I Maya
I Maya
IL MONDO MAYA
di Maria Pia Ercolini
Chi erano i Maya?
Grandi architetti, urbanisti, matematici e astronomi che popolarono l’America centrale a partire dal 600 a. C. (2 secoli dopo gli Etruschi in Italia).
La civiltà maya ebbe il suo splendore nel periodo classico (tra il 250 e il 900 d.C.), a cui seguì una fase di declino culturale ed economico, legato a carestie, rivalità e conflitti tra le città-stato, invasioni. La colonizzazione spagnola eliminò ogni autonomia indigena, sterminò la popolazione locale, stremata dai lavori pesanti e dalle epidemie, concentrò i sopravvissuti in villaggi sottomessi alla nobiltà e spremuti dalle tasse, torturò e uccise gli Indios che mantenevano antiche credenze religiose malgrado la cristianizzazione.
Dove vissero?
Tracce della civiltà maya sono presenti in cinque stati dell’America centrale: Messico (regioni del Chapas e dello Yucatan), Guatemala, El Salvador, Honduras e Belize.
Quali furono le loro precoci elaborazioni culturali?
La scrittura e il calendario, forse ereditati dagli Olmechi, che vissero in Messico dal XIII sec. a.C.
Fin dal periodo classico i Maya disponevano di libri (codici): si trattava di lunghe strisce di carta ricavate dalla corteccia del fico selvatico, ricoperte da uno strato di calce su cui si poteva dipingere e piegate a fisarmonica.
Il calendario misurava il tempo con diversi cicli indipendenti: il ciclo divinatorio (260 giorni), il ciclo solare (365 giorni) e il grande ciclo, che permetteva il “conto lungo” partendo da una lontana data iniziale immaginaria. La padronanza del calcolo del tempo favorì la visione storica del passato e la predizione del futuro.
Quali furono i principali caratteri della loro religione?
La religione si evolse nel corso del tempo e nello spazio: nel periodo classico, ad esempio, rappresentarono le forze naturali e sovrannaturali sotto vesti simboliche che cambiavano di volta in volta, mentre più tardi ricorsero a immagini immutabili.
Praticavano sacrifici umani, della vita di altri e del proprio sangue, per invocare l’intervento delle potenze naturali e sovrannaturali; comunicavano con l’aldilà tramite complessi rituali in cui bruciavano l’incenso in incensieri per lo più antropomorfi; seguivano riti per i passaggi di stato e per il mantenimento dell’armonia dell’universo; veneravano il sovrano delle città-stato come centro dell’universo e celebravano il suo potere nell’architettura e nella scultura.
Farfalle, giaguaro, pioggia, sole, luna, Venere, cieli, inferi, mais, sono soltanto alcuni tra gli oggetti di culto maya.
Come era organizzata la società?
Si trattava di una società a struttura piramidale. Al vertice stava la casta sacerdotale, che esercitava anche funzioni civili, grazie al bagaglio di conoscenze astronomiche, mediche e matematiche di cui disponeva. Al secondo stadio era la classe intermedia, interprete delle aspirazioni del ceto dominante (architetti e artigiani); i contadini costituivano la base nonché la classe più numerosa.
Quali testimonianze ci hanno lasciato?
I grandi siti maya consistevano in vere e proprie città con funzioni economiche, politiche, amministrative e religiose: l’abitato classico era situato su un’altura, con strade non fiancheggiate da edifici, e privilegiava abitati sparsi o composti da piccoli gruppi di edifici. Ogni zona presentava varianti specifiche. I più interessanti complessi si trovano a Chichén Itzà, Uxmal, Palenque, Tikal, Tulun e Copàn (Honduras)
Sopravvivono diverse tipologie dell’architettura monumentale maya, accomunate sempre dal desiderio di elevazione: i templi-piramide, forse ancor più delle altre, hanno un valore simbolico di legame tra cielo e terra. Gli esempi più belli sono a Tikal, Palenque, Chichén Itzà.
Ai piedi delle piramidi, ed anche al centro di spazi aperti, si trovano stele di altezze variabili (dai 2 ai 10,66 metri), spesso associate ad altari, che non rivestono funzione funeraria ma politica e religiosa.
Troviamo begli esempi a Tikal e a Quiriguà.
Campi sportivi adibiti al juego de la pelota sono diffusi in ogni sito maya: il gioco, che consisteva nel lancio di una pesante palla di gomma piena, aveva una valenza rituale oltre che sportiva, in quanto simboleggiava la lotta delle forze vitali contro le potenze della morte. Tipologie, dimensioni e proporzioni variavano a seconda della zona: Chichén Itzà vanta il più grande campo dell’America centrale.
Cosa accadde ai loro paesi dopo la colonizzazione?
Nel XIX secolo si arrivò all’indipendenza degli Stati locali dalla Spagna: il Messico aprì le fila, ma a sua volta generò una lunga lotta contro le regioni separatiste. Chapas e Yucatan, in particolare, vissero grandi tensioni interne tra conservatori (proprietari terrieri, esercito ed alto clero), che chiedevano uno stato forte ed accentratore, e riformisti liberali, che volevano una federazione di stati sovrani.
Il Messico, dopo alterne vicende che videro presenti truppe francesi, Asburgo e dittatori locali, nel 1910 giunse alla rivoluzione dominata da Pancho Villa ed Emiliano Zapata.
Dagli anni trenta, il Paese è guidato dal Partito Rivoluzionario Istituzionale.
Il Guatemala, indipendente dal 1939, visse per tutto il secolo i conflitti tra conservatori e liberali, fino a quando i capitali americani finirono per controllare l’economia nazionale. Colpi di stato e dittature militari, favorevoli alle compagnie straniere, provocarono guerriglia, terrorismo, repressioni sanguinarie, nonché la fuga di migliaia di Indios che si rifugiarono in Messico.
Nel 1996 si è raggiunto un accordo tra stato e guerriglia.
Honduras ed El Salvador, anch’essi soggetti ad instabilità politica, interessi americani e dittature, per tutto il XX secolo ebbero situazioni e relazioni difficili: il Salvador, incoraggiato dalla rivoluzione sandinista nicaraguense (1979) tentò di liberarsi dalla dittatura sviluppando forze interne di resistenza armata che portarono alla guerra civile; l’Honduras divenne invece la base dei contras antisandinisti, finanziati ed aiutati militarmente dagli U.S.A.
Il Belize ebbe lunghe controversie per l’indipendenza, negata prima dal Guatemala e poi dall’Honduras, e riuscì ad ottenere la completa sovranità soltanto nel 1981. Il Paese è povero e fortemente sottosviluppato: le sue bellezze archeologiche e paesaggistiche evidenziano una grande potenzialità turistica, ostacolata dalla carenza di infrastrutture viarie e ricettive.
Come si presenta l’area interessata?
Geograficamente e culturalmente eterogenea.
Il territorio peninsulare ed istmico, diviso in Terre Alte e Terre Basse, registra realtà climatiche diverse: nelle Terre Alte, caratterizzate dalla catena della Sierra Madre, ambienti caldi, temperati e freddi si susseguono in funzione dell’altitudine; nelle Terre Basse, la pianura costiera del Pacifico è segnata da una lunga siccità invernale, mentre l’area dei Caraibi gode di abbondanti precipitazioni.
Ambienti biologici diversificati caratterizzano la regione: ad est, nei Caraibi, è presente la barriera corallina, ad ovest e lungo la penisola dello Yucatan prevalgono i cordoni litoranei paludosi e le formazioni di mangrovie; nell’interno troviamo un’immensa foresta tropicale, più alta, fitta e stratificata dove aumentano le precipitazioni, e boschi di conifere in alta quota.
Differenze culturali impongono una suddivisione dell’area in tre grandi zone: Terre Alte e costa pacifica salvadoregna e guatemalteca, Terre Basse centro-meridionali, Terre Basse settentrionali.
Quanti sono oggi i discendenti dei Maya?
Numericamente superano i 6 milioni, di cui oltre 3 parlano una delle 28 lingue maya; si tratta prevalentemente di contadini che abitano nella realtà rurali, ma a volte ragioni economiche (ricerca di un lavoro) e politiche (per sfuggire alle repressioni) hanno spinto in città.
Cosa sopravvive, nella loro cultura odierna, delle antiche credenze e tradizioni?
La cristianizzazione e l’ispanizzazione hanno ovviamente prodotto un sincretismo religioso e culturale. Le danze, ad esempio, sovrappongono temi ispanici a forme espressive precedenti: i balletti della conquista trattano le vittorie dei cristiani sugli arabi ma contrappongono anche conquistatori spagnoli a imperatori aztechi, mentre altre danze, mute o parlate, riportano al culto degli antenati. Durante feste e balli si fa spesso uso di maschere intagliate in legno e dipinte con colori vivaci che rappresentano le creature dei miti e i protagonisti della storia; anche nella musica il folclore ispanico e la liturgia cristiana convivono con i canti sciamanici, accompagnati da strumenti di commistione artigianale indigena e spagnola.
Indovini e guaritori esercitano ancora oggi il loro mestiere: i primi interpretano la disposizione di semi e cristalli gettati in terra per rispondere alle domande di postulanti e predire il futuro; i secondi si avvalgono di tecniche terapeutiche basate sull’esperienza, sulle capacità individuali rivelate in sogno ed esercitate in lunghi anni di apprendistato, sulle conoscenze degli equilibri naturali. Le malattie vengono sempre interpretate come rottura di equilibrio tra le componenti di una persona e la guarigione di conseguenza cerca di ristabilire l’unità e l’armonia tra il corpo, la mente, la società, il cosmo, il tempo, lo spazio.
Moltissimi indios indossano il costume tradizionale, che rappresenta un legame forte e visibile tra le donne ed il loro passato precolombiano. I tessuti a telaio, attraverso figure e colori, raccontano leggende e miti: forma e contenuto variano secondo l’etnia (i tessuti più belli si trovano in Chapas e in Guatemala).
Come vivono?
Ancora oggi sopravvive l’organizzazione in villaggi, voluti dagli spagnoli perché semplici da controllare, evangelizzare, sfruttare. Questi luoghi standardizzati presentano una piazza centrale con municipio e chiesa, da cui si diparte un reticolo di strade perpendicolari. In periferia, ad ovest del villaggio, dove tramontano la vita e il sole, c’è il “calvario”, casa degli avi e dimora dei santi, che domina il cimitero; le sepolture indigene si riconoscono per la loro semplicità: un tumulo di terra sovrastato da una croce.
Molti indios fuggirono già allora dagli abusi dell’amministrazione spagnola per disperdersi nelle campagne e recuperare gli antichi luoghi e la chiesa cattolica reagì innalzando capillarmente croci e cappelle. Le aree rurali sono organizzate attorno ad una terra di proprietà comune. La milpa è una porzione di foresta disboscata, con precisi criteri di conservazione ambientale, a scopo agricolo: vi si coltiva in prevalenza il mais, in associazione con il fagiolo, la zucca e il chili (peperoncino), ma è frequente la policoltura (legumi, frutta e ortaggi).
La famiglia resta l’unità fondamentale dell’organizzazione sociale.
A capo della comunità c’è un alcalde (sindaco) non elettivo, che ha anche il compito di mobilitare manodopera volontaria per i lavori d’interesse collettivo, compiendo a volte abusi e sfruttamenti di retaggio coloniale. Il consiglio comunale si riunisce regolarmente sotto il portico, per raccogliere richieste e lamentele e fungere da intermediario.
Le principali mete maya:
- Chichen Itza
- Palenque
- Uxmal
- Tikal
CHICHEN ITZA
Situato a metà strada, tra Merida e Cancun, è il più celebre dei siti maya: luogo sacro e meta di pellegrinaggio in onore di Chac, il dio della pioggia, ebbe il suo apice tra l’XI ed il XIII secolo.
Tra gli edifici più interessanti osserviamo il Castillo formato da due templi-piramide sovrapposti, ognuno composto da 9 terrazze; quattro ripide scalinate al centro dei lati conducono al tempio che sorge sulla sommità tronca. Nelle quattro gradinate si contano 365 gradini, quasi a ribadire l’importanza che veniva attribuita alla scansione del tempo.
Famoso anche il Caracol l’osservatorio astronomico dei Maya il cui nome, letteralmente ”chiocciola”, è legato alla presenza di una scala interna che conduce alla stanza attrezzata per la determinazione di equinozi e solstizi.
Da vedere, inoltre: la Casa Colorada, costruzione severa e decorata soltanto nella parte superiore della facciata; il pozzo dei sacrifici (cenote), dove venivano gettate le vittime sacrificali al sorgere del sole; il Tempio dei Guerrieri, con resti delle “mille colonne” che sostenevano la copertura dei lunghi saloni.
Particolari tipici sono inoltre: le colonne-serpenti, con il fusto che rappresenta il corpo dell’animale, la testa con le fauci aperte poggiata a terra e la coda a sonagli che regge l’architrave di legno; il chac-mool, scultura di uomo semidisteso con in mano un vassoio per le offerte; gli tzompantli, la cui raffigurazione scultorea rimanda alla palizzata su cui venivano infilzati i crani delle vittime sacrificali. A Chichen Itza si trova inoltre il più grande campo per il gioco della palla di tutta l’America centrale.
PALENQUE
Il sito archeologico si sviluppa lungo i pendii di alcune colline terrazzate ed è composto da 3 livelli. L’area interessata è enorme, ma soltanto il gruppo centrale, disboscato, è accessibile ai visitatori. La città è nota soprattutto per i magnifici esempi di calligrafia maya rinvenuti nella Piramide delle Iscrizioni. Interessanti anche il “Palacio” (in foto), la lunga piattaforma su cui poggiano una quindicina di edifici disposti attorno a tre cortili, e il Gruppo della Croce, che include tre diversi templi.
UXMAL
Fu un importante centro politico ed economico tra l’800 e il 1000. Deve la sua notorietà alle numerose stele, ai suoi mosaici di pietra, ai quadrilateri che chiudono la piazza. Vi sono otto gruppi di edifici, collegati da sentieri, che occupano una vasta area. Edifici famosi sono inoltre: la Casa delle colombe, la Casa delle tartarughe, la Grande Piramide e il Palazzo del Governatore, la Piramide dell’Indovino (in foto). Quest’ultima è il risultato di quattro sovrapposizioni e presentava splendide decorazioni interne, fra cui la caratteristica testa umana che esce dalle fauci del serpente
TIKAL
Situata nella regione del Peten, in Guatemala,Tikal fu una grande città che raggiunse il massimo splendore tra il VI ed il X secolo ed annovera i templi più alti di tutta l’area maya. I monumenti principali sono disposti attorno alla piazza, i secondari sono disseminati nella foresta e collegati da viali che riprendono il tracciato delle antiche strade maya: la visita appaga dunque esigenze culturali e naturalistiche. Le piramidi Tikal sono caratterizzate da scalinate molto ripide e da creste di colmo decorate in stucco. Splendide le sue stele, conservate in un apposito museo. Il sito è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio mondiale dell’umanità.
Fonte: http://www.istitutofalcone.com/didattica/didattica-on-line/IL%20MONDO%20MAYA.doc
I Maya
LA PROFEZIA MAYA: 2012, FINE DEL MONDO O NUOVO INIZIO?
CHE COSA NE SAPETE?
VI FA PAURA?
LEGGI QUI
SADEK:
21 dicembre 2012, secondo i Maya, è la data in cui una forte catastrofe dovrebbe colpire il mondo, ma secondo alcuni scienziati non si tratterà di una esplosione, ma di uno spostamento dell’asse terrestre, che comunque dovrebbe provocare l’estinzione della vita umana.
Le quattro ere dei Maya sono finite, quindi o una nuova era ci salverà o finiremo come i Maya avevano previsto.
Scioglimento dei ghiacciai, surriscaldamento della Terra e molti altri fenomeni, creduti naturali,
non lo sono affatto, perché sono tutte le nostre azioni che portano la Terra a comportarsi in modo da farci estinguere.
A questo punto io concordo con la Terra: se non cambiamo, ci dobbiamo estinguere, perché la Terra è il bene più importante che abbiamo, senza la Terra non ci sarebbe la vita umana.
21/12/2012 è la data (secondo i Maya) “in cui pagheremo i nostri peccati
con l’estinzione…”
Maya…? Maya…? Credevano veramente che la vita umana finiva o tutta questa storia è una messa in scena per spaventarci, per vendicarsi dello sterminio che hanno subito?
YOUNESS:
Molti studiosi hanno rinvenuto in America Latina un documento che sostiene che il 2012 è l’anno dei cataclismi che caratterizzano la fine del mondo.
Secondo i Maya ci furono 5 Ere Cosmiche, corrispondenti ad altrettante civiltà.
Le precedenti 4 Ere (dell’Acqua, Aria, Fuoco e Terra) sarebbero tutte terminate con immani sconvolgimenti ambientali. Alcuni studiosi affermano che la prima civiltà - quella distrutta dall’Acqua - era Atlantide. Nel Popol Vuh dei Maya Quiché, si legge: “ un diluvio fu suscitato dal Cuore del Cielo.. una pesante resina cadde dal cielo.. la faccia della terra si oscurò e una nera pioggia cadde su di essa, notte e giorno”.
La conclusione è che la profezia relativa alla fine della quinta Era deriva da un calcolo della prossima inversione del campo magnetico terrestre, prevista per il 21/12/2012. Alcuni studiosi americani affermano che la civiltà Maya fu distrutta da calamità naturali, quali l’improvviso innalzamento della temperatura terrestre. E secondo loro tali fenomeni avvengono a cicli.
fonte: http://www.mtcalcutta.it/il%20giornalino-%20crescere%20insieme%202010.doc
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