la tua parentela e io darò a te …  Abramo obbedì e abbandonò tutto per seguire Dio che lo chiamava in una terra sconosciuta.  Lasciò la sua sicurezza e assunse quella di Dio.  Questi infatti divenne per lui scudo e difesaAllora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore (12, 4).

         Dio gli promise ogni bene (BENEDIZIONE) e l’assenza di ogni male (MALEDIZIONE).  Quando rispondiamo a Dio, egli continua il dialogo con noi:  Il Signore apparve ad Abram e gli disse:  Alla tua discendenza io darò questo paese.

         Con Abramo inizia il popolo della rivelazione perenne di Dio.  Chi sa quante volte Dio aveva tentato di iniziare un dialogo permanente e non riuscì per la non fede e non obbedienza!  Ora invece inizia perché trovò l’uomo della fede e dell’obbedienza.

         LA BIBBIA E’ UNA CATENA INITERROTTA DI RIVELAZIONI DIVINE FINO AL CULMINE IN CRISTO E NELLA CHIESA.

         Dio promette una TERRA, è la terra promessa, la Palestina, dove avverranno i grandi avvenimenti della salvezza universale.  Le promesse di Dio però si comprendono con lo scorrere del tempo.  LA BIBBIA E’ UNA STORIA SACRA DI DIO CON L’UOMO, UN PERCORSO LUNGO QUANTO TUTTO IL TEMPO.

         Prima la terra promessa era un luogo sicuro per il pascolo e per assicurare pane.  Era una delle due promesse per risolvere i due problemi umani: economico e sociale.  Poi la terra divenne il luogo del regno di Dio e infine, con la venuta di Gesù, il punto di partenza per la diffusione del regno di Gesù ossia la Chiesa e non più una terra materiale.

         L’AT E’ MATERIALE, TEMPORALE, TERRENO, ma è segno e inizio dell’elevazione allo spirituale, all’eterno e al celeste o divino.  La storia di Israele è simile a quella di tutti i popoli con la differenza che Israele non è solo nel suo cammino nel tempo, ha un grande amico che si chiama Dio, una storia in due, una storia sacra.

         Ma il discorso di Dio con l’uomo è graduale:  egli prima parla di vita umana in questo mondo e poi conduce i suoi alla comprensione di ben altro.  Questo però avviene nel NT.  L’AT è annunzio, inizio e mezzo attraverso il quale si raggiunge il meglio e il divino nell’umano.

 

         FEDE E OBBEDIENZA, SFIDUCIA E DISOBBEDIENZA

 

         Non tutti sono come Abramo, il fedele amico di Dio fino all’eroismo.  I suoi discendenti non sempre credono e obbediscono. 

Ad Abramo credente è dato ogni bene (benedizione):  scese in Egitto e fu derubato della moglie (12, 10ss), ma Dio intervenne e Abramo tornò carico di beni, molto ricco (13,1ss).

Giacobbe fu un imbroglione, una egoista e  materialista (c.27), ma la pagò cara e poi ottenne la riconciliazione (c.33).

Quando l’uomo non risponde a Dio viene abbandonato?  No.  Dio usa un’altra politica che si può ridurre a queste quattro parole (un altro tema biblico): PECCATO – CASTIGO – PENTIMENTO – SALVEZZA.

Il peccato produce male, sofferenze.  La Bibbia dice che Dio castiga.  E’ un modo di dire che urta la nostra mentalità, mentre era efficace per la mentalità in cui fu scritta la Bibbia.  E’ un modo di dire, che non corrisponde a realtà, è un linguaggio e non una verità. 

C’è scritto che da Dio viene il bene e il male.  Noi diremmo invece che bene e male sono sempre in relazione a Dio o in relazione giusta o in relazione sbagliata.  Si legge nel libro dell’Esodo:  Dio indurì il cuore del faraone per far risplendere la sua gloria.  Tradotta in italiano, la frase diventa così:  Il cuore del faraone era talmente indurito che resistette a tutti i prodigi compiuti da Dio davanti ai suoi occhi.  Ma Dio vinse e durezza del cuore rivelò maggiormente la gloria di Dio.  Egli non è un uomo, fosse pure il più grande dello stato più forte come l’Egitto!

La Bibbia giunge perfino di dire che Dio ha chiuso tutti sotto il peccato per usare misericordia verso tutti (Rm 11, 32).  Farebbe capire che Dio per fare vedere la sua potenza o bontà prima faceva peccare.  Questo è falso.  Perciò la Bibbia va studiata e poi letta!

Quello che noi chiamiamo conseguenze del male viene chiamato castigo divino dalla Bibbia.  Ma non è Dio che castiga.  Un’altra volta gli Ebrei erano affamati e chiesero a Dio le quaglie.  Vennero numerose. Spinti da voracità incontrollata ne mangiarono eccessivamente da procurarsi sofferenze e morte (cfr Nm 11, 33).  Non era Dio che castigava, ma l’eccesso del magiare e del bere che procurava e procura rovine dell’organismo.  Infatti si dice che Dio perdona sempre, l’uomo talvolta, ma la natura non perdona mai.       

Il castigo tende a far prendere coscienza del male: si constata il disordine e si è sollecitati al pentimento e quindi al perdono.  La storia umana è fatta di continui peccati, castighi,  pentimenti e salvezze.  Si legga a proposito il libro dei Giudici scritto proprio con questo schema.  Si veda per esempio 2, 11ss; 3,7ss;6,1ss…

 

LA RELIGIOSITA’ DI ABRAMO E DEI PATRIARCHI

 

Quali comandamenti Dio diede ad Abramo?  Uno solo:  credere e obbedire alla sua voce.  I dieci comandamenti vennero dati la prima volta a Mosé 600 anni dopo; il Vangelo fu scritto duemila anni dopo.  Per questo non dobbiamo condannare Abramo e i patriarchi per le leggi Dio diede molto tempo dopo.  I patriarchi erano i capi di famiglia dei discendenti di Abramo.  Allora i figli si sposavano e restavano sempre nella famiglia del padre più anziano o patriarca (primo padre).

Non ci dobbiamo meravigliare se Lot ritiene peccato più grave venire meno ai doveri di ospitalità che dare le figlie in prostituzione.  Allora la società conosceva sì il male dell’omosessualità (c.18, v.5), ma non quello della prostituzione (v.8).  Le figlie erano possesso del padre, poi del marito. Abramo prende più mogli perché il loro possesso era ritenuto un bene e perciò benedizione di Dio (c. 25).

Al c.16,2 la moglie di Abramo lo invita ad avere figli dalla schiava.  Un codice antico infatti prescriveva che se la moglie non avesse figli, il marito poteva averli dalla schiava di lei.  In tal caso i figli appartenevano alla padrona.  In quel tempo la preoccupazione maggiore era quella del possesso dei figli.     

Come esprimevano la religiosità i patriarchi?  Ritenendo come loro unico Dio quello che era apparso loro; obbedendo alle sue richieste, man mano che le rivelava; e mantenendo fedeltà senza ricorrere ad altri dèi.  Probabilmente all’inizio i patriarchi ritenevano che altri dei potevano esistere, ma non erano della portata di quello che era loro apparso.

Quando Dio appariva loro, segnavano quel luogo con un altare (12, 7; 13, 18; 26, 25), con una stele ossia una grande pietra (28, 18) oppure con un albero.  Da qui cominciava ad esistere il primo culto, che era chiamato MEMORIALE.  Anche Gesù dirà:  Fate questo in memoria di me. -  E così istituì l’Eucaristia.  Che cosa è?  E’ il memoriale della morte e risurrezione di Gesù.  Non è un ricordo, ma un memoriale, parola prettamente biblica che vuol dire:  rendere attuale un fatto del passato perché tutte le generazioni vi partecipino come i primi veggenti.  Noi mediante la messa partecipiamo veramente alla morte e risurrezione di Gesù perché la santa ostia è il suo corpo e sangue offerti in sacrificio:  è Gesù vero e vivo e con gli atteggiamenti di amore e di onnipotenza salvifica che ebbe al momento della morte e della risurrezione.  E così noi con la comunione realmente partecipiamo alla sua morte e risurrezione e diventiamo con lui sacrificio vivo e santo, e siamo santificati e trasfigurati come lui!

Anche i patriarchi, nella loro vita nomade, ritornavano a quei luoghi sacri, ne facevano memoria e partecipavano a quella grazia inizialmente concessa ai primi veggenti.  In seguito si costruiva un tempio e si incaricavano sacerdoti perché RACCONTASSERO (come avviene oggi nei nostri santuari) quello che era avvenuto e così si faceva memoria e si partecipava alla grazia originaria.  Era l’inizio della liturgia della parola e anche l’inizio delle pagine bibliche.  Da questi racconti si passò allo scritto.  La Bibbia nasce da fatti storici, vive e cresce nelle commemorazioni liturgiche ed è l’anima della liturgia anche oggi.

La vita dei patriarchi è raccontata o “memorializzata” nei capitoli 12- 50 del Genesi.  E’ una vita fatta di matrimoni, nascite, morti, lavoro e culto divino:  tutto si riferisce a Dio e a quel Dio che era loro apparso.  Ma non erano stinchi di santi.  Peccavano e piangevano il male fatto…

LA FEDE DUNQUE VIENE DAI FATTI STORICI DI RIVELAZIONI DI DIO E DALLA LORO OSSERVANZA O NON OSSERVANZA E PENITENZA ( fede e obbedienza o fede e disobbedienza e perciò: peccato – castigo – pentimento e salvezza).

Ed ecco i temi biblici in materia:  FATTI – FEDE – CULTO – MORALE.  La fede viene dai fatti di Dio, si rinnova nel culto o memoriale e così si può vivere nella fedeltà voluta da Dio.

Anche il cristianesimo prima di tutto è un fatto storico di morte e risurrezione di Gesù; dai fatti salvifici viene il culto o memoriale eucaristico e sacramentarlo.  Con questi noi diventiamo figli di Dio e dobbiamo vivere in tale dignità = morale.  Ma prima di giungere alla  morale occorre la vita divina e la forza divina per osservarla.  La grandezza del cristianesimo sta in questo (anche sopra l’ebraismo):  noi, oltre alla conoscenza della rivelazione,    abbiamo anche la forza di potere seguire il Cristo mediante la vitalità dei sacramenti.  Però vita senza sacramenti non è vita cristiana!

 

ANIMA DI TUTTA LA BIBBIA E’ IL TEMA ALLEANZA (Gn 15)

 

Dio disse ad Abramo:  La tua DISCENDENZA sarà numerosa (Gn 15, 5). Abramo era vecchio e sterile.  Dio gli promise l’impossibile umano, per questo si rivelò Dio e non uomo.

Le promesse fatte al patriarca erano due, una riguardava l’aspetto sociale e affettivo (famiglia, parentela, poi tribù, nazione, stato…), l’altra quello economico (una terra per il pascolo e tutto ciò che occorreva per vivere).  La prima promessa è riferita nel v. (versetto) 5, l’altra nel  v.18 con queste parole:  Il Signore concluse questa alleanza con Abramo:  alla tua discendenza io darò questo PAESE.

Discendenza o figli e terra o paese sono le due promesse che DIO fa ad Abramo.  Per assicurarne la verità della realizzazione, Dio fece un patto di alleanza.

Faccio due osservazioni.  Una sul modo letterario di stendere il testo, l’altra sul valore dell’alleanza.  Secondo i nostri usi letterari, noi avremmo scritto all’inizio del brano le due promesse con l’assicurazione che comportava un’alleanza.  La Bibbia è stata scritta in luoghi e tempi molto lontani e diversi dai nostri modi di esprimerci o generi letterari.

Gli autori umani della Bibbia, invece del titolo iniziale, sogliono inserire il testo in mezzo a due parole o frasi una all’inizio e l’altra alla fine (versetti 5 e 18).  In tal maniera INCLUDEVANO il brano in mezzo a due termini chiave.  Questo procedimento letterario si chiama INCLUSIONE.

Chi non conosce i modi di procedere della Bibbia ha l’impressione che il testo sia confuso e non chiaro.  Abramo aveva chiesto a Dio come si poteva avverare la promessa di avere figli e quella della sicurezza economica., dato che era sterile e lontano dalla terra di origine, dove la parentela gli avrebbe assicurato la protezione.  Il testo avrebbe dovuto dire subito che Dio gli assicurava tutto.  E invece Dio gli ordinò di dividere degli animali e poi egli stesso passò in mezzo alle vittime sotto forma di fuoco (v. 17).

Che cosa mai era questo rito?  Le conoscenze storiche ci dicono che era un’alleanza fra Dio e Abramo.  L’alleanza era un patto di consanguineità.  Si passava in mezzo agli animali per dire che si diventava un corpo solo.  Poi ci si aspergeva con il sangue e si mangiavano le carni per dire che si era concorporei e consanguinei.  Diventati così partecipi dello stesso sangue e della stessa carne, il volere di uno diventava volere dell’altro, il potere di uno era potere dell’altro.  Dio e Abramo erano (nientemeno!) come una sola persona, erano parenti come i parenti nelle famiglie patriarcali.  Per questo il volere di Dio diventava sacrosanto per Abramo e il desiderio di Abramo era desiderio di Dio.

Si delinea qui l’essenza della religione ebraica, la consanguineità con Dio; si annunzia quella cristiana che inizia quando Dio diventa carne e sangue di Israele mediante l’incarnazione.  La fede cristiana non è un pensiero o un sentimento, ma una vera e propria consanguineità con Dio come avviene nella comunione.  Senza sacramenti non si è credenti ossia di fede cristiana.

L’alleanza è l’anima di tutta la storia di salvezza e perciò anche della Bibbia, che è la narrazione della storia di due entità (Dio e Israele) congiunti con il massimo vincolo, quello del matrimonio e della famiglia.

L’alleanza viene ripetuta più volte nella storia, specialmente nei momenti di maggiore importanza come nell’Esodo (cc. 19 e 24), al tempo dei re, al ritorno dall’esilio che sembrava avesse distrutto Israele e cancellato il patto e poi soprattutto quando Dio si fa uomo e viene ad abitare in mezzo a noi.  Allora si comprende in pieno l’alleanza:  Dio e l’uomo si uniscono nell’Uomo-Dio, Gesù di Nazaret!

E’ in vista di Gesù che è spiegabile tutto l’amore di Dio per Israele e per il nuovo Israele o Chiesa.  Per il Cristo che è fra noi e con noi, siamo amati con quello stesso amore che dal Padre giunge al Figlio e ai figli che sono tutt’uno con lui per l’alleanza nuova ed eterna del Calvario e dell’Eucaristia.

Dio espresse lo stesso e unico amore anche prima che il Figlio comparisse nella storia.  Tutta la storia è attesa di lui (AT) e godimento di lui nella fede (NT) e poi nella gloria eterna.  Perciò tutto l’AT è sotto l’amore di Dio Padre per il Figlio che sta per venire.  Tutte le pagine dell’AT si devono leggere con questo occhio cristiano.

E’ l’alleanza che spiega perché Dio amò Israele e ama noi, nonostante gli innumerevoli peccati…  Dio mantiene le promesse e le promesse di Dio sono come un fiume che percorre tutta la storia allargandosi e approfondendosi sempre più.  Il fiume scaturisce dal cuore di Dio e si esprime nella storia prima come l’amore di Dio per un uomo, Abramo e la sua famiglia. Poi Abramo divenne una famiglia patriarcale ossia famiglia allargata quanto erano i figli e nipoti.  Quindi divenne una tribù, una confederazione di tribù, un regno.  Il regno fu distrutto dai babilonesi (come il corpo del Crocifisso), ma  poi  fu ricostituito con il ritorno dall’esilio babilonese.  Da allora si fece strada la rivelazione di un altro regno che doveva sorpassare i  limiti della Palestina, il regno del Messia ossia del re per eccellenza.  Dall’AT al NT il regno fa un salto di qualità, da un regno politico diventa una Chiesa e poi (nell’epoca futura) diventerà terra nuova e cieli nuovi.

Si suggerisce di leggere sia i testi di Esodo citati come anche qualche brano profetico come Ger 31, 31ss; Ez 36, 21 ss; Sof 3,14ss.

L’alleanza viene collocata dentro il cuore, secondo la promessa di Geremia ed Ezechiele, quando lo Spirito Santo viene effuso nei nostri cuori (2 Cor 1, 22; Rom 5, 5).  Allora i cristiani diventano Parola o Verbo vivo, Bibbia vivente, scritta dallo Spirito Santo dentro il cuore (2 Cor 3, 2).  La Madonna è la santa Gerusalemme riedificata secondo la promessa di Sofonia (3, 14ss) interpretata dall’angelo Gabriele (Lc 1, 28ss:  Ti saluto, o Piena di grazia, Jahwe è con te, tu sei la Benedetta (contro la maledizione di Eva) e benedetto è il frutto del tuo seno (ossia tu sei la nuova pianta del paradiso terrestre che dà il cibo eucaristico che porta vita:  Chi mangia questo pane vivrà in eterno).  Vedi anche Corso biblico pag. 18 sul sito internet:  www.padretudda.it    Fare clic sul lato destro della prima pagina nei numeri di Cenacolo on-line.

 

CRISTO E’ IL CENTRO DELLA STORIA, DELLA NARRAZIONE BIBLICA          E  DI OGNI COSA ESISTENTE: egli è il cuore dell’universo, centro e vertice.

 

Dio prima di creare concepì un piano di salvezza come un ingegnere che prima di tutto fa il progetto ben definito e poi lo mette in esecuzione lentamente e gradatamente.  Quando Dio iniziò l’esecuzione del piano salvifico, cominciò a creare le cose, creò il mondo.  Dal mondo estrasse l’uomo, dall’uomo la donna, dall’uomo e dalla donna prese Abramo, dalla discendenza di Abramo fece germogliare la Tuttasanta, la Piena di grazia, il cui frutto benedetto è Gesù.  A questo frutto di vita, come l’albero della vita del paradiso terrestre, Dio invitò tutti:  quanti sono assetati di vivere divinamente ed eternamente sono chiamati attorno a Gesù che li fa figli di Dio e membri della sua famiglia o Chiesa.

Il primo capitolo della Bibbia dice che Dio creò prima le cose materiali, poi la vita e quindi l’uomo e la vita divina ossia la gioia del sabato o incontro con Dio.

L’ordine di esecuzione ossia dello svolgimento storico è all’inverso dell’ordine di intenzione ossia del progetto salvifico.  In questo al primo posto è Cristo.  Dio prima di tutto pensò di dare un’esistenza creaturale al Figlio e quindi a tutta la creazione.  Immediatamente Dio, con uno e identico decreto stabilì che il Figlio suo come creatura avesse una perfetta compagna di vita e di amore, la SS. Vergine Immacolata.  Così insegna la voce autorevole e ufficiale della Chiesa.  E poiché nella famiglia trinitaria, le persone divine sono tre, non saranno anche tre le persone che stanno all’origine, al centro e al culmine della creazione?  Cioè la santa Famiglia di Nazaret: Gesù, Maria, Giuseppe.

Cristo dunque è inseparabile dalla Donna vestita di Sole, strettamente congiunta anche a Giuseppe.  Attorno a questo nucleo originario della creazione (la Santa Famiglia di Nazaret), nel progetto di Dio, viene subito la Chiesa, quindi il popolo di Israele, l’umanità e il cosmo.  Quando risorgeremo con il corpo glorioso, anche il cosmo sarà trasfigurato con la gloria del Risorto e avremo terra nuova e cieli nuovi.

Quando leggiamo la Bibbia, dobbiamo riconoscere che le pagine dell’AT sono dirette a quelle del NT e che il NT sfocerà nella gloria eterna del paradiso.  Oppure possiamo dire ancora:  tutte le pagine dell’ AT parlano di Gesù-Maria (e di Giuseppe?), della Chiesa e del cristianesimo. Il lettore intelligente deve imparare a tradurre tutte le pagine dell’AT in pagine e messaggi del NT.  Come?

 

COME TRADURRE L’AT IN CHIAVE NEOTESTAMENTARIA?

 

Prendendo tutto l’AT come una grande parabola del NT.  Anche il NT deve essere preso come parabola della futura sorte in paradiso, il regno dei cieli.  Si ha così un’alleanza con Israele, poi con la Chiesa e quindi quella eterna; si ha un regno di Israele, quello che è la Chiesa, in attesa di quello eterno.

Nelle pagine bibliche si devono cercare i temi che vengono proposti.  Essi sono il veicolo del pensiero biblico, del messaggio che vuole comunicare l’autore ispirato. Dai temi si deve procedere al loro sviluppo nel NT e alla prospettiva del futuro regno.

Il messaggio di Dio parte da situazioni concrete e conduce gli uomini verso il suo piano di salvezza che viene esplicitato attraverso i temi biblici.  I temi a loro volta mano mano che procedono nella LUNGHEZZA storica si ALLARGANO, si ELEVANO e si APPROFONDISCONO.

Quando Dio incontrò Abramo aveva davanti a sé un pagano senza idea alcuna di Dio se non quel minimo senso naturale che resta nel cuore dopo lo sconvolgimento del peccato.  Dio gli promette (tema PROMESSA) ogni bene economico (TERRA per il pascolo) e sociale (DISCENDENZA: figli).

La promessa è il filo conduttore di tutta la Bibbia.  Dio promise assistenza economica e sociale e mantenne la promessa.  Con il tempo la promessa divenne sempre più elevata.  La terra per il pascolo divenne la terra promessa ove Israele si sarebbe sedentarizzato, avrebbe coltivato i campi.  La terra divenne un regno, poi il “luogo” della salvezza.  Maria di Nazaret è la terra promessa che ci dà il frutto benedetto del suo seno Gesù, il Salvatore del mondo.  Il cuore di ogni fedele è la terra da cui scorre latte e miele (ossia fertilità di Spirito Santo).  Il paradiso è il “luogo” della felicità piena e definitiva.

I figli di Abramo divennero un popolo, un regno, poi nel NT una Chiesa santa che raggiunge i confini della terra e infine il popolo di Dio di ogni razza e nazione che formerà la Gerusalemme del cielo.

 

 

 

TUTTI I TEMI BIBLICI CONFLUISCONO IN CRISTO

 

Cristo infatti è sintesi e culmine della salvezza.  Distinguiamo in Cristo l’uomo di Nazaret e il Figlio eterno di Dio.  L’uomo Gesù è salvatore, ma come uomo è anche salvato; così pure è la Madonna: prima salvata (con la stretta congiunzione a Cristo) e poi corredentrice.  La salvezza è negativa e positiva; negativa se indica distruzione del peccato, positiva se indica infusione di doni e di grazie.  Sia la persona umana di Maria, come l’umanità di Gesù (corpo e anima) hanno avuto solo salvezza positiva, perché esenti da colpa.

L’umanità di Gesù è centro e culmine di salvezza sotto quattro aspetti, perché è (1) umanità strettamente congiunta con la (2) divinità, perché ha partecipato alle (3) conseguenze dolorose del peccato e perché (4) da esse fu liberata con la risurrezione

Gesù è uomo e Dio, morto e risorto.  E come tale viene ad unirsi strettamente con noi e ci salva.  Noi così partecipiamo alla sua divinità e umanità, alla sua morte e risurrezione.  Questa è la nostra salvezza.

La Bibbia è una grande storia e una parabola dell’umanità e della divinità di Cristo, della sua morte e risurrezione. Già dall’AT Gesù è presente e operante la salvezza lentamente, gradualmente.  Con il percorso storico Gesù si rivela fino alla sua massima manifestazione che è la presenza storica in terra.  Israele è il popolo in cui egli ha iniziato a salvare l’umanità.  La Madonna è la personificazione di Israele e il punto di contatto fra Cristo e il suo popolo.  Tutto l’AT è iniziale vangelo di Gesù, il vangelo prima del vangelo.

Quando leggiamo pagine bibliche piene di umanità, sono annunzio dell’umanità santissima di Gesù; quando leggiamo pagine meravigliose di miracoli e grandi interventi divini, troviamo annunziata la divinità di Gesù e nell’umanità; quando leggiamo pagine piene di malizia, siamo invitati a vedere il volto sfigurato di Cristo crocifisso che assunse tutte le nostre iniquità e le trasfigurò in perdono, salvezza e redenzione.  Quando leggiamo pagine di perdono, di restaurazione, di rinnovamento e di redenzione materiale o spirituale, là dobbiamo vedere i segni della risurrezione di Gesù.

Cristo dunque è il benedetto al di sopra di tutti con ogni benedizione, dice Ef 1,3ss. Egli è pienezza di ogni bene; in lui si attuano le promesse fatte ai patriarchi; egli è l’erede di ogni benedizione.  Ma è anche la sintesi di ogni maledizione, infatti è scritto: Maledetto colui che pende dal legno (della croce) (Gal 3, 13).  Gesù divenne per noi peccato e maledizione (2 Cor 5, 21).  Gesù assunse per amor nostro la condizione del genere umano peccatore e la trasformò in redenzione perché egli incarnandosi si è fatto in tutto simile a noi eccetto il peccato.

Gesù è la terra promessa che porta ogni bene e ogni salvezza per tutto il genere umano; egli è la concentrazione o il nucleo portante del popolo di Dio.  Anche se tutto il genere umano peccò, lui e la Madonna (e anche S. Giuseppe?) sono fuori del peccato e attirano a sé tutti gli altri.

Gesù è il culmine e il centro dei temi fondamentali dell’alleanza e del regno.  Gesù infatti è talmente unito a Dio da essere Dio e Uomo-Dio.  In lui l’alleanza raggiunge la massima espressione.

Gesù è lui il regno di Dio ossia colui nel quale Dio ha pieno dominio, perfetta ubbidienza.  La religione cristiana è Gesù in se stesso:  egli è il massimo legame con Dio per l’alleanza, il culmine del regno.  E noi siamo religiosi o uniti con Dio quanto più ci leghiamo a Gesù (cuore, corpo, anima, vita e morte…).  Noi siamo il regno di Dio quanto più Gesù diventa noi stessi secondo il detto paolino:  Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.

Leggere tutta la Bibbia in Cristo e vedere tutti e tutto in lui.  Allora le pagine del Vangelo si moltiplicano e diventano quelle di tutta la Bibbia.  Così si può leggere la Bibbia con frutto.

 

I FIGLI DI ABRAMO DIVENTANO UN POPOLO

 

Dal primo libro della Bibbia passiamo al secondo, il libro dell’Esodo.  I figli di Abramo sono diventati un popolo numeroso, secondo la promessa divina:  I tuoi discendenti saranno numerosi come la sabbia del mare.  Dunque la parola di Dio non si ferma a un solo momento della storia, ma la percorre tutta; poi si estende anche a tutta la geografia e raggiunge l’eternità.

Con lo scorrere del tempo, la salvezza divina diventa più lunga, ma anche più larga e più elevata.  Nel Genesi la religiosità rivelata si limita a una sola famiglia patriarcale; nell’Esodo diventa un popolo numeroso, dicono i primi versetti del primo capitolo.  Poi diverranno una confederazione di tribù (libro dei Giudici), conquistano una terra con Giosuè, diventano un regno con Saul e Davide. 

La salvezza si eleva.  Infatti prima la religiosità si esprime con atti di culto, con offerte di cose (agnelli, luoghi sacri, tempi sacri…); poi dietro il messaggio dei profeti si passa a una religiosità soprattutto di obbedienza alla parola di Dio e infine con Gesù si acquista la religiosità dello Spirito Santo:  noi cristiani offriamo a Dio il culto nello Spirito per Cristo al Padre.

 

…E AVANTI NELLA STORIA DELLA SALVEZZA…

 

Nella lettura della Bibbia si devono cogliere i temi che gli autori sottolineano per poter capire il messaggio che sottostà alle narrazioni; ma si deve anche guardare lo sviluppo che i temi acquistano lungo la storia.  In tal maniera si può vedere il culmine della Bibbia (il Vangelo, Gesù) dalle prime pagine e in tutte le pagine.  Quando la lettura biblica diventa visione di Cristo, allora si è acquistata la capacità di leggere con frutto il  libero per eccellenza.  In greco biblìa significa i libretti, ma i LIBRETTI PER ECCELLENZA.  Non Esistono scritti superiori ad essi, sono scritture divine e perciò anche dette Sacre Scritture.

Facciamo qualche esempio.  Il tema ALLEANZA indica il legame tra Dio e i suoi fedeli.  Anticamente si esprimeva con il rito dell’animale ucciso.  Passando in mezzo alle carni divise si voleva dire che si formava un corpo solo; aspergendosi del sangue, si diceva che si era consanguinei.  Israele si considerava come una sola e grande famiglia di consanguinei fra loro e con Dio.  Gesù è il culmine dell’alleanza perché è divinità e umanità unite nella stessa persona.  Egli vive in noi cristiani e noi siamo altrettanti cristi.

Il tema REGNO è frutto dell’alleanza.  Dall’unione con Dio viene ogni bene o benedizione.  I beni di Dio prima sono pecore e animali, poi una terra e un’unità nazionale con la costituzione del regno di Israele.  Ma il regno a sua volta tendeva a quello del Messia:  regno universale e intimo come avviene nella Chiesa:  accoglie tutto il genere umano e raggiunge la massima intimità come quella tra Gesù e Maria, come nella santa comunione eucaristica.

Il tema PASQUA  è la confluenza di quattro temi: peccato, castigo, pentimento e salvezza.  Dal peccato si raggiunge nuovamente l’alleanza attraverso il castigo o sofferenza e il pentimento o conversione.  Nelle diverse esperienze storiche, l’infedeltà di Israele fu punita con l’allontanamento dalla terra di Dio a quella dell’Egitto o con l’espulsione dalla terra benedetta e l’esilio babilonese.  Espiato il peccato, Israele ritorna a Dio tutto rinnovato e ottiene di vivere ancora nella sua terra..  La pasqua è un rinnovamento che si celebra periodicamente fino a raggiungere il culmine del disastro umano (peccato e castigo) sintetizzato nel Crocifisso e del rinnovamento (pentimento e salvezza) nel Risorto.  Noi partecipiamo alle sofferenze e alla gloria di Cristo.

L’esperienza religiosa ha tre “tempi”: Antico, Nuovo Testamento, Epoca futura; tre modi diversi di esperienza: per immagini o per ombra (AT), per realtà o compimento (NT) e per realtà chiara e contemplata (paradiso).  Tre sono anche le economie: legge (AT), grazia (NT), visione (paradiso).  Tre sono i modi di vivere dell’uomo:  vita umana (corpo e spirito), vita umano-divina (NT), vita tutta immersa in Dio.

Tutte le realtà sono in perfetto simbolismo e in moto dal meno al più perfetto:  materia, spirito, Spirito Santo.  Tutto il mondo è come un segno, segno di Dio e del divino che viene donato all’uomo dal materiale, allo spirituale e al divino.

Nella Bibbia e nella vita umana sono essenziali due coordinate:  simbolismo e cristocentrismo.  In ogni cosa, fatto o avvenimento si deve vedere  nella tensione verso l’alto, il punto focale di ogni realtà, Cristo:  tutto è stato creato per lui e in lui, tutto in lui trova fondamento, modello e forza per realizzarsi.

 

 

Fonte: http://www.padretudda.it/Inserti_speciali/PER_LEGGERE_LA_BIBBIA.doc

 

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LA BIBBIA :

Il Libro dei Cristiani

Inizieremo un itinerario per conoscere un poco di più il Libro della Nostra vita: La Bibbia. Prenderà tempo per seguire da vicino, passo passo, la conoscenza di questo meraviglioso Libro. Ne vale la pena! La bibbia è un documento-fonte dell’esperienza religiosa ebraica e della fede cristiana. L’analisi della struttura portante del testo sacro, così come la riflessione sul valore culturale ed ermeneutico (metodo per interpretare i documenti antichi) conducono all’interpretazione di esso, quale annuncio della Buona Novella dell’amore di Dio per l’uomo.
E’ bene conoscere la Bibbia nelle sue coordinate di tempo e di spazio. Comprenderla come testo che affronta i grandi temi dell’umanità e come Libro in cui le comunità degli ebrei e dei cristiani riconoscono la “Parola di Dio”.
La Bibbia è uno dei libri più diffusi nel mondo che ha influenzato, da più di 2000 anni, la storia dell’umanità come pochi altri. Ma forse è anche uno dei libri non solo meno compresi, ma anche meno letti. Se anche tu non hai mai letto la Bibbia almeno una volta (dall’inizio alla fine) nella tua vita, non impressionarti: ti trovi in buona compagnia, perché tra i circa 1.500.000.000 di cristiani (che considerano la Bibbia fonte privilegiata della loro religione) la maggior parte, probabilmente, ha fatto come te.

 

Cos’è la Bibbia?

Anche senza aver mai aperto la Bibbia, si sa che essa è il libro sacro dei cristiani e degli ebrei, almeno per quanto riguarda l'Antico Testamento. Ma perché è un libro così importante?
Per i credenti la Bibbia fa conoscere la "comunicazione" fra Dio e gli uomini: Ciò che Lui ha detto loro con parole e fatti e ciò che l’umanità ha "risposto" anch’essa con parole e soprattutto con dei fatti. Siamo dunque di fronte ad un dialogo che percorre circa venti secoli di storia, e precisamente va dal 1850 a. C. (epoca in cui è vissuto Abramo) fino al 100 d.C. (con gli ultimi scritti del nuovo testamento).
Ieri, oggi e sempre, i cristiani vivono della luce di questo libro sacro, sacro perché ispirato da Dio. Vedremo in seguito cosa significa la parola ispirazione, per ora ti basti che è grazie a questa particolare azione dello Spirito Santo che la Bibbia è Parola di Dio.
In nessun luogo della Bibbia troviamo la parola di Dio rivolta a noi direttamente, ma sempre ci viene comunicata dagli uomini e sempre in un linguaggio umano. Dio, per parlare con noi, si è servito di scrittori e di parole umane che lo Spirito Santo ha ispirato, cioè resi capaci di esprimere la Parola che voleva comunicarci. La Bibbia secondo la Chiesa, (a differenza di quanto i musulmani credono riguardo al Corano), non è un libro caduto dal cielo, non è stata dettata da un angelo, ma è stata "scritta" da diversi uomini che l’hanno redatta nel corso dei secoli sotto la guida dello Spirito Santo, fino al II secolo d. C..
Il nome della Bibbia viene dal greco: "ta biblia" significa letteralmente: "i piccoli rotoli" perché in origine era scritta in più rotoli (uno per ogni gruppo di libri). È giusto considerarla un’opera unitaria, poiché, anche se vi hanno collaborato diversi autori umani, l'unico Autore è Dio. Ma se vogliamo comprenderla meglio non dobbiamo dimenticare che: la Bibbia è una raccolta di libri, una piccola biblioteca rilegata in un solo volume. Vi troviamo infatti opere differenti l'una dall'altra per epoca, per stile di scrittura, per contenuto: poesie, racconti storici, racconti romanzati, riflessioni sapienti, proverbi, codici di leggi ecc.
Queste opere sono raggruppate in due grandi raccolte che chiamiamo: l'Antico (AT) e il Nuovo Testamento (NT).
Questo nome deriva dal latino Testamentum e soprattutto dalla parola originale greca diateke, che non indica solo le ultime volontà di chi muore, ma più in generale qualsiasi patto solenne stretto tra due persone.
Chiamare la prima parte della Bibbia ANTICO TESTAMENTO, vuol dire chiamarla: Libri che parlano del patto solenne di amicizia stretto nell’antichità tra Dio e l’umanità. Così NUOVO TESTAMENTO vuol dire: Libri che parlano del patto solenne di amicizia stretto tra Dio e l’umanità con la venuta di Gesù sulla terra.
Quando si comincia a leggere la Bibbia possiamo incontrare dei passi che appaiono tanto umani da scandalizzarci, perché si scoprono tratti che ci possono apparire insoliti, o perché si avvertono divergenze addirittura nella trasmissione delle parole di Cristo tra un vangelo e l’altro.
La Chiesa nel Concilio risponde a queste difficoltà dicendo: "La parola di Dio, espressa con lingua umana, si è fatta simile alla parola degli uomini, così come Dio, avendo assunto le debolezze dell'umana natura si fece simile agli uomini".
La parola umana nella Bibbia non è stata assorbita o annullata dalla parola di Dio, ma assunta, non La si incontra se non attraversando lo spessore della parola umana. Allo stesso modo chi guardava Gesù vedeva ed udiva una voce umana in un corpo umano, ma al tempo stesso vedeva ed udiva il Figlio di Dio. La Parola di Dio è dunque un mistero tanto grande quanto quello che Dio si è fatto uomo. Ognuno deve accostarsi ad essa con rispetto e senza scandalizzarsi lasciarsi aiutare dalla Chiesa a comprendere ciò che Dio veramente voleva comunicarci, attraverso le parole umane che gli scrittori biblici hanno usato.
Per noi Cattolici l'Antico Testamento è formato da 46 libri scritti prima della venuta di Cristo è la storia del popolo eletto e del patto di amicizia che Dio strinse con loro: l’Alleanza. E’ una lunga storia, caratterizzata da fedeltà e infedeltà da parte del popolo di Dio e da una perenne fedeltà da parte di Dio.
Il Nuovo Testamento (che oggi tutti i cristiani hanno in comune, cattolici, protestanti e ortodossi) si compone di 27 libri che mostrano come Dio realizza in Cristo il suo progetto di salvezza: il riscatto dell'uomo dal peccato e da ogni schiavitù. Dio ha allora concluso una nuova alleanza con un popolo nuovo (la Chiesa), ma la possiamo comprendere meglio solo conoscendo la prima alleanza. Per questo affermiamo che l'Antico Testamento conduce al Nuovo Testamento.
I libri della Bibbia si suddividono secondo questo schema

 

ANTICO TESTAMENTO

-1) Pentateuco (i primi cinque libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio)
-2) Libri storici (che sono 16: Giosué, Giudici, Rut, primo e secondo libro di Samuele, primo e secondo libro dei Re, primo e secondo libro delle Cronache ,Esdra e Neemia, Tobia,Giuditta, Ester, Primo libro dei Maccabei, Secondo libro dei Maccabei.)
-3) Libri Sapienziali (sono sette: Giobbe, Salmi, libro dei Proverbi, Qoèlet, Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide).
-4) Libri profetici: comprendono i profeti maggiori: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele, e i profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.

 

NUOVO TESTAMENTO

-1) I Vangeli e gli Atti:  Matteo, Marco, Luca (chiamati Sinottici), Giovanni, Atti degli Apostoli.
-2) Le Lettere di S. Paolo: ai Romani, prima e seconda ai Corinzi, ai Galati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, prima e seconda ai Tessalonicesi, prima e seconda a Timoteo, a Tito, a Filèmone.
- 3) Lettera agli Ebrei.
- 4) Lettere Cattoliche: prima e seconda lettera di Pietro, prima, seconda  e terza lettera di Giovanni lettera di Giuda.
- 5) Apocalisse.

 

Le sensazionali scoperte di Qumran

Sulla riva nord-occidentale del Mar Morto, non lontano da Chirbet Qumran, a circa 15 Km. a sud di Gerico, un ragazzo beduino di quindici anni, Muhammed Adhdhib, mentre si arrampicava in cerca di una capra smarrita, scorse una fessura in una parete rocciosa. Avendovi gettato dentro una pietra, sentì un rumore, come di qualcosa che si rompeva; si infilò attraverso quell’apertura e si trovò in una grotta. Non c’era il tesoro sperato: ma c’erano numerose giare di terracotta dell’altezza di circa 60 cm, dalle quali uscivano dei rotoli maleodoranti di cuoio, avvolti in corde sporche.

Dopo complesse avventurose vicende, questi rotoli di così modesta apparenza passarono dalle mani del pastorello deluso a quelle di esperti archeologi, che li identificarono come manoscritti di epoca pre-cristiana. Si era nel 1947.
Gli archeologi cominciarono allora ad esaminare sistematicamente tutte le grotte della montuosa riva occidentale del Mar Morto, scoprendo altri rotoli e migliaia di frammenti.
Gli scavi eseguiti presso la prima grotta portarono a concludere che in quella località sorgeva, a partire dal secondo secolo a.C., una comunità religiosa giudaica; ai membri di essa andava attribuita l’esecuzione e la conservazione di quei manoscritti: si spiegava così il ritrovamento di un materiale così abbondante in un’area ristretta.

  1. Läpple, La Bibbia oggi, Ed. Paoline, Milano 1986, pp. 36-37).

 

 

Fonte: http://www.santamariadellaneve.org/introduzione%20AT/AT%20bibbia01.doc

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