Riassunto Eugenio Montale
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Riassunto Eugenio Montale
EUGENIO MONTALE (1896-1981)
E' ormai considerato come il massimo esponente della poesia italiana di questo secolo ; insignito del premio Nobel nel 1975 ha suscitato un crescente interesse per la novità e l'originalità della sua opera poetica, in cui si avverte l'influsso non solo di autori italiani, ma anche di autori dell'area anglo-americana, primo tra tutti il grande poeta americano,naturalizzato inglese Thomas Stearn Eliot.
Come già detto Montale fu anche estimatore di Svevo, contribuendo con il saggio del 1925 a diffonderne la conoscenza in Italia.
Oltre che insignito del Nobel, Montale è stato anche nominato senatore a vita per meriti artistici nel 1967.
Originario di Genova, rimase sempre molto legato alla Liguria, in particolare alle Cinque terre, ove trascorse periodi di vacanza ; oltre alla poesia coltivò a lungo l'altra grande passione, la musica lirica, studiano come baritono.
Dopo aver combattuto al fronte nella prima guerra mondiale con il grado di sottotenente, collaborò a varie riviste letterarie, tra cui Solaria,fece parte del gabinetto Viessieux di Firenze in qualità di direttore bibliotecario,ma ne fu allontanato verso la fine egli anni trenta per motivi politici ed ebbe seri problemi finanziari. Pensò di emigrare negli USA, ma non gli fu concesso il passaporto.Durante la Resistenza si impegnò nel partito d'Azione .Fu quindi per molti anni collaboratore e poi redattore del Corriere della sera, attività che gli consentì, tra l'altro, di viaggiare
intensamente.
Ideologia di Montale - la sua visione pessimistica ed amara della realtà, non confortata da alcuna fede religiosa, ricorda per certi aspetti sia il "pessimismo cosmico" del Leopardi, sia la visione dolorosa del Pascoli, ma risente soprattutto dell'elaborazione filosofica del pensiero irrazionalistico della seconda metà dell'ottocento(in particolare Schopenhauer), sia del novecento, con chiari influssi sia dell'esistenzialismo, sia di quei filosofi "antipositivisti", come Bergson e Boutroux, che hanno dato un'impronta essenziale alla visione negativa della realtà, che Montale stesso definisce il male di vivere .
Con tale definizione Montale intendeva indicare la condizione esistenziale assurda e dolorosa dell'uomo, che si trova a vivere in un ambiente ostile e senza poter dare una risposta alle ragioni incomprensibili dell'esistenza, credendo erroneamente che la realtà è quella che si vede e non qualcosa di più misterioso ed occulto, cui l'uomo non ha accesso, se non in rari bagliori,in occasionali "stati di grazia"("l'anello che non tiene").Ciò si verifica talora grazie all'aiuto di una donna,che , novella Beatrice, ci può come illuminare e farci intuire per un istante qualcosa di diverso dall'aridità incomprensibile di questo mondo indecifrabile ed allucinato. Questo "male di vivere" si concretizza in alcune immagini di chiaro sapore metafisico : paesaggi accecati dal sole, aride pietraie riarse dal sole, la sonnolenza del caldo meriggio estivo, il senso di una vita soffocante ed incomprensibile, senza poter mai approdare ad alcuna certezza o "verità" ; vivere è come camminare accanto ad un muro invalicabile con in cima cocci aguzzi di bottiglia, quindi non poter superare quella barriera , che ci impedisce di guardare oltre e cogliere, forse, l'autentico senso dell'esistenza.In tale diaframma che si frappone tra noi e la realtà più autentica è facile cogliere quello che Schopenhauer definiva il "velo di Maia", rifacendosi alla antica saggezza indiana.Questi scenari così aridi, desolati e illuminati da un sole accecante, ricordano da vicino certi paesaggi della pittura metafisica di Giorgio De Chirico ; è chiaro che dietro l'apparente naturalismo della poesia di Montale si nasconde una valenza simbolica e metafisica, per cui i vari oggetti descritti assumono un significato simbolico. E' questa la tecnica del correlativo oggettivo, che Eliot sembra aver ripreso dal poeta anglo-americano Eliot. L'unico rimedio contro il male di vivere, per non lasciarsi travolgere dalla banalità di una vita inspiegabile ed assurda è la divina indifferenza, cioè la capacità di estraniarsi dall'assurdo della vita ; non significa rifuggire dalla vita, non assumersi la responsabilità del vivere, quanto rimanere distaccati e lucidi, con animo forte e "stoico" di fronte alle lusinghe di una vita ed una società banali ed insensate.In altre parole significa assumersi i compiti e doveri di cittadino, impegnarsi per il progetto di una società più libera e migliore sotto tutti i punti di vìsta, ma con distacco emotivo e lucidità interiore, senza lasciarsi coinvolgere emotivamente.Anche in ciò è facile vedere una spiccata analogia con quello stato d'animo critico e distaccato, che, sempre Schopenhauer, definiva la "nolontà".Vi sono tre correlativi oggettivi, che indicano in modo chiaro tale atteggiamento di indifferenza : Il falco, la nuvola, la statua nella sonnolenza del meriggio.In queste tre immagini è evidente il guardare la vita dall'alto, con distacco.
La prima raccolta poetica Ossi di seppia (1925),già nel titolo evoca qualcosa di arido e pumiceo, scarno ed essenziale.E' la raccolta giovanile, assai significativa ed originale con cui Montale inizia il suo itinerario poetico. Nella seconda raccolta Le occasioni(1939) i temi sono molteplici : in primo luogo la presenza di alcune donne con una funzione quasi di guida verso quegli "stati di grazia" così rari, quei momenti in cui sembra che al nostro animo confuso possa aprirsi il senso del mistero che ci circonda.Nomi di donne importanti per il poeta, quasi novelle Beatrici, che possono guidare il poeta verso quegli attimi brevi e sfuggenti di verità : Arletta,Esterina, Gerti, Clizia; dietro quest'ultima si cela Irma Brandeis, una studiosa americana di Dante e di Eliot, che fu costretta al tempo delle leggi razziali (1938) ad abbandonare l'Italia. A questi nomi si deve aggiungere quello fondamentale di Mosca, l'affettuoso soprannome di Drusilla Tanzi, moglie del
poeta , morta nel 1963.
Ma il tema, forse più suggestivo della raccolta, è "l'impossibile recupero memoriale", il dipanarsi del filo della memoria, anche per mezzo di oggetti, semplici portachiave o ciondoli che rimettono in moto il filo della memoria .E' evidente in ciò l'influsso di Proust, ma qui vi è l'amara consapevolezza che la memoria si sfolla giorno dopo giorno ; i ricordi si fanno sempre più sbiaditi e diafani, il poeta rimane solo a rivivere i fantasmi di un passato che è inesorabilmente reciso dall'impietosa forbice del tempo.
La terza raccolta La bufera ed altro (1956) è considerata ormai dai critici, unitamente a Le occasioni, il meglio della poesia di Montale. Vi si avverte il cupo dolore per il dramma senza fine della seconda guerra mondiale con tutte le atrocità ad essa legate, il clima di sconvolgente crisi ideale e morale che ha contrassegnato una tragedia senza precedenti.
L'ultima raccolta di un certo rilievo è Satura (1971), in cui in un tono molto prosastico e discorsivo Montale esprime accenti fortemente satirici e sarcastici verso la moderna società consumistica, banale e superficiale.Questa raccolta è comunemente divisa nelle due sezioni Xenia,cioè doni ospitali e Satura ;questa raccolta chiarisce in modo inequivocabile che il malessere esistenziale espresso dal poeta non ha un carattere contingente, cioè legato ad un preciso contesto storico(come poteva ipotizzarsi nelle precedenti raccolte ( il fascismo o la seconda guerra mondiale), ma assume un più esplicito aspetto esistenziale, "fisiologico" cioè all'essere uomini in qualsiasi contesto politico-sociale .
Di notevole importanza, oltre alle raccolte poetiche, risultano i numerosi saggi critici, articoli e
recensioni su Il corriere della sera, cui Montale, come detto, collaborò per lunghi anni.
Fonte: http://www.liceicortona.it/doc/italiano.doc
Autore del testo: Alessandro Silveri
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