Grafologia
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Grafologia
ABSTRACT La grafologia è la scienza che studia la scrittura come espressione dell’intera personalità dello scrivente – Serve ad approfondire la conoscenza di se stessi e degli altri nei tre fondamentali aspetti dell’intelligenza, dell’affettività e della volontà – Le antiche origini di una scienza in fase di sviluppo – La grafologia come scienza umana e neuroscienza – I principali settori di applicazione pratica della disciplina – La grafologia del lavoro al servizio delle aziende e dei lavoratori.
ARTICOLO COS’È LA GRAFOLOGIA E A CHE SERVE? La grafologia è una disciplina che attraverso l’analisi della scrittura studia la personalità dell’individuo e ne può rilevare lo stato fisico e mentale Il termine “grafologia” (graphé=scrittura; logos=parola) fu coniato nel 1871 dall’abate Jean-Hippolyte Michon. Girolamo Moretti, caposcuola della grafologia italiana, la definisce “scienza sperimentale che dal solo gesto grafico d’uno scritto umano rileva le tendenze sortite da natura”.[1] Il tracciato grafico (la scrittura) è considerato come una sorta di elettroencefalogramma che registra, sul foglio, i comportamenti neuropsichici dell’individuo. Interpretare la scrittura é, secondo l'efficace espressione di Klages, "esplorare l'animo umano e farne in un certo senso la stratigrafia del carattere". La scrittura quindi riflette l’uomo: scrivere è lasciare la propria impronta sul foglio. Nella simbologia spaziale, teoria elaborata da Max Pulver,[2] la scrittura è un comportamento spontaneo, automatico e involontario: il nostro inconscio proietta nella scrittura inclinazioni, impulsi e tendenze. Il foglio su cui scriviamo rappresenta l’ambiente in cui agiamo e intratteniamo rapporti con gli altri. Il movimento da sinistra a destra del tracciato grafico è il modo di procedere nell’ambiente stesso e nella vita. La sinistra del foglio é il passato, l'origine, la madre, l'introversione ed anche la regressione; la destra é l'avvenire, il padre, l'estroversione e la progressione; l'alto é l'intellettualità, l'immaginazione, la spiritualità, gli ideali e il sentimento; il basso é il materialismo, la concretezza, l'istinto e la sessualità. La posizione del rigo rispetto al foglio e il suo andamento sono rivelatori del modo di porsi e di agire nei confronti dell’ambiente; la linea di base rappresenta il suolo su cui si cammina e si opera. La pressione che con il mezzo di scrittura esercitiamo sulla carta indica il nostro modo di incidere sugli altri e sull’ambiente. La grandezza della scrittura - e quindi lo spazio che occupa nel foglio - sono proporzionali all’importanza che lo scrivente si annette nei confronti degli altri e dell’ambiente. Ogni segno grafico - quelli cui sopra abbiamo accennato sono solo una piccola parte - interessa la persona nel suo complesso, nei tre fondamentali aspetti dell’intelligenza, dell’affettività e della volontà. Ogni persona ha un suo caratteristico modo di scrivere perché ciascun essere umano é unico e diverso dagli altri; non esistono due personalità identiche e quindi non esistono due scritture perfettamente uguali (così come per le impronte digitali). La scrittura é il frutto vivo e significativo dell'interazione ereditarietà–ambiente: irripetibile e diversa da persona a persona. Il comportamento grafico rivela in definitiva il patrimonio ereditario ed anche il "vissuto". La grafologia è quindi uno strumento per conoscere meglio se stessi e gli altri.
STORIA DELLA GRAFOLOGIA… IN PILLOLE. Qualcuno potrebbe pensare che la grafologia sia una scoperta dei nostri tempi o addirittura una moda. Non è così. Studiosi, pensatori e filosofi (greci, latini, indiani, cinesi), fin dai tempi più antichi, si interessarono della scrittura come mezzo per conoscere l’uomo, intuendo l’esistenza di un rapporto stretto tra personalità e scrittura. Non ci sono tuttavia pervenuti documenti a testimonianza di veri studi fatti in tal senso se non dopo il XVI secolo. Nell'antica Grecia fu Aristotele (384-322 a.C.) ad avere le prime intuizioni al riguardo. Lo storico latino Svetonio (70-140 d.C.)[3] biografo dei Cesari, scrisse che da alcune caratteristiche della scrittura dell’imperatore Cesare Augusto si potevano dedurre i tratti del suo carattere. Nel XVII secolo il rapporto tra personalità e scrittura cominciò a diventare oggetto di studi e di ricerche, anche se queste intuizioni non furono sottoposte ad un’autentica verifica sperimentale. Prima di allora, nei tempi antichi e nel medioevo, si scriveva poco e pochi sapevano scrivere; vi era chi a servizio dei privati o del pubblico copiava manoscritti per mestiere[4] esprimendo il pensiero degli altri e adottando una scrittura ufficiale, sicché lo scritto mancava di spontaneità e di caratteristiche personali. Con la diffusione dell’istruzione si crearono le condizioni necessarie allo sviluppo della grafologia. Il primo che si occupò di grafologia, parlandone come di “scienza certa”, fu il medico italiano Camillo Baldi[5] che nel 1622 pubblicò il primo libro sull’interpretazione caratterologica della scrittura. Egli notò che ogni grafia ha un suo ritmo, pigro o veloce, cui corrisponde un determinato carattere dello scrivente. Le sue osservazioni non ebbero però molta risonanza anche se erano basate su giuste considerazioni Poco dopo il napoletano Marco Aurelio Severino, docente di anatomia e chirurgia, scrisse sull’argomento un libretto, che non fumai pubblicato.[6] Goethe in una lettera a Lavater scrive: ”Non si può dubitare che la scrittura abbia dei rapporti con il carattere e l’intelligenza umana, e che possa dare almeno un indizio del modo di intendere e di operare, bisogna pur riconoscerle un legame con tutta la personalità” …ed infine lo invitava “ …amichevolmente a raccogliere con passione del materiale”. Questa lettera fu il motivo che portò J. Kaspar Lavater,[7] teologo svizzero e studioso di fisiognomica, verso la fine del XVIII secolo, a collezionare molti autografi per trasferire l’arte della scrittura dal suo stato puramente empirico a quello di vera e propria scienza. Lavater rilevò le analogie esistenti tra linguaggio, modo di camminare e scrittura. Le indagini sulla scrittura cominciarono a diventare metodiche e sistematiche e in quel tempo nascono le scuole di grafologia in Europa. In Francia nel 1872 l’abate Jean-Hippolyte Michon.[8] - nato nel 1806 e morto nel 1881 - diede una prima base scientifica allo studio della grafia; a lui, come s’è detto, si deve il termine “grafologia”, che utilizzò per indicare lo studio del carattere dell’uomo attraverso la scrittura. Capì che il sistema nervoso influenza la grafia ed enunciò criteri e leggi per associare ai segni grafici le qualità psicologiche corrispondenti. Il suo merito fu di stimolare in modo significativo l’approfondimento e la ricerca - che venne avvantaggiata dal vasto materiale da lui raccolto - e di aver creato uno studio sistematico della grafologia. Jules Crépieux-Jamin (1859-1940),[9] originario di Ginevra, si stabilì poi in Francia. Allievo di Michon, fu il vero caposcuola della grafologia francese; a lui si deve il primo metodo d’indagine per l’interpretazione della scrittura. Egli raggruppò quasi duecento segni o tratti grafici in sette categorie e propose un modello di analisi della scrittura basato su intensità ed interazione dei segni che costituiscono l’armonia o disarmonia dello scritto e concluse inoltre che ”…l’armonia della scrittura corrisponde a quella del carattere”. Crépieux-Jamin fu un grande esperto calligrafico ma, ancor privo di un rigoroso metodo scientifico, lasciò troppo margine all’intuizione; ebbe il merito di rendere popolare la grafologia e di contribuire alla sistemazione metodologica ed epistemologica della materia. Sul suo metodo si basarono gli studi di questa disciplina sia in Francia che negli altri Paesi. Gli allievi di Crépieux-Jamin migliorarono e corressero la sua impostazione; approfondirono la sperimentazione e la ricerca, contribuirono a diffonderla in Europa. Nel 1972 la grafologia entra all’Università di Bordeaux fra i corsi regolari della facoltà di lettere e a Parigi entra alla facoltà di medicina. All’inizio del secolo in Francia nacque la grafoterapia che si basò sulla teoria per cui se la grafia rivela il carattere dell’individuo e si modifica con esso, allora, modificando la scrittura, è possibile trasformare almeno alcuni aspetti del carattere. Uno dei più importanti nomi in Europa in campo grafologico e psicologico fu quello di Ania Teillard Mendelssohn.[10] Nacque nel 1889 a Dorpat in Estonia, studiò a Zurigo con Jung la psicanalisi e applicò i suoi contenuti alla grafologia: la scrittura rivela un movimento che corrisponde al dinamismo interiore della persona che scrive. Fu allieva di Klages e tenne contatti con Pulver, Saudek e Crépieux-Jamin. Nello studio della grafologia la Teillard fece ricorso alla psicologia analitica junghiana ed inoltre concluse che la grafologia e la psicologia del profondo si compenetrano. Si spense a Parigi nel 1978. L’impostazione scientifica fu sviluppata in Germania da W. Preyer e G. Meyer che in modo sperimentale dimostrarono che la scrittura è legata non all’attività motoria della mano, ma a quella del cervello. Preyer, infatti, osservò che la penna fissata ad una qualsiasi parte del corpo - come la bocca o i piedi – produce gli stessi caratteri individuali della grafia eseguita con la mano. Il merito principale di Meyer fu quello di distinguere la scrittura spontanea da quella non spontanea, concetto che poi riprese Klages. La grafologia ricevette un grande impulso ad opera del filosofo e psicologo Karl Ludwig Klages.[11] Nacque ad Hannover nel 1872 e studiò all’Università di Monaco, dove fondò un Istituto per lo studio della psicologia caratterologica. Morì a Kilchberg, presso Zurigo nel 1956. La scrittura è un’unità individuale ed è espressione del movimento dello scrivente. Per l’autore l’aspetto fondamentale della scrittura è il ritmo di base del grafismo e quindi il movimento che esprime il livello vitale o “Formniwo”. La Vita e lo Spirito sono due forze in continua lotta, in conformità a questa antitesi suddivide i significati dei segni grafici in positivi e negativi. Più un individuo riesce a aderire ai valori dello Spirito, più il suo Formniwo è elevato e più alto è il Formniwo e più i segni grafici hanno un valore positivo. Ad Amburgo esiste dal 1897 l’Associazione grafologica tedesca (Deutsche Graphologische Gesellschaft) alla quale hanno aderito i più importanti grafologi tedeschi, come Klages; quest' associazione pubblica una rivista ed ha una scuola. La Germania è la nazione in cui la grafologia ha ottenuto maggior riconoscimento e sviluppo; da tempo la disciplina grafologica è stata introdotta in numerose Università, presso la facoltà di medicina infatti è stata istituita una cattedra di grafologia come materia di insegnamento. La grafologia è applicata in tutti i campi e specialmente per l’orientamento scolastico, per la selezione del personale nelle aziende e come supporto a psicologi e sociologi. Si deve allo psicologo e grafologo Max Pulver (1889-1952) la diffusione di questa disciplina in Svizzera).[12] Nato a Berna e laureatosi in filosofia, si dedicò agli studi di grafologia e psicologia solo dopo i 40 anni. Negli anni trenta divenne docente di grafologia nell’Istituto di psicologia applicata di Zurigo e grafologo del tribunale di quella città; poco prima di morire, nel 1952, ottenne una cattedra di grafologia. La teoria di Klages spianò la strada all’indirizzo psicanalitico di Max Pulver che riteneva assolutamente necessaria per lo studio della grafologia la conoscenza delle opere di Freud, Jung, Adler ed altri psicanalisti. A Pulver dobbiamo la teoria del “Simbolismo spaziale” di cui si è detto più sopra: Nel 1928 a Zurigo furono fondate la Société Graphologique di Neuchatel e la Società grafologica Svizzera. Il cecoslovacco R.Saudek,[13] nato a Kolin nel 1880 e stabilitosi a Londra nel 1924, come grafologo si pone tra la scuola francese e quella tedesca. Nel 1931 studia il movimento grafico e il suo ritmo utilizzando la cinematografia, rendendo così la disciplina sperimentale e conferendole rigore scientifico. In Spagna la grafologia cominciò ad essere nota dal 1899 grazie all’opera della grafologa Matilde Ras, ma solo dopo il 1945 raggiunse una notevole diffusione con Augusto Vels, uno dei più noti grafologi e studiosi di grafoterapia.[14]Nel 1975 nacque la Sociedad Espanola de Grafologia che pubblicò in seguito il periodico Escritura y Grafologia: ed infinea Madrid èstata aperta l' Escuela del Ciencias del Grafismo. Il campo di applicazione più sperimentato in Spagna è la consulenza aziendale. In Olanda ad Amsterdam esiste un’associazione di grafologi e periti della scrittura (Società olandese per lo Sviluppo della Grafologia scientifica) che pubblica una rivista di aggiornamento ed inoltre esiste un Ordine dei Grafologi Professionisti, dove si sostengono esami per l’abilitazione all’esercizio della professione. In Olanda la grafologia è applicata soprattutto nelle aziende, ma anche nell’educazione dei bambini e nei problemi inerenti alla coppia. In Inghilterra così come negli Stati Uniti la grafologia trova amplia applicazione nel campo pratico e si basa su studi di carattere sperimentale. E' utilizzata da medici, psichiatri e psicologi, oltre che dalle aziende e dalle banche, così come dalla polizia e dalla magistratura. Negli Stati Uniti, in Canada ed in Argentina l’analisi grafologica è uno strumento particolarmente diffuso nell’ambito della selezione del personale. In Canada la diffusione scientifica altamente qualificata della grafologia si deve a J. Charles Gille-Maisani, studioso, scienziato, umanista, grafologo e profondo conoscitore degli autori e dei metodi europei. Nato a Treves in Germania nel 1924, si laureò in scienze a Parigi alla Sorbonne ed insegnò poi negli Stati Uniti alla Harvard University. Nel 1952 frequentò gli studi di medicina a Parigi specializzandosi in psichiatria ed infine conseguì una seconda laurea in psicologia alla Sorbonne. Nel 1966 si stabilì in Canada e divenne docente di calcolo automatico e matematica all’Università di Québec dove si occupò di grafologia. Ebbe una produzione grafologica notevole e fondò una biblioteca contenente 800 libri e varie riviste di grafologia. Morì a Québec nel 1995. In Italia gli studi di Camillo Baldi non ebbero seguito fino al XX secolo, fatta eccezione per le indagini svolte alla fine dell’800 dallo psichiatra e antropologo Cesare Lombroso[15] (1835-1909), noto soprattutto per la fisiognomica, basata sulla teoria che il carattere dell’individuo si ricava dalle sue caratteristiche fisiche. Egli tentò di rintracciare nei segni grafologici anomalie psichiche dei criminali e degli alienati. Il vero caposcuola della grafologia italiana fu il frate francescano padre Girolamo Moretti[16], nato a Recanati nel 1879. Nel 1905 casualmente ebbe modo di conoscere la grafologia, si sentì subito attratto e vi si dedicò alacremente. Nel 1914 pubblicò con lo pseudonimo di Umberto Koch il Manuale di grafologia; ampliato e perfezionato nelle successive edizioni rinnovato nel metodo sia dal punto di vista psicologico che grafometrico, fu ripubblicato con il titolo di Trattato di grafologia. Intelligenza-Sentimento. Dal 1940 padre Moretti fu destinato al convento di Mondolfo per occuparsi esclusivamente dei suoi studi e delle sue ricerche di grafologia. Svolse un’intensa attività di grafologo; collaborò a riviste e giornali, come ad esempio “Il Resto del Carlino”; fu consulente di tribunali, aziende e privati e al contempo scrisse e pubblicò varie opere. Nel 1958 a Pesaro fondò “La Psicografica” e poi lo “Studio grafologico Fra’ Girolamo”. L’innovazione essenziale e caratteristica del metodo morettiano fu la cosiddetta grafometria. Ad ogni segno grafico è assegnata una valutazione sia quantitativa - ogni segno viene misurato secondo una scala decimale - che qualitativa con la quale si possono rilevare le qualità innate (segni sostanziali), le loro modificazioni in virtù delle esperienze (segni modificanti) e le caratteristiche più significative della personalità (segni accidentali, che sfuggono alla volontà). Ogni segno grafologico ha un valore assoluto solo nell’interazione con gli altri segni. Il criterio di misura ideato da Moretti consente un’oggettività di analisi sconosciuta ad altri sistemi e ha tolto molto all’improvvisazione dei primi grafologi. Ai segni egli non diede solo un significato grafologico, ma anche neurofisiologico.[17] La grafologia, in forza di ciò e dell’attento lavoro di ricerca e di verifica svolto dallo studioso, può essere ora definita “scienza sperimentale”. Negli anni ’40 un’altra importante scuola di grafologia fu fondata in Italia per opera di Marco Marchesan (1899-1991). Egli sottopose ad un esame critico gli studi grafologici condotti fino ad allora, mettendone in luce le contraddizioni e le lacune. Il suo sistema si distingue da quello di Moretti, di Klages, Pulver e Crépieux-Jamin. Nel 1940 Marchesan scrisse un libro Psicologia della scrittura. Segni e tendenze. Studiò in modo approfondito il rapporto tra scrittura, sistema nervoso e psiche. Ha enunciato una serie di leggi di interpretazione del simbolo grafico, che è alla base della psicologia della scrittura. Egli parte dal concetto che la scrittura è tracciata in modo automatico e attraverso gli automatismi si manifesta il subconscio che rivela la personalità dello scrivente. In Italia gli studiosi di grafologia continuano con impegno l’opera di Moretti, ampliando ed aggiornando la sperimentazione; essi hanno contribuito anche a fondare la Scuola Superiore di Studi Grafologici alla Facoltà di Magistero dell’Università di Urbino nel 1977, diventata nel 1989 Scuola Diretta ai Fini Speciali. Nel 1996 sono stati istituiti corsi di diploma universitario in consulenza grafologica presso le Università di Urbino e di Roma. Più recentemente sono stati attivati nell’Università di Urbino il Corso di Laurea in Tecniche Grafologiche e nella Libera Università Maria SS. Assunta (LUMSA) di Roma il Corso di Laurea in Consulenza Grafologica. Le materie insegnate attengono alle aree psicologica, pedagogica, sociologica, biologica, medica e grafologica; non mancano materie di specifico interesse per il mondo del lavoro quali la psicologia del lavoro e delle organizzazioni e la sociologia del lavoro.
GRAFOLOGIA, SCIENZA UMANA: NON ARTE DIVINATORIA. Che la grafologia non sia un’arte divinatoria è ormai un’opinione perlopiù accertata. Resta ancora qualche dubbio sulla sua effettiva scientificità. Di fatto è da considerare scienza in quanto utilizza non una sorta di sesto senso del grafologo, ma una tecnica di investigazione rigorosa che ha le sue radici in studi ormai centenari e che prosegue il suo cammino attraverso ricerche sempre più approfondite, con stretti ed imprescindibili legami con la psicologia (con cui presenta affinità) e soprattutto con la psicologia del profondo. La grafologia è una disciplina basata su canoni ben precisi con un fondamento culturale che le conferisce una specifica dignità di "scienza umana". La personalità dello scrivente é analizzata con metodi fondati su misurazioni e valutazioni dei singoli segni grafici e della loro interazione. La scrittura é un prodotto complesso che informa sulle caratteristiche dell'uomo e le sue tendenze evolutive. Esprime i disagi, i malesseri e gli stati psicologici che sono alla base delle malattie fisiche.[18] La personalità si riflette nel comportamento, nei gesti, nella voce, nel modo di ragionare, nella maniera di collocarsi nello spazio e, non ultimo, nel movimento grafico. Il movimento grafico si caratterizza per una minima componente cosciente ed una forte componente inconscia: sicché non è azzardato affermare che il grafismo è la raffigurazione dell’io profondo e che la grafologia è in grado di penetrare la personalità più intima dello scrivente. La grafologia, tuttavia, trae la sua legittimazione scientifica non solo nella direzione simbolica, ma anche nella direzione neurofisiologica. La grafia è la registrazione di movimenti generati da impulsi cerebrali che dal cervello giungono alla mano attraverso il midollo spinale e i nervi: in essa é possibile vedere in che rapporto sono le funzioni conosciute dei due emisferi del cervello - quello destro, definito anche cervello artistico, e quello sinistro, definito cervello logico[19] - la razionalità con l'affettività e l'intuizione con il pensiero logico-deduttivo. E’ recente la notizia, apparsa sul Corriere della Sera.[20] che ricerche fatte presso cliniche universitarie e ospedaliere hanno dimostrato scientificamente che la scrittura è strettamente connessa alle emozioni. L’esperto grafologo, medico e ricercatore, Sergio Deragna ha dimostrato che la grafologia è una neuroscienza: una scienza che studia il funzionamento della mente e del cervello, cioè studia quali sono i meccanismi delle emozioni, dei ragionamenti, delle decisioni, della memoria etc. .[21] L’Autore ha dimostrato che solo studiando come lavora il cervello si può spiegare come “i meccanismi neurali pongono in correlazione scrittura e personalità….Non è sufficiente sostenere che la scrittura è prodotta dal cervello, bisogna spiegare come e perché gli stati mentali si trasferiscono alla scrittura. Per trovare la correlazione tra scrittura e personalità non si può prescindere dai contributi fondamentali delle neuroscienze e della loro costante evoluzione”. E’ quanto dire che per spiegare le “ragioni scientifiche del segno” (come scriveva Moretti) bisogna rifarsi alla neurobiologia emozionale, che studia i meccanismi cerebrali attraverso cui si manifesta lo stato emotivo. Il segno grafico è il risultato delle attività delle cellule nervose da cui derivano i comportamenti. Ecco perché la grafologia ben può essere annoverata non solo tra le scienze umane, ma anche tra le neuroscienze. |
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Fonte: http://www.stepstone.it/partner/yns/GRAFOLOGIA02.doc
Sito web: http://www.stepstone.it/
Autore del testo: A. Izar
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