Rivoluzione scientifica
Rivoluzione scientifica
L’IMPORTANZA DI GALILEO E DELLA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA.
La rivoluzione scientifica
La svolta epocale che in Europa tra il 500 e il 600 cambia la concezione della natura e il modo di conoscerla viene definita rivoluzione scientifica. Questo cambiamento fondamentale ha molti padri e si attua in più di un secolo ( ma travolge concezioni bimillenarie). Volendo si può porre il libro del polacco Niccolò Copernico, De revolutionibus orbium coelestium del 1543 come inizio, e il fondamentale testo dell’inglese Isaac Newton, Philosophiae naturalis principia matematica del 1687, come conclusione, con l’affermazione definitiva della scienza moderna.
In mezzo, tante opere e tanti nomi importanti: il tedesco Giovanni Keplero, e naturalmente Galileo, nell’ astronomia, ma non bisogna dimenticare altri ambiti della scienza. Nel 1628 a Londra William Harvey pubblica De motu cordis et sanguinis in cui descrive la circolazione del sangue, dedotta da precise osservazioni anatomiche. Con questo libro demolisce tutte le vecchie credenze mediche e diventa il punto di partenza della biologia meccanicista. Per altro Harvey aveva studiato a Padova dove insegnava Galileo.
In Toscana nel 1668 Francesco Redi pubblica delle osservazioni ed esperimenti fondamentali per confutare la teoria della generazione spontanea ( l’idea che alcuni insetti e piccoli animali trassero “spontaneamente” vita nel fango o nella putrefazione) in favore della nascita di ogni vivente da un vivente ( omne vivum ex ovo). A Bologna negli stessi anni Marcello Malpighi compie importantissime scoperte di istologia e di embriologia, con l’uso del microscopio, anche questo strumento – assieme al più noto telescopio- costruito e utilizzato da Galileo.
In conclusione in tutta Europa si assiste al fiorire impetuoso di una nuova conoscenza della natura che nasce solo – sia ben chiaro – da una visione meccanicistica e da un metodo sperimentale.
In altre parti nel mondo in quegli anni c’erano tecnologie in molti aspetti più avanzate di quelle europee, ad esempio la produzione di porcellane in Cina, ma la pratica tecnologica non ha saputo unirsi, come in Europa, a una elaborazione teorica e sperimentale ( quello che noi chiamiamo appunto scienza moderna) e quindi non ha portato agli sviluppi che si sono registrati nel vecchio continente.
Spero ti sia chiaro, quindi, perché la rivoluzione scientifica sia un momento fondante del mondo moderno: l’aeroplano o il computer non sarebbero possibili senza le concezioni e del metodo definito quattro secoli fa.
Galileo Galilei è uno dei protagonisti di questa rivoluzione per le sue scoperte, per i suoi metodi e per i suoi insegnamenti.
E’ difficile sintetizzare in poche parole l’importanza dell’opera di Galileo, ma io voglio provarci, correndo molti rischi di banalizzare o semplificare troppo.
Perché è così importante Galileo?
- Galileo è ovviamente un grande scienziato per le sue scoperte di fisica : lo studio dei moti, le traiettorie, la resistenza dei materiali e tanti altri argomenti esposti soprattutto in Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, pubblicata in Olanda, a Leida, nel 1638, quattro anni prima della sua morte. Sono fondamentali inoltre le sue scoperte di astronomia; due famosi titoli: il Sidereus nuncius del 1610 e Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, il tolemaico e il copernicano, pubblicato a Firenze nel 1632 e che costò all’autore il processo per sospetto di eresia a Roma nel tribunale dell’inquisizione e, nonostante l’abiura, la condanna alla prigione a vita. Con le sue opere Galileo demolì i capisaldi della fisica e della astronomia fino allora ritenuti indiscutibili, basati com’erano sul senso comune più diffuso, sugli autori classici e, per l’astronomia, sulla interpretazione biblica formulata dalla chiesa cattolica
- Galileo affermò una concezione meccanicista della natura ( “ La natura inesorabile e immutabile e mai non trascende i termini delle leggi impostegli” Lettera a madama Cristina) e la visione di essa come di “un grandissimo libro che non si può intendere se prima non si impara a intendere la lingua e a conoscere i caratteri ’n quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto” Il Saggiatore. Questa concezione è l’indispensabile presupposto a qualsiasi formalizzazione matematica che è la base della scienza moderna, e anche della negazione di ogni visione finalista, organicista o magica che è connaturata a una visione pre-scientifica.
- Lo scienziato conquistò i suoi risultati mediante “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni” cioè tramite il metodo sperimentale: il metodo galileiano ( osservazione, ipotesi, esperimenti). La misurazione, la raccolta rigorosa di dati, l’esperimento ( il cimento) sono fasi ineludibili del percorso del sapere scientifico moderno. La scienza galileiana ha il suo cuore nel laboratorio e negli strumenti esatti ( scientifici) di cui Galileo fu un grande costruttore e utilizzatore. Il telescopio, il compasso militare, il microscopio, la bilancettaidrostatica, una prima forma di termometro, l’idea dell’orologio a pendolo: alcuni strumenti galileiani sono ancora conservati, assieme alle tantissime notazioni dei suoi dati e osservazioni, a Firenze al Museo della Scienza. La nascita della scienza presuppone la misurazione esatta ( Dal mondo del pressappoco all’universo della precisione, comescrive lo storico delle scienza Koyrè), anzi ancora prima presuppone che la natura sia misurabile con rigore ( cioè la sua matematizzazione come spiegato nel punto precedente). Solo la misurazione e la sperimentazione permettono di costruire modelli matematici e geometrici esplicativi ( le formule). Infatti la realtà di cui parla la scienza è diversa da quella dell’esperienza del senso comune e dell’esperienza immediata ( che ci porterebbe, nel suo pressapochismo, a dire che il sole gira, o che una piuma cade dopo di un sasso in quanto più leggera).
- Affermò l’autonomia e l’autosufficienza della scienza da qualsiasi autorità esterna ( la religione o la politica, per esempio). La teoria dei due linguaggi, quello della bibbia e quello della natura, riconosce ad ogni ambito pari dignità, senza subordinazione. La natura scritta in linguaggio matematico ( la “diabolica matematica” come viene definita dal domenicano Caccini, primo accusatore a Firenze di Galileo) può essere compresa solo con quello, altrimenti diventa un “oscuro laberinto”. La verità scientifica è giudicata solo con la rispondenza al metodo scientifico e con la verificabilità dei risultati, non “ex libris” o “ex autoritate”.
- Sostenne, con il suo operare, la natura pubblica del sapere scientifico, contrapposta alla teoria del nascondimento tipica delle dottrine esoteriche, alchimistiche e magiche. Galileo mette le conoscenze scientifiche a disposizione e alla verifica di tutti. Gli fu aspramente rimproverato di aver scritto le sue opere principali in italiano, in uno stile piacevole e in forma colloquiale, perché così sviliva, secondo i critici, il valore del sapere diffondendolo tra i “plebei”. In Galileo, invece, la divulgazione è una esigenza evidentemente sentita. Contribuisce, con la sua opera, alla creazione di una “repubblica della scienza”, cioè uno spazio di condivisione e di discussione delle conoscenze tra gli scienziati che si intendono indipendentemente dalla religione, dalla nazionalità, dalle opinioni personali. Il rapporto epistolare continuo con Keplero, tedesco protestante, e Diodati, italiano ma calvinista in Francia (fu colui che, fra l’altro, gli fornì i contatti con l’editore del suo ultimo capolavoro, l’olandese Elzevir) dimostra come Galileo coltivasse una rete di relazioni senza curarsi delle differenze religiose o nazionali, proprio quando l’ Europa era insanguinata dalle guerre di religione. Le accademie seicentesche nascono a questo scopo di libero scambio di conoscenze. A Firenze gli allievi di Galileo - Viviani, Torricelli - fondano l’Accademia del Cimento ( con il motto Provando e riprovando, per enfatizzare il metodo sperimentale). L’istituzione ebbe buoni risultati ma durò solo dieci anni ( dal 1657 al 1667) e poi fu chiusa nella atmosfera controriformista.
- E’ un importante autore letterario italiano, forse il più grande del 600. Usa un italiano brillante, ha una prosa limpida, arguta e efficace, con metafore, immagini, aneddoti accattivanti. Il suo Dialogo è un’opera letteraria ben lontana dal pesantissimo stile barocco dei contemporanei. E’ considerato il creatore della prosa scientifica italiana.
- Galileo diventò inoltre, per le vicende drammatiche della sua vita e non certo per sua volontà, un simbolo della lotta per la libertà di ricerca contro l’oppressione del potere.
Bertold Brecht , importante drammaturgo tedesco del 900, nel suo famosissimo dramma “Vita di Galileo”, lo trasforma un emblema del difficile ruolo dello scienziato nella società : quando Brecht scriveva erano scoppiate da poco le bombe atomiche ( agosto 1945) e le domande sul valore e sullo scopo della ricerca scientifica erano brucianti.
Il problema della libertà di ricerca è vivissimo anche ai giorni nostri, soprattutto per quanto riguarda la biologia e la genetica, alle volte ostacolate per motivi religiosi o morali.
Anche con il povero Galileo i conti non si sono ancora chiusi. Solo pochi anni fa , il 30 novembre 1979, papa Giovanni Paolo II ha “riabilitato” Galileo ( l’espressione è impropria in quanto è la chiesa cattolica che deve essere riabilitata da una brutta pagina, non certo lui che è la vittima). Ma l’attuale pontefice, Benedetto xvi, da cardinale, pronunciò un discorso in cui sembrava volesse giustificare in qualche maniera il processo per eresia. Quando due anni fa il papa fu invitato a tenere la solenne lezione inaugurale all’Università di Roma, molti fisici importanti scrissero una lettera di protesta, in difesa del loro antico maestro. Il papa rinunciò alla prolusione ma ci fu in Italia ( solo in Italia) un grande scandalo, di cui ci fu un’eco anche nel giornalino del nostro liceo. Riporto questo episodio, che ci dice poco sulla grandezza di Galileo, ma molto sul nostro paese.
Per tutti questi motivi Galileo è una figura immensa per il progresso del pensiero scientifico e per la storia delle idee. Si trova sepolto, come ben sai, a Santa Croce assieme al discepolo Viviani, che lo sostenne negli ultimi anni di confino e lo sostituì nel ruolo di Proto Matematico e Filosofo nella corte medicea, e assieme alle ossa di una giovane donna, probabilmente la figlia suor Maria Celeste, che gli fu molto vicina e che lui molto amò.
http://www.imss.fi.it/indice.html
http://brunelleschi.imss.fi.it/portalegalileo/indice
fonte: http://www.luciorizzotto.it/classe4/filosofia/GalileoRivoluzScientifica.doc
Rivoluzione scientifica
La rivoluzione scientifica
La nuova scienza
1. «Il tipo di sapere al quale attribuiamo il nome di scienza è nato in Europa e si è diffuso con straordinaria rapidità in tutte le aree del pianeta. Quel tipo di sapere è oggi presente non solo in culture non occidentali di antichissima tradizione (come la Cina, il Giappone, l'India, la Corea), ma anche presso popoli che, non più di un secolo fa, erano considerati "primitivi”. O perché troppo abituati a cose straordinarie o perché privi di senso storico, arriviamo a non meravigliarci neppure del fatto (per la verità stupefacente) che quel sapere abbia caratteristiche "trasversali" rispetto alle etnie, alle civiltà, alle nazioni, alle tradizioni religiose e culturali. Milioni di giovani studiano sugli stessi testi. La fisica o la genetica che si studiano in un dipartimento giapponese o australiano sono esattamente le stesse che vengono studiate in Scozia o in Francia o in Italia. Esiste anche un sistema di norme o un ethos scientifico che è condiviso da tutti i membri delle comunità scientifiche e che è (in misura storicamente variabile) indipendente dalle lingue, dai credi politici e religiosi. [...] Fra le norme accettate c’è quella della indipendenza delle verità scientifiche da ogni criterio razziale o politico o religioso o comunque "esterno" alla scienza, c'è quella che limita la proprietà intellettuale di una scoperta (che una volta effettuata appartiene a tutti) al pubblico riconoscimento della medesima, c'è infine quella di uno "scetticismo sistematico", di una volontà di controllo e di una corrispondente disponibilità al controllo che impongono che tutte le ipotesi avanzate e tutti i risultati conseguiti vengano sottoposti ad un continuo e irrispettoso e pubblico esame. […] Nel corso del Seicento si verificano una serie di modificazioni importanti: nascono le prime istituzioni scientifiche e viene proposta una immagine della scienza la quale contiene alcuni elementi che ci consentono di riconoscerla come nostra»
Paolo Rossi, Lo scienziato in L’uomo barocco, Laterza, Bari, 1991.
2. Attraverso la grande rivoluzione scientifica e filosofica del secolo XVII si è andato formando e rafforzando un determinato modo di concepire la scienza che, pur da molte parti e per varie ragioni insidiato, appare tuttora presente e operante nella cultura del mondo contemporaneo. Che la scienza sia una lenta costruzione non mai finita alla quale ciascuno, nei limiti delle sue forze e delle sue capacità, può portare il suo contributo; che al progredire della scienza sia essenziale la collaborazione e la cooperazione e quindi la creazione di appositi «istituti» sociali e linguistici; che la ricerca scientifica abbia come fine non il vantaggio di una singola persona o razza o gruppo, ma quello dell'intero genere umano; che in ogni caso lo sviluppo o la crescita della ricerca stessa sia qualcosa di più importante delle persone singole che lo pongono in atto: queste, oggi diventate verità di senso comune, sono alcune fra le componenti essenziali di una considerazione della scienza che ha precise origini storiche. Essa è assente nelle grandi concezioni religiose dell'Oriente, nell'antichità classica, nella Scolastica medievale. Viene alla luce in Europa, come il più tipico prodotto della civiltà occidentale moderna, fra la metà del Cinquecento e la metà del Seicento.
P. Rossi, I filosofi e le macchine,; Feltrinelli, 1976
Il concetto di Rivoluzione scientifica
Negli anni recenti alcuni storici della scienza hanno trovato sempre più difficile adeguarsi ai compiti che il concetto di sviluppo per accumulazione assegna loro. Come cronisti di un processo incrementale, essi scoprono che ulteriori ricerche rendono più difficile, non più facile rispondere a domande come: Quando fu scoperto l'ossigeno? Chi fu il primo a concepire l'idea di conservazione dell'energia? Alcuni di loro sospettano in misura sempre maggiore che, semplicemente, è sbagliato fare domande di questo genere. Forse la scienza non si sviluppa per accumulazione di singole scoperte e invenzioni. Al tempo stesso questi storici si trovano di fronte a crescenti difficoltà quando si tratta di distinguere la componente "scientifica" delle osservazioni e delle credenze del passato da ciò che i loro predecessori hanno affrettatamente etichettato come "errore" o "superstizione". Quanto più accuratamente essi studiano la dinamica aristotelica o la chimica del flogisto o la termodinamica del calorico, tanto per fare degli esempi, con tanta maggiore certezza essi hanno la sensazione che le concezioni della natura che si erano affermate nel passato, non fossero, considerate nel loro insieme, né meno scientifiche né il prodotto di idiosincrasie umane più di quanto lo siano quelle di moda oggi. Se queste credenze fuori moda si devono chiamare miti, allora i miti possono essere prodotti dallo stesso genere di metodi e sostenuti per lo stesso genere di ragioni che oggi guidano la ricerca scientifica. Se, d'altra parte essi meritano il nome di scienza, allora la scienza ha incluso complessi di credenze abbastanza incompatibili con quelle che oggi sosteniamo. Date queste alternative, lo storico deve scegliere quest'ultima. Le teorie fuori moda non sono in linea di principio prive di valore scientifico per il fatto di essere state abbandonate. Una simile scelta, però, rende difficile guardare allo sviluppo scientifico come ad un processo di accrescimento " […]
"Una delle cose che una comunità scientifica acquista con un paradigma è un criterio per scegliere i problemi che, nel tempo in cui si accetta il paradigma, sono ritenuti solubili. In larga misura, questi sono gli unici problemi che la comunità ammetterà come scientifici e che i suoi membri saranno incoraggiati ad affrontare. Altri problemi, compresi alcuni che erano stati usuali in periodi anteriori, vengono respinti come metafisici, come appartenenti ad un'altra disciplina, o talvolta semplicemente come troppo problematici per meritare che si sciupi del tempo intorno ad essi. Un paradigma può finire addirittura, per questa via, con l'isolare la comunità da quei problemi socialmente importanti che non sono riducibili alla forma di rompicapo, poiché essi non possono venire formulati nei termini degli strumenti tecnici e concettuali forniti dal paradigma Una delle ragioni per cui la scienza normale sembra fare progressi così rapidi è che coloro che svolgono attività di ricerca entro i suoi quadri concentrano il loro lavoro su problemi che soltanto la loro mancanza di ingegnosità potrebbe impedir loro di risolvere."
[…] "Quando mutano i paradigmi, il mondo stesso cambia con essi. Guidati da un nuovo paradigma, gli scienziati adottano nuovi strumenti e guardano in nuove direzioni. Ma il fatto ancora più importante è che, durante le rivoluzioni, gli scienziati vedono cose nuove e diverse anche quando guardano con gli strumenti tradizionali nelle direzioni in cui avevano già guardato prima. dopo un mutamento di paradigma gli scienziati non possono non vedere in maniera diversa il mondo in cui sono impegnate le loro ricerche. Nei limiti in cui i loro rapporti con quel mondo hanno luogo attraverso ciò che essi vedono e fanno, possiamo dire che, dopo una rivoluzione, gli scienziati reagiscono ad un mondo differente. Le dimostrazioni familiari del riorientamento della Gestalt visiva sono molto utili nel fornire un modello elementare di queste trasformazioni del mondo dello scienziato. Quelle che nel mondo dello scienziato prima della rivoluzione erano anatre, appaiono dopo come conigli. Colui che in un primo momento aveva visto la parte esterna di una scatola dall'alto, più tardi ne vede la parte interna dal basso."
"L'individuo sottoposto ad un esperimento gestaltico sa che la sua percezione ha subito un'oscillazione perché egli è in grado di farla oscillare ripetutamente avanti e indietro finché tiene in mano lo stesso libro o lo stesso pezzo di carta. Cosciente del fatto che nulla è cambiato nell'ambiente che lo circonda egli dirige la sua attenzione in misura sempre maggiore non alla figura ( anatra o coniglio ), ma alle linee tracciate sulla carta a cui egli sta guardando. alla fine può persino imparare a vedere quelle linee senza vedere nessuna delle due figure, e può allora dire ( ciò che non avrebbe potuto legittimamente fare prima) che sono le linee quello che vede realmente, ma che le vede alternativamente come un'anitra o come un coniglio Per quanto riguarda l'osservazione scientifica, invece, la situazione è esattamente opposta. Lo scienziato non può far ricorso a nulla che sia al di sopra o al di là di ciò che vede con i propri occhi e coi propri strumenti. Se vi fosse una qualche autorità superiore rispetto alla quale si potesse dimostrare che la sua visione ha subito uno spostamento, quella autorità diventerebbe allora essa stessa la fonte dei suoi dati ed il comportamento della sua vista diventerebbe allora una fonte di problemi ( come lo è per lo psicologo il comportamento dell'individuo soggetto all'esperimento ). Lo stesso genere di problemi sorgerebbe se lo scienziato potesse far oscillare da una parte e dall'altra la propria percezione come fa l'individuo soggetto agli esperimenti gestaltici. Il periodo durante in quale la luce era "talvolta un'onda, talvolta una particella" fu un periodo di crisi - un periodo in cui qualcosa non funzionava - ed esso ebbe fine soltanto con la meccanica ondulatoria e la realizzazione che la luce era un'entità coerente, diversa sia dalle onde che dalle particelle. Se nelle scienze, dunque, degli spostamenti percettivi accompagnano i mutamenti di paradigma, non possiamo aspettarci che gli scienziati siano diretti testimoni di questi mutamenti . "
(T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche)
Scienza e metafisica
1. “Non si può negare che, accanto alle idee metafisiche che hanno ostacolato il cammino della scienza, ce ne sono state altre – come l’atomismo speculativo – che ne hanno aiutato il progresso. E guardando alla questione dal punto di vista psicologico, sono propenso a ritenere che la scoperta scientifica è impossibile senza la fede in idee che hanno una natura puramente speculativa, e che talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede, questa, che è completamente priva di garanzie dal punto di vista della scienza e che pertanto, entro questi limiti, è metafisica.”
K. Popper, Logica della scoperta scientifica
2. “La scienza pertanto deve prendere avvio dai miti e dalla loro critica; non dunque dalla collezione di osservazioni, né dall’invenzione di esperimenti, bensì dalla discussione critica dei miti, delle tecniche e pratiche magiche. La trasmissione scientifica si distingue da quella prescientifica perché ha due livelli. Come quest’ultima essa trasmette le proprie teorie; ma trasmette anche un atteggiamento critico nei loro confronti. Le teorie vengono trasmesse non come dogmi, ma come la sfida a discuterle e a migliorarle. Questa tradizione è greca. […] L’atteggiamento critico, la tradizione della libera discussione delle teorie al fine di scoprirne i lati deboli, per poterle migliorare è l’atteggiamento tipico della ragionevolezza, della razionalità.”
(K. Popper, La scienza: congetture e confutazioni)
3. Il platonismo rinascimentale come molla della rivoluzione astronomica
Secondo Kuhn, la rivoluzione copernicana - e più in generale ogni rivoluzione scientifica - non fu messa in moto da nuove osservazioni empiriche, ma da un atto di fede scientifica da parte di Copernico e degli astronomi che come lui aderirono alla teoria eliocentrica. Tale atto di fede fu favorito dal platonismo rinascimentale, in particolare dalla sua esaltazione della matematica come fondamento dell'ordine cosmico e dal culto del Sole, come simbolo materiale della divinità.
Platone stesso rilevò la necessità della matematica come allenamento per la mente che va alla ricerca delle forme; si dice che sulla porta della sua Accademia egli abbia fatto incidere: «Non entri nelle mie porte nessuno che sia ignaro di geometria». I neoplatonici andarono oltre. Essi trovarono nella matematica la chiave per giungere alla natura essenziale di Dio, l'anima, e all'anima del mondo, cioè l'universo. Un caratteristico brano di Proclo, neoplatonico del secolo V, esprime perfettamente una parte di questa mistica visione della matematica [...].
Proclo e gli umanisti che abbracciarono la sua causa sono assai lontani dalle scienze fisiche. Ma essi, di quando in quando, influenzarono i loro contemporanei più portati agli studi scientifici e ciò ebbe come conseguenza una nuova ansia di ricerca che molti scienziati del tardo Rinascimento provarono per le semplici regole geometriche e aritmetiche della natura. Domenico Maria da Novara, amico di Copernico e suo docente a Bologna, fu strettamente legato ai neoplatonici fiorentini che tradussero Proclo ed altri autori della sua scuola. Il Novara stesso fu tra i primi a criticare la teoria planetaria tolemaica con argomentazioni neoplatoniche, ritenendo che nessun sistema così complesso e pesante potesse rappresentare il vero ordine matematico della natura. Quando l'allievo di Novara, Copernico, lamentava che gli astronomi tolemaici «sembrano violare i principi basilari dell'uniformità del moto» e che essi erano stati incapaci «di dedurre la cosa più importante, vale a dire la forma dell'universo e l'immutabile simmetria delle sue parti», si inquadrava nella stessa tradizione neoplatonica. La tendenza neoplatonica è ancor più forte nel grande successore di Copernico, Kepler. Come vedremo, la ricerca di semplici relazioni numeriche informa e motiva gran parte dell'opera di Kepler. [...]
Il Dio del neoplatonismo era un principio creatore che si moltiplicava e la cui immensa potenzialità era dimostrata dalla stessa molteplicità delle forme che da lui scaturivano. Nell'universo materiale questa feconda divinità era appropriatamente rappresentata dal Sole, le cui irradiazioni visibili e invisibili davano all'universo luce, calore e fertilità.
Questa identificazione simbolica del Sole con Dio si ritrova spesso nella letteratura e nell’arte del Rinascimento. […]
Il neoplatonismo è evidente nell'atteggiamento mentale di Copernico verso il Sole e la semplicità matematica. È un elemento essenziale del clima intellettuale che generò la sua visione dell'universo.
Thomas Kuhn La rivoluzione copernicana, 1957
L'invenzione della stampa e la rivoluzione astronomica
Nel brano seguente l’autrice sostiene che l'invenzione della stampa a caratteri mobili fu un fattore decisivo per la nascita della rivoluzione astronomica. Essa permise a Copernico, Brahe e Keplero di avere a disposizione e di poter confrontare simultaneamente una quantità di libri e di dati fino ad allora inaccessibile, in particolare quelli che facevano riferimento all'antica tradizione astronomica pitagorica. Inoltre gli astronomi del 1500 poterono avvalersi di disegni, grafici e illustrazioni riprodotti a stampa di cui gli antichi non disponevano.
Se ci si rendesse maggiormente conto dell'importanza della ricerca di archivio per gli astronomi, sarebbe più facile collegare le prime fasi della rivoluzione copernicana ai cambiamenti concomitanti che trasformarono le biblioteche e le rotte del libro durante il primo secolo della stampa. Come astronomo vissuto dopo l'invenzione della stampa, Copernico ebbe l'opportunità di esaminare una gamma più ampia di documenti e di usare più libri di consultazione rispetto agli astronomi che l'avevano preceduto. Questo dato ovvio è spesso celato dagli animati dibattiti sul ruolo svolto da una tradizione testuale rispetto a un'altra - sul peso da attribuire alla prolungata critica a Aristotele, piuttosto che a una nuova rinascita di Platone o alla voga dei testi ermetici. Posto che tali influenze possono essere importanti nel lavoro di Copernico e meritano uno studio, vale la pena soffermarsi anche sull'interazione di molti testi diversi su un'unica mente. Essendo libero dalla "schiavitù" della copiatura, avendo a disposizione più dizionari e altri libri di consultazione, i frontespizi, i cataloghi di libri e altri rudimentali sussidi bibliografici, Copernico fu in grado di intraprendere un esame della letteratura su scala più vasta di quanto era stato possibile in precedenza. L'accesso a una maggiore varietà di documenti era utile non solo quando decise di "rileggere i libri di tutti i filosofi su cui potevo mettere le mani [...]" in modo da vagliare le possibili alternative a una "tradizione matematica incerta" [Lettera introduttiva a De Revolutionibus]. […]Né la rinascita platonica né la prolungata critica di Aristotele gli consentivano di conoscere le osservazioni che risalivano a periodi pre-cristiani, di paragonare le osservazioni fatte dagli alessandrini e dagli arabi alle sue, di stabilire i "nomi dei mesi egizi" e la lunghezza dei "cicli di Calippo", o di rilevare che la datazione fatta da un collega di un equinozio autunnale osservato da Tolomeo era sbagliata di almeno dieci anni. [...] Con questo non voglio dire che le "correnti intellettuali" rinascimentali non abbiano influenzato il lavoro di Copernico. La critica scolastica di Aristotele e le idee neoplatoniche contribuirono certo a dar forma alla soluzione da lui proposta. Il suo riconoscimento che alcuni studiosi antichi avevano creduto in teorie eliocentriche e/o geocinetiche doveva molto alle antologie classiche rinascimentali composte da umanisti italiani come Giorgio Valla. Ma naturalmente l'accesso a varie antologie umanistiche e la maggiore consapevolezza di antiche cosmologie e teorie astronomiche dipendevano anche dalla produzione di edizioni a stampa. [...]
Elizabeth Eisenstein, La rivoluzione inavvertita: la stampa come fattore di mutamento,
Cusano: l'universo infinito, senza centro né circonferenza
Il mondo è explicatio di Dio e quindi non può avere limiti, pur non essendo propriamente infinito. Se non ha limiti, non ha neppure un centro née una circonferenza: il cosmo aristotelico-tolemaico viene messo in discussione, anche se con qualche incertezza.
Il centro del mondo coincide con la circonferenza. Ma il mondo non ha circonferenza. Se avesse un centro, il mondo avrebbe anche una circonferenza, e avrebbe in se stesso, al suo interno, l'inizio e la fine, e avrebbe dei limiti in rapporto a qualcosa d'altro e, al di fuori del mondo, vi sarebbe dell'altro evi sarebbero altri luoghi ancora. Affermazioni tutte senza verità. Essendo impossibile che il mondo si racchiuda fra un centro corporeo e una circonferenza, il mondo risulta inintelligibile, e Dio stesso ne è centro e circonferenza. E sebbene il mondo non sia infinito, tuttavia non lo si può concepire nemmeno finito, mancante com'è di termini che lo racchiudano.
Perciò quella Terra, che non può essere il centro del mondo, non è del tutto priva di moto. È necessario che essa si muova di tal moto che possa divenire minore di quello che è , all'infinito. Come la Terra non costituisce il centro del mondo, così nemmeno la sfera delle stelle fisse ne costituisce la circonferenza, sebbene, paragonando fra loro la Terra e quel cielo, la prima appaia essere più vicina al centro e il secondo più vicino ad essere la circonferenza.
(La dotta ignoranza, II, XI, par. 156, p. 171)
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Guida all’analisi
Nonostante la modernità della concezione astronomica che sostiene, soprattutto se si considera che scrive circa un secolo prima rispetto a Copernico, Cusano presenta ancora incertezze nel delineare la nuova immagine dell'universo. Ad esempio, l'universo è illimitato in quanto explicatio di Dio, ma non può essere infinito altrimenti coinciderebbe completamente con Lui. Queste e altre contraddizioni della
cosmologia di Cusano si spiegano con il fatto che egli non supera completamente la concezione aristotelico-tolemaica. Il suo è piuttosto un universo tolemaico dilatato all'infinito, che perde perciò un centro immobile e le sfere chiuse, ma ne conserva i punti di riferimento (centro, circonferenza ecc.), seppure sottratti al loro significato originario.
Cusano: Gli abitanti; degli altri mondi
Tutto l'universo è abitato e tra i diversi esseri, pur non essendovi rapporto diretto e intenzionale, sussiste la consonanza che deriva dal loro essere parti della stessa totalità. Anche se inconsapevolmente, dunque, gli esseri concorrono allo stesso progetto universale. Cusano non rinuncia tuttavia a congetture sugli abitanti degli altri corpi celesti, sulla base dell'analogia tra qualità fisiche e psichiche, per cui ogni elemento fisico ha caratteristiche tali da influenzare anche gli elementi psichici (sul Sole si è più solari, sulla Luna più lunatici ecc.).
Molto meno, senza proporzione, potremo capire degli abitanti d'una regione diversa, limitandoci a supporre che nella regione del Sole essi siano più solari, abitanti dotati d'una intelligenza chiara e illuminata, più spirituali anche di quelli della Luna, ove sono più lunatici, mentre gli abitatori della Terra sono più materiali e grossolani; e così gli intelletti di natura solare sono molto in atto e poco in potenza, quelli terreni più in potenza e poco in atto, e quelli della Luna oscillano in una posizione intermedia.
Sono opinioni che esprimiamo, considerando l'influenza ignea esercitata dal Sole, quella acquatica e ariosa, ad un tempo, della Luna e la gravezza materiale della Terra; e pensiamo in maniera analoga circa la realtà delle altre stelle, che cioè nessuna può mancare di abitanti, come se vi siano tante parti particolari di mondo nell'unico universo quante sono le stelle, che sono innumerevoli, cosicché alla fine un unico mondo universale si trova contratto trinitariamente, nella sua graduale discesa per quattro elementi, in tanti mondi particolari, innumerevoli di numero, noti solo a colui che nel numero ha creato ogni cosa.
(La dotta ignoranza, II, XII, parr. 171-72, pp. 177-78)
Il naturalismo rinascimentale
1. Bernardino Telesio [1509-1588],
Coloro che prima di noi indagarono la struttura di questo nostro mondo e la natura delle cose in esso contenute, lo fecero certo con lunghe veglie e grandi fatiche, ma inutilmente come sembra. Che cosa, infatti, questa natura può aver rivelato ad essi, i cui discorsi, nessuno escluso, dissentono e contrastano con le cose ed anche con se stessi? E possiamo ritenere che questo è ad essi accaduto proprio perché, avendo avuto forse troppa fiducia in se stessi, dopo aver indagato le cose e le loro forze, non attribuirono ad esse, come era necessario, quella grandezza, indole e facoltà, di cui si vede che sono dotate; ma, disputando quasi e gareggiando con Dio in sapienza, avendo osato ricercare con la ragione le cause e princìpi del mondo stesso, e credendo e volendo credere di aver trovato queste cose che non avevano trovato, si costruirono un mondo a loro arbitrio. Pertanto ai corpi, di cui si vede che il mondo è costituito, attribuirono non la grandezza e posizione, che si vede hanno ottenuto, né quella dignità e quelle forze, di cui si vede che sono dotati, ma quelle di cui avrebbero dovuto essere dotati secondo i dettami della loro ragione. Non era cioè necessario che gli uomini compiacessero a se stessi e insuperbissero fino al punto da attribuire (quasi precedendo la natura e affettando non solo la sapienza ma anche la potenza di Dio) alle cose quelle proprietà, che essi non avevano visto che a queste inerivano, e che invece dovevano essere assolutamente tratte dalle cose. Noi, poiché non abbiamo avuta tanta fiducia in noi stessi, e poiché siamo dotati di un ingegno più tardo e di un animo più debole, e poiché siamo amanti e cultori di una sapienza del tutto umana (la quale certamente deve sembrare che sia pervenuta al sommo delle sue possibilità, se è riuscita a scorgere quelle cose che il senso ha manifestato e quelle che si possono trarre dalla somiglianza con le cose percepite col senso), ci siamo proposti d'indagare solamente il mondo e le sue singole parti e le passioni, azioni, operazioni ed aspetti delle parti e delle cose in esso contenute. Ognuna di esse, infatti, se rettamente osservata, manifesterà la propria grandezza, ed ognuna di queste la propria indole, forza e natura.
Così che se apparirà che nulla di divino e che sia degno di ammirazione e che sia anche troppo acuto si trova nei nostri scritti, essi però non contrasteranno affatto o con le cose o con se stessi; noi cioè abbiamo seguito il senso e la natura, e nient'altro; quella natura, che, concordando sempre con se stessa, agisce ed opera sempre le stesse cose e allo stesso modo.
De rerum natura iuxta propria principia
2. Bruno: la nuova cosmologia
Nella seconda metà del secolo XVI il copernicanesimo è al centro di molte polemiche. A Londra nel 1584 Giordano Bruno viene invitato a esporre le sue idee sulle tesi di Copernico in una riunione amichevole, svoltasi nel primo giorno di Quaresima, il giorno delle Ceneri. Da questo incontro trae spunto la Cena delle Ceneri, consistente in cinque dialoghi nei quali Bruno espone la propria visione dell'universo.
Copernico, proponendo una cosmologia in cui la concezione della Terra come un astro in movimento elimina qualsiasi subordinazione del mondo terrestre al mondo celeste, apre la strada alla liberazione dell'umanità dalle tenebre dell'ignoranza. La compiuta liberazione sarebbe poi venuta dall'opera di Bruno. Nel dialogo, il protagonista Teofilo, dopo aver parlato di Copernico tesse l'elogio dello stesso Bruno, definito come «il Nolano».
Or ecco quello, ch'ha varcato l'aria, penetrato il cielo, discorse le stelle, trapassati gli margini del mondo, fatte svanir le fantastiche muraglia de le prime, ottave, none, decime ed altre , che vi s'avesser potuto aggiungere, sfere, per relazione de vani matematici e cieco veder di filosofi volgari; cossì al cospetto d' ogni senso e raggione, co' la chiave di solertissima inquisizione aperti que' chiostri de la verità, che da noi aprir si posseano, nudata la ricoperta e velata natura, [...] n'apre gli occhi a veder questo nume, questa nostra madre, che nel suo dorso ne alimenta e ne nutrisce, dopo averne produtti dal suo grembo, al qual di nuovo sempre ne riaccoglie [...] .
Cossì conoscemo tante stelle, tanti astri, tanti numi, che son quelle tante centinaia di migliaia, ch'assistono al ministerio e contemplazione del primo, universale, infinito ed eterno efficiente. Non è più imprigionata la nostra raggione coi ceppi de' fantastici mobili e motori otto, nove e diece, Conoscemo, che non è ch'un cielo, un'eterea reggione immensa, dove questi magnifici lumi serbano le proprie distanze, per comodità de la participazione de la perpetua vita. Questi fiammeggianti corpi son que' ambasciatori, che annunziano l'eccellenza de la gloria e maestà di Dio.
Cossì siamo promossi a scuoprire l'infinito effetto dell'infinita causa, il vero e vivo vestigio de l'infinito vigore; ed abbiamo dottrina di non cercar la divinità rimossa da noi, se l'abbiamo appresso, anzi di dentro, più che noi medesmi siamo dentro a noi; non meno che gli coltori degli altri mondo non la denno cercare appresso di noi, l'avendo appresso e dentro di sé, atteso che non più la luna è cielo a noi, che noi alla luna.
Cena delle Ceneri, Dialogo primo, in Dialoghi italiani, pp. 33-34
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Guida all’analisi
Bruno, elencando i propri meriti per bocca di Teofilo, propone una nuova cosmologia che contribuirà a demolire il modello aristotelico-tolemaico: l'universo, non avendo più margini, è diventato infinito; sono venute meno le sfere celesti che trasportavano i corpi celesti, come anche tutte le sfere aggiuntive, introdotte per spiegare i diversi moti celesti. La nuova visione astronomica si coniuga con una nuova concezione della natura, considerata un unico grande organismo del quale tutti facciamo parte. Il rinnovamento non è però solo scientifico, ma morale, perché la nuova astronomia ha liberato la ragione dai ceppi della tradizione e ha aperto di nuovo la strada della ricerca. Da ultimo, l'infinità dell'universo è fatta derivare, come in Cusano, dall'infinità di Dio che lo ha prodotto. Da qui deriva un esplicito panteismo che si traduce in un avvicinamento dell'uomo a Dio. Altro elemento suggestivo della cosmologia bruniana, già presente in Cusano, è il tema degli infiniti mondi, che ospitano un'infinità di forme di vita.
Sani: l'universo infinito
Significativo è l'atteggiamento psicologico del nolano di fronte alla nuova concezione di un mondo infinito: la perdita da parte della Terra della sua posizione centrale non è da lui avvertita come una degradazione per l'umanità. Al contrario, la nuova cosmologia gli sembra esaltare la dignità dell'uomo, perché pone la Terra in cielo, elevandola al rango delle stelle nobili Inoltre, il crollo dei limiti del mondo è annunciato da Bruno con l'entusiasmo de prigioniero che vede cadere le mura de carcere in cui è stato a lungo rinchiuso. [...] Se è vero che la distruzione del cosmo aristotelico- tolemaico suscita l'esaltazione di Bruno per l'abbattimento delle mura esterne dell'universo e per la fine del dualismo fra cielo, e Terra, è altrettanto certo che l'idea di un mondo infinito, col passare del tempo, sarà destinata a provocare anche una «ferita» al «narcisismo» umano (per usare la terminologia proposta da Freud in Introduzione alla psicoanalisi, del 1915-1917), cioè un'umiliazione che deprime l'orgoglio della nostra specie. Infatti, l'astronomia pre-copernicana forniva all'uomo il senso della sua importanza nel cosmo e del valore dei suoi atti: la Terra, posta al centro dell'universo, nel Medioevo era considerata teatro del dramma umano, in funzione del quale Dio aveva creato i cieli. L'infinitazzione del mondo fa invece apparire il nostro pianeta un insignificante corpo celeste e mette in crisi l'immagine di un universo antropocentrico, cioè costruito per l'uomo
A. Sani, Infinito, Firenze, La Nuova I 1998, pp.
La rivoluzione astronomica. Una rivoluzione mentale
Nessun altro motivo mi ha indotto a meditare su un nuovo possibile criterio di calcolare i movimenti delle sfere del mondo, se non il fatto di essermi accorto che i matematici stessi non sono d'accordo fra loro sul modo di determinarli. In primo luogo, essi sono tanto incerti sul moto del Sole e della Luna, che non riescono neppure a spiegare e osservare la lunghezza costante dell'anno stagionale. In secondo luogo, nel determinare il moto di questi pianeti e degli altri cinque, essi non usano né gli stessi princìpi e ipotesi né le stesse dimostrazioni adottate per le rivoluzioni e i moti apparenti. Così alcuni usano soltanto cerchi omocentrici, altri eccentrici ed epicicli, e tuttavia con questi mezzi non raggiungono integralmente i loro scopi. Infatti coloro che usano cerchi omocentrici, sebbene abbiano dimostrato che si possono comporre con questi alcuni moti differenti, non furono tuttavia in grado di stabilire con certezza nessun sistema che rispondesse sicuramente ai fenomeni. Quelli poi che hanno escogitato gli eccentrici, per quanto sembri che abbiano con buona approssimazione determinato i moti apparenti con calcoli rispondenti alle previsioni, furono tuttavia costretti ad aggiungere molte cose che sembrano violare i princìpi basilari dell'uniformità del moto. Né furono in grado di scoprire oppure di dedurre da tali mezzi la cosa più importante: vale a dire la forma dell'universo e l'immutabile simmetria delle sue parti. Accade invece ad essi quel che accade ad un pittore che prenda mani, piedi, testa e le altre membra da modelli differenti, e che le disegni in maniera eccellente ma non in funzione di un singolo corpo e, poiché tutte queste parti non armonizzano assolutamente fra loro, ne vien fuori un essere mostruoso invece che un uomo.
Nicolò Copernico, Opere, a cura di P. Barone, UTET, Torino 1979, pp 165-178.
Secondo Khun, dunque, la scienza non progredisce per accumulazione (né quella antica né quella moderna), o meglio progredisce per accumulazione solo all'interno di quella che egli chiama la "scienza normale ". Questa espressione sta ad indicare "una ricerca sensibilmente fondata su uno o su più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una certa comunità scientifica, per un certo periodo di tempo, riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore." Questi risultati raggiunti dalla scienza del passato, intorno ai quali la comunità scientifica svolge la sua attività di ricerca sono i " paradigmi " e cioè " conquiste scientifiche universalmente riconosciute, le quali, per un certo periodo, forniscono un modello di problemi e di soluzioni accettabili a coloro che praticano un certo campo di ricerche . " I paradigmi hanno due fondamentali caratteristiche: " i risultati che presentavano erano sufficientemente nuovi per attrarre uno stabile gruppo di seguaci, distogliendoli da forme di attività scientifica contrastanti con essi ; " " e nello stesso tempo erano sufficientemente aperti da lasciare al gruppo di scienziati costituitosi su queste basi la possibilità di risolvere problemi di ogni genere ." Consideriamo più attentamente questa seconda caratteristica: i "problemi d'ogni genere" di cui si occupano gli scienziati nell'ambito delle attività connesse alla scienza normale sono ciò che Khun chiama " rompicapo ". L'attività più frequente, all'interno della scienza normale, è quella di " soluzione di rompicapo" ricordando, però, che un rompicapo (in enigmistica e nei giochi in genere ) non è una qualsiasi attività che metta alla prova l'ingegno degli uomini nel raggiungimento di risultati più o meno interessanti o importanti " il valore intrinseco [dei risultati] non è un criterio per definire un rompicapo, lo è invece la certezza che esista una soluzione . " Ciò significa che in questa fase gli scienziati adoperano le loro energie intellettuali per risolvere soltanto quelle questioni la cui soluzione è stata in qualche modo già determinata dalla struttura del paradigma.
All'interno della scienza normale, dunque, le conoscenze degli uomini si accrescono perché viene data via via soluzione a problemi e rompicapo, il cui significato dipende interamente dal paradigma che in quel momento è accettato dalla comunità scientifica. Le rivoluzioni scientifiche, invece, avvengono quando muta un paradigma; in questo caso non si tratta più di aggiungere nuove conoscenze alle vecchie, ma di reinterpretare l'intera nostra conoscenza del mondo
L'accostamento con i fenomeni visivi studiati dalla psicologia della Gestalt è però soltanto suggestivo, non può essere considerato una descrizione del tutto aderente a ciò che avviene nella mente degli scienziati durante una rivoluzione scientifica
L'ultima affermazione è particolarmente importante, perché chiarisce che vi è una riflessione sulla natura della scienza, e sui mutamenti dell'immagine del mondo ad essa connessi, che non può essere effettuata all'interno della ricerca scientifica. È un campo di indagine che si apre, invece, per lo storico delle idee e per il filosofo l'analisi delle "rivoluzioni scientifiche" è dunque loro compito.
La Terra non può essere il centro perché il centro del mondo è Dio, ma è vicina al centro del mondo. Cusano non si è ancora del tutto liberato dal modello tolemaico, di conseguenza la terra deve muoversi in quanto non è centro, ma il suo movimento deve poter decescere all’infinito, tendendo verso il centro e verso Dio.
Fonte: http://www.liceoberard.org/classi/4b_pni/filo/la%20rivoluzione%20scientifica/introduzione%20alla%20riv%20scient%20testi.doc
Rivoluzione scientifica
A.3.4 – R.P. Feynman, L’applicazione sistematica del dubbio
Es. 8. Nel brano che hai appena letto l’autore sintetizza il metodo scientifico in tre parole: «osservazione», «ragionamento» ed «esperimento». La prima elaborazione e applicazione di questo metodo alla conoscenza della realtà fu al centro della cosiddetta «rivoluzione scientifica», un movimento di idee che si è sviluppato soprattutto nel corso del xvii secolo.
Fai una ricerca sulla rivoluzione scientifica e scrivi una relazione che riassuma le tappe di questo movimento, i contributi dei suoi principali protagonisti e le caratteristiche del metodo da essi elaborato.
Per svolgere questa ricerca, devi innanzitutto trovare informazioni generali sulla «rivoluzione scientifica». Le fonti possibili sono diverse:
- un manuale scolastico di storia o di scienze;
- la voce «rivoluzione scientifica» in un’enciclopedia generale, cartacea o elettronica.
Per agevolare il tuo lavoro, ti proponiamo questa voce tratta da www.sapere.it.
Rivoluzione scientifica
Introduzione
Il concetto di rivoluzione scientifica è tradizionalmente riferito all'arco
di tempo compreso fra il 1543, anno di pubblicazione di Le rivoluzioni dei
mondi celesti di Copernico, e il 1687, in cui appaiono i Principi matematici
di filosofia naturale di Newton. Si tratta di un periodo caratterizzato da
un profondo cambiamento culturale, che vede la nascita della moderna scienza
sperimentale e la sua definitiva emancipazione dalla filosofia, con il
contributo decisivo di Galilei.
La nascita della scienza moderna
La nascita della scienza moderna è un fenomeno complesso, che affonda le
proprie radici nel Rinascimento, di cui eredita la fiducia nelle capacità
conoscitive dell'uomo, l'abbandono di principi trascendenti per spiegare la
realtà naturale, la rivalutazione dei sensi e dell'esperienza diretta, la
pretesa di un sapere che non sia solo contemplativo, ma pratico e operativo,
il rifiuto del principio di autorità come criterio di verità. Tuttavia se
nel '500 il concetto di scienza è ancora legato a una visione del mondo di
tipo qualitativo, in cui la natura è vista come un essere vivente, ordinata
con suoi propri fini come un organismo, nel '600 si afferma una concezione
della scienza come un sapere oggettivamente verificabile e pubblicamente
controllabile. La scienza moderna respinge dal proprio ambito conoscitivo
qualunque problematica di tipo metafisico, relativa alle essenze o
all'intima struttura delle cose, per analizzare solo le cause dei fenomeni,
alla ricerca di leggi, elaborate sulla base di ipotesi vagliate da
esperimenti, espresse in termini matematici. In particolare, questa
matematizzazione della natura porta a una riforma del metodo d'indagine e
all'adozione di modelli meccanici nella spiegazione della realtà naturale,
concepita come un'insieme di corpi in movimento, che porterà
all'affermazione del meccanicismo.
La rivoluzione copernicana
La rivoluzione copernicana, elaborata dall'astronomo polacco Niccolò
Copernico (Torun 1473-Frombork 1543) in Le rivoluzioni dei mondi celesti,
nasce come revisione della teoria astronomica tolemaica, fondata sulla
centralità e immobilità della Terra nell'universo e sulla circolarità dei
moti dei pianeti, a favore della teoria eliocentrica, che pone il Sole come
unico punto di riferimento dei moti dei pianeti. Le basi dell'ipotesi di
Copernico sono strettamente astronomiche: il desiderio di stabilire rapporti
determinati tra le varie sfere del sistema planetario (ampiamente sconnessi
nella teoria di Tolomeo) e quello di eliminare alcuni artificiosi metodi di
calcolo. Tuttavia la sua riforma astronomica, ponendo la Terra in movimento,
apre enormi problemi di ordine fisico, cosmologico e filosofico e avvia una
riforma di gran parte della cultura. La Terra perde la sua centralità, non
solo astronomica ma anche metafisica, proiettando l'uomo in un universo non
più chiuso e limitato, ma infinito, privo di centro e di periferia, omogeneo
e soggetto alle stesse leggi fisico-matematiche. Costringe così a ripensare
non solo l'immagine della natura, ma anche le questioni dell'origine e del
destino dell'uomo e del suo rapporto con la divinità, com'era delineato
dalla lettura tradizionale del testo biblico.
Galileo Galilei
Galileo Galilei (Pisa 1564-Arcetri 1642) è con Newton, Francesco Bacone e
Cartesio uno dei grandi promotori della rivoluzione scientifica del '600.
Matematico, fisico e astronomo, la sua figura ha avuto anche una grande
rilevanza filosofica. Eccezionale diffusione ha avuto, tra i suoi scritti,
il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.
La fama di Galileo tra i suoi contemporanei viene dalle sue osservazioni
astronomiche, che impiegano una versione perfezionata del telescopio, già
noto da alcuni anni, e mettono in discussione alcuni punti fermi della
cosmologia aristotelica. Già da tempo convinto copernicano, Galileo sostiene
la superiorità del sistema eliocentrico con varie argomentazioni.
Fondamentale a questo proposito è l'elaborazione del principio d'inerzia
(per cui un oggetto in moto non sottoposto a forze esterne continua a
muoversi con velocità costante), grazie al quale Galileo riesce a vanificare
quasi tutte le obiezioni di tipo fisico che da secoli venivano sollevate
contro l'idea di una Terra in movimento. L'idea di movimento inerziale,
movimento privo di cause, rappresenta una rottura di enorme portata rispetto
al pensiero precedente, non solo per le sue implicazioni a favore delle
teorie copernicane, ma anche perché inaugura una nuova forma di rapporto
conoscitivo tra il soggetto e l'esperienza: il principio non trae la sua
validità dall'esperienza comune, quotidiana, ma richiede uno sforzo di
astrazione che liberi l'esperienza da tutti i fattori perturbatori (in primo
luogo l'attrito) che impediscono al principio di manifestarsi in tutta la
sua purezza.
Il principio d'inerzia costituisce il primo principio della scienza moderna,
fondando la dinamica. Galileo contribuisce all'edificazione della dinamica
anche con le sue ricerche sulla caduta dei gravi, con cui inaugura il
moderno approccio sperimentale. Per Galileo l'esperimento assume forme
artificiali precise e determinate, che permettono un controllo numerico di
ipotesi quantitative, consente la misurazione dei fenomeni: è la via con cui
l'esperienza può essere matematizzata. L'esperimento ha anche la funzione di
portare alla luce comportamenti naturali che altrimenti rimarrebbero
nascosti, occultati dalla complessità dei fenomeni perturbatori sempre
presenti nell'esperienza quotidiana.
Galileo è convinto che il copernicanesimo sia compatibile con le Sacre
Scritture, purché queste siano interpretate allegoricamente, e tenta di far
accettare questa posizione alla Chiesa. Le autorità ecclesiastiche sono però
disposte ad ammettere il sistema copernicano solo come ipotesi di calcolo e
reagiscono ai suoi tentativi dapprima ammonendolo (1616) e poi condannandolo
definitivamente e costringendolo alla ritrattazione pubblica (1632).
Isaac Newton
L'inglese Isaac Newton (Woolsthorpe 1642 - Kensington 1727) è astronomo,
matematico e fisico e la sua influenza sul corso del pensiero
filosofico-scientifico è stata molto vasta e articolata. Newton diviene
famoso per i suoi studi sperimentali, in particolare di ottica, con cui
dimostra che la luce solare non è bianca, ma è una mescolanza di raggi
colorati. In questo modo diventa possibile trattare in forma quantitativa i
colori, sino ad allora pensati esclusivamente con concetti qualitativi.
Newton si convince che gli esperimenti forniscono conoscenze evidenti,
oggettive, del tutto svincolate da qualsiasi ipotesi teorica.
Nei Philosophiae naturalis principia mathematica (Principi matematici di
filosofia naturale, 1687) Newton dà una sistemazione teorica complessiva dei
concetti della meccanica, la scienza del movimento, fornendo una teoria che
sarà a fondamento della fisica nei due secoli successivi. Egli dimostra che
molti fenomeni terrestri e, soprattutto, astronomici sono spiegabili
supponendo validi universalmente i principi della meccanica e ammettendo
l'ipotesi che tra due corpi qualsiasi dell'universo agisca una forza
attrattiva, detta forza gravitazionale, responsabile tanto dei grandiosi
movimenti dei pianeti, quanto dei più umili eventi terrestri. Grazie a
questa teoria il mondo appare una macchina il cui comportamento è
comprensibile unitariamente in base ai pochi, semplici principi della
meccanica uniti alla legge di gravitazione universale. Il metodo seguito nei
Principia è molto diverso dall'empirismo evidenziato dalle sue ricerche
ottiche: la teoria astronomica di Newton è organizzata come teoria
assiomatica sul modello della geometria di Euclide, i suoi principi non sono
proposizioni ricavabili direttamente dall'osservazione, la loro garanzia sta
nelle conseguenze che da essi si possono dedurre e che risultano in accordo
con l'esperienza.
Profondamente interessato alle questioni religiose, Newton dedica molte
energie agli studi biblici, convinto che la propria scienza sia
perfettamente compatibile con la religione e offra anzi nuovi e validi
argomenti a sostegno dell'idea dell'esistenza di Dio, il quale ha costruito
un mondo secondo principi semplici, che le teorie di Newton hanno scoperto e
rivelato agli uomini.
da www.sapere.it
Nello schedare queste informazioni, tieni presente la consegna della ricerca che richiede di riassumere:
- le tappe principali di questo movimento, e quindi le scoperte e le teorie che si sono succedute nel tempo e che hanno portato a elaborare un nuovo metodo di indagine della realtà;
- i protagonisti, gli scienziati che hanno dato un loro contributo alla rivoluzione scientifica
- le caratteristiche del metodo scientifico
La relazione potrà seguire una scaletta di questo tipo:
1. Introduzione: l’importanza della rivoluzione scientifica (1 capoverso)
2. Tappe principali (4-6 capoversi)
3. Protagonisti (3-5 capoversi)
4. Il metodo scientifico (2-3 capoversi)
5. Conclusione: conseguenze della rivoluzione scientifica (1 capoverso)
Fonte: http://www.antologiaincontri.scuola.com/ricerche/a/a_3_4_feynman_rivoluzscientifica.doc
Rivoluzione scientifica
La rivoluzione scientifica
Dall’inizio del 1600 alla fine del 1700 si diffuse in Europa la rivoluzione scientifica. Con questo nome si indicano una serie di scoperte e una diversa mentalità verso gli studi e le ricerche che ebbero luogo in questo lasso di tempo. Infatti nel mondo medievale la storia non era vista come l’intelletto dell’uomo che si evolveva verso forme di cultura più progredite, bensì come la ricerca di una spiegazione dei fenomeni naturali nella Bibbia o negli assunti del grande filosofo greco Aristotele. Durante il periodo della rivoluzione scientifica ci furono grandi studiosi come Galilei, Newton, Diderot e Voltaire.
Galileo Galilei
Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 e fu uno dei protagonisti della rivoluzione scientifica. Galileo fu fisico e filosofo, nonché uno degli iniziatori della dinamica e della scrittura dei libri scientifici in volgare. Nel 1589 divenne professore a Pisa, dove scoprì il moto dei gravi e la legge che regola le oscillazioni del pendolo grazie al metodo sperimentale da lui inventato. Galileo perfezionò l’uso del cannocchiale già inventato dagli olandesi e fu il primo ad usarlo per fini scientifici. Nel 1610 fece grandi scoperte astronomiche grazie a questo strumento, tra cui le montuosità della Luna, la natura stellare della Via Lattea, i 4 satelliti di Giove, le anomalie di Saturno,le macchie solari e le fasi di Venere. Rese pubbliche queste scoperte in un libro chiamato Sidereus Nuncius. La sua difesa della concezione copernicana, secondo la quale è la Terra che gira intorno al Sole e non viceversa, suscitò una violenta reazione da parte del Papato e degli ambienti universitari. Nel 1615 venne denunciato come eretico e fu costretto a sconfessare le sue teorie e a vivere esiliato nella sua casa di Arcetri, presso Firenze. Qui il granduca Ferdinando II De’ Medici gli concesse di continuare le sue ricerche con l’aiuto di pochi allievi. Prima di morire scrisse altri due libri, Discorsi e dimostrazioni matematiche e Dialogo sui massimi sistemi. Morì nel 1642, nell’anno in cui nacque Newton.
Sir Isaac Newton
Newton, fisico e matematico inglese, nacque nel Lincolnshire e dopo essersi laureato al Trinity College di Cambridge, si dedicò per due anni a studi approfonditi sulla luce effettuando tra l’altro esperimenti sulla scomposizione. Nel 1669 fu chiamato alla cattedra di matematica di Cambridge in seguito alla sua realizzazione del primo telescopio riflettore, mentre nel 1672 fu nominato socio della Royal Society. Dopo aver scoperto e confermato la legge di gravitazione universale, secondo la quale tutti i corpi sono attratti a terra dalla forza di gravità, che aumenta più la massa del corpo è grande, nel 1687 pubblicò un libro chiamato Philosophiae naturalis principia mathematica che conteneva le leggi fisiche allora conosciute. Questo libro conteneva inoltre numerose applicazioni del calcolo infinitesimale, di cui Newton e Leibniz furono i fondatori. Altri libri importanti che Newton scrisse furono Optik, nel quale affermò la teoria sulla natura corpuscolare della luce e Arithmetica universalis et Methodus fluxionum et serierum infinitarum, pubblicato nel 1736, pubblicato dopo la sua morte. Newton morì nel 1727 e venne sepolto con grandissimi onori nell’abbazia di Westminster.
I progressi della medicina
Anche la medicina si sviluppò molto in questo periodo. L’invenzione del microscopio permise di scoprire i globuli rossi e i capillari, fino ad allora sconosciuti. L’italiano Marcello Malpighi inventò una nuova scienza, la microbiologia, che studia gli organismi viventi invisibili ad occhio nudo. L’olandese Antoni van Leeuwenhoek scoprì e studiò i batteri e la loro importanza nella diffusione di alcune malattie. Invece l’inglese Edward Jenner inventò il vaccino. Il vaccino è una profilassi contro alcune malattie infettive mediante somministrazione di preparati specifici. I vaccini sono costituiti da tossine prodotte dai microrganismi responsabili della malattia infettiva trattati in modo da attenuarne l’effetto sull’organismo con i vaccini vivi o di eliminarlo con i vaccini uccisi. Grazie a questa invenzione fu sconfitto il vaiolo nel 1700 e altre malattie ancora diffuse fino ai giorni d’oggi, tra cui la rosolia, il tifo, la febbre gialla, la poliomielite e la difterite.
L’illuminismo
Il termine illuminismo indica la parte finale della rivoluzione scientifica che si sviluppò soprattutto in Francia. Il termine deriva infatti dal francese illuminisme e significa capacità illuminatrice della ragione. Gli illuministi contrapposero alla tradizione e all’autorità i principi della libertà di critica e di pensiero, dell’uguaglianza e della fratellanza tra gli uomini. Essi inoltre sostennero che la storia dell’uomo è un continuo progresso verso forme di vita e di organizzazione sociale più giuste.
Enciclopedia
La prima enciclopedia fu scritta da J.H. Alsted nel 1620. Ebbe maggior importanza l’Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, scritta da Diderot e D’Alembert dal 1751 al 1772 che esprimeva i concetti dell’Illuminismo. Collaborarono anche Rousseau per la musica e Buffon e Voltaire per la storia naturale. Il governo francese ostacolò la pubblicazione di quest’opera che metteva in discussione il principio di autorità, ma non servì a molto in quanto questo libro ottenne un grande successo. L’opera era costituita da 22 volumi, contenenti circa 60’200 articoli ordinati alfabeticamente e 13 volumi di tavole illustrate.
La separazione dei poteri
Gli illuministi si dedicarono molto anche agli studi sulla politica. Tra i filosofi politici illuministi dobbiamo ricordare Charles de Montesquieu,Voltaire e Jean Jacques Rousseau. Montesquieu sostenne che ogni popolo deve scegliere la forma di governo più adatta, perché non esiste un modello politico uguale per tutti. Disse inoltre che i tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) dovevano essere in mano a più organismi in modo che nessuno potesse fare ciò che più gli aggradava. Questo sistema è alla base degli stati democratici. Voltaire sostenne che tutti gli uomini sono uguali e che lo Stato non può violare questo diritto. Affermò inoltre che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge.
Fonte: http://eugen.altervista.org/cartella/La_rivoluzione_scientifica.doc
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