Decadentismo

 


 

Decadentismo

 

Il Decadentismo Europeo

 

     Nella seconda metà dell’800 la borghesia subisce un processo di involuzione, quella borghesia che aveva animato i moti rivoluzionari per la creazione degli Stati nazionali, all’interno dei quali ai cittadini fossero assicurate le libertà costituzionali e le libertà dell’uomo.
Questo periodo storico va sotto il nome di Imperialismo ed è caratterizzato dalla volontà dei grandi Stati borghesi europei di assicurarsi vasti imperi coloniali, di allargare le loro zone di influenza nel mondo e di controllare l’economia mondiale, provocando le grandi guerre per una diversa divisione del mondo e per l’egemonia economica.
Con ciò la borghesia obbediva alle sue caratteristiche strutturali: ricerca del massimo profitto, culto della proprietà privata, difesa dell’egoismo a danno delle esigenze delle grandi masse di disederati.
Nell’età dell’Imperialismo vengono capovolti i grandi valori per l’affermazione dei quali la borghesia si era battuta nel corso del secolo ed aveva assunto una funzione rivoluzionaria e progressista.
I principi di libertà, di uguaglianza e di fratellanza finiscono in soffitto, si acuisce la lotta contro le organizzazioni operaie, aumenta la corsa verso lo sfruttamento degli uomini bianchi sui neri, si allargano le distanze tra i nuovi detentori della ricchezza e le classi lavoratrici, costrette a vivere nella miseria, nell’arretratezza, legati alle macchine come i servi della gleba lo erano alla terra. Il protezionismo distrugge le piccole imprese ed assicura ai grandi monopoli guadagni elevati a danno dei lavoratori e delle comunità. La cultura ufficiale esalta la forza, la violenza, il mito del superuomo e l’esasperato nazionalismo, causa di conflitti disastrosi o di contrasti insanabili.
Il periodo dell’Imperialismo coincide con quello della rivoluzione industriale che determina gli scompensi economici, l’insofferenza della massa al mito del macchinismo, l’annullamento dell’uomo di fronte alla macchina, il capovolgimento del rapporto campagna-città, con la conseguenza della nascita dei grandi agglomerati e la scomparsa dei sani rapporti sociali.
In questo ambiente gli intellettuali si sentono condannati alla solitudine e all’incomunicabilità, essendo venuti meno gli ideali della società ottocentesca e difficili i rapporti con la classe dirigente.
Con la voce Decadentismo si suole indicare la letteratura europea sorta nel nuovo clima  spirituale al tramonto del Realismo. Come di ogni epoca della storia umana, anche per il Decadentismo non si può indicare una precisa data di nascita; possiamo soltanto registrare che nella seconda metà dell’800, dopo il 1848 (anno delle rivoluzioni e delle grandi speranze), emergono con frequenza atteggiamenti e manifestazioni culturali di contestazione nei confronti del recente passato e del presente e di spinta verso il nuovo.
Nel 1861, in Francia, Baudelaire seppe cogliere i messaggi di codesti innovatori nella sua famosa raccolta di poesia “Les fleurs du mal”, l’ultimo grande libro romantico, il primo grande libro decadente, ed è riconosciuto come il padre del Decadentismo.
Da lui ebbero vigore e spinta i poeti “maledetti” (Mallarmé, Rimbaud e Valery) che gettarono i fondamenti di una poetica decadente o simbolista, destinata ad essere il legame di tutte le poetiche dei vari artisti decadenti sparsi nel mondo.
Il fenomeno del Decadentismo s’è manifestato in tutta l’Europa, anche se ha avuto in Francia il suo centro di diffusione con i poeti maledetti, e non soltanto nel campo letterario, ma altrettanto nella filosofia (Schopenhauer e Nietzche) nella scienza (Freud) e nella musica (Wagner).
Sul piano della ricostruzione dei fatti bisogna riportarsi alla Parigi irrequieta e scontenta degli anni ottanta, dopo la caduta del secondo impero napoleonico e le convulsioni della Comune; sul piano storico possiamo dire che il Decadentismo rappresenta una crisi dovuta al vuoto spirituale venutosi a creare in Europa nella seconda metà dell’Ottocento. La voce dei decadenti fu la coraggiosa denuncia della crisi, la dolorosa scoperta della solitudine dell’uomo e della sua incomunicabilità.
Il carattere più importante della nuova epoca si suole additare nella scoperta del Subcosciente, cioè di una regione dello spirito umano prima ignota, e della cui misteriosa vita si vogliono ora ascoltare le voci vaghe, profonde e complesse.
Altri aspetti caratterizzanti sono la coscienza della rottura tra nuova arte e la precedente, l’atteggiamento anticonformista, l’esasperazione dell’individualismo, il culto della violenza, l’evasione della società, la sfiducia nella scienza e nella ragione, il rifiuto delle tecniche letterarie logiche, il distacco degli intellettuali dalla classe dirigente e dalle forze proletarie.
La letteratura sorta in questa complicata e raffinata atmosfera spirituale non ricorre più alle tradizionali vie dell’espressione. Anzitutto il poeta non mira a rivolgersi agli altri, quanto a rivelare a se stesso il fondo misterioso della sua anima, che non può essere espresso con le parole usate, ma piuttosto con folgorazioni, voci suggestive, cadenze e ritmi. La sua poesia è messaggio che egli accoglie dall’invisibile e che può essere inteso solo da quelli che hanno sperimentato in sé espressioni simili. Egli non è più un vate, bensì un veggente. Nasce così una poesia ricca di simboli, ossia il Simbolismo. Comunque possiamo dire che la letteratura del Novecento presenta aspetti assai complessi e spesso contraddittori.
La sua poesia riconduce l’arte in una sfera di iniziati e rinnova la separazione che già esisteva nel Rinascimento tra creazione artistica e popolo, tra esseri superiori ed il resto della società umana.
Come già affermato il Simbolismo è l’espressione più autentica del Decadentismo, è il legame di tutte le poetiche dei vari artisti decadenti sparsi nel mondo. Al di sopra e al di fuori dei molteplici tentativi, delle diverse tendenze, dei vari esperimenti, l’espressione per simboli resta la matrice a cui riferirsi. La rivista “Le Simboliste” di Moréas segna la presa di coscienza di una nuova poetica.
Già Baudelaire in un suo famoso sonetto rappresentava la natura come “foresta di simboli dove l’uomo incontra sguardi familiari”. Ma il teorico del Simbolismo rimane Verlaine con la sua “Art poétique” nella quale asserisce che la natura della poesia è la musica. Se Verlaine fu il poeta della musicalità, Mallarmé fu il poeta dell’analogia.
Compito del poeta, quindi, è cogliere la musica della natura, captare le analogie che sfuggono alla razionalità, ma non alla sensibilità dell’artista, Rimbaud, il più satanico dei poeti maledetti, fu il poeta della poesia-rivelazione, della poesia-visione. Egli è il primo poeta veggente che riesce ad aprire le porte del mistero. Anche Valery non sfugge agli influssi del Simbolismo e, quale teorico del linguaggio, sarà il maestro degli Ermetici.
Il Simbolismo influenzò tutta la poesia europea sino alla prima guerra mondiale e fu preceduto in Francia dal movimento parnassiano (l’arte per l’arte) ed in Inghilterra dal movimento preraffaellita, che prendeva a modello l’arte italiana prima di Raffaello e, nella letteratura, i poeti del “Dolce Stil novo”.
La rappresentazione del valore simbolico della realtà comporta una particolare cura della parola poetica, allusiva e plurivalente, arricchita da elementi musicali e pittorici. I Simbolisti sono rivoluzionari sia riguardo alla forma, sia riguardo al contenuto; ad un contenuto  nuovo corrisponde una forma nuova. Nella nuova forma le parole non debbono servire a fare un discorso logico o a delineare con chiarezza un oggetto, ma a suggerire le risonanze indefinite ed a creare un’atmosfera di mistero e di aspettazione. L’artista, perciò, più che al valore semantico-lessicale della parola deve stare attento al suo valore analogico, fonico o cromatico, con cui può rendere la realtà sfuggente che ci circonda. Pertanto, nella lettura di una poesia simbolista, non si può pretendere di trovarvi un discorso logico, ma si troveranno suggerimenti analogici e impalpabili, sottintesi.
L’analogia, così, è la grande scoperta, è lo strumento tecnico più usato dai Simbolisti. La poesia decadente rifiuta il ritmo fisso della metrica, gli schemi prestabiliti delle strofe, la rima tradizionale e quant’altro sappia di statico e di convenzionale. Si parla di “vers libres”(versi liberi), in cui l’assonanza sostituisce la rima, la quale, se conservata, è collocata in qualsiasi posizione con funzione puramente musicale. Anche la struttura portante (intreccio, narrazione, argomento da svolgere, ecc.) è eliminata, resta un agglomerato di pure sensazioni accostate per analogia.
Nel nuovo contenuto la scelta dei tipi umani è legata a preferenze precise: personaggi psicologicamente complessi e complicati, raffinatissimi e corrotti, eccezionali per sensibilità e per perversione, praticanti relazioni sessuali contro la legge morale comune (incesti, omosessualità) unioni repellenti con esseri malati e deformi, tratti anch’essi dagli ambienti raffinati e corrotti, dalle borgate periferiche, dai quartieri malfamati e dai bassifondi.
A conclusione riportiamo un giudizio del Binni sulle poetiche classiche, romantiche e decadenti: “ La poetica classica vuole il trionfo di serenità su sentimento, quella romantica vive di slanci e affermazioni intense di personalità, quella decadente costituisce una pura atmosfera musicale che porta l’eco di un nuovo e misterioso mondo ignoto agli antichi.”

 

L'albatro
Spesso, per divertirsi, gli uomini d'equipaggio
      Catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
      Che seguono, indolenti compagni di vïaggio,
      Il vascello che va sopra gli abissi amari.

5    E li hanno appena posti sul ponte della nave
      Che, inetti e vergognosi, questi re dell'azzurro
      Pietosamente calano le grandi ali bianche,
      Come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.

      Com'è goffo e maldestro, l'alato viaggiatore!
10  Lui, prima così bello, com'è comico e brutto!
      Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
      L'altro, arrancando, mima l'infermo che volava!

      Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
      Che sta nella tempesta e ride dell'arciere;
15  Ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
      Per le ali di gigante non riesce a camminare.

      [da I fiori del male] Charles Baudelaire

  


 
 
Charles Baudelaire

 

commento - La similitudine tra il poeta e l’albatro è molto cara a Baudelaire, che in clima simbolista, prende l’uccello come segno velato della vicenda del poeta, principe dell’aria ma esiliato sulla terra dove non è compreso nella sua verità.
Lo stesso per l’albatro, maestoso in volo e capace di seguire le scie delle navi, ora divenuto scherno della stupidità dei marinai, che sembrano godere nel
ridicolizzare la sua grandezza.

Prof. A.  Amato

Fonte: http://www.liceoodierna.it/default,htm/LETTERATURA%20ITALIANA/Decadentismo%20Europeo.doc

 

  IL  DECADENTISMO IN FRANCIA


Sarà opportuno per comprendere bene il D. rivolgere l’attenzione a quanto succede in questo periodo in Francia,sia perché l’attrazione in Italia verso la cultura francese continua anche dopo il positivismo,sia perché la poesia francese degli ultimi due decenni dell’ottocento deve essere considerata un momento fondamentale della lirica moderna. Però non si possono conoscere poeti come RIMBAUD, VERLAINE, MALLARME’ senza conoscere BEAUDELAIRE considerato da loro un riferimento, un maestro.

BEAUDELAIRE nato nel 1821 trascorre quasi tutta la sua vita a Parigi cercando di realizzare un’esistenza dedita al culto dell’arte e della bellezza; conduce una vita disordinata che lo porta all’uso di hascish ed oppio. Nel 1857 scrive “I fiori del male”, nel 1867 muore.
Della vita disordinata tende ad esprimere nella sua poesia le continue cadute dell’uomo,i suoi continui tentativi a rialzarsi,la sublimità e le bassezze della vita umana,la continua altalena tra il DISGUSTO DI SE’, la NOIA e dall’altro lato gli IDEALI,le ALTE ASPIRAZIONI. Questo conflitto e l’ ambivalenza emotiva sono presenti nei versi per la sua donna vista come “angelo pieno di luce e di gioia” e come “vampiro”demoniaco al quale lui si prostra e umilia come ebbro alla bottiglia e vermi alla carogna. Alla base di questi vari atteggiamenti c’è la coscienza di “esiliato”, “angelo caduto”, estraneo al mondo in cui vive (ALBATRO)
Tale coscienza di diversità ed estraneità approda ad un senso di stanchezza e disgusto (SLEEN) cui subentra un atteggiamento di rivolta per poi tornare alla noia. Di fronte ai valori persi che lo fanno sentire un esiliato (religione, amore materno,infanzia,integrità morale)cerca altri paradisi che diano l’oblio,che sostituiscano quelli (aspirazione all’arte e alla bellezza,droga o tutto ciò che permetta di abbandonarsi a nuove sensazioni di colori,musiche,profumi).
Un mondo interiore così intenso non si può definire con nettezza,da ciò una poesia ricca di NUANCES (sfumature,suggestioni che dà una parola che sa suggerire più che definire); prova enorme fascino per la musica (Wagner) e valorizza i cinque sensi intersecandoli, per cui spesso un suono può evocare un colore o un profumo, suggerire un paesaggio; CORRISPONDENCE: tutto l’universo è un magazzino di segni, di immagini cui l’immaginazione dà un posto, un valore relativi;compito del poeta è orientarsi in questa foresta di simboli, per scoprire l’essenza il senso nascosto. Era un invito a disprezzare le apparenze sensibili e il principio dell’imitazione della natura per servirsi delle parole liberamente,associandole alle immagini non secondo la logica,ma secondo l’analogia,la risonanza psicologica.
Beaudelaire, però, vuole una poesia che non sia arbitraria e informe, ma sia dominio sulle impressioni e sull’informe; da qui la sua duplice influenza su due diversi orientamenti o filoni della lirica moderna:1) poeti-veggenti ( da Rimbaud ai surrealisti) 2)poeti-artisti che sono per un illimitato rigore formale ( da Mallarmèe a Valery ).

 

VERLAINE (1844-96 )Condusse vita sregolata,con alternanza di disordinatezza e regolarità;ebbe un ambiguo legame con Rimbaud e,in un momento di ira e gelosia, lo ferì per cui finì in carcere dove riscoprì la fede cattolica; poi riapparvero gli antichi vizi.
Iniziò come poeta PARNASSIANO (poesia di classico equilibrio, accademica, precisa ) ma subito si lasciò attrarre dal modello di Beaudelaire;in lui però, c’è più  languore, più malinconia, i toni sono più tenui, crepuscolari.
Gusto per l’indefinito, per le sfumature così come dice in Ars poetique i cui caposaldi sono: 1)            esigenza della musicalità necessaria per realizzare quell’invito al sogno che è l’obiettivo del poeta; 2)rifiuto della RIMA che è costrizione e freno al poeta che la sostituirà con l’ASSONANZA; 3) rifiuto dell’eloquenza; 4) compito del poeta non è quello di descriverla realtà visibile, ma cogliere l’essenza,la realtà invisibile nelle cose.
Questi canoni verranno tradotti in tutte le sue opere che segnano il fondamento di tanta poesia           del Novecento,soprattutto per la spiccata musicalità, per l’inconfondibile tono di malinconia che     nasce dalla rievocazione di paesaggi grigi e spenti,per la stanchezza sensuale, il  “languore” e il senso di decadenza che esprime nel sonetto LANGUORE che diventa il manifesto del poeta decadente stesso (“sono l’impero alla fine della decadenza) e da cui deriverà  un filone di poesia elegiaco ed intimistico ( vedi “Poema Paradisiaco” di D’Annunzio o le poesie crepuscolari ).

 

RIMBAUD (1854- 91) Ha tutte le caratteristiche del poeta maledetto. Proveniente da famiglia agiata, educato al “decoro”, si dà all’ alcool, alla droga, alla vita omosessuale. Gira e fa diversi lavori , dal maestro allo scaricatore di porto. Infine giunge in Africa dove prende un’infezione e muore a 37 anni.
La sua poesia realizza ciò che Verlaine aveva formulato teoricamente: da lui la poesia riparte da zero, è lui il fondatore della nuova poesia , e a lui si rifanno i poeti del 900, dai simbolisti ai surrealisti.

Tra il 70 e il 71 compone poesie di polemica contro la società, il conformismo, la falsità borghese ma in forma nuova, insistendo sull’esaltazione dei tipi più loschi, più meschini quasi a voler istintivamente celebrare, ribellandosi, quegli elementi e quei tipi che sua madre aveva esecrato.

Nel 1871 scrive “Il battello ebbro”:un battello che,perduti tutti i marinai,va in balia delle acque,assistendo agli spettacoli più strani ed ignoti dell’esperienza umana. Soprattutto “La lettera del veggente” dà voce alla stessa ribellione verso una società perbene, un mondo borghese basato su certezze,buonsenso e ottusa insistenza sull’esperienza sensoriale normale ed equilibrata.
NOVITA’:1)Narrazioni e descrizioni prive di legami logici e cronologici,visione allucinatoria Della mente;2) La parola non ha più ruolo di comunicazione ma di evocazione,si dilata nelle sue possibilità di suggestione,nel gioco di analogie,nelle associazioni di immagini.

MALLARMEE .Poeta maledetto e caposcuola; i suoi martedì divennero il più prestigioso cenacolo letterario del tempo. Porta alle ultime conseguenze il processo di smaterializzazione della poesia,iniziato da Beaudelaire e passato per Verlaine e Rimbaud.Realizza la fuga dalla realtà visibile e conoscibile come la intendeva Zola,per arrivare alla conoscenza di una realtà più profonda,all’essenza delle cose,per vedere ciò che gli altri non vedono,che i rapporti logici e fenomenici nascondono. Il poeta è il solo capace di captare questa realtà misteriosa e deve farla conoscere agli altri .
COME?
1- non fare come i parnassiani  che definiscono l’oggetto: scoprirlo a poco a poco, evocarlo da godimento all’ arte e alla fantasia.
2- trovare la PAROLA ASSOLUTA, dalle incrostazioni , dai detriti della comunicazione, inaccessibile, ermetica, piena di misteri .Il mistero ha fascino. Ogni religione ha i suoi arcani, anche l’arte che è la più alta delle creazioni.
3-Ricoprire il potere magico delle parole che crea la realtà,commuove, scuote.(Io dico ”un fiore”e magicamente si leva l’idea stessa ,soave,l’essenza di tutti i fasci di fiori !)
4-RICORRERE AL SIMBOLO non inteso come dato logico,convenzionale (come la div. Commedia) ma scelto dal poeta per esprimere qualcosa che è nella sua intenzione. Sono simboli oggettivi di cui è quasi impossibile coglierei nessi  (fondamento per l’ermetismo).
Con M. giunge alle estreme conseguenze quel processo di svalutazione dei moduli tradizionali iniziato da Beaudelaire, l’ampliamento del poetabile che non si limita più alla realtà ma accoglie corrispondenze tra le cose, dilata il potere della parola che, alla componente musicale voluta dal Verlaine, aggiunge quella analogica di Rimbaud, per acquistare un potere magico,creatore di realtà con Mallarmè.

 

Fonte: http://www.istitutomontani.it/appunti/8/DECADENTISMO.doc

 

Simbolismo e Decadentismo

Il Simbolismo nasce in Francia, dove si afferma soprattutto in poesia fra 1876 e il 1890; la data di inizio del Simbolismo (’76) è segnata dalla pubblicazione di Mallarmè “Pomeriggio di un fauno”. Il Simbolismo rifiuta le pretese scientifiche, oggettive, razionali del positivismo. Nel quindicennio 1890-1905 il Simbolismo confluisce nel Decadentismo: il primo è un movimento poetico, mentre il secondo è un movimento strettamente letterario alla nascita (oggi è considerato un movimento culturale-artistico). Il Decadentismo ha come manifesto il romanzo di Huysmans “Controcorrente” in Francia, mentre in Italia si diffonde solo a partire da “Il piacere” di d’Annunzio del 1889 e da Myricae di Pascoli (1891). Il termine decadentismo nasce con una concezione negativa, come un’idea di decadenza del Romanticismo e della civiltà positivista. I componenti fondamentali del decadentismo sono l’estetismo (il culto della bellezza e dell’arte) e l’irrazionalismo, infatti ripudiano il positivismo e il Naturalismo.
La figura dell’artista
In questo periodo abbiamo la perdita dell’”aura”, ossia la perdita di sacralità subita dalle opere d’arte, e la perdita dell’aureola, cioè l’analoga perdita di sacralità subita dalla figura dell’artista. Baudelaire descrive questo evento in un apologo allegorico, dove paragona la figura del poeta a quella prostituto: come la prostituta, il poeta vende ciò che non dovrebbe essere venduto (l’arte). L’artista, infatti, per vendersi sul mercato deve “esibirsi” e soddisfare le esigenze del pubblico. L’artista non è più centrale nella società, ma diventa un emarginato, un diverso (appunto come la prostituta)à Poeta maledetto
In Italia abbiamo gli Scapigliati, nati a Milano dopo l’Unità; il termine scapigliatura indica una vita irregolare, scapestrata; la figura del poeta viene vista come improduttiva e inutile per la società.
Poeta Vate= il poeta è visto come profeta (interprete della poesia e della vita)
Il dandy e il poeta-vate
In Francia la crisi del ruolo dell’artista soprattutto con Buadelaire;a differenza del poeta-vate francese, Victor Hugo, non ebbe un ruolo pubblico e civile, ma volle essere trasgressivo (uso droghe, amore donna mulatta).Baudelaire è un cultore del bello o dandy o esteta; l’arte viene vissuta come una religione. In Italia il dandismo penetrò con gli Scapigliati, ma a prevalere nello stesso periodo fu Carducci, che interpretò il ruolo di poeta-vate italiano. I poeta-vate come Hugo e Carducci sono poeti, che vogliono guidare la nazione in nome di forti ideali, mentre in d’Annunzio l’unione fra dandismo e poeta-vate sfocia nel divinismo (atteggiamento da divo per vendere le sue opere).
I generi letterali e il pubblico
Nella seconda metà dell’ottocento il romanzo diventa il genere dominante e anche gli altri generi vengono romanzizzati: in Italia Pascoli nella sua poesia simbolista rappresenta gli stessi oggetti e situazioni campagnole del romanzo verista; in Francia Baudelaire pone al centro della sua poesia la vita cittadina.
A differenza del romanzo, sia Pascoli che Baudelaire usano un linguaggio raro, ricercato e non parlato e di uso comune, che cerca la conquista di un pubblico medio, ma si rivolge a un pubblico di intellettuali.

La Poesia

La poesia moderna nasce in Europa dopo il 1848, grazie all’opera di Baudelaire “I fiori del male”. In Italia la situazione è caratterizzata da un notevole ritardo rispetto al resto d’Europa, influenzata dal poeta-vate Carducci. Dopo l’Unità si affermò la Scapigliatura; i temi principali di questo movimento poetico sono quelli ripresi da Baudelaire (macabro,trasgressione). I poeti più importanti della scapigliatura furono Emilio Praga e Arrigo Boito: il primo è sia pittore che poeta, mentre Boito è anche un musicista.
La poesia in Francia – I fiori del male
La raccolta poetica intitolata I fiori del male uscì nel 1857 e comprendeva 100 poesie divise in cinque sezioni. Il libro sucitò subito scalpore e fu censurato; dopo la sentenza, Baudelaire pubblicò una nuova edizione nel 1861. Il titolo rappresenta l’associazione della poesia al male; infatti il fiore, che tradizionalmente è associato alla purezza e alla bellezza, viene considerato il veicolo del male. Il libro è suddiviso in 6 sezioni:
1-Spleen e Ideale: la prima sezione Spleen e Ideale è la più vasta e parla del ruolo del poeta e del suo rapporto con il pubblico. Spleen è una parola inglese intraducibile, che possiamo definire: stato d’animo malinconico e uggioso.
2-Quadri Parigini: la seconda sezione vede come protagonista il poeta in un contesto cittadino come Parigi; a differenza della prima sezione, ad essere in evidenza è l’ambiente che circonda il poeta.
3-le sezioni successive (il vino, i Fiori del male, la rivolta, la morte) affermano l’impossibilità e il fallimento della fuga in paesi esotici, l’ebrezza del vino, l’erotismo, fino ad arrivare alla morte. Con I fiori del male Baudelaire fonda due grandi movimenti poetici: il Simbolismo e la poesia Allegorica, dove si procede per allegorie. Dopo lo scalpore iniziale, l’opera riscosse un discreto successo; fu l’ultimo libro con una diffusione di massa.
Gli eredi di Baudelaire: Verlaine, Rimbaud, Mallarmè
Verlaine è il primo dei cosidetti poeti maledetti. La sua vita, segnata dall’amore per Rimbaud, è sempre dominata dalla malinconia, alternando la saggezza alla sregolatezza (parole chiave poesia). Il tema predominante della poesia di Verlaine è appunto la malinconia; nel 1884 fu Verlaine a riunire Rimbaud, Mallarmè e lui stesso sotto l’etichetta di Poeti maledetti, titolo di una sua antologia. In romanze senza parole Verlaine fa vedere gli elementi della poesia simbolista: la rinuncia alla razionalità, la valorizzazione del valore evocativo e fonosimbolico della parola e la tendenza alla musicalità, teorizzata nella poesia “Arte poetica” del 1874, dove propone di fare “anzitutto musica”.
Rimbaud a 17 anni aveva già scritto molte poesie, tra cui “Lettera del veggente”, dove abbiamo il ritratto della sua poetica: le sue liriche sono incomprensibili; egli concepisce la poesia non come una rappresentazione della realtà, ma come capacità di creare, attraverso la forma evocativa della parola, una realtà superiore. Lo sregolamento di tutti i sensi permette al poeta di arrivare nella parte oscura e ignota dell’uomo, che coincide con l’inconscio. Solo approfondendo questa parte segreta sarà possibile “scendere al fondo dell’ignoto” e trovare la realtà superiore.
Mallarmè, invece, considera la poesia come l’assoluto, comparandola quasi a una religione. Lui fa uso del verso libero e scalare, dei bianchi tipografici e dell’interlinea, rivoluzionando visivamente la poesia. L’opera più importante è Il pomeriggio di un fauno.
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Poesie di questi autori
Charles Baudelaire – L’albatro – I fiori del male
In questa poesia il poeta è comparato (c’è nell’ultima strofa una similitudine) a un’albatro, un uccello marino, che in volo è ammirato da tutti per la sua maestosità, mentre a terra è deriso dai marinai (rappresentano i lettori) per la sua camminata goffa, che rappresenta la perdita dell’aureola del poeta.
Charles Baudelaire – A una passante
È un componimento della sezione Quadri Parigini, dove il poeta racconta in prima persona l’incontro fulminio con una donna sconosciuta a Parigi. Baudelaire riflette nel sonetto sull’incontro con la donna, che sensualmente lo aveva attratto: molto probabilmente non la rivedrà più. Quindi questo sonetto mette in evidenza un discorso allegorico: la vita moderna, con la sua freneticità, porta alla perdita di numerose occasioni (non ci sono simboli, ma una sola allegoria).
Charles Baudelaire – Corrispondenze – I fiori del male
Potremmo defini questo sonetto il manifesto poetico del Simbolismo. Nella prima quartina il poeta vede la natura come un tempio, un luogo scaro e pieno di misteri (“foreste di simboli”), che hanno un significato nascosto. Nella seconda quartina viene trattato il significato del titolo: tutto ciò che esiste in natura( profumi, colori e suoni) è legato da corrispondenze. Nelle terzine successive viene impiegata frequentemente la sinestesia, ossia l’accostamento di parole con campi sensoriali diversi. (esempio: “Profumi Freschi”)
Charles Baudelaire – Spleen
Nella poesia il poeta cerca di descrivere lo Spleen. Nella prima parte viene descritta la fase del pianto; la seconda parte, segnata da una pausa grafica, rappresenta la fase di depressione, cioè la fase dove anche l’ultima speranza è andata perduta.
Paul Verlaine – Arte poetica
Rappresenta il manifesto poetico decadente. Nella prima quartina mette la musica prima di tutto; quello che non è musica è letteratura. Il verso deve essere libero; il lessico non deve essere preciso, ma sfumato. Nella terzsa strofa ci sono degli esempi, mentre nella quinta critica i poeti che utilizzano l’arguzia e quelli che vogliono far ridere o piangere. Non bisogna fare la rima, poichè ne risente la musicalità ed è un limite per il verso. La poesia finisce con “E’ tutto il resto è letteratura”, dando così un giudizio negativo alla poesia precedente e a coloro che non rispetteranno le regole di questo manifesto poetico.
Arthur Rimbaud – Le vocali
In questo sonetto Rimbaud immagina un colore per ogni vocale, alla quale corrisponde un senso superiore.
A = nera = come una mosca e le conche ombrose;E = bianca = lance splendenti; baldacchini mossi dal vento; I = rossa = sangue e violenza; U = verde = movimenti lenti del mare; pascoli;    
O = blu = la tromba che verrà suonata nell’Apocalisse; l’Omega (ultima lettera alfabeto greco);la morte.

 

Fonte: http://riassuntibuse.altervista.org/Simbolismo%20e%20Decadentismo.doc

 

DECADENTISMO

Con il termine Decadentismo si va ad identificare una nuova corrente letteraria nata in Francia e sviluppatasi in Europa tra la fine dell’800 e gli inizi del 900.
La parola “Decadentismo” nasce con l’eccezione negativa di decadente, aggettivo con il quale gli storici dell’epoca evidenziano quella profonda fase di declino letterario e sociale di quel tempo.
Quest’ aggettivo, ben presto, diede nome ad un giornale francese “Le Décadent” fondato nel 1886.
Molte furono le opere pubblicate su di essa, ma l’opera che fece più scalpore fu pubblicata su di un altro periodico parigino “Le Chat Noir” in cui Paul Verlaine pubblicò il suo sonetto LANGUEUR dove vi sono concentrati i principi generali di questo movimento.

Il poeta si impersonifica nell’apice del disfacimento dell’impero.
Nell’opera, la tematica decadente viene sviluppata in quattro punti importanti:

  • La forte passività: il poeta non giudica il momento storico, ma ne rimane passivo, infatti il sonetto è ricco di aspetti formali, ma povero di contenuto in quanto il poeta può solo comporre versi fini a sé stessi , senza enunciare principi morali e sociali;
  • La poesia come espressione di un languore profondo: un sentimento vago che unisce tedio, noia, angoscia, ma nello stesso tempo slancio vitale;
  • L’isolamento del poeta: egli si distacca da tutto e vive all’interno di esso un’apocalisse culturale interiore, in quanto tutto si sta disgregando e questo degrado non si può fermare;
  • La sensazione della fine: il poeta sente la fine vicina e capisce che non si può più tornare indietro, come un presentimento che da lì a poco ci sarebbe stato lo scoppio della prima guerra mondiale e spinge gli altri a vivere in modo intenso la vita.

Il sorgere della sensibilità decadente è anzitutto da mettere in relazione con il progressivo deteriorarsi del Positivismo a causa della scoperta dei limiti della scienza ad opera di nuovi filosofi, scienziati e matematici che tolsero alla scienza la pretesa di considerare assolute le sue conoscenze.
L’arte non intende più essere la rappresentazione della realtà vera o verosimile, ma costiruisce il tentativo di cogliere la realtà misteriosa ed enigmatica.
L’anima decadente è perciò protesa verso il mistero, l’inconoscibile. Ogni forma visibile non è che il simbolo di qualcosa di più profondo che sta al di là di essa.
Così anche l’uomo possiede una parte di sé stesso nascosto che va al di là dell’apparenza: l’inconscio. Esso viene fuori solo nei momenti in cui la ragione cessa di manifestarsi: la malattia, la follia, il sogno, la nevrosi. Da questi principi sono nate molte mode letterarie e anche di costume come l’estetismo (rappresentato in Italia da Gabriele D’Annunzio.

Sul piano artistico l’estetismo si traduce nella ricerca di raffinatezza esasperata ed estenuata. L’idea della superiorità assoluta dell’esperienza estetica induce l’artista a tentare di trasformare la vita stessa in opera d’arte, dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese La svalutazione della moralità e della razionalità, portarono, tra l’altro, ai vari miti del superuomo.

L’esponente più importante nella letteratura inglese è Oscar Wilde.

 

 

OSCAR WILDE

Oscar Wilde was born in Dublin in 1854 , his father was an important surgeon of the city. He was educated at Portora Royal College, and then he won a scholarship to Magdalen College, Oxford. There he was immediately attracted to the Aesthetic Movement, and the major influence on him was John Ruskin, one of his teachers at the university. Wilde quickly won a reputation as a brilliant conversationalist, affected dandy and he made his life into a work of art. He went to London and there became the best. He assumed extravagant habits such as carrying flowers when out walking, wearing a green carnation in his buttonhole and dressed in bright colours, in contrast with the severe black suits of the middle class of his time. He became the spokesman of the Aesthetic Movement and then in 1881 he went to the U.S.A.. In 1883 he returned to England to marry Costance Lloyd, they then had two children. Between 1885 and 1891 he wrote some fables and some short stories including “The Portrait of Mr.W.H.” and  produced quickly a lot of comedy. He had a successful career between 1890 to 1895. At the end of 1895 he was arrested and sent to prison with hard labour in Reading because he was homosexual and he was having a relationship with Lord Alfred Douglas, the son of Marquees of Queensbury. That period in prison gave him the inspiration for two of his greatest works : “The Ballad of Reading Gaol”, on the way prison changes people; “De Profundis” an autobiography letter reflecting on his change of fortunes and ironies of life and art. In 1897 Wilde left prison and went to France, there he lived in poverty, supported by money from his friends, and died alone in a small hotel in 1900. He is buried in the same cemetery as Charles Baudelair. Wilde left Dublin because his city is too small for his personality and he choosed Paris the city of art to continue his life.

      
The Picture of Dorian Gray

It is Wilde’s only novel. Dorian, impressed by the perfection of his own beauty as it is portrayed by the painter Basil Hallword, who wishes never to grow old, His dissolute and immoral life leaves no signs on his face but disfigures the painting, which shows the marks of Dorian’s moral decay. Disgusted by the portrait he destroys it, but he dies. After his death, the portrait resumes its perfect beauty, while the signs of corruption appear on Dorian’s body. 

 

http://skuola.tiscali.it/tesine/9650-il-culto-della-bellezza.doc

 

La crisi del soggetto nell’età della reazione al positivismo

 

 

Crisi  della cultura europea nell’ultima parte del XIX secolo attraverso una progressiva accentuazione  della critica al Positivismo, alle filosofie  unificatrici del secolo, all’intero sviluppa della cultura occidentale.

Centralità del pensiero di Nietzsche che  testimonia la crisi attraverso il gioco alternante della
Volontà di verità e della volontà di vita.

Scrive  Stefan Zweig in “Il mondo di Ieri” : <Non fu un secolo di passioni quello in cui io nacqui e fui educato. Era un mondo ordinato, con chiare stratificazioni e comodi passaggi, era un mondo senza fretta.Il ritmo della nuova velocità non si era ancora propagato dalle macchine, dall’automobile, dal telefono, dalla radio e dall’areoplano fino all’uomo : il tempo e l’età avevano altre misure. Si viveva più comodamente e se io tento di rievocare  nella loro precisa immagine  le figure degli adulti che circondarono la mia infanzia, constato con stupore che moltissimi fra di essi erano precocemente corpulenti.....Camminavano lenti, parlavano pacati e discutendo si accarezzavano le barbe ben curate e spesso già volte al grigio.....La fretta non solo era considerata inelegante, ma era in realtà superflua, giacchè in quel saldo mondo borghese, con le sue innumerevoli cautele e previdenze, non accadeva mai nulla di improvviso e se ctastrofi si verificavano lontano , alla periferia del mondo,nulla penetrava attraverso la parate ben imbottita della vita “ sicura”>.

Doppiezza di un mondo in crisi, nel quale il senso tragico del tramonto e della fine imminente è trasfigurato nella leggerezza dell’operetta : frivola spensieratezza che lascia però trasparire il senso della malattia e della fine presenti in un grande romanzo quale  “la Montagna incantata” di Thomas Mann e in molte altre produzioni letterarie legate al clima della “Finis Austriae”.
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La reazione antipositivistica è segnata da molteplici atteggiamenti:

critica distruttiva dei saperi scientifici

critica costruttiva attraverso una ripresa di Kant

nuovo interesse per la filosofia come sapere specifico

 

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                                                                       1

Decadentismo e crisi dei valori

 

Nasce in Francia verso la fine dell’800, nel tramonto dello scientismo positivista. Nel 1880 verlaine fa sue le indicazioni poetiche contenute nei Fiori del Male di Baudelaire, mentre nel 1883 compare una sua poesia , “Languore”, sulla rivista “Le chat noir”. Dalla descrizione del mondo esterno si passa allo scavo nel paesaggio interiore.

Tematiche centrali

 

Solitudine dell’artista
Valore dell’arte (bellezza come inutilità e gratuità)
Il rapporto tra intellettuale e società (lo sdegnoso isolamento dell’artista rispetto al pubblico)
Il tema del viaggio  (fuga verso l’ignoto )
Il tema della città  (la metropoli come labirinto)
Il tema della natura (la scoperta dell’inconscio)
L’antieroismo dei personaggi ( la malattia e la salute come atteggiamenti possibili
                                                     nei confronti della vita)

 

Il tema dell’esistenza legato alla crisi della soggettività

 

Motivo di riflessione:

 

Esperienza dell’esistere come male in sè   ---------------Esperienza della non coincidenza
di reale e razionale

 

Insensatezza del mondo

 

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L’io claustrofobico di Huysmans (1848-1907)

Il romanzo “Controcorrente”
Contrasto con Zola  sul tema  del rapporto tra scrittore e realtà
Cancellazione della realtà in nome della libertà
L’eroe si chiude in se stesso (morte del mondo- musealizzazione del mondo)

 

     

 

La riflessione di Lèvinas

L’esame della crisi della soggettività si muove intorno ad alcune considerazioni:

  1. La cultura occidentale è stata un continuo rifiuto dell’alterità
  2. Tra ‘800 e ‘900 il pensiero, nell’età della crisi, è stato costretto a prendere atto della frantumazione del mondo in un universo labirintico ed indecifrabile.
  3. L’inquietudine che ne deriva comporta per l’Io una nuova esperienza del sè da cui emerge il senso di una follia dell’in-sè.
  4. Tema del mal au coeur
  5. Tema della scoperta dell’esistere come vergogna già presente nel’universo biblico.

 

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La crisi della soggettività si manifesta in varie forme all’interno del mondo letterario, che sa produrre molteplici modalità della  stessa. La scoperta dell’esistere come dato problematico avviene in modo già pieno in due autori legati alla prima stagione del decadentismo, Huysmans e Baudelaire.

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Huysmans (1848-1907)

  1. Due fasi nella sua produzione letteraria, separate da una decisiva polemica con Zola
  2. 1884 –Viene pubblicato “Au rebour” (romanzo-saggio; quasi privo di intreccio; un solo personaggio decisivo)
  3. Temi : cancellazione della realtà in nome della libertà

                 l’eroe si chiude in se stesso
condizione claustrofobica e monomaniacale dell’Io

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Ch.Baudelaire (1821-1867)

 

  1. L’uomo di B. È segnato da una profonda lacerazione che ancora contiene segni evidenti di sensibilità romantica.
  2. L’esperienza della crisi emerge quando l’Io esperimenta la bruta esistenza delle cose, in un mondo appiattito.
  3. Fasi della crisi dell’Io :

                                          IO     -    MONDO BRUTO
IO      -   ESSERE SENZA REDENZIONE
IO           NEL LABIRINTO DELL’ESSERE
CON-CENTRAZIONE E NON CENTRALITA’ DELL’IO
L’UOMO COME COSA

  1. Figure dell’umanità dissolta: il Dandy
  2. Altre figure  : il Flaneur

 


Dalla centralità  alla con-centrazione dell’Io, il processo di crisi della coscienza produce  una condizione  esperienza ossessiva del sè, esperienza che consiste  in un’attenzione esasperata per i sensi, per la corporeità che riemergono come “vera” natura dimenticata, censurata dell’uomo.

L’attenzione  al corpo  si traduce in “ascolto” dell’interiorità e , proprio per questo, si delinea una via di apertura capace di dare  fertilità alla crisi della coscienza , alla crisi delle certezze.

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Wilde : sospensione e solipsismo della soggettività

 

  1. La figura del dandy (Lord Henry) nel suo rapporto con le regole- La sua ironia esibisce la vanità delle regole, che vengono private di qualsiasi supporto giustificativo, fornito dallo pseudo-moralismo della morale vittoriana. Lord Henry si mette da parte: la sua è una sospensione del sè, che si percepisce soprattutto  nell’emergere di parole, gesti, atteggiamenti che sono “indizi paradossali” , che nascondono, che mascherano.
  1. Dorian  rappresenta la perdita dell’Io come perdita della relazione con il mondo esterno : la “con-centrazione di Dorian consiste in un estenuante affinamento dei sensi, dei quali si vuole sperimentare  le capacità più intime. Il fallimento del rapporto con Sybil , che , esibendo il suo amore “reale” è colpevole di un’irruzione del mondo vero nella coscienza di Dorian.

Nell’arte si soppianta la vita: l’Io sta nel mondo della bellezza , evitando la contrapposizione dolorosa con il mondo reale. L’Io vive l’arte come esperienza non della totalità me della sua interiorità che è un mondo-altro.

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D’Annunzio : l’esibizione della soggettività

 

Irruzione dell’elemento sotterraneo della corporeità . La riemersione del corpo si collega
all’ossessione  del sè che è esibizione del proprio essere.

Tre figure esemplari dell’Io in D’Annunzio:

Il superuomo
L’esteta
Il collezionista

 

  1. Claudio Cantelmo si sente legato alle sue origini aristocratiche e sente disprezzo per  la tendenza “egualitario-democratica” del suo tempo . La lettura che D’Annunzio fa della teoria nietzscheana del superuomo è fortemente semplificatoria e fuorviante: D’Annunzio coglie infatti solamente  il disprezzo per la democrazia e finisce per dare una lettura estetizzante del superuomo. La sua superiorità mantiene comunque, seppur al negativo, una sorta di relazioncon

con il mondo esterno, nel senso che la folla plebea resta comunque lo sfondo necessario dell’esibizione dell’Io eccezionale.

  1. La superiorità di Sperelli si realizza al di là di questo legame , anche se equivoco.“ Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte. La superiorità vera è tutta qui”. Sperelli è uno sperimentatore della propria sensibilità, e nel far questo si chiude nel sè come in una prigione, attraverso la dissipazione dell’alterità.( riduzione della donna a”Specchio dell’energia vitale”)

 

  1. Progressiva combustione del mondo esterno fino alla pura e semplice sparizione del mondo stesso : il collezionismo diventa il rapporto "malato"”con le cose.  Il collezionare cose implica una coazione a ripetere che finisce per annullare ,nella ripetizione ossessiva, il significato degli eventi.

Nel collezionismo  di D’Annunzio il mondo non viene semplicemenet annullato , ma irrigidito in un universo di simulacri che esibiscono se stessi proponendo ancora una volta l’essere nella sua bruta datità.

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Proust e la redenzione nella scrittura

 

  1. Il romanzo di Proust può essere letto come  un testo al cui interno vive un’unica idea fissa

.
2 ) Continuo ascolto del proprio sentimento interiore, e instancabile interrogazione  del processo  
interiore dell’anima

 

Due possibili letture           Sensibilità decadente fin-de-siècle

Nuovo atteggiamento verso la realtà esterna

La “Rivoluzione copernicana “ compiuta da Proust: al centro è la relazione , nella quale il narratore si dispone all’ascolto del vissuto, un vissuto che riemerge via via pronto a diventare materiale per l’opera d’arte.

Tema del tempo che purifica, demolisce rigidità, dissolve credenze e convinzioni forti : si apre una prospettiva di redenzione.
Nell’età della dissoluzione dell certezze, compito dell’uomo è un lavoro interpretativo che investe l’esperienza interiore e consente l’abitare dell’uomo nel mondo.

Dare senso, in fieri, è il nostro compito?

 

Fonte: http://digilander.libero.it/domani_ti_sego/file%20word/Decadentismo%20e%20crisi%20delle%20.doc

 

Decadentismo

E’ una corrente artistica, filosofica e letteraria europea che ebbe origine in Francia  e si sviluppò in Europa alla fine dell'Ottocento. Il decadentismo si sviluppa negli anni della seconda rivoluzione industriale durante i quali le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche  e i cambiamenti nell’organizzazione del lavoro industriale trasformano la società in modo radicale.Ad esempio il petrolio prende il posto del carbone, l’energia elettrica si sostituisce al vapore  sia nelle industrie sia nei trasporti.

 

Gli autori di questa corrente sentono il fascino delle epoche storiche in cui la civiltà è in decadenza, in declino; sono interessati a capire ed esprimere le esperienze individuali di malessere fisico e psicologico; sono attratti dal mistero della morte e vedono nella bellezza una ragione di vita. I protagonisti delle loro opere non si occupavano di problemi sociali nè di quelli storici: la loro attenzione è tutta volta all’analisi soggettiva di ciò che essi stessi pensano, sentono o fanno.Henri Bergson concepì il tempo non come unità di misura dello scorrere dei fatti, ma come dimensione soggettiva e psichica; Friedrich Nietzsche criticò aspramente la morale borghese e teorizzò la superiorità del superuomo; Jean Sorel rivendicò la bellezza dell'atto violento e individualista.
C'è un libro che si può considerare la "bibbia" del decadentismo: Controcorrente (1884) di Joris-Karl Huysmans. Il romanzo racconta lo squisito stile di vita del protagonista, Des Esseintes, un sofisticato e perfezionista intenditore d'arte che vive in campagna isolato dal mondo. Analoga tematica sviluppò in Inghilterra Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray (1891): cultore delle apparenze e innamorato della sua eccezionale bellezza, l'eroe del romanzo tenta di conservare per sempre la gioventù, ma il suo destino avrà un esito drammatico e inquietante. Si tratta in entrambi i casi di personaggi fortemente individualisti. L'elemento estetizzante è fondamentale anche nei Ritratti immaginari (1887) di Walter Pater. L'ideale consiste nel vivere dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libertà materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarità del mondo borghese. L'estetismo si accompagnò non di rado all'esotismo: i paesi lontani esercitavano un grande fascino, oggetti d'arte e manufatti soprattutto orientali suscitavano uno spiccato interesse estetico.
A questo primo aspetto, "positivo" nel rivendicare nuovi ruoli al letterato e un nuovo valore alla sua arte, se ne affianca un secondo che si potrebbe definire "negativo", richiamato dal termine stesso decadentismo. Si tratta della consapevolezza della degenerazione dei tempi, della fine di una civiltà, a volte accompagnata dalla rivalutazione della letteratura e della cultura della decadenza latina, ora riscoperta e rivalutata.
Il decadentismo in poesia ebbe alcuni maestri riconosciuti che attraversarono in modo originale questo insieme di aspettative e di contenuti culturali: Stéphane Mallarmé, teorico di una poesia simbolista pura e astratta, "perfetta"; Paul Verlaine, che nel 1873 rivendicò in un sonetto il fatto di essere egli stesso "l'impero alla fine della decadenza". Del resto, in poesia l'estetismo fu rivendicato dai parnassiani, fautori in Francia di un'arte fine a se stessa.
Il decadentismo italiano
In Italia, i maggiori scrittori decadenti furono D'Annunzio, Pascoli e Fogazzaro. Gabriele d'Annunzio rovesciò l'elemento aristocratico tipico del decadentismo in spettacolo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse. E lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l'intellettuale più celebre e chiacchierato dell'epoca in Italia. Egli tenne conto con grande tempismo delle esperienze letterarie straniere contemporanee sia in prosa sia in poesia, e infatti i principali temi dell'epoca sono presenti nella sua opera. Così, se Andrea Sperelli, il protagonista del romanzo Il piacere (1889), rappresenta l'uomo raffinato e colto amante dell'arte e delle donne, Claudio Cantelmo impersona il superuomo nelle Vergini delle rocce (1895), mentre nel Notturno (1921) prevale un ripiegamento dell'autore su se stesso, assieme a una tematica più intima e riflessiva. La poesia di d'Annunzio, che teneva conto soprattutto delle esperienze francesi, divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo sia in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilità straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell'arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la più appropriata traduzione in termini letterari.
La poesia di Giovanni Pascoli rappresenta un felice tentativo di sprovincializzazione in senso simbolista, fondato su una realtà locale molto individuata, anche linguisticamente. Il poeta possiede una sensibilità che gli permette di entrare in contatto con il mondo che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali, e la sua poesia rende conto di questa magica sintonia. Lo fa con termini molto precisi, anche di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che vuole ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti modesti che sono la base della sua ispirazione.
Il tentativo di conciliare la scienza con la fede cattolica è un motivo importante delle opere e del pensiero di Antonio Fogazzaro, che si interessò anche di occultismo e magia, tendenza, questa, contrastata dalla Chiesa, fino alla presa di posizione ufficiale rappresentata dall'enciclica Pascendi Dominici Gregis del 1907 contro il movimento modernista. Quello di Fogazzaro è comunque un cattolicesimo irrequieto, che convive con una sensibilità a tratti morbosa. Le donne dei suoi romanzi sono spesso nervose ai limiti della malattia, instabili e volubili, impossibili da comprendere fino in fondo e perciò affascinanti, come Marina di Malombra (1881) o Violet del Mistero del poeta (1888). È proprio la componente religiosa a dare il senso del proibito alla rappresentazione del fascino femminile, l'emozione della tentazione inconfessabile, e perciò la sensibilità di Fogazzaro è così diversa da quella di d'Annunzio, esperto seduttore e amante ben più spregiudicato e consapevole.
I CARATTERI DEL DECADENTISMO
Al romanticismo che si era diffuso durante l’ottocento si sostituisce una nuova tendenza, quella del decadentismo, che in tutta europa si manifesta con caratteri comuni:
I decadenti non hanno fiducia nella ragione che giudicano uno strumento di ricerca inadeguato
I decadenti si isolano dalla società perché non possono riconoscersi in un mondo così cambiato;rifiutano perciò la letteratura come impegno sociale.
I decadenti sono dominati dall’ansia di evadere dalla realtà,hanno nostalgia della vita primitiva guidata dagli istinti sognando il ritorno all’infanzia,l’età magica.
I decadenti sono individualisti e perciò i personaggi delle loro opere sono tutti volti ad esaltare il proprio io e a dare ascolto alle voci segrete dell’inconscio.
I decadenti adattano un nuovo linguaggio servendosi di simboli , di analogie, di suoni suggestivi e di ritmi musicali .

 

Rolando Roberto

 

Fonte: http://www.riappunti.net/italiano/Decadentismo%20rolo.doc

 

IL DECADENTISMO

Il concetto di Decadentismo, appare più problematico di quello di Romanticismo, perché mentre gli scrittori che noi definiamo romantici, furono concordi nell’autodefinirsi tali, i decadenti non si autodefinirono in  tale espressione. Si deve dunque osservare che: il termine decadentismo per designare un’intera fase storico -letteraria  è un’acquisizione critica posteriore; il termine decadentismo entra in relazione con quello di simbolismo; il  termine decadentismo viene utilizzato in un’accezione più stretta e storicamente rigorosa, è in una più larga e metaforica.
Nell’accezione più stretta il termine decadentismo individua un gruppo di letterati francesi facenti capo a Paul Verlaine, che dopo aver pubblicato su varie riviste trovarono il loro mezzo di espressione nella rivista “Le Decadent”, adottandolo esplicitamente per designare il gruppo e per capovolgere l’accezione negativa che designava così i poeti vicini a Verlaine. Punto di riferimento di tale movimento fu soprattutto Baudelaire.
Nel 1885 Jean Moreas, affermava che il principio della poesia moderna stava in un  modo di interpretare il reale per mezzo di simboli, e da allora i decadenti furono chiamati simbolisti. Questa è l’accezione meno significativa. In accezione più ampia il termine decadentismo, è stato utilizzato per indicare un’intera fase storico – culturale e letteraria europea, che può farsi iniziare all’incirca dagli anni  del movimento decadente e che si estende almeno fino al primo decennio del novecento, ,ma che secondo alcuni si protrae ben oltre fino ad inglobare l’intero novecento. Il decadentismo nasce come moto di reazione al positivismo- naturalismo, e che è un rinnovato atto di sfiducia nella ragione, anzi la realtà vera non è quella che appare, ma quella che si cela dietro le apparenze, Un senso del mistero avvolge la natura e l’uomo e i loro comuni destini. Dell’interiorità mette volentieri a nudo le debolezze, le perversioni le componenti anomale e patologiche, senza la volontà di analizzarle e curarle in maniera programmatica.
Di lì a poco la nuova scienza psicologica  e la scoperta dell’inconscio da parte di Freud, avrebbe fornito ai decadenti nuovi riferimenti a cui ispirarsi, infatti trarrà dalla psicoanalisi infinite suggestioni. La realtà pare a molti scrittori di quest’età negarsi a ogni conoscenza razionale, il mistero che l’avvolge si potrà allora penetrare attraverso l’intuizione, attraverso le doti interpretative o divinatrici che solo particolari individui posseggono.
Il poeta può e anzi deve farsi “veggente, o visionario” , per molti decadenti ciò significa svelare il mistero del reale, guardare e vedere insomma dove gli altri uomini comuni non guardano. La poesia , l’arte non è più soltanto una delle molte attività umane, ma la suprema o una delle supreme , le sue acquisizioni conoscitive, giustificano anche le violazioni della morale. L’arte si sottrae alla morale e rivendica la propria totale autonomia. Non esistono libri morali o immorali, un libro è scritto bene o scritto male., alla morale non è consentito giudicare l’operato dei poeti e il loro comportamento.
La vita sai mette a servizio di un’arte, tra vita e arte si instaura una torbida confusione, fare della propria vita un’opera d’arte (Gabriele D’Annunzio) diviene un credo per molti dei nuovi poeti e scrittori. Nell’ estetismo si intrecciano: la dedizione alla bellezza e l’arte come supremo fine della propria vita è un ideale di raffinatezza. Alla base del movimento decadente, ci sono i principi della dottrina Nietzschiana del Superomismo. L’eroe o l’antieroe decadente è un personaggio ripiegato su se stesso, avverso alla società borghese, incapace di vivere normalmente, malato sensibilissimo. In oltre se la realtà è mistero, se la natura si presenta come una foresta di simboli che al poeta spetta interpretare e svelare con un atto di intuizione- espressione, il linguaggio della poesia dovrà rifiutare la  tradizionale logica, e ricorrere a tecniche come il simbolo, l’allegoria, l’analogia, la metafora, la sinestesia (profumo, caldo).e dovrà comunicare soprattutto in forme irrazionali. Una poesia così concepita si proporrà solo come atto di pura ricerca espressiva , senza preoccupazioni di concreta comunicabilità . se il poeta deve farsi veggente, al lettore è  richiesto di essere persona di dotata cultura, intuizione e sensibilità non comuni.

 

Fonte: http://www.parrocchiapoggiosannita.it/documenti/utili/ITALIANO/IL%20DECADENTISMO%20IN%20GENERALE.doc

 

CRISI DEL POSITIVISMO

Mentre celebra i suoi trionfi nel campo delle realizzazioni scientifiche e industriali, il Positivismo alla fine dell’Ottocento, entra in crisi, in quanto si rivela sempre più insufficiente una visione della realtà limitata agli aspetti deterministici. Man mano le convinzioni su cui esso si basava vengono smentite.
Con la teoria della relatività, annunciata per la prima volta nel 1905, Albert Einstein, ad esempio, dimostrava che anche la matematica e la geometria, si fondano su presupposti convenzionali e “relativi”.
Si passa progressivamente da una concezione della realtà come fatto oggettivo, semplice e lineare, ad una percezione della complessità del reale, dove entrano in gioco elementi molteplici relativi e contraddittori, che non si possono ridurre ad una concezione schematica dell’esistenza
(come si era illuso di poter fare il Positivismo).
Tra gli autori che si oppongono al crescente dominio del Positivismo c’è Friedrich Nietzsche. Egli denuncia in numerosi scritti la falsità del progresso. Dalle pagine nietzschiane esce la valorizzazione della figura del “superuomo”, cioè del singolo uomo, che, libero dai condizionamenti dei valori borghesi( religiosi e morali),  insegue la propria realizzazione individuale e la propria distanza dalla moltitudine degli altri uomini, che sono “schiavi” e che, a differenza di lui, devono rimanere tali.

 

IL DECADENTISMO

Il termine “decadenza” ricorre, negli ultimi due decenni dell’Ottocento, nelle pagine di numerosi scrittori.
Gli autori che parlano di “decadenza” ostentano disprezzo per la società contemporanea, affermano di essere testimoni di una situazione di crisi della quale occorre prender atto.
La letteratura decadente si manifesta negli stessi anni, gli anni Ottanta, durante i quali si propaga la poetica del Naturalismo. Il dissenso non riguardava i limiti della poetica naturalista, ma la  valorizzazione della scienza, che apriva alla speranza di miglioramenti sociali e individuali. I decadenti, invece, avevano constatato che la società borghese, nel momento in cui raggiunge il potere e inorgoglisce per il progresso tecnico, ha già  messo da parte ogni attenzione per il valore del singolo uomo, riducendo tutto a merce e a guadagno.
Il 26 maggio 1883 viene pubblicato il sonetto ”Languore” di Paul Verlaine sulla rivista “Il gatto nero”: è il primo testo consapevolmente decadente del secondo Ottocento.
In esso il poeta afferma di sentirsi come l’Impero romano nell’età della decadenza, immerso nel vuoto e nella noia.
Il sonetto interpreta uno stato d’animo diffuso, l’idea della fine di una civiltà.
La critica del tempo designò tale atteggiamento col termine Decadentismo, ma gli intellettuali assunsero polemicamente questa definizione facendosene un vanto.
Il movimento ebbe una rivista in particolare, “Le Décadent” ed altre  su cui Verlaine fece pubblicare le poesie  dei cosiddetti “poeti maledetti”: Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé.
Il termine Decadentismo, dunque, all’origine indicava un ben preciso movimento letterario parigino degli anni Ottanta, ma poi fu assunto dalla critica letteraria italiana, nel corso del Novecento, per indicare la cultura degli ultimi due decenni dell’Ottocento con propaggini nel primo Novecento fino alla prima guerra mondiale. (In questo caso in Italia apparterrebbero al Decadentismo: Pascoli, D’Annunzio, Pirandello e Svevo).
Taluni però hanno proposto di usare il termine  per definire l’intero Novecento ( in tal caso sarebbero decadenti anche Pavese, Gadda, Moravia…)
Questo termine si usa comunque soprattutto  nella storiografia letteraria italiana; negli altri Stati si usano altre denominazioni (in Francia si parla piuttosto di Simbolismo ed Estetismo).

 

SIMBOLISMO

I denominatori comuni del Simbolismo sono:

  • l’irrazionalismo: il decadente ritiene che la ragione e la scienza non possono dare la vera conoscenza del reale, perché l’essenza del reale è al di là delle cose, è misteriosa.

Ogni forma visibile, ogni oggetto non è infatti che il simbolo di qualcosa di più profondo che sta al di là delle cose e si collega con infinite altre realtà in una foresta di simboli che solo  il poeta può cogliere.
La nuova poesia non si rivolge quindi all’intelletto e al sentimento del lettore, ma alla profondità dell’inconscio. Essa si propone di dare non dei concetti, ma un’esperienza dell’ignoto.
Il poeta non è più un tecnico o un vate, ma è  colui che coglie le corrispondenze segrete, le analogie tra le cose, analogie che ovviamente sfuggono alla ragione.

  • L’arte come momento privilegiato della conoscenza.  L’artista è un vero e proprio sacerdote,

è un veggente, cioè vede e sente ciò che gli altri non vedono e non sentono; è diverso dagli altri, perché è dotato di maggiore sensibilità; può, attraverso lo “sgretolamento” di tutti i sensi dar voce all’ignoto.

  • La parola poetica non è più strumento di comunicazione logica, razionale, ma assume

valore  evocativo.
Se la parola, infatti, deve raggiungere l’inesprimibile, non importa ciò che dice, ma ciò che  suggerisce ( è chiaro che questa poesia può essere oscura).

I mezzi tecnici per ottenere queste suggestioni  sono :

  • la  musicalità: la musica per i Decadenti è la suprema delle arti , perché è indefinita. Nella

poesia di Verlaine “Arte poetica”, che diventerà il manifesto del Simbolismo, si dice “Musica, sovra ogni cosa “ e “Musica ora e sempre”;

  • La prevalenza del linguaggio metaforico, soprattutto dell’analogia (l’analogia è l’accostamento di  immagini differenti, molto lontane tra di loro) e della sinestesia   (la sinestesia fonde in  una sola immagine sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse, ad esempio: “profumi dolci come oboi”);
  • il verso libero, cioè una struttura metrica indifferente ai metri tradizionali;

 

  • sintassi vaga e imprecisa.

Il poeta decadente è consapevole della sua eccezionalità , che tuttavia paga con l’emarginazione. Baudelaire  lo paragona all'”albatro”, principe dei nembi, ma schernito sulla terra, perché non può camminare per le sue ali di gigante. Mallarmé lo paragona al “cigno”, anch’esso prigioniero della realtà.

                

L’ESTETISMO

Accanto al poeta veggente c’è l’esteta.
L’esteta  assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali, ma solo il bello.
Egli si colloca al di là della morale comune, in una sfera di eccezionalità rispetto agli uomini mediocri.
Vuole vivere una vita inimitabile, come un’opera d’arte. Ricerca sensazioni rare e squisite; si circonda di oggetti preziosi.
Ha orrore per la banalità e la volgarità  della gente comune che non coglie il bello. Ne consegue che lo scrittore rifiuta di farsi portavoce di valori morali e civili: si celebra l’arte per se stessa, l’arte pura.

 

L’estetismo ha prodotto tre grandi romanzi: “Controcorrente” di Huysmans, “Il piacere” di D’Annunzio, “Il ritratto di Dorian Gray” di O.Wilde.
Tutti e tre finiscono male. I protagonisti si costruiscono una vita inimitabile che alla fine non li appaga; sono amorali e il loro rifiuto delle norme morali li conduce a sprofondare nel vizio e addirittura a commettere delitti (Dorian Gray)

Controcorrente”(1884) .- Des Esseintes, ultimo discendente di una ricca e nobile famiglia, ha cercato inutilmente soddisfazione nei piaceri di una vita disordinata. Disgustato e incapace di vivere ancora tra i suoi simili, sceglie di continuare i suoi giorni in solitudine, in una dimora che egli stesso si è studiato di rendere il più possibile raffinata e conforme ai suoi gusti. Qui colleziona tutto ciò che l’arte ha saputo creare di veramente bello- ma per lui bello significa artefatto, innaturale, morboso – e può condurre l’ unico tipo di vita che gli è possibile. Ma proprio questa vita lo porta alla nevrosi e gli diventa quindi insostenibile. L’unica soluzione , consigliatagli dal medico, è quella di tornare ancora tra la gente, in quel mondo volgare e banale che gli ripugna.

Nel romanzo il senso di stanchezza di una civiltà si unisce a un’idea di “nobiltà spirituale” che non può essere salvata solo andando controcorrente, attraverso, cioè, l’estetismo e l’individualismo.

Il ritratto di Dorian Gray”(1890) .- Dorian Gray è un giovane bellissimo; quando il suo amico pittore Basil Hallward gli mostra il ritratto che gli ha fatto, egli stesso rimane affascinato e turbato della propria bellezza e formula un augurio: che la vita e le sue vicende non lascino nessuna impronta sul suo volto, ma vadano a segnare semmai quel ritratto. Ed è ciò che succede: con Lord Wotton, un amico che lo affascina con le sue teorie, Dorian si dà ad una vita di piaceri senza scrupoli, si disfa di tutti coloro che ritiene importuni : della giovane innamorata Sibilla ,che abbandona ,e dell’amico pittore, che uccide per il disappunto di sentirsi rimproverato. E ciononostante il suo volto continua a restare quello di un bellissimo adolescente, mentre il ritratto si deturpa e invecchia diventando così ripugnante da indurre Dorian a squarciarlo con un coltello. Ma colpendo il ritratto Dorian colpisce se stesso e muore mentre il ritratto riprende il suo antico splendore.

Il significato allegorico è questo: l’arte trionfa su tutte le bruttezze e le bassezze della vita.


Il piacere” (1889).-Ultimo rampollo di un’antica famiglia nobile, Andrea Sperelli ne continua anche le tradizioni: è un raffinato, predilige gli studi insoliti, è un esteta.Tutta la sua vita è improntata su questi criteri e in modo particolare la vita amorosa che conduce con l’affascinante Elena Muti. Abbandonato però dall’amante, inutilmente Andrea cerca di sostituire la passione per lei con altri piaceri ed avventure. Rimane ferito in  duello e, ospitato nella villa di una cugina, ritrova le risorse nella natura, nell’arte e nella spirituale bellezza di una giovane donna, Maria Ferres, che qui conosce e di cui s’innamora. Corrisposto, non riesce però a liberarsi dell’influsso delle passate esperienze con Elena, e l’amore per le due donne _ di natura così diversa – finisce per confondersi, per diventare tutt’uno. (Andrea non fa che rivivere con la nuova amante l’amore per la prima).
Ma il rapporto così ambiguo viene troncato quando Andrea, in un momento di trasporto, si lascia sfuggire il nome di Elena e Maria scopre il fondo equivoco  di quel legame.

L’arte intesa come stile di vita, come bellezza, come valore supremo è il programma di Andrea Sperelli. Si assiste però al fallimento dell’esteta costretto a vivere nella società di massa corrotta, volgare e dominata dal denaro
Andrea è un aristocratico elitario dominato da un’estrema acutezza dei sensi e da una scarsa moralità. Gran parte della sua forza è nell’ipocrisia, nella menzogna.
Ama due donne.

Maria   = donna angelicata   (attraverso Maria, Andrea aspira alla salvezza)

 

Elena    = donna diabolica     ; rappresentante del piacere
(Elena impedisce ad Andrea di perseguire il suo fine, la   sua salvezza ).
Perde entrambe.

 

ANALISI DEI TESTI

Inizio del romanzo    (pag. 109)

Le prime pagine del Piacere presentano alcuni caratteri ricorrenti in tutto il romanzo.
In esse si possono trovare oggetti preziosi e opere d’arte secondo il gusto decadente.
Andrea Sperelli si circonda di oggetti raffinati, dei quali lo scrittore dà una minuziosa descrizione (coppe di cristallo”; “tazze e sottocoppe di maiolica”; “ tende di broccatello) e di opere d’arte
( di Botticelli, Luzio Dolci, Correggio)

 

Le prime pagine del romanzo ci suggeriscono inoltre il carattere della passione che lega Andrea ad Elena Muti: la passione amorosa è vissuta come contaminazione di arte, vita e anelito religioso.

ARTE E VITA: quando pensa ad Elena, Andrea l’accosta all’immagine della Danae del Correggio (“richiamava al pensiero la Danae del Correggio”; “Ed ella aveva appunto le estremità un po’ correggesche), un dipinto che diffonde lo stesso sensuale fascino che promana da personaggio di Elena, il cui corpo “pareva sorridere in tutte le sue giunture, da tutte le pieghe,da tutti i cavi, soffuso da un pallore d’ambra”.

Una spia della FORTE PASSIONE che lega Andrea ad Elena è data  dall’ansia dell’attesa che tormenta il protagonista e che è rivelata dal ritmo incalzante dell’anafora nella parte centrale del brano: Andrea Sperelli si levò dal divano(…) e  andò(…); poi diede(…);poi aprì(…); poi cercò(…): l’ansia dell’aspettazione lo pungeva.

CONTAMINAZIONE TRA PASSIONE AMOROSA E SLANCIO RELIGIOSO : i fiori, sistemati in preziose coppe in oro e cristallo, sono gli stessi che compaiono in un quadro di argomento sacro; inoltre essi paiono quasi”  spiritualizzarsi”.

 

Le prime pagine rivelano anche la distanza  dal verismo e naturalismo.

- Il romanzo è fondato, infatti, sulla rassegna dei sentimenti e delle emozioni e questo comporta uno spostamento dell’attenzione  dello scrittore verso l’interiorità dei  personaggi: il mondo esterno  non esiste più in quanto tale, ma è filtrato attraverso i loro pensieri.
Osserviamo che non c’è nessuna frattura  fra il mondo esterno e l’interiorità di Andrea Sperelli: fin dalle prime righe la dolcezza dell’anno che muore, il “mollissimo” tepore del clima, che, nonostante l’inverno, sembra “primaverile”, corrispondono al languore del protagonista, diviso tra morbidi sentimenti e la furia della passione.
-     A D’Annunzio non interessa la rappresentazione , al punto che in molti altri testi
dirà  che il clima è quasi primaverile , indipendentemente dalla reale stagione del
contesto narrativo
-     Il disinteresse per la rappresentazione oggettiva della realtà emerge anche dalla
scelta d’introdurre il punto di vista del narratore onnisciente, che ha fatto propria
l’ottica di Andrea.

 

UNA SCRITTURA POETICA E MUSICALE

 

Alla raffinatezza di vita di Andrea Sperelli corrisponde la preziosità della scrittura di D’Annunzio, alla ricerca della musicalità di sottofondo che ottiene

  • con la paratassi  (“l’ anno moriva”; “Il sole di San Silvestro spandeva”;”Tutte le vie erano popolose”;”Andrea Sperelli aspettava”; “tutte le cose attorno rivelavano”; “Il legno di ginepro ardeva”)
  • con un’attenta scelta lessicale che mira a creare una cadenza poetica: frequenti sono le

espressioni arcaiche, disusate e preziose(“Andavansi empiendo”; “zàffara”;”fumigarono”;”conflagrarono”) e i troncamenti (“tepor”; “ciel”;”esalavan”; “paion”;”accumular”)  

 

L’estetismo di Andrea Sperelli         (pag. 112)

 

Il culto della Bellezza.- Il programma educativo dell’esteta aristocratico si può riassumere nel culto della Bellezza (“gli uomini d’intelletto educati al culto della Bellezza”; “la Bellezza , al cui culto era stato educato, era diventata l’asse  del suo  essere interiore intorno al quale dovevano gravitare tutte le sue passioni),nell’avidità del piacere(“avido d’amore e di piacere”), nel  gusto delle cose d’arte.
Ma Andrea Sperelli ha qualcosa di più, che lo cala pienamente nel clima decadente di fine secolo: ha una volontà debolissima, sostituita dagli istinti , per cui  “il senso estetico aveva sostituito il senso morale”. L’esteta, abdicando  alla volontà, si lascia sopraffare dall’ignavia.
L’ignavia si manifesta come “senso inesprimibile di scontento, di sconforto, di solitudine, di vacuità,, di nostalgia”

 

La Roma di Andrea Sperelli - Dalla pagina emerge un’altra osservazione: l’amore per la Roma rinascimentale e barocca, ( La Roma dei papi), contrapposta, in un elenco dei monumenti della città, alla Roma imperiale ( la Roma dei Cesari).
La Roma rinascimentale e barocca è infatti  la Roma  delle raffinatezze delle grandi famiglie (“La magnificenza principesca dei Doria, dei Colonna, dei Barberini”), che costruivano sontuosi palazzi affrescati da artisti prestigiosi (“Michelangelo” ,” Caracci”, ”Raffaelli”)

 

La “primavera  fuori tempo”. - In questo passo trova un’ulteriore applicazione il tema della “primavera fuori tempo” (vedi il brano precedente), suggerita dal tepore dell’estate di San Martino In questo caso il tema  si accorda con  la situazione di estremo languore, d’inerzia e di abbandono in cui versa il protagonista e il paesaggio diviene specchio dell’interiorità del personaggio; il clima e la città stessa contribuiscono ad accrescere la “prostrazione infinita” di Andrea Sperelli: “Quel dilettoso tepidario”; “una estate(…) grave e soave”; ”Roma adagiatasi tutta quanto d’oro come una città dell’Estremo Oriente”; ”languore dell’aria e della luce”.

 

Fonte: http://digilander.libero.it/quintai2/ita/04/decadentismo.doc

 

 Il Decadentismo

Il Decadentismo è un movimento artistico-letterario che nacque in Francia alla fine dell’Ottocento e si diffuse negli anni successivi in tutta Europa.Il termine “decadente” fu usato inizialmente in senso dispregiativo,per indicare un gruppo di poeti francesi tra i quali VERLAINE E e RIMBAUD,che
riconoscevano in BAUDELAIRE,autore del libro-scandalo “I fiori del male”, il loro maestro.Baudelaire era stato iniziatore di una poesia pura,dove la parola viene valorizzata al massimo come veicolo di sensazioni e strumento per alludere alla realtà profonda,vera,delle cose. Questi poeti,oltre a inaugurare una poesia nuova,diversa da quella della tradizione e piena di simboli e di significati riposti,erano bersaglio di critica per il loro comportamento ribelle,al di fuori delle regole e delle norme morali,per il loro atteggiamento di forte polemica nei confronti dei “benpensanti” borghesi,paghi del loro benessere e della loro ricchezza:per i poeti “MALEDETTI”(come venivano chiamati dai loro denigratori) la borghesia del loro tempo è profondamente corrotta,dedita com’è esclusivamente al denaro e alla ricerca del profitto,che non risparmia neppure il mondo incontaminato e puro dell’arte,dal momento che si è ormai avviato il processo di “mercificazione” delle opere artistiche e letterarie. A loro volta i borghesi della società “bene”si mostrano scandalizzati verso i poeti maledetti che, tra amori contro natura,uso di alcool e droghe,viaggi esotici,stravaganze di vario tipo,stordimenti,sregolatezze, deliri e malattia,conducono le loro tumultuose esistenze nella Parigi del Quartiere latino,della rive gauche e di Montmartre.
In seguito il termine “decadente”fu assunto con orgoglio da questi poeti,che ne fecero il vessillo della loro “elevazione” rispetto al conformismo borghese che li circondava,tanto che Verlaine  si compiaceva di sentirsi” come l’impero romano nel periodo della decadenza”.Da ricordare infine le principali riviste decadenti:Le Décadent,Le Chat noire,Le Symboliste.
Il decadentismo non comprende,però,solo l’esperienza dei poeti simbolisti. Infatti in esso confluiscono varie componenti,tutte accomunate dalla polemica contro la società borghese e  la cultura positivistica che ne era espressione.

 

POLEMICA ANTIBORGHESE E ANTI-POSITIVISTICA:1)Gli Scapigliati milanesi e i simbolisti francesi criticano l’ipocrisia e il materialismo della borghesia; assumono comportamenti ribellistici al fine di scandalizzare i “moralisti” e per ribadire la loro volontà  di non uniformarsi ai valori e alla morale comuni.Dal punto di vista artistico essi realizzano una letteratura anti-naturalista,sia per prendere le distanze dai gusti del pubblico e della critica letteraria ufficiale,sia perché ritengono che il metodo scientifico sia insufficiente a spiegare la realtà.In particolare:gli Scapigliati amano rappresentare con crudezza estrema gli ambienti più degradati,scardinando per eccesso l’arte naturalista e comunque rinunciando ad un messaggio positivo imperniato sul mito e sul culto del progresso, così come era stato per il naturalismo francese; i Simbolisti  creano una poesia nuova,dove la parola non è utilizzata per veicolare messaggi di carattere morale o civile(come avveniva per esempio in epoca romantica),ma per le atmosfere e le sensazioni che riesce ad evocare:di qui l’uso di suoni particolari,ottenuti con le allitterazioni,le assonanze,le onomatopee,il cui fitto intreccio fa della poesia innanzitutto una musica,che suscita nel lettore determinate sensazioni(in genere di soffusa malinconia); dove la parola non è usata per descrivere una realtà ben precisa e delimitata dalle categorie di spazio e tempo(come avveniva per i naturalisti che ritenevano di poter conoscere la realtà inquadrandola  nelle categorie fisico-scientifiche),ma per alludere alla vera realtà,profonda e misteriosa,che si trova dietro le forme apparenti e in cui ogni cosa è legata all’altra da trame sottili e nascoste.Solo il poeta,divenendo”veggente”(secondo la definizione di Rimbaud) riesce,tramite “folgorazioni” e “illuminazioni” improvvise ottenute anche grazie all’uso di droghe e di sostanze allucinogene,a mettersi in contatto col mistero della vita,oltrepassando le barriere e i limiti della realtà superficiale ed apparente; trasmette poi al lettore il frutto di tale esperienza esclusiva e assoluta usando parole scelte per la loro carica evocativa,per la loro capacità di suggerire il mistero che il poeta ha attinto,parole,quindi,fortemente simboliche e allusive di sensazioni e atmosfere al limite tra il sogno e la realtà. In conclusione,la parola perde il suo significato denotativo(legato ad una realtà concreta e precisa),per caricarsi di significati “altri”.
2)Gli “esteti” e i “dandy”si dichiarano diversi,superiori rispetto alla gente comune,alla massa.Disprezzano il conformismo della mentalità borghese  e il “grigio diluvio democratico” dei tempi moderni,si sentono gli ultimi esponenti di una “razza” in estinzione,di un’aristocrazia dell’intelletto e dello spirito minacciata dall’espansione della società di massa.Per questo brandiscono l’arma della raffinatezza estrema e del bello contro la mediocrità del gusto imperante.
Considerano l’arte come emblema di un mondo superiore,separato dalla grigia quotidianità; pertanto l’arte non si deve proporre un fine pedagogico, la trasmissione di valori di tipo morale e civile o la rappresentazione oggettiva della realtà,ma unicamente il piacere dei sensi,provocato ad esempio dalla musicalità del verso o dalla commistione di colori,suoni diversi e inconsueti. Siamo quindi molto lontani dalla letteratura pedagogica del Romanticismo,volta alla trasmissione di ideali civili e patriottici,o anche dalla letteratura naturalista,convinta di poter conoscere la realtà grazie al metodo scientifico;per gli esteti l’arte non deve abbassarsi al piano della storia,della realtà,ma elevarsi ed elevare al piano del godimento estremo e raffinato(vedi ad esempio il motivo panico presente nella “sinfonia” della “Pioggia nel pineto”).E’ questo il canone decadente dell’”arte per l’arte”o dell’autonomia dell’opera d’arte(contro l’eteronomia dell’arte tradizionale)   
3)Il superomismo si colloca nell’alveo dell’irrazionalismo tipico di quest’epoca,a sua volta collegato,come le esperienze sopra descritte,alla crisi del positivismo e del metodo scientifico.La sfiducia nella scienza e nelle sue possibilità di inquadrare e conoscere tutta la realtà causa il diffondersi di teorie irrazionalistiche,che ritengono strumenti più validi e più esaustivi di conoscenza l’intuizione o comunque un approccio immediato e pre-logico con il Tutto.,anziché la ragione e l’osservazione scientifica.Tale irrazionalismo non investe solo il campo della conoscenza,ma anche quello dei comportamenti e dell’etica:di qui l’esaltazione nicciana dello spirito dionisiaco contro lo spirito apollineo,il primo caratterizzato da gioia di vivere,istinto.ebrezza dei sensi, passionalità; il secondo da  autocontrollo,misura,equilibrio,dominio delle passioni. Il superuomo è appunto colui che si abbandona all’istinto,calpestando il prossimo e contravvenendo alla morale cristiana del perdono e della fratellanza,è colui che ha come unica legge quella della propria onnipotente volontà,per imporre la quale non esita a schiacciare il gregge degli schiavi pronto a seguirlo. A ben vedere,anche l’estetismo rientra nell’irrazionalismo,poiché riconosce come legge suprema unicamente il piacere dei sensi,suscitato dalla contemplazione e dalla ricerca del bello. Allo stesso modo il simbolismo si basa su un presupposto irrazionalistico,dal momento che il contatto tra il poeta e la realtà vera delle cose avviene grazie ad una disposizione onirica,in uno stato di semincoscienza,di cui il  simbolo è espressione.
4)Il relativismo rappresenta la “rivoluzione copernicana” del Novecento,nel senso che con esso si ha il capovolgimento dei capisaldi su cui si era fondata la percezione della realtà fino ad allora: non c’è una realtà oggettiva,al di fuori di chi la vede e la pensa,uguale per tutti e facilmente inquadrabile e catalogabile,ma tante realtà diverse,che mutano con il mutare dei punti di vista.Anche il relativismo è una filosofia irrazionalistica,poiché mette in crisi le certezze razionali del positivismo e del metodo scientifico.
5)La psicanalisi,il cui fondatore è Sigmund Freud, è la nuova disciplina che mira a penetrare nell’inconscio,per portare alla luce gli istinti e le pulsioni che,all’insaputa dell’individuo,ne guidano i comportamenti.Con la psicanalisi si perviene alla consapevolezza che in ognuno di noi vi è una parte dominata dalla coscienza e dal controllo razionale,e una parte che sfugge a tale controllo,di cui però non siamo consapevoli.In tal modo crolla un altro caposaldo della visione tradizionale:l’unità e la compattezza dell’io,che si scinde perdendo la certezza della propria identità.

 

Fonte: http://www.pantanelli.it/public/Il%20Decadentismo.doc

 

L’origine del “ Decadentismo”

Paul Verlaine nel 1883 sul periodico parigino “Le Chat Noir” pubblicava un sonetto dal titolo “Languer
(Languore)”nel quale analizzava la decadenza dell’Impero Romano causata dalla stanchezza dall’incapacità di provare forti passioni e di compiere azioni energiche. Vi sono perciò affinità con lo stato d’animo diffuso nella cultura contemporanea, proteso verso l’autodistruzione vicino ad un cataclisma della propria epoca, ma che si esprimeva in forme squisite e raffinate. Queste idee erano diffuse nei circoli d’avanguardia e ostentavano atteggiamenti bohémien e idee provocatorie ispirandosi al modello “maledetto”di Baudelaire. La critica usò il termine “decadentismo” in senso negativo e dispregiativo, ma gli intellettuali lo adottarono per indicare un privilegio spirituale, la loro diversità nei riguardi del presente e la loro estraneità nei riguardi della società. Tutto ciò in riferimento  ai poeti maledetti che, con la loro vita irregolare e disordinata, apparivano alla gente comune come dei “decadenti” cioè corrotti e dissoluti. Il loro organo di diffusione fu la rivista “Le Décadent”.
Il decadentismo, che quindi originariamente indicava un determinato movimento letterario sorto nell’ ambiente parigino con un preciso programma culturale, espresso da manifesti, organi di stampa e altre pubblicazioni, successivamente si sviluppò in altri contesti.

 

fonte: http://www.scuolatorella.it/AreaRagazzi/Lavori/Il_Decantismo/L.doc

 

IL DECADENTISMO

In Francia attorno al 1860  vi è una impegnativa ricerca di nuove vie di espressione in antagonismo o che sono collegate in qualche modo al romanticismo. Ad esempio Charles Baudelaire, preso nel vortice di una vita dedita al culto dell'arte e  della bellezza unita al consumo di sostanze stupefacenti, crea una poesia che sia " il mio cuore messo a nudo ", cioè non oggettiva e che riporti quelle che sono le cadute, le aspirazioni, l'animo dell'uomo, che è diviso fra amore e odio, fra fede e peccato: " Signore dammi la forza, dice Baudelaire,di contemplare il mio cuore.
Il poeta è come  l'albatro, uccello abituato alla tempesta ma catturato e che è deriso perché con le sue grandi ali non può più volare da è costretto a camminare.
È un " Angelo caduto ", è un esiliato che ricorre ai paradisi artificiali (le droghe ), o qualsiasi altra sollecitazione sensoriale  che permetta di abbandonarsi (colori, sensazioni uditive, profumi ).
Si va oltre il realismo e si ricerca l'interiorità. Su questo percorso troviamo la poesia di Paul Verlaine con la sua componente psicologica e Arthur Rimbaud, poeta "maledetto" come Baudelaire. Egli risulta essere un veggente, che assiste a tutte le forme di amore, di sofferenza, di pazzie, cercando se stesso ovvero il poeta è il grande infermo, il grande criminale, il grande maledetto che coltiva la sua anima più di ogni altro uomo.
Da questo si capisce come le nuove strade della poesia diventino sempre più originali e introspettive e crollano la sintassi e spesso la grammatica, si va oltre il significato della parola attribuendo ad essa dove sensazioni, colori profumi,  suoni. Da questi tre poeti " maledetti " nasce un nuovo modo di fare poesia, che va contro la poesia accademica tradizionale rifiutando il dato oggettivo.
Il movimento decadente, prima in Francia, poi in Italia ha sfiducia per  l'operato umano, acquista ha sfiducia , non vuole trasformare la realtà ma vede in essa un senso di sfiducia, di tristezza, come se siano coscienti di essere degli epigoni, la voce di una età ormai al tramonto e per questo tali poeti mentono chiamati scherzosamente dai loro avversari: " decadenti".

 

TIPOLOGIA DELL'EROE DECADENTE

Il decadentismo incarna la nuova sensibilità dell'uomo della fine dell'800 e crea tutta una serie di eroi, di miti di cui ne abbiamo traccia in tutta la letteratura europea del periodo. La bibbia del decadentismo può essere considerata l'opera "A ritroso" di Huysmans in cui abbiamo un personaggio che è eternamente insoddisfatto quindi preferisce ritirarsi in solitudine collezionando tutto ciò che trova veramente bello. Diventerà però vittima di una nevrosi e per guarire dovrà tornare a vivere tra la gente normale che egli odia, perché banale.
Un altro poeta importante ai fini di una giusta analisi del  decadentismo è Mallarmé, poeta che fu per molto tempo professore di grande cultura filosofica. Egli afferma che la conoscenza della realtà non è solo vincolata ai sensi ma se ci sofferma si ferma alle apparenze non si va alla scoperta della realtà profonda, non si va alla ricerca dell'anima delle cose. Ecco allora alcuni suggerimenti poetici:

  • evitare il realismo
  • depurare il linguaggio da tutti i detriti dovuti alla comunicazione per tornare alla parola pura, ermetica, con molti significati
  • riscoprire il potere magico della parola, che può incantare il lettore
  • ricorrere alla simbolo che è un travestimento delle intuizioni che fanno poesia.

È possibile che  il poeta si  orienti  verso un'arte staccata dalla realtà, ma che, in questo modo, vada a conoscere la vera anima delle cose reali sperimentando nuove tecniche espressive.
La " lettera del veggente " di Rimbaud esorta a cogliere le suggestioni della musica; Richard Wagner con " l'anello del Nibelungo " realizzò la fusione delle arti: poesia e musica.
L'artista è distaccato dalla realtà e in questo periodo si fanno strada le idee di Marx di Engels che lottano per il ribaltamento della società attuale per la formazione di una nuova società.
Però le motivazioni del rifiuto della società sono diverse perché Marx  e Engels non vogliono l'uomo ridotto ad una cosa e quindi rifiutano la società capitalista-borghese; mentre ai poeti non interessa per niente la situazione sociale ma fuggono dalla realtà per affermare la loro individualità e questa fuga si realizza con l'estetismo, la ricerca del bello preso della lussuria, della stanchezza sensoriale come vuole l'eroe dannunziano Andrea Sperelli nel romanzo " Il piacere "; spesso si contempla la morte o la bellezza ambigua fino ad arrivare al compiacimento per la violenza.

 

Il superomismo di Nietzsche 

Ci sono aspetti del decadentismo che derivano da concezioni filosofiche come la filosofia di Nietzsche. Nelle opere di questo pensatore: "Al di là del bene e del male ", " Così parlò Zaratustra ", si scaglia contro il conformismo e   i principi democratici ed egualitari esaltanti la forza, l'eros gioioso, il  vitalismo e la volontà di potenza.
Sono le componenti di quello che egli definisce lo " spirito dionisiaco " che si realizza nel superuomo  che incarnerà il nuovo modello di umanità. 
Questa posizione risulta antidemocratica perché i deboli e i falliti sono destinati a scomparire e non c'è nel suo nuovo superuomo pietà e altruismo, che vengono considerati come debolezze.
L'uomo d'eccezione vuole un governo forte contro le richieste della plebe  (si preparano le idee fasciste e del D'annunzio) e vuole essere parte di un governo nazionalista (si prepara la prima guerra mondiale).
Il superuomo vuole essere attivo e vitale, cerca l'avventura e il bel gesto, vuole essere  eroe e questo al di là del bene e nel male.
Da questo punto gli sbocchi sono due:

  • l'artista può ritrovarsi isolato  dalla società e scavare in sé stesso arrivando a comprendere di essere un fallito (ad esempio il Pascoli); 
  • esalta il suo io e si getta nell'azione politica e militare (ad esempio il D'annunzio).

La scoperta dell'inconscio di Freud 

 

In questo periodo (1900) Freud pubblica un testo chiave:  "L'interpretazione dei sogni ". Egli sceglieva come campo di indagine le componenti irrazionali della personalità umana, cioè i sogni e i più lontani  ricordi dell'infanzia. Freud faceva luce sul disagio della civiltà che è il meccanismo psicologico per cui, insoddisfatti della società in cui si vive, si cerca di fuggire, di estraniarsi o di mascherarsi in ingannando gli altri e noi stessi.
Alla base tutto per Freud vi erano la repressione, il senso di colpa, la libido e l'influenza delle scoperte dell'inconscio. L'influenza di queste idee sulla letteratura sarà enorme.

 

POSIZIONI DEL DECADENTISMO ITALIANO

Le linee di fondo del decadentismo italiano sono approssimativamente le seguenti:

  • Giovanni Pascoli si lega alle esperienze più genuine e positive del Decadentismo. Egli non ha nulla di dilettantistico, come spesso accade nella poesia del D'annunzio, ma smarrito davanti al mistero del cosmo,   deluso davanti alle speranze della società (come il socialismo o il progresso scientifico), impotente dinanzi alla visione del dolore, Pascoli tenterà di capire le cose di ogni giorno, si guarderà nell'animo e piangerà scoprendo, però le cose più autentiche. È l'esponente maggiore del decadentismo e la sua lingua letteraria è profondamente nuova e originale.
  • C'è poi la vistosa posizione dannunziana che compare in opere come "Il piacere ", il cui protagonista è un superuomo, un eroe decadente: Andrea Sperelli. Tale posizione deriva dal superomismo di Nietzsche e il decadentismo dannunziano diventa idoleggiamento dell'attivismo sia sul piano poetico e sul piano politico e si traduce in un impegno civile.
  • Riconducibile per antichi all'attivismo dannunziano, è la posizione di Guido Gozzano e dei crepuscolari, poeti che si isolano dal mondo , spesso sono malati anche fisicamente (lo stesso Gozzano morrà in giovane età per la tisi). Questi poeti non sono dei superuomini e si rifugiano nel vagheggiamento di un mondo di piccole e umili cose, nella noia della provincia.
  • Le posizioni che richiamano profondamente il senso della crisi presente nel decadentismo ed il dissolversi delle antiche certezze sono quella di Luigi Pirandello e di Italo Svevo che dissolvono il personaggio tradizionale non attribuendogli nient'altro che una inettitudine e una crisi di identità.
  • Riconducibile in ultima analisi alle posizioni del decadentismo è il pullulare delle avanguardie, cioè di movimenti che pur con grandi diversità di polemiche sperimentano nuove tecniche espressive (Futurismo, Espressionismo, Dadaismo, Surrealismo...).

Fonte: http://nuke.multimediadidattica.it/Portals/0/IL%20DECADENTISMO2.doc

 

 

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