Marshall Mcluhan vita opere aforismi e frasi celebri
Marshall Mcluhan vita opere aforismi e frasi celebri
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Marshall Mcluhan vita opere aforismi e frasi celebri
McLuhan, Marshall Herbert (1911-1980)
Note biografico-accademiche
Nasce a Edmonton, Alberta (Canada). Il padre vende assicurazioni sulla vita e immobili, mentre la madre prima è insegnante e poi recita monologhi drammatici nei teatri e nelle sale parrocchiali. In famiglia apprenderà la rapida memorizzazione ed una proverbiale parlantina, doti che ne faciliteranno la comunicazione orale in forma di affermazioni categoriche. Risale al 1915 il trasferimento della famiglia a Winnipeg, capoluogo del Manitoba. Dopo il Kelvin Technical Hight School, nel 1928 entra nella locale università, acquisendo l’M.A. in letteratura inglese nel 1934. Per perfezionare la sua formazione abbandonò la periferia canadese e si trasferì nel Regno Unito, entrando nel Trinity Hall della Cambridge University (U.K.) dove, nel 1936, acquisì il secondo bachelor’s degree. Ha studiato con I.A. Richards, psicologo, presto convertitosi alla critica letteraria, autore nel 1924 di “Principles of Literary Criticism”. L’avviato interesse per i media della scrittura e della lettura è perfezionato con F.R. Lewis, autore nel 1930 di “Mass Civilisation and Minority Culture”, dal quale apprende l’analisi dell’ambiente culturale creato dai media.
Nel 1936 torna a casa per entrare nell’University of Wisconsin-Madison dove insegna come assistente, convertendosi al cattolicesimo. L’anno dopo approda all’University of St.Louis, istituzione dei Gesuiti. Qui è tutore di Padre W.J. Ong, poi studioso di fama dei media della parola e della scrittura. Tra il 1939 e il 1940 è di nuovo a Cambridge per il suo Master degree. Acquisisce il Ph.D. a fine 1943. Nel 1944 torna in Canada, a Windsor (Ontario) come docente presso l’Assumption University. Nel 1946 è al St.Michael’s College dell’University of Toronto dove stabilisce la sua sede definitiva. Qui collabora con il meno giovane Harold Innis, economista accademico, già esperto dei sistemi di trasporto via fiume e via ferrovia in Canada, poi convertitosi allo studio degli alfabeti e dei sistemi di scrittura quali strumenti di potere politico-sociale nella storia. Con il filosofo cattolico Pierre Teilhard de Chardin condivide la visione filosofica che il secolo dei media elettrici estenda le capacità del sistema nervoso favorendo il genere umano a migliorare la sua civilizzazione in termini spirituali.
Dal 1953 al 1955 è Chairman del Ford Foundation Seminar on Culture and Communication. Dal 1954 al 1959 è co-direttore della rivista “Explorations”. Conclude quest’esperienza diventando, per un anno, direttore del Project in Understanding New Media for National Association of Educational Broadcasters and United States Office of Education. Nel 1963, il presidente dell’University of Toronto lo chiama a dirigere il nuovo Centre for Culture and Tecnology per lo studio delle conseguenze sociali e psichiche delle tecnologie e dei media. Nel suo carnet accademico troviamo dieci titoli ad honorem da università canadesi anglofone, quattro da università statunitensi, un medaglia d’oro (1971) dal Presidente della Repubblica Italiana. Nel 1973 diviene Consultore della Commissione Pontificia per le Comunicazioni Sociali.
Concetti-chiave
Understanding Media: The extensions of Man (Gli strumenti del comunicare) è il titolo dell’opera – tradotta in venti e più lingue – che, nel 1964, lo rese celebre su scala mondiale. Tratta degli effetti dei mass media – al tempo chiamati new media – che permeano le società e le culture. L’approccio è di tipo umanistico: parte dall’individuo, per definire i media come estensioni tecnologiche del corpo umano. Con lo slogan Il medium è il messaggio, richiama l’attenzione sull’effetto intrinseco delle comunicazione via media. Afferma che, al livello empirico della coscienza, il medium è il messaggio, come ai livelli razionale e intelligente della coscienza il contenuto è il messaggio. Più che il contenuto sono le caratteristiche del medium a esercitare effetti sulla società. Asserisce così che, davanti ai media, occorre prestare attenzione più alle percezioni che ai concetti. Infatti, accade qualcosa come con una lampadina elettrica che,accesa, divide la luce dal buio: è un medium senza contenuto che, però, offre all’uomo l’opportunità di agire con l’intera dote dei suoi sensi e quindi uno spazio di vita.
Hot Media and Cool Media (Media caldi e media freddi). I media caldi presentano delle quote di risoluzione e definizione dei messaggi piuttosto alte, cosicché stimolano una bassa partecipazione dell’audience. Il cinema, per esempio, chiede allo spettatore molta attenzione, rende più intenso l’impegno percettivo di ogni organo sensoriale. I media caldi sono spesso, ma non sempre, i media della visione. Sono tali la lettura, la fotografia, la radio, e il cinema. I media freddi, invece, riguardano il senso dell’udito. Chiedono una forte partecipazione da parte di chi li usa, affinché abbia facile corso la percezione dei modelli astratti e la comprensione simultanea delle parti della trasmissione. Più bassa è la definizione dei messaggi del medium maggiormente c’è un’alta partecipazione dell’audience, dal momento che il ricevente è indotto a inseguire l’informazione incerta. Gli esempi più ricorrenti sono forniti dagli incontri seminariali, dai fumetti, e dalla televisione. McLuhan usa il termine “partecipazione” in maniera originale. Talvolta, ha il significato di coinvolgimento attivo, altre volte di adesione passiva. Tale bivalenza si scontra con la concezione latina che attribuisce un significato socializzatore all’agire partecipativo. Per fare chiarezza ci soffermiamo meno sui singoli termini e più sulla dinamica della comunicazione tra media e audience. Gli Hot Media, in generale, essendo più definiti, provocano maggior partecipazione in termini di coinvolgimento di massa, ma anche minor distacco soggettivo e minor impegno di decodifica del messaggio, cioè, minore attenzione critica dell’utente. Viceversa, i Cool Media, causa la minor definizione, inducono una minore massificazione dell’audience, promuovendo una maggiore attenzione soggettiva e la criticità personale. In sintesi, i primi massificano mentre i secondi individualizzano. Tuttavia, in McLuhan tra caldo e freddo non c’è una dicotomia, bensì un continuum sulla medesima scala: l’incidenza della distinzione, infatti, è rilevante conformemente all’acculturazione dell’utente e al rapporto tra il medium e l’ambiente.
Global Village (Villaggio globale). Già agli esordi egli anni ’60 la cultura della stampa, platealmente individualistica e visuale, è esposta al rapido decadimento a seguito dell’avanzata della interdipendenza elettronica provocata dai media elettronici. Il genere umano sarà indotto a passare dall’individualismo e dalla frammentazione all’acquisizione di un’identità collettiva a base tribale. Da qui l’appello alla vigilanza circa gli effetti dell’influenza dei media, in quanto la prima conseguenza del global village è instaurare il totalitarismo ed il terrore.
The Medium is the Massage (Il medium è il massaggio) Oggi, le tecnologie della comunicazione – come un tempo gli alfabeti e la carta stampata – esercitano un effetto gravitazionale sulla cognizione umana. Il testo, scritto con Quentin Fiore, afferma: “Tutti i media ci investono interamente. Sono talmente penetranti nelle loro conseguenze personali, politiche, economiche, estetiche, psicologiche, morali, etiche e sociali, da non lasciare alcuna parte di noi intatta, vergine, immutata. Il medium è il massaggio. Ogni interpretazione della trasformazione sociale e culturale è impossibile senza una conoscenza del modo in cui i media funzionano da ambienti. Tutti i media sono estensioni di qualche facoltà umana psichica o fisica.” Insomma, il massaggio dell’utente consiste nel media-effetto.
Eredità sociologica
Per la seconda metà del secolo XX, Marshall McLuhan è sicuramente lo studioso dei media più citato e popolare. della Nel 1994, ricordando presso il St.Michael’s College di Toronto, i colleghi canadesi più giovani da me interpellati ne parlarono con affettuosa ammirazione per la sua eloquenza, la conoscenza dei sistemi linguistici della civilizzazione umana, il gusto per il paradosso ed il tic di collezionare articoli, pezzetti di giornale e fotografie da ogni luogo ed in ogni momento della giornata. La ricezione italiana delle sue opere avvenne nella seconda metà degli anni ’60, principalmente ad opera degli studiosi di sociologia della letteratura. Nell’ultimo decennio l’opera di Marshall McLuhan ha ripreso attualità, favorita dall’avvento dei media digitali (Digital Media) e particolarmente di internet, nonché dal boom della video-scrittura via e-mail, telefonino, Google, You-tube. Il mensile statunitense “Wired”, la cosiddetta ‘bibbia’ del mondo digitale, edita dall’autunno del 1993, ne ha fatto il suo nume tutelare. Gli studi più recenti rimarcano l’importanza meno delle asserzioni aforistiche e più del metodo di analisi, che, per quanto ottimisticamente apocalittico, è speculare alle modalità creativo-comunicative del media system della sua epoca. Numerose sono le ristampe dei suoi scritti, grazie anche all’attività scientifica e pubblicistica del suo allievo Derrick de Kerckhove, direttore del Centre di Toronto, del figlio Eric McLuhan e dei suoi collaboratori, di altri studiosi di Media Studies come Joshua Meyrowitz, Jaron Lanier, Paul Levinson, Mark Federman, e tutti coloro che sono fellow dell’Istituto macluhaniano che ha sede nel St.Michael’s College.
Riferimenti bibliografici
McLuhan M. (1951), The Mechanical Bride. Folklore of Industrial Man, New York, Vanguard Press. (Ed. Ital.: 1984); McLuhan M. (1962), The Gutemberg Galaxy. The Making of Typographic Man, Toronto, University of Toronto Press. (Ed. Ital.: 1976); McLuhan M. (1964), Understanding Media: The Extensions of Man, New York, McGraw-Hill. (Ed. Ital.: 1967); McLuhan M.-Fiore Q. (1967), The Medium is the Massage, Random House/Bantam Books. (Ed. Ital.: 1968); Meyrowitz J. (1985), No Sense of Place. The Impact of Electronic Media on Social Behaviour, New York, Oxford University Press. (Ed. Ital.: 1993); Gili G. (1983), “Comunicazioni di massa e filosofia della storia nel pensiero di Marshall McLuhan”, Sociologia della comunicazione, 3; McLuhan M.-McLuhan E. (1988), Laws of Media: The new Science, Toronto, University of Toronto Press. (Ed. Ital.: 1994); McLuhan E. ed. (1991), McLuhan Studies, Toronto, University of Toronto Press, 1; McLuhan E.-Zingrone F. eds. (1995), Essential McLuhan, s.i., House of Anansi Press. (Ed. Ital.: 1998); Gordon W.T. (1997), McLuhan for Beginners, New York, Writers and Readers Pub.; de Kerckhove D. (1993), Brainframes. Technology, mind and business, Utrecht, Bosch & Keuning. (Ed. Ital.: 1993); Willmott G. (1996), McLuhan, or Modernisme in Reverse, Toronto, University of Toronto Press; de Kerckhove D. (1997), Connected Intelligence. The Arrival of the Web Society, Toronto, Sommerville House Pub.; Grosswiler P. (1998), Method is the Message. Rethinking McLuhan through Critical Theory, Montréal, Black Rose Books; McLuhan E.-Szklarek J. eds. (1999), The Medium and the Light: reflections on Religion and Media, s.i., Ginko Press.
Fonte: http://www.sanguanini.it/download%5CMcLuhan-sanguanini.doc
Visitate il sito dell'autore : http://www.sanguanini.it/
Autore del testo:
Autore: Bruno Sanguanini, Università di Verona
Verona, dicembre 2007
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Marshall Mcluhan vita opere aforismi e frasi celebri
Marshall McLuhan
Herbert Marshall McLuhan (Edmonton, 21 luglio 1911 – Toronto, 31 dicembre 1980) è stato un sociologo canadese.
La fama di Marshall McLuhan è legata alla sua interpretazione visionaria degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli. La sua riflessione ruota intorno all'ipotesi secondo cui il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata. Di qui, la sua celebre tesi secondo cui "il medium è il messaggio".
In questo saggio” La galassia Gutenberg” McLuhan sottolinea per la prima volta l'importanza dei mass media nella storia umana; in particolare egli discute dell'influenza della stampa a caratteri mobili sulla storia della cultura occidentale.
Nel suo saggio illustra come con l'avvento della stampa a caratteri mobili si compia definitivamente il passaggio dalla cultura orale alla cultura alfabetica. Se nella cultura orale la parola è una forza viva, risonante, attiva e naturale, nella cultura alfabetica la parola diventa un significato mentale, legato al passato. Con l'invenzione di Gutenberg queste caratteristiche della cultura alfabetica si accentuano e si amplificano: tutta l'esperienza si riduce ad un solo senso, cioè la vista.
La stampa è la tecnologia dell'individualismo, del nazionalismo, della quantificazione, della meccanizzazione, dell'omogeneizzazione, insomma è la tecnologia che ha reso possibile l'era moderna.
Alla base del pensiero di McLuhan (e della Scuola di Toronto di cui egli, insieme a W. J. Ong, è il maggiore rappresentante) troviamo un accentuato determinismo tecnologico, cioè l'idea che in una società la struttura mentale delle persone e la cultura siano influenzate dal tipo di tecnologia di cui tale società dispone.
Questo è tra i lavori maggiormente noti di McLuhan, e costituisce una ricerca innovativa nel campo dell'ecologia dei media. È qui che McLuhan afferma che è importante studiare i media non tanto in base ai contenuti che veicolano, ma in base ai criteri strutturali con cui organizzano la comunicazione.
Questo pensiero è notoriamente sintetizzato con la frase "il medium è il messaggio". Tuttavia sarebbe fuorviante ridurre l'analisi condotta ai soli mezzi di comunicazione di massa o mass - media. La riflessione di McLuhan abbraccia, in linea generale, qualsiasi tipo di media. In effetti la versione originale in inglese del libro in questione è titolata Understanding Media (vale a dire Capire i media) mentre la traduzione italiana - "Gli strumenti del comunicare" - trae evidentemente in inganno.
L’autore afferma che "nelle ere della meccanica, avevamo operato un'estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell'elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio" (Mc Luhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano, 1967, p. 9). Ad esempio un primo medium analizzato da McLuhan è stato quello tipografico. La stampa, infatti, ha avuto un grande impatto nella storia occidentale, veicolando la Riforma protestante, il razionalismo e l’illuminismo e originando il nazionalismo, l'industrialismo, la produzione di massa, l'alfabetismo e l'istruzione universale.
Si può dunque asserire che qualsiasi tecnologia costituisce un medium nel senso che è un'estensione ed un potenziamento delle facoltà umane, e in quanto tale genera un messaggio che retroagisce con i messaggi dei media già esistenti in un dato momento storico, rendendo complesso l'ambiente sociale, per cui è necessario valutare dei media l'impatto in termini di "implicazioni sociologiche e psicologiche"(p.10).
McLuhan afferma che il contenuto di una trasmissione ha in realtà un effetto minimo sia in presenza di programmi per bambini o di spettacoli violenti. Si tratta certamente di una forzatura, questa, che però tende a mettere l'accento sulla struttura dello strumento che sovente viene dimenticata a favore del contenuto. Per esemplificare lo stesso film (contenuto) visto alla televisione o al cinema (medium) ha un effetto diverso sullo spettatore. Per cui la struttura della televisione e la struttura del cinema hanno un impatto particolare nella società e sugli individui che deve essere colto e analizzato attentamente.
McLuhan osserva che ogni medium ha caratteristiche che coinvolgono gli spettatori in modi diversi; ad esempio, un passo di un libro può essere riletto a piacimento, mentre (prima dell'avvento delle videocassette) un film deve essere ritrasmesso interamente per poterne studiare una parte. È in questo testo che McLuhan introduce la classificazione dei media in caldi e freddi.
Fra le tesi più illuminanti, quella per cui ogni nuova tecnologia (comprese la ruota, il parlato, la stampa), esercita su di noi una lusinga molto potente, tramite la quale ci ipnotizza in uno stato di "narcisistico torpore". Se non abbiamo gli anticorpi intellettuali adatti, questo capita appena ne veniamo in contatto, e ci porta ad accettare come assiomi assoluti, le assunzioni non neutrali intrinseche in quella tecnologia. Se invece riusciamo a evitare di esserne fagocitati, possiamo guardare quella tecnologia dall'esterno, con distacco, e a quel punto riusciamo non solo a vedere con chiarezza i principi sottostanti e le linee di forza che esercita, ma anche i mutamenti sociali diventano per noi un libro aperto, siamo in grado di intuirli in anticipo e (in parte) di controllarli. (pp. 19-20)
L’espressione "il medium è il messaggio" ci dice perciò che ogni medium va studiato in base ai criteri strutturali in base ai quali organizza la comunicazione; è proprio la particolare struttura comunicativa di ogni medium che lo rende non neutrale, perché essa suscita negli utenti-spettatori determinati comportamenti e modi di pensare e porta alla formazione di una certa forma mentis. Ci sono, poi, alcuni media che secondo McLuhan assolvono soprattutto la funzione di rassicurare e uno di questi media è la televisione, che per lui era un mezzo di conferma: non era un medium che diede luogo a novità nell’ambito sociale o nell’ambito dei comportamenti personali.
La televisione non crea delle novità, non suscita delle novità, è quindi un mezzo che conforta, consola, conferma e "inchioda" gli spettatori in una stasi fisica (stare per del tempo seduti a guardarla) e mentale (poiché favorisce lo sviluppo di una forma mentis non interattiva, al contrario di internet e di altri ambienti comunicativi a due o più sensi).
Quello del "villaggio globale" (1968) è un metaforico ossimoro adottato da McLuhan per indicare come, con l'evoluzione dei mezzi di comunicazione, tramite l'avvento del satellite ha permesso comunicazioni in tempo reale a grande distanza, il mondo sia diventato piccolo ed abbia assunto di conseguenza i comportamenti tipici di un villaggio.
A questa locuzione ( modo di dire)si fa in genere risalire il termine di globalizzazione.
Fonte: http://www.lucianabenincaso.it/Marshall%20McLuhan%20e%20il%20villaggio%20globale%20Roberto%20Ballabio%20VBIGEA.docx
Sito web: http://www.lucianabenincaso.it/
Autore del testo: Elaborazione di: Roberto Ballabio VBIGEA
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Marshall Mcluhan aforismi e frasi celebri
Una rotazione del mercato richiede una rotazione umana.
Marshall McLuhan * aforismi e profezie
L’incessante pressione sulla moda e sull’esclusività dei nuovi
prodotti rende il consumatore estremamente informato sull’obsolescenza
dei propri beni.
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Continuare a utilizzare il vecchio modello di un vestito, in opposizione
ai nuovi modelli, diventa non solo un’eccentricità ma
anche una complessa sfi da alle altre persone.
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Nella società consumistica vi è una tendenza a vivere in termini
di comodità non solo presenti, ma anche future.
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Oggi il futuro non è più pensato come migliore, ma come diverso:
non è il futuro umano, ma l’anteprima dei modelli del prossimo
anno.
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Le parate della moda sono l’anteprima della società mondiale
che nascerà dalla distruzione di tutte le culture esistenti.
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Per l’osservatore dei media una moda è uno strumento di orientamento
critico per comprendere gli effetti psichici di una tecnologia.
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Sarebbe meglio studiare l’effetto dei nostri appetiti piuttosto che
criminalizzare quanti sono abbastanza perspicaci per sfruttarli.
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Ogni moda indica sempre una qualche misura di sonnambulismo.
Marshall McLuhan * aforismi e profezie
Fonte: http://www.frasibelle.net/moda-aforismi-di-marshall-mcluhan.html
La bomba all'idrogeno è il punto esclamativo della storia, che pone termine a una frase epocale di manifesta violenza
Marshall McLuhan
The new electronic interdependence recreated the world in the image of a global village
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Sono i deboli e i confusi che venerano le finte semplicità della franchezza brutale.
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È soltanto la visione critica che può mitigare il processo non ostacolato dell'automatismo
Marshall McLuhan
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