Riassunto Luigi Pirandello
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Riassunto Luigi Pirandello
LUIGI PIRANDELLO ( 1867-1936)
Questo scrittore, che è uno dei pochi premi Nobel (1934 ) della nostra letteratura, ha rappresentato un momento assai significativo di svolta, specie nella produzione teatrale, di cui in questo secolo può essere considerato come il massimo esponente .
Pirandello tardò notevolmente ad imporsi all'attenzione del pubblico e della critica per varie ragioni :
in primo luogo le sue tematiche apparivano troppo complesse e diverse dal dannunzianesimo allora dominante, in secondo luogo vi fu l'ostilità tenace della critica ufficiale con Croce in testa,che non fece mai mistero elle sue antipatie verso l'opera dello scrittore siciliano. Benedetto Croce fu molto severo con Pirandello, giudicandolo un autore cerebrale, avvocatesco, più un filosofo che un artista,creatore di situazioni troppo paradossali e impensabili, eccessivamente contorto e complicato.Tale giudizio di Croce non si limitava solo alla sostanza delle opere di Pirandello, ma anche all'aspetto formale,allo stile, giudicato da Croce trasandato, grigio, poco curato.
Contro tali critiche Pirandello si difese in seno all'Accademia d'Italia, di cui entrò a far parte, dicendo che egli apprezzava gli scrittori di cose e non gli scrittori di parole, facendo una chiara allusione al D'Annunzio.
Ancora nel 1913 un giovane critico allora assai apprezzato Renato Serra, giudicava Pirandello come "Un buon scrittore da terza pagina".Il vero successo l'autore lo ottenne a partire dagli anni venti, grazie alla produzione teatrale, in particolare a "I sei personaggi in cerca di autore",con cui si impose e non solo in Italia .
Secondo il parere di alcuni studiosi Pirandello, proprio per "sfondare", cioè per imporsi , per ottenere successo, si sarebbe iscritto al partito nazionale fascista, per di più in un momento assai delicato, subito dopo il delitto Matteotti (1924).Tale ipotesi è stata oggetto di discussioni e i pareri non sono ancora concordi. Certo è che l'adesione al fascismo aprì a Pirandello la porta della
notorietà ; fu chiamato a far parte dell'Accademia d'Italia, che era la più prestigiosa organizzazione di alta cultura dell' Italia fascista. Tuttavia non si può spiegare tale scelta di Pirandello solo con argomenti di tipo utilitaristico ; certo nel regime fascista egli vedeva, come tanti Italiani della piccola borghesia del tempo, un rimedio contro il disordine sociale, contro l'eccessiva disgregazione sociale, non ultimo anche la difesa di certi privilegi ed interessi corporativi, quelli appunto del pubblico impiego, della piccola borghesia, che coma classe sociale si trovò compressa tra l'avanzata del mondo operaio da una parte e lo strapotere economico-politico della grande borghesia. Tuttavia è bene ricordare che Pirandello , specie negli anni trenta prese le distanze dal regime fascista, vivendo per lunghi periodi all'estero, non condividendone soprattutto la concezione superficialmente ottimistica, piena di certezze , mai intaccata dal dubbio, tutta protesa in un discutibile e sterile vitalismo, troppo spesso parolaio, rozzo e provinciale .
La piena valorizzazione di Pirandello si è avuta dal dopo-guerra ad oggi ; nella sua opera si è colta la grande novità di un artista che , meglio di altri, ha rappresentato nelle sue opere la crisi esistenziale, morale ed umana, non solo della piccola borghesia del tempo, ma di tutta un società in un difficile momento di sbandamento delle coscienze e dei valori ; per molti aspetti l'opera di Pirandello appare ancora oggi assai attuale e tale da riflettere la crisi esistenziale e di valori dell'uomo contemporaneo.
I temi di fondo dell'opera di Pirandello sono i seguenti : l'incomunicabilità e la solitudine dell'individuo, l'alienazione e la frustrazione nella moderna società di massa, il crollo dei valori e delle certezze tradizionali ed il conseguente senso di vuoto, il drammatico contrasto tra l'essere e l'apparire, la critica dello scrittore ad una società ipocrita e formalista, attenta alle sole apparenze, il relativismo, cioè l'assenza di una verità oggettiva e valida per tutti .
Come si vede sono temi di grande spessore esistenziale, che appaiono sia nelle novelle, sia nei romanzi, sia , soprattutto nella produzione teatrale che meglio si prestava a trattare tali concetti in modo efficace. Tuttavia per capire a fondo questa serie di tematiche occorre tener presente la chiave di lettura che l'autore stesso teorizza in un suo celebre saggio del 1908 L'umorismo ovvero il sentimento del contrario. In tale saggio Pirandello chiarisce la differenza tra il comico, che suscita la spontanea e semplice ilarità e l'umoristico, che invece fa scaturire la riflessione e un sorriso amaro, con cui ci si rende conto che troppo spesso l'essenza più profonda della realtà è l'esatto opposto della sua apparenza. Nel fare l'esempio della donna , non più giovanissima, tutta agghindata e truccata come un pappagallo, lo scrittore ci fa chiaramente capire come alla prima reazione spontanea (la risata un pò superficiale), se vengono a galla le autentiche ragioni umane di tale situazione, di necessità subentra l'amarezza della riflessione e quindi la pietà verso il dolore delle persone; l'umorismo dunque fa scattare la riflessione carica di umanità verso le sofferenze dell'individuo umano (un ridere per non piangere ! )
All'inizio, come tutti gli scrittori siciliani, anche Pirandello prese le mosse da Verga, che era in quel anni per tutti il necessario punto di riferimento. Tuttavia il "verismo" di Pirandello è solo apparente e riguarda certe situazioni ambientali, senza intenti di carattere descrittivo-sociale. In effetti alcune novelle di Pirandello (La giara, Ciaula scopre la luna ecc.) sono ambientate in Sicilia e rievocano certa letteratura verista ; bisogna però precisare che, a differenza di Verga, Pirandello non era interessato, come detto, al documento sociale, all'analisi oggettiva ed impersonale, ma mirava piuttosto all'introspezione psicologica, allo scavo delle coscienze.
La prima opera narrativa di notevole impegno, che accompagnò tutta la vita dello scrittore sono Le novelle per un anno, che in origine dovevano essere 365 (una al giorno per un anno ), ma che poi furono 225).
In questa complessa opera possiamo distinguere tre nuclei : le prime novelle ambientate in Sicilia, di stampo campagnolo e "verista", le novelle "romane" ( la gran parte delle novelle della raccolta), ambientate nella caotica e confusa vita della capitale, ed hanno per protagonisti tipici esponenti della piccola e media borghesia cittadina (impiegati, magistrati, avvocati, insegnanti ecc.).Vi è
infine un ultimo gruppo di novelle, scritte negli ultimi anni di vita dall'autore, che riflettono una evoluzione, un cambiamento di Pirandello ; sono le cosiddette novelle "surrealiste".
Il significato più autentico dell'opera di Pirandello si può cogliere, oltre che nelle novelle , anche nei romanzi, anche se non tutti di pari pregio artistico.
Il primo romanzo di un certo rilievo è L'esclusa (1893), in cui appare uno dei temi tipici dello scrittore cioè il paradosso (la realtà della vita supera ogni possibile fantasia).La protagonista del romanzo Marta Ayala è una giovane donna accusata ingiustamente dal marito di adulterio e per ciò viene cacciata di casa ; il paradosso sta nel fatto che viene poi perdonata e riaccolta in casa dal marito , quando veramente stavolta l'ha tradito
Nel 1904 Pirandello compose quello che viene considerato il suo migliore romanzo Il fu Mattia Pascal, che presenta tute le tipiche tematiche dell'autore, che ne curò anche, proprio poco prima di morire la realizzazione cinematografica negli studi di Cinecittà. Il protagonista è il solito piccolo-borghese frustrato che conduce in provincia una vita grigia e monotona tra dissapori familiari, ossessionato dai rancori della suocera (la vedova Pescatore) , dai non facili rapporti con la moglie Romilda, specie dopo la morte di una figlioletta, e dalla difficile situazione economica .
Dopo la morte della madre Mattia si allontana momentaneamente dal suo paese Miragno, si reca a Montecarlo, ove al casinò vince una cospicua somma di denaro. Sulla via del ritorno a casa, in treno, legge un trafiletto di giornale in cui lo si dava per morto suicida ; era stato trovato nello stagno di un suo podere un corpo, ormai decomposto, ed era stato scambiato per il suo. Di fronte a tale notizia si apre nella sua mente uno spiraglio del tutto imprevisto : Mattia si illude per un attimo di potersi liberare con questa sua presunta morte della suocera, della moglie, dei creditori, di poter insomma ricominciare tutto da capo con un altro nome, in un'altra città, di poter finalmente vivere. E qui compare uno dei temi tipici del romanzo l'impossibile fuga dal matrimonio, dall'oppressione della famiglia, non più come in Pascoli nido di amore e di affetti. Questa illusione naufraga tuttavia nell'impossibilità di ricrearsi una nuova identità, nonostante si sia inventato un nome fittizio (Adriano Meis) : egli si innamora di una ragazza Adriana, ma non la può sposare, perché per la legge Adriano Meis non esiste, non può denunciare un furto subito, non può sfidare a duello un uomo, che lo ha offeso. Ed è questo il secondo grande tema del romanzo, cioè l'impossibilità di vivere al di fuori della forma, della maschera, che la società ci impone per essere vivi. Non si vive al di fuori della forma, della parvenza sociale . Ognuno conta per quello che è sulla carta, per la maschera che porta e non per quello che è interiormente, anzi senza maschera, senza ragione sociale, neanche si esiste. Di fronte a tale impossibilità di ricrearsi una seconda vita, Mattia finge il suicidio (muore così per la seconda volta ! ) e torna a Miragno, ove nel frattempo tutto è cambiato : Romilda si è risposata, la suocera lo maledice nel vederlo, tutti gli altri a malapena lo riconoscono. A Mattia non rimane che trascorrere del tempo nella biblioteca, dove lavorava, ospitato dalla vecchia zia Scolastica e portare ogni tanto dei fiori sulla tomba, ove era stato sepolto uno sconosciuto con il suo nome. La morale del romanzo è tutta nel contrasto tra la realtà della vita, a volte assurda e paradossale e la forma, che è poi alla fine l'unica cosa che conta. Noi siamo vivi, solo perchè iscritti nei registri anagrafici, senza documenti, senza stato civile, non esistiamo anche se siamo vivi in carne ed ossa.
Tra gli altri romanzi di Pirandello di un certo rilievo citiamo I quaderni di Serafino Gubbio operatore, che è un'amara e lucida previsione dell'alienazione dell'uomo contemporaneo sempre più simile ad un robot, condizionato dalla macchina in modo sempre più invadente. Serafino è un operatore cinematografico che col tempo di è talmente identificato con la cinepresa, da diventare una specie di appendice alla manovella, che egli passivamente gira come un automa e un robot .
Tale problematica sarà ripresa in un celebre film successivo Tempi moderni, con la straordinaria interpretazione di Charlie Chaplin. Altro romanzo di un certo rilievo, anche se non troppo fortunato è Suo marito, che in origine aveva un altro titolo (“Giustino Roncella nato Boggiolo”), pubblicato nell'edizione finale postumo dal figlio Stefano. Si ispira alla vicenda di vita della scrittrice Grazia
Deledda, e per questo motivo, dopo la prima edizione, per delicatezza nei confronti della collega, Pirandello decise di non ripubblicarlo.Nel libro sono interessanti due aspetti : il convinto femminismo nell'esaltare la figura della giovane scrittrice Silvia Roncella e la satira amara e graffiante contro l'ambiente letterario romano, falso ed ipocrita . Altro romanzo di rilievo, anche se senza dubbio è il più amaro e pessimista di tutti , è I vecchi e i giovani in cui si avverte la profonda amarezza e delusione per il fallimento risorgimentale, per tante speranze deluse in un nuovo ideale di stato e di politica specie nel mezzogiorno. Questo è un tema comune, come s'è già visto anche al
Verga e ad altri scrittori siciliani. L'ultimo romanzo di Pirandello in ordine cronologico (1926) è Uno, nessuno ,centomila, che è sicuramente il più difficile per l'ardua problematica sul relativismo ed una impostazione un pò troppo "filosofica". E' il romanzo del relativismo più radicale, vi è il crollo delle certezze tradizionali, appare evidente che non esiste più una verità assoluta ed oggettiva ma che tutto si frantuma e sgretola in centomila possibili verità, quanti sono gli uomini.
Il protagonista del romanzo, Vitangelo Moscarda è il solito piccolo-borghese frustrato, che conduce un'esistenza grigia e mediocre ; una mattina mentre è davanti allo specchio la moglie gli fa notare che ha il naso leggermente pendente da una parte. Questo episodio apparentemente banale lo getta nell'angoscia più completa ; per la prima volta si vede diverso da come pensava di essere e si rende conto di essere apparso agli altri in modo differente da come pensava di essere. Con lucida disperazione si rende conto che credeva di essere uno, in realtà appare agli altri in centomila modi diversi, a seconda dell'interlocutore, per cui in definitiva non è nessuno .
Tutte queste tematiche, sicuramente complesse e a volte un pò astruse, trovano la loro massima espressione nel teatro (Le maschere nude ) , soprattutto perché questo genere offriva delle notevoli potenzialità espressive , per rappresentare in modo efficace e coinvolgente il dramma esistenziale dell'uomo .Sotto i riflettori, sul palcoscenico l'uomo pirandelliano mette a nudo il suo essere, scava dentro se stesso, fa emergere la complessità del suo io in un tormentato processo di presa di coscienza, si interroga continuamente in lunghi monologhi interiori alla ricerca di se stesso. E' un teatro tutto interiore, fatto di "cose", che concede poco all'esteriorità (a differenza di quello dannunziano); alcuni aspetti "tecnici" ricorrenti sono : i lunghi monologhi interiori , assai efficaci per gli scopi che l'autore si propone, i finali aperti , in cui Pirandello no dà una sua risposta , ma lascia lo spettatore nel dubbio, facendo intravedere più possibili esiti della vicenda, anzi stimolando lo stesso spettatore a "chiudere" egli stesso la vicenda con la sua soluzione. E' questo il caso di alcune opere come Così è, se vi pare o Ciascuno a suo modo, ed infine il teatro nel teatro o metateatro (cioè oltre il teatro).
Con questa definizione si intende l'abolizione del tradizionale diaframma tra pubblico ed attori; essi (pubblico ed attori) interagiscono tra loro per cui si recitano contemporaneamente due commedie, la prima è quella recitata dagli attori sul palcoscenico, la seconda è quella più ampia della vita, recitata dalla gente (il pubblico) in altre parole il teatro ridotto della commedia che si apre al teatro più ampio della vita. Per rendere credibile tale interazione Pirandello ricorreva ad alcuni espedienti tecnici : faceva sedere gli attori a volte tra gli spettatori, gli attori del palcoscenico dialogavano a volte con il pubblico, oppure gli attori stessi entravano dalla platea mescolati allo stesso pubblico ecc. tutto ciò per abbattere la cosiddetti quarta parete per fare interagire tra loro gli attori (la finzione, la forma) con il pubblico (la realtà fluida della vita). Da questo contrasto tra vita e finzione, tra realtà e forma, il teatro risulta in definitiva perdente, perché non è capace di rappresentare nelle sue forme fisse e statiche l'evolversi continuo della vita nel suo incessante divenire. La vita cambia in continuazione e non può essere imbavagliata per sempre in una rigida forma. Queste tematiche così complesse e a volte di non facile comprensione, trovano la loro espressione più compiuta nella cosiddetta trilogia del teatro nel teatro, cioè I sei personaggi in cerca d'autore, Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a soggetto . Appare evidente specie nel primo dramma la differenza tra la persona, che cambia continuamente nel corso della vita e il personaggio, sicuramente più vero, più solido, ma statico, fisso, immutabile una volta fissato sulla
carta in un determinato modo. I sei personaggi del dramma cercano disperatamente un autore che rappresentando sul palcoscenico la loro terribile storia, li faccia finalmente vivere, sottraendoli da una specie di limbo, dalla loro condizione di precarietà, di vaghi fantasmi ancora allo stato fluido, ipotizzati dallo scrittore, ma non ancora "formalizzati" sulla carta.
Nel mondo di Pirandello conta solo la forma, solo in essa si vive, anche se con dolore, al di fuori di essa c'è solo la precarietà e il vuoto. Ognuno di noi per vivere e rappresentare qualcosa deve dunque "cristallizzarsi " in una forma, quella che Pirandello chiama maschera, in virtù della quale, in questa società ipocrita e formalista ci illudiamo di rappresentare qualcosa. Si arriva tuttavia al punto in cui vogliamo essere autentici, noi stessi, liberarci dalla maschera che ci opprime, ma il nostro gesto di ribellione viene interpretato come atto di pazzia , veniamo emarginati giudicati pazzi e diversi, in quanto non inseriti negli schemi convenzionali della società.
Questa critica al formalismo ipocrita della nostra società è sicuramente l'aspetto più anarchico, dissacratore e "rivoluzionario" dell'opera pirandelliana, in quanto crolla il concetto stesso di società con le sue precise regole di convivenza e con le sue strutture sacrali (famiglia, matrimonio ecc.), ogni individuo è solo con se stesso, un atomo alla deriva , parla una lingua diversa agli altri, si chiude nella sua solitudine in questa specie di torre di Babele che è la vita..
Il teatro dunque dimostra la sua inadeguatezza nel saper riprodurre la fluidità della vita che nel suo costante divenire cambia in continuazione. Per questa ragione l'autore negli ultimi anni della sua vita guardò con crescente interesse al nuovo genere di spettacolo nascente , cioè il cinematografo, lavorando come sceneggiatore per alcuni importanti film di quegli anni (nel 1931 scrisse la sceneggiatura del film Così come tu mi vuoi, per l'interpretazione della famosa attrice Greta Garbo).
Tra le Mashere nude , oltre alle opere già citate bisogna ricordare nel periodo precedente alcuni atti unici, che si rifanno al genere teatrale verista , come Lumie di Sicilia, Cecè, La giara, o l'atto unico L'uomo dal fiore in bocca, che è come in altri casi trasposizione teatrale di una novella (Con il male addosso). Infatti Pirandello, dietro suggerimento degli amici Nino Martoglio e Angelo Musco (un celebre attore di quegli anni ) trasformò diverse novelle in opere teatrali.
Altre opere più complesse sono Pensaci Giacomino, Liolà, Enrico IV,Il gioco delle parti, Il berretto a sonagli ; appartengono alla così detta fase surrealista gli ultimi drammi pirandelliani, in cui subentrano talune novità, che influenzeranno aspetti del teatro europeo, come Lazzaro, La nuova colonia e l'incompiuto I giganti della montagna .
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Autore del testo: Alessandro Silveri
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