L'Italia dal 1945 al 1990

 

 

 

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L'Italia dal 1945 al 1990

 

Con le elezioni del 2 giugno 1946 la monarchia venne abrogata e venne eletta l'Assemblea Costituente, con il compito di preparare la nuova Costituzione, che entrò in vigore il 1° gennaio 1948 (sostituendo dopo cento anni lo Statuto Albertino). La collaborazione fra i partiti, che aveva facilitato i lavori dell'Assemblea Costituente, si ruppe però durante la campagna per le elezioni del '48: la Democrazia cristiana, che prima aveva la maggioranza relativa, ottenne la maggioranza assoluta e per tutti gli anni '50 guidò governi centristi.

Nel 1962, tuttavia, anche per l'opera di uomini politici democristiani (come Moro e Fanfani) sostenitori del dialogo con la Sinistra, venne varato il primo governo di centro-sinistra.

Malgrado i miracolosi miglioramenti della situazione economica, restavano pur sempre problemi irrisolti e squilibri profondi: l'emigrazione, lo spopolamento delle campagne, i bassi salari. In risposta al malessere di quegli anni scoppiò nel 1968 la contestazione giovanile, un fenomeno che coinvolse, oltre all'Italia, molti paesi stranieri. I giovani sessantottini contestavano i valori della società capitalistica, chiedevano un nuovo tipo di rapporti umani, sociali e politici, non soggetti al potere (del padrone in fabbrica, dei professori a scuola, dei genitori in famiglia), volevano una società egualitaria che rispondesse ai bisogni reali degli uomini e non agli interessi dei gruppi privilegiati. La protesta studentesca fu seguita dal movimento delle donne, che rivendicavano una reale parità di diritti rispetto agli uomini, e dalla lotta operaia per il miglioramento delle condizioni lavorative (autunno caldo del '69). Al disagio sociale, a partire dal 1973, si aggiunsero anche gli effetti della crisi economica, mentre il terrorismo creava un clima di forte insicurezza. Al disagio sociale, a partire dal 1973, si aggiunsero anche gli effetti della crisi economica, mentre il terrorismo (di destra e di sinistra Brigate Rosse) creava, con attentati e stragi, un clima di forte insicurezza. Si avvertì allora la necessità di assicurare al Paese governi stabili, che coinvolgessero tutte le forze, compreso il Partito comunista. L'esperienza di un governo di solidarietà nazionale , che doveva essere varato nel '78, fu però bruscamente interrotta dal rapimento e poi dall'assassinio, da parte delle Brigate Rosse, di uno dei suoi principali sostenitori, Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana. Dopo la morte di Moro, mentre l'impegno della Magistratura e delle forze dell'ordine riusciva a sconfiggere quasi definitivamente il terrorismo, si esaurì il clima di emergenza nel quale era nata la formula politica della "solidarietà nazionale".

Nel 1979 il Presidente della Repubblica, il socialista Sandro Pertini, affidò l'incarico di formare un nuovo governo al repubblicano Giovanni Spadolini. Era la prima volta, dal 1945, che un politico non democristiano presiedeva il governo italiano. Intanto emergeva il nuovo ruolo del Partito socialista italiano, che si proponeva come ago della bilancia per la formazione di una stabile maggioranza di governo. Dal 1983 al 1987 il segretario socialista Bettino Craxi capeggiò un governo pentapartito, formato da DC (Democrazia cristiana), PSI (Partito socialista italiano), PSDI (Partito social-democratico italiano), PRI (Partito repubblicano italiano), PLI (Partito liberale



italiano). Dopo le elezioni del 1987, che premiarono la coalizione di pentapartito e penalizzarono il Partito comunista, la presidenza del Consiglio tornò alla DC.

Le elezioni del 1992 cambiano il quadro politico italiano: ottiene un grande successo la Lega Nord (una nuova formazione assai polemica nei confronti del "centralismo romano") e contemporaneamente hanno una netta flessione i partiti tradizionali, specialmente il PSI, la DC e il PCI, che, nel 1991 si era trasformato in Partito democratico della sinistra (PDS) e aveva perso parte dei suoi militanti (confluiti in Rifondazione comunista). Il risultato elettorale è stato subito interpretato come il sintomo di un profondo malessere del sistema politico e come il segnale della necessità di riforme capaci di ridare credibilità ed efficienza alle istituzioni. Riforme rese quanto mai necessarie dal gravissimo scandalo delle tangenti (Tangentopoli) che poco dopo ha decapitato intere amministrazioni e portato in carcere numerosi esponenti politici e uomini d'affari con l'accusa di corruzione e truffa ai danni dello stato.

Alla crisi morale e politica si è aggiunta anche una difficile crisi economica e finanziaria (svalutazione della Lira): allo scopo di salvare il paese dal disastro, il governo è costretto a varare misure di austerità, aumentare le tasse, limitare le prestazioni dello stato sociale (sanità, pensioni). Rimane tuttora irrisolto il problema della criminalità organizzata . Mafia, camorra e 'ndrangheta (attive soprattutto rispettivamente in Sicilia, Campania e Calabria) operano estorsioni, ricatti, speculazioni, rapimenti di persone. La mafia, in particolare, ha trovato nel traffico internazionale della droga un'autentica miniera d'oro, che l'ha trasformata in una gigantesca impresa economica clandestina, con ramificazioni in tutti i continenti. Il denaro ricavato da questo traffico serve anche a corrompere uomini politici, a trovare protezioni e complicità. Numerosi sono coloro che sono caduti nella lotta alla mafia; tra essi ricordiamo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, e i giudici

Falcone e Borsellino.

 

Fonte: http://rossanaweb.altervista.org/blog/mater_studenti/storsunt.pdf

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