Menopausa definizione e sintomi
Menopausa definizione e sintomi
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LE PROBLEMATICHE DELLA MENOPAUSA
La menopausa è la cessazione dei flussi mestruali fisiologici. L’inizio della menopausa è stabilito in modo retrospettivo, perché la diagnosi è basata sull’assenza di mestruazioni per 12 mesi. Nella popolazione italiana la menopausa compare tra i 44 e i 53 anni, in media a 49 anni (Menopausa: dal greco menos = mese e pausis = cessazione).
Il climaterio è la transizione dalle condizioni fisiologiche dell’età fertile della donna ai nuovi equilibri che s’instaurano dopo la menopausa (climaterio: dal greco klimaktéros = passaggio critico). Inizia in genere 3-5 anni prima della menopausa e termina 4-5 anni dopo la menopausa ed è caratterizzato dalla comparsa dei sintomi della menopausa.
La perimenopausa è il periodo compreso tra l’inizio dei sintomi climaterici e l’anno dopo la menopausa.
Considerazioni generali
Le nostre cellule, i nostri tessuti, organi, apparati, funzioni e la nostra psiche sono profondamente influenzate dagli ormoni prodotti in ghiandole specializzate dette endocrine. Tra gli ormoni, quelli sessuali hanno un’importanza determinante per l’espressione delle caratteristiche somatiche e psichiche tipiche dei due sessi e che differenziano l’uomo e la donna. Nella donna in età procreativa, i principali ormoni sessuali sono due, l’estradiolo e il progesterone, entrambi prodotti dalle ovaie. La loro produzione segue dei cicli mensili che condizionano il cosiddetto ciclo mestruale. L’estradiolo esercita un’azione trofica su tutto l’apparato genitale e in particolare sulle mucose della vagina e dell’utero (l’endometrio). L’azione trofica si estende alle ghiandole mammarie, all’endotelio dei vasi sanguigni, alla pelle e allo scheletro. L’estradiolo influenza profondamente anche la psiche della donna, conferendole le caratteristiche di femminilità, quelle che in definitiva orientano la donna verso la sua funzione procreativa (attrazione verso un partner, desiderio di accoppiarsi, libido, cura e difesa del neonato, ecc.). Il progesterone, invece, svolge la sua azione soprattutto sull’endometrio e lo prepara per l’annidamento dell’ovulo fecondato. Ha anche effetti sulla psiche, tra cui un particolare effetto depressivo che affligge molte donne durante la seconda metà del ciclo mestruale.
Attorno ai 50 anni di età, la funzione ovarica cessa quasi completamente. Vengono quindi a mancare tutti gli stimoli esercitati dall’estradiolo e dal progesterone. In molte donne, però, i cambiamenti ormonali provocano disturbi a diversi livelli, noti come sintomi menopausali.
La cessazione della produzione degli ormoni da parte delle ovaie non è mai improvvisa, ma si instaura dopo qualche anno di irregolarità e di adattamenti alla nuova situazione. Questo periodo di transizione è chiamato climaterio ed è caratterizzato dalla comparsa dei sintomi climaterci. La carenza degli ormoni ovarici espone la donna ad altri tipi di ormoni. Uno di questi è l’estrone, prodotto principalmente nelle cellule adipose che utilizzano l’androstenedione, una sostanza steroide sintetizzata dalle ghiandole surrenali. L’estrone è presente anche prima della menopausa come derivato dell’estradiolo, ma è bilanciato da una quantità superiore di estradiolo che dopo la menopausa scompare quasi completamente. Inoltre, la donna è esposta ad ormoni androgeni prodotti dalle ghiandole surrenali che prima della menopausa sono bilanciati dagli ormoni estrogeni prodotti dalle ovaie. La prevalenza degli ormoni androgeni ha effetti virilizzanti che si rendono evidenti sulla cute e sull’apparato pilifero.
Tutti questi cambiamenti sono del tutto naturali e fisiologici per questa nuova fase della vita della donna. Tuttavia molte donne sono portate a vivere male il climaterio e la menopausa, anche perché esistono ancora condizionamenti culturali, psicologici e sociali. Oggi le donne affrontano questa fase della vita con serenità, vigore e continuità, liberate ormai dai cicli mestruali e dalle gravidanze, e svolgono importanti attività politiche, sociali, culturali, creative e manageriali. Anche i disagi e i sintomi psichici e organici che si manifestano durante il climaterio e la menopausa sono facilmente superati grazie a una sana condotta di vita e ai rimedi naturali e farmacologici oggi disponibili e che, tra l’altro, permettono di mantenere una piena sessualità
La terapia ormonale sostitutiva
L’importanza della corretta informazione alle donne è al primo posto nella politica sull’utilizzo di terapia ormonale sostitutiva. L’Hrt non è un obbligo, ma ha alcune funzioni importanti. Innanzitutto dobbiamo considerare un dato storico importante: l’età media della donna si è alzata moltissimo, fino a superare gli 80 anni. L’età media d’ingresso alla menopausa è invece rimasta costante (51 anni). Dunque il periodo medio che la donna passa in menopausa dura circa 30 anni: più di un terzo di tutta la vita.
I disturbi delle donne in tarda età rappresentano un problema non solo per lo stato di salute e la qualità di vita, ma anche un costo sociale non indifferente. Basti pensare all’osteoporosi e ai costi che comporta sia in termini di mortalità per fratture di femore, sia in termini di lungodegenze, sia, infine, in termini di assistenza sanitaria domiciliare.
È ovvio che non tutte le donne necessitano di Hrt. La valutazione dello stato di salute e della presenza o meno di fattori di rischio rappresenta un momento essenziale per prescrivere o meno la terapia. D’altra parte esiste una consistente percentuale di donne che soffre di sintomi importanti e fastidiosi, quali vampate di calore, insonnia, ansia e irritabilità che peggiorano considerevolmente la qualità di vita. Sono tutte conseguenze della privazione ormonale, che, se adeguatamente compensata con l’Hrt, scompaiono rapidamente con immediato sollievo e benessere. Esistono infine altre donne che, pur non avendo sintomi così eclatanti, tendono a manifestare nel medio termine i segni di un’atrofia urogenitale. Alla secchezza vaginale (con difficoltà dei rapporti e conseguente riduzione dell’attività sessuale) si accompagnano frequentemente sintomi urinari, quali la minzione frequente e la ricorrenza di cistiti. Anche in questo caso la terapia è consigliata, perché consente un significativo miglioramento dei sintomi. Dato che l’Hrt è possibile oggi con prodotti farmaceutici differenziati, utilizzabili con varie vie di somministrazione, è possibile una personalizzazione del trattamento che tenga conto anche delle preferenze della donna.
Il ruolo preventivo della terapia
- Osteoporosi
Una donna in salute, che non lamenta nessun disturbo ma è una forte fumatrice, non fa sport, è sedentaria, rappresenta una vittima potenziale dell’osteoporosi. Per questo è necessario informarla che dopo un certo numero di anni l’osteoporosi può diventare grave, determinare uno schiacciamento vertebrale progressivo, un incurvamento della schiena, con elevatissimo rischio di fratture. Anche se esistono formulazioni farmaceutiche - non di tipo ormonale - efficaci per prevenire l’osteoporosi, va spiegato che l’Hrt ha il raggio d’azione più vasto, non raggiungibile con nessun altro farmaco. Contemporaneamente alla prevenzione dell’osteoporosi, inoltre, si impedisce lo sviluppo di atrofia urogenitale, si migliora il trofismo cutaneo, l’impalcatura non solo ossea ma anche connettivale (questo può migliorare e prevenire gli effetti di incontinenza urinaria in tarda età).
- Rischi cardiovascolari
Il fatto che l’Hrt sia in grado di svolgere un’azione di prevenzione primaria è ormai dato certo: chi si sottopone a terapia ormonale sostitutiva presenta un tasso di mortalità per incidente acuto cardiovascolare molto inferiore rispetto a chi non fa terapia. È invece ancora aperto il dibattito sulla possibilità di utilizzare l’Hrt come prevenzione secondaria.
Gli obiettivi di O.N.Da
Sensibilizzare la popolazione femminile su come affrontare la menopausa, sulla necessità di stili di vita corretti, informare sui vantaggi e svantaggi della terapia ormonale sostituiva, creare dibattito su una tematica che riguarda prima o poi tutte le donne. Parlare in varie sedi degli studi clinici più recenti, coinvolgere le donne attivamente.
Alla luce della confusione che esiste intorno alla TOS, sarebbe opportuno informare le donne in modo chiaro sui rischi e i vantaggi di questa terapia coinvolgendo donne, medici e media in un confronto aperto sul tema.
Fonte: http://www.medinews.it/bin/08_La_menopausa.doc
Link sito web: http://www.medinews.it/
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Menopausa definizione e sintomi
Psicologia e Benessere
La menopausa:
gli aspetti psicologici
La menopausa, o climaterio, è per ogni donna una fase caratterizzata da molteplici cambiamenti che coinvolgono diversi aspetti della sua vita.
È dunque evidente come si tratti di un’età critica sotto molti punti di vista: l’accettazione ed il superamento delle reazioni psicologiche che accompagnano questa fase di transizione sono fra i compiti più difficili dell’intera esistenza di una donna.
Gli studi scientifici dimostrano che la modificazione della funzionalità endocrina è spesso accompagnata da sintomi di natura e manifestazione prettamente psicologica: sono frequenti i periodi di insonnia, gli stati ansiosi e depressivi, ma anche l’eccessivo eccitamento e l’utilizzo del cibo come mezzo di compensazione negli stati d’animo negativi.
È ormai altrettanto noto che le manifestazioni della menopausa dipendono in gran parte dalla personalità della singola donna e dalla straordinaria unicità rappresentata dalla sua storia individuale. La profonda influenza delle caratteristiche individuali sulla qualità della vita in menopausa permette di spiegare la variabilità delle reazioni e delle problematiche riscontrabili in donne che stanno vivendo o hanno vissuto le stesse modificazioni organiche.
La difficoltà atavica di questo delicato passaggio è spiegata da una semplice e netta affermazione di carattere antropologico: il climaterio è il momento nel quale una donna, perdendo la capacità generatrice, cessa il proprio “servizio” alla specie. Questo accadimento, in concomitanza con l’avanzare dell’età e con il mutare del ruolo sociale ricoperto, rappresenta dunque una sorta di ferita più o meno consapevole per ogni donna. Il culto della Dea Madre è sopravvissuto, se non nella storia - che ha fatto posto a un Dio di sesso maschile -, nel profondo dell’animo femminile: la maternità rappresenta infatti il pilastro più arcaico dell’essere donna, ieri come oggi. Dal punto di vista psicologico, quindi, con la menopausa la donna perde uno dei grandi pilastri sul quale, fin dalla pubertà, ha costruito la propria identità femminile. Questa affermazione non sottintende assolutamente un’intrinseca ed inevitabile infelicità alla quale la donna sarebbe destinata, ma evidenzia come ogni donna in questa fase si trovi ad affrontare sentimenti di infelicità o perdita che allo stesso tempo accomunano e differenziano per la particolare modalità con la quale sono individualmente vissuti. Questi stati d’animo sono spesso fonte di ansie che spingono a ricercare un intervento farmacologico, che metta a tacere il disagio senza lasciar spazio all’elaborazione necessaria per il suo superamento e per la costruzione di un’identità rinnovata.
Le risorse psicologiche utili a raggiungere un nuovo adattamento per vivere serenamente questa fase, trovando nuovi pilastri sui quali consolidare la propria identità, sono presenti nella personalità della singola donna. Esse dipendono molto dalla sua storia, dalle sue relazioni, da ciò che negli anni ha saputo costruire intorno a sé e dagli ambiti nei quali ha investito maggiormente le proprie energie psichiche (il lavoro, la famiglia, la cultura, gli hobby, la bellezza, ecc.).
Abbiamo fin qui analizzato brevemente il quadro generale degli aspetti psicologici che si accompagnano al climaterio, sottolineando la grande influenza che le differenze individuali esercitano sulle problematiche emergenti e sulle risorse psicologiche disponibili per accogliere e superare serenamente questo delicato passaggio.
Accenniamo ora ad alcuni dei principali cambiamenti propri della menopausa nella sfera individuale e familiare.
Secondo una particolare - ma appropriata - visione circolare della vita, il climaterio è paragonabile per entità e tipologia dei cambiamenti alla pubertà, poiché implica un’evoluzione psicofisica che conduce alla ridefinizione dell’immagine di sé.
Alle modificazioni fisiche ed endocrine è strettamente connessa anche l’inevitabile ristrutturazione del rapporto di coppia su nuove basi, entro un contesto notevolmente mutato dal punto di vista familiare, sessuale e sociale. La coppia è ora connotata in misura minore dalle caratteristiche della genitorialità, si ritrova da sola dopo tanti anni e deve ricostruire la propria identità. Questa “sfida” può essere vinta condividendo nuovi interessi o recuperando insieme alcune attività piacevoli da tempo accantonate a causa dei ritmi inevitabilmente imposti dalla gestione della famiglia, dei figli e del lavoro.
La donna, in questo contesto, deve necessariamente ridisegnare il proprio ruolo in famiglia: i figli sono ormai cresciuti e, anche quando vivono ancora in casa, sono autonomi e costruiscono relazioni significative all’esterno dell’ambiente famigliare.
Questo processo naturale deve essere accettato in maniera costruttiva, mantenendo cioè un ruolo importante, ma meno attivo, nei confronti dei figli. È quindi importante ricordare che il loro distacco è non solo fisiologico, ma indicativo della raggiunta autonomia, segno che il lavoro dei genitori ha dato i suoi frutti. Non meno importante è l’accettazione serena dei compagni dei propri figli — e in seguito dei nipotini — che può consentire di ritrovare una sorta di “nuova” famiglia, meno o diversamente impegnativa e più numerosa.
Ad un livello più intimo e personale la menopausa richiede alla donna di accettare il processo di invecchiamento e la perdita della bellezza giovanile, evitando al tempo stesso che ciò ne leda l’autostima: questo si rivela tanto più difficile quanto più la donna ha investito il proprio corpo come mezzo di potere e di seduzione, e può motivare il ricorso ad interventi estetici per “fermare il tempo”. È importante osservare che la scissione artificiale fra mente e corpo-oggetto porta effetti negativi e distoglie dalla più completa percezione del corpo vivo ed “abitato”, con la sua storia e i suoi significati. Accettare serenamente la propria storia ed il proprio corpo, inscindibile dalla mente e portatore di tale storia, consente maggior equilibrio nelle decisioni che riguardano interventi sul proprio aspetto. Infine, la vergogna per alcune manifestazioni fisiche della menopausa come le vampate di calore deve esplicitarsi per essere vinta e non diventare sintomo, elaborata e non soffocata.
Un buon adattamento nei due contesti, familiare e di coppia, rappresenta sicuramente una solida base per la serena accettazione di questo delicato processo. Vale la pena di ricordare come esista una sorta di cosmetico psichico che fornisce grande aiuto in quest’ambito:
Forse il segreto della bellezza è l’amore per la propria persona
[Sigmund Freud].
La cessazione della funzione riproduttiva e il minor impegno familiare mettono a disposizione della donna una notevole quantità di energia psichica che può essere reindirizzata verso antiche e nuove passioni: rientrano in questi casi il rifiorire di passioni adolescenziali mai coltivate ed anche i nuovi interessi, spesso nell’ambito artistico, che si vedono non di rado emergere in signore sopra gli “anta”.
È facile comprendere come tutto ciò contribuisca a ristrutturare positivamente la propria identità di donna, cioè a perseguire il reale obiettivo psicologico che la menopausa pone.
Abbiamo descritto alcuni degli aspetti che caratterizzano il percorso della menopausa ed i cambiamenti che essa determina. È innegabile che tutto ciò possa causare la comparsa di alcuni stati d’animo tipici, portatori di difficoltà nella vita di tutti i giorni: una donna si può sentire più fragile, vulnerabile e influenzabile dagli eventi esterni; può avvertire un senso di smarrimento ed anche vivere periodi di stress prolungato e non legato alle attività che svolge quotidianamente.
Nelle situazioni più difficili, caratterizzate da perdite dolorose (come il divorzio o la morte di una persona cara) i cambiamenti tipici di questo periodo sono vissuti con disperazione, perdita di controllo, rabbia, senso di impotenza. Il rischio, in questi casi, è che nel tentativo di cercare sollievo alcune donne affrontino i loro problemi facendo uso eccessivo di farmaci o anche di alcolici per “anestetizzare” le emozioni, alimentando una scissione mente-corpo artificiosa e dannosa.
I sentimenti depressivi sono molto comuni, ma una vera e propria depressione clinica non è più frequente né diversa rispetto alle altre fasi della vita e insorge in chi già presentava una tendenza depressiva, ha bassa autostima e idee negative circa la menopausa.
In questo periodo molte donne imparano a riconoscere i fattori causa di stress, ma difficilmente sanno come affrontare queste difficoltà o come trovare delle strategie di adattamento per meglio gestirle.
È importante impegnarsi per individuare delle soluzioni utili ad alleviare lo stress e gli stati d’animo negativi, in particolare imparando a mantenere il controllo in quelle situazioni nelle quali ci si sente schiacciati dagli eventi. È inoltre centrale la valorizzazione del passato, dell’esperienza e delle capacità riflessive raggiunte.
La componente psicoemotiva che caratterizza la menopausa si manifesta molto chiaramente soprattutto negli anni del suo esordio, ed alcuni consigli possono rivelarsi utili in diverse situazioni:
Accettare i cambiamenti come occasione per promuovere la crescita personale positiva concentrandosi sugli aspetti di sé e della propria vita che si vorrebbe migliorare
Non isolarsi: il rischio è maggiore soprattutto per le casalinghe e per le donne che sono da poco pensionate. E’ invece importante non “chiudersi” e confidare le proprie emozioni ad un’amica, avendo sempre presente che non bisogna provare vergogna per certi disturbi, normali e frequenti in menopausa
Partecipare ad attività piacevoli: parlare con gli amici, trovare il tempo per “giocare”, dedicarsi ad un’attività fisica giornaliera, non saltare i pasti, fare meditazione o massaggi ed in generale non abbandonarsi alla routine
Riscoprire qualche sogno nel cassetto: è utile e gratificante riscoprire un hobby, un progetto di lavoro o di studio un tempo accantonato e provare ora a realizzarlo
Curare l’igiene del sonno: riposare ed avere una qualità del sonno soddisfacente è fondamentale per il benessere quotidiano. Se il sonno è disturbato si può ricorrere a metodi che permettono di ridurre la necessità di assumere farmaci regolando il sonno in maniera più naturale e soddisfacente (ad es. tecniche di rilassamento e Training Autogeno)
Affidarsi ad un ginecologo: un professionista preparato accompagna la donna in questo suo passaggio, monitorandola e rassicurandola dal punto di vista organico e curando la prevenzione di eventuali patologie mediche connesse alla menopausa (come l’osteoporosi). La può inoltre consigliare anche sulla necessità di rivolgersi ad altri specialisti con i quali integrare l’intervento, collaborando al fine di promuovere il benessere globale della persona
Rivolgersi ad uno specialista per incrementare il benessere psicologico: è importante non sottovalutare questo aspetto, che influenza in modo particolare la qualità della vita quotidiana.
Non è necessario sentirsi “malati” per chiedere supporto: a volte è sufficiente una breve consulenza o un supporto psicologico per trarre rassicurazione e serenità. Esistono inoltre molte tecniche di rilassamento, distensione e rinforzo dell’Io utili al perseguimento del benessere in menopausa.
È importante che ogni donna, soprattutto in questa fase, si senta legittimata a chiedere aiuto senza provare vergogna o paura, ma sentendosi supportata sempre più da una società che ha ormai imparato a considerare l’intervento psicologico come strumento di promozione del benessere, e non più - riduttivamente - per la sua applicazione nel campo del disagio.
- Documento a cura del Servizio di psicologia, via Monterotondo 3 Milano –
Fonte: http://www.serviziodipsicologia.it/testi/menopausa.doc
Sito web : http://www.serviziodipsicologia.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Scuola permanente di aggiornamento
sulla menopausa
TENUTA MORENO, 23 – 27 MARZO 2009.
MENOPAUSA – STORIA E MODERNITA’
Relatore: Distante A. Elio, Medico Chirurgo – Pediatra. Socio S.I.S.M(*).
Etimologia La parola“Meno” è elemento compositivo di termini dotti e proviene dall’Accadico “” (computare) e dal sostantivo maschile, in greco ionico m®n, mhnñû, e in greco dorico meÛw, cioè “mese”.
Viene usato da Omero, nel Libro XIX dell’Iliade, al verso 117, quando, a proposito della moglie di Sthenelos, figlio di Perseo, scrive:
(questa portava in grembo un caro figlio, era il settimo mese).
Nello stesso Libro, al verso 374, Omero usa il genitivo m®nhw (dal sostantivo femminile m®nh, luna), nel descrivere lo scudo di Achille:
(…di cui lontano arrivava il chiarore, come di “luna”).
Platone, nel Cratilo, ne attribuisce l’etimologia a Socrate, dal verbo meiñv, = diminuire, come ad esempio “meio-piressia”, cioè remissione della febbre, e meiosi (1834), da meÛvsiw, diminuzione; tale termine, usato in oculistica (miosi), veniva messo in relazione con le fasi lunari; infatti, Aurelio Agostino, filosofo ed ecclesiastico del IV-V sec. d. C., designa col nome proprio m®na (Mena), la dea Luna, protettrice delle mestruazioni delle donne. Col termine neutro plurale mhniaÝa (dal singolare mhniaÝow), letteralmente “le cose di ogni mese”, il periodo mestruale viene accostato a quello mensile lunare, come risulta dal frammento di Timeo da Locri, filosofo del V sec. a.C., riportato poi dall’autore delle “Vitae”, Plutarco di Cheronea (46 - 120 d.C.), storico e filosofo greco.
Riferito alle donne, il plurale “i mesi” equivale a “mestruazioni”, come si legge nel Lib. VII, Cap. XV, “Delle purgagioni delle donne”, Historia Naturale di G. Plinio Secondo il Vecchio (23-79 d.C.), opera volta in italiano da M. Lodovico Domenichi nel 1561.
Il medico francese Lazzaro Riverio (1589-1655), di Montpellier, associando anch’egli al ciclo lunare le mestruazioni, che nelle giovinette avverrebbero col novilunio e nelle donne più adulte, invece, col plenilunio, riporta il detto popolare:
Luna vetus, vetulas, iuvenes nova luna repurgat.
Sempre secondo Plinio (Lib. VII, Cap. XIIII) “..la maggior parte delle donne di quarantanni ferma le purgazioni”. Lo stesso Riverio afferma invece che i mestrui nelle donne cessano fra i cinquanta ed i cinquantacinque anni, e spiega: «… propterea quod calor debilitatus tantam sanguinis copiam non ámplius generat…» (Phisiologiae, Cap. II, De sanguine menstruo,in Opera Medica Universa).
Paolo d’Egina, medico bizantino della prima metà del VII secolo, riporta nella sua De Medicina, Lib. III, Cap. LXI, ai paragrafi Mensium tempus e De mensium suppressione, riporta che “nonnullis a triginta quinque annis, praesertim obesis, menses cessare incipiunt” e in seguito specifica che: “At suppressio complures affectus, et longos solet procreare”.
Ippocrate (460-377 a.C.) diceva che, dopo la soppressione dei mestrui …mulieres deformantur et hirsutae fiunt et virilem habitum contrahunt ……
Etimologia “Meno-pausa”, “menopausa” da m®n, mhnñû (mese), e paìsiw, da paæv (cessare), cioè “cessazione del mese”. In Accadico “” (calmare, acquietarsi).
Per la prima volta il medico francese Charles Pierre Louis de Gardanne (1787-1872), nel suo primo lavoro, “Avis aux femmes qui entrent dans l'age critique” (1816), usa il termine “ménespausie”, trasformandolo poi in “ménopause”, più eufonico, nella ristampa del 1821, che intitola De la Ménopause, ou de l’Âge Critique des Femmes.
J. Capuron scrisse nel suo trattato “Malattie delle Donne, dalla Pubertá sino all'Etá Critica” (1826) che ... la pubertà e l’età critica…possono chiamarsi la primavera e l’inverno della donna, poiché indicano l’incominciamento e la cessazione della fecondità…
In un Dizionario di Scienze Mediche del 1830, Tomo XI, Parte II, essa viene così descritta:
«Menopausia, menopausa, menopausis, cioè cessamento naturale delle mestruazioni. E’ essa assai precoce, come la comparsa dei mestrui, nei paesi caldi, e risulta al pari di questa tardiva nelle regioni del Nord. In generale si verifica verso l’anno quadragesimoquinto, sebbene si manifesti talvolta fin dal trigesimosesto, ed altre fin dal trigesimo; mentre all’opposto, in casi assai più rari, giunge al sessagesimo anno, senza che le perdite periodiche cessino dal comparire nelle epoche consuete.
In alcune donne i mestrui cessano di comparire ad un tratto, né ritornano più, senza che verun sintomo precursore ne abbia annunciato la cessazione, oppure senza che questa sia accompagnata o seguita da niun disordine…
Tra le donne nelle quali la menopausa è preceduta da accidenti, fa d’uopo distinguere quelle in cui predomina la “ematosi”, dalle altre caratterizzate da una grande “eccitabilità nervosa”; in queste [ultime] rinvengonsi tutti i segni di una specie di ipocondria, detta in esse vapori; in quelle [prime] scorgonsi parecchi sintomi di “pletora” generale e locale [plenitudo dei Latini], che si manifestano nell’avvicinarsi delle epoche mestruali.
Se le perdite mensili non fluiscono punto… si osservano nelle prime la ripienezza e la forza del polso, che comparisce rigonfio e rimbalzante, le vampate di calore alla faccia, sul petto, nel basso ventre; diverse cefalalgie intense, parecchi rumori di orecchio, vari flussi di sangue dal naso, molte oftalmie… gli sputi di sangue, le emorroidi, le diarree ed anche l’apoplessia. Nelle ultime [invece] alcuni dolori lancinanti e vaghi sulle differenti parti del corpo, le emicranie, gli spasmi locali, le convulsioni generali, la incostanza di umore, di gusto, di carattere, che ascende talvolta fino alla mania… parecchie alienazioni dello spirito, allucinazioni, tedio di vivere, brama di ridere senza veruna ragione, pianto privo di qualsiasi motivo. Verificandosi [di nuovo] lo scolo dei mestrui, cessano sull’istante tutti questi tristi accidenti. La donna “sanguigna” riprende tutta la propria gaiezza, la “nervosa” rimane maltrattata dal malessere morale che ebbe a patire…
Nell’epoca pure della menopausa veggonsi nascere i morbi più terribili delle mammelle, sia che gli organi genitali furono in altri tempi di troppo esercitati od anche che non lo siano stati minimamente… D'altronde il fatto è indubitabile, ed annuncia soltanto la stretta relazione vitale che si rinviene tra le mammelle e l’utero, relazione dimostrata da tutta la storia della generazione e dell’allattamento del feto…………
Non è dunque la menopausa una malattia, ma sibbene uno stato che rende inchinevole la paziente a contrarre molte malattie e durante il quale si stabiliscono o soltanto si appalesano parecchi morbi.
Volendo prevenire… non evvi bisogno di altro che di osservare diligentemente le regole dell’igiene e della morale, che ne fa parte, ove a ciò si aggiunga la cura di riparare a qualunque irritazione, in qualsivoglia organo, ed il coraggio di rinunciare al coito, allorquando natura annuncia che esso diventa per necessità sterile ed infruttuoso, si saranno seguiti tutti i precetti atti a preservare le donne dagli accidenti morbosi, e tanto funesti del cessare dei mestrui».
L’insieme dei sintomi, che precedono, accompagnano e seguono la menopausa, prende il nome di climaterio. Nel 1813 Sir Henry Halford (1766-1844), medico di Sua Maestà Giorgio III di Inghilterra, nonché Presidente dal 1822 al 1844 del Royal College of Physicians, pubblicò il saggio “On the climacteric disease”, il primo sul climaterio.
Etimologia “Climacterium”, da klimakt®r, col significato originale di “gradino della scala, o scalino”, venne usato da Omero, Euripide e Ippocrate; quest’ultimo designava con klÝmax -akoV, una scala a pioli, adoperata all’epoca per il trattamento provvisorio della lussazione di tibia e di omero (De articulis, 6). Per traslazione significa anche anno scansile e così anche anno climaterico. “Tales anni sunt…. quadragesimus nonus et sexagesimus tertius …. quod in his insignes mutationes et pericula vitae metuenda sint…. (B. Castelli). L’equivalente latino di klÝmax è “gradatio”. “Climacofobia” indica tuttora la paura di usare le scale.
L’aggettivo “climaterico”, nell’accezione originale, significava “funesto”, “pericoloso”, “critico”: pertanto bisognava guardarsi dall’anno climaterico, che contrassegnava i “gradini” di cambiamento della vita negli uomini e nelle donne. La menopausa avveniva tra l’anno climaterico 49, o più di rado, nel successivo, cioè il 56.
«Le fantasticaggini della seconda scuola Pitagorica, non solo furono applicate alla teoria del corso delle malattie, alla dottrina dei giorni critici ma, inoltre, alle differenti epoche della vita umana. Si dissero per tal guisa climaterici gli anni, i mesi o que’ giorni, nei quali credevasi l’uomo più esposto a soffrire qualche grande infortunio, ad ammalarsi o a morire». Di solito si calcolavano periodi di sette anni, ma anche di tre o nove anni; con tutti e tre i metodi di calcolo «rinviensi sempre l’anno sessantatrè; così si predicò questo anno pel più funesto, dicendolo annus climactericus maximus»(*).
Nel 1822 John Mason Good (1764-1827), figlio di un canonico, scrittore di medicina, religione e letteratura, introdusse, nel suo sistema di malattie, il termine marasmus climactericus, o climacteric disease, entrato poi a far parte del dizionario medico nel 1833.
Le mestruazioni, che fino al diciassettesimo secolo venivano considerate benigne, perché purgationes, cioè evacuazioni o flussi di sangue, che riducevano la plenitudo, o pletora sanguigna, ed eliminavano nel contempo gli “umori peccanti e corrotti”, che si accumulavano ogni mese, nel diciottesimo secolo furono invece viste come secrezioni uterine, senza potere purificante, e l’utero come un organo che, ad ogni ciclo mensile, irritava il sistema nervoso delle donne.
A tale proposito riporto ciò che il famoso professore Robert Lawson Tait di Edimburgo (1845-1899), pioniere della ovariectomia nella cura della “menstrual madness and insanity”, pensava delle donne: ritenendole, infatti, intellettualmente inferiori, sconsigliava loro di suonare la musica e di leggere libri impegnativi.
Quanto è stato sopra descritto sul climaterio riguardava inizialmente solo i maschi, poi vennero associate le donne ed infine tale termine, dopo la metà del diciannovesimo secolo, indicò solamente il passaggio di vita, lo “scalino”, lo “change of life” femminile(*).
Quindi la menopausa, da «malefica» qual era nel diciassettesimo secolo, diviene «benefica» nel diciottesimo, per ritornare «malefica» nel diciannovesimo ed ancor più nel ventesimo secolo, quando il ginecologo newyorkese Robert A. Wilson (1914-2005) pubblica nel 1963 sul giornale medico American Geriatrics Society un articolo, in cui afferma che la menopausa altro non è che una deficienza di estrogeni, che rovina la vita della donna e, nella sua pubblicazione del 1966, dal titolo accattivante e pieno di promesse, Feminine Forever, sostiene che la somministrazione di tali ormoni avrebbe ovviato a tutti i problemi della menopausa.
Lo shock si verifica poco più tardi, quando nel 1975 viene pubblicato lo studio che correla l’aumento dei carcinomi endometriali uterini con l’indiscriminata e sbilanciata somministrazione di estrogeni esogeni a tutte le donne; tale correlazione verrà confermata, anche per i tumori del seno, da una metanalisi, pubblicata sul Lancet nel 1997 (Breast cancer and hormon replacement terapy).
Nel ventesimo secolo, nell’anno 1992, ritenendo la menopausa uno stato di deficienza ormonale, l’American College of Physicians consigliò a tutte le donne la terapia ormonale a scopo preventivo (PHT). Altre Linee guida furono stilate nel 1999 dall’American Association of Clinical Endocrinologists (HRT).
In tempi recentissimi, nel settembre del 2006, la cardiologa Dr.ssa Elisabeth G. Nabel, direttrice del National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI) of the National Institutes of Health in Washington, pubblica su Science un articolo in cui afferma che, essendo ora noi in grado di individuare il polimorfismo genetico del Fattore V di Leiden(*), che accresce il rischio di tromboembolia venosa (VTE) nelle donne in trattamento ormonale, possiamo rendere più sicura la Ormonoterapia Sostitutiva (HRT).
Concludo, rivolgendo agli addetti ai lavori una domanda provocatoria: “la menopausa è da ritenersi solo uno stato fisiologico o, per l’età di insorgenza, secondo l’affermazione di Terenzio(*): Senectus ipsa morbus est nella commedia “Phormio”, deve essere considerata una causa procatartica di malattia?” [Seneca aggiungeva: “..enim est incurabilis..”]
BIBLIOGRAFIA
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Plinio G. S. - Historia Naturale - Trad. di M. Ludovico Domenichi. Firenze, MDLXI.
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Hurst – Il Cuore – XI Edizione. McGraw-Hill. Milano, 2005.
(*) Società Italiana di Storia della Medicina.
(*)Dizionario Compendiato di Scienze Mediche. Tom. IV Par. II.
(*) Edward John Tilt (1815 – 1893). The Change of Life, in Health and Disease, 1857.
(*) La mutazione del Fattore V di Leiden, (dal nome della città olandese Leida), che riguarda una singola base (sostituzione di A per G nella posizione 506) è un comune polimorfismo genetico, associato alla resistenza alla Proteina C attivata e interessa il 4 – 6% della popolazione maschile e femminile. E’ un fattore di rischio nella patologia dell’aborto ricorrente, dovuto probabilmente a trombosi placentare. Nelle donne l’assunzione di contraccettivi orali, associata al suddetto fattore, aumenta di dieci volte il rischio di VTE (Hurst, Il Cuore)
(*) Publio Terenzio Afro, nasce a Cartagine intorno al 185 a.C. Arriva a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano; diviene liberto grazie alla sua intelligenza ed avvenenza fisica. E’ autore di sei commedie. Muore mentre è in viaggio in Grecia e Asia Minore nel 159 a.C. a soli 26 anni di età.
Fonte: http://distante.altervista.org/Articoli/RELAZIONE%20MENOPAUSA.doc
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Autore del testo: Dr. Amedeo Elio Distante
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