Imperialismo

 

 

 

Imperialismo

 

Storia dal 1903 al 1925
Il periodo preso in considerazione va dal 1903 (pubblicazione Alcyone, ossia la prima opera rilevante novecentesca) al 1925 (anno pubblicazione “Ossi di seppia” di Montale). In questo periodo nasce anche in Italia, la moderna società di massa. In un periodo di relativa pace, la “bèlle èpoque”, abbiamo la seconda rivoluzione industriale. L’aumento della produzione è favorito anche dalla razionalizzazione scientifica del lavoro teorizzata dall’ingegnere americano Taylor. L’applicazione della prima catena di montaggio fu opera della Ford nel 1913. Gli anni venti sono caratterizzati da una situazione di forte instabilità economica, sociale e politica. Le instabilità economica e politica sono prodotte soprattutto dalla prima guerra mondiale, mentre dal punto di vista sociale è causata dalle proteste e rivendicazioni economiche dei sindacati degli operai e dei contadini. La guerra mondiale scoppiata nel 1914 vide l’Italia inizialmente neutrale; contrarie all’intervento erano i cattolici, i socialisti e i giolittiani, mentre erano interventisti gli irredentisti, la grande industria, la piccola borghesia e anche il socialista Mussolini. L’Italia entrò in guerra nel 1915, schierandosi con l’Intesa, contro Austria e Germania sue alleate sino a quel momento. Dopo la guerra che vide soccombenti, Germania e Austria, anche le potenze vincitrici uscirono malconce dal conflitto (ad eccezione degli Usa). L’Italia visse un dopoguerra agitato e turbolento, provocato dalle rivolte operaie, che richiedevano salari più alti, e dalla piccola borghesia, insoddisfatta del risultato della guerra. L’apice degli scontri si ha fra 1919 e il ’20 con il cosiddetto biennio rosso. Mussolini approfittò di questa situazione per salire al potere: il 28 ottobre del 1922 organizzò la marcia su Roma,  dopo la quale fu nominato dal Re primo ministro e cominciò a fascistizzare lo Stato, con una serie di leggi e riforme.


Gli intellettuali
Mentre nell’ottocento gli intellettuali potevano campare con la sola arte, ma sono costretti a trovarsi un altro lavoro; cimentarsi in un’arte diventa quasi un hobby. Non c’è più la figura del poeta vate: l’ultimo vate è d’Annunzio. Il moderno ceto intellettuale trova espressione nelle riviste politico-culturali fiorentine, tra cui la più importante è “La Voce”. Lo sviluppo del ceto intellettuale è conseguenza di quello dell’istruzione e della scuola, della diminuzione dell’analfabetismo, della diffusione dei giornali, del teatro e del cinema. Lo sviluppo del giornalismo consente agli scrittori di vivere con il proprio lavoro, attraverso l’introduzione della terza pagina, ossia quella culturale. La letteratura si adegua al mercato e comincia a pensare in maniera industriale: si cerca di rispettare i gusti del pubblico e si produce in massa. Oltre al teatro e al cinema, assumerà un ruolo molto importante la radio, come strumento di comunicazione e di propaganda.


Il disagio della civiltà
I mutamenti di inizio 900 fanno si che nascano nuove tematiche. La civiltà, intesa come accrescimento del benessere e della partecipazione pubblica, è un bene, ma allo stesso tempo, comporta un disagio. Questa diagnosi, espressa da Freud, è condivisa dalla maggioranza degli artisti del primo quarto del novecento. Essi, infatti, denunciano la perdita delle categorie tradizionali e del loro ruolo, avendo un senso di smarrimento. Il novecento è il secolo dell’ansia e dell’angoscia: l’angoscia implica una situazione di disagio e di malessere, i cui motivi restano oscuri. Per prima cosa la teoria della relatività di Einstein e altre teorie trasformano lo spazio e il tempo: da categorie oggettive diventano soggettive. Per Proust addirittura il tempo corrisponde al battito del cuore, quindi un tempo interiore. Importante è anche lo studio dell’inconscio compiuto da Freud. La psicanalisi contribuisce ad arricchire i temi della letteratura: il sogno e la vita notturna dell’io; i ricordi e l’infanzia come periodo decisivo per la formazione dei complessi e infine il conflitto padre figlio. Questa rivalità (complesso di Edipo) per il possesso della donna (moglie/madre) porta ai desideri inconsci opposti di castrazione del figlio da parte del padre e di morte del padre da parte del figlio; questo tema è presente in un tutta la letteratura del 900, da Kafta a Svevo, Pirandello, Tozzi. Anche la guerra ha mutato l’immaginario collettivo: essa è totale, poichè coinvolge tutti i campi ed ha investito tutto il mondo; si svolge con nuove armi legate alla tecnologia (radio, telefono ecc.). Gli intellettuali,che vi partecipano come ufficiali, ne rimangono delusi. Nel 900 avranno grande spessore 3 figure: 1) la prima è il conflitto padre-figlio: il figlio si sente inferiore alle aspettative del padre e si sente inadeguato; 2) la figura dell’impiegato e il tema dell’inettitudine: la figura dell’inetto, frustato, senza personalità, è coniato da Svevo; è un personaggio che non si sente all’altezza per sostenere le esigenze  della famiglia (Kafta,Pirandello,Svevo,Tozzi, esempio opera: la metamorfosi);  3) il terzo tema è quello dell’insensatezza della vita: l’uomo è estraneo  rispetto alle altre cose ed è impotente; nello stesso tempo è l’unico capace di garantire ancora una ricerca del senso, poichè essendo fuori dal meccanismo lo èpuò studiare con distacco e può razionalmente interrogarsi sul senso della vita. (lo dice Pirandello). In definitiva la differenza fra l’800 e il 900 sta nel soggettivismo: nell’800 la realtà viene vista in un modo dagli artisti e solo loro la vedono in quella maniera (impressionismo); nel 900 la realtà viene rielaborata all’interno del soggetto e portata fuori in maniera deformata (ad esempio con il sogno e il surrealismo).

 

Fonte: http://www.riassuntibuse.altervista.org/sito%20riassunti/Imperialismo.doc

 

Colonialismo e imperialismo

 

Tendenza a costruire imperi coloniali compatti e formalmente assoggettati alla madrepatria, saldando le precedenti colonie e le zone di influenze informale in vasti territori militarmente,  politicamente, amministrativamente ed economicamente controllati.

 Sfondo:

  • Grande depressione 1873-1896
  • Militarismo grandi potenze                  è     Imperialismo:
  • Diffusione ideologie social-darwiniste

Differenze tra:

  • Colonialismo tradizionale:
  • Il ruolo principale è svolto dai privati (anche se protetti dai governi): Compagnie
  • Spesso la penetrazione commerciale precede o sostituisce la conquista militare
  • Le potenze coloniali sono poche: Gran Bretagna, Francia e, in minor misura, Spagna, Portogallo, Olanda
  • Imperialismo
  • Il ruolo principale è svolto direttamente dai governi (esercito, marina)
  • La conquista militare precede la conquista economica
  • Le colonie sono oggetto di massicci investimenti finanziari
  • L'espansione coloniale si intreccia agli interessi dei grandi gruppi monopolistici
  • Alle potenze coloniali tradizionali si affiancano i paesi di recente unificazione: la Germania e l'Italia

Motivi: acquisire

  • mercati di approvvigionamento di materie prime a basso costo
  • mercati di sbocco per i prodotti finiti
  • valvole di sfogo per la sovrappopolazione interna
  • controllo di aree di interesse strategico nell'accresciuta conflittualità internazionale

Limiti e contraddizioni:

  • la redditività dei domini d'oltremare, spesso oscillante, mantiene in condizioni d'incertezza le borse europee e, con esse, le cancellerie diplomatiche
  • molte imprese coloniali si rivelarono poco redditizie o in perdita
  • larga parte del movimento operaio, del socialismo e del movimento democratico sono ostili

Conseguenze:
le rivalità imperialistiche accentuano la conflittualità politica fra le potenze

 

fonte: http://liceoamatrice.altervista.org/storia/colonialismo%20e%20imperialismo.doc

 

Imperialismo

Il termine nasce negli anni Settanta dell’Ottocento, in Inghilterra; poi si diffonde rapidamente nelle altre lingue.
Quadro storico-economico:

  1. sviluppo tecnologico
  2. concentrazione industriale (trusts e cartelli), soprattutto negli USA tra il 1880 e il 1905
  3. concentrazione bancaria e grandi cracks
  4. grande sviluppo dell’industria e del commercio estero
  5. lunga depressione (1873-1896): immissione di materie prime a basso costo da mercati esteri (soprattutto di prodotti agricoli) e ritorno al protezionismo
  6. protezionismo e guerre doganali
  7. conflitto economico e poi politico tra Inghilterra e Germania (che aveva altissimi tassi di sviluppo)
  8. il nazionalismo evolve verso l’imperialismo. Mentre l’Inghilterra ha una posizione sostanzialmente difensiva del già acquisito, le altre nazioni sono più aggressive.
  9. 1884: spartizione dell’Africa (conferenza internazionale di Berlino); conquista francese del Vietnam, della Cambogia e dell’Indocina; 1900: rivolta dei Boxers in Cina, repressa nel 1901.

Ragioni addotte per la costituzione dell’impero:

  1. le colonie sono uno sbocco alla pressione demografica;
  2. sono un mercato per le merci;
  3. sono un mercato per i capitali da investire;
  4. forniscono materie prime;
  5. costituiscono lo spazio vitale per l’espansione degli Stati (darwinismo sociale applicato agli Stati);
  6. missione civilizzatrice dell’uomo bianco (di volta in volta inglese, francese, tedesco o italiano).

J. A. Hobson (1858-1940)
Imperialismo (1902)

Noi dobbiamo avere mercati per le nostre manifatture in continuo sviluppo, dobbiamo avere nuovi sbocchi per gli investimenti dei nostri capitali e per il continuo aumento della popolazione […]. Un numero sempre più elevato di nostri connazionali si dedica alla produzione di manufatti e al commercio nelle città: essi pertanto dipendono, sia per la propria sussistenza sia per il proprio lavoro, dai rifornimenti alimentari e dalle materie prime provenienti da Paesi stranieri. Per comprare e pagare tutte queste cose, noi dobbiamo vendere le nostre merci all’estero. Durante i primi tre quarti del secolo siamo stati in condizione di farlo senza difficoltà attraverso la naturale espansione commerciale con i Paesi del continente.
Nel corso degli ultimi trent’anni, però, la nostra supremazia nella produzione di manufatti e nel commercio dei medesimi è stata fortemente scossa: altri Stati, in particolare la Germania, gli Stati Uniti e il Belgio, si sono fatti avanti a rapidissimi passi e la loro concorrenza sta rendendo sempre più difficile disporre di liberi mercati per le nostre manifatture.
Le intrusioni di questi Paesi nei nostri possedimenti ci impongono con la massima urgenza l’adozione di energiche misure che ci assicurino nuovi mercati. Tali nuovi mercati devono trovarsi in Paesi finora arretrati, dove vivono popolazioni numerose con possibilità di aumento e di sviluppo dei bisogni economici, che i nostri mercanti e i nostri manifatturieri siano in grado di soddisfare. È pertanto necessario usare la diplomazia e le armi della Gran Bretagna allo scopo di costringere coloro che possiedono i nuovi mercati a trattare con noi; e l’esperienza insegna che il mezzo più sicuro per assicurarsi e per sviluppare tali mercati è quello di stabilire protettorati oppure di occupare territori.
Inoltre rilevanti risparmi vengono realizzati presso di noi: risparmi che non possono trovare vantaggioso investimento nel nostro Paese. Essi devono, di conseguenza, trovare impiego altrove.
Per quanto costoso, per quanto rischioso questo processo di espansione imperiale possa essere, è indispensabile alla continuità della nostra esistenza e del nostro stesso progresso: l’imperialismo non va visto come una scelta, ma come una necessità.


A. J. Balfour
Discorso alla Camera dei Comuni del 13 giugno 1910

Le nazioni occidentali, sin dalla loro comparsa sul palcoscenico della storia, danno segni di un’incipiente tendenza all’autogoverno […] compiendo progressi spontanei […]. Potete cercare quanto volete nella storia dei popoli orientali, di quello insomma che si è soliti chiamare l’Est, ma non troverete alcuna traccia di autogoverno. Le fasi storiche che quei popoli hanno attraversato — spesso caratterizzate da grande potenza e splendore — sono trascorse invariabilmente nel segno del dispotismo, di forme di governo autoritarie. […] Questo è un fatto; non è una questione di superiorità o inferiorità. […] È una buona cosa per queste grandi nazioni [l’Egitto] — riconosco la loro grandezza — che tale forma assolutistica di governo sia da noi amministrata? Ebbene, io ritengo di sì.
Ritengo che l’esperienza dimostri che in tale situazione esse abbiano conosciuto un governo della cosa pubblica di gran lunga migliore di quello sperimentato in ogni altra epoca precedente, e che ciò costituisca indubbiamente un beneficio non solo per queste nazioni, ma per l’intera civiltà occidentale.


Interpretazioni

Marxista:

      1.  Luxemburg (L’accumulazione del capitale, 1913): i proletari non hanno sufficiente capacità di acquisto, di conseguenza accanto al mondo capitalista ci deve essere un mondo non capitalista che ne assorba le merci. Una volta compiuto l’inserimento del mondo rurale nazionale nel mercato capitalista, servono sbocchi esterni alla nazione: le colonie. Il conflitto tra Stati è inevitabile.
      2. Lenin (L’imperialismo fase suprema del capitalismo, 1917): dal momento che il saggio del profitto tende a diminuire e i profitti sul mercato interno a scomparire, nascono sempre più monopoli e il potere economico aumenta il suo controllo dello Stato. Il monopolio cerca di assicurarsi il controllo dei mercati e delle materie prime su scala mondiale; ma il conflitto tra le varie potenze è inevitabile, prima o poi.
      3. Baran e Sweezy (Il capitale monopolistico, 1960): l’imperialismo nasce non solo dall’economia monopolista, ma è strettamente connesso anche con il militarismo: le spese militari sono un classico impiego per il surplus di capitale. Così una parte della popolazione, altrimenti inattiva, è occupata e c’è sviluppo tecnologico. Monopolismo e militarismo orientano in senso imperialista o neo-coloniale le politiche degli Stati industrializzati

Socialdemocratica:
elementi comuni: non c’è un nesso organico tra capitalismo e imperialismo ed è dunque possibile eliminare l’imperialismo con riforme democratiche ed economico-sociali.
Kautsky (La questione coloniale): l’imperialismo è una politica del capitalismo che può essere sostituita da una politica che organizzi in maniera pacifica il mercato mondiale, mercato in cui però lo sfruttamento dei paesi arretrati rimarrebbe, salvo introdurre un maggiore controllo politico dello sviluppo economico che vada in senso socialista.

Liberale:
Schumpeter (1919): l’imperialismo non è un prodotto capitalista ma di elementi politici, sociali, economici, culturali pre-capitalisti. Il capitalismo è per sua natura pacifico: razionalizza il calcolo del costo e dei ricavi ed elimina atteggiamenti aggressivi ed irrazionali. Elementi pre-capitalisti favorevoli all’imperialismo: il nazionalismo derivante da secoli di lotte tra Stati europei; il bellicismo di caste militari di stampo feudale. La guerra permette il mantenimento di ampi apparati militari e burocratici.

Fonte: http://www.unitus.it/scienzepolitiche/Didatt_online/fil-soc-mod/Materiali_didatt/imperialismo.doc

 

Imperialismo

Introduzione
Con imperialismo si intende la conquista fisica di luoghi da parte delle potenze. Esso manifesta la tendenza ad allargarsi di uno Stato attraverso conquiste militari, economiche, sociali. Dietro a questo fenomeno c‘è la rivoluzione industriale che dipende dalla ricerca di risorse e di nuovi mercati. Inoltre verso la fine dell‘800 il sistema capitalista sta attraversando la sua prima crisi.

Faro della civiltà
Le motivazioni dell‘imperialismo sono la ricerca delle materie prime e l‘acquisizione di nuovi mercati, ma importante è l‘antropologia del tempo, la quale dipingeva i bianchi quale „razza“ superiore, di conseguenza aventi il dovere morale (in realtà solo economico) di conquistare gli altri paesi, al fine di portare a termine l‘opera civilizzatrice dell‘Europa nel mondo. Tutti gli stati extra-europei tranne USA e Giappone sono conquistati dagli imperialisti europei.

Giappone
Verso la fine dell‘800 tutto il mondo appartenenva agli europei. Restava fuori il Giappone, poiché si trattava di una società chiusa, semifeudale, anche se nel 1500 entra in contatto con i missionari gesuiti. Esso non interessava più di tanto, in quanto esistevano paesi assai più attraenti per le risorse che non il Giappone. Il Giappone era isolato, ma a metà dell‘800 gli USA erano molto agguerriti nel Pacifico. Al tempo il territorio USA era ancora dominato in parte dagli indiani, ma ciò nonostante gli USA sono un paese forte, che si può permettere di minacciare il Giappone. In Giappone c‘era una divisione in caste, come da noi nel Medioevo. La casta dei guerrieri (samurai) dominavano persino l‘imperatore. L‘isolamento era dettato soprattutto da queste caste che volevano mantenere l‘ordine. La visita degli USA faceva parte della cosiddetta „guerra delle cannoniere“, attraverso la quale si minacciò duramente il paese, obbligandolo così ad aprirsi ai prodotti statunitensi. Il Giappone risponde alla minaccia diventando in tempi brevissimi come gli invasori. E questo viene portato a termine mediante due rivoluzioni: una di tipo sociopolitico, vale a dire l‘abbandono del sistema a caste, e l‘instaurazione di un regime di libertà; un‘altra invece di tipo economico, dove l‘imperatore obbliga i contadini a trasformarsi in operai miseramente retribuiti, ma con una forte abnegazione (tradizione del sacrificio per l‘entità superiore). All‘inizio del '900 la sua situazione è talmente avanzata che ha già problemi di risorse e di mercato, tanto che nel 1905 invade la Russia zarista. Lo stesso bisogno sarà alla base dell‘attacco agli USA durante la 2a Guerra Mondiale.

Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
La Russia, benché Lenin ed il comunismo fossero contro la dinamica imperialista, si chiuse in se stessa, in quanto aveva i suoi porblemi riguardanti l‘affermazione del socialismo al suo interno. L‘URSS trasformò l‘impero zarista in uno stato federale, dove le ex-colonie zariste diventarono repubbliche indipendenti ma gestite da un partito comunista, il quale era diretto dal Comitato Centrale del PCUS.
Con la 2a Guerra Mondiale la Russia socialista esce dalle sue frontiere ritornando a parlare di comunismo come mezzo per combattere l‘imperialismo. L‘URSS iniziò a foraggiare i movimenti indipendentisti dei colonizzati contro il sistema capitalista-colonialista europeo e americano.

Fra la 1a e la 2a Guerra Mondiale
In questo periodo nacquero diversi movimenti politici reazionari di destra, come il nazismo ed il fascismo, che mantennero e aumentarono il fenomeno coloniale. Tali movimenti, esaltanti la qualità dei popoli, giustificano la conquista di altri territori. Ciononostante in talune colonie nascono dei movimenti d‘indipendenza..

2a Guerra Mondiale
Nel 1933 Hitler prende il potere con il desiderio di recuperare i territori sotratti alla Germania durante il primo conflitto mondiale. La Germania ha sempre ambito ad una sua superiorità europea sin dal 1800, ed entrambe le guerre sono state fatte per tale motivo. Dopo l‘ultima guerra la Germania riuscirà nel suo intento conquistandola economicamente (CEE).
Si iniziano a conscere i bombardamenti, e persino i civili vengono coinvolti. Prima la guerra era esclusivamente fatta al fronte. Gli USA non la conoscono direttamente, in quanto nessuno li bombarda. In Svizzera c‘erano problemi sui rifornimenti alimentari, perché tutto doveva passare fra i combattenti. Inoltre nel mezzo della Confederazione passavano treni carichi di tutto (armi, ebrei,…), e le aziende svizzere andavano a tutto regime, compresi i produttori di armi, il cui cliente principale fu Hitler.
Prima dello scoppio della 2a Guerra Mondiale l‘URSS e la Germania conclusero un accordo di non agressione, che non venne però onorato dai nazisti, i quali volevano raggiungere il Mar Caspio da cui prendere petrolio. Dopo la sconfitta in Russia, tentarono dalla parte della Turchia, dove però trovarono gli inglesi. Provarono pure, essendo i nazisti antisemiti, di concludere alleanze con gli arabi.

Stato d‘Israele
Il sionismo è un movimento nato alla fine dell‘800 con lo scopo di ricondurre il popolo ebraico in un loro territorio. Gli ebrei, a causa della diaspora, si trovavano sparsi in tutto il mondo. Infatti gli antichi romani li distribuirono nell‘impero, ma essi, sebbene divisi in varie nazioni furono sempre fra loro uniti. Ciò si concluse nel 1948 nella nascita dello Stato d‘Israele. Uno dei motivi è che, conosciuto l‘Olocausto, l‘opinione pubblica vuole tentare di ripagare in qualche modo gli ebrei sopravissuti.
L‘ONU fa nascere Israele cercando di dare agli ebrei un po‘ di territorio, ma allo stesso tempo garantirne un altro ai Palestinesi. Per tale motivo vi fuorono molte guerre, sempre tutte vinte dagli israeliani, i quali si sono così espansi.

Deconolizzazione
Dopo la 2a Guerra Mondiale si creano le premesse affinché si assista ad un processo di decolonizzazione, infatti il mondo è in pace, e si è convinti che ciò possa durare permettendo l‘indipendenza. Inoltre ci si rese conto che le colonie richiedevano di più, di quanto rendevano. Si rinunciò in tal modo alla classica colonizzazione, e se ne inzia un‘altra, il cosiddetta neocolonialismo economico. Al posto degli eserciti e delle bandiere, si invade con le multinazionali che dominano e sfruttano le risorse di un certo paese. E questo continua ancora oggi!

 

Massimiliano Ay

Fonte: http://web.ticino.com/LiBe/didattico/imperialismo.doc

 

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