Il calcio
Il calcio
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IL CALCIO
La storia del calcio.
Il calcio è uno sport di origine antichissima, codificato dagli inglesi nel 1847. Gli inglesi lo denominarono football, in tutto il mondo lo chiamano così tranne in America dove lo chiamano soccer.
Lo scopo di questo gioco è di far entrare la palla il maggior numero di volte nella porta avversaria, è un gioco di squadra dove ognuno ha il suo ruolo.
Le regole del calcio.
Una partita di calcio dura 90 minuti con due tempi da 45 minuti con un intervallo di 15 minuti, in caso di pareggio in partite importanti come le finali di alcune coppe si va ai tempi supplementari che sono due tempi da 15 minuti l’uno.
Si gioca in un campo rettangolare lungo dai 90 ai 120 metri e largo dai 75 ai 90 metri con una superficie piana e erbosa.
Sui due lati minori sono situate due porte.
I ruoli dei giocatori si distinguono in: difensori, centrocampisti, attaccanti.
Le partite sono dirette da un direttore di gara o arbitro, esso è aiutato da due collaboratori disposti sui lati e una quarta persona che segnala il tempo e i cambi. La palla non deve essere colpita con le mani tranne il portiere che la può colpire con esse, ma solo dentro l’area di rigore; quando la palla esce dal campo va rimessa in gioco, se esce lateralmente è rimessa con le mani, se invece esce a fondo campo i casi sono due: se esce per chi attacca è corner se invece esce per chi difende è rinvio con i piedi da fondo campo.
Il calcio in Italia
In Italia, il calcio è molto praticato e vanta campioni che hanno fatto grande il calcio italiano.
Calcio e corpo umano
Il calcio è uno sport dove si corre molto, quindi i muscoli più potenziati sono quelli dell’ arto inferiore. Nel calcio è facile farsi male: quando si gioca a livelli giovanili o solo tra amici può capitare di prendere degli strappi muscolari o delle slogature; quando si gioca a livelli maggiori, invece, è più facile rompersi le ossa o addirittura i legamenti che può portare ad avere dei problemi da dover operare; altra malattia facile da avere è il consumo della cartilagine che ricopre l’osso in punta e al suo posto, per coprire il gradino formato, il nostro corpo mette tessuto osseo che però non ha la stessa funzione della cartilagine e quindi fa attrito e provoca forti dolori.
Fonte: http://scuolefuoridise.cervia.com/2003-2004/CORPO%20UMANO/MOVIMENTO/IL%20CALCIO.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Il calcio
IL CALCIO
Il gioco del calcio si basa sull’incontro tra due squadre, rappresentate sul terreno di gioco da11 giocatori, che tendono a superarsi attraverso la realizzazione, mediante un pallone, di reti (goal) nella porta avversaria.
Il calcio è:
- sport di situazione, influenzato quindi da molte variabili (avversari, pallone, terreno di gioco, condizioni atmosferiche, ecc….);
- gioco di squadra;
- gioco di collaborazione e di opposizione, caratterizzato da due tipologie di elementi.
1) Esterni - Standard:
- Regolamento.
- Spazio.
- Tempi di gioco.
2) Interni - Variabili (relativi ai protagonisti):
- Fondamentali tecnici individuali e collettivi dei giocatori.
- Strategia.
- Tattica delle due squadre.
Da regolamento la palla può essere colpita con qualunque parte del corpo ad esclusione delle mani e degli arti superiori.
Le parti del corpo con cui la palla viene colpita più frequentemente sono la testa, il petto, la coscia e il piede.
In modo specifico il piede può impattare la palla con diverse superfici anatomiche:
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INTERNO PIEDE (PIATTO): parte compresa fra il malleolo interno, il calcagno e la base dell’alluce.
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COLLO PIEDE: parte compresa fra l’articolazione tibio-tarsica e quella metatarsica
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INTERNO COLLO PIEDE: parte compresa tra il malleolo interno e la base dell’alluce.
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ESTERNO COLLO PIEDE: parte compresa tra il malleolo esterno e la base del 5° dito.
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PIANTA DEL PIEDE (sotto la suola della scarpa).
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PUNTA (punta delle dita del piede).
-
TACCO (tallone).
I fondamentali tecnici individuali
La tecnica calcistica è costituita dall’insieme di abilità inerenti i movimenti che il giocatore è chiamato a compiere in gara allorché si trova in contatto con il pallone.
I fondamentali tecnici individuali del gioco del calcio sono il complesso di tutti i movimenti che comportano il contatto corpo-palla a prescindere da qualsiasi fase dello sviluppo del gioco.
Le abilità tecniche del calcio rappresentano tutte le forme di comunicazione motoria specifica previste dal regolamento del gioco. Esse sono i fondamenti su cui si impianta l’azione di gioco e la qualità con cui esse si esprimono influenza le probabilità di successo di determinate intenzioni tattiche.
La tecnica nel calcio deve essere considerata un elemento di trasmissione motoria di eventuali decisioni intraprese dal giocatore, quindi come mezzo e non come obiettivo primario, ma è anche vero che il controllo (gestione) automatizzato dell’elemento tecnico permette al giocatore di rivolgere maggior attenzione verso l’ambiente esterno, cioè verso gli scopi del gioco.
I fondamentali tecnici individuali del gioco del calcio sono otto:
-
PALLEGGIO e CONTROLLO palla.
-
GUIDA e CONDUZIONE palla.
-
RICEZIONE palla e STOP.
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CALCIARE la palla (PASSAGGIO e TIRO).
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COLPO DI TESTA.
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FINTA e DRIBBLING.
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RIMESSA LATERALE.
-
TECNICA DEL PORTIERE.
Analisi dei cinque fondamentali eseguiti praticamente in palestra
1) PALLEGGIO e CONTROLLO palla
Il palleggio consiste nel tenere in aria il pallone, colpendolo ripetutamente con varie parti del corpo: piede, coscia, testa, tacco. Il palleggio è di particolare importanza per acquisire o migliorare la sensibilità al pallone e una ripetizione continua e costante del gesto consente di progredire anche negli altri fondamentali tecnici.
Palleggiare è ricordare a se stessi la padronanza della tecnica e, contemporaneamente, è uno dei sistemi per continuare a testarne l’efficacia.
Il palleggio di piede risulta quindi fondamentale per apprendere o affinare il controllo palla e può essere effettuato di interno, di esterno collo, di collo e di tacco.
La tipologia di palleggio basilare è quella di collo piede.
Elementi essenziali del palleggio di collo piede:
- Mantenere il piede in estensione.
- Articolazione della caviglia rigida e bloccata.
- Attendere la discesa del pallone, evitando di sollevare l’arto inferiore calciante e di andare incontro al pallone.
- L’impatto piede-palla avviene ad una altezza inferiore al ginocchio dell’arto inferiore portante (che resta a terra).
- Colpire la palla con un movimento di estensione della gamba sulla coscia.
- Controllare l’intensità dell’impatto piede-palla, curando di colpire il pallone in modo tale da inviarlo in verticale ad un’altezza pari a quella dei propri occhi.
- Restare sempre in movimento saltellando sugli avampiedi durante tutta l’esecuzione del palleggio.
2) GUIDA e CONDUZIONE palla
Rappresenta l’elemento tecnico che permette al giocatore in possesso di palla di spostarsi in qualsiasi zona e direzione del campo mantenendo il controllo della palla. Il giocatore utilizza questa condotta tecnica per guadagnare spazio rispetto alla porta avversaria (avanzare) o per portarsi in situazione più favorevole per eseguire un passaggio o un tiro in porta (orientamento del gioco).
Guidare la palla consiste nell’effettuare brevi passaggi a se stesso lungo la propria direttrice di corsa. E’ molto importante per l’apprendimento di questo fondamentale tecnico, come del resto avviene per tutti gli altri, utilizzare sia il piede dominante che il non dominante (sia il destro che il sinistro) perché il saper condurre bene la palla è la base del primo movimento del dribbling vero e proprio.
Rispetto alla traiettoria della palla la guida può essere rettilinea o curvilinea.
La guida-conduzione palla può essere effettuata con varie superfici anatomiche del piede:
- esterno collo (traiettoria rettilinea e curvilinea);
- interno collo (traiettoria rettilinea e curvilinea);
- collo pieno (traiettoria rettilinea);
- pianta (traiettoria prevalentemente curvilinea per dominio e difesa della palla).
La tecnica più usata durante il gioco è quella di guidare la palla con l’esterno collo piede perché viene offerta una maggiore superficie di impatto al pallone con conseguente controllo più facile e maggior difesa dall’attacco dell’avversario, in quanto permette di collocare il corpo tra la palla e l’avversario.
La tecnica di guida con l’interno collo piede permette di proteggere la palla e viene solitamente realizzata in un percorso a slalom con velocità di traslocazione ridotta.
La guida con il pieno collo piede viene realizzata in un percorso rettilineo, è difficile e richiede molto spazio libero sia da avversari sia da compagni ma permette di essere molto veloci nella traslocazione.
Elementi essenziali della guida e conduzione palla:
- Mantenere l’arto inferiore e l’articolazione della caviglia che si rapportano con la palla non rigidi, estremamente decontratti e rilassati.
- L’articolazione del ginocchio del piede che guida deve stare sopra la palla.
- Effettuare un tocco di palla ad ogni passo.
- L’intensità del tocco di palla varia in relazione alla velocità di corsa.
- Cercare di tenere la testa alta, sentire la palla al contatto con il piede e controllarla con la vista periferica.
- L’arto portante deve garantire un buon equilibrio monopodalico (su un solo piede).
- Porre il corpo tra palla e avversario (difesa della palla).
- Busto leggermente inclinato in avanti.
3) RICEZIONE palla e STOP
Rappresenta l’abilità di valutare le traiettorie per fermare ed orientare il pallone nella direzione opportuna, scegliendo in anticipo la superficie anatomica più conveniente. Questo fondamentale tecnico consiste nel fermare il pallone in arrivo, con una determinata traiettoria e velocità, il più vicino possibile al proprio corpo, sia per sottrarla all’avversario, sia per facilitare il gesto tecnico successivo: passaggio, tiro, dribbling, ecc..
Se dopo l’azione di ricezione la palla e il giocatore rimangono fermi si ha lo stop sul posto; se invece all’azione di controllo contemporaneamente segue un movimento tecnico di guida, di calcio o di dribbling si ha lo stop a seguire.
L’esecuzione del movimento è in relazione alla traiettoria di provenienza della palla: parabolica o tesa, media altezza, rasoterra. Si hanno perciò tre modalità di ricezione palla-stop:
- Ricezione palla rasoterra (traiettorie radenti).
- Stop al volo (traiettorie aeree tese o paraboliche).
- Stop di controbalzo (traiettorie rimbalzanti o aeree).
In pratica la palla può essere stoppata con tutte le parti del corpo che sono consentite dal regolamento.
Quindi abbiamo, per palloni provenienti con traiettorie a parabola bassa:
- Stop di piede, che si suddivide in stop di interno, di esterno, di collo e di pianta.
Per palloni provenienti con traiettorie alte e medie:
- Stop di coscia.
- Stop di petto.
- Stop di testa.
Le qualità motorie che stanno alla base dello stop consistono nella sensibilità della superficie di contatto, nella scelta di tempo del contatto con la palla (che comporta una presa di coscienza della valutazione corretta delle traiettorie della palla stessa) e nella capacità di incrociare con precisione lo spostamento del corpo con la parabola della palla.
Elementi essenziali della ricezione palla e stop:
- Restare sempre in movimento saltellando sugli avampiedi durante la fase di preparazione all’impatto con la palla in modo da trovare il posizionamento più adatto.
- Concentrare sguardo ed attenzione unicamente sulla palla.
- Trovarsi sempre in una posizione d’equilibrio corporeo
- Arti inferiori decontratti con l’esecuzione di un pre-salto dell’arto portante che rilassa quello esecutore.
- Articolazioni e muscolatura rilassate al massimo al momento dello stop.
- Movimento iniziale opposto e contrario alla direzione della palla eseguito con molta sensibilità ed elasticità.
- Nel momento della ricezione palla ammortizzare l’impatto tramite un arretramento della superficie interessata.
4) CALCIARE la palla (PASSAGGIO e TIRO)
Calciare significa imprimere all’attrezzo palla una traiettoria con un relativo gradiente di forza utilizzando una superficie del piede. Si possono distinguere infatti, in base alla superficie di contatto, diversi modi di calciare: interno piede (piatto), interno collo, esterno collo, collo pieno e superfici meno utilizzate come il tacco e la punta.
In rapporto al pallone occorre considerare il punto di impatto suddividendo il pallone in due parti, una inferiore e una superiore:
- se il pallone viene colpito nella parte inferiore il calcio ha una traiettoria alta unitamente ad un effetto in avanti, cioè con una traiettoria frenante;
- se il pallone viene colpito nella parte superiore, al contrario, il calcio assume una traiettoria discendente e si produce un effetto in avanti. Oppure, se il calcio è rasoterra, il pallone tende a rotolare con effetto avanzante. Evidentemente, se il pallone viene colpito nel mezzo, assume una traiettoria radente e senza avere rotazioni rilevanti.
La palla può essere calciata in movimento o da ferma.
Rispetto alla palla in movimento si può calciare rasoterra, di controbalzo o al volo.
Rispetto alla palla ferma si può calciare rasoterra o con traiettoria aerea.
I due gesti tecnici del calciare sono il passaggio e il tiro.
Il passaggio o trasmissione della palla è il gesto specifico che rappresenta il mezzo di comunicazione fra due compagni di squadra. Affinché il passaggio possa essere eseguito con successo è indispensabile che il giocatore a cui è indirizzata la palla ricerchi, mediante spostamenti intenzionali, una posizione favorevole per la ricezione; il giocatore in possesso di palla a sua volta dovrà essere abile e tempestivo nel cogliere il momento più vantaggioso per effettuare la trasmissione della palla al compagno eludendo l’intervento dell’avversario. Con i piedi la superficie d’impatto migliore per eseguire un passaggio è l’interno piede (piatto).
Il tiro in porta rappresenta l’azione conclusiva delle varie strategie di gioco. Il tiro in porta può avvenire successivamente ad un’azione individuale di conduzione o dribbling, mediante passaggio di un compagno, dopo un’azione di controllo/ricezione, su azione di intercettamento. E’ possibile tirare in porta con qualsiasi parte del corpo prevista dal regolamento di gioco ma è fondamentale utilizzare l’interno piede (piatto) per i tiri di precisione, l’interno collo piede per i tiri sia con palla ferma che in movimento per imprimerle una traiettoria alta o a parabola e il collo piede pieno o la testa per colpire i palloni al volo o di rimbalzo provenienti da traiettoria aerea.
Elementi essenziali del calcio d’interno piede (piatto):
- Rincorsa rettilinea con passi brevi e radenti, l’ultimo passo è sempre radente ma più lungo (come una specie di piccolo balzo).
- Il piede portante deve essere posto lateralmente alla palla con la punta rivolta verso la direzione voluta del tiro.
- La gamba di appoggio è leggermente piegata prima del tiro e si distende immediatamente dopo.
- La gamba calciante compie un’ampia oscillazione prima e dopo il tiro.
- Il piede che calcia ha la punta rivolta verso l’esterno e leggermente alzata e, con la più ampia base possibile dell’interno piede, deve colpire la palla nel punto centrale.
- Arti superiori semiflessi, busto eretto e sguardo rivolto alla direzione del tiro.
- L’arto inferiore calciante nel momento dell’impatto del piede con la palla è semiflesso e le sue articolazioni (anca, ginocchio, caviglia) vengono irrigidite.
- Un piccolo saltello sulla gamba portante permetterà di anticipare l’appoggio.
Elementi essenziali del calcio d’interno collo piede:
- Rincorsa obliqua rispetto al pallone con passi brevi e l’ultimo passo più lungo.
- Il piede portante è in linea con la palla, o leggermente arretrato, con la punta rivolta in avanti verso la direzione del tiro.
- La gamba dell’arto portante è leggermente piegata.
- L’arto calciante deve effettuare un’oscillazione molto ampia, con una buona apertura portando il tallone vicino al gluteo.
- L’articolazione della caviglia del piede calciante va mantenuta rigida nel momento dell’impatto con la palla, con la punta del piede premente verso il basso.
- Il punto di impatto piede-palla deve avvenire nella metà inferiore del pallone.
- Dopo l’impatto con la palla l’arto inferiore prosegue il suo movimento nella direzione del calcio.
- Nel momento dell’impatto piede-palla il busto viene sbilanciato all’indietro.
- Gli arti superiori effettuano una oscillazione in senso contrario alla direzione del calcio.
5) COLPO DI TESTA
Rappresenta il fondamentale tecnico che indica l’abilità di utilizzare la testa nelle situazioni di gioco offensive o difensive. Si caratterizza nell’utilizzo di una specifica regione corporea che presenta sostanzialmente solo possibilità d’urto in rapporto al contatto con la palla. L’impatto testa-palla può essere utilizzato nel passaggio ad un compagno, nel tiro, nell’intercettamento, nel rinvio difensivo, molto difficilmente nello stop ed esclusivamente nel gioco aereo.
Il colpo di testa può essere sostanzialmente di tre tipologie:
- da fermo (con i piedi al suolo);
- in elevazione:
- con stacco da terra a due piedi;
- dopo una rincorsa più o meno lunga con stacco ad un solo piede;
3) in tuffo.
L’impatto con la palla avviene principalmente mediante la superficie frontale della testa, meno frequentemente con la superficie parietale.
A seconda delle esigenze di gioco, può avvenire imprimendo una traiettoria più diretta (parabola, tesa, schiacciata al suolo) o solo deviata.
Elementi essenziali del colpo di testa:
- Punto di impatto con la palla al centro della fronte.
- Il capo va mantenuto in posizione naturale, con contrazione dei muscoli del collo per favorire il movimento da dietro in avanti.
- Il corpo dalla posizione preparatoria di inarcamento all’indietro passa a quella di chiusura in avanti dopo aver colpito la palla.
- Gli arti inferiori, dalla posizione preparatoria di caricamento in semiflessione, nel momento dell’impatto fronte-palla si distendono energicamente proiettando il corpo contro la palla.
- Gli arti superiori sono flessi in fuori per dare equilibrio e protezione. Durante l’esecuzione del gesto tecnico effettuano un movimento verso avanti-alto per favorire l’elevazione, l’equilibrio e il caricamento.
- Terminare il movimento con una rapida flessione della testa.
- Mantenere sempre gli occhi aperti, anche nel momento del contatto con la palla.
- Andare incontro alla palla evitando di aspettarla.
Fonte: http://88.42.123.18/didattica/files/edfisica/3.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
IL LIBRO NEL PALLONE
Cosa leggere sul calcio
Una guida alla letteratura e alla storia del calcio
* I titoli sono elencati in ordine alfabetico per titolo : l’articolo iniziale è escluso dalla sequenza alfabetica
Narrativa
- Il calciatore / Marco Weiss. - Milano : Marcos y Marcos, 1990. - 93 p.
- Il calcio rubato : racconti italiani / Ulf Peter Hallberg - Milano : Iperborea, 2006. - 162 p
- I campioni / Gerd Kramer. - Milano : Baldini & Castoldi, 1965. - 502 p.
- Il centravanti è stato assassinato verso sera / Manuel Vázquez Montalbán - Milano : Feltrinelli, 1991. - 199 p.
- Colpo di testa / Paul Bakolo Ngoi. - Milano : Fabbri, 2003. - 113 p.
- Febbre a 90' / Nick Hornby - Parma : Guanda, 1997. - 244 p.
- Futbol :storie di calcio / Osvaldo Soriano. - Torino : Einaudi, 1998. - XIII, 214 p.
- Paco è il più forte di tutti / Enrico Brizzi. - Trieste : EL, 1997. - 62 p.
- La partita di calcio / Roberto Roversi . - Napoli : Pironti, 2001. - 131 p.
- Pensare con i piedi / Osvaldo Soriano . - Torino : Einaudi, 1995. - 216 p.
- La prima volta / Franco Bernini. - Torino : Einaudi, 2005. - 203 p.
- Tolleranza zero / Irvine Welsh - Parma : Guanda, 2001 - 294 p.
- Undici racconti sul calcio / Camilo José Cela . - Firenze : Passigli, 2000. - 90 p.
Il calcio : ieri e oggi
- Baggio vorrei che tu Cartesio e io... : il calcio spiegato a mia figlia / Mario Sconcerti. - Milano : Baldini & Castoldi, 1998. - 169 p.
- Il calcio : una storia mondiale / Alfred Wahl. - Torino : Electa/Gallimard, 1994. - 192 p.
- La leggenda dei mondiali e Il mestiere del calciatore / Gianni Brera. - Milano : Baldini & Castoldi, 1994. - 265 p.
- La medicina del calcio / Ignazio Caruso, Ernesto Alicicco - Roma : Newton Compton, 1990. - 399 p.
- Selvaggi e sentimentali : parole di calcio / Javier Marìas . - Torino : Einaudi, 2002. - 168 p.
- Splendori e miserie del gioco del calcio / Eduardo Galeano . - Milano : Sperling & Kupfer, [1997]. - 252 p.
- Storia critica del calcio italiano / Gianni Brera ; con un ricordo di Pilade Del Buono. - Milano : Baldini & Castoldi, 1998. -739 p.
- Storia del calcio in Italia / Antonio Ghirelli. - Torino : Einaudi, 1972. - 388 p.
- Storia (e storie) del calcio / di Gian Paolo Ormezzano . - Milano : Euroclub, 1979. - 232 p.
- Tra metodo e sistema : dal trionfo di Parigi alla tragedia di Superga : (1934-1950) / a cura di Bruno Perucca e Gianni Romeo. - Firenze : La casa dello sport, 1988. - 428 p.
- Tutto il calcio parola per parola / Gian Paolo Ormezzano. - Roma : Editori riuniti, 1997. - 245 p.
- La vita è un pallone rotondo / Vladimir Dimitrijevic . - Milano : Adelphi, 2000. - 146 p.
- La vita è una bomba! / Luigi Garlando ; illustrazioni di Marco Martis. - Casale M. : Piemme Junior, 2001. - 117 p.
Protagonisti
- Herrera e Moratti / Gianni Brera . - Arezzo : Limina, 1997. - X, 87 p.
- L'ultima parata di Moacyr Barbosa / Darwin Pastorin. - Milano : Mondadori, 2005. - 92 p.
- Osvaldo Soriano / Eduardo Montes-Bradley. - Milano : Sperling & Kupfer, 2001 - 164 p.
- Una porta nel cielo : un'autobiografia / Roberto Baggio - Arezzo : Limina, 2001. - X, 280 p.
Il calcio e la società
- Cose che succedono / Sandro Onofri . - Torino : Einaudi, 2002. - 228 p.
- I furiosi della domenica : viaggio al centro della violenza ultra / Bill Buford. - Milano : Longanesi, 1992. - 287 p.
- Il maschio irlandese in patria e all'estero / Joseph OConnor . - Parma : Guanda, 2003. - 215 p.
- Questa pazza fede : l'Italia raccontata attraverso il calcio / Tim Parks . - Torino : Einaudi, 2002. - 430 p.
- Storia sociale del calcio in Italia / Antonio Papa, Guido Panico. - Bologna : Il mulino, 2002. - 489 p.
- Violenza negli stadi / Fabrizio Borghini . - Firenze : L. Manzuoli, 1977. - 60 p.
Fonte: http://www.comunecervia.it/biblioteca/docs/Bibliografia%20sul%20calcio.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Tra passato e presente
La figura del tifoso è essenziale nel calcio, essa riflette lo stato d’animo della squadra e della città sportiva, attraverso le gioie, le delusioni e scoraggiamenti quando la squadra perde. In Italia si assiste ad un’ascesa che, dalla metà degli anni Cinquanta, prende anche forme fino allora sconosciute quali le sassaiole contro i pullman delle squadre avversarie e le aggressioni contro giornalisti e dirigenti presenti in tribuna. In questi episodi d’agitazione, si registrano atti e comportamenti che ritroveremo, con le dovute differenze, nel movimento ultrà: eppure, nonostante l’oggettiva gravità di molti episodi, la violenza legata al calcio non è ancora considerata un’emergenza sociale né è riservato al tifoso il ruolo di Folk devil, come avverrà con gli ultràs.
Il tifo riesce a placare le ansie di molte persone e di gruppi che s’incontrano ed interagiscono per affermare l’ammirazione per il campione, per la squadra, per la città intera, animata dalle stesse emozioni per i suoi nuovi gladiatori.
Diversamente da quel che avverrà dopo, le violenze che animano gli stadi d’Europa fino agli anni cinquanta sembrano raccordarsi soprattutto alla sfera comportamentale del gioco originario.
In Italia per esempio si comincia ad assistere, agli inizi del 900, ai primi casi d’agitazione calcistica: risse (Genoa - Andrea Doria, 1902), invasioni di campo (Juventus - Genoa, 1905) sassaiole contro l’arbitro e intervento dei carabinieri (Andrea Doria - Internazionale, 1912), incidenti fuori degli stadi (Milan – Andrea Doria, 1913; Lazio - Juventus e Internazionale - Casale, 1914), colpi di pistola tra tifosi (Spes Livorno – Pisa sporting club, 1914).
A differenziare il pubblico del calcio da quello d’altri sport contribuiscono particolari condizioni storiche o culturali (stampa, media), ma soprattutto la struttura formale e la particolare sequenzialità dei diversi giochi. Nel calcio il grado di fatalità delle singole azioni di gioco è più alto che in ogni altro sport di squadra.
La cultura delle curve e del tifo organizzato, ha inizio dalla metà degli anni ‘60. Prima di questo periodo, e vale a dire nei primi anni del dopoguerra, i tifosi seguivano la propria squadra, con spirito puramente sportivo.
La dizione "tifo organizzato", del resto, è fuorviante. Il tifo nel calcio, in qualche modo, è sempre stato "organizzato". Prima del 1968, infatti, già a Torino, in curva Maratona - quella del Toro - esisteva un gruppo ampio ma ben identificabile di tifosi, i Fedelissimi, che animavano la partita con cori, rumori e colori, e tutto quanto consentito dalla tecnologia dell'epoca; e così anche altrove, e qualcosa di simile anche prima, sempre.
Già agli inizi del Novecento, non solo giravano le pistole (già le pistole), ma anche, come scrive Brera nella “Storia critica”, " il calcio offre magnifici pretesti a faide collettive ricorrenti. Scendere sul campo di questa o di quella città significa essere pronti a qualsiasi conseguenza, non escluso il ricovero in ospedale". Esattamente come oggi
E' dall'inizio degli anni sessanta, che i tifosi di tutte le squadre hanno cominciato ad organizzarsi in club, a seguire sempre più numerosi la propria in trasferta, a promuovere ogni sorta d’iniziative, da quelle celebrative a quelle coreografiche.
Con l'esplosione del fenomeno calcistico in Italia nel secondo dopoguerra, i club organizzati dei tifosi si diffondono e si moltiplicano rapidamente. Negli anni '60 si formano le prime vere strutture associative di tifosi, denominate "centri di coordinamento". Nascono inoltre dei club che coagulano tifosi più accesi e attivamente organizzati, come i "Fedelissimi", dicitura mutuata da innumerevoli tifoserie.
La violenza pre-ultras non sembra ascrivibile solo alla voce intemperanze generate occasionalmente dall'andamento della partita, e naturalmente dall'arbitro. Gomme tagliate, agguati e sassi ai treni; si vada a rileggere i giornali, ci sono stati episodi che hanno caratterizzato tutta la storia del calcio italiano e, l’origine, molto probabilmente, sono da ricercare nel nostro spietato, cieco e viscerale campanilismo.
Dagli anni ‘50 ai giorni nostri si è passati da una violenza “passionale, ” legata al risultato sportivo e alle decisione arbitrali, ad una violenza che esula completamente dall’andamento dell’evento calcistico ed agisce indipendentemente da questo.
Quella che prima del 1968 non c'era, non era mai entrata negli stadi, è la dimensione antagonista, che emerge proprio quando nelle curve cominciano ad arrivare, quelli dell'antagonismo sociale e politico di piazza, soprattutto di quella parte della sinistra extraparlamentare e dei movimenti studenteschi che puntava ad una liberazione politica attraverso la vita quotidiana
Il tifo violento delle origini
Ma la nazione che in questo ambito precorre i tempi è anche la tessa alla quale si devono i natali del calcio o football, vale a dire l’inghilterra.
Episodi di violenza di intolleranza varia si registrano fin dal 1885. si tratta di comportamenti causati da risultati o da condotte arbitrali sfavorevoli, e che trovano appunto il loro bersaglio nei giudici di gara, ma non solo: iniziano a verificarsi anche scontri tra opposte tifoserie e tra queste e la polizia, che tenta di intervenire per sedare i disordini.
Se la violenza nel calcio ha delle radici, queste in Inghilterra appaiono fin dall’ inizio ben salde, e sembrano rinvenibili, pur con qualche distinzione da periodo a periodo,in una esasperazione dei valori patriarcali e maschilisti della low class britannica, il gruppo sociale maggiormente partecipe del fottball e del tifo ad esso collegato. Questa esasperazione sarebbe caratterizzata dall’aggressività turbolenta e dalla ricerca dello scontro fisico come motivo di eccitazione.
Forme di tifo in Italia: Firenze e Catania
A Firenze il primo grande impulso al tifo viola organizzato si ebbe con la nascita del centro coordinamento viola clubs nel settembre del 1965. Lo scopo era di costituire un organo adatto a coordinare l’attività e l’entusiasmo dei tifosi iscritti nei vari viola clubs. Aderirono subito al centro i primi viola club cittadini nati alla metà degli anni sessanta, quali il Settebello, in curva Fiesole, il Vieusseux, nato invece in curva ferrovia nel 1963 (uno dei più antichi viola clubs). In quei primi anni fu tutta una crescita esponenziale di adesioni, e presero vita anche i primi gemellaggi con le altre tifoserie, come quelle dell’Inter, della Sampdoria, del Torino e del Verona, di cui gli ultimi due reggono tuttora saldamente. Con la nascita del movimento ultras, lo scopo principale era quello di creare un unico grande gruppo in curva Fiesole (e per qualunque squadra). Gli ultras divennero l’espressione del tifo viola con i loro canti, i loro cori, i loro tamburi, i loro striscioni, e con la loro partecipazione in massa alle trasferte. Tuttavia se il movimento ultras ha sempre rappresentato in ogni città la parte più viva, calorosa ed efficace del tifo, né è stata anche l’espressione più violenta e più difficilmente incontrollabile. I suoi eccessi, manifestatisi il più delle volte al di là della volontà dei suoi stessi leader, hanno generato episodi violenti, guerriglie con le opposte tifoserie, scontri con le forze di polizia, talvolta anche a danno delle stesse società calcistiche che il movimento intendeva fiancheggiare.
A Catania negli anni ’50, ancora gli effetti della guerra si avvertivano nelle famiglie. Si riusciva a raccogliere quelle centinaia di lire per il biglietto in tribuna C. In quel periodo al Cibali andavano a piedi, perché l’andare a piedi allo stadio aveva un senso magico, si camminava a fianco dei tifosi più grandi e si ascoltavano i loro commenti, i pronostici, le eventuali formazioni che avrebbero schierato con relativi giudizi su questo o quel giocatore. Poi si arrivava al Cibali, l’attesa dei giocatori col sottofondo del “Forza Catania” nella voce di Luca Zambonelli.
Il ritorno a casa avveniva come l’andata, ma l’appuntamento era al bar del quartiere, e quando il Catania vinceva si andava in Via Etnea nella pasticceria di Savia dove i commenti diventavano veri e proprie tavole rotonde. Tutto questo era la domenica sportiva, che i catanesi vivevano in quel periodo fra gli anni ‘50 e ‘60. Una domenica più genuina di quella che si cominciò ad assistere dagli anni ‘80 in poi fino ad oggi.
Quando il Catania era impegnato fuori casa, l’appuntamento per i tifosi rossazzurri era in Via Montesano, una traversa di via Etnea, dove c’era allora la sede del club calcio Catania e alla fine della partita dal balcone veniva esposto un cartellone con il risultato, e in caso di vittoria, applausi, in caso invece di sconfitta, calava lo sconforto. Poi di nuovo da Savia per i commenti.
A differenza di quel periodo dove si attendeva sotto un balcone con ansia il risultato della propria squadra, oggi si preferisce la poltrona del salotto della propria casa e vedere la partita trasmessa da sky o dal digitale terrestre, anziché stare allo stadio, e si dimentica tutta l’atmosfera che circonda il prima, il durante e il dopo, di una partita di calcio.
Oggi assistiamo ormai ad una figura di tifoso violento, gli ultras nati alla fine degli anni ‘60 e i primi anni ‘70, che utilizzano lo stadio per esprimere la propria rabbia e commettere atti, che con il calcio non c’entrano nulla. Il pubblico che oggi affolla gli spalti, sembra identico nella sua composizione sociale a quello degli anni cinquanta, così come in massima parte è immutata la fenomenologia del tifo, anche del tifo violento, quando si manifesta. Ecco alcuni esempi: Lancio di oggetti in campo. Ferito il portiere sampdoriano (Napoli - Sampdoria del 15.2.1970, titolo del Corriere della sera); Alcuni tifosi aggrediscono l’allenatore del Cagliari all’uscita dallo stadio (Juventus - Cagliari del 15.3.1970, titolo del Corriere della sera). Nella stagione ’71-72 si elencano violente risse tra spettatori in occasione di Inter - Bologna, Juventus - Torino, Milan - Torino. È evidente che si è intrapreso un periodo di transizione, in cui convivono a fianco a fianco vecchie e nuove forme di violenza calcistica.
Alle più tradizionali forme di violenza calcistica del pubblico degli stadi, che Antonio Roversi definisce “intemperanze di spettatori” e che hanno come obiettivo principalmente i protagonisti del calcio giocato (arbitro, giocatori, allenatori) si accosta un nuovo tipo di violenza. È una violenza calcistica più feroce, in certi casi programmata, e che col tempo si sposta dai confini naturali dello stadio per spandersi prima nelle zone vicine e poi in zone più distanti. Anche se non sostituisce la violenza più tradizionale che continua a manifestarsi immutata nelle sue forme comuni fino ad oggi, è certamente una violenza più pericolosa, e che allontana, i veri sportivi.
Allora invece il tifo era famigliare, molti andavano allo stadio con le mogli e i figli, la domenica sportiva era un giorno di festa in cui l’italiano, dopo una settimana di lavoro in fabbrica assisteva ad uno spettacolo sportivo.
Il calcio in un certo senso univa gli italiani nonostante la distanza con la propria terra. Costretti ad emigrare al nord per lavorare, molti italiani meridionali attraverso il calcio, seguendo la squadra del proprio paese o regione, li faceva sentire anche per 90 minuti vicino casa.
La figura del tifoso non è più quella di una volta, ma una sola cosa accomuna il tifoso del passato con quello del presente: la passione per questo sport, l’amore a volte viscerale verso la propria squadra, capace di portarla in alto, quando vince, e di sprofondarla quando perde.
Il tifo passionale degli italiani, raggiunge a volte toni profondi e a volte esagerati. Ed è proprio quest’amore cieco verso la propria squadra che maschera i mali che il calcio italiano oggi vive; dallo scandalo del calcio scommesse, alla violenza degli stadi, ai conflitti d’interesse, il tifo calcistico rimane in ogni caso l’unica cosa “romantica”che oggi fa da cornice allo sport più popolare del nostro paese.
Fonte: http://files.splinder.com/0d01c8aac62dd296c78cdb647f6b3e7b.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Terminologia per ammonizioni ed espulsioni più comuni
Ammonizioni
- …per proteste.
- …perché simulava di aver subìto un fallo.
- …perché entrava su un avversario, per impossessarsi del pallone, in modo particolarmente pericoloso.
- …per aver intenzionalmente allontanato il pallone dal punto in cui si doveva battere un calcio di punizione, in segno di protesta (o per perdere tempo)
- …perché, uscito dal terreno di giuoco con (o senza) il mio permesso, vi rientrava senza il mio consenso.
- …perché trasgrediva ripetutamente le regole del giuoco, e nella fattispecie…(specificare)
- perché disturbava con grida e/o gesti il giuoco degli avversari o l’effettuazione di una ripresa del giuoco.
- …perché commetteva fallo di mano allo scopo di impedire una rete avversaria, pur senza riuscirvi.
- …perché interrompeva con fallo di mano un’importante azione avversaria.
- …perché cercava di eludere la norma sul retropassaggio al proprio portiere, alzandosi il pallone sul…(ginocchio,testa,petto) passandolo al portiere.
- …perché si metteva subito davanti al pallone, dopo un’interruzione di giuoco, impedendo la rapida ripresa del giuoco da parte degli avversari.
- …perché, in barriera, non si disponeva celermente alla distanza prescritta.
- …perché si muoveva anzitempo dalla barriera, impedendo la regolare esecuzione di un calcio di punizione avversario.
- …perché non si disponeva alla distanza prescritta durante una ripresa di giuoco.
- …perché allontanava il pallone dopo un’interruzione, per ritardare la ripresa da parte degli avversari.
- …perché tratteneva con sé il pallone, a giuoco interrotto, pre impedire agli avversari una rapida ripresa del giuoco.
- …perché sgambettava un avversario.
- …perché tratteneva un avversario per la maglia.
- …perché segnava una rete usando intenzionalmente la/le mano/i.
Espulsioni
- …perché fermava con le mani un tiro diretto in porta, sostituendosi al portiere, privando gli avversari di una rete.
- …perché portiere uscito dall’area di rigore, e agendo come ultimo difendente, interrompeva con la mano una chiara azione da rete avversaria.
- …perché portiere uscito dall’area di rigore, e agendo come ultimo difendente, sgambettava (tratteneva per la maglia,per un braccio…) un avversario, privandolo della evidente possibilità di segnare una rete.
- …perché da ultimo difendente sgambettava (tratteneva per la maglia,per un braccio…) un avversario, privandolo della evidente possibilità di segnare una rete.
- …perché da ultimo difendente fermava con le mani un’azione di giuoco, privando gli avversari di un’evidente possibilità di segnare una rete.
- …perché sputava ad un avversario colpendolo ( non colpendolo) alla’altezza del…(parte del corpo)
- …perché colpiva (tentava di colpire) intenzionalmente con un calcio (un pugno, uno schiaffo, una testata) un avversario.
- …per contegno provocatorio (specificare) verso i giuocatori avversari, gli assistenti dell’arbitro o il pubblico (locale/ospite)
- …per ingiurie o gesti osceni (specificare e descrivere) verso gli assistenti di gara o il pubblico (locale/ospite)
- …per ingiurie, gesti osceni, atteggiamento irriguardoso (specificare e descrivere,riportendo le frasi e/o i gesti del giuocatore espulso) verso l’arbitro e/o verso gli assistenti dell’arbitro.
- …perché reagiva ad una scorrettezza avversaria (descrivere quale) con un calcio (un pugno, uno schiaffo, una testata, una vistosa spinta…)
- …perché, già ammonito, persisteva nel praticare un giuoco falloso (o pericoloso o scorretto oppure disapprovava il mio operato).Ricordarsi che il nome del calciatore deve comparire anche nella lista delle ammonizioni!
- …per avermi preso per la giacca (per le braccia,ecc) oppure sballottato durante una protesta isolata o collettiva.In questo caso scrivere i motivi che hanno causato la protesta!
- …per essere venuti a reciproche vie di fatto (il primo per aver colpito con un pugno l’avversario, il secondo per aver reagito con un calcio, ecc…)
- …per aver lanciato un qualsiasi oggetto contro l’arbitro, gli assistenti dell’arbitro, gli avversari o qualunque altra persona.
Nota bene:
nei casi di espulsione, ricordarsi di specificare se:
- l’atto si è verificato a giuoco fermo o a giuoco in svolgimento;
- il punito ha prontamente ottemperato alla decisione oppure ha opposto resistenza ed è stato necessario l’intervento del capitano o dei dirigenti;
- il calciatore eventualmente colpito dall’espulso ha proseguito la gara oppure ha dovuto abbandonarla.In questo secondo caso se è stato sostituito oppure no perché la propria squadra aveva esaurito le sostituzioni e ha perciò dovuto proseguire la gara in inferiorità numerica.
In particolare, in caso di espulsione per
- spinta all’arbitro:
- indicare se è avvenuta con una o entrambe le mani;
- se leggera, forte o violenta;
- se vi ha fatto spostare ( e di quanti metri) o cadere;
- schiaffo, pugno o calcio all’arbitro:
- leggero o forte;
- parte colpita (al viso, al corpo,ecc.);
- se vi sono stati danni fisici;
- lancio del pallone, fango o altri oggetti verso l’arbitro:
- se con le mani o con i piedi;
- da quale distanza;
- se vi ha colpito o no;
- sputo all’arbitro:
- da quale distanza è partito;
- se vi ha colpito e dove vi ha colpito;
Fonte: http://www.aiapinerolo.it/wp-content/uploads/2010/10/Terminologia-per-ammonizioni-ed-espulsioni.doc
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STORIA DEL CALCIO
Il calcio era conosciuto sin dai tempi dei greci e giocato usando anche le mani. Nel mondo romano prese il nome di “harpastum” detto anche comunemente piede-palla. Conosciuto in tempi lontani, il calcio si praticava anche in Cina chiamato “tsu ciu” ovvero calcio palla.
Nel periodo rinascimentale fu praticato e giocato nelle piazze di Firenze (il cosiddetto calcio fiorentino). Oltre che a Firenze, testimonianze della pratica di questa disciplina si trovano anche a Bologna, Mantova, Urbino e Venezia, anche se ben presto verrà bandito da molte città perchè ritenuto eccessivamente pericoloso sia per i giocatori che per gli spettatori (il calcio fiorentino è molto simile al rugby ma molto più violento).
Con una fisionomia simile all'attuale, questo sport cominciò ad essere praticato in Inghilterra verso il 1700. In alcune istituzioni scolastiche infatti, si accese la discussione per alcune regole, la più importante delle quali era stabilire se la palla potesse essere toccata solo con i piedi o anche con le mani. Lo scontro portò a due diverse correnti:
- una, quella dell'Università di RUGBY, impose il suo regolamento mani e piedi e il contatto violento con l'avversario.
- Le altre, rinunciarono all'uso eccessivo della forza e lo battezzarono con il nome di foot (piede) ball (palla).
L'obiettivo del gioco e cioè la rete, per i primi prese il nome greco di meta mentre per i secondi ne adottarono la traduzione inglese ovvero goal.
A Cambridge (Inghilterra) nel 1846 nacque la prima squadra di calcio il “Cambridge football club” seguita da Harrow che in modo bizzarro, impose che tutti i giocatori indossassero guanti bianchi per impedire di toccare la palla con le mani.
In breve tempo sorsero altri club e ad ottobre del 1863, in una storica riunione, diedero vita alla Football Association (oggi FIFA) che ebbe il compito di preparare un regolamento che stabilisse misure del campo, peso della palla, numero di giocatori, tempo di gioco etc. etc. Rimaneva il problema dell'uso delle mani e fu deciso che, solo nella sua area, il portiere poteva usare piedi e mani per difendere la rete.
Alla fine del 1800 a Genova venne fondata la prima società italiana dal nome anglofilo GENOVA CRICKET and ATLETIC CLUB; poi a Torino, nacque la Federazione Italiana Gioco Calcio ovvero la FIGC.
Il primo CAMPIONATO di CALCIO ITALIANO ebbe luogo alla fine del 1.800; vi parteciparono 4 squadre, durò una sola giornata e fu vinto dal Genoa. Nel giro di poco tempo si aggiunsero altre squadre ed il calcio cominciò ad attirare molti interessi oltre che sportivi anche economici. Nacquero impianti sempre più grandi, iniziarono i primi ingaggi di allenatori a tempo pieno e la visione della partita da gratuita passò a pagamento.
Nel 1930 nacquero i primi Campionati del Mondo vinti dall'Uruguay ai danni dell'Argentina; l'Italia vinse l'edizione del 1934 e 1938 sotto la dittatura fascista. In seguito questi trionfi furono ripetuti in Spagna nel 1982 ed in Germania nel 2006.
fonte: http://www.comprensivopitigliano.it/SCIENZE%20MOTORIE/CALCIO%20cl.%202%5E.doc
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Regole del Gioco del Calcio
Introduzione
Il gioco de Calcio si svolge su un campo erboso di forma rettangolare da 90 a 110 metri e largo da 75 a 90. Al centro dei lati minori sono sistemate le due porte. Una partita di Calcio è divisa in due tempi della durata di 45 minuti ciascuno con un intervallo non superiore a 15 minuti. Il compito di ciascuna delle due squadre, composte da 11 giocatori, è tirare il pallone, di forma e peso regolamenti, nella porta avversaria, realizzando gol (o rete). Vince la squadra che alla fine della partita ha totalizzato il numero maggiore di gol. Pur essendo molto semplice nei suoi principi, il gioco del calcio si fonda su un sistema di regole e situazioni precise:
la punizione, il calcio di rigore, la rimessa laterale, il calcio d’angolo, la rimessa dal fondo, i falli, ammonizioni ed espulsioni e il fuorigioco.
Falli
Un giocatore che commette un’azione scorretta (fallo) contro un giocatore della squadra avversaria, provoca l’intervento dell’arbitro che assegna un calcio di punizione contro la sua squadra. Il gioco si ferma e il pallone viene posizionato nel punto in cui è stato commesso il fallo. I giocatori avversari non potranno avvicinarsi al pallone sino a quando non sarà stato battuto.
Rigore
Se il fallo viene commesso nell’area di rigore, nell’estremo tentativo di bloccare un attaccante, la punizione si trasforma in rigore. Il calcio di rigore è una sfida a due tra il portiere e il giocatore incaricato di batterlo. Il pallone viene posto sul dischetto di fronte alla porta alla distanza di 11 metri e, al fischio dell’arbitro, viene battuto. Nessun giocatore potrà avvicinarsi al pallone o entrare nell’area di rigore sino a quando non sarà stato battuto.
Ammonizioni
Un giocatore deve essere ammonito durante lo svolgimento della partita se trasgredisce ripetutamente le regole del gioco; si rende colpevole di una condotta scorretta; pronuncia frasi ingiuriose o volgari; ostruisce volontariamente la prosecuzione del gioco; se inveisce o protesta energicamente o ripetutamente verso l’arbitro.
Espulsione
Un calciatore deve essere espulso dal terreno di gioco se a giudizio dell’arbitro:
- si rende colpevole di condotta gravemente scorretta;
- si rende colpevole di condotta violenta;
- è passibile di una seconda ammonizione.
Se a giudizio dell’arbitro, un calciatore si dirige verso la porta avversaria con l’evidente opportunità di segnare una rete e ne viene intenzionalmente impedito con mezzi illeciti, cioè con un fallo punibile con un calcio di punizione diretto (o di rigore), il calciatore colpevole deve essere espulso per condotta gravemente scorretta.
Se a giudizio dell’arbitro un calciatore, ostruisce il tiro toccando intenzionalmente il pallone con una mano, deve essere espulso per condotta gravemente scorretta.
Un calciatore espulso viene squalificato.
Fuorigioco
La regola del fuorigioco prevede che tra un attaccante e la linea di porta ci debbano essere almeno due giocatori in difesa perché l’azione di gioco possa continuare. In caso contrario l’arbitro ferma il gioco e decreta una punizione favore della squadra che difende.
http://gold.bdp.it/datafiles/BDP-GOLD00000000001DCDCA/Regole%20del%20Gioco%20del%20Calcio.doc
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