Sistema di macchine
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Sistema di macchine
Il sistema di Macchine
Introduzione – Sistema di macchine e modo capitalistico di produzione.
Il sistema di produzione è costretto ad avvalersi della capacità lavorativa dell’essere umano. Il capitale ha bisogno di attingere ad una fonte: la forza lavoro, che è altro da sé. Il suo cammino storico e il suo travaglio, consistono nel voler incorporare in sé questo altro da sé. A questo altro da sé il capitale deve opporre qualcosa che figuri come parte di sé. Tale funzione è svolta dalle macchine che sono capitale che produce capitale. L’introduzione delle macchine modifica la condizione oggettiva del lavoro, si assiste ad un progresso di oggettivazione sociale, in quanto assegna alla condizione oggettiva un ruolo nel processo lavorativo che prima era della forza lavoro. La macchina non serve ad alleviare il lavoro umano, ma a produrre plusvalore. Si trasferiscono a strutture meccaniche le funzioni lavorative sottratte all’operaio. In tal senso il progresso tecnico si definisce come processo di oggettivazione delle funzioni lavorative. Non è più l’operaio che usa la condizone di lavoro, ma la condizione di lavoro che usa l’operaio.
Parte Prima
Sistema di macchine e funzioni lavorative
01 - L’inversione delle funzioni lavorative nel processo produttivo meccanizzato
1.1 |
La forza lavoro come fattore soggettivo del processo produttivo |
Il processo lavorativo è il processo produttivo considerato dal punto di vista dell’uso della forza lavoro. Per cogliere il significato del valore d’uso della forza lavoro, bisogna partire dal valore d’uso della merce. Il valore d’uso della merce la sua disponibilità a lasciarsi trasformare, il valore d’uso della forza-lavoro è la sua capacità di trasformare, tramite i mezzi di lavoro, la materia prima in prodotto finito. L’oggetto della trasformazione è il valore d’uso dei fattori di produzione, l’esito è il valore d’uso del prodotto finito. |
1.2 |
L’inversione dei rapporti interni alla struttura del processo lavorativo |
In un processo non meccanizzato usare la forza-lavoro vuol dire farla esistere come soggetto tecnico. Questa soggettività tecnica della forza lavoro si pone, però, come limite della soggettività economica del capitale. Per ovviare a tale limite, viene rivoluzionata la struttura tecnica del processo lavorativo e ciò avviene tramite: l’inversione dei rapporti interni alla struttura del processo lavorativo. La struttura del processo lavorativo si articola in tre componenti
L’evoluzione dello strumento in macchina sconvolge la struttura sociale processo lavorativo con l’inversione di ruolo tra l’operaio e il mezzo di lavoro. Nel processo di lavoro meccanizzato:
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1.3 |
Evoluzione tecnica e rivoluzione del sistema di funzioni |
La trasformazione dello strumento in macchina è un’evoluzione tecnica, ma nell’uso che ne fa il capitale viene tradotta in rivoluzione del sistema di funzioni. |
Il mezzo di lavoro passa dalla funzione di mediazione alla funzione soggettiva. Tale cambiamento di funzione ha valore per il capitale solo perché la funzione tecnica soggettiva viene scorporata dall’operaio. Una volta che la funzione soggettiva è strutturata nella macchina, viene a cadere la funzione mediatrice dello strumento di lavoro. Lo strumento è infatti inserito nella macchina che, in quanto apparato meccanico, agisce direttamente sull’oggetto (materia prima). Il circuito lavorativo, lascia fuori l’operaio, ma la sua presenza è sempre necessaria, però, subalterna anche sul piano tecnico oltre che sul piano economico e sociale. Nella nuova situazione, la sfera economica e la sfera tecnica entrano in contraddizione: Sul piano Economico è la condizione di lavoro a fare uso dell’operaio Sul piano Tecnico è l’operaio a fare uso della condizione di lavoro. E’ il capitale che usa economicamente, per la propria valorizzazione, la capacità che ha l’operaio di utilizzare la macchina. Il potere tecnico sta dalla parte dell’operaio. Capitale-Operaio: oggetto d’uso. Uso economico. Operaio-strumento: soggetto d’uso. Uso tecnico. Ma se analizziamo tale situazione in un continum (Capitale – operaio – condizione lavoro) vediamo che il capitale occupa i due poli. E’ sempre il capitale che usa l’operaio una volta come oggetto e una volta come soggetto. L’operaio, non usa infatti la sua soggettività per se stesso, ma la usa per il capitale. Con l’introduzione della macchina, viene a cadere la contraddizione tra la sfera economica e la sfera tecnica: il capitale non si accontenta più di usare la forza lavoro economicamnte la vuole usare anche tecnicamente. Pretende che la soggettività sia del capitale e non solo a servizio del capitale. L’inversione economica che non è più oscurata dalle espressioni di soggettività tecnico dell’operaio rimane ora allo scoperto è svelata e visibile.225. |
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1.4 |
L’inversione di ruolo tra operaio e condizione di lavoro |
Il processo di valorizzazione è indifferente ad una specifica struttura interna dell’attività lavorativa. La valorizzazione viene prodotta non da un fattore tecnico, ma dal pluslavoro. L’introduzione delle macchine (aspetto tenico) è comunque legata alla ricerca di plusvalore da parte del capitale. L’operaio è limitato e per superare tale limite, non resta al capitale che sottrarre all’operaio la sua funzione soggettiva e il mezzo per fare ciò è la macchina. Lavoro oggettivato e lavoro vivo non sono due momenti dello stesso processo, ma due elementi estranei combinati dall’eserno dentro il processo. Il lavoro oggettivato si appropria del lavoro vivo. L’inversione non è una conseguenza dell’introduzione delle macchine, esiste già nel rapporto capitalistico. Le macchine hanno però il potere di materializzare l’inversione, cioè l’appropriazione del lavoro vivo, da parte del lavoro oggettivato. |
2 – Sistema di macchine e oggettivazione delle funzioni lavorative
2.1 |
La macchina come funzione lavorativa oggettivata |
Lo studio della base tecnica è in Marx analisi dell’evoluzione del modo di produzione. I mezzi di lavoro sono anche indici dei rapporti sociali. La macchina figura come funzione lavorativa oggettivata. Marx critica i matematici e meccanici inglesi che chiamano macchina qualsiasi utensile senza considerare l’elemento storico. A Marx, la struttura tecnica interessa deal punto di vista della produzione e distingue tra:
Sul piano tecnico il modo di produzione si definisce come sistema di funzioni lavorative. La macchina utensile rivoluziona il modo di produzione perché incorpora in sé le funzioni lavorative dell’operaio. E’ in questa oggettivazione del sistema di funzioni lavorative la rivoluzione del modo di produzione. L’origine della rivoluzione del modo di produzione per Marx non sta nella sostituzione dell’uomo con la macchina, ma nella sua sostituzione dell’attività che riguarda la trasformazione dell’oggetto di lavoro. La macchina utensile ormai funziona come unità organica. Trasforma direttamente l’oggetto di lavoro. |
2.2 |
Il sistema di macchine come integrazione delle funzioni lavorative |
Il sistema di macchine è sistema di funzioni lavorative incorporate nelle macchine utensili. C’è interdipendenza funzionale delle macchine, nel senso che in ogni macchina è incorporata una funzione lavorativa che è interdipendente con le funzioni incorporate nelle altre macchine. Si parla di sistema di macchine là dove una serie di funzioni incorporate nelle macchine danno luogo ad un processo lavorativo unitario. |
2.3 |
Lo specifico automatico come oggettivazione della funzione di controllo |
La specificazione automatica del sistema di macchine, prevede che tutte le operazioni della lavorazione diretta siano compiute senza l’intervento umano. L’operaio deve solo controllare che la lavorazione proceda in modo corretto. Marx parla di Self acting stop che prevede che la macchina inceppata (es. filatrice con filo rotto) si blocchi da sé,interverrà poi l’operaio per riattivarla. Il feed back prevede invece, che la machina inceppata apporti da sé le correzioni e si riattivi da sola. Viene in questo caso traferita alla macchina anche la funzione di controllo. |
2.4 |
La presenza di funzioni lavorative operaie nella produzione della bse tecnica della grande industria |
Nella teoria marxiana si fa sempre riferimento alla distinzione tra: - progresso tecnico in se’: processo oggettivo che ha ogni processo storico: un andamento dialettico. Ogni fase produce le condizioni per il suo superamento - come il capitalismo produce nel proletariato la classe che lo sovvertirà, così (in sede tecnica), la manifattura che produce la struttura tecnica in base alla quale la grande industria elimina il modo manifatturiero di produzione. La grande industria è rimasta bloccato fino a quando la macchina è rimasta debitrice delle abilità personali. Il lavoro operaio, figura a questo punto come elemento frenante del modo tecnico di produzione della grande industria. Un tale intralcio è stato eliminato limando via via i compiti legati all’operaio. Di fatto le mani dell’operaio seppur non creano il prodotto creano le macchine che realizzano il prodotto. - L’uso che ne fa il capitale: legato al processo di valorizzazione. Sull’intreccio di questi due punti di vista è costruito il modello teorico di Marx. Marx interpreta il rapporto fra modo di produzione e base tecnica riprendendo il noto modello elaborato nella prefazione del ’59 a “per la critica all’economia politica: ad un dato punto del loro sviluppo , le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, questi rapporti si convertono in loro catne e subentra un’epoca di rivoluzione sociale. …. E la sua trasposizione alla rivoluzione tecnica è quasi letterale: “ a un certo grado del suo sviluppo la grande industria entro, anche tecnicamente, in conflitto con il suo sostrato artigianale e manifatturiero”. Anche qui la conseguenza è la medesima: ad un certo grado di sviluppo, l’industria meccanica ha dovuto rovesciare la sua base (operai…). Quindi: produrre macchine mediante macchine. |
3 – La macchina come forma del capitale nel processo di oggettivaizone
3.1 |
un presupposto del processo di oggettivazione: il rovesciamento del rapporto tra capitla e lavoro vivo |
Incarnandosi nelle macchine, come capitale fisso, il capitale in generale supera il suo vecchio ruolo, che consisteva nel fornire i mezzi di produzione che altri avrebbe usato per produrre. In questo tipo di rapporto il lavoro vivo figura come soggetto che, usando il capitale in forma di mezzi di produzione, realizza il prodotto. Quando il capitale fisso si presenta in fabbrica sotto forma di macchine,il rapporto tra capitale in generale e lavoro vivo si rovescia. Il capitale diventa il soggetto del processo di produzione. Sia soggetto economico che soggetto tecnico. Questo rovesciamento del rapporto fra capitale e lavoro vivo è uno dei presupposti del processo di oggettivazione che si avvia con l’introduzione delle macchine. Non è il capitale fisso in sé la forma propria del capitale in generale, ma il capitale fisso in forma di macchina. Per comprendere tale affermazione di Marx, bisogna considerare il capitale fisso in cui la connotazione economica si dilata in una dimensione da una parte tecnica e dall’altra sociale. La macchina in quanto capitale fisso, incarna sul piano tecnico, un’esigenza storica del capitale: ridurre le espressioni di soggettività operaia. |
3.2 |
La macchina come forma estraneata del mezzo di lavoro |
In riferimento all’evoluzione del mezzo di lavoro, si può dire che, finché ci riferiamo alla trasfigurazione della macchina in capitale fisso, siamo di fronte solo ad un mutamento formale. Non basta alla macchina figurare come capitale fisso per essere assunto a pieno titolo nel modo capitalistico di produzione, ma bisogna che essa cambi anche pelle tecnica. La macchina è la forma adeguata al capitale perché cessa di configurarsi come mezzo di lavoro dell’operaio. La macchina diviene mezzo di produzione vero e proprio. Il progresso tecnico, viene spogliato di tutte le connotazioni evoluzionistiche e ricondotto al suo ruolo reale di variabile dipendente dal modo storico di produzione. Per Marx: è il modo capitalistico di produzione che esprime storicamente le sue esigenze organizzative in determinate forme tecniche. In tale contesto lo studio della struttura tecnica del processo produttivo capitalistico non può tradursi nell’esaltazione dell’ingegno umano, ma deve definirsi come analisi delle soluzioni tecniche migliori adottate dal capitale in funzione del processo di valorizzazione. |
Parte Seconda
Il sistema di macchine tra capitale e societa’
4 – Le macchine tra scomposizione delle funzioni lavorative e idiotismo del mesteire
4.1 |
Combinazione mecanica degli strumenti e ricomposizione delle funzioni lavorative |
Marx in polemica con Proudhon afferma che la meccanizzazione aumenta la divisione del lavoro. Di questa affermazione però, dà solo un’esemplificazione storica e non teorica. Per Marx sebbene la macchina racchiuda in sé strumenti di lavoro, non vuol dire che ciò comporti una ricomposizione per l’operaio di più funzioni lavorative frazionate. Bisogna poi distinguere tra: - la concentrazione dei mezzi di produzione che attengono alla società e si tratta di concentrazione economica. - e la combinazione degli strumenti della macchina che attengono alla fabbrica e alla concentrazione tecnica. Marx fa riferimento alla concentrazione dei mezzi di produzione. |
4.2 |
L’idiotismo del mestiere |
La macchina spezza il filo che lega l’operaio a particolari abilità. Marx non rimpiange l’attività artigianale per due motivi:
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5 – La sostituzione di operai con macchine
5.1 |
La macchina come mezzo di emancipazione del capitale dal limite naturale dell’operaio |
Il capitale cerca di superare il limite umano organico con la macchina che permette di produrre molto di più. Il processo lavorativo cerca di liberarsi totalmente dell’intralcio umano. Il valore della forza lavoro determinato dalla quantità di lavoro necessaria per il sostentamento della famiglia, si abbassa con l’introduzione nell’attività lavorativa di donne e bambini. Per Marx che aveva una concezione retrograda della donna , la quale secondo lui doveva rimanere dentro le mura domestiche, l’uomo diviene venditore di schiavi vendendo il lavoro di moglie e figli. Con l’inserimento della macchina ci sono due conseguenze:
Al capitalista conviene prolungare la giornata di lavoro così aumenta plusvalore, non ha costi aggiuntivi e diminuisce il logoramento delle macchine dovuto ad inattività. La giornata lavorativa viene sconvolta e accanto all’estensione della durata della giornata lavorativa, aumenta l’intensità di lavoro e la macchina è il mezzo ideale per questo scopo poiché è lei a cadenzare il lavoro e non più l’operaio. Il capitale realizza: plusvalore assoluto plusvalore relativo: per trasformare il progresso tecnico deve assumere un ruolo sociale e politico. |
5.2 |
Gli operai resi superflui delle macchine |
L’analisti di Marx degli effetti dell’introduzione delle macchine sull’occupazione operaia è intrecciata alla teoria della compensazione: gli operai resi superflui dalle macchine trovano lavoro in nuove branche dell’industria. Marx critica gli economisti i quali ammettono questa falsità. Essi, si limitano ad affermare che per altre parti costitutive della classe operaia, si apriranno nuovi campi di impiego. La compensazione si attua per due vie:
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6 – Le macchine tra processo lavorativo e valorizzazione
6.1 |
La valorizzaizone come funzione spuria del processo lavorativo |
I fattori di produzione compaiono nel processo produttivo come capitale, per la funzione che hanno nel processo di valorizzazione. Gli strumenti tecnici, pur figurando come capitale, sono rispetto al processo produttivo semplicemente degli oggetti senza i quali la forza-lavoro non potrebbe essere consumata. Essi si figurano come mezzi di lavoro. Il capitalista li acquista allo scopo di farli funzionar non in un processo lavorativo qualsiasi, ma in un particolare processo di valorizzazione. In questo senso, i mezzi di lavoro, non compaiono come capitale perché acquistati dal capitalista, ma perché funzionano in un processo che produce plusvalore. La valorizzazione è per i mezzi di lavoro una funzione spuria che deriva dalla funzione lavorativa. I mezzi di lavoro sono dunque sul - piano tecnico - funzionali al processo lavorativo, considerato in sè. Ma il processo lavorativo è sul piano economico – funzionale, nell’ambito del modo capitalistico di produzione, al processo di valorizzazione del capitale. Per questa via, la stessa tecnica DI PRODUZIONE DIVENTA TECNICA DI VALORIZZAZIONE. Lo stesso dicasi per la forza-lavoro che tecnicamente è funzionale al processo lavorativo ed economicamente funzionale alla valorizzzazione del capitale. Da un lato i mezzi di produzione per il ruolo che assolvono nel processo di valorizzazione sono indifferenti a qualsiasi forma, dall’altro, per produrre plusvalore devono assumere una particolare forma, adeguata al processo di produzione. |
6.2 |
Dal pluslavoro al plusvalore |
Alla base dell’accumulazione capitalistica c’è l’appropriazione di lavoro vivo da parte del lavoro oggettivato. In questa appropriazione è la chiave della valorizzazione. Il processo di valorizzazione è la traduzione economica dei quel che accade nella sfera del processo lavorativo, ove il capitale riesce ad imporre, a proprio vantaggio un plus utilizzo della forza-lavoro. Il pluslavoro è il risultato del dominio del capitale sulla società. Di conseguenza l’operaio ha la possibilità di mettere in atto il lavoro necessario – per produrre i propri mezzi di sussistenza – a condizione che assicuri al capitalista una determinata quantità di pluslavoro. Il pluslavoro è un fatto rozzo, terreno e gli economisti hanno tutto l’interesse a vanificarlo. Marx cerca invece di renderlo visibile traducendo tale fatto terreno in fatto astratto, questo per combattere sullo stesso terreno degli economisti. |
6.3 |
Operaio e macchina nel processo di valorizzazione |
Per Marx, le macchine non creano valore, ma cedono il proprio valore al prodotto. Il plusvalore ha origine là dove l’uso della forza-lavoro è ECCEDENTE RISPETTO AL SUO VALORE (troppi operai o troppo tempo dedicato alla produzione di un prodotto). Se l’uso della forza lavoro fosse impiegata per il tempo strettamente necessario, l’operaio in pratica funzionerebbe come una macchina: non creerebbe valore. Relativamente alla differenza tra operaio e macchina rispetto al valore fornito al prodotto, Marx chiarisce che: la trasmissione del valore da parte della macchina è dato dal logoramento della macchina. Operaio e macchina si definiscono tecnicamente in quanto fondi di lavoro ed hanno lo stesso comportamento tecnico: trasformano la materia prima in prodotto. Marx parla per l’operaio di creazione di nuovo valore e per la macchina di trasmissione del proprio valore. Questo è vero, però, solo dal punto di vista del capitalista che si appropria del plusvalore dell’operaio, ma non dal punto di vista del processo di valorizzazione, poiché sia l’operaio che la macchina trasmettono al prodotto il valore proprio della fonte di lavoro. La idfferenza tra operaio e macchina risiede nell’elasticità dell’operaio rispetto alla rigidità della macchina. |
6.4 |
La macchina come sostituto del lavoro umano |
Per Marx affinché una macchina sia produttiva è necessario che il lavoro in essa oggettivato sia inferiore al lavoro sostituito. E poiché il lavoro oggettivato si esprime nel valore trasmesso al prodotto, valutare la produttività di una macchina sulla base del valore trasmesso equivale a valutarlo sulla base del lavoro sostituito. Il valore trasmesso può essere il punto di partenza per valutare la produttività di una macchina, ma decisivo è il riferimento al lavoro vivo sostituito. Per Marx il lavoro della macchina è considerato non in sé, ma come sostituto del lavoro umano ed è in base al lavoro umano sostituito che si misurano il rendimento e la convenienza economica di una macchina. La produttività di una macchina è dunque correlata negativamente con il valore trasmesso e positivamente con il lavoro umano sostituito. |
6.5 |
La funzione del consumo dei mezzi di sussistenzza |
I mezzi di sussistenza sono per l’operaio quel che il combustibile è per la macchina. Sono un presupposto del processo lavorativo (anche se hanno luogo all’esterno dl processo lavorativo) poiché se l’operaio non consuma mezzi di sussistenza non può lavorare. Il fatto che il consumo di mezzi di sussistenza non appaia nel processo lavorativo trova la spiegazione nel fatto che se così non fosse, il capitalista renderebbe evidente di trattare l’uomo alla stregua di una macchina. Per evitare ciò bisogna che il consumo non appaia direttamente finalizzato alla produzione. Per Marx la differenza di consumo tra operaio e macchina risiede nel fatto che: la Macchina consuma durante il processo di lavoro. L’operaio consuma i suoi mezzi di sussistenza nella pausa di lavoro e siccome anche i familiari consumano questi stessi mezzi di sussistenza ne deriva il fatto che tali mezzi sono consumati non solo al di fuori dal processo ma anche da persone estranee al medesimo processo produttivo. Anche se il modo di consumare tra operaio è macchina è diverso, sono però tutti e due funzionali al processo di valorizzazione. Marx analizza la differenza tra: Capitale costante: mezzi di produzione?????? Capitale variabile: mezzi di sussistenza. assume due diverse forme:
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7 – Dal tempo di lavoro alla potenza degli agenti
7.1 |
Una nuova variabile: la potenza degli agenti. |
Alla base della concezione economica di Marx sta la misura del valore di una merce sulla base del tempo di lavoro. Nel capitale questo pilastro è ben saldo. Nei Grundrisse si assiste ad una vera e propria svolta collegata allo sviluppo della grande industria, basata sulla meccanizzazione del processo produttivo. La premessa della quantità del tempo è invariata, ma apre un campo di ricerca nuovo: nella misura in cui si sviluppa la grande industria, la creazione della ricchezza reale viene a dipendere meno dal tempo di lavoro e dalla quantità di lavoro impiegato che dalla potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro, e che a sua volta (questa loro powerful effectiveness) non in rapporto al tempo di lavoro immediato, ma dipende invece dallo stato generale della scienza e dal progresso della tecnologia, o dall’applicazione di questa scienza alla produzione. Marx mette in seconda posizione il tempo di lavoro e privilegia una nuova variabile: la potenza degli agenti che vengono messi in moto durante il tempo di lavoro. La PDA è qualcosa di più complesso della potenza energetica. E più un dato qualitativo che quantitativo. L’entità della produzione deriva sempre meno dall’incidenza dei singoli fattori e sempre più dalla capacità del sistema di moltiplicare gli effetti produttivi di quei fattori. Il lavoro vivo è solo uno dei fattori in gioco e non può servire da solo a dare la misura del valore. E’ lo sviluppo dell’individuo sociale che si presenta come il grande pilone della produzione e della ricchezza. Nel processo di lavoro la centralità passa dall’individuo come lavoratore all’individuo sociale che produce ricchezza nella misura in cui si appropria delle forze della natura e le piega alle esigenze della produzione. Il potenziamento delle capacità porta ad una riduzione del tempo di lavoro, così che quest’ultimo non può più essere misura di ricchezza. Per Marx il valore di scambio deve cessare di essere la misura del valore d’uso perché tale valore d’uso in tal senso si intende come uso per altri. Si viene a determinare la seguente catena: Tempo di lavoro – valore di scambio – valore d’uso Il valore di scambio una volta che si svincola dal tempo di lavoro, cessa di essere tramite fra il lavoro ed il consumo. Il plusvalore assoluto si produce prolungando la giornata lavorativa ed il plusvalore relativo diminuendo il tempo necessario. Si passa inoltre alla diminuzione della popolazione lavoratrice necessaria e quindi, anche il plusvalore viene considerato in base alla popolazione lavoratrice e non più alla giornata lavorativa. Per ciò che attiene alla fase storica si devono considerare: l’accumulazione estensiva e l’accumulazione intensiva.
Il capitale cerca di combinare al massimo le diverse forme di produzione: massima estensione giornata lavorativa, minor numero salariati etc. E’ molto evidente che la ricerca capitalistica di una maggiore produzione attraverso una minor quantità di lavoro è lo sforzo di emancipare la produzione della ricchezza dall’impiego del lavoro vivo. A tal fine il capitale tende a piegare al suo servizio tutte le forze della scienza e natura e a sfruttare le energie che si sprigionano dal gioco combinato delle relazioni sociali e dallo sviluppo delle forze produttive. Il crollo del valore di scambio è dovuto al conflitto tra sviluppo delle energie produttive e misura del valore basata sul tempo di lavoro. Le forze produttive tendono verso una misurazione del valore adeguata al loro sviluppo. Il valore di riferimento, allora, diviene il valore d’uso. |
7.2 |
Le macchine come incarnazione della scienza |
Le macchine sono l’incarnazione della scienza. Esse incorporano la scienza nel capitale. Attraverso la scienza incorporata nelle macchine, il capitale mira al dominio tecnico sul processo produttivo. Quella che prima era appropriazione economica diviene ora anche appropriazione tecnica. Con la scienza applicata alle macchine, il capitale si appropria anche del lavoro. Prendendo corpo nelle macchine, la scienza assomma in sé il processo lavorativo come processo sociale. Per l’operaio ciò significa una spoliazione tecnica oltre che economica. |
8 – L’ideologia delle macchine
8.1 |
La mediazione tecnica |
Il sistema di macchine, rivoluzionando la base tecnica, rivoluziona l’organizzazione del lavoro. L’organizzazione del lavoro è variabile dipendente del processo di valorizzazione (che è un processo economico e quindi astratto e si materializza con il funzionamento della struttura tecnica). Quindi la struttura tecnica ha la funzione di mediare il rapporto fra il processo di valorizzazione e l’organizzazione del lavoro. |
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La Struttura tecnica media tra: |
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Processo di valorizzazione |
Organizzazione del lavoro |
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Questa funzione della Struttura tecnica è oggettiva e il capitale la usa tutte le volte che vuole apportare una modifica all’organizzazione del lavoro per adeguarla al processo di valorizzazione. Le modifiche dell’ Organizzazione del lavoro (che discendono da esigenze del Processo di valorizzazione e, vengono fatte apparire come legate al necessità della Struttura tecnica). La Struttura tecnica ha dunque due funzioni: - una REALE: quella di rendere materialmente possibile il processo di produzione - una IDEOLOGICA: quella di proteggere dalla opposizione operaia le esigenze del processo di valorizzazione. |
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8.2 |
L’ideologia delle macchine come specificazione del modello ideologico borghese |
I mezzi di produzione sono presenti come capitale in un processo lavorativo, pur essendo capitale è anche processo lavorativo in sé in quanto si avvale della componente umana. Questo mette in moto l’ideologia borghese la quale dà conto del fatto che: gli economisti borghesi fanno apparire come naturale ed eterno il modo capitalistico di produzione che invece è storico e transitorio. Così, l’uso capitalistico delle macchine viene fatto passare per l’uso naturale ed eterno delle macchine e siccome le macchine rappresentano il capitale è inconcepibile un’attività senza capitale. Questa situazione ha lo scopodi creare una spaccatura tra:
Marx condanna il definire come capitale i mezzi di lavoro e le materie prime che sarebbero solo oggetti e cose. Egli afferma che un rapporto di produzione, che è un rapporto sociale, viene fatto passare per una proprietà naturale dei mezzi di produzione. Al capitalista non interessa che le macchine e i mezzi di produzione siano capitale, ma che ci sia produzione di plusvalore per lui. Non può aversi produzione di plusvalore senza lavoro salariato e non può darsi lavoro salariato laddove le condizioni di lavoro non assumano la forma sociale di capitale. Quel che gli interessa è il processo di valorizzazione. La materia prima ha come funzione latente quella di assorbir lavoro altrui. L’aspetto utilizzato è la necessità che ha il processo di valorizzazione di assumere una struttura specifica di produzione, sebbene sia indifferente a qualsiasi forma particolare. I mezzi di produzione hanno un ruolo sociale: determinare la produzione di plusvalore, che è proprio del modo capitalistico di produzione. Plusvalore rispetto al valore della forza lavoro. |
Conclusione
Sistema di macchine e uso della forza-lavoro
Fonte: http://www.sociologia.uniroma1.it/users/studenti/Riassunti/Sociologia%20corso%20avanzato/Il_sistema_di_Macchine2.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
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