Storia 1700 - 1800
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Storia 1700 - 1800
STORIA, ARTE E CULTURA TRA IL 1700 E IL 1800
PREMESSA STORICA, ARTISTICA E LETTERARIA
Tra gli ultimi decenni del Settecento e i primi dell'Ottocento, si affermano in Europa due importanti movimenti culturali della storia dell'arte europea: il Neoclassicismo e il Romanticismo. Non hanno limiti temporali precisi ed anzi, in alcuni Paesi, per certi aspetti si sovrappongono, rendendo difficile distinguerne le rispettive poetiche.
Sono decenni di grandi cambiamenti storici: la Rivoluzione francese del 1789 afferma principi di uguaglianza che sovvertono il sistema politico e sociale costituito.
Questa idea si espande velocemente in tutta Europa, sostenuta da intellettuali e artisti. Essi sentono di dovere partecipare agli eventi, per modificarne il corso. Il Neoclassicismo è l'espressione più compiuta del pensiero illuminista: gli artisti e i letterati assumono come modello l'arte classica greco-romana e ne studiano le opere in modo metodico, catalogandole.
Lo stile neoclassico ebbe un grande impulso tra il 1738 e 1748, in seguito agli scavi che riportarono alla luce le rovine delle antiche città romane di Ercolano e Pompei, al recupero dei marmi di Elgin, trasferiti a Londra nel 1806. Il motto del nuovo stile era "nobile semplicità e serena grandezza" dell'arte greco-romana, dettata dallo storico tedesco dell'arte Johann Winckelmann, che spronò gli artisti a studiarne e imitarne le forme ideali ed eterne. Le sue idee trovarono un'entusiastica accoglienza nei circoli internazionali di artisti che si raccolsero intorno a lui a Roma verso il 1760
Nella Storia dell'Arte dell'antichità, infatti, il teorico Johann Winckelmann analizza le opere d'arte distinguendole in base ai loro caratteri stilistici. Il Romanticismo, al contrario, oppone alle rigide regole del Neoclassicismo la soggettività e la libera espressione individuale.
La restaurazione monarchica e l'affermazione di governi assolutisti in molti Paesi europei, determinano poi l'identificazione del pensiero romantico con quello della lotta per la libertà politica e per la costruzione delle identità nazionali.
Neoclassicismo e Romanticismo costituiscono due importanti fasi di uno stesso processo storico e, pur sembrando a prima vista assolutamente antitetiche, risultano in realtà tra loro strettamente connesse sul piano artistico e culturale
NAPOLEONE
Nel periodo napoleonico, il Canova venne scelto e designato dall'imperatore Napoleone Bonaparte, quale suo ritrattista ufficiale.
Di lui egli fece molti ritratti, tra i tanti, anche uno in bronzo, che attualmente si trova all'Accademia di Brera.
A proposito di questa opera, è da ricordare l'aneddoto che riferisce di un Napoleone irritato per l'audacia dell'artista, al punto da rifiutare la statua, perché si vergognava di essere stato ritratto nudo, nella personificazione di " Marte il Pacificatore " .
Il periodo napoleonico fu per Canova, un periodo molto fecondo artisticamente, anche se non volle mai diventare l'artista della corte dell'imperatore francese .
Uno dei ritratti che il Canova produsse per la famiglia imperiale di Napoleone, ed anche uno dei più famosi e belli, è quello che rappresenta Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, seminuda, semisdraiata su un triclino romano, con una mela in mano, nell'allegoria di "Venere vincitrice".
In questa rappresentazione si sente l'influsso di un'iconografia cara a Tiziano, pur se, nell'intenzionalità del Canova , vi era il desiderio di rappresentare la tentazione della bellezza femminile, come origine del peccato.
PAOLINA BORGHESE
Paolina Bonaparte, quando viene ritratta da Antonio Canova nelle sembianze di Venere Vincitrice aveva venticinque anni. Era, infatti, nata ad Ajaccio, come ricordano le fonti biografiche, il 20 ottobre 1780, nel giorno di Venere. Il primo matrimonio, con il generale Victor Emmanuel Le Clerc era stato imposto da Napoleone nel 1796. Quattro anni più tardi, Le Clerc era stato nominato governatore della lontana isola di Santo Domingo. Qui giunti nel 1801, Paolina e il consorte erano stati coinvolti nella rivolta degli schiavi e dei negri che travolse la perla delle Antille. Il governatore muore nel 1802 colpito da febbre gialla, e venne riportato in patria da Paolina, con tutti gli onori pubblici riservati agli eroi di Francia.
All'apice del trionfo politico - che coincideva con quello di tutti i Bonaparte - mancava solo una conferma sociale, realizzata da lì a poco con un nuovo matrimonio combinato, questa volta unicamente per motivi di convenienza dinastica e diplomatica con Camillo Borghese.
La versione finale in marmo della statua viene scolpita negli anni 1805-1808: erano gli anni del massimo splendore mondano di Paolina, Principessa Borghese e, dal 1804, (da quando Napoleone si era incoronato Imperatore a Notre-Dame), Altezza Imperiale.
La scultura della splendida principessa, ritratta come Venere seminuda dal Canova, diventa subito un richiamo irresistibile, per i romani e per gli stranieri. Questa ressa pubblica, in un palazzo principesco, per contemplare la bellezza nuda di una principessa, molto discussa per la spregiudicatezza, dimostrata anche in questa circostanza, veniva ben presto a creare un clima di scandalo.
Inoltre, la scultura di Paolina, nel mutato clima storico, dopo Waterloo, risultava del tutto decontestualizzata, come immagine e come simbolo.
La Venere vincitrice, infatti, celebrava il fulgore fisico della principessa Borghese e, con lei, il trionfo della famiglia Bonaparte. Come immagine vincitrice risultava lontanissima dalle miserie e dalle sventure che avevano travolto i napoleonici dal 1812 in poi. La stessa mitica bellezza della donna ritratta aveva conosciuto le offese degli anni, degli affanni, delle malattie.
La scelta di collocare il corpo della Venere Vincitrice sopra un'agrippina rivela la meditata riflessione su archetipi antichi, specialmente dell'epoca augustea, uno dei periodi dell'arte antica più consoni al neoclassicismo. Tale soluzione iconografica risultava molto gradita alla cultura francese ed estremamente attuale, da quando (qualche anno prima - 1800), Jacques-Louis David aveva scelto di ritrarre Madame Recamier semisdraiata su una méridienne, con il busto appoggiato a due cuscini. Il motivo di un corpo femminile nudo (o parzialmente celato da un panneggio), disteso contro cuscini e appoggiato su un fianco, aveva una lunga tradizione figurativa, elaborata, soprattutto nel corso del '500, dalla pittura veneziana. Non a caso, il veneto Canova aveva dipinto, in età giovanile, diverse opere, memori del "pennello giorgionesco", fra cui una Venere sicuramente fondamentale per la Paolina, epigona di tutta una serie di Veneri dormienti che, da Giorgione e Tiziano in poi, hanno segnato la storia della pittura cinquecentesca, a partire dalla famosissima Venere di Dresda.
L'eleganza morbida di una figura femminile, allungata sopra un giaciglio, permetteva di raggiungere effetti di straordinaria "grazia": in tal senso era stata utilizzata, più volte, da Correggio, come nella Danae, senza dubbio uno dei modelli della Paolina.
ETA’ NAPOLEONICA
Dopo la Rivoluzione, i francesi avevano bisogno di un punto fisso in tutto quel caos da dove ripartire. Napoleone divenne quindi il fulcro di quella ruota, la Francia, che doveva ripartire a girare.
Il primo colpo messo a segno da Napoleone fu quello di farsi eleggere Primo Console, tramite plebisciti nel 1799. Il potere esecutivo fu interamente messo nelle mani del primo console, a quale appartenevano anche il diritto di proporre le leggi, insieme ad un organismo tecnico di sua nomina, il Consiglio di Stato. I residui poteri erano affidati a tre assemblee: il Tribunato, il Corpo Legislativo e il Senato. Si instaurò in questo modo un governo dittatoriale convergente alla figura di Napoleone. Questo era esattamente l’obiettivo opposto della Rivoluzione: Napoleone infatti accentrò il potere con la creazione e l’aiuto di funzionari (prefetto) che unissero il potere periferico a quello centrale. Napoleone prestò molta attenzione all’istruzione pubblica, media e universitaria, si occupò dei compiti di assistenza sociale e sanitaria e del controllo dei mendicanti.
Tutto ciò potè avvenire senza ostacoli perché sistematicamente venivano combattute tutte le opposizioni.
La CAMPAGNA d'ITALIA di Napoleone Bonaparte fu vittoriosa oltre ogni speranza: in pochi giorni Napoleone entrò a Milano e nei mesi successivi si impadronì di gran parte dell'Italia settentrionale. L'Austria fu costretta ad accettare la pace imposta da Napoleone a Campoformio: la Francia si annetteva il Belgio e la regione occidentale del Reno, mentre Venezia fu ceduta all'Austria che dovette però accettare il nuovo assetto politico dell'Italia: la REPUBBLICA CISALPINA e la REPUBBLICA LIGURE. A queste due si aggiunse più tardi la REPUBBLICA ROMANA e la REPUBBLICA PARTENOPEA.
Dopo aver inflitto numerose sconfitte all’Austria, questa si adattò a firmare la pace di Luneville nel 1801. Nello stesso anno la scaltrezza di Napoleone lo portò a concludere un concordato con la Chiesa: aveva capito che il laicismo della Rivoluzione stava ormai degenerando. Il Papa Pio VII riconobbe la Repubblica Francese con un accordo che prevedeva l’elezione dei vescovi da parte di Napoleone a patto che lo stato si accollasse il pagamento del clero.
Nel 1804 venne promulgato il Codice Civile (proprio in un momento di pace che non si manifestava oramai da quasi un secolo) con il quale si abolivano i diritti di primogenitura, garantendo la più ampia circolazione delle proprietà. Ancora nel 1804 Napoleone si fece eleggere imperatore dei francesi.
Dal 1804 al 1809 si riscontra il periodo del massimo splendore della potenza militare francese, nel quale Napoleone si accaparrò la dominazione diretta ( Italia e Spagna) o indiretta di alcuni stati. Nei paesi direttamente occupati egli affidò il potere a parenti e amici (nepotismo) importando in quei paesi non soltanto la sua potenza, ma anche molte leggi in vigore in Francia, e soprattutto idee rivoluzionarie, che si ritorsero contro di lui, soprattutto in Spagna e Prussia.
Napoleone se ne curò distantemente, senza scomporsi: il suo obiettivo era sconfiggere l’Inghilterra e la Russia.
Nel 1807 l’imperatore fece l’embargo: bloccò tutti i porti del Mediterraneo con le merci da e per l’Inghilterra. Si capisce che le esigenze economiche della Francia gravarono sugli stati da essa conquistati, alimentando così l’ostilità antifrancese. Periodo difficile fu quello del 1809-1812, caratterizzato dall’ostilità inglese, dal conflitto con il Papa, dalla ribellione spagnola, dall’opposizione delle forze nazionali. In più nel medesimo anno Napoleone tentò, sopravvalutandosi, la campagna contro la Russia. Secondo il detto popolare Napoleone fu sconfitto da “3 F”: freddo, fame e fuoco. Infatti l’esercito russo, battendo in furbizia ma non di certo in milizia l’esercito napoleonico portò quest’ultimo (sprovvisto) a spingersi nell’ostile clima russo, mentre i russi facevano terra bruciata intorno ad essi. L’esercito russo si rifiutava di trattare e i guerrieri napoleonici, portati allo stremo e afflitti da numerose perdite furono costretti a ritirarsi(sconfitto a Beresina).
Una nuova coalizione antifrancese tra Inghilterra, Russia, Prussia e Austria sconfisse i francesi a Lipsia e nell’Aprile del 1814 fu costretto ad abdicare e se ne andò all’Isola d’Elba (chiamalo stupido).
Al trono di Francia saliva Luigi XVIII, mentre il congresso di Vienna iniziava la ridefinizione dell’Europa.
Ma l’avventura napoleonica non era ancora finita: Napoleone, convinto (e non deluso!!) che il suo popolo francese l’avrebbe riaccolto a braccia aperte, tornò in Francia. Il suo ritorno durò solamente 100 giorni perché la coalizione nuovamente lo sconfisse, stavolta definitivamente, a Waterloo. Consegnandosi poco dopo agli inglesi fu deportato a Sant’Elena, dove sarebbe morto 6 anni dopo (1821) in quell’epico 5 maggio.
I vincitori si posero il problema di ricreare un equilibrio fra le potenze europee; in realtà miravano a garantirsi un lungo periodo di pace per restaurare le autorità e gli assetti politici, sociali e territoriali antecedenti la rivoluzione francese.
- L’ETA’ DELLA RESTAURAZIONE -
IL CONGRESSO DI VIENNA E LA SANTA ALLEANZA
La sistemazione dell’Europa dopo la sconfitta di Napoleone viene decisa nel Congresso di Vienna (novembre 1814 - giugno 1815), al quale partecipano i rappresentanti delle potenze che hanno contribuito alla sconfitta della Francia: Inghilterra, Russia, Austria, Prussia; la Francia, nonostante sia potenza vinta, viene anch’essa ammessa a partecipare al Congresso.
Il congresso considera legittime solo le autorità preesistenti alla Rivoluzione francese (principio di legittimità) e restaura perciò le dinastie che erano al potere prima del 1789. La legittimità viene però ignorata quando risulti incompatibile con il principio di equilibrio, ovvero il raggiungimento di un rapporto di forze bilanciato tra le potenze, perché nessun paese abbia una schiacciante superiorità sugli altri. Nello stesso periodo del Congresso di Vienna, Austria, Prussia, Russia e Francia stringono fra loro la cosiddetta Santa Alleanza (1815), che impegna i sovrani a prestarsi vicendevole aiuto. In realtà la Santa Alleanza, alla quale si affianca subito dopo una Quadruplice Alleanza tra Inghilterra, Russia, Austria, e Prussia, si propone di intervenire militarmente con la forza dovunque sorgano moti di ribellione di ispirazione liberale o democratica, per restaurare l’ordine (principio dell’intervento).
LA RESTAURAZIONE IN EUROPA E IN ITALIA
La Restaurazione è caratterizzata dal ripristino dell’autorità assoluta dei sovrani sui propri sudditi. In Francia viene restaurata la monarchia con Luigi XVIII e i confini vengono riportati a quelli del 1792. L’impero austriaco, sotto gli Asburgo, cede il Belgio all’Olanda, ma ottiene in cambio il Veneto che, unito alla Lombardia, costituisce il Regno Lombardo-Veneto. I territori tedeschi rimangono divisi in molteplici Stati, uniti in una Confederazione germanica presieduta dall’imperatore d’Austria.
Anche in Italia vi è la restaurazione dei legittimi sovrani. L’Austria, tramite il possesso del Regno Lombardo-Veneto, può di fatto esercitare un’influenza decisiva su tutti gli Stati italiani. Il Regno delle due Sicilie ritorna sotto il dominio dei Borboni; il Regno di Sardegna (che comprende Piemonte e Sardegna), sotto i Savoia, recupera Nizza e la Savoia e si vede assegnare il territorio della ex Repubblica di Genova.
MOVIMENTI DI OPPOSIZIONE E SETTE SEGRETE
Le forze avversarie alla Restaurazione sono molteplici. Si possono distinguere, all’interno dell’opposizione, due correnti:
- una liberale e moderata, costituita da borghesi e nobili di idee aperte, che punta ad una monarchia costituzionale, con una partecipazione al governo limitata ai soli ceti abbienti;
- - una democratica e radicale, costituita da intellettuali e membri della piccola e media borghesia, che si batte per la repubblica e la sovranità popolare: L’organizzazione delle opposizioni si concretizza nelle società segrete, che fioriscono in tutta Europa. Fra le principali ricordiamo la Società dei Sublimi Maestri Perfetti o Adelfia, più diffusa nel Nord, e la Carboneria, la più importante per vivacità e impegno rivoluzionario, diffusa in tutta Europa e in particolare in Italia (soprattutto nel Regno delle due Sicilie, ma anche nell’Italia centrale e settentrionale).
RIVOLTE E REAZIONI IN SPAGNA E IN ITALIA
Fra il 1820 e il 1821 si verifica in Europa una serie di rivolte che si propagano rapidamente dalla Spagna al Portogallo, al Regno delle Due Sicilie, al Piemonte e alla Grecia. I “moti del 1820-21”, costituiscono la prima grave rottura dell’equilibrio imposto dal Congresso di Vienna. La rivolta inizia in Spagna, dove le truppe, riunite nel porto di Cadice, che attendono di essere inviate in Sudamerica a reprimere la ribellione dei coloni, insorgono contro Ferdinando VII e gli impongono il ripristino della costituzione del 1812. I Carbonari napoletani insorgono a loro volta contro Ferdinando I, costringendolo a concedere una costituzione simile a quella spagnola; giunta a Palermo la notizia del moto di Napoli, anche qui i cittadini si ribellano. Il “contagio” rivoluzionario spinge all’insurrezione anche i patrioti piemontesi. Il re Vittorio Emanuele I abdica in favore del fratello Carlo Felice in quel momento assente dal Piemonte. Carlo Alberto, al quale è affidata la reggenza, accetta di promulgare la Costituzione spagnola. Insorgono contemporaneamente anche i Greci, decisi a sottrarsi al dominio dei Turchi. Le potenze europee appartenenti alla Santa Alleanza si riuniscono in alcuni congressi e decidono di adottare il principio dell’intervento. L’Austria, che ha ricevuto il compito di reprimere i moti insurrezionali in Italia, restaura con le sue truppe l’ordine nel Napoletano e nel Piemonte. La Francia invece riceve ed esegue il compito di domare la ribellione Spagnola. Complessivamente i moti del 1820-21, si risolvono dunque in un generale fallimento.
L’EUROPA TRA LIBERALISMO E REAZIONE
In Francia, morto il re Luigi XVIII, gli succede il fratello Carlo X: un sovrano ultrareazionario che vuole richiamare in vita l’ancien régime, restituendo potere e prestigio all’aristocrazia. Nel luglio del 1830, il popolo di Parigi, appoggiato anche da alcuni reparti dell’esercito, insorge e costringe il re ad abdicare e ad abbandonare la Francia. Nell’insurrezione la parte decisiva spetta alle masse popolari, ma i risultati della vittoria vanno a vantaggio della borghesia, che offre la corona a Luigi Filippo d’Orléans, un nobile imparentato con i Borboni, noto per le sue idee liberali moderate. La rivoluzione parigina del luglio 1830 innesca un processo rivoluzionario che si diffonde in Europa, investendo i Paesi Bassi, la Polonia e l’Italia. Il Belgio, che per decisione del Congresso di Vienna era stato incorporato nel regno dei Paesi Bassi, insorge nel 1830 e ottiene l’indipendenza; le potenze della Santa Alleanza non intervengono perché Francia e Inghilterra si dichiarano apertamente solidali con i ribelli.
Russia, Austria e Prussia, domano invece le rivolte divampate tra il 1830 e il 1831 in Polonia e in Italia; e la Francia, che pure ha proclamato il principio del non intervento, non osa opporsi alla loro intromissione. Nel febbraio del 1831 l’Italia è agitata da moti insurrezionali, che coinvolgono i ducati di Modena e Parma e le regioni settentrionali dello Stato pontificio, da Bologna alla Romagna. Ma, come nel 1821, le truppe austriache riescono ben presto a sedare l’insurrezione e puniscono i ribelli.
Ancor più che in Francia, il liberalismo si consolida nel Regno Unito, grazie ad una serie di riforme stabilite dal parlamento. Aumenta in questo periodo la partecipazione politica del proletariato e nasce il Cartismo, un movimento chiamato così da una Carta del popolo, nella quale si enunciano le rivendicazioni della piccola borghesia, degli operai e degli artigiani. Dopo il 1848 il Cartismo cessa di esistere perché la ripresa economica e gli atteggiamenti liberali della classe dirigente offrono al proletariato maggiori possibilità di azione pacifica. Alla prosperità inglese contribuisce il vastissimo impero coloniale, che viene consolidato in Australia, Africa meridionale, e si estende fino a comprendere punti strategici di particolare importanza come Singapore e il Porto di Hong Kong, strappato alla Cina con la cosiddetta guerra dell’oppio (1839-1842)
L’ITALIA TRA IL 1831 E IL 1848
Dopo il fallimento dei moti del 1831, si apre in Italia un periodo di riflessione, che prepara il terreno alle riforme del biennio 1846-1848. Nel Regno di Sardegna, alla morte di Carlo Felice, gli succede Carlo Alberto di Savoia, il quale avvia una serie di riforme, facendo nascere fra i patrioti speranze di rinnovamento politico. Tuttavia le iniziative di rinnovamento non coinvolgono né i governi, né vasti strati popolari, ma solo gli ambienti culturali, che si schierano attorno a tre correnti politiche fondamentali: il mazzinianesimo, il liberalismo moderato e il liberalismo radicale.
GIUSEPPE MAZZINI, che era stato un attivo carbonaro e per questo era stato incarcerato, fonda nel 1831 un’associazione radicalmente innovatrice, la Giovine Italia, che mira ad educare il popolo mediante il pensiero e l’azione, perché esso diventi unico protagonista del proprio riscatto e unico sovrano di una repubblica democratica nazionale. Nel 1834 Mazzini fonda la Giovine Europa, un’associazione internazionale che si propone di abbattere le dinastie regnanti, affinché le nazioni europee, conquistata con la rivoluzione la libertà, possano collaborare in piena unità d’intenti. I primi tentativi insurrezionali, condotti dalla Giovine Italia nel Regno di Sardegna e dai fratelli Bandiera in Calabria (1834), si concludono però con un completo fallimento.
Le prospettive democratico-rivoluzionarie del Mazzini sono avversate sia dai moderati di ispirazione cattolica, sia dai moderati di ispirazione liberale laica. I primi, detti “neoguelfi”, guidati dal Gioberti, vorrebbero che l’Italia diventasse una confederazione di principi presieduta dal Papa. I secondi, che hanno i loro più illustri esponenti in Balbo e d’Azeglio, assegnano a Carlo Alberto il compito di guidare il movimento risorgimentale. Ostili al mazzinianesimo sono anche i radicali Ferrari e Cattaneo, legati alla tradizione illuministica che mirano a costituire una repubblica democratica federale.
Il programma neoguelfo sembra sul punto di realizzarsi quando, dopo la morte di Gregorio XVI, il successore Pio IX inizia il proprio regno con una serie di riforme, accolte dall’opinione pubblica come un’autentica svolta politica; nasce così il mito del “Papa liberale”, e nelle maggiori città d’Italia si organizzano dimostrazioni osannanti a Pio IX. La crescente pressione popolare costringe anche i principi degli altri stati a concedere riforme. Nel Lombardo-Veneto e nel Napoletano, dove i governi rifiutano ogni concessione, scoppiano violente proteste popolari. Nel Regno delle due Sicilie il re Ferdinando II è così costretto a concedere una costituzione (febbraio 1848). A pochi giorni di distanza la costituzione viene concessa anche in Toscana, Piemonte e nella Stato pontificia.
LA “PRIMAVERA DEI POPOLI”
Fra il 1848 e il 1849 gran parte dell’Europa è sconvolta da imponenti moti popolari. Il processo prende le mosse dalla Francia, dove nel febbraio del 1848 la monarchia liberale di Luigi Filippo viene abbattuta da una rivolta democratica e sostituita dalla cosiddetta Seconda Repubblica (la prima era stata nel 1792). Presidente della Repubblica è eletto Luigi Napoleone, nipote di Napoleone Bonaparte. Ai fatti di Francia corrispondono rivolte nel mondo germanico e nell’impero austriaco. In Germania, in seguito ai tumulti, il re è costretto a concedere delle riforme. Nell’Impero austriaco, all’insurrezione di Vienna, seguono i moti d’Ungheria, di Boemia, del Lombardo-Veneto.
Nel Lombardo-Veneto le insurrezioni popolari di Milano (le Cinque giornate, 18-22 marzo) e di Venezia si concludono con la cacciata degli austriaci e la proclamazione dei governi provvisori. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto dichiara guerra all’Austria; ha così inizio la Prima guerra d’indipendenza (1848-1849). L’eroico comportamento degli universitari toscani, che a Curtatone e Montanara fermano, facendosi uccidere quasi tutti, le truppe austriache guidate dal maresciallo Radetzky, permette ai piemontese di vincere a Goito e di conquistare Peschiera (maggio 1848). Ma nel mese di luglio le truppe piemontesi sono sconfitte a Custoza e costrette alla ritirata. Nel marzo del 1849 i piemontesi riprendono le ostilità ma sono duramente sconfitti a Novara. Carlo Alberto firma la Pace di Milano e abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II. L’Austria, sconfitto definitivamente Carlo Alberto, restaura in Toscana Leopoldo II, stronca la lunga resistenza di Venezia e costringe alla resa gli Ungheresi.
Intanto in Francia Luigi Napoleone, eletto alla presidenza della Seconda Repubblica, attua una svolta autoritaria limitando la libertà di stampa, restringendo il diritto di voto, ed eliminando progressivamente le caratteristiche democratiche della repubblica. Infine si fa assegnare la presidenza della repubblica per dieci anni (1851) e un anno dopo, restaurando l’impero, assume il titolo di Napoleone III, imperatore dei francesi (1852).
Fonte: http://skuola.tiscali.it/tesine/tesina-settecento-ottocento.doc
sito web: http://skuola.tiscali.it/
Autore del testo: MARINO AMBROSIO
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