Apocalisse
Apocalisse
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L’APOCALISSE
L’Apocalisse è l’ultimo libro della Sacra Scrittura. L’argomento che tratta ne ha fatto uno dei testi biblici più affascinanti. I particolari strumenti espressivi adottati dall’autore, tuttavia, rendono molte sue pagine di difficile comprensione. Per tale motivo un attento lavoro di interpretazione, importante per ogni libro della Bibbia, è in questo caso davvero indispensabile, come tenteremo di mostrare analizzando alcuni brani particolarmente significativi.
1) Caratteri generali
Il termine greco apocalisse significa letteralmente “rivelazione”. Il libro che porta questo titolo, infatti, narra le rivelazioni divine che, sotto forma di visioni, un uomo di nome Giovanni ha ricevuto nell’isola di Patmos, nel Mar Egeo (Ap 1,1-2.9). Una tradizione molto antica lo identifica con l’apostolo Giovanni, autore del quarto Vangelo e di tre lettere inserite nel Nuovo Testamento.
Riserve in merito sono avanzate da alcuni studiosi moderni, che sottolineano le differenze linguistiche e di stile esistenti tra l’Apocalisse e gli altri scritti giovannei, e ricordano come nelle letterature antiche fosse piuttosto diffuso il ricorso alla pseudoepigrafia, con il quale si potrebbe spiegare l’esplicito riferimento a Giovanni. In sostanza il vero autore del libro ne avrebbe attribuito la paternità ad un personaggio di grande prestigio allo scopo di garantire al proprio scritto un maggiore successo.
Tuttavia, almeno tra gli esegeti cattolici, prevale la tendenza a riconoscere il valore della tradizione e ad affermare l’ispirazione giovannea del testo: l’Apocalisse sarebbe stata composta, se non dallo stesso Giovanni, quanto meno da un discepolo che avrebbe fedelmente riportato le rivelazioni ricevute dall’apostolo.
Nemmeno per ciò che concerne la data di composizione esiste una completa identità di vedute tra gli studiosi, anche se tutti sembrano concordare sul fatto che il libro abbia avuto origine in un periodo di sofferenze e difficoltà per la comunità cristiana primitiva. Ciò riduce a due le ipotesi di datazione, in quanto le grandi persecuzioni del I secolo sono quelle di Nerone nel 64 e di Domiziano alla metà degli anni 90. Anche se non si può escludere che alcune sezioni dell’opera risalgano al primo di questi periodi, sembra pressoché certo che l’Apocalisse nel suo complesso abbia visto la luce nel corso dell’ultimo decennio del I secolo.
2) Il genere letterario
I generi letterari sono le classificazioni delle opere letterarie, che vengono distinte a seconda della struttura e dei metodi espressivi che adottano, oltre che per gli scopi per cui sono state scritte (es.: romanzo, poema epico, testo scientifico, libro di storia, articolo di cronaca, etc.). Se si desidera comprendere correttamente il significato di un testo, è molto importante riuscire ad individuarne il genere letterario. Ciò vale anche per la Bibbia, che comprende un vasto repertorio di forme espressive. Citiamo a questo proposito un documento promulgato dal Concilio Vaticano II, la Costituzione Apostolica Dei Verbum, dedicata alla divina rivelazione:
“Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto fra l’altro dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi in vario modo storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. E’ necessario adunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. Per comprendere infatti in maniera esatta ciò che l’autore umano volle asserire nello scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originari modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani” (n.12).
Il genere letterario che ora esaminiamo è quello denominato “apocalittica”, cui appartengono varie sezioni dell’Antico Testamento (Isaia 24-27; 34-35; Zaccaria 9-14 ; Daniele) e del Nuovo Testamento (Matteo 24; Marco 13; Luca 21; Apocalisse). Non potendo per ragioni di tempo soffermarci sulle radici storiche e teologiche dell’apocalittica, e nemmeno sui suoi rapporti con altri generi letterari biblici quali la profezia e la sapienza, ci limitiamo ad elencare gli elementi che maggiormente la caratterizzano:
- Rivelazione mediante visioni. Dio si rivela non soltanto con le parole, ma anche con le immagini: gli autori assistono ad alcuni eventi futuri decisivi per il destino dell’umanità (Daniele 7,1ss.; 8,1ss.).
- Linguaggio simbolico. Anche se appare arduo stabilire il grado di oggettività delle narrazioni, che si dilungano su avvenimenti catastrofici e sconvolgenti, è comunque indiscutibile il fatto che molti particolari non siano realistici ma abbiano valore essenzialmente simbolico. L’autore ha infatti tradotto in elementi descrittivi i contenuti della rivelazione ricevuta; per comprendere il senso profondo delle narrazioni, dunque, è necessario decodificare i simboli da lui utilizzati . E’ pertanto decisamente sconsigliabile fermarsi alla lettera di questi testi: solo un’interpretazione ragionata può evitare errori e fraintendimenti.
- Atteggiamento pessimistico nei confronti del presente. La condizione presente non soddisfa, il male sembra prevalere, si nutre sfiducia nelle possibilità dell’uomo di agire nella storia per migliorarla.
- Speranza in un futuro migliore. Davanti al dolore, o addirittura alla disperazione, dell’oggi, si parla di un domani che porterà consolazione a chi è stato ingiustamente perseguitato. Domina la convinzione che Dio, padrone della storia, in un tempo imprecisato soccorrerà i suoi fedeli, sbaragliando i loro nemici sino al trionfo finale.
- Mentalità dualistica. Si individua una netta e rigorosa distinzione tra bene e male, espressa attraverso una serie di opposizioni che escludono le tonalità intermedie: presente-futuro, angeli-demoni, seguaci di Dio -seguaci di Satana.
3) Il simbolismo
Questi caratteri fondamentali del genere letterario sono presenti con evidenza nel libro dell’Apocalisse. Poiché sul piano espressivo l’opera è contraddistinta in primo luogo dal ricorso al linguaggio simbolico, che spesso non consente una comprensione immediata , è necessario sottoporne il testo ad un attento esame ermeneutico. Per dotarci di strumenti utili ad effettuare tale lavoro di interpretazione, analizziamo ora alcune delle forme che il simbolismo assume nell’ultimo libro della Bibbia.
- Simbolismo cosmico. Si narrano terribili cataclismi sulla Terra e nel cosmo, come in 6,12-13 (“Quando l’Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come un sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi”) e 8,6-12. In questo modo si vuole esprimere l’intervento di Dio, che l’uomo percepisce con particolare intensità in occasione di fenomeni straordinari.
- Simbolismo numerico. I numeri hanno significati non semplicemente quantitativi. Ad esempio il numero 7 indica la totalità (1,11-12; 5,6), il 3 e ½ l’incompletezza (quarantadue mesi in 11,2 e 13,5 e milledue-centosessanta giorni in 11,3 e 12,6 equivalgono a metà di sette anni), il 12 la perfezione (21,12ss.), etc..
- Simbolismo teriomorfo. Sono citati numerosi animali, che assumono valenza positiva o negativa. Nell’Apocalisse si incontrano quindi l’Agnello (5,6), i cavalli (5,2-7; 9,17; 19,11), le cavallette (9,3ss.), il drago e il serpente (12,3ss.; 20,1ss.), l’aquila (8,13; 12,14), le bestie (13,1ss.; 13,11ss.). Tali esseri, nel bene come nel male, appaiono espressione di potenze superiori e sfuggono al controllo degli uomini.
- Simbolismo cromatico. I colori non hanno una funzione meramente decorativa, sono anch’essi elementi del codice simbolico apocalittico: il bianco indica l’eternità e la soprannaturalità (4,4; 6,11; 7,9; 20,11), il rosso sangue e rovina (6,4; 12,3), il nero e le tenebre le forze del male (6,12; 8,12; 21,25).
- Simbolismo veterotestamentario di varia natura. L’autore dell’Apocalisse ha ampiamente attinto al ricco repertorio simbolico dell’Antico Testamento. Così le immagini della mietitura e della vendemmia del cap. 14 (vv.14-20) richiamano il giudizio finale (cfr. Gioele 4,13 e Isaia 63,1-3); Babilonia, che nella tradizione profetica rappresenta il nemico per eccellenza (cfr. Isaia 13-14;47, Geremia 25,1-13;50-51), simboleggia le potenze avversarie del popolo di Dio (nel cap. 17 è associata a Roma, che alla fine del I secolo d.C. perseguitava i Cristiani); Gerusalemme, conquistata e resa capitale dal re Davide, la “città santa” dei profeti (Isaia 52,1), rappresenta il luogo in cui i giusti vivranno insieme a Dio ed otterranno la salvezza (cap. 21-22).
4) Il messaggio dell’Apocalisse
L’utilizzazione del linguaggio simbolico ed il riferimento ad eventi futuri hanno contribuito a creare intorno all’Apocalisse un certo alone di mistero, a farla considerare un libro oscuro e di ardua decifrazione. Si tratta di una fama davvero meritata? E’ giusto considerare l’Apocalisse un’opera sostanzialmente enigmatica, che nasconde più che svelare la rivelazione di Dio?
Dobbiamo rispondere negativamente a questi interrogativi. L’impegno paziente ed appassionato di generazioni di studiosi ha prodotto criteri esegetici (vale a dire di interpretazione) che permettono di accostarsi all’opera con quell’atteggiamento scientificamente corretto di cui abbiamo più volte sottolineato l’importanza. E’ dunque possibile decodificare i simboli che costellano le descrizioni dell’Apocalisse e le rendono a prima vista tanto misteriose . Inoltre – ed è la cosa più importante – appare chiaro il messaggio complessivo del libro, ottimistico e consolatorio malgrado i numerosi episodi sconvolgenti narrati: l’esito finale della lotta tra bene e male è già deciso, perché Dio farà trionfare chi ha fede in Lui .
5) La struttura dell’opera
La ricchezza e varietà delle immagini, il numero dei personaggi, l‘impressionante grandiosità degli eventi, il ritmo incalzante sono alcuni degli elementi che rendono avvincente l’Apocalisse, ma contribuiscono altresì a trasmettere al lettore un’impressione di scarsa organicità, se non addirittura di confusione. Si tratta tuttavia, come appunto abbiamo detto, più che altro di un’impressione, che tende a scomparire a mano a mano che si procede nell’analisi del testo. Emerge allora l’esistenza di una trama narrativa ben definita, che favorisce uno sviluppo sufficientemente lineare del tema affrontato e garantisce all’opera una sostanziale coerenza interna. All’origine dell’Apocalisse vi sarebbe dunque stato un attento lavoro redazionale, al quale si dovrebbe l’inquadramento del materiale letterario in una struttura ordinata .
Prima di passare all’elencazione delle principali ripartizioni dell’opera, è opportuno precisare che le soluzioni date al problema della struttura dell’Apocalisse sono molte ed in parte discordanti. Detto altrimenti, se si dà ormai per scontato che un impianto organico esista, si continua a discutere sulle articolazioni che lo compongono . Sembra comunque che la legge fondamentale che modella lo schema interno dell’opera sia il cosiddetto “principio settenario”, vale a dire la presenza ricorrente di insiemi di sette elementi (sette lettere, sette sigilli, sette trombe, sette coppe) .
Noi ci limitiamo a proporre, più che un’ipotesi originale di struttura, un elenco delle sezioni che compongono l’Apocalisse, utilizzabile come indice orientativo per un’eventuale consultazione. Individuiamo un prologo (1,1-3) ed un epilogo (22,6-21), tra i quali si sviluppa un corpo centrale diviso nettamente in due sezioni, quella “Pastorale” (1,4-3,22), concernente il presente, e quella “Profetica” (4,1-22,5), relativa al futuro; quest’ultima costituisce il nucleo caratterizzante dell’opera .
Prologo (1,1-3)
a) Sezione Pastorale (1,4-3,22)
- Indirizzo (1,4-8)
- Visione di Cristo (1,9-20)
- 7 lettere alle Chiese d’Asia: Efeso, Smirne, Pèrgamo, Tiàtira, Sardi, Filadelfia, Laodicèa (2-3)
b) Sezione Profetica (4,1-22,5)
- Visione introduttiva del trono di Dio e dell’Agnello; consegna del libro dei sette sigilli (4-5)
- Apertura dei primi sei sigilli (6-7)
- Apertura del settimo sigillo: le sette trombe (8-11)
- Tre visioni (12,1-14,5): La donna e il drago (12), Le due bestie (13), L’Agnello e i redenti della Terra (14,1-5)
- Il giudizio escatologico (14,6-20,15):
Annuncio del giudizio; mietitura e vendemmia (14,6-20)
I sette flagelli e le sette coppe (15-16)
Il castigo di Babilonia (17-18)
Trionfo in cielo (19,1-10)
Combattimenti escatologici (19,11-20,10)
Il giudizio finale (20,11-15)
- La Gerusalemme celeste (21,1-22,5)
- Epilogo (22,6-21)
Cfr. l’introduzione all’Apocalisse in La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 1988, pag. 2623.
Cfr. Ugo Vanni, in AA.VV., Il messaggio della salvezza. 8: Opera giovannea e lettere cattoliche, Elle Di Ci, Torino, 1984, pag.397.
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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