Riassunto Gabriele D' Annunzio
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Riassunto Gabriele D' Annunzio
GABRIELE D'ANNUNZIO (1867-1938)
E' stato insieme al Pascoli il poeta italiano più rappresentativo del nostro Decadentismo, aprendosi alle esperienze europee e cercando di assimilarne i risultati più validi .Intorno alla sua figura si creò ben presto un mito, un vero e proprio alone di leggenda, a causa della vita inimitabile ed irripetibile, raffinata, fastosa ed avventurosa, con cui D'Annunzio incarnò la figura dell'esteta-superuomo. La partecipazione alla vita politica , il clamoroso e momentaneo passaggio dalla Destra alla Sinistra, l'acceso interventismo, le imprese di guerra durante il primo conflitto mondiale(volo su Vienna, beffa di Buccari ),l'occupazione di Fiume e più tardi le aperte simpatie per il nascente fascismo, contribuirono a fare di D'Annunzio un vero protagonista delle cronache del tempo : se poi a ciò si aggiungono i tanti amori, le fughe, i duelli ecc.si può dire che il poeta pescarese è stato il primo esempio moderno di uomo immagine, abilissimo amministratore del suo look sia privato che pubblico. In somma egli è stato" il vero dominatore del liberty italiano tra aristocratico e pacchiano", secondo la felice espressione del critico Giuseppe Petronio .
Da un punto di vista critico-letterario la posizione di D'Annunzio è stata oggetto di numerose prese di posizione :Benedetto Croce , come al solito diffidente verso il decadentismo, definì il D'Annunzio "un dilettante di sensazioni", volendo indicare con tale definizione una certa superficialità del poeta abruzzese, attentissimo al valore plastico della parola e delle forma, ma privo di un autentico mondo interiore di valori morali ed ideali. Dal dopo- guerra ad oggi si sono avuti momenti di maggiore o minore fortuna. Sicuramente la grande fortuna di D'Annunzio va ricercata in alcuni precisi fattori. Innanzi tutto egli seppe offrire agli Italiani medio e piccolo-
borghesi del suo tempo suggestive occasioni di evasione dal grigiore quotidiano, aprendo davanti ai loro occhi mondi esclusivi e raffinati, stimolando la fantasia dei lettori con scenari esotici e con ogni altra seduzione letteraria.
Oggi la critica circoscrive la sua attenzione ad alcune opere in particolare, quelle più intime, nostalgiche ed "umane", ove tanti orpelli retorici e superomistici sono stati dal poeta messi da parte.
Specialmente il teatro è oggi quasi del tutto dimenticato, in quanto ritenuto in gran parte insincero, prolisso e retorico, dominato da forti evocazioni e suggestioni politiche e nazionalistiche.
Poetica ed ideologia
Non si può parlare di un vero nucleo coerente di idee in D'Annunzio, quanto della presenza di certi atteggiamenti nei confronti della vita che hanno permeato fortemente tutta la sua produzione letteraria.
In particolare ricordiamo :una forte sensualità, l'adesione alla vita in modo totale e "panico"(il panismo, dal dio Pan, divinità greca ella natura, sta ad indicare la piena immedesimazione del poeta nella natura non a livello esistenziale, ma proprio a livello tattile, olfattivo, fisico, corporeo insomma )
esuberanza e vitalità" pagana", atteggiamento aristocratico e superomistico, disprezzo per il volgo e la mediocrità piccolo- borghese (con le conseguenti implicazioni di tipo politico), momenti di intenso misticismo.
Da un punto di vista strettamente tecnico è stato un vero innovatore del verso, rompendo definitivamente, sulla scia del Pascoli, le strutture metriche tradizionali ed intaccando l'unità della strofe, approdando definitivamente al verso libero: assume in lui un ruolo essenziale la plasticità del verso con la sua intima musicalità. Il lessico appare molto vario e raffinatissimo, con qualche toscanismo o con qualche forma arcaicizzante.
I romanzi
Il romanzo "Il piacere"1889) inaugura nella figura di Andrea Sperelli il mito del dandy, dell'esteta colto e raffinato , sull'esempio del Dorian Gray di Wilde . Appare un ideale di vita inimitabile ed irripetibile, con evidenti punte di narcisismo. La vita deve essere perfetta come un'opera d'arte.Nei successivi romanzi si avverte una precisa evoluzione, anche a seguito della lettura ed assimilazione delle opere del filosofo F. Nietzsche, per cui compare una nuova figura di esteta con una più marcata connotazione politico-ideologica.Claudio Cantelmo, protagonista de "Le Vergini delle rocce " interpretando in modo personale le tesi di Nietzsche, delinea i caratteri di uno stato autoritario e corporativo, in cui solo pochi eletti esercitano il potere su una massa plebea senza diritti, che deve solo obbedire , lavorare e riprodursi. Come si vede attraverso i proclami del protagonista D'Annunzio di fatto propone un modello politico , che anticipa nella sua fisionomia illiberale, nazionalistica ed imperialistica il futuro stato fascista e nazista.
Altri romanzi di rilievo sono: "Il trionfo della morte",in cui c'è la forte identificazione autobiografica del poeta in Giorgio Aurispa e di Barbara Leoni in Ippolita Sanzio, i due protagonisti del romanzo.
"Il fuoco", ambientato in una Venezia dalle tinte fortemente decadenti e sensuali, anch'esso fortemente autobiografico, in quanto ricostruisce la passionale vicenda d'amore del poeta per la celebre attrice Eleonora Duse, a lui legata sentimentalmente per diversi anni, attraverso i due protagonisti Stelio Effrena e la Foscarina. Tuttavia , da un punto di vista tecnico-formale, il
romanzo più innovativo è senza dubbio "Il notturno", scritto dal poeta in un momento particolare della sua vita.Si tratta di un'opera originalissima, che risale al 1916, cioè in piena guerra allorché il D'Annunzio, durante un atterraggio, colpì violentemente il capo contro l'aereo e rimase ferito ad un occhio. Subì un lungo e complesso intervento chirurgico con temporaneo distacco della retina e lunghi mesi di convalescenza, immobile a letto, totalmente bendato, con temporanea cecità .Poiché l'esigenza di scrivere era troppo forte in lui, aiutato dalla figlia Renata(da lui chiamata la Sirenetta), attraverso una tavoletta mobile, che gli consentiva di poter scrivere su piccole striscioline di carta, creò un romanzo
della memoria, fatto di vibrazioni interiori, emozioni legate al momento di convalescenza, allucinazioni, flashback, atmosfere, aromi, colori, che riaffiorano dall'inconscio senza un'apparente legame logico, attraverso l'uso frequentissimo della sinestesia.La critica letteraria, nel sottolineare l'originalità di questo romanzo, lo ha definito tattile , olfattivo, vicino alle esperienze di Proust e Joyce. Nell'ambito della narrativa D'Annunzio scrisse anche due romanzi di approfondimento psicologico, in cui si avverte l'assimilazione di grandi autori russi come Tolstoj e Dostoevskj : essi sono "L'Innocente" e "Il Giovanni Episcopo".
Anche la raccolta di novelle "Le novelle della Pescara", testimonia l'evoluzione dello stile del poeta, che, almeno inizialmente, si ispirò al Verga e al verismo. Tuttavia il "verismo" di D'Annunzio non ha quei caratteri umani e sociali tipici del Verga. Al contrario D'Annunzio descrive spesso aspetti deformi, morbosi e raccapriccianti della realtà , con evidenti compiacimenti, in alcuni casi, di tipo sensuale o macabro.
Lo stile dell'autore appare in tutte le sue opere attento e sorvegliato, raffinato e in certi casi assai sostenuto; egli possiede grande duttilità e plasticità di linguaggio, con una sconfinata padronanza del lessico. Le descrizioni sia dei paesaggi, che degli interni sono ricchissime di dettagli e di particolari, ricostruiti con fantasia .Insomma come narratore D'Annunzio è stilisticamente abile, raffinato e prezioso.
Le raccolte poetiche
Tra le tante raccolte poetiche del poeta abruzzese, vale la pena di citarne in particolare due : " Il poema paradisiaco" e "Le Laudi".La prima indica nel titolo il poema dei giardini ed è dominata da una forte sensualità languida e stanca, quasi malata ; è il momento del raccoglimento e della stanchezza dopo il godimento. Questa raccolta ha influenzato in modo non trascurabile alcuni poeti, definiti dalla critica Crepuscolari , proprio per certe atmosfere intimistiche, sofferte ed incentrate su aspetti della quotidianità. Ma la raccolta più impegnativa è sicuramente la seconda :"Le Laudi della terra, del cielo, del mare e degli eroi", che in origine doveva constare di sette volumi ; D'Annunzio ne scrisse cinque :"Maia", "Elettra", Alcyone","Merope""Asterope". Si tratta di una mole immensa di poesia, che trae spunto dai temi più disparati : descrizioni di paesaggi e città, momenti di sogno e malinconia, ma anche di esaltazione patriottica e nazionalistica. Di questi volumi, a giudizio unanime della critica, il terzo Alcyone risulta il migliore , il momento più alto della lirica dannunziana.
Molte di queste liriche di Alcyone furono scritte in Toscana, durante un soggiorno del poeta insieme alla Duse nella pace dei boschi del Casentino (Pieve di Romena) , o nelle spiagge assolate della Versilia.
La ragione della validità di questa raccolta va ricercata nel fatto che qui D'Annunzio si spoglia dei panni del vate, del tribuno, si lascia andare alla malinconia ed alla nostalgia o alla contemplazione estatica della solarità dell'estate. Abbandonando l'abito da superuomo, riscopre per un attimo la sua umanità. Sono versi questi di Alcyone carichi di grande musicalità , con suggestioni intense e vibranti, piene di calore solare e mediterraneo, talora di struggente raccoglimento. Il "panismo" del
poeta, la sua totale adesione alle voci profonde della natura, ha, come s'è già detto, qualcosa di fortemente sensuale e pagano ; è un contatto fisico ed epidermico con la natura senza particolari connotazioni di tipo cosmico- esistenziale, comenel caso del Pascoli.
Il teatro dannunziano
Il teatro, come già accennato, costituisce oggi la parte più anacronistica e artisticamente meno valida dell'opera di D'Annunzio, poiché in esso sono presenti l'eccessivo preziosismo verbale,la lussuria, il diabolico ed il perverso, l'orrido, il barbarico, il primitivismo, il superomismo, l'esaltazione imperialistico-nazionalistica ; tutti elementi che rendono tale teatro retorico, magniloquente, ampolloso e poco sincero. Non c'è mai un confine preciso tra la sincerità dei sentimenti ed il gusto della posa goffa e di maniera.
Tali rappresentazioni vanno, ovviamente, inquadrate nel gusto del tempo ; successivamente la comparsa del teatro pirandelliano, con problematiche di gran lunga più complesse e più sostanziali, segnò il definitivo tramonto delle effimere glorie teatrali dannunziane.Tra le opere a suo tempo più note si possono ricordare :Francesca da Rimini, La città morta, La fiaccola sotto il moggio, La gioconda,La figlia di Jorio, La nave, Il martirio di San Sebastiano (in francese).Tra queste opere, quella maggiormente apprezzata dalla critica è La figlia di Jorio poiché questo dramma è ambientato in un remoto Abruzzo pastorale. Un esempio eclatante di motivazioni spesso estranee all'ispirazione artistica è La nave (1908), opera infarcita di retorica nazionalistico-imperialistica, che anticipa il clima della guerra di Libia. Proprio alcuni versi di tale tragedia forniranno al regime fascista gli adatti "slogan" propagandistici (es."Arma la propria e salpa verso il mondo !","Fa' di tutti gli oceani il Mare Nostro").
I poeti "crepuscolari"
Nel primo decennio di questo secolo vi furono due esperienze culturali , che dettero un importante contributo alla cultura di quegli anni, da un lato ricollegandosi all'esperienza decadente, da cui nascono, dall'altra segnando l'inizio di una nuova fase della cultura del novecento e gettando il germe anche per successivi approfondimenti e sviluppi nel campo delle arti figurative, del teatro e del cinema. Si tratta dei Crepuscolari e dei Futuristi, tanto diversi tra loro, ma accomunati da un senso di disagio e di reazione di fronte ad un cambiamento epocale assai lacerante come quello allora in atto nel passaggio dalla vecchia società e cultura ottocentesca alla moderna società di massa.
I Crepuscolari non costituirono una vera e propria scuola; si trattò di alcuni poeti accomunati da atteggiamenti e canoni poetici simili :Guido Gozzano, Sergio Corazzini, Marino Moretti,sono i principali esponenti di questa tendenza poetica, che ebbe un certo seguito negli anni precedenti il primo conflitto mondiale e che influenzò non poco le successive esperienze poetiche (ad es. Saba).
Da un punto di vista della poetica, i Crepuscolari risentono l'influsso del Pascoli (la poesia delle piccole cose, una specie di trionfo della "quotidianità"), ma anche del Poema paradisiaco del D'Annunzio per certe tonalità languide e flebili. La definizione di Crepuscolari fu data dal critico Giuseppe Antonio Borgese nel 1908, il quale voleva indicare con questo termine certe tinte languide, sfumate, e patetiche della loro poesia, che rappresenta il crepuscolo, cioè il tramonto del vecchio secolo (l'ottocento), che è da poco morto con le sue certezze, valori consolidati, lasciando il posto al nuovo secolo (il novecento), carico di incognite e minacciosi presagi . L'atteggiamento
crepuscolare di fronte alla vita rappresenta dunque in non piccola parte la nostalgia, la paura, lo sgomento, l'ansia di chi vede chiudersi un'epoca (l'ottocento), un mondo forse un pò angusto e provinciale, ma carico di valori e certezze definite, e guarda con comprensibile paura e angoscia al nuovo mondo novecentesco, che comporta cambiamenti così radicali e densi di incognite.
Per tutte queste ragioni i Crepuscolari ripiegano nostalgicamente verso il recente passato con le sue sane abitudini di vita; vi è l'aspirazione al sano e quieto stile di vita borghese, fatto di consolidate abitudini. Tipiche immagini della poesia crepuscolare sono : l'aspirazione ad una tranquilla vita provinciale, un pò appartata e schiva, le smanie e le noie delle lunghe domeniche di provincia, le case un pò vecchie e trascurate con i giardini ricoperti di muschio ed edera, piccole stazioni ferroviarie deserte,corsie di ospedali percorse in silenzio da monache, organetti di barberia che intonano tristi melodie.
Lo stile crepuscolare è dimesso e prosaico, una poesia che sembra prosa in versi , in ciò la poesia crepuscolare si avvicina molto al Pascoli, mentre è invece lontanissima dalla ricchezza ed esuberanza verbale del D'Annunzio. L'autore più significativo del gruppo crepuscolare è senza dubbio il piemontese Guido Gozzano, morto poco più che trentenne di tubercolosi. Egli che in origine era stato attratto da D'Annunzio, divenne con il tempo il più ironico e deciso negatore di tale modello sia poetico che di vita. In effetti nelle sue raccolte poetiche più significative (I col-
loqui, La via del rifugio), esprime una forte ironia nell'esaltare uno stile di vita antidannunziano ed antieroico, tutto raccolto nel vagheggiamento delle "inutili cose di pessimo gusto. In tale atteggiamento verso la vita, emblematicamente raffigurato nella caricatura di Totò Merumeni, vi è l'ironica parodia di un intellettuale fallito, sradicato dalla società del suo tempo, in preda ad una autentica malattia morale, che fu tipica di gran parte di quella generazione .
Il Futurismo
Questo movimento ebbe portata europea con importanti esiti nel campo delle arti figurative, teatro e cinema.Il teorico del movimento fu Filippo Tommaso Marinetti, ma un ruolo di rilievo ebbero altri esponenti sia italiani, che europei come Carrà, Severini, Balla, Russolo, Boccioni, Apollinaire e Majakovskj. Il futurismo fu nel suo genere una vera rivoluzione culturale non solo sul piano delle idee, molte delle quali per altro non ebbero esiti concreti, quanto proprio nelle tecniche espressive.
Nel 1908 a Parigi, sul quotidiano Le Figaro, Marinetti pubblicò i famosi manifesti, che divulgarono le tematiche del movimento. Il futurismo propugnava: l'ideale di una società proiettata
nel futuro, l'esaltazione del progresso tecnologico, la competitività esasperata, il mito della velocità collegata all'immagine dell'automobile e dell'aereo, insomma una concezione dinamica, energica e persino violenta della vita, in opposizione con le tradizioni borghesi dell'ottocento.
In politica Marinetti e gli altri seguaci del futurismo furono accesi interventisti, nazionalisti e militaristi esasperati, sostenitori di uno stato autoritario, antidemocratico ed anti liberale, contrari alle istituzioni parlamentari, arrivarono persino a definire la guerra come "l'unica igiene del mondo" o come " il caldo bagno di sangue rigeneratore dopo tanto latte materno" .
Il vero simbolo del movimento, come detto, è l'automobile (la Fiat nasce a Torino nel 1899 ), che esprime velocità e competitività; nelle arti figurative con Carrà, Boccioni, Severini ed altri si sperimentano nuove tecniche espressive , che aprono la strada all'arte contemporanea.
Nel manifesto tecnico della cultura futurista Marinetti sosteneva la necessità di rivoluzionare il testo scritto, abolendo la punteggiatura, distruggendo la sintassi, a abbinando parole ed immagini, anticipando in tal modo il moderno linguaggio della comunicazione. In campo teatrale certe
intuizioni di Marinetti , soprattutto a livello delle scenografie, luci ecc., saranno più tardi riprese da Pirandello.
Al di là delle tante provocazioni o di atteggiamenti velleitaristici, che il movimento ebbe ("uccidiamo il chiaro di luna", "liberiamo l'Italia da questa fetida cancrena di archeologi, professori e rigattieri"), il futurismo fu certamente portatore di novità nel panorama letterario del tempo.
Tali posizioni col tempo si stemperarono e lo stesso Marinetti, antiaccademico e dissacratore delle tradizioni, divenne poi , una volta confluito nel fascismo, accademico d'Italia !
I migliori risultati furono conseguiti nel campo delle arti figurative, mentre in ambito letterario gli esiti furono sicuramente più modesti , al di là dei propositi ed intenzioni. Tuttavia alcuni scrittori e poeti di un certo livello subirono, almeno all'inizio, l'influsso futurista ; questo fu il caso di Palazzeschi, Govoni e in parte dello stesso Ungaretti.
Fonte: http://www.liceicortona.it/doc/italiano.doc
Autore del testo: Alessandro Silveri
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Riassunto in breve Gabriele D' Annunzio
Unità 9 - Gabriele D'Annunzio
Nacque a Pescara nel 1863 e rappresenta il Decadentismo europeo, visse la vita in modo attivo, in modo pieno, con l'intento di farne un'opera d'arte.
Nel 1879 pubblicò la sua prima raccolta di poesie con evidente ispirazione carducciana, non completò gli studi universitari e si trasformò in un dandy sempre presente agli eventi mondani più importanti.
Viveva sempre al di sopra delle sue possibilità economiche, viveva come un divo, circondato da servitori, lusso e sfarzo. Dal punto di vista artistico assimilò tutte le novità della cultura europea dai simbolisti francesi, dal Verismo italiano e dal superomismo di Nietzsche.
Nel 1889 pubblicò "Il piacere" mentre tra le poesie pubblicò nel 1903 "Laudi del cielo, del mare e della terra" del quale fa parte "Alcyone".
Nel 1897 venne eletto deputato alla Camera e sedette tra la destra per protestare contro i provvedimenti reazionari di fine secolo. Successivamente si allontanò dalla politica attiva.
Alla fine della guerra si lanciò nell'impresa di occupare e governare la città di Fiume in attesa che si concludessero i trattati di pace e venisse assegnata all' Italia o alla Jugoslavia.
Intanto nel concreto agire di D'Annunzio presero forma dei rituali che sarebbero diventate parte integrante del regime fascista.
Deluso, il poeta si ritirò a Gardone dove fece ristrutturare e arredare lussuosamente il Vittoriale e dove passò gli ultimi suoi anni.
Poetica
I suoi modelli sono il classicismo carducciano per la poesia e il verismo verghiano per la prosa (modificandone i significati).
Sperimenterà modelli e generi letterari nuovi e diversi ma la sua ricerca si muoverà costantemente attorno alla definizione di uno stile sublime, di un linguaggio con termini mistici e arcaici e dalla rappresentazione di una realtà dominata dala sensualità.
D'Annunzio vive la sensualità come panismo,cioè alla fusione totale fra uomo e natura, in questa caratteristica risiede l'aspetto più interessante del poeta.
Egli resterà estraneo a ogni atteggiamento problematico e critico nei confronti della condizione umana. La scoperta delle opere di Nietzsche e della sua poetica del superuomo annulleranno qualsiasi atteggiamento critico. In D'Annunzio il pensiero del filosofo tedesco viene banalizzato e forzato all'interno del suo personale sistema di idee. Il superuomo dannunziano è energico, aggressivo e violento, ha un'energia primordiale (prende da Verga), non è vile ma esiste solo la perfezione. Caratteristica della sua superiorità è l' estetismo cioè la cultura della bellezza.
Il passaggio al superomismo è segnato nel romanzo "Il trionfo della morte" del 1894 in cui il protagonista non è più un perdente o un malato ma un superuomo.
Opere
Terra Vergine: 1882, è la prima raccolta di novelle da lui pubblicate. In esse si vede chiaramente la suggestione del Verismo ma nel modello dannunziano.
Verga si rivolge agli strati più bassi mentre D'Annunzio guarda la plebi per ritrovare un' istintualità primitiva che può sopravvivere solo tra la povertà e l'ignoranza.
Le novelle narrano vicende feroci e sono pervase da una sensualità che spesso diventa violenta.
Il piacere:1889, è il primo romanzo di D'Annunzio. Il testo ottiene un enorme successo alimentato dallo scandalo suscitato dai comportamenti immorali del protagonista.
Andrea Sperelli si presenta come una sorta di alter-ego dell'autore, è l'insieme di arte raffinata e di abbandono agli istinti e al degrado morale della società. Venne subito accolto come un manifesto dell'estetismo.
--> Sperelli è un eccentrico e aristocratico dandy che attende di rivedere la sua ex amante Elena e nel frattempo ripensa al tempo passato assieme. Dopo essere stato lasciato da Elena aveva avuto diverse storie tra le quali quella con Maria Ferres.
La relazione con Maria viene vissuta da Andrea come una sorta di risarcimento alla perdita di Elena e arriverà a chiamare Maria, Elena.
Questa, accortasi della situazione fugge,e si ritrova piena di debiti del marito.
Andrea assisterà impotente alla perdita dei beni di Maria e disgustato dalla propria viltà.
Alcyone:1903, fa parte delle Laudi, e indica il nome di una stella. Rappresenta una sorta di diario lirico scritto durante l'estate passata in Versilia.
E' caratterizzato dalla fusione dell'io poetico e della natura, questa metamorfosi lo fa sentire simile a un Dio. Anche sul piano formale l'enfasi e la retorica lasciano il posto alla musicalità del verso e delle parole. In questa raccolta compare ancora il superomismo.
La pioggia nel pineto
è una lirica composta fra luglio e agosto 1902. Quest'opera appartiene all'Alcyone. La poesia è composta da 128 versi divisi in quattro strofe di 32 versi ciascuna. I versi sono liberi, tuttavia ricorrono spesso ternari, il senari e il novenari. I versi sono anche sciolti. Il poeta dà un'immagine raffinatissima e suggestiva di un'atmosfera naturale espressa con una struttura frammentaria dei versi e con la ripetizione di parole e di frasi e dal susseguirsi di sensazioni uditive, visive, olfattive, tattili, ritmate dal ripetersi di due verbi chiave, piove e ascolta in cui, però, le sensazioni uditive prevalgono sulle altre. La poesia, infatti, è una sinfonia musicale perché il poeta sceglie le parole non tanto per il loro significato, quanto per il loro suono. Le strategie tecniche che utilizza per creare musicalità e suggestione sono varie e diversificate e il linguaggio risulta molto ricercato e raffinato. L'autore spezza i legami sintattici e creando una sequenza di effetti sonori con le rime, variamente disposte, le assonanze, le onomatopee e le similitudini.
Il Taci iniziale della poesia è un invito a creare l'atmosfera di silenzio e di ascolto. Il poeta si trova a Marina di Pisa con Ermione, la sua donna amata e, mentre passeggiano in una deserta pineta vicino al mare, li sorprende un fresco temporale estivo. Le gocce, cadendo leggere sui rami e sulle foglie, creano una musica magica e orchestrale, ridestando odori e vita segreta nel bosco. I due amanti si inoltrano sempre più nel fitto della vegetazione e, così circondati, coinvolti e immersi da una sinfonia di suoni, profumi e sensazioni sprigionati dalla pioggia, si sentono parte viva della natura che li circonda, fino ad immedesimarsi con essa stessa e a trasformarsi in creature vegetali. Questa trasformazione inizia nella seconda strofa dove il poeta paragona il volto di Ermione a una foglia e i suoi capelli a una ginestra e si compie nell'ultima strofa dove D'Annunzio definisce Ermione non bianca ma quasi fatta virente, cioè verde, come una pianta. Questa meravigliosa trasformazione, questa immersione totale del poeta e di Ermione nel paesaggio naturale che li circonda è la "favola bella". Una favola perché si tratta di un'illusione momentanea, ma bella perché questo senso di comunione perfetta con la natura è fonte di serenità e di gioia. I temi principali della poesia, infatti, sono tre:la pioggia, la trasformazione o metamorfosi e l'amore.
Ogni strofa termina con il nome della donna Ermione. La poesia si conclude riprendendo i versi che chiudevano la prima strofa. D'Annunzio, superando in questa poesia il peso del tecnicismo formale, della superficialità e della mancanza di profondità, presente, talvolta, nella sua produzione, esprime l'ideale decadente del panismo, cioè della completa fusione tra l'uomo e la natura che lo circonda.
I Pastori
Finita l'estate il poeta sembra improvvisamente pervaso da una profonda malinconia e, spaventato dall'imminente autunno, desidera di fuggire, di migrare.
Gli torna alla mente la sua terra d'origine, la terra d'Abruzzi, dove, proprio in quel momento, si sta realizzando una migrazione reale, quella dei pastori che abbandonano i monti per la pianura. Da qui sviluppa una nostalgia per la terra natale. I pastori di d'Annunzio sono personaggi solenni, quasi mitici perché ricordano gli antichi patriarchi.
Attraverso l'uso degli aggettivi l'autore riesce a rendere un'atmosfera arcaica, primitiva, ma al tempo stesso solenne, rituale, quasi religiosa. L'abbondanza di notazioni coloristiche e uditive conferiscono al testo un carattere impressionistico.
Il testo è apparentemente semplice malgrado non manchino termini ricercati lontani dal linguaggio comune e reminescenze letterarie. Questo linguaggio deve dare al lettore un'illusione di evasione dalla quotidianità, di superiorità rispetto alla massa. Spesso è eccessivamente retorico. Lo stile è paratattico.
Notturno
Nel 1916, in seguito a una ferita dovuta ad un ammaraggio di fortuna, perse l'occhio destro. In quel periodo compose Notturno, utilizzando delle sottili strisce di carta contenenti una sola riga ciascuna per scrivere nelle condizioni di completa oscurità impostegli durante la convalescenza. L'opera, pubblicata nel 1921, contiene una serie di ricordi e osservazioni, di riflessioni sulla letteratura, in uno stile spezzato e paratattico nel quale la parola acquista una nuova essenzialità.
Il supplizio dei giacinti
Il poeta è costretto all'isolamento e all'immobilità a causa della sua semicecità sente di perdere la consapevolezza della propria interezza corporea e di sentirsi vivo solo attraverso l'occhio malato e dolente, il punto dove sembrano concentrarsi tutte le sensazioni possibili. Avverte il profumo di giacinti che l'infermiera che lo sta medicando porta con sé. All'allontanarsi della donna, scivola in un nel quale l'immagine dei giacinti spezzati si fonde con il dolore dell'occhio e con il suo lacrimare.
È un altro giorno e attraverso successive analogie tra fiori, creta, sabbia e la statua di un fanciullo etrusco l'autore rivive queste immagini.
Il sapore amaro e metallico delle lacrime dell'occhio infiammato che colano fino alla bocca richiama quello del sale nella bocca dei “pescatori di Pescara”, che escono in mare prima dell'alba.
Il passo si chiude con l'esplosione di una sensazione uditiva: il grido di una rondine rievoca il suono di un cannone e quello delle campane, i cui rintocchi annunciano il ritorno della sera e degli incubi che la accompagnano.
Si tratta di una prosa caratterizzata dalla presenza di elementi ritmici e retorici che la rendono molto simile a una poesia, aspetto accentuato anche dalla versificazione. Il linguaggio è estremamente raffinato, a tratti eccessivo.
Nel Notturno le intrusioni narcisistiche e superomistiche scompaiono, l'artista è completamente solo con se stesso e si abbandona a una sorta di impulso creativo.
Fonte: http://www.pr0t3ck.altervista.org/scuola/ita-%20Unita%209%20-%20D%20Annunzio.odt
Sito web da visitare: http://www.pr0t3ck.altervista.org
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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