Aztechi
Aztechi
LA STORIA
PERIODO ANTICO
DECLINO
PERIODO DI MASSIMO SPLENDORE
PERIODO ANTICO
DECLINO
PERIODO DI MASSIMO SPLENDORE
Secondo i miti e le leggende, il popolo conosciuto come Aztechi ( che in realtà si definivano Mexica o Tenochca) proveniva da una località chiamata Aztleàn, situata in una regione non ben definita nel Messico settentrionale o nord occidentale. All’epoca gli Aztechi erano una piccola tribù nomade che viveva ai confini dell’area culturale meso americana. A partire dal secondo secolo iniziarono una migrazione che li portò, nel tredicesimo secolo nella valle del Messico centrale. Essi trovarono rifugio in una piccola isola paludosa di Talcomodo del lago Texcoco, dove affondarono nel 1315 la loro città Tenochtitlàn, costruendo case e campi su zattere di canne intrecciate sulle quali tiravano su la terra fangosa del lago.
Il loro dio aveva predetto che un giorno essi avrebbero visto un’aquila sopra un cactus con un serpente nel becco e in quel punto avrebbero fondato la loro città. Così avvenne e, dopo molti anni, i Mexicas gettarono le fondamenta della loro capitale, Tenochtitlàn, su un isolotto nel lago Texcoco. Oggi il lago è ormai prosciugato da anni, Tenochtitlàn è diventata Città del Messico, ma l’aquila della profezia è rimasta al centro della bandiera messicana.
GOVERNO
A guidarli era il loro Dio Mextli, dai cui forse deriva il nome di Messicani. Verso la fine del 1300 gli Aztechi passarono da una organizzazione tribale alla costituzione di un vero e proprio stato, al cui vertice vi era un Re. Nel secolo quindicesimo essi poterono muovere guerra ai loro vicini.
Verso il XI secolo, gli Aztechi, da terribili guerrieri, si trasformano in un popolo pacifico. A tal punto la loro bellicosità si era spenta così quando gli spagnoli all’ inizio del 1500 entrarono in contatto con loro, non solo non si opposero alla conquista, ma erano disposti a accogliere i bianchi come amici.
Il mite re Montezuma, aveva seguito una politica pacificatrice, venne deposto e sostituito dal fratello Cuiclahuac. Esattamente un anno dopo però, questi operarono la loro definitiva vendetta distruggendo lo splendido impero Azteco. Quando Herman Cortez arrivò in quello che ora è il Messico, egli disponeva di cavalli, armature di ferro, cannoni ma nulla di questo avrebbe potuto fare la differenza con la potenza militare dell’impero Azteco. Però il dubbio sulla divinità dei nuovi venuti li fece accogliere come amici. Così gli spagnoli ebbero il vantaggio di tramare dall’interno, avere come alleati i popoli sottomessi e vedere indebolita la popolazione di guerrieri dalle malattie finché riuscirono prendere il potere, imprigionando l’imperatore. Il 13 agosto 1521 Tenochtithàn cadde completamente nelle mani degli spagnoli e il popolo (che si era ribellato perché era stato imprigionato l’ imperatore) venne ridotto in schiavitù. Molte vittime fece anche l’epidemia di vaiolo, portato dagli spagnoli.
Gli Aztechi oggi
Gli Aztechi contemporanei vivono nei paesi di città del Messico e superano il milione, costituendo il gruppo di Indios più importante del paese. Parlano in lingua Azteco - Nahua e nonostante la conversione al cattolicesimo, molte delle loro credenze religiose tradizionali sono sopravvissute.
Agricoltura Aztechi
Gli Aztechi erano abili nell’agricoltura e facevano uso dell’irrigazione, del terrazzamento e della concimazione dei campi.
Ogni contado doveva fare la corvè, questo procedimento sarebbe quando il contadino doveva lavorare gratis per una settimana, doveva coltivare i frutti necessari per sfamare il padrone. Nello stesso modo altre terre devono essere lavorate finché i loro frutti il mais, fagioli, zucche vengano versate al consiglio così quando c’ è la guerra gli agricoltori non coltivano ma combattono, e così non c’erano carestie. Questo sistema garantiva benessere, tranquillità e la possibilità di stare con la famiglia. Questo durò finché ci furono terre per tutti. Anche gli Aztechi erano abilissimi coltivatori. Sfruttavano ogni palmo di terreno pure dove il territorio era fangoso. Usavano il geniale sistema delle chinampas, zattere ricoperte dalla fanghiglia che tiravano su dal lago. Vi si piantano salici che tenevano insieme il terreno artificiale e ancoravano questi giardini galleggianti con lunghi pali di legno. I coltivatori si spostavano dai canali con le canoe. Erano anche coltivati meloni, zucche e meloponi cucurbitacee e poi ajote piantati tra i filari delle pannocchie. Presso gli Aztechi non venivano allevati animali particolari, si mangiavano gli uccelli cacciati.
Aztechi: l'alimentazione.
L'alimentazione aztcheca comprendeva cereali, fagioli, chili e pomodori, che sono tutt'ora parte importante della dieta messicana. Inoltre, gli Aztechi pescavano gli acocil, piccoli crostacei che abbondavano nelle acque paludose, nonchè alghe dalle quali ricavavano una specie di torta. Altri alimenti: grilli, vermi, formiche, larve, utili per la loro abbondanza di proteine e ancora oggi considerati una prelibatezza in alcune parti del Messico.
Semi di cacao erano usati come moneta e per produrre il Xocolatl, una bevanda amara e del tutto priva della dolcezza della moderna cioccolata, che pure da essa ha preso il nome. Cereali e fagioli erano le loro proteine oltre alla caccia.
Liquore tipico
Dalla pianta del Maguey gli Aztechi ricavano il Pulque, una sostanza inebriante ad alto potere nutritivo,che usano soprattutto in occasione delle cerimonie religiosa del Meguey.
Utilizzavano tutto della pianta: con le fibre preparavano cesti e spesso abiti, le spine fungevano da aghi, le spesse foglie costruivano frequentemente i tetti delle capanne.
Artigianato
Per quanto riguarda i materiali usati nell’artigianato, bisogna ricordare che gli Aztechi non arrivarono a conoscere il ferro. Pertanto, gli utensili fondamentali come le vanghe, le asce e le macine sono in pietra o in dura selce, le armi e i coltelli sono in ossidiata.
Abitazioni
Gli Aztechi costruivano templi e palazzi in pietra, decorando gli edifici con conchiglie, metallo e pietre preziose. Il popolo viveva in povere capanne di forma cubica, dette tezcalli, costruite con il legno e frasche raramente costruite in pietra. La porta era una stuoia e i mobili erano pochi. Ogni gruppo di capanne possedeva un bagno; invece le case più importanti ne avevano uno per ciascuno. Gli Aztechi si lavavano di solito in stagni e fiumi, ma per partecipare a rituali usavano il bagno a vapore, come gli sposi per purificarsi.
Abiti
Gli abiti da cerimonia degli aztechi erano fatti di piume del quetzal: il loro uccello sacro. Il quetzal è lungo 40cm con una coda di 80cm.
I guerrieri portavano in testa una maschera di animali (giaguaro, uccelli, sciacalli). Il loro scudo era fatto di liane intrecciate e piume d’uccello, legavano ai fianchi un perizoma fatto di lana e portavano dei copricapo fatti di piume intrecciate. Ai piedi avevano sandali fatti con lacci intrecciati. I guerrieri erano vestiti come l’imperatore, ma senza mantello e meno riccamente. Il popolo era vestito con tuniche fatte di lana di guanaco. I vestiti erano semplici: gli uomini portavano un mantello corto con sopra un altro più corto a forma quadrata; solo i nobili potevano portare costumi lussuosi; le donne portavano una gonna lunga di tela stretta in vita da una cintura con una camiciola senza maniche. Ai piedi portavano sandali di foglie e di pelle di animale stretti da alcuni lacci. I tessuti erano bianchi di cotone per i poveri, colorati, tessuti di piume di uccello e di peli di coniglio, per i ricchi.
Lo stregone era vestito con perizoma e mantello; aveva uno scudo fatto di piume di uccello e impugnava un bastone ”magico”. Il copricapo era d’oro e di metalli preziosi con piume di quetzal. Gli artigiani erano quasi nudi solo con il perizoma o con un corto gonnellino.
LA SOCIETA’
La società degli Atzechi era divisa in tre classi.
NOBILI: Comprendevano i nobili per nascita, i sacerdoti e tutti coloro che si erano conquistati il rango, in primo luogo i guerrieri.
I COMUNI: Venivano chiamati Macevalttiu, possedevano a vita i lotti di terra sui quali costruivano le loro case.
GLI SCHIAVI: Erano tali per nascita, potevano comprare la propria libertà, o conquistarla, fuggendo e rifugiandosi nel palazzo reale.
Inoltre, all’ interno della società atzeca esiste una categoria di schiavi formati da prigionieri nemici e chi ha perso diritti civili.
In questo ultimo caso si tratta per lo più di individui che hanno infranto le regole della comunità. Al comando c’era un re (Montezuma, quando arrivarono gli Spagnoli). I guerrieri occupavano il sommo della gerarchia e avevano poteri quasi assoluti. Subito dopo i guerrieri, nella scala sociale venivano i mercanti, quindi gli agricoltori e i pastori; per ultimi gli artigiani.
LEGGI E PUNIZIONI
La punizione per il comportamento sbagliato varia secondo la valutazione sociale del crimine. Il furto ad esempio viene considerato molto grave, colui che lo compie deve restituire il doppio, ma se non è in grado di farlo paga il crimine con la schiavitù. Lo schiavo non è considerato proprietà privata e la schiavitù si estingue con la morte dello schiavo, con la restituzione del debito, o se il suo padrone compie atti considerati antisociali; i figli nascono liberi. Allo schiavo è data la possibilità di interessarsi alla propria famiglia. Quelli che perde per sempre sono i diritti sociali e quindi la possibilità di accedere alle cariche pubbliche. Nella classe sociale ci sono prima i sovrani, poi i nobili e i sacerdoti. Oltre al potere politico i sacerdoti hanno il potere religioso. La religione nasce come attività collettiva necessaria alla sicurezza sociale e politica. Al clero spetta il dovere di compiere diverse funzioni al momento della vita quotidiana.
Molto spesso i prigionieri di guerra (o se non ce n’erano, altri schiavi) venivano sacrificati nelle cerimonie religiose.
LA RELIGIONE
La religione era controllata da una casta di sacerdoti i cui capi provenivano dalle famiglie dominanti. Gli Aztechi adoravano un gran numero di divinità ognuna delle quali esigeva offerte e sacrifici. Attirare le forze buone e respingere quelle cattive era compito dei sacerdoti intermediari fra l’uomo e la natura-dio. Il sole, tra tutte le divinità Azteche ebbe un posto particolare, esso infatti, secondo la mitologia Azteca, era stato ravvivato dal sangue di tutti gli dei. Il sacrificio divino doveva essere di esempio agli uomini. Per l’inaugurazione del tempio di Tenochitlan, per esempio, furono immolati ben 20000 prigionieri di guerra (ma forse è solo stato raccontato così dagli europei).
I condannati al sacrificio erano rassegnati alla loro sorte ed erano considerati importanti. La vittima saliva i gradini del tempio nel frastuono dei canti e danze. In cima, un sacerdote gli apriva il petto con un colpo di coltello. Poi, strappava il cuore ancora palpitante e lo presentava al sole. La testa veniva tagliata. Il sangue scorreva sulle scale del tempio. Così abbeverato, il sole poteva continuare la sua corsa.
La suprema divinità Azteca aveva un nome assai complicato. Un loro dio era Huitziopochtli, il dio del sole e della guerra, un’ altra divinità era Queyzalcòatl, il serpente piumato. Questo essere sovrannaturale (mago/uccello/mosca) risaliva ai tempi delle prime migrazioni ed era quindi ritenuto quasi il creatore di tutto il popolo Azteco. I guerrieri, per esempio, appena morti venivano collocati in una zona rivolta a oriente. Tutti gli altri, quando morivano scendevano nel Mictlan misterioso e assai difficile da raggiungere. A tale scopo ogni cadavere veniva rifornito da doni. Come per tutte le civiltà primitive, il fine della religione Azteca è quello di dominare le forze della natura, conciliarle alle necessità vitali dell’uomo.
Secondo la credenza azteca la vita del mondo deve passare attraverso 5 stadi o “soli” presieduti ciascuno da un Dio particolare.
Le divinità
Quetzalcoat, il serpente piumato della fecondità, assume il nome del dio del vento e del soffio vitale.
Tezcatlipoca, dio che conosce tutto grazie al suo specchio (il suo nome significa proprio “specchio fumante”).
Tlaloc, dio della pioggia.
Chaichiuhlique, moglie di Tlaloc, dea dei fiumi e delle paludi.
DIO TLALOC: DIO DELLA PIOGGIA
Cultura religiosa
Componente essenziale dei riti religiosi era la musica. Dai reperti trovati sembra esistesse una vera e propria orchestra con strumenti a fiato e a percussione. Le danze erano aperte a tutto il popolo. La divinità della musica e della danza era Macuilxochitl, detto anche “Cinque Fiori”. Una bevanda importante nei rituali era il Pulque: una bevanda ottenuta dal succo dell’agale. Veniva bevuta nelle feste in notevole quantità da uomini e donne. Gli unici che non potevano berne erano i giovani.
CULTURA
Convinti che l’universo fosse minacciato da forze ostili, gli Aztechi avevano paura che succedesse una catastrofe e quindi facevano molti atti di purificazione. Di qui il ricorso dei sacrifici umani al dio Huitzilopoch (il dio del sole). Gli Aztechi erano una civiltà triste, le gerarchie sociali sono re, nobili (sacerdoti e militari), artigiani e mercanti, coltivatori, servi e schiavi. Il governo era ordinato in caste. Funzioni civili e religiosi erano unificate. L’economia, strutturata a corporazioni, era a base agricola. Dalla grandiosa architettura sono rimaste le rovine di Tenochtitlàn (l’attuale città del Messico), la piramide detta San Cecilia, ha Calixplathuoca, il tempio dedicato a Ecolt dio del vento. Anche la scultura ci ha lasciato enormi teste di serpente, la grande pietra del sole (o calendario Azteco) massicce statue di divinità. Raffinatissimi lavori di cesteria andati persi nella conquista spagnola, i tagli di cristalli, ambre e turchesi e splendidi manti da cerimonia.
La proprietà terriera apparteneva alla collettiva e ogni gruppo locale (cappulli) era composto da un certo numero di famiglie che possedevano un apprezzamento di terreno; parte del raccolto spettava allo stato, come una specie di tassa. La tecnica era frutto dell’abilità manuale e non ad un uso adeguato di mezzi meccanici: si conosceva la ruota, ma la si utilizzava solo per giocattoli, trascurando invece, di utilizzarla per i veicoli o per altre macchine. Ferro e acciaio erano sconosciuti, per gli utensili si usavano rame e bronzo; gli orafi fabbricavano splendidi monili in oro, argento e leghe preziose.
Scrittura e numerazione
La scrittura azteca era all’inizio rappresentata da simboli, ma dall’arrivo di Colombo iniziarono a imparare a scrivere con le lettere. Scrivevano su una corteccia d’albero che veniva bagnata da un grasso e poi pressata, altrimenti si poteva rompere.
Il loro sistema numerico era in base 20. I numeri da 1 a 19 sono rappresentati da punti; il 20 da una bandiera; il 400 (20x20) da un albero, l’8.000 (20x20x20) da una tasca per contenere il cacao o il copale. Le frazioni sono indicate colorando una parte del simbolo: coprendone la quarta parte si indica un quarto, coprendone la metà il mezzo e così di seguito.
La scuola.
I bambini erano educati dai genitori fino ai 14 anni, poi tutti, ragazzi e ragazze, frequentavano una scuola che dava loro un' istruzione di base. Alle ragazze però non era insegnato a leggere o a scrivere. Tutti ricevevano un insegnamento religioso. Solo le classi più alte potevano però seguire studi avanzati.
Il collegio, situato nel santuario del tempio, sembra riservato ai figli dei nobili. Forma i futuri sacerdoti e gli altri funzionari. L’istruzione e l’addestramento militare era obbligatorio per tutti i bambini (maschi) delle classi superiori.
Il Calendario
Come i Maya, gli aztechi hanno due calendari: il Tonalpohvalli (religioso) e quello solare. Nel calendario l’anno è formato da 13 mesi di 20 giorni l’uno.
Arte
Nell’ edilizia venne abbondantemente usato il legno,cosi come per le imbarcazioni e per i ponti. Gli Aztechi forgiano stupendi oggetti in oro, alcuni in argento (in numero minore dal momento che non avevano scoperto i grandi giacimenti che avrebbero arricchito la corona di Madrid) parecchi in rame spesso dorato. Alle donne è affidato il compito della tessitura. Purtroppo, di quest’arte non è rimasto presso che nulla, in materiali essendo stati distrutti dagli spagnoli: le fibre tessute vanno da quelle del cotone a quelle del maguey. Le donne tessono con un telaio molto semplice e tutt’ora in uso presso le popolazioni indigene. Secondo le cronache spagnole, i disegni dei tessuti erano molto vari e colorati e andavano dai disegni geometrici a rappresentazioni realistiche.
Architettura
Le popolazioni del posto svilupparono un’arte e un’architettura che affascinavano gli Europei.
I monumenti tipici messicani erano i teocalli o templi – piramidi, in cui la piramide tronca, a differenza delle egiziane, era a più piani comunicanti con scale, e costruita in pietrisco, cemento e adobe (mattone cotti al sole). Su di essa, il tempio, a forma di cubo o di parallelepipedo, aveva più camere, muraglie massicce, poche aperture e un tetto di spessore rilevante. I palazzi, avevano l’interno costruito in legno prezioso. Notevoli erano pure i ponti di legno o di pietra, le dighe e le fortificazioni; per quanto non si conoscessero l’arco e la volta, l’ingegneria fu certo progredita.
L’ architettura e la scultura divennero forme d’arte quasi esclusivamente al servizio della religione. La scultura era elemento decorativo dei templi. I templi, i luoghi di culto, le tombe sono i monumenti che ancora oggi testimoniano un’arte tra le più affascinanti di tutti i tempi. L’altezza delle costruzioni religiose era ispirata da precise esigenze di culto: il tempio doveva infatti, con la sua mole imponente, superare in altezza le altre costruzioni, anche quelle destinate a funzioni di carattere civile.
Pochissimo è rimasto della pittura, distrutta dal tempo o dai conquistadores, stupendi rimangono però gli affreschi di Teatihuacan.
e di Mitla. Nella ceramica avevano conservato le abilità dei popoli che avevano assoggettato, ma erano quasi perfetti nel mosaico, spesso anche in piume. Furono grandi nell’arte orafa forgiando stupendi oggetti in oro e alcuni in argento, parecchi in rame dorato. Non conoscendo il ferro gli utensili fondamentali come vanghe, asce e macine sono in pietra o in dura selce; le armi e i coltelli sono di ossidiana.
Alle donne è affidata la tessitura con cotone o maguey (una fibra dura). Rimangono pochi reperti, distrutti dagli Spagnoli (da loro documenti) si sa che i disegni dei tessuti erano molto vari e colorati e andavano dai disegni geometrici o rappresentazioni realistiche di animali, uccelli, persone. I colori rispondono alla suddivisione del firmamento religioso: il rosso per il sangue, il nero per la guerra e i soggetti religiosi, il giallo il cibo, l’azzurro il sacrificio, il verde per l’imperatore.
Le donne tessono anche splendidi mantelli con intrecciate centinaia di piccole piume di Quetzal (per l’imperatore) o di uccelli della foresta per formare complessi disegni. Con lo stesso metodo si ornano anche scuri e copricapi.
Costruzioni
Le piramidi atzeche erano come quelle dei Maya e servivano come:
-Enormi basi per templi e palazzi;
-Erano fatti a gradoni e avvano rampe di scale tra un livello e l’altro;
-Erano praticabili al vertice (dove si trovava l’edificio vero e proprio) e si percorrevano all’esterno;
Venivano frequentate nella vita di tutti i giorni e durante i riti religiosi
-Servivano anche ad abitazioni per il re e per i nobili
-Lungo le sue scale (o da uno “scivolo” posto sotto l’altare) scorreva verso il popolo sottostante il sangue delle vittime.
Giochi
Ogni festa, ogni cerimonia sacra o militare veniva arricchita da danze e musiche appropriate. Gli Aztechi avevano tre giochi, “Tlachtli”, il “Patolli” e il gioco dei “Voladores”. Il primo si svolgeva davanti ai templi. Il campo da gioco aveva la forma di un H. I membri delle 2 squadre contrapposte dovevano scagliare una pesante palla di gomma da una parte all’altra del campo senza però lasciarla rimbalzare più di una volta. Vinceva la partita la squadra che per prima riusciva a far passare la palla attraverso i due anelli di pietra, ma colpendola solo con gomiti, anche o cosce Il gioco dei Patolli si svolgeva su una tavola a forma di croce greca. Il gioco si svolgeva come il nostro “dell’oca”, con le cartelle per andare avanti. I dadi erano fagioli, cioè patolli, il loro nome. Vinceva chi riusciva a percorrere 52 caselle. Il gioco dei Voladores era una danza acrobatica alla quale partecipavano i migliori ballerini, che facevano anche piroette.
MONTEZUMA RICEVE CORTES
Fonte: http://direzionedidattica.comune.carignano.to.it/espdidaticche/novit%E0/novit%E0prim/precolombiane/Aztechi%20ricerca.doc
Aztechi
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Intorno al 1500, quando in America arrivarono gli Spagnoli, era in piena fioritura la civiltà degli Aztechi. Questo popolo guerriero, il cui nome deriva da una mitica patria del Nord, Azlan, nell’XI secolo si stabilì, dopo secoli di vita nomade, nella parte centrale dell’altopiano del Messico, intorno al lago Texcoco. Gli Aztechi, ultimi arrivati di una serie di ondate migratorie che si succedettero dopo la caduta della civiltà tolteca, in soli duecento anni realizzarono la profezia contenuta in una loro popolare leggenda, secondo la quale avrebbero edificato un potente impero.
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Diventati quindi sedentari e cominciata a praticare l’agricoltura, ebbero in poco tempo un notevole incremento demografico; nel 1325 fondarono la loro capitale, Tenochtitlan, dove sorge l’attuale Città del Messico. La città era costruita in posizione strategica, su 2 isolette del lago Texcoco; strade rialzate e ponti collegavano le isole alla terraferma e vennero scavati canali per il trasporto di merci e di persone. |
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Lo stretto letto del lago venne trasformato in orti molto produttivi coltivati su isole artificiali costruite ammassando fango raccolto dal fondo e due acquedotti portavano ai pozzi l’acqua delle montagne; vennero innalzate anche imponenti strutture a piramide ricoperte di pietrisco, sulle quali si ergevano i templi e a cui si accedeva tramite ripide scalinate. |
Tra storia e leggenda
Vedere anche: L'origine degli Aztechi
Vedere anche: La storia dell' impero
Vedere anche: L'allegoria del sole
L'origine degli Aztechi
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Gli ultimi arrivati sull' altipiano del Messico, gli Aztechi, crearono un vasto impero dominato da una splendida capitale, scomparsa in seguito alle distruzioni degli invasori spagnoli. |
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Secondo la narrazione azteca era stato il dio della guerra e del sole Huitzilopochtli a indicare dove la tribù avrebbe dovuto far nascere la sua capitale: là dove un 'aquila con un serpente tra gli artigli si fosse posata su un cactus sarebbe sorta la nuova patria. L'aquila volò su un cactus che cresceva su un isolotto in mezzo al Lago Texcoco e lì gli Aztechi fondarono la loro capitale Tenochtitlan. Fin qui la leggenda. |
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Ricostruzione del centro cerimoniale di Tenochtitlàn
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La storia dell' impero
Vedere anche: La fine dell'Impero
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Nel XIV secolo dunque gli Aztechi si erano appena insediati sul Lago di Texoco. Inizialmente vissero come vassali dei regni vicini, poi diventarono militarmente più forti, attaccarono le tribù vicine e ottennero che la loro isola ricevesse il diritto a diventare un regno indipendente. |
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Preoccupato per i cattivi presagi che annunciavano catastrofi, Moctezuma II cercò di placare l’ ira degli dèi aumentando il ritmo dei sacrifici umani: vennero catturati migliaia di prigionieri nelle regioni ribelli, che vennero sacrificati sugli altari di Huitzilopochtli e di Tlaloc. In questo scenario piuttosto cupo si inserì una minaccia reale e inaspettata, che veniva da lontano: i conquistadores spagnoli guidati da Cortés. |
Nel 1519 l’ antica capitale dell’ impero azteco, Tenochtitlan, doveva apparire agli uomini di Hernàn Cortès come un sogno fatto di pietra, adagiata com’ era in mezzo alle acque della laguna di Texcoco, tra canali navigabili, orti galleggianti e splendidi edifici, ma la grandiosità di questi monumenti non impedì agli spagnoli di raderla al suolo nel 1521 e di distruggere, in un lasso relativamente breve di tempo, ciò che gli aztechi avevano creato.
L'allegoria del sole
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Secondo gli aztechi il sole, per poter sorgere ogni giorno, doveva cacciare la luna e le stelle e per fare questo aveva bisogno continuamente della linfa vitale che soltanto i sacrifici umani potevano dargli: questo spiega in parte il continuo bisogno di vittime da sacrificare al dio Huitzilopochtli che, in caso contrario, non sarebbe più uscito vincitore dalla sua quotidiana lotta. Anche il Gioco della Palla era legato al ciclo solare, alla rinascita, alla guerra e ai sacrifici: spesso infatti, alla fine della partita, i giocatori perdenti venivano sacrificati e il loro cuore offerto al dio.
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Organizzazione socio- politica
Vedere anche: La religione
L’impero azteco era organizzato in distretti e il potere centrale era detenuto da un re;la società era suddivisa in tre classi: schiavi, comuni e nobili. Gli schiavi, che erano tali per nascita, potevano comprare la propria libertà, o conquistarla, fuggendo e rifugiandosi nel palazzo reale. I comuni possedevano a vita i lotti di terra sui quali costruivano le loro case; la nobiltà comprendeva i nobili per nascita, i sacerdoti e coloro che si erano conquistati il rango, in primo luogo i guerrieri. C’era poi il ceto intermedio dei mercanti e degli artigiani, che trasmettevano il mestiere di padre in figlio. |
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Piramide sociale
Schema della suddivisione sociale presso gli Aztechi
La religione
Vedere anche: Le scienze
La trasgressione delle regole religiose veniva duramente punita presso i nobili, mentre per le classi sociali più basse le punizioni erano più miti. La pena di morte era riservata ai colpevoli di alto tradimento, truffa, furto e adulterio. Presso gli Aztechi esisteva la pratica abbastanza consueta di mortificarsi la carne, come, ad esempio, perforarsi le orecchie e trafiggersi le unghie. |
Sacrifici umani
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I sacrifici umani erano per gli Aztechi un atto religioso, necessario alla sopravvivenza delle divinità e dell’universo stesso. Al sacrificio umano erano perlopiù destinati i prigionieri di guerra, e di conseguenza, per procurarsi sempre nuove vittime, gli Aztechi intraprendevano continue campagne militari contro i loro vicini. Le forme di sacrificio erano varie. In primo luogo figurava la cerimonia dell’offerta del cuore, che veniva strappato dal corpo della vittima quando questa era ancora viva. Vi erano poi cerimonie di immolazione con il fuoco e pratiche di scorticamento. Tra i sacrifici incruenti erano molto apprezzate le offerte di fiori, di frutti e di incenso.
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Una storia atroce
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Una volta, molto ma molto tempo fa, gli umani che abitavano la Terra mangiavano il mais e divennero giganti, ma anche quei giganti non erano abbastanza alti da tenere la testa fuori dall'acqua, quando venne un grande diluvio, che inghiottì il sole e mise fine alla prima era dell'umanità, durata 4008 anni. Quasi tutti i giganti annegarono e vennero trasformati in pesci. E' questa l'origine dei pesci. |
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Ed eccoci alla quinta era, quella in cui ci troviamo noi e che finirà con tremendi terremoti il 22 dicembre 2012. All'inizio della quinta era gli dei si incontrarono a Teotihuacan: questo nome messicano significa "il luogo dove sono nati gli dei". E faceva buio dato che il sole della quarta era era stato distrutto dalla pioggia di sangue e fuoco. |
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C'era un unico modo per creare un nuovo sole: un dio doveva darsi fuoco. Nessuno voleva fare quel lavoro, ma alla fine il vanaglorioso Tecuciztecatl disse che era lui il dio più grande e così avrebbe dovuto diventare lui il nuovo sole. Nessuno era daccordo perché in realtà lui non piaceva a nessuno. Comunque gli dei eressero ugualmente un grande rogo e invitarono Tecuciztecatl a saltarci sopra. Il dio diede un'occhiata al fuoco e all'improvviso gli venne in mente che quel giorno in realtà aveva troppe cose da fare per diventare il nuovo sole. Tecuciztecatl se la faceva sotto. Fu allora che il saggio e amato Nanahuatzin prese una lunga rincorsa, staccò e atterò sul rogo. |
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La Terra aveva di nuovo un sole. Tecuciztecatl si vergognò talmente che anche lui prese una lunga incorsa, staccò e seguì Nanahuatzin. La Terra aveva un'altra grossa palla luminosa nel cielo: Tecuciztecatl era diventato la Luna. Gli dei erano particolarmente contenti, quando uno di loro indicò il sole in mezzo al cielo e disse:"Non si muove!". Ed era proprio così. Nanahuatzin aveva donato la sua vita per creare il nuovo sole, ma adesso voleva che anche gli altri dei facessero altrettanto prima di muoversi attraverso il cielo. Naturalmente all'inizio gli dei brontolarono un po' poi uno di loro disse:"Io darò il mio cuore se voi donerete i vostri". |
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Così uno a uno gli dei si avvicinarono al dio serpente piumato, Quetzalcoatl, e si fecero strappare il cuore dal petto. Quando i sacrifici finirono, il sole cominciò a muoversi nel cielo come aveva sempre fatto. |
Divinità
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Gli Aztechi erano politeisti e il loro pantheon comprendeva una complessa gerarchia di divinità. |
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Altra divinità importante era Quetzalcoatl o serpente piumato verde. Dal 977 al 999, a Tula, governò il re-sacerdote Ca Acatl che, alla sua morte, venne accolto nell’olimpo azteco con il nome appunto di Quetzalcoatl. Sebbene fosse raffigurato nell’inquietante aspetto di un serpente piumato, non era una figura demoniaca: il suo culto non esigeva sacrifici umani né offerte di sangue e la sua figura ispirava benevolenza e saggezza. Era considerato come il padre dei Toltechi,colui che aveva introdotto la civiltà. La leggenda narrava che il re Ca Acatl fosse emigrato verso il paese dell’aurora; i popoli del Messico attesero per secoli il suo ritorno tanto che, inizialmente, identificarono colui che sarebbe diventato il loro carnefice, Cortes, con il loro amato re. |
Tlaloc, dio della pioggia e signore dell’aldilà, aveva per simbolo l’Albero della Vita: era una divinità benefica che ascoltava le preghiere dei contadini ma era capace di grande ira che manifestava attraverso siccità, inondazioni, grandine. E’ probabilmente una delle più antiche divinità mesoamericane. |
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Altre divinità importanti erano:
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Giochi sacri
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Gli Aztechi si cimentavano nel gioco sacro della palla, il Tlachtli, da cui deriva il più moderno gioco della pallacanestro: era un gioco religioso e veniva effettuato durante importanti festività. Il campo da gioco, chiamato sferisterio, era un cortile di pietra a forma di I maiuscola circondato da un’alta barriera ed era una copia di quello che c’era in cielo, dove gli dei giocavano a palla con le stelle. Potevano giocare solo i nobili, ma tutti vi potevano assistere. |
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Le squadre in campo erano due; una squadra segnava un punto ogni volta che la squadra avversaria non era in grado di rimandarle la palla, ma il momento culminante del gioco era quando un giocatore faceva passare la palla attraverso uno degli anelli di pietra, verticali, posti al centro del muro di pietra che circondava il campo. |
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Poiché questa era un’impresa molto difficile, il giocatore che ci riusciva poteva esigere, dalla squadra perdente o dal pubblico, gioielli, abiti e tutto quanto potesse desiderare. La palla, che era di gomma e pesava più di due chilogrammi, poteva essere toccata solo con le anche, le ginocchia e i gomiti: per questo era un gioco molto duro e i giocatori spesso si ferivano o rimanevano addirittura uccisi. Quando vincevano, i capitani delle squadre ricevevano i massimi onori, quando perdevano invece poteva accadere che venissero sacrificati a Xoloti, dio del gioco, per placarne la collera. |
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Le scienze
Vedere anche: Osservazione delle stelle
Vedere anche: Calendario
Vedere anche: La religione
Osservazione delle stelle
Soltanto i sacerdoti che avevano studiato l’ astrologia erano in grado di leggere il calendario sacro. Oltre al giorno e al numero , doveva tener conto dell’ ora e del dio che dominava su ciascun gruppo di 13 giorni. Il sacerdote presso gli Aztechi aveva un potere enorme. |
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Codice Cospi, calendario rituale dell'antico Messico, manoscritto presumibilmente Azteco |
Calendario
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L’osservazione del cielo e il computo del tempo avevano un’importanza fondamentale nella religione e nella vita quotidiana della civiltà Azteca. Lo studio dei movimenti degli astri rientrava nei compiti dei sacerdoti Gli Aztechi usavano due distinti calendari fondati su un’aritmetica la cui base era il numero 20: il calendario divinatorio, “Tonalpoualli” e quello solare, “Tonalamatl. Il primo era di 260 giorni, basato sulla combinazione di una serie di 13 numeri, da 1 a 13, e di 20 nomi di animali, cose ed oggetti comuni, concepito in modo che un giorno con lo stesso nome e numero poteva ritornare solo dopo 260 giorni (infatti 260=13x20). |
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Città Del Messico |
Inoltre, gli Aztechi, come i Maya, attribuivano molta importanza al ciclo di 52 anni perché i due calendari iniziavano nello stesso giorno. Allo scadere d’ogni periodo, al fine di “legare gli anni” per iniziare un nuovo ciclo, si celebrava una cerimonia nella quale erano previsti anche dei sacrifici umani. Gli Aztechi avevano poi la convinzione che l’era attuale fosse stata preceduta da altre quattro. Nella cosiddetta “pietra calendariale” (figura) compaiono le rappresentazioni delle “cinque età” o dei “cinque Soli”. |
L'arte
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Le opere artistiche e i manufatti prodotti in America centrale, tra il XIII e il XVI secolo, furono creati dalle popolazioni azteche che giunsero in Messico nel XII secolo. L'arte azteca si poneva al servizio dello stato e della comunità e sembra legata, più che a esigenze estetiche, a motivazioni religiose. Si ebbero espressioni artistiche nei campi più diversi, dagli strumenti musicali alla pietra, dalla ceramica alla carta, alle piume d'uccello. |
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Architettura
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Scultura
La scultura azteca era di tipo monumentale, cioè gli scultori aztechi creavano forme particolarmente elaborate che spesso erano a carattere simbolico-religioso, come ad esempio la Piedra del Sol o calendario azteco, grande blocco circolare lavorato in rilievo e dedicato alla divinità solare Tonatiuh, e la Piedra de Tizoc, enorme disco decorato da un fregio che narra le conquiste di quello che fu un famoso tlatoani ("imperatore") degli aztechi. |
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Molte sculture rappresentavano figure di divinità, in genere in posizione eretta o seduta, scolpite però con grande cura di particolari, spesso legati a simboli di morte. Nell'ambito della vita quotidiana svolsero un ruolo molto importante anche le piccole sculture in pietra che riproducevano animali e oggetti comuni. Seppure meno numerosi, i lavori di scultura in legno e turchese rivestirono una discreta importanza. |
Oreficeria
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Gli Aztechi divennero espertissimi nell'arte di fondere e combinare insieme l'oro e l'argento e dare forma a gioielli. |
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Cospicua era la produzione di recipienti e, grazie alla tecnica della cera persa, potevano essere realizzate anche figure snodate; bellissimi infine erano gli ornamenti ottenuti combinando i metalli con pietre semipreziose quali la giada, l'ametista e il turchese. |
Lavorazione delle piume
Una delle espressioni artistiche più originali degli aztechi fu l'elaborazione di mosaici, scudi e abiti di piume. Le piume venivano suddivise in base alla grandezza, alla qualità e al colore: le più apprezzate erano quelle verdi del quetzal, quelle rosse del tlauquecholli, uccello simile al fenicottero, e quelle turchesi dello xiuhtótotl. |
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Nell'immagine è raffigurato il grande abito di piume, con decorazioni d'oro di quetzal. |
Ceramica
La ceramica era il materiale artistico più popolare, con cui venivano realizzate figure di persone e divinità, soprattutto immagini delle dee femminili della fertilità. Tra le divinità maggiormente rappresentate sono Tláloc e Quetzalcóatl. |
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La scrittura
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Ci voleva una montagna di carte e documenti per governare un impero cosi vasto e tutto questo lavoro veniva svolto da quei sacerdoti che avevano studiato per diventare scribi: tracciavano mappe, compilavano gli elenchi dei tributi e tenevano la documentazione dell’attività legislative. Ogni clan aveva il suo catasto e ogni tempio i suoi testi sacri. La carta era fabbricata con la corteccia del fico selvatico, tenuta a macerare e poi pressata in fogli, successivamente veniva ricoperta di una vernice gessosa e incollata in strisce lunghe fino a 11 m.; le strisce venivano poi piegate a fisarmonica e scritte su entrambe le facciate. |
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Il codice Mendoza |
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Alcuni di questi preziosi codici, tra cui uno dei più famosi è il Codice Mendoza, si sono salvati e da essi provengono la maggior parte delle nostre conoscenze sulle popolazioni dell’America precolombiana. |
I geroglifici:alcuni esempi
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Geroglifico di "specchio" |
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Geroglifico di "pietra preziosa verde" |
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Geroglifico di "turchese" |
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Il pianeta Venere nella scrittura maya |
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"Movimento"a Teotihuacan |
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Geroglifico di "giorno" |
Il sistema matematico
Vedere anche: I geroglifici:alcuni ....
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Il sistema matematico elaborato dagli aztechi non era molto complesso:i numeri dall’1 fino al 19 erano rappresentati da punti o da cerchi, mentre il 20 era rappresentato da una bandiera. Gli aztechi avevano elaborato anche un geroglifico per il quadrato di 20, 400, ed era una piuma e poi un altro ancora per la terza potenza di 20, 8000, rappresentato da una borsa simile a quella che essi usavano per i rotolini di tabacco da masticare. I primi cinque numeri erano contraddistinti ciascuno da una parola specifica, così come il 10 e il 15: per indicare il 6 dicevano cinque più uno, per il sette cinque più due e avanti cosi. |
La fine dell'Impero
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Dopo la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo, nel 1492, dall'Europa partirono molte spedizioni con il fine di colonizzare nuove terre. Questo portò alla caduta dell'impero azteco. |
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L'arrivo degli Spagnoli
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Immediatamente dopo la scoperta del continente americano da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, la Spagna organizzò una serie di spedizioni alla scoperta di nuove terre, d’oro e di popolazioni pagane da convertire. |
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Hernan Cortes giunse in Messico nel 1519, con circa 600 uomini e 14 cannoni. |
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Pazientemente Cortes riorganizzò le sue truppe e marciò nuovamente contro Tenochlititlàn e questa volta, dopo un assedio durato tre mesi, riuscì ad infliggere il colpo mortale all’Impero azteco: il tredici agosto 1521 la città fu data alle fiamme. I palazzi e i templi furono distrutti e saccheggiati, gli idoli abbattuti, la popolazione massacrata e ridotta in schiavitù e l’ultimo sovrano azteco Quauhtemoc, che era succeduto a Montezuma, fu torturato e giustiziato. Tenochtitlan venne rifondata con il nome di Città del Messico e divenne capitale della Nuova Spagna, mentre i Conquistadores proseguirono la loro marcia trionfale attraverso l’immenso territorio che aveva fatto parte dell’impero azteco. |
Il crollo demografico
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Il Messico contava all’epoca della conquista ca. 30 milioni di persone, di cui una buona parte risiedeva nella capitale; nel 1568 il numero si era ridotto a 3 milioni ed era destinato a diminuire ancora. |
Gli autori
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Istituto Comprensivo Bolzano III Viale Trieste |
Classe II B
Alunni:
Con la collaborazione dell'Istituto Pedagogico Italiano, Bolzano, Area nuove tecnologie e informazione, |
Questo lavoro
Vedere anche: Gli autori
Questo lavoro è nato dalla collaborazione della Classe IIB e del team di ricerca e sviluppo dell'Istituto Pedagogico di Bolzano, con la consulenza scientifica del prof. Alberto Scocco. |
Risultato è una pluralità di output: la mappa, il sito web, il formato per stampa.
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fonte: http://www.ipbz.it/ip/mappementali/extdoc/aztechi.doc |
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