Santa Barbara

 

 

 

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Santa Barbara : Patrona dei Vigili del Fuoco

Santa Barbara è la santa che rappresenta la capacità di affrontare il pericolo con fede, coraggio e serenità anche quando non c'è alcuna via di scampo.
E' stata eletta, infatti, patrona dei Vigili del Fuoco, in quanto protettrice di coloro che si trovano "in pericolo di morte improvvisa".

Barbara di Nicomedia (Asia Minore) è vissuta nel IV sec. D.C..
Barbara era l'unica figlia del ricchissimo Dioscoro, che impersonificò il più fanatico nemico dei cristiani nella città di Nicomedia.

Fu educata da alcuni precettori, tra cui Origene che la battezzò e la istruì segretamente alla religione cristiana. Il padre aveva destinato Barbara in sposa al prefetto di Nicomedia, ma lei rifiutò di sposarsi.

Il padre furente la fece processare e condannare a morte, a causa della sua fede cristiana. Venne allora rinchiusa in una cella della fortezza di Nicomedia.

Nelle prigione, un giorno, si sprigionò un incendio: Barbara uscì viva dalle fiamme.
Dopo questo episodio, il padre stesso la decapitò ma, eseguita la sentenza, un fulmine si abbattè su di lui uccidendolo.

Da allora Santa Barbara viene invocata contro il fulmine e i pericoli del fuoco.

E', inoltre, la protettrice di chi usa la polvere da sparo.
Proprio per questo i depositi di armi ed esplosivi vengono chiamati "Santabarbara".

E' anche la patrona della Marina Militare, degli artiglieri, degli armaioli, dei cannonieri, dei campanari, dei carpentieri, dei minatori, dei pirotecnici, degli ombrellai, dei tessitori, dei metallurgici e degli architetti.

 

PREGHIERA dei VIGILI DEL FUOCO
 Iddio, che illumini i cieli e colmi gli abissi,
arda nei nostri petti, perpetua,
la fiamma del sacrificio.

Fa più ardente della fiamma
il sangue che scorre nelle vene,
vermiglio come un canto di vittoria.

Quando la sirena urla per le vie della città,
ascolta il palpito dei nostri cuori
votati alla rinuncia.

Quando a gara con le aquile
verso Te saliamo,
ci sorregga la Tua mano piagata.

Quando l'incendio, irresistibile avvampa,
bruci il male che si annida nelle case degli uomini,
non la ricchezza che accresce la potenza della Patria.

Signore, siamo i portatori della Tua croce,
e il rischio è il nostro pane quotidiano.

Un giorno senza rischio non è vissuto,
è luce: nel terrore dei crolli,
nel furore delle acque,
nell'inferno dei roghi

La nostra vita è il fuoco,
la nostra fede è Dio
Per Santa Barbara Martire.

Così sia


Fonte: http://www.vigilfuocobelluno.it/public/file%20generici/santa%20barbara.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Omelia
nella solennità di Santa Barbara Vergine e Martire
4 dicembre 2010

 

Illustrissime Autorità Cittadine,
carissimi fratelli e sorelle,
saluto con gioia tutti e ciascuno
e auguro una lieta festività
nella fede, nella carità e nella solidarietà!

La ricorrenza della solennità della Santa Patrona, della Città e della Diocesi, rappresenta per il pastore della Chiesa reatina  motivo di approfondimento sia delle tematiche legate alla fede, sia di appello a quanti animano la comunità civile perché lavorino sempre per il bene di tutti, con il massimo impegno.
La festa odierna, che cade sempre quando l’Avvento è già iniziato, assume anche una coloritura di speciale attesa della venuta del Figlio di Dio secondo la carne.
Noi, proprio come il Signore ci ha insegnato, siamo nella carne, ma non siamo solo carne, siamo nel mondo, ma non siamo del mondo, siamo fatti di terra, ma non apparteniamo solo alla terra; il nostro ultimo approdo è il regno di Dio che attendiamo con fiducia e che prepariamo con le nostre buone azioni, nella fede e con l’aiuto della grazia.

La prima lettura che abbiamo ascoltato ci offre lo spunto per introdurci in una riflessione aperta alla speranza e illuminata dalla fede.
È tratta dal Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; in latino Siracides) o attualmente più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoèlet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanàkh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.
È stato scritto originariamente in ebraico a Gerusalemme attorno al 180 a.C. da "Gesù (o Giosuè) figlio di Sirach", poi tradotto in greco dal nipote poco dopo il 132 a.C. Rappresenta l'unico testo dell'Antico Testamento del quale è possibile identificare con certezza l'autore.
È composto da 51 capitoli con vari detti di genere sapienziale, sintesi della religione ebraica tradizionale e della sapienza comune.
Il nome Siracide ha un chiaro riferimento all'autore.
Il nome Ecclesiastico deriva dal latino ecclesia (assemblea) e si riferisce all'uso che si dava a questo libro nelle prime assemblee cristiane. Il nome gli fu dato da San Cipriano di Cartagine nel III secolo in quanto lo utilizzava molto durante la predicazione per il suo contenuto morale.
Il libro contiene soprattutto massime etiche, avvicinandosi così al libro dei Proverbi. Tratta di temi diversi: dalle regole di cortesia e di umiltà ai precetti rispetto al culto, il superamento delle prove ed il timore di Dio, passando per i doveri verso lo stato, la società ed il prossimo.
Ecco i versetti sui quali vorrei soffermarmi:
« …perché fosti mio protettore e mio aiuto e hai liberato il mio corpo dalla perdizione,  dal laccio di una lingua calunniatrice, dai morsi di chi stava per divorarmi, dal soffocamento di una fiamma avvolgente e dal fuoco che non avevo acceso… mi assalivano dovunque, e nessuno mi aiutava…allora mi ricordai delle tue misericordie, Signore…»

1.  perché fosti mio protettore e mio aiuto
La vita di Santa Barbara, secondo le narrazioni che ci sono pervenute, non fu facile, segnata dalla prova e dalla sofferenza; le costrizioni a cui volevano sottoporla il padre e più ancora la mentalità omologante del tempo, non poterono nulla di fronte alla sua ostinazione nel bene. Ella aveva colto la posta in gioco e si era affidata al Signore, suo protettore, che l’avrebbe aiutata nel momento opportuno, soprattutto in quello supremo della donazione totale della sua vita.
Anche noi credenti, nonostante i limiti propri di tutti gli uomini, anzi proprio in ragione di questi limiti, ci affidiamo a Dio, senza disperare. Noi diciamo «NO» ai tanti gesti disperati di coloro che rinunciano alla vita; noi confidiamo nell’aiuto del Signore, ci auguriamo di poterlo fare sempre.
Lo dico ai giovani e agli anziani: dite sempre «Sì» alla vita e non seguite l’esempio di chi vi rinuncia e viene presentato come eroe!

2. e hai liberato il mio corpo dalla perdizione
Quale era la perdizione per questa ragazza di quasi venti secoli fa; era quella di adeguarsi supinamente al volere paterno, di fare la vita che facevano tutti, di rientrare nel novero di quelle persone che erano indirizzate a comportarsi secondo i canoni del perbenismo, anche un po’ ipocrita, del tempo, che non ci è sconosciuto ancora oggi, anzi che fa ancora tanti seguaci.
La perdizione a cui sfuggì Barbara è invece la triste vicenda di tanti, soprattutto giovani, che si adeguano alle attese di una società dallo scarso sapore.
Molti giovani oggi, anche del nostro territorio, quando non vogliono omologarsi compiono scelte non eroiche, ma piuttosto nella direzione di una contestazione autolesionista della società, che li porta a fare uso di alcol e sostanze stupefacenti, che causano anche disastrosi incidenti nei quali perdono la vita in tanti, troppi.
Dobbiamo tutti fare di più, per sottrarre i nostri giovani dal pericolo di queste derive, anche per non avere nel futuro una società dimezzata, vecchia, senza la creatività e la novità che sanno portare i giovani.
I Vescovi Italiani hanno dedicato il documento programmatico per la pastorale del prossimo decennio, fino al 2020, proprio all’educazione e all’urgenza di promuovere non solo iniziative, ma anche nuove modalità per l’educazione dei giovani.
Anche la nostra Chiesa locale dovrà studiare questo documento e calare le indicazioni e gli orientamenti che dà nel contesto locale.
È un impegno non facile a cui desidero che diano il loro specifico apporto sacerdoti, diaconi, religiose, insegnanti cattolici, catechisti, per dare nuova speranza e fiducia ai nostri ragazzi.
Le nostre modalità di attuazione degli orientamenti della Chiesa Italiana potrebbero proprio avere come modello di riferimento Santa Barbara, che fu una giovane coraggiosa ed esemplare: sono idee a cui dobbiamo lavorare con passione, così da avere frutti.

3. dal laccio di una lingua calunniatrice
La morte di Barbara fu anche liberazione, anzi soprattutto liberazione da una condizione di vita non voluta, ma anche dalle calunnie e dalle maldicenze. Sembra un copione scritto secoli fa e che puntualmente si ripropone.
La cronaca di questi ultimi tempi ci ha insistentemente ripresentato pettegolezzi e «gossip», come si dice oggi, che spesso sono inconsistenti e privi di contenuto, dicerie che si accavallano e sulle quali si costruiscono castelli di nulla. Parlare male e gettare discredito sulle persone e sulle istituzioni è un esercizio che nel tempo corrode la società. Di questo sono ampiamente responsabili anche i mezzi di comunicazione, soprattutto le televisioni nazionali, delle quali troppo spesso siamo involontariamente succubi. Ci stanno abituando ad essere morbosamente attenti a cose futili, così da dimenticare ciò che veramente conta. Dobbiamo volere con tutte le nostre forze una informazione intelligente, che ci aiuti a pensare in modo critico, che ci faccia riflettere, se vogliamo che le cose cambino in meglio.

4. dai morsi di chi stava per divorarmi
La liberazione della nostra Santa Patrona è avvenuta con la donazione della vita, perché non fosse divorata da chi voleva costringerla a comportarsi contro la sua coscienza.
Nel nostro mondo post-contemporaneo dobbiamo recuperare il primato della coscienza retta, formata secondo princìpi solidi, perché altrimenti non avremo quel mondo nuovo che pure ci è stato promesso. La coscienza deve orientare le nostre scelte, sempre volte al compimento del bene, senza tentennamenti e passi falsi, senza ipocrisie e passi indietro.
Una coscienza buona va alla ricerca del vero bene, e non  teme il giudizio di chi segue princìpi relativistici ed opportunistici.

5. dal soffocamento di una fiamma avvolgente, e dal fuoco che non avevo acceso.
Nell’Antico Testamento soprattutto, il fuoco ha un significato piuttosto vario: indica l’amore, il dono di Dio, lo Spirito di Dio, la purificazione, ma anche la distruzione, la morte, la punizione per i malvagi.
Come sappiamo Santa Barbara è considerata la protettrice di varie categorie di persone e di lavoratori, in modo speciale dei Vigili del Fuoco, ai quali va il nostro saluto e la nostra simpatia per l’opera che compiono nella nostra realtà.
Essi sono lo strumento nel quale noi vogliamo vedere anche la forza della Provvidenza, perché lavorano per la nostra incolumità, per quella del nostro ambiente, spesso irresponsabilmente vilipeso dall’uomo stesso.
La natura reagisce, come dimostrano le alluvioni di questi giorni anche nel nostro territorio, per l’incuria e la responsabilità di chi dovrebbe avere cura dei corsi d’acqua.
I Vigili del Fuoco ci soccorrono, insieme ad altre Forze di Polizia, e spesso liberano cittadini in difficoltà, che si sono trovati in certe situazioni o per loro negligenza o per quella di altri.
Che il Signore li sostenga tutti e Santa Barbara li aiuti con la sua intercessione.

6. Mi assalivano dovunque, e nessuno mi aiutava
Spesso ci sentiamo accerchiati e incapaci di rispondere alle provocazioni di chi compie il male; lo sentiamo a livello personale e sociale, politico e culturale. Ci sembra di essere assediati e tenuti sotto scacco dal nemico; soprattutto non avvertiamo accanto a noi una presenza che ci sia di conforto e di aiuto.
Viviamo in una società in cui non mancano i mezzi, anche tecnici, per comunicare in tempo reale, ma manca spesso il calore di una comunicazione personale significativa e coinvolgente.
Tutti avvertiamo, anche in ambito ecclesiale, oltre che sociale e politico, la necessità di cambiamenti radicali che possano dare una svolta al corso delle cose.
Spesso attendiamo da singole persone, quasi fossero inviate dalla Provvidenza, quella novità che possa cambiare il mondo; purtroppo si tratta di illusioni, che ci lasciano l’amarezza della delusione.

7. mi ricordai delle tue misericordie, Signore.
Noi credenti confidiamo nel Signore, ci ricordiamo del suo amore e della sua bontà, cioè della sua misericordia. Sappiamo che il riferimento ad una realtà che ci supera ci offre anche una preziosa chiave di lettura della quotidianità, dei problemi, delle sfide che abbiamo davanti.
Nella fede e nella Parola di Dio noi non abbiamo una ricetta da seguire per avere successo, sarebbe semplicistico e anche grossolano.
Nella fede e nella Parola di Dio noi abbiamo gli strumenti per affrontare le difficoltà, ci viene tracciata una via, indicato il sentiero, disegnate le possibili soluzioni, che ci verranno suggerite al momento opportuno.

Ho iniziato da qualche mese la Sacra Visita Pastorale nelle Vicarìe e nelle Parrocchie della Diocesi e ringrazio il Signore per l’incoraggiante esperienza che sto facendo, anche se tra non poche difficoltà e stanchezze. L’avevo annunciata lo scorso anno proprio in questa occasione e nonostante il pessimismo di alcuni è ben iniziata e prosegue con segnali positivi: di questo ringrazio il Signore e quanti hanno collaborato con generosità.
Ne affido il buon esito alla nostra Patrona.

Rivolgo un cordiale appello alle Autorità cittadine e alle forze sociali perché  non cessino di impegnarsi per trovare qualche soluzione ai gravi problemi economici del nostro territorio.
So che non è facile, ma non posso che invitarli a cercare senza sosta ogni possibile iniziativa per far ripartire l’economia locale, per dare coraggio e speranza ai nostri giovani, per favorire impianti produttivi e dare contributi, anche economici e secondo le leggi civili, a quelle realtà produttive originali ed efficaci che pure spesso sono presenti.

Ritengo sia molto confortante la testimonianza dei nostri Santi e penso che il loro esempio sia attuale e significativo, che possa segnare il nostro agire e illuminare le nostre scelte.
Credo con sincerità alla potente loro intercessione, se sapremo essere insistenti nelle preghiere, coerenti nell’agire, ottimisti per un futuro più positivo.
Per questo desidero rivolgere alla nostra Patrona una breve e semplice preghiera con la quale affido a lei la nostra Città e la nostra Diocesi.

Amata Patrona Santa Barbara,
che hai offerto la tua giovane vita
per restare fedele agli ideali
della vita cristiana,
continua a garantire la tua vicinanza
e la tua intercessione
alla nostra Città e alla nostra Diocesi.
Spingi tutti noi
a seguire con fedeltà la parola del Vangelo; avvicìnaci a Cristo,
aiutaci ad essere coerenti
ed esemplari nelle nostre scelte.
Allontana da noi il fuoco accattivante del male
e fa che siamo inondati
dalla luce e dal calore del fuoco del bene,
perché possiamo bruciare il mondo
con l’amore che viene da Cristo
e a Lui conduce.  Amen.

 

Fonte: http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_diocesi/167/2010-12/04-118/omelia%20santa%20barbara%202010.doc

Sito web: http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/

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Martire del III secolo

La memoria di questa Santa non figura più nel Calendario della Chiesa. I revisori della litur­gia non hanno avuto difficoltà ad affermare ciò che da molto tempo gli studiosi sapevano: che cioè gli Atti di questa Martire, o creduta tale, sono del tutto favolosi, e che non è certo nean­che il luogo del suo martirio.
Nonostante ciò, o forse ‑ al solito ‑ proprio per questo, Santa Barbara è stata una delle figure femminili più popolari del Medioevo. La sua storia è stata raccontata infinite volte con le parole o con i colori, sempre con particolari nuovi e diversi, proprio perché nessun docu­mento, nessuna notizia sicura poteva contrad­dire qualsivoglia leggenda e fantasia.
Possiamo perciò fare a meno di ripeterla, ri­cordando soltanto l'episodio conclusivo della sua passione, ambientata a Nicomedia, in Bi­tinia, e collocata nel III secolo cristiano.
Cosa insolita, e francamente inaudita, Barbara, fanciulla cristiana, sarebbe stata infatti accusa­ta, torturata e finalmente uccisa di spada dal proprio padre, ostinatissimo pagano.
Tale misfatto non poteva restare impunito e perciò, sempre secondo la leggenda, non appe­na la testa recisa di Barbara cadde in terra, un fulmine scoccò dal cielo a incenerire il padre snaturato.
Quel fulmine a ciel sereno, simbolo di una giu­stizia più simile a una vendetta, è il particola­re‑chiave della devozione per Santa Barbara nei secoli. Tutti i popoli hanno attribuito mi­steriosa importanza alla folgore, considerata manifestazione del Nume più potente.
Anche nei secoli cristiani, la folgore veniva considerata spaventoso simbolo della morte im­provvisa, cioè della « mala morte », che non lasciava al peccatore il tempo di pentirsi né la possibilità di prepararsi al trapasso.
Per questo Santa Barbara venne invocata a proteggere non soltanto dal fulmine, ma soprat­tutto dalla « mala morte » minacciante, oltre alla vita terrena, la salvezza eterna dei cri­stiani.
Con l'invenzione della polvere da sparo e del­le armi da fuoco, sembrò che anche l'uomo fosse in grado di scagliare folgori, altrettanto improvvise e altrettanto mortali. La devozione per Santa Barbara si diffuse così tra coloro che maneggiavano il fulmine creato dall'uomo: ar­tificieri, cannonieri, pirotecnici, artiglieri, e fi­nalmente fochisti e vigili del fuoco.
Con il nome di « Santabarbara » vennero indi­cati, come si sa, i depositi di munizioni nelle fortezze o sulle navi: luoghi, così come le pol­veriere, posti sotto l'immediata protezione di questa Santa veramente carica di responsabili­tà, che rimane protettrice degli artificieri an­che se figura leggendaria.

 

 

Fonte: http://www.parrocchiasantalucia.net/04dicem.doc

 

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