La religione degli aztechi
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La religione degli aztechi
GLI AZTECHI
Gli Aztechi si stabilirono nel XIII sec. nel Messico centrale dopo una migrazione dalla parte settentrionale delle stesso stato. Tra il XIV e il XV sec. essi diedero origine ad un grandioso impero con capitale a Tenochtitlàn, che si trova là dove ora sorge Città del Messico. A partire dal 1519, le squadre di esploratori guidate dallo spagnolo Hernàn Cortes penetrarono nel Messico, bramose delle ricchezze custodite dagli indigeni, che portarono presto all’estinzione.
I centri più importanti erano Tenochtitlàn e Teotihuacàn.
CIVILTA’
Gli Aztechi, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non erano arretrati e primitivi, anzi sono arrivati fino a noi oggetti e costruzioni che dimostrano la loro abilità tecnica. Poiché la vita quotidiana era molto legata alla religione, questi oggetti erano soprattutto di carattere sacro, per esempio i templi.
Di produzione azteca però non è stato trovato niente di scritto, come è successo invece per la civiltà Maya, ad esempio opere letterarie o archivi. Gli Aztechi utilizzavano solamente una serie di pittogrammi e simboli che sono stati decifrati solo in parte.
Piramide del Sole a Teotihuacàn
Gli Aztechi possedevano una religione politeista. Secondo alcuni studiosi la religione azteca fu la conseguenza dell’analisi e del terrore delle forze naturali, e insieme del tentativo di dominarle, cioè guadagnarsi la loro benevolenza con riti e sacrifici. Il Pantheon azteco infatti era popolato da decine e decine di divinità, ognuna delle quali presiedeva a un fenomeno della Natura, a un’attività umana, a un vizio o a una virtù. Le divinità erano antropomorfe e invisibili all’uomo, ma si mostravano ad esso nei sogni e nelle cerimonie e erano riconoscibili perché ognuna aveva un proprio segno caratteristico.
La divinità più importante era Tezcatlipoca, cioè “specchio fumante”, dio del freddo e dell’inverno. Molte divinità avevano l’aspetto di mostri terribili e assetati di sangue.
I riti sacri e i sacrifici, soprattutto umani, erano quindi importantissimi e la loro preparazione costava parecchio in materia di energie, ricchezze e tempo e coinvolgeva tutta la popolazione.
UNIVERSO E MITO DELLA CREAZIONE
Secondo gli aztechi l’universo era diviso in tre mondi: quello superiore era diviso a sua volta in 13 cieli, in ognuno dei quali aveva sede una divinità, in ordine di importanza a partire dall’alto. Nel livello più alto infatti risiedeva il creatore: Ometecutli.
Il mondo sotterraneo, gli inferi, era composto da 9 livelli, luoghi di altrettante divinità.
Gli inferi e i cieli erano percepiti come due piramidi i cui vertici erano agli antipodi. La superficie di contatto tra le due basi formava la terra, il terzo mondo, un disco piatto suddiviso orizzontalmente in 5 parti.
Come in molte altre tradizioni mitologiche e religiose, anche presso gli aztechi esisteva la credenza in una successione di età del mondo, il cui passaggio era segnato da catastrofi e cataclismi; in particolare, gli aztechi credevano che quattro "Soli" o mondi avessero preceduto il mondo attuale. A ciascuno dei primi quattro Soli corrisponde un punto cardinale: rispettivamente, Nord, Ovest, Sud, Est.
- Il primo Sole si chiamava Nahui-Ocelotl ("quattro-giaguaro") e durò un periodo lungo tre volte cinquantadue anni; il mondo era abitato da giganti e venne distrutto dai giaguari, simboli zoomorfi di Tezcatlipoca in quanto dio del freddo e della notte.
- Il secondo Sole, Nahui-Ehécatl ("quattro-vento"), si dissolse dopo un periodo di sette volte cinquantadue anni, a causa di un immane uragano, manifestazione di Quetzalcóatl, che trasformò in scimmie tutti i sopravvissuti.
- Il terzo Sole, Nahui-Quiahuitl ("quattro-pioggia"), fu distrutto dopo un periodo lungo sei volte cinquantadue anni da una pioggia di fuoco, manifestazione di Tláloc, dio del tuono e del lampo dai denti larghi e dagli occhi enormi, e di Quiahuitl, la pioggia: gli abitanti del mondo erano tutti bambini e quelli che sopravvissero si trasformarono in uccelli.
- Il quarto Sole, Nahui-Atl ("quattro-acqua"), ebbe una durata di tre volte cinquantadue anni, dopo di che il mondo fu sommerso da un diluvio, al quale scamparono soltanto un uomo e una donna che si erano rifugiati sotto un enorme cipresso. Tezcatlipoca li punì trasformandoli in cani e mozzando loro la testa.
Il Sole attuale è il quinto, si chiama Nahui-Ollin ("quattro-movimento") ed è destinato a scomparire per la forza di un movimento o tremore della Terra: in quell'istante appariranno i mostri dell'Ovest, dall'aspetto di scheletri, i quali uccideranno l'intero genere umano, cui hanno dato origine Quetzalcóatl e suo fratello gemello Xolotl riportando in vita le ossa dei morti e nutrendole del proprio sangue. Il Sole attuale era situato al centro rispetto ai precedenti e costituiva il quinto punto cardinale; la sua creazione era attribuita a Huehuetéotl, dio del fuoco: infatti il focolare domestico si trovava al centro della casa.
OLTRETOMBA
Gli Aztechi credevano nell’esistenza di un mondo dell’aldilà e del trapasso delle anime. Tezcatlipoca, cioè Specchio Fumante, era il dio della giustizia, che doveva assistere al giudizio delle anime riguardo al loro comportamento in vita prima del passaggio nell’aldilà poiché egli disponeva del potere di premiare le virtù e punire i peccati, sia nel mondo dei vivi sia in quello dei morti. Le anime dei defunti trovavano riposo solo dopo un viaggio di quattro giorni in cui dovevano superare varie prove in uno dei tre mondi. Secondo un’altra credenza azteca il destino umano era completamente frutto del volere divino, e quindi non esistevano meriti o demeriti. Di conseguenza anche il potere del dio Tezcatlipoca diminuiva notevolmente. Fu quindi deciso che il giudizio del dio fosse emesso su una base oggettiva, cioè la natura e le circostanze della morte. Così tutti coloro che venivano uccisi nei sacrifici, i caduti in battaglia e le donne morte di parto finivano nella «casa del sole nel cielo», cioè nel regno superiore.
Nel regno intermedio detto «tlalocan» su cui regnava il dio della pioggia Tlaloc, dimoravano tutti gli annegati e coloro che erano stati colpiti da fulmini, nonché i lebbrosi e i paralitici.
Nel regno sotterraneo detto «mictlàn» finivano tutti gli altri morti. Questo regno apparteneva al dio dei morti per eccellenza, Mictlantecutli.
I RITI SACRI
I riti sacri e i sacrifici erano fondamentali nella vita degli aztechi: si va da sacrifici di fiori e elementi vegetali a quelli di animali, fino al sacrificio umano. Il sacrificio umano e la guerra erano considerati veri e propri culti. Il cuore umano era paragonato ad una lucida pietra di turchese, e la guerra era il luogo dove “i copricapi piumati dei guerrieri si sollevavano qua e là come spuma sulle onde”; la morte in battaglia era la morte “fiorita”. I rituali erano frequenti e molto costosi in materia di energie, ricchezze e tempo. Tutti i riti sacri erano preceduti da un periodo di quattro giorni durante il quale i sacerdoti digiunavano e facevano offerte alla divinità. I templi venivano decorati con ramoscelli e fiori e durante la cerimonia tutti indossavano vesti colorate e sonagli.
Il sacrificio più comune consisteva nella decapitazione di animali, ad esempio le quaglie, ma l’immolazione più significativa e più drammatica era quella dei guerrieri nemici sconfitti o degli schiavi. Come preparazione al sacrificio, le vittime dovevano sottoporsi ad un bagno rituale, quindi indossare abiti accuratamente scelti; spesso dovevano apprendere speciali danze e, a volte, persino ingrassare o dimagrire. L’abbigliamento elaborato doveva ricordare la divinità che impersonavano e alla quale venivano sacrificati.
Sono attestati un’ampia gamma di tecniche sacrificali, fra cui la decapitazione, il lancio di frecce, l’annegamento, il rogo, il lancio da una certa altezza, lo strangolamento, la sepoltura di vivi, la morte per fame, il combattimento gladiatorio (che vedeva impegnato il prigioniero da solo contro molteplici avversari contemporaneamente). In certi casi i sacrifici erano molto più terribili: ad esempio il sacerdote squartava il prigioniero ancora vivo e ne indossava la pelle; oppure la vittima veniva stesa sulla pietra sacrificale in cima al tempio e se ne estraeva il cuore ancora palpitante. Successivamente la testa veniva mozzata e privata del cervello. Il cranio era posto sulla “rastrelliera di teschi”, una serie di pali con i crani infilzati.
Il corpo veniva tagliato a pezzi e mangiato con i fiori di zucca. Il privilegio del cannibalismo era concesso solo ai maggiorenni e soprattutto alla famiglia dell’uomo che aveva catturato il prigioniero.
Una volta all'anno era necessario sacrificare anche giovani Aztechi, che iniziavano la preparazione con un anno di anticipo. Il sacrificio non era concepito come una punizione, ma come un onore.
IL TEMPIO
I templi erano di due tipi: potevano essere la dimora divina o una tomba funeraria. Erano formati da una piramide a gradoni, che si ergeva su un alto basamento e sulla cui sommità si trovavano due sacrari che contenevano l’immagine della divinità, e un cippo sacrificale. Due scaloni paralleli lungo il lato della piramide conducevano alla sommità. Se il tempio era di tipo funerario non vi erano i sacrari e la pietra sacrificale, ma solo un tetto piano.
BIBLIOGRAFIA:
- Microsoft ® Encarta ® Enciclopedia Plus. © 1993-2002 Microsoft Corporation
G.J.BELLINGER, Enciclopedia delle religioni, Milano, Garzanti 1989I
- D. CARRASCO, “La religione Azteca, città sacre, azioni sacre”, in L. E. SULLIVAN, Culture e religioni indigene in America, Milano, Jaca Book
- M. BUSSAGLI, Miti e leggende del mondo, Casini Editori,1976
- M. BOTTO – M. FORTUNATO, Dal Vecchio al Nuovo mondo, Mursia, 1995
Fonte: http://old.liceivaldagno.it/ScuoleInRete/trissino_valdagno/
mediateca.nsf/fa4acaef3bc0fd43c1256f72003db9d9/eaa77160c84a9861c12570d7003f023c/Body/M22/gliaztechi.doc?OpenElement
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