Italia dopo fascismo riassunto
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Italia dopo fascismo riassunto
L’Italia dopo il fascismo
Nel 1945 l’economia era in gravi condizioni.
Esisteva il problema degli approvvigionamenti alimentari e dell’inflazione alle stelle.
C’erano anche problemi come la fame, la mancanza di alloggi e l’elevata disoccupazione, che rendevano precaria la situazione dell’ordine pubblico; in Italia settentrionale avevano ripreso vigore le lotte sociali, mentre gli ex partigiani non volevano deporre le armi ed erano contro i repubblichini e gli ex gerarchi fascisti.
Al Centro Sud contadini e braccianti occupavano terre incolte e latifondi; ma la manaccia più grave nel Mezzogiorno e nelle isole era la malavita comune legata al contrabbando ed alla borsa nera, oltre che alla mafia.
L’Italia era una nazione sconfitta, occupata militarmente e che dipendeva dagli aiuti alleati.
La lotta politica dalla liberazione alla Repubblica
Tra i partiti pareva destinato ad assumere un ruolo da protagonista il partito socialista (Psiup), guidato dal popolare Pietro Nenni; il suo gruppo dirigente era però diviso tra le spinte rivoluzionarie e il richiamo alla tradizione riformista, inoltre non aveva svolto un ruolo di primo piano nella resistenza al nazifascismo.
Il partito comunista invece traeva nuova forza dal contributo offerto alla lotta antifascista; il leader Togliatti aveva creato un partito nuovo, molto diverso dall’originario: un autentico partito di massa inserito nelle istituzioni democratico-parlamentari, ma legato anche all’Urss e alle aspettative rivoluzionarie della classe operaia.
Democrazia cristiana (Dc): guidata da Alcide De Gasperi, traeva spunto dall’esperienza del partito popolare di Sturzo, ma rispetto ad esso aveva un appoggio maggiore da parte della Chiesa.
Partiti laici: il partito liberale, il partito repubblicano e il partito d’azione. La destra era forte soprattutto al sud, ma non avendo ancora un movimento organizzato si unì alla Dc, al Pli o al movimento qualunquista, difensore del cittadino medio.
Dopo Bonomi, nel ’45 andò al governo Ferruccio Parri, esponente del partito d’azione; formò un ministero con tutti i partiti del Cln e si occupò del problema dell’epurazione, contro gli esponenti più legati al fascismo. Annunciò provvedimenti contro le grandi imprese, ma le forze moderate si opposero e il Pli ritirò la fiducia al governo, facendolo cadere (novembre ’45).
Successore fu Alcide De Gasperi, esponente della Dc; il nuovo governo promise una svolta in senso moderato e rallentò l’epurazione (Togliatti, ministro della giustizia, varò una larga amnistia).
9 maggio 1946: Vittorio Emanuele III, a sorpresa, tenta di risollevare le sorti della dinastia Sabauda abdicando in favore del figlio Umberto II, ma la mossa non ha gli effetti sperati.
2 giugno 1946: elezioni dell’assemblea costituente, le prime consultazioni politiche libere dopo 25 anni e le prime in cui potevano votare anche le donne; i cittadini dovevano decidere se mantenere in vita la monarchia o scegliere la repubblica. Si afferma la repubblica e Umberto II va in esilio in Portogallo.
La Dc si afferma come il primo partito, seguita dal Psiup e dal Pci. Era evidente l’ulteriore avanzata dei partiti di massa e la crisi definitiva dei vecchi gruppi liberal democratici.
Gli elettori avevano definitivamente voltato pagina al fascismo, dando fiducia ai partiti democratici e antifascisti; in realtà solo il centro nord aveva votato per la repubblica, mentre il sud si era schierato con la monarchia.
La crisi dell’unità antifascista, la costituzione e le elezioni del ‘48
In questo periodo l’Italia definì il suo nuovo assetto istituzionale col varo della costituzione, riorganizzo l’economia secondo i modelli capitalistici occidentali e si diede un equilibrio politico duraturo.
Dopo le elezioni del ’46, democristiani, socialisti e comunisti continuarono a governare assieme e si accordarono sull’elezione del primo e provvisorio presidente della repubblica, Enrico De Nicola. In realtà vi erano motivi di contrasto tra la Dc e le sinistre, a causa dell’inasprirsi dello scontro sociale e del profilarsi della guerra fredda; la Dc tendeva ad assumere il ruolo di garante dell’ordine sociale e della collocazione del paese nel campo occidentale, mentre i comunisti si ponevano alla testa delle lotte operaie e contadine e si schieravano con l’Urss.
All’interno del partito socialista si delinearono invece due schieramenti contrapposti: quello di Nenni, che voleva mantenere nel partito i caratteri classisti e rivoluzionari; e quello di Giuseppe Saragat, che voleva allentare i legami col Pci.
Gennaio 1947: congresso di Roma→ i seguaci di Saragat abbandonano il partito socialista, che riprende il vecchio nome di Psi, e a palazzo Barberini fondano un nuovo partito, il partito socialista dei lavoratori italiani (Psli), che diventa poi partito socialdemocratico italiano (Psdi).
La democrazia cristiana era sempre più contraria alla coabitazione con le sinistre; De Gasperi quindi aprì una crisi e formò un governo di soli democristiani→ cattolici al potere e sinistre all’opposizione.
1 gennaio 1948: costituzione repubblicana→ da vita ad un sistema di tipo parlamentare, con il governo responsabile di fronte alla camera dei deputati e al senato, titolari del potere legislativo, eletti a suffragio universale e con il potere di scegliere un capo dello stato con mandato di 7 anni. Prevede anche una corte costituzionale per vigilare sulla conformità delle leggi alla costituzione e che le leggi possano essere sottoposte a referendum abrogativo; viene istituito anche il nuovo istituto della regione.
La costituzione rappresentò un compromesso equilibrato fra le istanze delle diverse forze politiche.
Marzo 1947: discussione sulla proposta democristiana di inserire nella costituzione un articolo (articolo 7) in cui i rapporti fra stato e chiesa sono regolati dal concordato stipulato nel ’29 fra Santa Sede e regime fascista. L’articolo viene approvato grazie al voto favorevole del Pci di Togliatti.
1948: campagna elettorale→ vede due schieramenti contrapposti, quello di opposizione, formato da Pci e Psi uniti nel Fronte popolare, e quello governativo guidato dalla Dc e con i partiti laici minori.
La Dc di De Gasperi ha dalla sua parte due potenti alleati: la chiesa, con il pontefice Pio XII, e gli Stati Uniti.
La propaganda dei social comunisti è invece danneggiata dalla sua adesione alla causa dell’Urss e alla politica di destra di Stalin, il periodo in cui l’immagine del comunismo sovietico era in declino.
18 aprile 1946: elezioni→ vittoria della Dc, sconfitta dei partiti di sinistra.
Luglio 1948: attentato a Togliatti→ uno studente di destra spara e ferisce il segretario comunista Togliatti; agitazione delle principali città e delle fabbriche.
Dopo queste agitazioni ci fu la rottura della convivenza delle forze politiche nella Cgil: la parte cattolica diede vita alla confederazione italiana sindacati lavoratori (Cisl), mentre i repubblicani social democratici fondano la Uil (unione italiana del lavoro).
La ricostruzione economica
In politica economica le forze moderate riuscirono subito a prendere il sopravvento.
Si affermò una restaurazione liberista.
Durante il ministero De Gasperi al Bilancio vi fu il liberale Luigi Einaudi, che avviò una manovra economica con lo scopo di ridurre l’inflazione, di ritornare alla stabilità monetaria e di risanare il bilancio statale; essa era basata su inasprimenti fiscali, su una svalutazione della lira e su una restrizione del creditoper limitare la circolazione della moneta→ linea Einaudi
Con questa manovra la lira recuperò potere d’acquisto, i capitali esportati rientrarono in Italia; ma ebbe anche forti costi sociali, soprattutto aumentò la disoccupazione.
Gli strumenti di controllo dell’economia, come l’Iri e l’Agip furono poco utilizzati.
Il trattato di pace e le scelte internazionali
1946: accordi De Gasperi-Gruber→ l’Italia si impegna a concedere autonomie amministrative e linguistiche alla provincia di Bolzano.
Febbraio 1947: trattato di pace fra l’Italia e gli alleati a Parigi→l’Italia è considerata come una nazione sconfitta, deve quindi pagare riparazioni agli stati che aveva attaccato, ridurre le sue forze armate e rinunciare alle sue colonie, già perse in guerra.
Ad Ovest l’Italia non subisce grosse mutazioni; a Nord riesce a mantenere l’Alto Adige; i problemi maggiori si presentano sul confine orientale, in cui gli jugoslavi avevano occupato parte della Venezia Giulia e Trieste→viene attuata una sistemazione provvisoria, che lasciava alla Jugoslavia la penisola istriana, eccetto un territorio compreso tra Trieste e Capodistria, che avrebbe dovuto costituire il Territorio libero di Trieste; esso viene diviso in una zona A (Trieste e dintorni), occupata dagli alleati, e in una zona B, tenuta dagli jugoslavi.
Ottobre 1954: si giunge ad una spartizione di fatto fra Italia e Jugoslavia→controllo jugoslavo sulla zona B e passaggio dall’amministrazione alleata a quella italiana nella zona A; Trieste è così riunita all’Italia.
Novembre 1975: trattato di Osimo→le due parti riconoscono reciprocamente la sovranità sui territori.
Il contrasto fra italiani e slavi era riesploso alla fine della guerra, nelle zone occupate dagli jugoslavi, sotto forma di rappresaglie contro gli italiani, culminate con l’uccisione di migliaia di italiani nelle foibe del Carso.
18 aprile 1948: estromissione delle sinistre dal governo e scelta filo-occidentale.
Marzo 1949: adesione dell’Italia al Patto atlantico (alleanza difensiva fra i paesi dell’Europa occidentale, che diede vita alla Nato)→ De Gasperi e il ministro degli esteri Carlo Sforza decidono di accettare l’alleanzaper creare una più stretta integrazione con l’Occidente.
Fonte: http://blog.reteluna.it/comunicazionelecce/wp-content/uploads/2009/03/riassunti-storia-contemporanea.doc
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