Il romanticismo

 


Il romanticismo

 

CENNI SUL ROMANTICISMO

Il Romanticismo è stato un movimento artistico, culturale e letterario sviluppatosi in Germania (Romantik) e in Inghilterra (Romanticism) al termine del XVIII secolo e poi diffusosi in tutta Europa. Il termine romanticismo" viene dall'inglese romantic che rappresentava in modo dispregiativo i romanzi cavallereschi.

Romanticismo: definizioni e interpretazioni 
Il romanticismo è un movimento culturale che si sviluppa in Germania negli ultimi decenni del ‘700 e i primi decenni del ‘800. Tra gli artisti principali ricordiamo Delacroix, Géricault e Turner. Nasce come reazione all’ Illuminismo e al Neoclassicismo cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica alle quali si contrappongono la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali d’ogni artista. Il termine "romanticismo" venne applicato per primo da Friedrich von Schlegel (1772) alla letteratura da lui considerata "moderna" e contrapposta a quella "classica". August Wilhelm von Schlegel scrive (nell'opera corso di letteratura drammatica) che era un termine più che adeguato per definire il movimento che si era venuto a creare verso il 1790, perché alludeva alla lingua romanza, originatasi dalla mescolanza dei dialetti tedeschi con il latino. E proprio la diversità e l'eterogeneità erano rappresentative, secondo lui, dell'era romantica, in cui l'uomo non era più integro, unico e sufficiente a se stesso come nell'antichità classica, quando veniva predicato il concetto latino dell'autarkeia (cfr. Orazio). Infatti, secondo i filosofi come Schopenhauer che si rifanno in parte a Johann Gottlieb Fichte, l'uomo, essere finito, tende all'infinito, cioè è alla costante ricerca di un bene o di un piacere infinito, mentre nel mondo finito a sua disposizione non trova che risorse limitate. Questo fa sì che l'uomo senta un vuoto, una mancanza, che lo relega in una inevitabile situazione di infelicità. Tale posizione era già presente in Pascal, che però usava l'argomento a sostegno della ragionevolezza del cristianesimo; è invece un elemento originalmente romantico l'aver confrontato tale condizione dell'uomo moderno con la condizione dell'uomo nel mondo classico. Come dice August Schlegel "...presso i greci, la natura umana bastava a sé stessa, non presentava alcun vuoto [...] la religione sensuale de' Greci non prometteva che beni esteriori e temporali".

Tornando al termine "romanticismo" che, utilizzato in modo sempre più ampio ed esteso, venne applicato già nell'Ottocento, dapprima ad una nuova tendenza della sensibilità basata sull'immaginazione e in seguito a un orientamento più diffuso del pensiero filosofico, parlando, via via, non solamente più di arte romantica, ma anche di scienza o filosofia romantiche. Gli atteggiamenti interpretativi degli studiosi riguardo al termine romantico sono stati molto vari, e ciò crea problemi a chi voglia definire con maggior precisione questo termine. Il Wellek restringe il Romanticismo solamente a quei movimenti letterari europei che nella prima metà dell'Ottocento si rifecero a questo nome. Il Praz collega il romanticismo ad un cambiamento della sensibilità avvenuto nel Settecento e vivo ancora oggi. Filosofi come Schlegel e Nietzsche considerano il romanticismo come uno dei due cardini sul quale ruota continuamente la spiritualità dell'uomo, distinguendo il primo fra classico e romantico, il secondo tra apollineo e dionisiaco. Le opinioni divergono non solo sul termine ma anche sulla omogeneità europea del fenomeno sostenendo una sostanziale omogeneità come Wellek o sulla diversità delle sue manifestazioni nazionali come il Lovejoy. Ancor oggi nel linguaggio comune le differenze sono molteplici: infatti, mentre in tedesco romantisch evoca immagini letterarie di paesaggi e di ricordi medievali, in inglese romantic si collega con il sentimento e l'amore.

Nel considerare il termine solo per indicare alcuni precisi fenomeni letterari bisogna in ogni caso tener presente che essi si svilupparono in date differenti (tra il 1800 e il 1830) nei diversi paesi europei. Il romanticismo nacque infatti dapprima in Germania (con la fondazione della rivista "Athenaeum", creata dallo stesso Schlegel, insieme al fratello Wilhelm ed al poeta Novalis, il cui gruppo viene usualmente chiamato come "gruppo di Jena", 1798) ed Inghilterra (pubblicazione delle "Lyrical ballads" di Coleridge e di Wordsworth, 1798) poi in Francia (pubblicazione, a Londra ma in francese "De l'Allemagne" di M.me De Stael, 1813) ed infine in Italia grazie alla "Biblioteca Italiana" appoggiata dagli Austriaci (1816)

Temi caratteristici di quasi tutti i campi toccati dal movimento romantico sono:
Negazione della ragione: gli autori romantici rifiutano l'idea illuministica della ragione, in quanto questa non si è rivelata in grado di spiegare la totalità delle cose che sono. Per questo nell'era romantica c'è un grande progresso nell'esplorazione dell'irrazionale: la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza.
Esotismo: è una fuga dalla realtà, che può essere temporale o spaziale, e che può andare verso un luogo esotico o comunque lontano da quello di appartenenza, oppure in un'epoca diversa da quella reale, come il medioevo o l'età classica. Il tema della fuga sarà fortemente sentito e ripreso da molti autori novecenteschi, tra i quali spicca James Joyce (con Gente di Dublino).
Soggettivismo e individualismo: con la mancanza della ragione illuministica, tutto ciò che circonda l'uomo, la natura, non ha più una sola e razionale chiave di lettura, ed è così che si arriva al concetto per cui ogni uomo riflette i propri problemi, o comunque il proprio io, nella natura, che ne diventa così il prodotto soggettivo.
Concetto di popolo e nazione: una fonte di ispirazione dei poeti romantici è l'opera di Omero, che si prefigura come risultato della tradizione orale e folcloristica di un intero popolo: in questo periodo infatti, l'individualismo diventa, su grandi dimensioni (quindi a livello statale) una forma di nazionalismo, che sfocia per esempio nella ricerca di origini antiche delle moderne nazioni (da qui anche l'interesse per il medioevo, che viene rivalutato).
Ritorno alla religiosità: mancando il supporto della ragione illuminista, l'uomo romantico cerca stabili supporti nella fede e nella conseguente tensione verso l'infinito. Si determina così un ritorno all'utilizzo di pratiche magiche e occulte, spesso accidentale motivo di importanti scoperte scientifiche.
Studio della storia: mentre nel Settecento illuminista l'uomo veniva considerato quale essere razionale e quindi di pari dignità nel corso della storia, in età romantica si recupera una visione dell'uomo in fieri, cioè in costante cambiamento. Si sviluppano così nuove discipline come la numismatica, l'epigrafia, l'archeologia, la glottologia. Due importanti teorizzatori della lettura più scientifica e oggettiva della storia sono Mommsen e Niebhur.

Parallelamente si sviluppa una forte critica allo spregiudicato uso del lume della ragione che nel Settecento portò molti pensatori illuministi a stigmatizzare il popolo del Medioevo, oppresso dal peso di una religione oscurantista: i romantici, predicando un ritorno alla religiosità e invitando al tuffo nella fede (oggetto d'indagine peraltro già affrontato da Pascal[1] e successivamente da Kierkegaard[2]), riabilitano i tempi bui del Medioevo, apprezzando quei caratteri che l'illuminismo criticava (lo stesso Hegel finirà per rivalutare le religioni "positive", condannate in età giovanile[3]).

La nuova concezione romantica della Storia 
Le vicende della Rivoluzione francese e il periodo napoleonico avevano dimostrato che gli uomini si propongono di perseguire alti e nobili fini che s'infrangono dinanzi alla realtà storica. Il secolo dei lumi era infatti tramontato nelle stragi del Terrore e il sogno di libertà nella tirannide napoleonica che mirando alla realizzazione di un Europa al di sopra delle singole nazioni aveva determinato invece la ribellione dei singoli popoli proprio in nome del loro sentimento di nazionalità che si mescolava ora alla religione. L'insurrezione spagnola (1812) combatteva gli occupanti atei francesi in nome del cattolicesimo, la resistenza russa (1812) distruggeva l'armata napoleonica portando in processione le sacre icone, i greci (1821) si battevano per la loro indipendenza e per la loro religione contro i musulmani turchi. Religione e patria si mescolavano nelle opere degli esuli polacchi che la fallita rivoluzione del 1830 disperdeva come il popolo d'Israele in una biblica dispora in tutta Europa. Chiedevano a Dio il perdono dei loro peccati che avevano suscitato la vendetta divina con lo smembramento della loro patria. «La patria appariva il coronamento d'una rigenerazione morale e sociale e religiosa, d'una carità superiore agli egoismi individuali e di classe.» (A.Omodeo, Scritti scelti, Mondadori, Milano, 1934) Dunque la storia non è guidata dagli uomini ma è Dio che agisce nella storia. Esiste una Provvidenza divina che s'incarica di perseguire fini al di là di quelli che gli uomini ingenuamente si propongono di conseguire con la loro meschina ragione.

Punti chiave del romanticismo 
Il romanticismo si rifà in linea di massima alla necessità di attingere all'infinito. A causa di ciò sono spesso ricorrenti alcuni essenziali punti cardine come:

Assoluto e titanismo: caratteristica inequivocabile del romanticismo è la teorizzazione dell'assoluto, l'infinito immanente alla realtà (spesso coincidente con la natura) che provoca nell'uomo una perenne e struggente tensione verso l'immenso, l'illimitato. Questa sensibilità nei confronti dell'assoluto si identifica nel titanismo: viene paragonata dunque allo sforzo dei Titani che perseverano nel tentativo di liberarsi dalla prigione imposta loro da Zeus, pur consapevoli di essere stati condannati a restarci per sempre.
Sublime: secondo i romantici, l'infinito genera nell'uomo un senso di terrore e impotenza, definito sublime, che non sono tuttavia recepiti in modo violento, tali da deprimere il soggetto, ma al contrario l'incapacità e la paralisi nei confronti dell'assoluto si traduce nell'uomo in un piacere indistinto, dove ciò che è orrido, spaventevole e incontrollabile diventa bello.
Sehnsucht: dal tedesco traducibile come desiderio del desiderio o male del desiderio. È la diretta conseguenza di quanto sperimenta l'uomo nei confronti dell'assoluto, un senso di continua inquietudine e struggente tensione, un sentimento che affligge il soggetto e lo spinge ad oltrepassare i limiti della realtà terrena, opprimente e soffocante, per rifugiarsi nell'interiorità o in una dimensione che supera lo spazio-tempo.
Ironia: la consapevolezza della finitudine delle cose che circondano l'uomo e che egli stesso crea si traduce nell'ironia, per cui l'uomo prende coscienza della sua stessa limitatezza. L'ironia, che Socrate medesimo usava per autosminuirsi quando si confrontava con i suoi interlocutori (ironia socratica), si identifica quindi in un atteggiamento dissimulatore.

 

Fonte: http://www.liceoumberto.eu/word/storia/romanticismo.doc

autore del testo non indicato nel documento di origine

 

Romanticismo e Idealismo


Kantismo e idealismo


L’idealismo si oppone radicalmente alla gnoseologia kantiana e propone una visione della realtà completamente alternativa. L’idealismo ha comunque in comune col pensiero di Kant l’interesse per il problema conoscitivo, l’attenzione al rapporto soggetto-oggetto, la volontà di individuare, a partire dalla propria interpretazione della realtà, il ruolo dell’uomo nel mondo.



L’importanza di Kant


Il punto di partenza dell’analisi idealistica sono dunque i concetti e le categorie kantiane, che vengono interpretate e, in parte, stravolte. Non è un caso che tutti i filosofi idealisti siano attenti conoscitori ed estimatori di Kant e che Fichte, in particolare, abbia, in giovane età, scritto un libello (Ricerca di una critica di ogni rivelazione) che i  contemporanei ritenevano fosse opera dello stesso Kant.


 


Studiare l’idealismo


Non è possibile, quindi, padroneggiare adeguatamente la filosofia idealistica senza conoscere in maniera approfondita il pensiero kantiano. Poiché gli idealisti ricavano le loro principali categorie da un confronto col kantismo, è necessario ricordarne i concetti e le problematiche principali, per comprendere le riserve che ciascuno filosofo idealista mantiene verso la filosofia critica.



      I punti deboli del kantismo


Prima ancora che Fichte inaugurasse l’idealismo, il pensiero di Kant era stato oggetto di acute analisi che ne mettevano in luce alcuni aspetti problematici. In particolare furono i lavori di tre accademici del tempo (Reinhold, Schulze, Mainon) che suggerirono ai futuri filosofi idealisti possibilità di approfondimento e, successivamente, di superamento, di particolari tematiche kantiane.


 


I concetti problematici della filosofia di Kant


I concetti kantiani che creavano maggiore incertezza fra gli studiosi erano quelli di noumeno e di Io-penso. Il primo poneva dei limiti invalicabili alla conoscenza umana e, soprattutto, insinuava il dubbio che la conoscenza umana non corrispondesse alla realtà nella sua effettiva costituzione. Per quanto concerne l’Io-penso, Kant stesso, nel suo modificare le proprie posizioni dalla prima alla seconda edizione della Critica della ragion pura [cfr. cap. 1., p.17], aveva generato diversi dubbi: come poteva l’Io-penso essere una pura funzione logica e, nello stesso tempo, fondare il senso d’identità del soggetto?


 


Illuminism e romanticismo
Tali difficoltà acquistarono maggiore rilevanza con il diffondersi della cultura romantica, che si contrapponeva  alla precedente cultura illuministica, di cui Kant era stato il massimo rappresentante. Il romanticismo, nella sua religiosa tensione verso l’assoluto, rifiutava il concetto di limite conoscitivo e diffidava dell’approccio analitico della ragione.


Conviene, prima di proseguire, sintetizzare alcuni aspetti particolari della filosofia del romanticismo, per evidenziare, successivamente, i condizionamenti esercitati sull’idealismo.

 

 

LA FILOSOFIA ROMANTICA


Le ragioni filosofiche del romanticismo


Bisogna innanzitutto sfatare il luogo comune che interpreta il romanticismo come una reazione di carattere irrazionalistico-religioso all’esigenza di ordine intellettuale avanzata dall’illuminismo. La filosofia romantica, invece, intende affrontare in maniera altrettanto rigorosa il problema della realtà e della verità e, dal suo punto di vista, ha delle ragionevoli obiezioni da opporre al kantismo. In questa sede è per noi opportuno chiarire proprio i motivi di tale critica, che si ritroveranno quasi immutati nelle filosofie idealistiche.


 


Il kantismo e la verità


Il concetto di noumeno, nella filosofia di Kant, pone in serio dubbio la possibilità dell’uomo di cogliere con verità il reale. La conoscenza intellettuale, infatti, ottenuta attraverso l’applicazione delle categorie al molteplice sensibile, pur se esatta e coerente, non corrisponde necessariamente alla realtà nella sua vera essenza. La nostra conoscenza, infatti, è solo il risultato di un’interpretazione effettuata dalle categorie sul fenomeno; se tale risultato corrisponda al dato reale, è questione che l’intelletto umano, secondo Kant, non può risolvere.



Esito scettico del kantismo


Si ricordi lo schema proposto nel capitolo dedicato a Kant:
-_
S--------------------_O         O
-

Come si ricorderà, la conoscenza della realtà in sé è negata all’uomo in quanto, per possederla, egli dovrebbe conoscere senza le categorie, il che è impossibile. La realtà noumenica rappresenta, allora, il limite di qualsiasi conoscenza umana. D’altra parte, però, ciò che l’uomo conosce nei limiti che la natura ha stabilito, non è detto sia la verità, perché il noumeno -la cosa in sé- potrebbe non corrispondere alla fenomeno. Il kantismo ha dunque un esito scettico, in quanto non è in grado di stabilire se ciò che dichiara conoscibile sia poi corrispondente alla realtà.



La risposta dei romantici
La filosofia romantica ha dunque, dal suo punto di vista, ragione ad affermare  che il kantismo non risolve affatto il problema della verità: difatti la ragione, che dovrebbe, in limiti stabiliti, offrirci una conoscenza certa, in effetti non può confermarci la verità della sua interpretazione del reale.



I limiti della ragione illuministica
I romantici manifestano dubbi sulla validità della ragione, quale teorizzata dalla cultura illuministica. La ragione, infatti, è per sua stessa natura portata a dividere, sezionare, analizzare nei dettagli, mentre la realtà è sempre un’unità di relazioni, una somma di parti. Di conseguenza, la ragione può essere un utile strumento pratico ma non può pretendere di cogliere la vera realtà poiché, per farlo, è necessario uno sguardo sintetico e non analitico.



Una nuova forma di conoscenza


La ragione dunque è ingannevole, poiché altera la realtà e non coglie la sua essenza; bisogna allora trovare un nuovo modo di conoscere e di individuare la verità. Si dissolve così lo scetticismo kantiano, che ritiene impossibile comprendere la cosa in sé poiché bisogna conoscerla al di fuori delle categorie:



il problema non esiste più, in quanto non è più la ragione deputata a comprendere la verità.
Riprendendo lo schema di prima, potremmo così sintetizzare:

 



Il sentimento e l’arte


Il sentimento rappresenta l’esperienza spirituale capace di intuire la verità universale, di cogliere l’unità spirituale del mondo evitando l’artificiale frazionamento della realtà prodotto dalla ragione. Il sentimento si esplica in particolare nell’esperienza estetica, in cui il fenomeno non viene  esaminato secondo una logica scientifica, ma colto nella sua unità spirituale e nella sua relazione con il resto dell’universo.



L’arte e la scienza


L’esperienza estetica si contrappone dunque a quella scientifica e -contrariamente al nostro senso comune- si dimostra in grado di cogliere la verità, al contrario della scienza, la cui immagine del mondo è falsa, in quanto frutto di una separazione artificiale tra i fenomeni a scapito di una loro comprensione universale. La scienza è così dequalificata a strumento puramente pratico, mentre l’arte è la più alta forma di conoscenza umana.



La posizione del romanticismo


Questa superiorità gnoseologica dell’arte sulla scienza può sorprenderci, abituati a considerare l’ambito artistico proprio della creatività e della fantasia e quello scientifico oggettivo e corrispondente ai dati di fatto. La posizione dei romantici sembra certamente  singolare ma è importante capire come la loro intenzione non era quella di rifugiarsi nell’arte e nella fantasia, una volta falliti i programmi conoscitivi della ragione; bensì quella di proporre una convinzione gnoseologica alternativa e risolvere quel problema della verità che il kantismo aveva lasciato in sospeso.


 


Il sentimento non si manifesta in tutti gli uomini
Il sentimento, quale facoltà privilegiata dell’uomo in grado di accedere alla verità, ha caratteristiche affatto diverse dall’intelletto kantiano; questo era comune a tutti gli uomini e anche l’individuo meno dotato lo applicava per poter conoscere il mondo. Il sentimento, invece, è la capacità di cogliere l’unità spirituale della realtà al di là delle apparenze sensibili e, di conseguenza, non tutti gli uomini sono in grado di esercitarlo.



Il genio


Solamente un individuo di straordinaria sensibilità, superiore  a quella della gente comune, è in grado di andare al di là del mero dato sensibile per cogliere l’universalità, lo spirito unitario che comprende in sé tutti i fenomeni. Tale individuo è il genio.



L’infinito


La centralità del concetto di infinito nella cultura romantica è una conseguenza del rifiuto dei limiti della ragione: la possibilità di penetrare, attraverso il sentimento, la realtà in sé permette all’uomo di cogliere l’universalità del reale, senza tener conto dell’ordine e della misura.


 


Il finito e l’infinito


L’intero pensiero romantico è caratterizzato da una tensione continua tra la dimensione del finito e quella dell’infinito:  il singolo soggetto cerca di rapportarsi e penetrare nell’infinità, superando i suoi limiti naturali ma, a volte, sperimenta la propria inadeguatezza. Concetti tipici della cultura romantica, quali l’individualismo, il titanismo, una visione sia pessimistica sia ottimistica della vita, si  motivano proprio sulla base di questa continuo tentativo di
risolvere il proprio sé finito nell’infinità della natura.


 


Romanticismo e idealismo
Questa tensione tra finito e infinito è, probabilmente, il carattere della cultura romantica che, in maniera più visibile, è stato ripreso dalla filosofia idealistica.


 


La natura e il panteismo


Coerentemente a quanto esposto, i romantici considerano la natura come un’unità organica e evitano l’approccio analitico della scienza. Quando non rifiutano pregiudizialmente la scienza, prediligono le discipline di carattere qualitativo (la chimica, il magnetismo) piuttosto che quantitativo.
La natura è spesso divinizzata, proprio perché è colta come unità spirituale; questa concezione panteistica sarà  ripresa dalla filosofia idealistica.



Contributi del romanticismo alla storia della scienza


Con la cultura romantica  la fiducia nel progresso scientifico sembra entrare in crisi, almeno rispetto all’epoca illuministica. Eppure il romanticismo ha il merito di avere interrotto quella fiducia ingenua nel progresso tecnologico e di avere individuato ambiti dell’esperienza umana inaccessibili all’approccio quantitativo. Questa posizione, piuttosto che portare a un cedimento della ricerca scientifica, ha favorito l’esplorazione di altre metodologie di ricerca (in particolare in ambito psicologico). La predilezione dei romantici per le discipline di tipo qualitativo, ha contribuito alla crisi del meccanicismo e della fisica classica e ha favorito uno straordinario progresso nel campo della ricerca fisica.


 


La storia


Il romanticismo propone anche una particolare concezione della storia, che condizionerà fortemente il pensiero idealistico. Poiché i romantici intendono evitare una visione frammentaria del reale, anche in ambito storico cercano una dimensione universalistica: nella storia si manifesta, così, una spiritualità universale, che guida i singoli popoli a realizzare determinati valori spirituali.


 

L’IDEALISMO


Caratteri generali dell’idealismo


Prima di affrontare in modo specifico il pensiero di Fichte, conviene precisare alcune caratteristiche generali della filosofia idealistica, proprie anche degli autori che si studieranno successivamente. Questo permetterà di comprendere meglio le singole riflessioni dei diversi filosofi.



Critica a Kant


Il punto di partenza dell’idealismo è il radicale rifiuto della gnoseologia kantiana. Seguendo i primi critici di Kant e influenzati dalla cultura romantica, i filosofi idealisti individuano nel noumeno il fallimento del tentativo kantiano di risolvere il problema della conoscenza. Ritengono sia totalmente da respingere



 una  facoltà conoscitiva con così grandi limiti e incapace, fra l’altro, di garantire la verità.


 


Rifiuto del dualismo kantiano


Per superare però la difficoltà rappresentata dal noumeno, è necessario rifiutare il “dualismo kantiano”, ossia la considerazione separata di soggetto e oggetto. Secondo Kant, infatti, la realtà del soggetto e quella dell’oggetto sono separate e diverse fra loro; entrano in comunicazione attraverso la sensazione, i cui dati sono interpretati dalle categorie dell’intelletto.



Unità della rappresentazione


Al dualismo kantiano i filosofi idealisti contrappongono l’idea che, nell’esperienza della rappresentazione, il soggetto e l’oggetto non siano fra loro separati, ma costituiscano anzi un’unità inscindibile. Non vi è nulla di ciò che consideriamo reale che non comporti l’unità di soggetto e oggetto: nessun soggetto può infatti concepirsi se non in rapporto a un oggetto da lui percepito; un oggetto si può dire reale solamente perché conosciuto da un soggetto. La natura propria dell’oggetto, infatti, è quella di poter essere percepito da un soggetto.



Unità di soggetto-oggetto


La vera realtà non è dunque costituita da due entità separate che si incontrano in determinate circostanze, ma è la loro unità inscindibile. Soggetto e oggetto è come se fossero due poli di un unico essere. Modificando lo schema  che abbiamo già illustrato nel capitolo su Kant, la visione idealistica potrebbe essere così sintetizzata.



L’idea


Quest’unica realtà, di cui soggetto e oggetto non sono che delle parti, è la totalità del mondo, l’universalità in cui è compreso tutto l’essere. Qualsiasi realtà particolare non può che esistere al suo interno. La totalità non può però essere una realtà materiale ma, invece, spirituale (l’idea), in quanto la materia è divisa e frammentata al suo interno e non può riassumere in sé tutte le determinazioni particolari.



Definizione di idealismo
L’idealismo è dunque quella corrente filosofica che concepisce la realtà come una totalità spirituale (idea), che comprende tutte le determinazioni particolari. La realizzazione dell’idea rappresenta, di conseguenza, lo scopo dell’agire di tutti gli essere determinati.



Differenze fra gli idealisti
Quanto abbiamo detto è comune ai diversi pensieri dell’idealismo. Le differenze fra i diversi filosofi che si studieranno  si manifestano  nella particolare concezione dell’idea e, soprattutto, del modo in cui le determinazioni finite si rapportano a tale infinito.


 


L’idealismo e la religione


La filosofia idealistica mantiene un rapporto molto ambiguo  con la cultura religiosa. Da una parte, criticando la cultura illuministica e ponendo a fondamento del mondo una realtà spirituale, è in un primo momento salutata con favore dagli intellettuali religiosi.  Nello stesso tempo, però, l’idea, poiché è elaborata concettualmente, si identifica fatalmente con il ruolo assegnato alla divinità e costituisce, per la cultura religiosa, una pericolosa laicizzazione di un
principio sacro.


 


Licenziamento di Fiche


Non è un caso che Fichte sarà allontanato dall’insegnamento universitario con l’accusa di ateismo e che Fichte e Schelling, nella seconda fase della loro attività, avvertiranno l’esigenza di interpretare secondo criteri più religiosi i loro principi filosofici. Vedremo che proprio il conflitto fra idealismo e religione
condurrà al superamento di questa corrente filosofica.


 


Difficoltà dell’idealismo


L’idealismo è una filosofia particolarmente complessa, in quanto afferma l’esistenza di un principio astratto  di cui ogni cosa farebbe parte. La realtà più autentica sarebbe quindi per noi inconoscibile, mentre la nostra stessa realtà, che ci sembra così evidente, sarebbe  relativa all’esistenza di tale idea. Questa valutazione sembra contraddire il nostro senso comune, insieme al principio che
è la realtà spirituale a generare quella materiale.


 


E’ il pensiero a produrre la materia


In effetti, secondo gli idealisti, non è la materia a precedere la dimensione dello spirituale, ma è il pensiero a dare origine agli esseri materiali. Di conseguenza, la filosofia idealistica assume un carattere fortemente concettuale e astratto che risulta, a una prima lettura, di difficile comprensione; molto spesso gli studenti cercano di comprendere, dal punto di vista fattuale, la possibilità di questa produzione dallo psichico al materiale e, non riuscendovi, si dichiarano incapaci
a comprendere questa filosofia.


 


Come studiare l’idealismo


Il nostro consiglio è quello di non sforzarsi a comprendere l’idea come se  fosse una realtà concreta in quanto, anche se gli idealisti la considerano reale, rimane comunque un concetto. Conviene accettare passivamente, e in forma un po’ dogmatica, questa convinzione della superiorità dell’idea infinità sulle realtà finite  e del pensiero sulla materia.  Accettando come dati di fatto queste conclusioni e lavorando con i concetti che ne derivano, si inizierà a comprendere ciò che si è accettato passivamente. Non per questo si condividerà la filosofia idealistica, ma se ne capiranno i fondamenti filosofici.


                        Citazioni di autori romantici commentati in classe

“Il pensiero è soltanto un sogno del sentimento.”  (Novalis)

“Quando in cotesto sentire ti senti veramente felice,
chiamalo pure allora come vuoi:
chiamalo felicità, cuore, amore, Dio.
Per questo io non ho nome alcuno.
Sentimento è tutto!
La parola è soltanto suono e fumo…”

“Soltanto un artista può indovinare il senso della vita” (Novalis)

“Il poeta comprende la natura meglio che lo scienziato” (Novalis)

“Il filosofo poeta, il poeta filosofo, è un profeta” (Schlegel)

“Il senso per la poesia ha molto in comune con il senso per il misticismo…Rappresenta            
l’ irrappresentabile, vede l’ invisibile, sente il non sensibile” (Novalis)

“La poesia romantica è ancora in  divenire…essa sola è infinita, come essa sola è libera, e riconosce come sua legge prima questa: che l’ arbitrio del poeta non soffre legge alcuna” (Schlegel)

“La musica mi appare come l’ araba fenice, che, leggera e ardita, s’innalza a volo…e con lo slancio delle ali rallegra gli dei e gli uomini…ora l’ arte dei suoni è per me proprio come il simbolo della nostra vita: una commovente breve gioia, che s’ alza e s’ inabissa, non si sa perché; un’ isola piccola, lieta, verde, con splendore di sole, con canti e suoni…”

“La musica è la più romantica di tutte le arti, il suo tema è l’ infinito, essa  è il misterioso sanscrito della natura espresso in suoni, che riempie di infinito desiderio il petto dell’ uomo, il quale solo in essa intende il sublime canto degli alberi, dei fiori, degli animali, delle pietre, delle acque!” (E.T.A. Hoffmann)  

“La musica è la più romantica di tutte le arti, si potrebbe quasi dire che essa sola è romantica, poiché solo l’ infinito è il suo tema” (E.T.A. Hoffmann)

“La musica di Beethoven…risveglia quel desiderio infinito che è l’ assenza del romanticismo” (E.T.A. Hoffmann)

“O voi che cercate il sommo bene nella profondità della scienza, nel tumulto dell’ azione,
nell’ oscurità del passato, nel labirinto del futuro, nelle fosse e sopra le stelle, sapete voi il suo nome? Il suo nome è bellezza!”

“Vita e amore significano la stessa cosa…C’è tutto nell’ amore: amicizia, cordialità, sensualità e anche passione…e l’un elemento lenisce e rinforza, anima ed accresce l’ altro, viviamo ed amiamo fino all’ annientamento. Soltanto l’ amore ci rende uomini veri e perfetti, esso solo è la vita della vita” (Schlegel)

“La vera vita è amore: come amore ha e possiede la cosa che ama, l’ abbraccia, la penetra, è unita e fusa in essa” (Fitche)

“Per noi, o Amore, tu sei l’ alfa e l’ omega” (Schleiermacher)

“ Dobbiamo immaginarci l’ età dell’ oro come quella in cui amore e genio erano universalmente diffusi” (Schlegel)

“L’ amore è lo scopo finale della storia del mondo, l’ amen dell’ universo” (Novalis, frammenti)

 

 

 “Natura! -esclama il poeta. -Noi siamo da essa circondati e avvinti, senza poter da essa uscire
e senza poter entrare in essa più profondamente. Non invitati e non avvertiti, essa ci prende nel giro  della sua danza e ci attrae nel vortice, finché, stanchi, cadiamo nelle sue braccia. -Essa crea eternamente nuove forze: ciò ch'è ora non era ancora, ciò che era non torna; tutto è nuovo, e
nondimeno è sempre antico. -Noi viviamo nel mezzo di essa, e le siamo estranei. Essa parla
incessantemente con noi, e non ci palesa il suo segreto. Noi operiamo costantemente su di essa, e tuttavia non abbiamo su di essa nessun potere. -Pare che la natura tutto abbia indirizzato verso  l'individualità, eppure non sa che farsene degl'individui, Artista incomparabile, senza apparenza di  sforzo passa dalle opere più grandi alle minuzie più esatte. E ognuna delle sue opere ha una propria  esistenza, ognuna delle sue manifestazioni un proprio concetto; ma nel tempo stesso tutto è uno. -
V'è una vita eterna, un divenire e un moto incessante in essa, ma nel suo complesso non si espande.  -Anche l'innaturale è natura: chi non la vede dovunque, non la vede veramente in nessuna parte. O , -Essa si compiace dell'illusione, e punisce come un tiranno chi la distrugge in sé e negli altri, mentre stringe come un figlio al suo cuore chi l’ asseconda. – I suoi figli sono innumerevoli. Verso nessuno è avara, ma ha i suoi preferiti, ai quali prodiga molto e molto sacrifica. – Essa fa uscire le sue creature dal nulla, e non dice loro donde vengono e dove vanno: esse debbono soltanto camminare; lei sola sa la via. – Il suo teatro è sempre nuovo, perché essa crea sempre nuovi spettatori. La vita è la sua più bella invenzione, e la morte è il suo artifizio per avere più vita. – Essa dà bisogni, perché ama il movimento, ed è mirabile vedere con che scarsi mezzi riesca ad ottenere tanto moto. -Essa non ha lingua né parla, ma crea lingue e cuori, mediante i quali parla e sente, La sua corona è l'amore: e solo con questo ci si avvicina ad essa, - È intera, e nondimeno è sempre incompiuta. Non conosce passato e futuro; il presente è la sua eternità».

Ma tu ancora risplendi o sole del cielo e tu ancora sei verde o santa terra; ancora scorrono i fiumi verso il mare e nel meriggio frusciano gli alberi ombrosi.
Il canto voluttuoso della primavera invita al sonno i miei pensieri mortali. La pienezza del mondo vibrante di vita nutre e sazia di ebbrezza il mio povero essere.
O natura santa! lo non so cosa mi avvenga quando alzo i miei occhi dinnanzi alla tua bellezza,  ma tutta la gioia del cielo è nelle lacrime che piango innanzi a te, come l'amante alla presenza
dell' amata.
Tutto il mio essere ammutolisce e si tende, quando il soffio delicato dell'aria gioca sul mio petto.  Perduto nell'azzurro sconfinato, io volgo spesso il mio sguardo in alto, verso l'etere e in basso nel  sacro mare ed è come se uno spirito affine mi aprisse le braccia, come se il dolore della solitudine si dissolvesse nella vita degli dei.
Essere uno col tutto, questa è la vita degli dei, questo è il cielo dell’ uomo.
Essere uno con tutto ciò che ha vita, fare ritorno, in una beata dimenticanza di sé, nel tutto della
natura: ecco il vertice dei pensieri e delle gioie, la sacra vetta del monte, il luogo della quiete perenne, dove il meriggio perde la calura e il tuono perde la sua voce; dove il mare ribollente somiglia all'ondeggiare di un campo di spighe.

           

Citazioni di autori romantici non commentati in classe da rielaborare autonomamente

“Tutta la storia della poesia moderna è un continuo commento al breve testo della filosofia… poesia e filosofia debbono essere unite”       (Schlegel)

da Goethe, Faust (parte prima, vv. 3453 – 3457):
Quando in cotesto sentire ti senti veramente felice,
chiamalo pure allora come vuoi:
chiamalo felicità, cuore, amore. Dio.
Per questo io non ho nome alcuno.
Sentimento è tutto!
La parola è soltanto suono e fumo….”

citazioni di Novalis:
“Soltanto un artista può indovinare il senso della vita”
“Il filosofo poeta, il poeta filosofo, è un profeta”
Il senso della poesia ha molto in comune col senso per il misticismo…. Rapprsenta l’irrappresentabile, vede l’invisibile, sente il non sensibile”

“Oh, questo interminabile monotono giro di giorni e di notti…. tutta la vita dell’uomo, tutta la vita dell’intero universo, non è altro che un interminabile giuoco di scacchi su due campi: bianco e nero; giuoco nel quale nessuno vince se non l’infausta morte… tutto questo potrebbe in certe ore far perdere la testa! E invece ci si deve sostenere con braccia coraggiose in mezzo al caos delle rovine, nel quale la nostra vita e sminuzzata, e attaccarci fortemente all’arte, alla grande, alla duratura arte, che, al di sopra di ogni caos, attinge l’eternità – l’arte che dal cielo ci porge una mano luminosa, così che noi stiamo sospesi in ardita posizione, sopra un abisso deserto, fra cielo e terra.” (Wackenroder)

da Holderlin, Hyperion:
“ voi che cercate il sommo bene nella profondità della scienza, nel tumulto dell’azione, nell’oscurità del passato, nel labiritno del futuro, nelle fosse e sopra le stelle, sapete voi il suo nome? il suo nome è bellezza!”

“Ma tu ancora risplendo o sole del cielo e tu ancora sei verde o santa terra; ancora scorrono i fiumi verso il mare e nel meriggio frusciano gli alberi ombrosi.
Il canto voluttuoso della primavera invita al sonno i miei pensieri mortali. La pienezza del mondo vibrante di vita nutre e sazia di ebbrezza il mio povero essere.
O natura santa! Io non so cosa mi avvenga quando alzo i miei occhi dinnanzi alla tua bellezza, ma tutta la gioia del cielo è nelle lacrime che piango  innanzi a te, come l’amante alla presenza dell’amata.
Tutto il mio essere ammutolisce e si tende, quando il soffio delicato dell’aria gioca sul mio petto. Perduto nell’azzurro sconfinato, io volgo spesso il mio sguardo in alto, verso l’etere e in basso nel sacro mare e d è come se uno spirito affine mi aprisse le braccia, come se il dolore della solitudine si dissolvesse nella vita degli dei.
Essere uno col tutto, questa è la vita degli dei, questo è il cielo dell’uomo.
Essere uno con tutto ciò che ha vita, fare ritorno, in una beata dimenticanza di sé, nel tutto della natura: ecco il vertice dei pensieri e delle gioie, la sacra vetta del monte, il luogo della quiete perenne, dove il meriggio perde la calura e il tuono perde la sua voce; dove il mare ribollente somiglia all’ondeggiare di un campo di spighe.”

“Sicuri, come il fiore  vive di luce, così vivono della bella immagine, paghi, sognando e felici, e di null’altro ricchi, i poeti” (Holderlin)

“Il poeta o è natura o la cercherà” (Schiller)

Copri il tuo cielo, Giove,
col vapor delle nubi!
E la tua forza esercita,
come il fanciullo che svetta i cardi,
sulle querce e sui monti!
Ché nulla puoi tu
contro la mia terra,
contro questa capanna,
che non costruisti,
contro il mio focolare,
per la cui fiamma tu
mi porti invidia.

Io non conosco al mondo
nulla di più meschino di voi, o dei.
Miseramente nutrite
d’oboli e preci
le vostre maestà
ed a stento vivreste,
se bimbi e mendichi
non fossero pieni
di stolta sapienza.

Quando ero fanciullo
e mi sentivo perduto,
volgevo al sole gli occhi smarriti,
quasi vi fosse lassù
un orecchio che udisse il mio pianto,
un cuore come il mio
che avesse pietà dell’oppresso.

Chi mi aiutò
contro la tracotanza dei Titani?
Chi mi salvò da morte,
da schiavitù?
Non ha tutto compiuto tu,
sacro cuore ardente?
E giovane e buono, ingannato,
il tuo fervore di gratitudine rivolgevi
a colui che dormiva lassù?

Io renderti onore? E perché?
Hai mai lenito i dolori
di me ch’ero afflitto?
Hai mai calmato le lacrime
di me ch’ero in angoscia?

Non mi fecero uomo
il tempo onnipotente
e l’eterno destino,
i miei e i tuoi padroni?

Credevi tu forse
che avrei odiato la vita,

che sarei fuggito nei deserti
perché non tutti i sogni
fiorirono della mia infanzia?

Io sto qui e creo uomini
a mia immagine e somiglianza
una stirpe simile a  me,
fatta per soffrire e per piangere,
per godere e gioire
e non curarsi di te,
come me”.
[da Goethe, Prometeo]

 

“Tutto ciò che è in me e fuori di me è soltanto il geroglifico di una forza che mi è affine. Le leggi della natura sono i segni cifrati che l’Essere pensante ha combinato allo scopo  di rendersi comprensibile all’essere pensante.
Se vuoi convincertene, cerca all’indietro. A ogni stato dell’anima umana corrisponde una qualche immagine della creazione fisica, immagine con cui esso viene designato; e ad attingere da questo ben fornito deposito sono stati anche i pensatori più astratti, non soltanto gli artisti e i poeti. Un’attività piena di animazione viene da noi detta fuoco; il tempo è una corrente che trascina con sé; l’eternità è un circolo; un segreto si nasconde nel buio di mezzanotte, e la verità ha sede nel sole. Anzi, io comincio a credere che perfino il destino futuro dello spirito umano sia preannunciato nell’oscuro oracolo della creazione corporea. L’avvento di ogni primavera, che fa uscire dal grembo della terra i germogli delle piante, mi dà elementi per interpretare quell’imbarazzante enigma che è la morte, e confuta l’incubo angoscioso che è per me il sonno eterno. La rondine che d’inverno troviamo intirizzita, e che in marzo  vediamo rianimarsi, il morto bruco che, rinato, torna a levarsi nell’aria come farfalla, ci offrono una pertinente allegoria della nostra immortalità….”

 

Fonte: http://www.liceomeda.it/new/documenti/materialedidattico/filosofia/romanticismo_e_idealismo.doc

 

Il romanticismo

  • IL ROMANTICISMO: LE DUE DEFINIZIONI:

Numerosi, nel corso del tempo, hanno tentato di dare una definizione del fenomeno "romanticismo", tra le piu' pregnanti abbiamo da una parte la definizione di Hegel e dall'altra, quella abbastanza contrapposta, di alcuni storici.

  • Quella di Hegel, intende vedere il romanticismo, semplicemente come un movimento che mira all'esaltazione del sentimento e un rifiuto della ragione illuministica. Sebbene la definizione hegeliana non sia sbagliata, risulta molto limitata, perchè se pur è vero quello che afferma non coglie nella sua interezza il fenomeno romanticismo ma ne delinea solo alcune caratteristiche.
  • Ecco che, la versione di questi altri storici è di intendere il fenomeno nella sua globalità dicendo che non è possibile dare una definizione precisa di romanticismo, nè si può neanche parlare di un fenomeno unitario si può invece classificare come una mentalità che portò nuovi modi di pensare alle persone e che aveva, in generale, alcuni tratti comuni come una volontà d'evasione dalla realtà, la critica alla ragione illuminista, l'esaltazione del sentimento una ricerca dell'infinito.

2. I TRATTI GENERALI CARATTERISTICI ED IL DISCORSO SULLA NON UNITÀ DEL MOVIMENTO (ED IL CIRCOLO DI JENA):
Come sappiamo, il romanticismo nacque alla fine del XVIII secolo, in Germania, nella città di Jena. I suoi maggiori esponenti furono Friedrich von e August Schlegel insieme ad altri (i nomi sono troppo difficili da scrivere). Friedrich, dopo che si trasferì a Berlino, fondo la rivista "Athenaeum", che rappresenta il primo documento di diffusione delle idee romantiche.
I fratelli Schlegel strinsero dei rapporti d’amicizia anche con Fitche , di cui subirono l’influsso filosofico e considerandolo il padre del Romanticismo. Lo stesso Hegel, ebbe modo di conoscere le dottrine estetiche e filosofiche dei due fratelli. Dopo la morte di Friedrich von  , il gruppo (conosciuto come il circolo di Jena) si sciolse, ma le sue idee si diffusero ed ebbero grande successo in altre città tedesche, come Monaco .
2.1 Ateggiamenti caratteristici del romanticismo:
E' ovvio che non sia molto semplice poter fare un elenco di tutti i caratteri e le forme in cui il romanticismo è stato interpretato nel corso degli anni, ma è possibile delinearne gli aspetti più comuni, come ad esempio il rifiuto della ragione illuministica e la ricerca di altre vie d'accesso per giungere all'infinito.
Inoltre, è importante dire che, seppur Hegel abbia polemizzato contro il primato del sentimento (elemento comune tra i caratteri generali del R.) e contro certo punti del circolo di Jena, il suo atteggiamento risulta sempre romantico in quanto egli condivide il tema dell'infinito con una leggera differenza rispetto ai romantici: se questo ultimi ritenevano che all'infinito ci si potesse arrivare con il sentimento o con la fede, Hegel diceva che l'unico mezzo possibile per arrivarci fosse la ragione dialettica.

3.  IL RIFIUTO DELLA RAGIONE ILLUMINISTICA
Spesso si intende il romanticismo come il movimento della non-ragione, tuttavia non è esattamente così dal momento che è vero che rifiutano la ragione, ma non in senso lato, rifiutano solo quella illuminista dicendo che la ragione illuminista, quella ragione calcolatrice e "scientifica",  poteva cogliere solo pochissimi aspetti della realtà, e anche i più superficiali.
Inoltre i romantici intendendo la storia sotto forma di percorso guidato da Dio, vedono nella ragione illuminista un tentativo di ribellione a questo e vedono nella rivoluzione francese, per esempio, la conseguenza dicendo: "avete voluto voi prendere in mano il vostro destino? ecco il risultato". Ecco che Hegel prende la ragione illuminista e la divide in intelletto e ragione propriamente detta, addossa all'intelletto tutti i limiti sopraccitati e dice che invece è la ragione, intesa però nel modo "dialettico", che deve essere la guida (ecco perchè è sbagliato dire in toto che rifiutano la ragione).

4. L'ARTE:
I romantici cercavano dunque altre vie d'accesso all'infinito. Quest'ultima era per loro il sentimento (categoria spirituale che fino ad allora si aveva sempre ignorato), interpretato come un insieme di emozioni indescrivibili, con il quale la ragione non ha niente a che vedere (citazione: il pensiero non è altro che un sogno del sentimento "Novalis") e viene ritenuto in grado di poter oltrepassare quei famosi limiti di cui Kant ha tanto parlato e di poter giungere alla conoscenza primordiale. Il sentimento è visto come l'infinito stesso.
Data una definizione di come i romantici vedevano il sentimento, bisogna ora vedere come ritenevano che esso si potesse esprimere. La sua forma espressiva è, appunto, l'arte.
Per i romantici l'arte aveva tre valori principali:

  • Un valore conoscitivo, secondo cui si riteneva che con l'espressione artistica si potesse dare una spiegazione di molte cose, tra le quali l’infinito.
  • Un valore creativo- divino, in quanto il poeta o il pittore era ritenuto come una sorta di genio-Dio, le cui opere non erano altro che libere creazioni, con le quali egli poteva esprimere ogni emozione o sentimento, proprio come un Dio nel momento della creazione e da qui abbiamo la relazione Dio: universo = artista: opera d'arte.
  • il poter andare oltre l'esperienza: ogni artista, attraverso le proprie opere, era in grado di poter superare i limiti della conoscenza, a modo suo ovviamente, ma dal momento che veniva paragonato a Dio, nessuno gli impediva di poter rappresentare ciò ke meglio per lui rappresentava l'infinito.

I romantici rifiutarono il classicismo, il quale prevedeva il principio di imitazione, tanto ke nelle opere classiche vigeva l'armonia delle regole e dell'equilibrio. Invece l'estetica romantica era un'estetica ella creazione, nella quale l'artista era totalmente libero di rappresentare ciò che voleva. Da qui abbiamo un'assolutizzazione dell’arte, ritenuta in grado di trascendere i limiti del finito.
In conclusione, l'arte non è altro che la libera e totale espressione del sentimento ed il genio è colui che dal nulla crea qualcosa, come Dio, potendo così superare ogni limite della conoscenza.

5. LO SPIRITO RELIGIOSO E LA RAGIONE DIALETTICA:
Come strategia per giungere al sentimento e al vero sapere ecco che i romantici riscoprono la religione e le danno una notevole importanza; in particolare, proprio con questo rifiuto così marcato della divinità dell'illuminismo (kant era agnostico ad esempio) loro si "scagliano" dalla parte opposta andando proprio anche a riscoprire le fedi positive, che sono quelle religioni naturali con l'aggiunta di tutta quella costellazioni di riti e liturgie.

  • Ecco, un esempio è Schlegel, il quale abbraccia il cattolicesimo (e non il protestantesimo ad esempio) proprio perché il cattolicesimo è più coinvolgente con tutti i suoi riti, le sue liturgie, ecc.. .

Tuttavia questo non fu l'unica altra via per raggiungere il vero sapere:

  • Hegel rappresentò, per esempio, una eccezione, in quanto egli non abbracciava la religione, ma neanche l'illuminismo bensì prendeva il discorso kantiano sulla ragione e sull'intelletto (propriamente detti) e diceva che l'intelletto aveva le colpe ed i "difetti" che loro avevano scagliato alla scienza mentre abbraccia la ragione, in senso dialettico arrivando a dire che è solo tramite la ragione dialettica che arriviamo alla conoscenza vera e quindi anche all'infinito

 

7.  “L’UOMO È SPIRITO”:
Da una nota frase di Fichte (o fiche x gli amici) possiamo dedurre che l'uomo non ha un'essenza immutabile e predeterminata, ma se la crea da solo, ed ha quindi un'essenza dinamica, in continuo divenire. La nostra essenza viene costruita attraverso l'azione e l'essenza dell'uomo non può essere altr oche la libertà.
Nel 1794, Fiche scrisse la "dottrina delle scienze" in cui esponeva il suo pensiero circa l'esistenza, intesa come un rapporto dialettico (di interazione) tra l'io e il non-io.
6. IL SENSO DELL’INFINITO:
L'infinito è il protagonista principale del movimento romantico: con esso e in esso l'uomo può raggiungere la Verità, andare oltre quelle che sono le barriere filosofiche dell’illuminismo e di Kant, e avvicinarsi egli stesso alla forma perfetta e infinita di essere (dio) - ne è esempio la proporzione dio:creature = artista:quadro - . A questo punto, dobbiamo considerare i vari modi in cui questo "infinito" era concepito:

  • L'infinito è nel finito, e il finito è nell'infinito  (parole chiave: immanenza, panteismo): il finito è la manifestazione vivente dell'infinito, e questo ne regola le dinamiche e i processi atemporali (processi che avvengono non perché stanno in un determinato tempo ma che avvengono indipendentemente da esso), essendo IN esso (natura, leggi varie.. ecc). Il panteismo è il sentimento dell’immedesimazione tra infinito e finito, è talmente forte che i romantici tendono a considerare il finito come la realizzazione dell’infinito.
  • L'infinito va oltre il finito (trascendentismo teismo): basti pensare all’l'iperuranio di Platone. Il  trascendentismo  concepisce  l’infinito come un qualche cosa che si differenzia dal finito, però si manifesta o rivela in esso. Quindi, in questo caso, il finito non è più la realtà stessa dell’infinito, ma una sua manifestazione.

 

7.1.  STREBEN, SEHNSUCHT, IRONIA E TITANISMO:
Vediamo ora la spiegazione di alcuni termini importanti che ci aiutano a capire quello che era lo  scopo del pensiero romantico:
- Esistere: vuol dire agire, confrontarsi con quegl’elementi che si contrappongono alla propria realizzazione;
- Streben: significa sforzo ed è inteso, appunto, come quello sforzo continuo che l'io deve compiere per superare il non io (il finito). Il dramma di questo sforzo è che la nostra voglia continua di realizzarci è infinita, non trova mai pace, mentre i mezzi a nostra disposizione per poterci realizzare sono finiti,limitati. Questo problema porterà l'uomo ad uno stato di infelicità eterna, che i romantici giustificano con la presenza, all'interno di ognuno di noi, di un "demone dell'infinito" caratterizzato dal non essere mai soddisfatto.
- Senhsucht: lett. "desiderare il desiderio" . Se all'uomo è impossibile raggiungere l'oggetto del suo desiderio, egli non potrà mai conoscere il piacere di averlo realizzato, per cui i romantici sostenevano che il vero momento del piacere è il PRIMA del raggiungimento di un qualsiasi desiderio --> l'uomo si sente vicino all'infinito nel momento prima in cui il suo desiderio si sta per realizzare.
- Ironia: Ironia: atteggiamento che nasce dalla consapevolezza che qualsiasi aspetto della realtà (umano, naturale, sociale) è solo una manifestazione finita, e perciò inadeguata, dell’infinito e come tale non può essere “presa sul serio”. Atteggiamento di superiore distacco e rifiuto di assumere un determinato stato di cose qualsiasi come definitivo, quindi un “prendersi gioco” delle molteplici vicende della vita;
-Titanismo e vittimismo: sono atteggiamenti che rappresentano la conseguenza della lotta continua per raggiungere i propri desideri:
1. vittimismo: si parla di vittimismo quando non si riesce sopravvivere nella lotta per raggiungere i propri desideri e si ritiene che l'unica soluzione sia il suicidio;
2. eroismo/titanismo: è quell'atteggiamento di lotta continua con la consapevolezza di non poter mai vincere e l'uomo titano andrà sempre alla ricerca della propria dignità all'interno della realtà circostante ( e ha quindi una corretta concezione della realtà).

 

8. L’EVASIONE:
Ecco che la mentalità romantica, intesa come ribelle e anticonformista (per alcuni sensi), si concretizza nel tema dell'evasione: lo spirito ribelle romantico vuole evadere da tutto ciò che è quotidiano e monotono, vuole abbandonare il comune "finito" quotidiano per darsi ad esperienze uniche e travolgenti (ecco che anche la droga era un utile mezzo per fare queste esperienze);  parallelamente a ciò, viene riscoperto anche il medioevo, con tutti i usoi miti e le sue leggende, proprio per andare alla ricerca del tenebroso, dello strano e del magico (Bram stoker per esempio, l'autore di Dracula, era un romantico).
Ovviamente questa evasione si concretizzava maggiormente nell'arte (altro tempo), in cui lo spirito romantico, senza limiti di nessun tipo dava voce ai suoi sentimenti, creando come un'atmosfera da "sogno" (altro luogo) anche nelle sue opere.
Ciò si lega fortemente alla figura del romantico come viaggiatore; ma, il viaggiatore non era inteso come colui che viaggiava in mezzo alle città per conoscere costumi ed abitudini dei posti, ma come un vagabondo infelice che vagabondava senza meta

8.1. L’ARMONIA PERDUTA:
1. periodo classico: in cui tra uomo e natura e tra individuo e società vi era un rapporto basato sulla comunione e la spontanea e immediata identificazione. l'uomo non vedeva un nemico nella natura ma si sentiva parte di essa e viveva in armonia con essa. Stessa cosa nel rapporto tra individuo singolo e società, il singolo io non viveva il rapporto con gli altri con conflittualità, ma si sentiva integrato in una società in cui aveva un suo ruolo e la sua vita aveva un suo senso, non vi era scontro con la società. Questo periodo è identificato con quello dell'età classica (lo stesso degli umanisti e dei rinascimentali, il mondo greco romano). In questo modo la vita non era una lotta per la propria affermazione contro gli altri e la natura, ma la vita di ogni individuo aveva un suo senso compiuto, ciascuno aveva un proprio ruolo e trovava negli altri e nella natura immediato soddisfacimento alle proprie esigenze.
2. rottura dell'unità: a questo periodo di segue uno rottura dell'unità tra uomo e natura e individuo e società. La natura diventa un nemico, una forza da sottomettere e controllare, piegandola ai propri bisogni e questo avviene attraverso la scienza, con cui l'uomo sottomette la natura al proprio volere e non vede più in essa la propria dimora e non si sente più parte di essa. La natura va sottomessa con la tecnica e piegata alla volontà dell'uomo, non è più il luogo della bellezza e dell'armonia. Stessa cosa avviene nel rapporto con gli altri e la società. L'individuo singolo entra in conflitto con la società, questa è quel non io che si oppone alla realizzazione dei suoi deisderi e vivere significa (vedi il concetto dialettico di esistenza come lotta tra io e non io e streben) combattere con gli altri e con le forme dell'organizzazione sociale per affermare la propria volontà contro la volontà degli altri.
3. periodo: il senso dell'unità perduta, della fratellanza con gli altri e delle proprie radici naturali diventa così una delle esigenze che il poeta e l'artista romantico cercano di realizzare, ritornare alla natura e a un rapporto autentico e non conflittuale con gli altri sono obiettivi della società futura e ogni autore romantico cerca di individuare delle vie per realizzare questo ritorno all'unità. Tale riconquista dell'armonia porta avvenire attraverso la politica (il concetto di nazione come unità di popolo basata sulla comune storia, lingua e tradizione), attraverso la poesia e l'arte (capaci di costituire un comune patrimonio in cui tutti possano riconoscersi, vedi romanzo storico), attraverso l'amore (visto come fusione tra due singoli) ecc ecc.

 

 

 

L’AMORE COME ANELITO DI FUSIONE TOTALE E CIFRA DELL’INFINITO:
L’amore è un altro dei temi principali del romanticismo tedesco, su cui poeti e filosofi hanno incentrato la loro attenzione. L’esaltazione dell’amore deriva sicuramente dall’importanza che il sentimento e le emozioni hanno acquistato nel romanticismo. Infatti l’amore viene considerato dai romantici il sentimento più forte che dà una felicità e un piacere immensi; per questo motivo costituisce la vita della vita stessa .Vita e amore sono considerate la stessa cosa.
L’amore possiede innumerevoli caratteristiche:

  • la globalità: essa rappresenta la ricerca di una sintesi tra anima e corpo, spirito e istinto , sentimento e sensualità. A questo è collegata l’idea di una donna che è capace di amare con “la pienezza del proprio essere”; cioè senza essere frenata, senza rinunciare alla passione. Questo tipo di donna ha, logicamente, gli stessi diritti dell’uomo, sia nella vita che nella cultura.
  • completa fusione delle anime e dei corpi: ovvero i due corpi si fondono in un tutt’uno. Infatti, come scrive Hegel, il vero amore è un unificazione.
  • Tendenza a caricarsi di significati simbolici e metafisici: i romantici sostengono che l’amore pur essendo rivolto a creature finite, sia anche una manifestazione di un qualche cosa di infinito, inteso nella forma Uno-Tutto. L’amore infatti è qualche cosa che dona armonia, congiungendo uomo e natura, e ancora il finitoo e l’infinito e cosi via. L’more quindi costituisce la cifra dell’assoluto.

 

LA NUOVA CONCEZIONE DELLA STORIA:
Un'altra caratteristica del romanticismo è la passione e l’intersse per la storia. Anche gli illuministi si erano interessati alla storia, ma i romantici pur ispirandosi ad essi avevano fondato “una nuova filosofia della storia”. Infatti mentre per gli illuministi il protagonista della storia era l’uomo, per i romantici e la provvidenza. L’esito della rivoluzione francese e il fallimento dell’impresa napoleonica, aveva portato a credere che non fosse l’uomo a decidere e a fare la storia, ma fosse una potenza extra umana e trascendente.  La storia è vista come un processo complessivamente positivo, in cui non vi è nulla di irrazionale o di inutile, in cui esistono solo progressi e non regressi (sconfitte e fallimenti). Ogni momento successivo supera ed è più perfetto del momento precedente. I romantici criticano gli illuministi, in quanto secondo i primi è assolutamente scorretto che i filosofi giudichino la storia, rifiutando alcuni suoi momenti (es. medioevo), principalmente per due motivi:

  • Giudicare la storia significava mettere in discussione Dio, in quanto Dio si manifesta o realizza nella storia.
  • Ogni momento della storia è importante, perché costituisce l’anello di una catena; cancellando un qualsiasi momento storico questa catena si spezzerebbe.

Per questo motivo lo stoicismo romantico, anche se dà molta più importanza al futuro, considera molto importante anche il passato che rappresenta un qualche cosa di fondamentale per il presente e il futuro. I romantici non criticano alcuna epoca del passato, ma trovano dei lati positivi in qualsiasi momento storico. A differenza degli illuministi che criticavano il Medioevo , i romantici lo considerano un epoca di fede, di fantasia e mistero e di imprese cavalleresche. 

 

Carla
Fonte: http://anki.altervista.org/appunti/riassunti/romanticismo_carla.doc

 

Il romanticismo

Il Romanticismo

1. Definizione
Il romanticismo, secondo una consueta definizione, è un movimento culturale e artistico sviluppatosi in Europa fra la fine del secolo XVIII e la metà del XIX. La parola deriva dall'inglese romantic che, in pieno Seicento, indicava il carattere avventuroso e fantastico dei racconti di moda cavallereschi o pastorali, e anche la stranezza e la bizzarria di una certa natura selvaggia. Rous­seau riprende il termine nel significato di «pittoresco» e di «malinconico», per designare un sentimento e uno stato d'animo vago, indefinito, spesso nostalgico che sorge da un'accorata contemplazione del paesaggio. Ma solo in Germania Romantik ha un valore del tutto positivo, prima come sinonimo di «gotico» o di «medievale» in genere, poi con i fratelli Schlegel come emblema del nuovo gusto, della concezione moderna della letteratura in antitesi a quella classica e illuminista. Spetta infine a Madame de Staèl, con De l’Allemagne, (1813), e al Sismondi, con De la littérature du midi de l’Europe (1813), il merito di aver diffuso in Europa i concetti essenziali del roman­ticismo tedesco.
Di Romanticismo si può parlare in tre significati principali:

  • letterario: mutamento di gusto come insofferenza verso forme  e modelli tradizionali (letteratura romantica)
  • storico-culturale: contrapposizione all’Illuminismo nei suoi vari aspetti e manifestazioni (cultura romant.)
  • ideale-categoriale: espressione di un’esigenza eterna dello spirito umano (spiritualità romantica)

 

2. Preromanticismo
Al razionalismo illuminista (e al suo pendant letterario che è il classicismo) subentra la predilezione per i temi cupi e sconfortati (morte, suicidio, weltschmertz, vanitas rerum) o per atteggiamenti sentimentali e irrazionali (amore impossibile, nostalgia della felicità perduta, sogno, malinconia).
- Inghilterra: le premesse si possono trovare già in Anthony Ashley Cooper Shaftesbury (1671-1713), ma la nuova sensibilità si afferma con i Canti di Ossian presentati da James Macpherson (1736-1796), preceduti dalla poesia sepolcrale di Thomas Parnell (1679-1718), con la sua The night piece on death, del 1712 e soprattutto The complaint, or nights thoughts on life, death and immortality (1742-1745) di Edward Young (1683-1765) e Elegy written in a country churchyard (1751) di Thomas Gray (1716-1771). Importante anche il saggio di estetica di Edmund Burke (1729-1797) Philosophical enquiry into the origin of our ideas of the sublime and the beautiful (1756).
- Francia: il faro del Pr. francese è Jean Jacques Rousseau (1712-1778): Julie ou la nouvelle Héloïse (1761), Émile ou de l’éducation (1762), Les confessions (1781-1788), Les rêveries du promeneur solitaire (postume). Importante anche il romanzo Paul et Virginie (1787) di Jacques-Henry Bernardin de Saint-Pierre (1737-1814).
- Germania: il Pr. è favorito dai caratteri peculiari dell’Aufklärung. I precursori sono: Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) e Johannn Georg Hamann (1730-1788). Le loro idee vennero riprese da Johann Gottfried Herder (1744-1803), famosa per la sua distinzione tra Naturpoesie e Kunstpoesie. Per la poesia popolare si vedano Leonore (1774) e Der wilde Jäger (1778) di Gottfried August Bürger (1747-1794). Negli anni Settanta esplode la contestazione dello Sturm und Drang, dal titolo di un dramma di Friedrich Maximilian Klinger (1752-1831). Tra gli Stürmer vi sono: Friedrich Schiller (1739-1805) con Die Räuber (1782) e Wolfang Goethe (1749-1832) con Götz von Berlichingen (1771-1773)  soprattutto Die Leiden des jungen Wether (1774, stesura def. 1787).
- Italia: l’opera per eccellenza del Pr. italiano è la traduzione dei Canti di Ossian (1763) di Melchiorre Cesarotti (1730-1808); per la poesia sepolcrale e campestre Prose e poesie campestri di Ippolito Pindemonte (1753-1828).

 

3. Il movimento romantico
La data di nascita del R. è il 1798, quando, in Germania, Friedrich Schlegel (1772-1829) e suo fratello August Wilhelm (1767-1845) fondarono la rivista «Athenaeum» e, in Inghilterra, William Wordsworth (1770-1850) e Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) pubblicarono le Lyrical Ballads.
In Germania è possibile distinguere tre scuole:
–– il gruppo di Jena, sul quale influisce molto l’idealismo (la Wissenschaftslehre di Fichte soprattutto), è composo dai fratelli Schlegel, Novalis, Tieck, Wackenroder, Schelling e Schleiermacher.
–– il gruppo di Heidelberg, attivo fra il 1808 e il 1808, ha un’impronta più nazionalisica; principali esponenti: Ludwig Achim von Armin (1781-1831), Clemens Maria Brentano (1786-1842), i fratelli Jabob (1785-1863) e Wilhelm Grimm (1786-1859).
–– nell gruppo di Berlino il Romanticismo assume forme più fantastiche e oniriche; principali esponenti: Adalbert von Chamisso (1781-1838) e Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822).
In Inghilterra il R. ha caratteristiche molto simili al R. tedesco.
In Francia la grande amabasciatrice del R. è Anne-Louise-Germaine Necker, Madame de Staël (1766-1817), autrice de De l’Allemagne. Suoi amici e partecipi del «gruppo di Coppet» furono Benjamin Constant (1767-1830) e Simone de Sismondi (1773-1842).
Per quanto concerne l’Italia, oltre a Foscolo, Manzoni e Leopardi, sono da ricordare: Pietro Giordani (1774-1848), Ludovico di Breme (1780-1820), Pietro Borsieri (1788-1852), Giovanni Berchet (1783-1851).

 

4. La spiritualità romantica
Il Romanticismo è una Weltanschauung incentrata sul fondamentale valore del sentimento. Il grande tema della letteratura romantica è: lo scacco e la morte dell’eroe incapace di adattarsi ad un ordine di cui gli sfugge il significato e che, in ogni modo, richiederebbe la rinuncia ai principi più sacri della coscienza. L'infelicità dell'uomo romantico deriva sempre da una disarmonia e da una sproporzione fra l'ideale e il reale, fra l'assoluto e il contingente: l’io rifiuta, nella sua tensione all'ideale e all'assoluto, di essere ridotto entro la mediocre prigione della realtà.

a. L'inadeguatezza dell'uomo verso il mondo
Hegel ha osservato che il carattere tipico dello «spirito romantico» è l’«inadeguatezza radicale dell'uomo verso il mondo». La coscienza romantica si avverte infelice nel momento in cui l’inesauribile trascendenza dell’io verifica dolorosamente, spesso tragicamente i limiti del reale. Nello scontro fra una realtà meschina - incarnata in uno spazio e in un tempo gretti, senza slanci - e un empito sentimentale tumultuoso, lo scacco del personaggio romantico è anche la crudele esperienza della irrealizzabilità di quegli stessi ideali che pur costituiscono l'ultima fede, una volta cadute la vecchie credenze positive del cri­stianesimo.
Lo stato d'animo romantico ha origine, dunque, da una complessa crisi di certezze: prima fra tutte, l'orgogliosa pretesa illuministica di poter risolvere ogni problema con la ragione, dopo aver demolito in terra e in cielo dogmi, pregiudizi, superstizioni del passato antico e recente. Il fallimento degli ideali di libertà, egua­glianza e fraternità nel mare di sangue della Rivoluzione francese aveva accresciuto negli spiriti più sensibili un sentimento di stanchezza e di delusione per altro largamente diffuso, dopo tante guerre, anche nelle masse. Fra i molti, De Musset ha colto con chiarezza l'origine metafisica dell'anelito romantico: «Un'immensa speranza ha at­traversato la terra: nostro malgrado verso i cieli dobbiamo alzare gli occhi!»; «mio malgrado l'infinito mi tormenta».

b. Il sentimento e la natura
L'insoddisfazione nei confronti della mentalità illuministica caratterizza il romanticismo come Weltanschauung incentrata sul fondamentale valore del sentimento. Il sentimento, tuttavia, specie nei romantici tedeschi, non è visto come alternativa alla ragione, ma a quella facoltà astratta che è l'intelletto, capace solo di organizzare in modo superficiale l'esperienza secondo i dettami del meccanicismo newtoniano, del materialismo o del sensismo. In particolare, la natura è sentita dai filosofi tedeschi non piú come un insieme astratto di leggi meccaniche (secondo la ben nota imma­gine dell'«orologio»), bensí come una realtà viva, animata, dinamica: un organismo che - dice Schelling - si crea in uno sviluppo infinito, come totalità di Io e di non-Io. Qualche interprete ha colto proprio in questa concezione del cosmo (come meccanismo statico nel pensiero illuminista e come organismo vivente, dinamico e creativo per i romantici) il discrimine fonda­mentale fra i due secoli. Fondamentale è il rapporto fra l’io-e la natura, caratterizzato da due atteggiamenti essenziali: a. se la natura è considerata come una metafora dello spirito o di Dio stesso, realtà vivente protettiva o consolatrice alla stregua di una madre amorosa, approdo pacificante o estatico di una tensione religiosa dell'indivi­duo alla vita dell'universo, prevarrà un sentimento euforico e ottimistico; b. se invece natura è sentita come una forza indifferente o addirittura avversa, matrigna, ne deriverà un'attitudine pessimistica, sino ai limiti del Weltschmerz, il dolore cosmico di un Leopardi o di un Vigny.
Lo scrittore romantico privilegia spesso un aspetto della natura in rapporto alla sua personale psicologia o al suo stato d'animo contingente: l'autunno, ad esempio, può connotare un sentimento acuto di malinconia e di solitudine; immagini di morte e di desolazione sono generalmente inserite su uno sfondo di paesaggio invernale; viceversa, la primavera e l'estate sottolineano l'euforia del­l'amore e della vita: il significato profondo della natura è spesso simbolico, al di là delle note realistiche della descrizione. In altri termini, la natura, nella poesia romantica, è sempre associata a una complessa situazione sentimentale e psicologi­ca, spesso tormentata e drammatica.
L’inadeguatezza dello spirito romantico al mondo, la tensione mai ri­solta all’infinito, l’insofferenza dei limiti del presente sono alla radice di quel particolare sentimento che è la Sehnsucht, il desiderio struggente, nostalgico, angoscioso, proprio di un io diviso il quale tende perennemente ad evadere verso qualcosa d'altro (alterità, altrove o alibi, spesso in un intreccio inestricabile). La fuga nel tempo e nello spazio è l’espressione piùcaratteristica della Sehnsucht, in quanto ritorno al passato intriso di nostalgia, memoria della fanciullezza o della giovinezza illusa (Leopardi), rimpianto per ciò che è stato e non è piú (il Medioevo di Novalis). Cosí pure i paesi lontani, le isole belle, l'Oriente e la Grecia sono attraenti proprio perché utopici, luoghi del sogno. Fascino, dunque, dell'irrevocabile, come il mito classico-edenico di Foscolo, Hölderlin e Keats, che colora di nostalgia la propen­sione dell'animo verso un mondo di bellezza vivo solo nel ricordo, tragicamente inattuale. «Tutto in lontananza diventa poesia - dice Novalis -: monti lontani, uomini lontani, eventi lontani, tutto diventa romantico». Pensieri affini esprime il Leopardi (cfr. Zib. 4420 e Zib. 4418).
L'indefinito, la rimembranza, la stessa singolare teoria della «doppia vista» non sono che particolari espressioni dello stato d'animo romantico che avverte l'insuf­ficienza del presente e tende ad evadere in un'altra realtà, memoriale, fantastica, onirica o metafisica. L'evasione nello spazio può talora non bastare allo spirito romantico, che tenderà allora a evadere dallo spazio nell'interiorità della coscienza, nell'infinito o nell'assoluto («Noi cerchiamo dappertutto l'assoluto, l'incondiziona­to e troviamo sempre e soltanto cose»: Novalis). Qui la Sehnsuchtrivela tutta la sua profondità sconvolgente in quanto irrequietezza spirituale, struggimento senza og­getto, e quindi male del desiderio. Questa ricerca del desiderio senza fine che caratterizza la psicologia del romantico (soprattutto tedesco) non può che approda­re a un'ipersensibilità dolorosa e lacerata, a una tensione conflittuale, a un dissidio intimo spesso figurato nel personaggio di Amleto. La fuga dal reale che la ragione non sa controllare esaspera l'impulso introspettivo («Il sentiero segreto guida verso l'interno. Dentro di noi, o in nessun altro luogo, stanno i regni dell'eternità, il passato e il futuro»: Novalis); l'esplorazione dell'«altro» sprofonda nell'inconscio, in qualcosa che è al di là della ragione. Il mal du siècle è come una specie di malattia spirituale sottile, ango­sciosa, indistinta, che spinge alla solitudine, al senso dell'inutilità e del vuoto («Le vide m'environne tous les jours...», Sénancour): condizione interiore non confortata dalla natura, che anzi alimenta illusioni ancor piú dolorose. «Tutta la malattia del nostro secolo ha origine da due cause: il popolo che è passato attraverso il 1793 e il 1814 ha ricevuto due ferite al cuore: tutto ciò che era stato non è piú; tutto ciò che sarà non è ancora. Non cercate altrove il senso dei nostri mali». Cosí Alfred de Musset tenta di storicizzare, ne Les confessions d'un enfant du siècle (1836), fra Terrore e caduta di Napo­leone, l'inquietudine di una generazione vissuta in un'età di crisi generale, non solo politica.

c. L’amore
L'«anima bella» è necessariamente una «coscienza infelice» perché nul­la può appagarla totalmente. L'amore è certo una delle esperienze inevita­bili dell'uomo romantico che vive sullo slancio di un geistiges Gefühl («sentimento spirituale») capace di trascendere la banalità chiusa e monotona del reale. La letteratura romantica della passione suggella spesso in modo tragico i conflitti insolubili scatenati da quella forza della natura che è l'amore, forza pura e innocente in contrasto con le ipocrite convenzioni sociali.
Non si deve comunque credere che l'amore per i romantici sia solo sublimazione di spiriti senza corpo; nonostante la carica idealizzante, esso tende a una pienezza di sentimenti che non esclude la dimensione sensuale ed erotica, come mostra la grande linea narrativa del Bildungsroman europeo. Nella psicolo­gia romantica l'amore si associa di frequente alla memoria, magari tramite il pae­saggio che catalizza lo slancio del cuore; spesso la morte ne è il risvolto simbiotico ineludibile e perciò tragico, come dice Leopardi: «Quando novellamente / nasce nel cor profondo / un amoroso affetto, / languido e stanco insiem con esso in petto / un desiderio di morir si sente: / come, non so: ma tale / d'amor vero e possente è il primo effetto». «Quando si fugge il dolore - afferma Novalis - è segno che non si vuole piú amare. Chi ama dovrà eternamente sentire il vuoto che lo circonda e serbare la sua ferita aperta». Lo scompenso metafisico, cioè il senso dell'inadeguatezza del reale all'ideale, fa sí che anche l'amore riveli i suoi limiti, travolto nella precarietà del tempo e delle illusioni, o viva soltanto nella perennità del mito poetico.

d. La morte
Ciò spiega, almeno in parte, l'enorme importanza che ha la morte nella spiritualità romantica, qualora si consideri che per la «coscienza infelice» «la vita è l'inizio della morte. La vita esiste per amore della morte» (Novalis). E proprio negli Inni alla notte (scritti nel 1797 e pubblicati nel 1800) il grande lirico tedesco ritrova nella fuga dalla luce, simbolo del perituro, e nella pace delle tene­bre, viatico a Dio, l'immagine confortatrice della sua adorata Sofia. La notte, misteriosa e sublime, permette l'abolizione dello spazio e del tempo, aprendo in noi gli «occhi infiniti» che ci consentono di percepire l'unità del tutto, dell'amore e della morte stessa. Il male di vivere invoca la suprema tregua della tomba: è il tema ossessivo della poesia del Foscolo; ma, nello stesso tempo, la sofferenza nobilita, distingue l'eroe romantico dall'uomo comune, redime.
Nella linea stoica anticipata dal preromanticismo (Alfieri, il Werthergoethiano ripreso dall'Ortis del Foscolo) la morte esprime l'ultima tragica contestazione del presente, del caduco, del limitato e la riaffermazione orgogliosa e titanica dell'io libero che si rifiuta, uccidendosi, alla mediocrità della vita. Più inquietante è la Todessehnsucht, l'attrazione distruttiva della morte che è un aspetto psicanaliticamen­te essenziale della spiritualità che stiamo indagando. Nel dramma di Kleist, Pentesilea (1808), la regina delle Amazzoni spinge la sua folle passione per Achille sino all'ebbrezza della distruzione e, fattasi cagna furiosa insieme ai suoi mastini, sbrana voluttuosamente il corpo dell'amato prima di suicidarsi. Anticipando il decadenti­smo, Kleist rappresenta nella guerra dei sessi il trionfo di Thanatos su Eros, del­l'istinto distruttivo su quello unitivo, in una Grecia barbarica, dionisiaca e nottur­na che si pone come radicale antitesi dell'Ellade armoniosa e solare di Goethe e del neoclassicismo.

e. Il culto dell’io: titanismo e vittimismo
Al centro della spiritualità romantica è sempre e comunque il sommo valore dell'io, il culto spinto sino al narcisismo della personalità geniale, ribelle, eroica, in rotta con ogni norma o vincolo che in qualche modo la limiti, secondo un modello protagonistico che dallo Sturm und Drang si matura nel byronismo e in genere nel cosiddetto titanismo o prometeismo: atteggiamenti che, in forme diverse, esaltano la carica individualistica dell'io nella sua perpetua lotta contro la società o il destino (si pensi all'esule ramingo, avversato dai «Numi», tipica del Foscolo). Al titanismo corrisponde l'atteggiamento antitetico e complementare del vittimismo, del ripiegamento interiore, della voluptas dolendi, della rinuncia alla lotta, della clausura solitaria (lontano dai mediocri...): una manifestazione della psicologia romantica che si delinea già nel fascino della malinconia da cui sono presi personaggi egotistici.

 

5. La cultura romantica
a. Il nazionalismo
Al cosmopolitismo della civiltà del Settecento i romantici contrappon­gono il sentimento della nazione e della patria, il culto delle tradizioni popolari, delle memorie e delle istituzioni del passato. L'universalismo illuminista aveva un fondamento razionale (l'uomo-ragione è sempre eguale in ogni tempo e luogo); il nazionalismo romantico ha connotazioni sentimentali, oltre che storiche: il popolo ha una sua individualità, una fisionomia inconfondibile come la persona che, calata in esso, vi assume il volto del cittadino di quella determinata patria. Il nazionalismo è di norma associato nei paesi latini al liberalismo dei patrioti, anche se è possibile notarne gli usi ambivalenti nella tradizione pangermanica che si rifà al pericoloso concetto di «nazione missionaria», guida e faro delle altre. Le degenerazioni imperialistiche del naziona­lismo sono comunque estranee al miglior pensiero romantico, rappresentato esem­plarmente dal federalismo europeo di Giuseppe Mazzini.
Fondamento della tradizione nazionale è la cultura del popolo oggettivata nella lingua (concepita anch'essa come un organismo spontaneo e naturale) e nelle testi­monianze folcloriche (i canti, le saghe, le fiabe ecc.), amorevolmente raccolte e interpretate come espressione della Naturpoesie. Il mito del Medioevo nasce, nella cultura romantica europea, sulla scia di quell'integrale recupero del passato, e soprattutto del passato cristiano, che porta a rivalutare le tradizioni popolari e nazionali in funzione polemica con l'illuminismo francese.

b. Lo storicismo
Anche in questo caso, soprattutto il romanticismo tedesco approfondisce, da Fichte a Hegel, una nuova concezione della storia che si definisce giustamente «storicismo». La storia è in genere sentita come uno sviluppo spirituale in cui ogni momento e ogni età hanno un senso: il passato non è liquidabile, come pensava l'illuminismo, alla stregua di un tenebroso ammasso di errori e di superstizioni, privo affatto della luce dell' intelletto; la storia, afferma Schelling, è la progressiva manifestazione dell'Assoluto o dello Spirito universale, come vuole Hegel; in essa si attua la coscienza della libertà di uomini e popoli (magari attraverso l'«astuzia della ragione»...). Ma, prescindendo dalle elaborazioni filosofiche, lo storicismo impregna profondamente la cultura romantica europea e motiva quell'attenzione per ogni manifestazione della vita, della società e dei costumi che si esprime nel­l'arte storico-realistica dell'Ottocento, dalla letteratura alla pittura, al melodramma musicale.
Per quanto il romanticismo implichi, di necessità, un distacco piuttosto marcato dal classicismo (specie latino) e in genere dai modelli classicheggianti della cultura francese del Seicento e del Settecento, l'anelito al passato, l'amore del bello, l'aspirazione nostalgica all'armonia inducono alcuni romantici a mitizzare la Grecia apollinea come una forma della Sehnsucht o dell'evasione nel passato, mentre quella dionisiaca, violenta e passionale si esprime marginalmente nell'opera di Kleist. Questo motivo «barbarico», irrazionale, primi­tivo e fantastico è colto invece nel Medioevo, anche se la rievocazione di tale età finisce ben presto per dare vita alla moda alquanto stucchevole delle ballate, dei drammi e dei romanzi «storici» (si pensi all'enorme successo di Walter Scott). Piú complessa l'esigenza spirituale e ideologica che sorregge l'Enrico di Ofterdingen di Novalis e soprattutto Die Christenheit oder Europa (1799), dove il primato della fede è visto in funzione di quella pace tanto attesa dai popoli del continente, sconvolti dalla bufera napoleonica. L'attesa di una nuova cristianità che recuperi i valori essenziali del Medioevo coincide con la condan­na dell'illuminismo e della morale passiva e utilitaristica della borghesia.

c. Il valore della persona
Un altro grande tema della cultura romantica è la valorizzazione della personalità autonoma e creatrice, svincolata dalle costrizioni esterne della società, delle convenzioni e delle norme tradizionali, prometeica, titanica e ribelle secondo lo stile esagitato dello Sturm und Drang, sempre e comunque sommamente libera, protesa a un sogno di pienezza e di felicità irrealizzabile nei limiti del contingente. La tensione all'infinito e all'assoluto, implicita nella morale dell'idealismo, arricchisce la psicologia romantica di una gamma assai vasta di sentimenti, fra l'ebbrezza della gioia e la disperazione buia del dolore e della noia, l'euforia dei grandi gesti e il vuoto spaventoso dell'accidia, le intense emozioni dell'amore e l'onnipresente pensiero della morte. L'uomo-anima del romanticismo si contrappone all'uomo-macchina razionale e materialistico dell'illuminismo perché è essenzialmente geistiges Gefühl, sentimento spirituale. L'eccezionalità di questo io sublime si appoggia alla teoria del genio, dell'uomo-natura, che è già implicitamente un super-uomo. La centralità dell'io porta alla confessione diretta, secondo il modello di Rousseau, all'autobiografia, al diario intimo. Qui agisce un altro grande mito del secolo: la sincerità, l'esibizione della persona in tutte le sue pieghe nascoste, nell'ecceziona­lità del suo sentire segreto, il piacere persino sadico della nudità interiore, il supera­mento di ogni ipocrisia.

 

6. L’estetica romantica
Per quanto si è detto sinora, risulta quasi impossibile definire un'esteti­ca e una poetica del romanticismo, essendo cosí molteplici e contrastanti le posizioni dei vari movimenti e gruppi romantici, anche nell'ambito di una stessa cultura nazionale. Una filosofia dell'arte, inoltre, è prospettata soltanto in Germania nel quadro dell'idealismo: in particolare, con Schelling l'arte diventa un «organo» della filosofia in quanto capace di cogliere l'unità di conscio ed incon­scio, soggetto ed oggetto, sino al punto piú alto che svela all'uomo l’«odissea dello spirito», la manifestazione del divino. Questa aspirazione totalizzante della poesia è presente anche in F. Schlegel, che vede in essa la sintesi di reale e ideale, raziona­lità e inconsapevolezza, filosofia e sentimento. Senza negare il primato della genia­lità, i romantici tedeschi, diversamente dagli Stürmer, non esaltano affatto il mo­mento passionale e convulso dell'ispirazione, bensí il dominio dello spirito lucido, il miracolo della forma, il distacco della fantasia e dell'ironia. Si comprende anche il recupero della dimensione mitica, tanto importante nell'estetica tedesca: il mito, infatti, è essenzialmente la proiezione simbolica, quasi archetipica, di una realtà spirituale profonda. La fantasia, il mito, la fiaba, la poesia stessa fanno balenare dietro alla realtà fenomenica il mistero dell'assoluto e dell'infinito. Di qui l'impor­tanza eccezionale che riveste in Germania il modo inventivo fantastico-fiabesco, il genere dei Märchen o dei racconti surreali, onirici e magici.
a. L'area tedesca
Solo nel romanticismo tedesco, con Wackenroder soprattutto, si approfondisce un'estetica musicale a sfondo mistico e irrazionalistico: la musica (ancor piú della pittura) non imita la natura o la realtà esterna, è pura arte dell'interiorità e del sentimento; analogamente, per l'idealismo magico di Novalis la poesia si colloca al centro del mistero dell'universo come scrittura dell'assoluto. Non c’è dubbio che questo acuto interesse per l'arte è in parte stimolato dalla Critica del giudizio di Kant, dalla dottrina delle idee e degli attributi estetici, secondo cui il linguaggio poetico, diversamente da quello comune, è plurisenso, suscita in noi una molteplicità di sensazioni e rappresentazioni secondarie indistinte, indicibili. Dove il linguaggio della parola non riesce a cogliere l'invisibile, sarà la musica per Wackenroder a esprimerne il miracolo, l'epifania. Analogo è il pensiero di Hoffmann, che considera la musica la piú romantica di tutte le arti perché ha per oggetto l'infinito. Nella stessa ottica Novalis afferma: «Ogni parola è una parola di evocazione. A seconda dello spirito che chiama, uno spirito appare». Il poeta, quasi mago e incantatore, ci apre al mondo ignoto del mistero.

b. L’area latina
Il romanticismo latino è invece attratto, in prevalenza, dal vero, dalla rappresentazione realistica e storica, dall'immediata espressione dei sentimenti, talora da una concezione vatesca del poeta, interprete della voce del popolo e dei destini della nazione (donde la generosa retorica patriottica che attraversa il primo Ottocento). Le differenti condizioni storiche e politiche, l'ur­genza del riscatto nazionale, il rapporto non del tutto antagonistico con la tradizio­ne illuminista fanno prevalere, in Italia, una poetica romantica (piú che un'esteti­ca) che considera, con la Madame de Staël, la letteratura come espressione della società. Piú attiva nelle culture latine è la polemica contro il classicismo e il suo sistema di regole, contro l'imitazione e la mitologia.
Può accadere che romantici e classicisti si rifacciano a principi comuni, come ad esempio all'idea che l'arte debba imitare la natura. Ma per i classicisti la natura, immutabile, è fonte di un insegnamento attinto alla perfezione dagli antichi; per i romantici essa è invece creatività perenne e dinamica, sentimento, spontaneità. Regolarità e genio, imitazione e originalità sono le diverse lezioni che si traggono dallo stesso riferimento alla natura. Anche il vecchio principio mimetico (l'arte è rappresentazione del vero) può avere svariate connotazioni all'interno dei due sistemi. L'immagine del poeta che adempie una missione nella società è ben romantica; ma anche i classicisti non rinunciano al magistero letterario, alla difesa delle me­morie, al ruolo di educatori della nazione. Il mito della bellezza, infine, il nostalgi­co recupero dell'armonia greca, gli stessi ideali winckelmanniani hanno diversi esiti nel neoclassicismo romantico di Schiller, Hölderlin, Keats e Foscolo. Per questi motivi è spesso assai difficile separare nettamente i campi dei «tradizionalisti» e degli «innovatori», dei «conservatori» e dei «rivoluzionari». Classicista non vuol dire di per sé reazionario, come riteneva il Pellico nel pieno della battaglia del «Conciliatore»; cosí romantico non significa ipso facto liberale: anche in Italia si hanno nobilissime figure di patrioti dalla parte dei difensori della tradizione. Le classificazioni, inoltre, erano allora piuttosto elastiche, talora sorprendenti.

 

7. I generi letterari e artistici del Romanticismo

La poesia lirica
a) Il fascino della classicità
Goethe: Il canto di maggio, Canto del viandante nella tempesta, Prometeo, Alla luna, Elegie romane; Schiller: La canzone della campagna, La passeggiata, Alla gioia; Friedrich Hölderlin (1770-1843): Abendphantasie, An die Parzen, Der Archipelagus, Menons Klagen um Diotima; John Keats (18795-1821): Ode on a Grecian Urn, Hyperion; Foscolo.
b) Fra misticismo, fantasia e meditazione
Novalis è il maggior esponente dell’«idealismo magico»: Hymnen an die Nacht, Geistliche Lider; Manzoni, Inni sacri; Wordsworth e Coleridge, Lyricals Ballads, The Rime of the ancient Mariner; Alphonse Lamartine (1790-1869): Méditations poétiques, Harmonies poétiques et religiesus; Alfred de Vigny (1797-1863), Poèmes antiques et moderns, Les destinées; Victor Hugo (1802-1885): Feuilles d’automne, Les chants du crépuscule, Les voix intérieures, Les rayons et les ombres, Les contemplations, La légende des siècles.
c) Dall’individualismo prometeico al realismo
George Byron (1788-1824): Childe Harold’s pilgrimage, The corsair, Lara, Parisina, Don Juan; Percy Bysshe Shelley (1792-1822): Prometheus unbound; Aleksander Puškin (1799-1837): Evgenij Onegin; Heinrich Heine  (1797-1856): Buch der Lieder

La narrativa
a) Il romanzo epistolare
Dopo il successo di Pamela e di Clarissa di Samuel Richadson (1689-1761), il romanzo epistolare diventa un genere di successo: Julie ou La nouvelle Héloïse di Rousseau, Les liaisons dangereuses di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos (1741-1803), Die Leiden des jungen Wether di Goethe, Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo, Delphine di Madame de Stäel, Hyperion oder derEremit in Griechenland di Hölderlin.
b) Il romanzo diaristico
René di François-René de Chateaubriand (1768-1848); Oberman di Étienne Pivert de Sénancour (1770-1846); Adolphe di Benjamin Constant (1767-1830)
c) Il «Bildungsroman»
Wilhelm Meister Lehrjahre di Goethe; Heinrich von Ofterdingen di Novalis
d) Il romanzo «gotico» e il romanzo storico
Ann Radcliffe (1764-1822): The Mysteries of Udolpho, The Italian; Matthew Lewis, The Monk; Mary Shelley: Frankenstein, The Last Man; Walter Scott (1771-1832); Manzoni.
e) La narrativa popolare e il «feuilleton»
Eugène Sue (1804-1857), Les mystères de Paris; George Sand, Hugo (Les miserables
f) La narrativa realistica
Henry Stendhal (1783-1842): Le rouge et le noir, La Chartreuse de Parme, Lucien Leuwen; Honoré de Balzac (1799-1850), La Comédie humaine, Eugénie Grandet, Le père Goriot; Michail Jurevic Lermontonv (1814-1841): Un eroe del nostro tempo; Nikolaj Vasilevic Gogol’ (1809-1852): Racconti di Pietroburgo, Le anime morte; Charles Dikens (1812-1870): The posthumous papers of the Pickwick Club, Oliver Twist, La bottega dell’antiquario, David Copperfield, Tempi difficili; William Thackeray (1811-1863), Vanity fair.
g) La narrativa fantastica e avventurosa
Hoffmann (Die Elixiere des Teufels), Edgar Allan Poe (1809-1849): Racconti del terrore; Jean Paul (1763-1825); Joseph Karl Eichendorff (1788-1857); Adalbert Chamisso (1781-1838), Peter Schlemihl wundersame Geschichte; Charles Nodier (1780-1844); Herman Melville (1819-1891), Moby Dick.
h) Il romanzo drammatico
Nathaniel Hawthorne (1804-1864), The scarlett letter; Charlotte Brontë (1816-1855): Jane Eyre, Wuthering heights.

Il teatro
La musica
Le arti figurative

 

note tratte da Angelo Marchese, Storia intertestuale della letteratura italiana, D’Anna, Firenze 1990
fonte: http://www.luzappy.eu/romanzo_ottocento/romanticismo_intro.doc

 

Il romanticismo

LE IDEE DEL ROMANTICISMO

L’800 è attraversato da profondi conflitti, in gran parte ereditati dalle trasformazioni avvenute nel 1700.

 

LA NASCITA DEL CONFLITTO SOCIALE

Lo sviluppo dell’economia nel 1700 aveva cambiato molto la società.
Moltissime persone avevano abbandonato la campagna per andare a lavorare nelle industrie delle città.
Si era affermato il capitalismo, cioè la concentrazione della ricchezza nelle mani dei proprietari delle fabbriche, portando alla nascita di due classi sociali:

  • i capitalisti: gli imprenditori
  • i proletari: i lavoratori, la cui unica ricchezza era costituita dai figli (la prole).

Dalla rivalità tra le due classi nasce il conflitto sociale.

IL PENSIERO SOCIALISTA
Il primo movimento che insorse contro le ingiustizie sociali fu il socialismo utopistico (MARX), che sosteneva la necessità di dividere equamente i profitti tra imprenditori e operai.

Il teorico francese SAINT –SIMON sosteneva invece una posizione diversa: secondo lui occorre fare una distinzione di merito tra chi “produce” (industriali, operai…) e chi non produce nessun bene materiale (politici, burocrati…)

Il francese FOURIER sosteneva che ogni uomo avrebbe dovuto seguire le sue naturali inclinazioni: lui proponeva una specie di comunità autosufficienti (i falansteri).

Un inglese, OWEN tentò l’esperimento di una comune, fondandone una in America.

Un altro francese PROUDHON propose addirittura l’abolizione del denaro e l’acquisizione dei beni necessari alla sopravvivenza tramite il lavoro: così le persone sarebbero state tutte uguali.

Ma l’elaborazione teorica più importante del socialismo è quella di  MARX ed ENGELS: il socialismo scientifico. Scientifico perché proponevano di abbandonare le idee utopiche (=irrealizzabili) e di analizzare ed intervenire con proposte concrete.

LA NASCITA DELLA QUESTIONE FEMMINILE

In questi anni nasce anche un movimento che richiedeva nuovi diritti per donne.
La prima donna che sostenne il movimento fu un’insegnante inglese: Mary Godwin Wollstonecraft.
Scrive  “Rivendicazione dei diritti della donna”, un’opera che analizza la struttura della società e del matrimonio. Sostiene che la subordinazione femminile non è una cosa “naturale” ma deriva dall’educazione, dalla struttura della società creata dagli uomini.

Dopo la metà dell’800 sorse un movimento di ispirazione liberale che voleva gli stessi diritti riconosciuti agli uomini anche per le donne: innanzitutto il diritto al voto e il diritto all’istruzione.
Un sostenitore di questo movimento fu Mill, un filosofo liberale che contribuì alla nascita  dell’ ”Associazione nazionale per il voto alle donne”.

 

IL ROMANTICISMO IN LETTERATURA

 

Nella cultura dell’800 si impone il movimento romantico che si contrappone alle idee dell’illuminismo.

  • rifiuto della ragione
  • esaltazione dell’individuo
  • esaltazione dell’eroe ribelle
  • ritorno alla religione in ogni sua forma; ritorno alla religione tradizionale e come ispirazione al divino.
  • nazionalismo, inteso come valorizzazione e recupero delle culture popolari

In letteratura si impongono alcuni temi:

  • la meditazione sul senso della vita e della morte
  • la contemplazione (= osservazione,ammirazione) della natura
  • gli ideali di amore, patria, eroismo.
  • La descrizione attenta dei sentimenti e delle passioni umane: l’analisi dell’interiorità dell’individuo, la follia, il sogno
  • Il desiderio di fuga verso paesi lontani, isole esotiche
  • L’attrazione per la morte: l’uomo romantico vede nel suicidio il modo per sottrarsi alla sofferenza della vita.

Il termine romantic, apparve per la prima volta in Inghilterra verso la metà del ‘600 e indicava in maniera dispregiativa tutto ciò che di stravagante o fantastico appariva nel romanzo.
In Francia, Rousseau chiamò romantique quello speciale stato d’animo malinconico che si ha guardando certi paesaggi.
In Italia con il termine romantico si indicò quello stato d’animo in cui il sentimento prevale sulla ragione.

 

IL ROMANTICISMO IN GERMANIA

La Germania è la patria d’origine del Romanticismo. Già nella metà del ‘700 si era avuto un anticipo del pensiero con il movimento Sturm und drang.
Tre furono le “Scuole” romantiche in Germania:

  • la scuola di JENA: un gruppo di intellettuali che  vivevano nella città di Jena, tra questi Novalis, l’autore de gli Inni alla notte, opera incentrata sulle opposizioni luce/buio, giorno/notte, morte/vita.
  • Una seconda scuola che portò all’esaltazione dello spirito germanico e al recupero delle tradizioni. Tra di loro i fratelli Jacob e i fratelli Grimm importantissimi per la trascrizione delle fiabe popolari.
  • La scuola sveva: anche i rappresentanti di questa scuola hanno lasciato canti ispirati alle virtù del popolo tedesco.

 

IL ROMANTICISMO IN INGHILTERRA

Due autori WORDSWOTHR e COLERIDGE, sono i riferimenti della scuola romantica inglese.
Sostengono che:

  • la poesia deve ispirarsi ad avvenimenti quotidiani
  • il linguaggio deve essere semplice, per esprimere facilmente i sentimenti
  • la descrizione della vita rurale, vicina alla natura è quella che permette di mostrare i sentimenti più veri

Intorno al 1820 nasce la seconda generazione romantica con BYRON , SHELLEY e KEATS. Le loro poesie si ispirano a :

  • l’ansia di libertà
  • il conflitto con la società aristocratica
  • il culto della bellezza
  • l’esplorazione dell’interiorità

IL ROMANTICISMO IN FRANCIA

La teorica del romanticismo francese fu MADAME DE STAËL, autrice di romanzi, tragedie, saggi filosofici. Madame de Stael sosteneva:

  • il rifiuto delle regole
  • la celebrazione del sentimento e della fantasia dell’artista
  • l’esaltazione del mito del medioevo
  • la predilezione per la poesia popolare
  • l’arte deve rivolgersi al popolo

Il romanticismo francese si distinse per una maggiore produzione narrativa. Stendhal scrive due capolavori della letteratura mondiale: Il rosso e il nero e La certosa di Parma. Entrambi i romanzi appartengono al filone del realismo romantico, dove vicende storiche politiche si intrecciano ai destini delle persone ed alle loro passioni.

IL ROMANTICISMO IN RUSSIA
Tra gli artisti romantici russi:

  • PUSKIN,
  • GOGOL
  • DOSTOEVSKIJ, scrittore di opere in cui viene messa in luce la “doppiezza” della natura umana, la lotta fra il bene e il male nell’uomo.
  • TOLSTOJ, scrittore di intensa religiosità e grande acutezza psicologica.

IL ROMANTICISMO IN ITALIA
Nel 1816 viene pubblicato in Itali un articolo di Madame de Stael, nel quale invitava i letterati italiani a confrontarsi con la nuova sensibilità romantica.
Gli artisti più legati ai principi dell’arte classica reagirono violentemente, altri artisti risposero positivamente all’articolo, desiderando di cogliere le nuove tendenze.
Tra questi, Giovanni Berchet sostenne la tesi romantica.
Il romanticismo italiano si manifestò con caratteristiche proprie:

  • la poesia deve rifiutare i temi irrazionali, per rappresentare il vero
  • la letteratura deve rivestire un ruolo pedagogico (= d’insegnamento)
  • l’intellettuale deve diventare guida dei movimenti di trasformazione della politica e della società.

Due furono le tendenze all’interno della poesia romantica italiana:

  • la tendenza al “vero” che caratterizza la poesia patriottica e civile, quella satirica e quella dialettale
  • la tendenza “individualistico-fantastica” della ballata romantica e della novella in versi.
    • poesia patriottica: Alessandro Manzoni e Giovanni Berchet
    • poesia satirica: Giuseppe Giusti
    • poesia dialettale: Carlo Porta e Gioacchino Belli
    • ballata romantica: rappresenta gli avvenimenti in una prospettiva fantastica e leggendaria
    • novelle in versi: narrano vicende di amori infelici

 

[Giacomo Leopardi non possiamo inserirlo in nessuna delle due tendenze.]

 

Fonte: http://www.portaleboselli.it/christophernolan/Archivio%20schede/

AZIENDALE/3.%20BIENNIO%20POST%20QUALIFICA/AREA%20COMUNE/ITALIANO%204L%20val%20conf/ROMANTICISMO.doc

 

Il romanticismo

Romanticismo

Il Romanticismo è un movimento culturale di origini tedesche (Sturm und Drang, fine Settecento), che si sviluppa agli inizi dell’Ottocento anche in Inghilterra e in Francia, a seguito del declino dell’Illuminismo. Come reazione all’Illuminismo e al Neoclassicismo, cioè alla razionalità e al culto della bellezza classica, il Romanticismo contrappone la spiritualità, l’emotività, la fantasia, l’immaginazione, e soprattutto l’affermazione dei caratteri individuali di ogni artista.

Il termine “romanticismo” venne applicato per primo da Friedrich von Schlegel (1772) alla letteratura da lui considerata “moderna” e contrapposta a quella “classica”. Il termine allude alla lingua romanza, originatasi dalla mescolanza dei dialetti tedeschi con il latino. E proprio la diversità e l’eterogeneità erano rappresentative, secondo lui, dell’era romantica, in cui l’uomo non era più integro, unico e sufficiente a se stesso come nell’antichità classica. Il tema della “insufficienza umana” è proprio di filosofi come Schopenhauer e Fichte, secondo cui l’uomo, essere finito, tende all’infinito, è cioè alla costante ricerca di un bene o di un piacere infinito, mentre nel mondo finito a sua disposizione non trova che risorse limitate. Questo fa sì che l’uomo senta un vuoto, una mancanza, che lo relega in una inevitabile situazione di infelicità.

Il romanticismo nacque dapprima in Germania (con la fondazione della rivista Athenaeum, creata dallo stesso Schlegel, insieme al fratello Wilhelm ed al poeta Novalis, il cui gruppo viene usualmente chiamato come “gruppo di Jena”, 1798) ed Inghilterra (pubblicazione delle Lyrical ballads di Coleridge e di Wordsworth, 1798) poi in Francia (pubblicazione, a Londra ma in francese De l’Allemagne di M.me De Stael, 1813) ed infine in Italia grazie alla “Biblioteca Italiana” appoggiata dagli Austriaci (1816).

Temi tipici del Romanticismo
Negazione della ragione: poiché questa non si è rivelata in grado di spiegare la totalità delle cose che sono; nell’era romantica c’è un grande progresso nell’esplorazione dell’irrazionale: la follia, il sogno, le visioni assumono un ruolo di primaria importanza.
Esotismo: è una fuga dalla realtà, che può essere temporale o spaziale, e che può andare verso un luogo esotico o comunque lontano da quello di appartenenza, oppure in un’epoca diversa da quella reale, come il medioevo o l’età classica.
Soggettivismo e individualismo: tutto ciò che circonda l’uomo, la natura, non ha più una sola e razionale chiave di lettura; si arriva così al concetto per cui ogni uomo riflette i propri problemi, o comunque il proprio io, nella natura, che ne diventa il prodotto soggettivo.
Ritorno alla religiosità: mancando il supporto della ragione illuminista, l’uomo romantico cerca stabili supporti nella fede e nella conseguente tensione verso l’infinito.
Concetto di popolo e nazione: una fonte di ispirazione dei poeti romantici è l’opera di Omero, che si prefigura come risultato della tradizione orale e folcloristica di un intero popolo: nel periodo romantico, l’individualismo diventa, su grandi dimensioni (quindi a livello statale) una forma di nazionalismo, che sfocia per esempio nella ricerca di origini antiche delle moderne nazioni (da qui anche l’interesse per il medioevo, che viene rivalutato).
Studio della Storia: mentre nel Settecento illuminista l’uomo veniva considerato quale essere razionale e quindi di pari dignità nel corso della storia, in età romantica si recupera una visione dell’uomo in fieri, cioè in costante cambiamento.

Punti chiave del Romanticismo
Il Romanticismo si rifà in linea di massima alla necessità di attingere all’infinito. A causa di ciò sono spesso ricorrenti alcuni essenziali punti cardine come:
Assoluto e titanismo: caratteristica del Romanticismo è la teorizzazione dell’assoluto, l’infinito immanente alla realtà (spesso coincidente con la natura) che provoca nell’uomo una perenne e struggente tensione verso l’immenso, l’illimitato. Questa sensibilità nei confronti dell’assoluto si identifica nel titanismo: viene paragonata dunque allo sforzo dei Titani che perseverano nel tentativo di liberarsi dalla prigione imposta loro da Zeus, pur consapevoli di essere stati condannati a restarci per sempre.
Sublime: secondo i romantici, l’infinito genera nell’uomo un senso di terrore e impotenza, definito sublime, che non è tuttavia recepito in modo violento, tale da deprimere il soggetto, ma al contrario l’incapacità e la paralisi nei confronti dell’assoluto si traducono nell’uomo in un piacere indistinto, dove ciò che è orrido, spaventevole e incontrollabile diventa bello.
Sehnsucht: dal tedesco, traducibile come “desiderio del desiderio” o “male del desiderio”. È la diretta conseguenza di quanto sperimenta l’uomo nei confronti dell’assoluto, un senso di continua inquietudine e struggente tensione, un sentimento che affligge il soggetto e lo spinge ad oltrepassare i limiti della realtà terrena, opprimente e soffocante, per rifugiarsi nell’interiorità o in una dimensione che supera lo spazio-tempo. Una sorta di “nostalgia rivolta al futuro”.

Il Romanticismo letterario italiano
In Italia alcuni elementi tipici della nuova sensibilità romantica si possono già trovare in Ugo Foscolo, che però risulta ancora molto legato alla corrente del Neoclassicismo. La data d’inizio vera e propria del Romanticismo italiano è il 1816: nel gennaio di tale anno, infatti, Madame de Stäel pubblicò nella Biblioteca Italiana un articolo (Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni) nel quale invitava gli italiani a conoscere e tradurre le letterature straniere come mezzo per rinnovare la propria cultura.
Successivamente alcuni letterati si staccarono dalla Biblioteca Italiana, rivista a carattere conservatore, e fondarono nel 1818 il Conciliatore, rivista diretta da Silvio Pellico con Ludovico Di Breme, Pietro Borsieri, Giovanni Berchet e Ermes Visconti. Il Conciliatore si proponeva di “conciliare” la ricerca tecnico-scientifica con la letteratura, sia illuminista che romantica, con il pensiero laico e con il cattolicesimo. La rivista fu però chiusa nel 1819 per ordine degli austriaci.
Intanto stavano già diffondendosi nella penisola le prime istanze risorgimentali, alle quali risulterà strettamente legata la produzione romantica italiana. Esemplare fu in proposito la figura di Alessandro Manzoni, che diede un impulso fondamentale alla diffusione del genere letterario del romanzo storico. Un altro importante esponente del romanticismo italiano fu Giacomo Leopardi, che si dedicò invece al genere poetico della lirica personale soggettiva.

Prefazione alle “Ballate Liriche”
di William Wordsworth (1770-1850)

 “Lo scopo principale che ha avuto scrivendo queste poesie è stato quello di rendere interessanti gli avvenimenti di tutti i giorni, rintracciando in essi, fedelmente ma non forzatamente, le leggi fondamentali della nostra natura, specialmente per quanto riguarda il modo in cui noi associamo le idee in uno stato di eccitazione. La vita umile e rurale è stata scelta generalmente perché, in questa condizione, le passioni essenziali del cuore trovano un terreno più adatto alla loro maturazione, sono soggette a minori costrizioni e parlano un linguaggio più semplice ed enfatico; perché in questa condizione i nostri sentimenti elementari esistono in uno stato di maggiore semplicità e di conseguenza possono essere contemplati più accuratamente e comunicati con più forza”.

Questo è il passo centrale della Prefazione scritta da William Wordsworth, dove vengono enunciate le tematiche principali del Romanticismo. è presente l’intento di rendere interessanti gli avvenimenti quotidiani, mettendo in rilievo in essi le leggi della natura umana. Questa attenzione per il quotidiano, il rifiuto dell’eccezionale ed eroico, l’esaltazione per ciò che è umile sono alcuni dei caratteri distintivi della poetica romantica. La rappresentazione della vita rurale, contiene in se i sentimenti essenziali che si manifestano in modo più spontaneo e diretto, e questi possono essere rappresentati più accuratamente e con maggiore forza. La riproduzione del linguaggio semplici dei personaggi umili è considerato come il modo più immediato e spontaneo per esprimere sentimenti. I romantici del primo periodo rifiutano un linguaggio elaborato e artificioso tipico della letteratura precedente.

 

Fonte: http://graficogadda.wikispaces.com/file/view/Romanticismo.doc

 

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