Lezioni di storia antica moderna e contemporanea
Lezioni di storia antica moderna e contemporanea
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Lezioni di storia antica moderna e contemporanea
APPUNTI STORIA
Lo storico è un tecnico che conosce più cose possibili sul passato; si dedica solo a conoscere, ma soprattutto a comprendere gli eventi passati, le loro cause e le loro relazioni, quindi a dare loro un senso.
La storia è il racconto dei fatti realmente accaduti, accertati ed interpretati attraverso un metodo.
Erodoto, nelle sue “storie” sulle gesta dei Greci e dei Barbari, suoi nemici, sottolineava l’importanza del ricordo dei fatti e delle cause.
Tucidide, racconta solo i fatti per lui certi senza avventurarsi in interpretazioni su fatti non certi.
La storiografia tratta gli elementi oggettivi (i fatti realmente accaduti) e soggettivi (le loro interpretazioni).
La verità storica non ha la semplicità del futuro “sic et semplici ter” ossia del futuro in se, ed è quindi soggettiva.
la cultura occidentale presenta 3 tipi di approcci:
- quello di natura teologica => la conoscenza della storia coincide con la conoscenza del “disegno divino”
- quella fisica-naturalistica => il mondo in cui viviamo sarebbe dominato da leggi inflessibili e le guerre potrebbe avere anche una causa biologica
- quella logica-metafisica => ci si basa sulla convinzione che gli esseri umani e la loro società sian dotati di un certo grado di autonomia.
Tra il 1407 e il 1435 l’Impero Cinese mandò moltissime missioni in America e, di conseguenza, fu “scoperta” prima di Colombo. Perciò il mito della scoperta dell’America è falso!!
EDWARD CARR à conosciuto, soprattutto, per la monumentale storia della Russia post Rivoluzione d’Ottobre. Nonostante ciò, egli si definì liberale e progressista e non aveva nessuna simpatia per il regime nato nel 1917.
“SEI LEZIONI SULLA STORIA” à 1960, considerato uno dei testi più importanti della critica della storiografia. Sono 6 conferenze pubbliche con scorrevolezza del tono e profondità del ragionamento.
I LEZIONE: “Lo storico e i fatti storici”. Carr si chiede che cosa sia un fatto storico. Per lui non si intende soltanto qualcosa che è accaduto nel passato, in quanto non di può trattare un fatto come un oggetto fisico.
Gli avvenimenti vengono affrancati come “oggetto storico” in base alla presenza di persone con opinioni di rilevanza pubblica, che aprono una discussione sull’evento.
Carr racconta di una notizia letto su di un giornale dell’800 che per lui non aveva nessuna rilevanza, ma che aveva attratto un suo collega che anni dopo lo aveva sfruttato per scrivere delle criminalità londinesi. La risposta di Carr, perciò, è radicale: “i fatti storici sono quelli che per la storiografia sono degni di essere considerati”
Irrompe un nuovo elemento: la soggettività.
Il lavoro dello storico è quello di domandarsi continuamente “Perché?”.
Carr sottolinea che ogni storico riflette gli spiriti del mondo in cui vive (uno storico dell’800 e uno del 900 post I Guerra Mondiale che trattano lo stesso evento hanno diversi approcci; il primo è più ottimista, mentre il secondo è più scettico).
Carr, inoltre sostiene che per capire un libro di storia si deve indagare su chi sia colui che lo ha scritto, infatti, ad esempio lui tratta il socialismo, nonostante sia un liberale, facendo emergere dei caratteri particolari.
II LEZIONE: “La società e l’individuo”. L’idea fondamentale è che non ha molto senso dividere la società dagli individui.
L’argomento è trattato da Carr, in quanto ai suoi tempi c’era una credenza che bisognasse trattare l’individuo astraendolo dalla società. Carr, sostiene che i fatti storici sono un corteo che si snoda per le strade, i cui individui sono una cosa unitaria e lo storico fa parte di questo corteo, con un’attenzione più particolare a ciò che succede intorno.
Secondo Carr, la storia è interessata alle “grandi forze impressionali” che influiscono sul comportamento di tutti. Tra le svolte più importanti negli ultimi secoli, si innesca il pensiero freudiano che lega molte azioni ad istinti inconsci. Da questo consegue che ci sono azioni le cui cause sono sconosciute a chi le compie.
II LEZIONE: “Storia, scienza e giudizi morali”. Allo storico spetta il compito di capire i perché e i giudizi morali non rientrano tra i possibili motivi dei fenomeni storici.
Carr, alla domanda “La storia è una scienza?” risponde con un’altra domanda “Cos’è una scienza? … Scienza (sia) un sistema che ci aiuta a selezionare le conoscenze e ad utilizzarle…”. Le leggi della fisica non sono proprietà degli oggetti fisici, ma delle costruzioni mentali create da noi, perciò la storia è una scienza! Ci sono differenze tra le scienze fisiche e quelle umane; la storia non possiede alcunché che assomiglia anche solo vagamente a leggi fisico-matematiche.
IV LEZIONE: “La casualità storica”. Tratta la multi-casualità dei fatti storici che, infatti, hanno un’infinità di relazioni possibili. La distinzione che noi facciamo è tra cause contingenti e cause strutturali. Tra le prime, il caso delle I Guerra Mondiale, si inserisce l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando; mentre tra le seconde, la crisi nell’area balcanica, la rivalità fra UK e Germania imperiale, ecc.
Secondo Carr ci sono cause che hanno più rilevanza rispetto altre; infatti, secondo lui lo storico può essere paragonato ad un ispettore di polizia che scarta certe ipotesi e con le altre costruisce una gerarchia di cause. In ogni caso, lo storico, come l’ispettore di polizia non può tenere in considerazione tutto.
V LEZIONE: “La storia come progresso”. Sostiene che noi siamo calati in un’idea di sviluppo unidirezionale. Essendo Carr un illuminista, sostiene che la storia della società umana su lunghi periodi è di trasformazione verso il meglio, nonostante alcune cadute su periodi brevi.
Importante è studiare la storia mondiale per comprendere la rete di relazioni tra i vari avvenimenti.
La disponibilità delle materi prime provenienti dalle colonie è stata sufficiente per avviare la Rivoluzione Industriale in Inghilterra. Inoltre, è bene ricordarsi che il processo di globalizzazione non è un fenomeno degli ultimi periodi, ma è un avvenimento molto più antico.
La “genetica storica” sostiene che tutti gli uomini derivano da un’unica specie. (es la popolazione ateniese di età classica aveva tratti somatici molto più simili a quelli orientali che agli occidentali)
Non c’è un accordo preciso, tra gli storici, sul vero inizio della storia contemporanea; la maggior parte dei manuali comincia con il Congresso di Vienna, altri dalla Rivoluzione Francese e altri ancora dalle rivoluzione del 1848 o addirittura dagli anni ’70-’80 del XIX secolo.
Alcuni storici affermano che è facile separare schematicamente l’Età moderna da quella contemporanea dal punto di vista concettuale.
I cinesi rinunciarono alla colonizzazione dell’America perché i mandarini intuirono che aprire stabilmente delle comunicazioni con quelle terre avrebbe favorito la nascita di un ceto commerciale. Ma è da qui che in Europa l’afflusso di merci e capitali ha dato inizio al capitalismo.
I 3 elementi che ci spingono a collocare fra fine ‘700 e inizio ‘800 l’apertura di una nuova fase storica sono:
- l’attecchire della Rivoluzione Industriale nell’Europa centrale e nel Nord America
- la Rivoluzione Americana (1776) e la Rivoluzione Francese (1784)
- scontro diretto fra e grandi potenze asiatiche e Europa-USA (il cannoneggiamento statunitense che portò l’Impero Giapponese ad aprirsi al commercio nel 1853)
La distinzione netta tra storia moderna e contemporanea è molto più netta fra gli italiani e i francesi, molto meno netta per gli inglesi, in quanto almeno 2 di quei motivi di discontinuità per la GB non valgono: la Rivoluzione Industriale era avvenuta precedentemente (nel XVIII secolo) e le 2 rivoluzioni inglesi sono risalenti al ‘600, perciò quella francese non li ha toccati..
I primi movimenti femministi sono risalenti a fino ‘700 inizio ‘800.
Sul piano culturale la maggiore eredità del ‘700 è il pensiero illuminista, nato in GB e sviluppatosi in Francia. Si basava soprattutto sulla fiducia nella ragione, sull’approccio critico contrapposto a quello dogmatico, ecc. Nell’800 il termine “illuminismo” viene sostituito con positivismo ed evoluzionismo.
Se il 700 è l’”Età dei lumi”, il secolo successivo è caratterizzato da quell’approccio positivista nato con Comte, fondatore della sociologia. La società diviene oggetto d studio scientifico per riflesso di un rafforzamento della fiducia nel metodo empirico e nella capacità di raccogliere dati e studiarli.
Nell’800 si porrà fiducia nelle capacità riformatrici dei “sovrani illuminati”. L’Illuminismo di Rousseau ha una matrice che possiamo definire democratica. Nel “Contratto sociale” teorizza che il potere dei sovrani non è di origine divina, ma gli è stato conferito volontariamente dai cittadini in cambio di ordine e sicurezza.
Nel 1814-1815 si riunirono i rappresentanti degli stati europei dando avvio al Congresso di Vienna; in cui fu invitata anche la Francia sconfitta.
Il periodo napoleonico fu di discontinuità per 2 motivi:
- l’esercito napoleonico prevedeva di esportare al di fuori della Francia gli ideali della Rivoluzione Francese (anche se ormai era nato l’Impero), ossia quelli democratici per contrasto
- le invasioni napoleoniche scatenarono l’orgoglio nazionale negli altri paesi europei, soprattutto nell’area germanica
Tra il 1814 e il 1848 si parla di Restaurazione che avviene per gli antichi sovrani, ma non per l’Ancien Regime.
La carta geopolitica europea post Congresso di Vienna è ben diversa da quella della Rivoluzione francese: l’Austria ingloba il Lombardo-Veneto e il Regno di Sardegna la Liguria. La frammentazione nell’area tedesca rimaneva molto forte, nonostante la presenza di Austria e Prussia.
Il congresso non avalla l’ipotesi di un’area tedesca unita e perciò nasce la Confederazione germanica formata da 39 stati distinti. Questa situazione influenzò l’equilibrio europeo.
Il 1870-1871 viene indicata come data per la nascita dell’Impero tedesco, guidato da una casta militare.
La Santa Alleanza, invece, nacque tra i sovrani europei per lottare contro i movimenti rivoluzionari. La GB fu l’unica a ragionare in maniera moderna e a fare accordi miranti il mantenimento dell’equilibrio.
Rivolte in tutta Europa che si basano sui principi della Rivoluzione francese:
- 1821 in tutta Europa
- 1825 in Russia, movimento decabrista
- 1830 in Francia diviene sovrano Luigi Filippo d’Orleans
Si era tentato di ristabilire l’assolutismo monarchico, ma la borghesia vi si era opposta. Difficile comprendere le lotte all’assolutismo senza prendere in considerazione la massoneria. Essa si poneva anche contro l’ideologia della ragione. In Italia uno dei suoi maggiori rappresentanti era Mazzini che fondò molte organizzazioni.
In Inghilterra le lotte sociali e politiche la facevano più moderna, inoltre aveva un modello costituzionale in quanto i poteri della società non avevano la possibilità di prevalere sugli altri.
In GB, il fatto che nel 1848 non ci furono conflitti sociali, non significa che non vi fossero altri tipi di conflitti. Fu il primo paese in cui nacque il Movimento Operaio organizzato nelle Trade Unions. Come questo anche altri movimenti furono creati per allargare il diritto di voto.
Il Cartismo era un movimento di lavoratori che prendeva il nome dalla Carta del Popolo e che rivendicava l’allargamento del diritto di voto.
Francia, Austria, Italia e area tedesca sono i casi più interessanti del ’48, anche se tutta l’Europa continentale (tranne la Russia) ne fu sconvolta. Il non aver vissuto un periodo di rivoluzione in Russia, ha portato al crearsi di una situazione atipica, in quanto questo paese fu considerato una grande potenza, anche se molto arretrato politicamente e fermo nel tempo. Si pensi che solo nel 1861 i contadini russi furono liberati dallo stato di servitù della gleba. Fino alle rivoluzioni del 1905, nell’impero zarista, non vi fu un Parlamento.
Il 22 febbraio 1848 a Parigi scoppia una rivolta a seguito del divieto del governo di raccogliere firme in piazza per l’allargamento del diritto di voto. Viene proclamata la Repubblica! In questa II Repubblica si osserva la vasta gamma di forza politiche: liberali, moderati, democratici-radicali ed un socialista (Louis Blanc). Quest’ultimo fu il primo a reclamare il diritto di voto e per questo furono organizzati gli “opicifi nazionali”.
Il 23 aprile vincono le lezioni per la Costituente: i moderati.
Solo Parigi era fortemente di sinistra, a differenza del resto di tutta la Francia che era formata da piccoli proprietari terrieri. Di fronte alla sconfitta della sinistra, decidono di tentare un’insurrezione operaia (giugno 1848).
La nuova Costituzione concedeva il suffragio universale maschile e grandi poteri al Presidente.
Il 10 dicembre 1848 viene eletto a plebiscito unanime il nipote di Napoleone: Luigi Napoleone Bonaparte, figura principale nelle rivoluzioni, ma nel 1851 effettuò un colpo di stato in quanto non gli fu concesso un secondo mandato; si fece nominare imperatore con il nome di: Napoleone III. Questo epilogo non rappresenta una Restaurazione monarchico, in quanto l’imperatore non sciolse l’assemblea costituzionale e fece notificare il suo ruolo attraverso un plebiscito popolare; così ebbe inizio il II Impero. Il termine “bonapartista” non si riferisce a Napoleone il Grande, ma a Napoleone III e questo sistema unisce autoritarismo a forme di cattura del consenso popolare.
In Francia, nel ’48, vi sono tutto le forze politiche fondamentali in seguito e non a caso si sviluppa il Manifesto del Partito Comunista.
Il Austria, il 13 marzo, scoppiò una rivolta a Vienna che portò l’imperatore ad allontanare da corte Von Metternich e la promessa per la Costituente. Lo scoppio della rivoluzione alimentò moti nel resto del Paese: Budapest, Praga, ecc. Gli ungheresi non volevano concedere più potere ai croati, romeni e slovacchi.
In Prussia si ebbe la rivoluzione e Federico Guglielmo IV promise riforme liberali e decise di rendere omaggio alle vittime della rivoluzione. Nella Confederazione tedesca fu eletta un’assemblea costituente insediata a Francoforte. I rappresentanti degli stati iniziarono a litigare sulla futura forma governativa degli stati tedeschi e dei poteri della “Grande Germania” che comprendeva tutti i territori di lingua tedesca (anche l’Austria), contrapposta alla “Piccola Germania” che escludeva l’Impero Austriaco. La maggioranza dell’assemblea offrì la corona della Germania al Re di Prussia, che non accettò poiché l’assemblea era eletta dai cittadini, in quanto ribadiva l’idea che il potere derivasse dall’alto. Nel giro di pochi giorni la “Dieta di Francoforte” fu sciolta poiché non aveva più margine di manovra (giungo ’49).
Il governo prussiano vara una costituzione e una legge in cui garantisce il suffragio universale maschile. Il sistema elettorale prussiano garantiva più la supremazia politica di nicchia, industriali e proprietari terrieri à sistema elettorale delle 3 classi.
È sbagliato vedere nell’800 uno sviluppo lineare dei diritti fondamentali; in questo secolo ed anche per buona parte del 900 era radicata l’idea che il governo fosse da affidare alle persone istruite.
Le ragioni per cui non si dava il diritto di voto alle donne erano le stesse per cui non si dava il diritto di voto agli analfabeti: non li si considerava adatti per gli affari dello Stato. La Sinistra politica in Italia, fino alle elezioni del ’46 non si batteva a favore del diritto di voto alle donne, in quanto si pensava che queste fossero troppo influenzate dai preti.
Rivolte in Italia:
- Palermo à gennaio ’48.
- Importante documento à Statuto Albertino, primavera del ’48 concesso da Carlo Alberto.
- Sull’onda dell’entusiasmo il re dichiarò guerra all’Austria e a lui si unirono anche gli altri sovrano italiani. Ma, dopo le prime vittorie, l’esercito piemontese subisce le prime sconfitte e i sovrani italiani a fronte di un’unificazione nazionale, si ritirarono. Carlo Alberto abdicò a favore di Vittorio Emanuele II.
- Il nuovo Re fu il solo a non abrogare la Costituzione, facendo rimanere anche il Parlamento elettivo (Camera dei deputati di nomina popolare a suffragio ristretto + Senato di nomina regia)
- Torino divenne la capitale italiana in cui potevano esistere circoli liberali.
I moti del ’48 erano visti, agli occhi degli storici, come una somma di processi economici, sociali, politici ed istituzionali che avrebbe portato a forti elementi di crisi. Le conseguenze della Rivoluzione Industriale ebbero una portata pari alla I Rivoluzione agraria.
Il “bicameralismo” è ispirato al sistema britannico con la Camera dei Lord, ispirazione dei senatori, aveva il diritto di veto su ogni proposta di legge e la Camera dei Deputati, ispirazione dei parlamenti elettivi. Il Senato, previsto dallo Statuto Albertino, si ispira totalmente alla Camera dei Lord UK, in quanto i membri venivano nominati dal Re e i pochi senatori a vita venivano nominati dal Presidente della Repubblica.
Rivoluzione industriale:
- Diminuzione dei contadini
- Formazione del proletariato industriale
- Nascita delle classi intermedie à società complesse
Il momento in cui gli occupanti del settore secondario aumentano rispetto a quelli del settore primario è fondamentale in ogni società. E con l’andare del tempo la crescita della secondaria è stata sorpassata dai membri appartenenti alla classe terziaria.
Nasce il concetto di “opinione pubblica” che all’epoca era rappresentata soprattutto dalla stampa (nel Regno di Sardegna, prima dello Statuto Albertino non esisteva la libertà di stampa). La libertà di stampa e di opinione sono stati uno degli effetti della caduta dell’Ancien Regime. Il termine “opinione pubblica” è definito come la voce dei mezzi di comunicazione fortemente pluralisti in quei decenni del ’48.
Successivamente al ’48, per ¼ di secolo vi fu un’accelerazione dello sviluppo industriale. Fu l’epoca d’ora dell’ottimismo borghese. Il simbolo di tutto ciò fu la ferrovia, negli anni ’70 completata negli USA collegava la costa est con la costa ovest, modificando i tempi di percorrenza, di vita e di commercio.
La metà dell’800 vide:
- una grande migrazione dall’Europa al Nord America: l’emigrazione proveniente dai paesi che per primi si industrializzarono (“first comers”). L’Italia fu una second comers e il suo flusso migratorio partì negli utlimi 2 decenni dell’800.
- riconversione degli agricoltori nell’industria e ciò portò un eccesso di manodopera che dalle campagne si riversò nelle città
Le migrazione avevano carattere di “rimesse verso il paese di origine”. Molla di sviluppo fu il decongestionamento demografico e l’aumento dei salari per via della minore concentrazione di manodopera.
Tra il 1873 e il 1875 iniziò la Grande Depressione. Le cause vanno ricercate nell’eccesso di produzione, in quanto erano molte di più le merci prodotte che quelle vendute e acquistate. L’espansione della produzione non era più possibile sul lungo periodo se il mercato fosse stato composto solo da minoranze. Bisognava avviare un miglioramento del reddito nelle fasce basse, per una prosperità del sistema capitalistico.
Gli economisti angloamericani formulano la “teoria degli alti salari”: per Marx il singolo imprenditore è un po’ schizzofrenico perché vorrebbe pagare il meno possibile i suoi operai, ma contemporaneamente vorrebbe che gli altri avessero abbastanza soldi per comprare i suoi prodotti.
La Grande Depressione fece maturare le “culture della crisi” mettendo in crisi l’ottimismo borghese. Si reagì alla crisi rinnegando i principi del libero commercio a favore di un protezionismo basato su dazi doganali delle merci importate dall’estero. Solo la GB fece eccezione!
Nel 1946 nelle UK furono abolite le Corn Laws: imponevano un dazio sul grano di importazione.
L’economia italiana era scarsamente integrata nei mercati mondiali, perciò gli effetti della crisi arrivano soltanto a metà degli anni ’80. Nel 1887 fu introdotto il dazio sul grano estero.
Iniziò il dibattito tra liberismo e protezionismo: si pensava che quest’ultimo danneggiasse tutti in quanto creava un clima di guerre commerciali con effetti depressivi.
In questi stessi anni cominciò la II Rivoluzione Industriale, il cui simbolo, questa volta, era l’energia elettrica.
Nella storia del capitalismo industriale, le grandi crisi, sono stati i periodi in cui i processi produttivi si sono innovati e sono nate nuove industrie.
In questa fase si accelerarono anche i processi di colonizzazione. Il controllo sulle materie prime venne esteso e nazionalizzato. Tutto ciò avvenne in un clima di forte concorrenza tra le potenze.
Nel Congresso di Berlino venne concordato:
- la separazione dell’Africa
- il controllo delle materie prime e dei nuovi mercati di sbocco à le potenze europee cercarono di strappare alla Cina concessioni commerciali.
La GB era la principale potenza mondiale, nell’800; l’emergere di nuove potenze come USA, Germania e Giappone la ridimensionò. Essa era considerata come un esempio da seguire sia per il suo equilibrio sia per il suo sviluppo economico. Caratteri principali:
- equilibrio dei poteri
- bipartitismo perfetto
- monarchia popolare à 1837-1901 incoronazione della Regina Vittoria
- riformismo senza scontro violento
Poteri:
- Corona
- Aristocrazia terriera à Camera dei Lord
- Camera dei Comuni
Nessuna di queste poteva prevaricare le altre 2. Vi era un meccanismo molto complesso per superare il veto della Camera dei Lord.
Whig, il potere liberale e Tory, quello conservatore si contendevano il governo; i Tory si appoggiavano più alla Corona e all’aristocrazia, mentre i Whig pensavano ai diritti della Camera dei Comuni. Questo bilanciamento nei poteri è arrivato sino ad oggi; lo si può vedere nel ritualismo: la Regina deve bussare per entrare in Parlamento e le sue guardi devono deporre le armi.
3 leggi di riforma elettorale:
- nel ‘32
- nel ’67 à Great Reform Act: dava il diritto di voto anche a chi non era proprietario
- nel ‘84
La Regina Vittoria:
- nominava il primo ministro (in realtà era eletto dal popolo)
Monarchia popolare: immagine di monarchi vicina al popolo; nettamente diversa dalla figura del Kaiser tedesco.
La società organizzata in partiti, rendeva la politica qualcosa di diverso da un atto unilaterale del sovrano. I deputati eletti in Irlanda, che fossero Whig o Tory, facevano blocco comune in Parlamento, tanto che i giornali li definirono “Partito Irlandese”.
Fino all’inizio dell’800 erano esclusi dal voto i cattolici e i protestanti dissidenti.
A metà 800 la GB era l’unico paese in cui esponenti radicali potevano essere liberi (Mazzini, Marx, ecc) e la stessa cosa per la libertà di stampa.
Per noi, un partito è una struttura organizzata nella società al di fuori del Parlamento, mentre allora un partito era un raggruppamento parlamentare (ben riconoscibile in base alla sua collocazione fisica nell’aula parlamentare) o genericamente una tendenza politica ideologica.
Il “Manifesto del Partito Comunista” intende il partito come una corrente, una tendenza.
La GB è stato il primo paese in cui i lavoratori si sono organizzati politicamente; i partiti socialisti erano deboli, ma le trade unions candidarono alcuni loro esponenti nella Camera dei Comuni. Generalmente gli operai votavano per i liberali, ma nel giro di pochi decenni questi voti andarono al Partito Laburista che rappresentava ufficialmente le trade unions.
Il bipartismo in GB è rappresentato da conservatori da una parte e laburisti dall’altra.
La società civile nella concezione hegeliana è quella dimensione intermedia tra famiglia e Stato. I processi di complessificazione della società dilatarono questa dimensione che divenne sempre più grande. Dalla seconda metà dell’800 la vita della società civile compenetra quella dello Stato.
Le monarchi costituzionali si imponeva di dividere l’azione del governo dal parlamento; in tutto lo Statuto Albertino si ravvede la formula “i ministri del re” appunto stando a sottolineare che le decisioni vengono comunque dal re. Formalmente, nel sistema italiano i governo non dovevano chiedere la “fiducia” alle camere in quanto gliela accordava il sovrano. Se il Parlamento non approvava le leggi del governo, il re scioglieva le camere per avere delle camere più compiacenti.
Fu Giolitti, il primo a chiedere la “fiducia” delle Camere, anche se ciò non era previsto dalla Costituzione. Queste prassi politico-istituzionali hanno dato vita delle consuetudini parlamentari.
In Russia, nella formazione della prima Duma, si assistette ad uno scontro tra lo zar Nicola II e il Parlamento; lo zar pensava che il governo dello Stato spettasse a lui.
In Italia la politica estera era una prerogativa del re; era lui che dichiarava guerra, anche se poi era il Parlamento ad approvare il funzionamento. Allo scoppio della I Guerra Mondiale, il Parlamento era chiuso a decidere, infatti, per la discesa in campo decisero il governo e il re. Alla fine della guerra, Giolitti, propose che si facesse una legge che portasse alla decisione per la dichiarazione di guerra sotto l’approvazione del Parlamento.
Esclusi GB e USA non vi sono paesi che negli ultimi 200 anni abbiano cambiato sistema politico.
La combinazione dei fattori: economico-sociali; politico-storici; culturali; nazionali; ecc caratterizza ogni paese.
In età contemporanea si vide il declino di Spagna e Portogallo. Tra le ragioni: scarsa penetrazione dei caratteri della Rivoluzione Industriale, il venir meno della forza della democrazia, ecc.
- fattore nazionale: Impero Asburgico e Impero Ottomano alla fine della I Guerra Mondiale andarono in pezzi.
- Fattore religioso: In Italia, nel processo di unificazione nazionale per l’omogeneità della fede cattolica. In Germania, la Prussia dovette unire a se la Baviera cattolica.
Il peso della chiesa ortodossa è fondamentale per capire la Russia zarista.
La salita al potere, in Francia, di Napoleone III dimostra una rottura con i cambiamenti del ’48. Egli era il nipote di Napoleone I, cospiratore ed ex carcerato per la sua attività eversiva. Le costituzioni, fatte approvare da Napoleone, fra il 1851 e il 1852, sono un grosso passo indietro verso una deriva autoritaria ai danni del Parlamento. Negli anni ’50-’60 cercò di ridare alla Francia il suo ruolo nell’ambito internazionale. Solo dopo del tempo, un colpo di stato francese aveva lo stesso valore di un colpo di stato asburgico, inglese, ecc.
Gli accordi di Plombiers del ’58, con Cavour, furono per Napoleone un successo in chiave anti austriaca. Questa politica di spregiudicato protagonismo in politica estera si arrestò violentemente nel 1870 con la sconfitta contro la Prussia. La guerra in sé durò poche settimane; Napoleone fu fatto prigioniero e si ebbe il crollo del II Impero (francese). Per la Prussia fu la possibilità di unificare gli stati di lingua tedesca. I tedeschi decisero di proclamare la nascita del II Reich Tedesco.
A Versailles si voleva affermare la nascita di una grande potenza, erede ideale del Sacro Romano Impero Germanico. I nazisti, a tal proposito, diedero alla Germania il nome di III Reich.
L’atteggiamento di Bismarck non fu particolarmente punitivo nei confronti della Francia: egli favorì la nascita di una nuova Repubblica guidata dal governo provvisorio di Tliers.
La maggior parte degli elettori francesi, elesse, nella votazione per la nuova assemblea, un manipolo di monarchici, reazionari ed aristocratici. Nella capitale, invece, si era formatala “Unione di Parigi” di orientamento rivoluzionario.
Le elezioni locali videro l’astensione dei moderati, un plebiscito dei radicali, democratici e anarchici.
La “Comune” fu il primo esempio di governo socialista, anche se terminò con diverse migliaia di parigini condannati a morte o deportati.
Nasce la III Repubblica, con una divisione tra i monarchici eletti e l’opposizione tedesca. Machmakan nel 1877, nel suo ruolo di presidente, cercò di varare una costituzione reazionaria ed autoritaria. Questo tentativo fallì e ci fu un riorientamento degli elettore verso sinistra. Negli anni successivi furono varate molte riforme di carattere progressista.
- La capitale fu trasferita da Versailles a Parigi;
- la “Marsigliese” divenne l’inno nazionale;
- il 14 luglio divenne festa nazionale
Repubblicano, in francese, non è solo l’opposto di monarchico, ma rimanda ad un insieme di valori intrinsecamente progressista e di sinistra.
Lo “Stato di Vichy” formalmente era una repubblica, ma per i francesi no: loro non la chiamano “repubblica” come noi! La vita pubblica francese era vivacissima, con circoli, club ed organizzazioni esterne al parlamento; embrione dei futuri partiti. Nella società francese rimaneva forte lo scontro tra la tradizione repubblicana e conservatrice.
Dei 39 stati appartenenti alla “Confederazione germanica” facevano parte anche Austria e Prussia. Si avviò un’ “Unione doganale”.
Nel 1852, in Prussia, divenne primo ministro il barone Otto von Bismarck: esponente della nobiltà agraria à junker. Bismarck oltre al suo impegno militare, aveva un grande intuito politico: era autoritario, ma sapeva che l’appoggio del parlamento gli era fondamentale. Bismarck voleva far passare in Parlamento una legge per potenziare l’esercito, ma il parlamento vi si opponeva, quindi il cancelliere governò per anni senza far approvare il bilancio ai parlamentari, nonostante i parlamenti fossero nati per rendere visibile e controllabile alle classi produttive il bilancio statale. Alla fine la ebbe vinta Bismarck.
Per ottenere l’unità nazionale, Bismarck, scatenò 3 guerre:
- Scheshwig-Holstein conquistato dalla Danimarca nel ‘64
- vittoria contro l’Austria nel ‘66
- vittoria contro la Francia nel ‘70
Il Reichstag era una camera a suffragio universale maschile. Il Bundestrat era una camera composta su base federale e proporzionale agli elettori di ogni stato. Il governo dei Reich non aveva una struttura collegiale be definita e i ministri venivano eletti dal re. Il crearsi di questa grande potenza economica, sociale, politica e militare accellerò i contrasti internazionali.
Modello Costituzionale Pure Tedesco: Kaiser e cancelliere (il potere esecutivo) avevano il ruolo rilevante. Chiamato “costituzionale puro” perché si atteneva strettamente al testo costituzionale, senza consuetudini o usi. La guerra non veniva decisa dal Parlamento, a differenza del Modello Costituzionale. Questa tipologia di modello era molto apprezzata dalla classi dirigenti in quanto il potere esecutivo era molto forte e poteva avere una maggiore efficienza statale.
Questo modello fortemente autoritaria, aveva un fatto di carattere ideologico: Bismarck e il Kaiser tendevano a dividere la società tedesca in 2à una parte fedele allo Stato e l’altra nemica. Ciò si manifesta in 2 campagne:
- contro la Chiesa cattolica à “Kultur Kampf” non considerata affidabile poiché diffusa nel Sud e molto fedele al papa Pio IX, contrario agli stati costituzionali
- contro il Movimento Socialista con le leggi anti socialiste del 1878. Prevedevano vari limiti come la libertà di stampa, ma non il divieto di presentarsi alle elezioni.
La legislazione sociale prevedeva: indennità in caso di malattia o infortunio; pensione d’anzianità; ecc.
Il Modello Statalista era fortissimo a livello politico e sociale con l’autoritarismo. Nei primi anni non vi erano né tutele né contratti. Lo Stato Liberale non pensava di imbattersi in questo tipo di Modello, quindi furono gli operai a creare le “casse di previdenza” (società di mutuo soccorso) per pagare sussidi in caso di malattia o infermità.
Il salto di qualità si ebbe con le leggi che rendevano obbligatorie le assicurazioni per malattia e infortunio. Vennero anche introdotte leggi che regolavano il mercato del lavoro (es. divieto di impiegare under 12).
Bismarck si dimise nel 1890 e ciò fu visto come un fallimento della sua politica, in quanto l’idea di controllare la vita della società non si era potuto realizzare. Nelle elezioni di quell’anno i cattolici trovarono un accordo, mentre i socialdemocratici crebbero moltissimo.
Nel 1888 salì al trono il Kaiser Guglielmo II.
L’Impero Asburgico era l’esempio di una grande potenza del passato messa in crisi dagli sconvolgimenti socio-economici politici. L’Austria venne sconfitta dalla Prussia nella sfida per l’egemonia in area tedesca.
Nel 1851 venne revocata la Costituzione concessa dopo i moti del ’48 e per un decennio si assistette ad una restaurazione. Solo agli inizi degli anni ’60 si ebbe un parlamento bicamerale con poteri ridotti.
L’Impero si reggeva sulla nobiltà, sulla piccola e piccolissima proprietà contadina e la Chiesa cattolica. Questo Paese era considerato il paese più cattolico d’Europa perché nel 1855 aveva firmato un concordato con la Chiesa.
Nel 1867, dopo la sconfitta contro Italia e Prussia, si decida per una duplice monarchia: nasce l’Impero Austro-ungarico, guidato da Vienna. Questo accordo accontentò solo gli ungheresi, accelerando il disfacimento per le maggiori spinte autonomistiche di boeri, croati, italiani, romeni, ecc.
L’Impero zarista era un esempio di società coerente alla modernizzazione. Dopo un periodo di riforme con Alessadnro II, come l’abolizione della servitù della gleba nel 1861; parziale autonomia delle amministrazioni periferiche, ecc; gli altri zar hanno abolite le riforme fino a tornare al vecchio regime.
Le forze sociali più forti erano: nobiltà di corte, Chiesa ortodossa e esercito. L’85% del paese era composto da contadini e mancava completamente la vita politica.
Alessandro II fu ucciso in un attentato anarchico.
La Spagna è un paese in declino, dove liberismo e industrializzazione non penetrano. Nella prima metà dell’800 guerre di indipendenza provarono la Spagna e le sue colonie.
I paesi scandinavi, invece, furono totalmente colpiti dalle trasformazioni socio-economiche. Si sviluppò un’economia capitalistica nell’agricoltura, nella pesca e nell’industria. Fu introdotto il sistema parlamentare e liberale.
Al “Congresso di Vienna”, la Danimarca fu penalizzata in quanto filo-napoleonica e la Norvegia fu travolta e assegnata al Regno di Svezia, dando origine a rivendicazioni norvegesi.
La Svezia doveva cedere:
- alla Russia la Finlandia
- alla Prussia la Pomerania
- alla Danimarca la Scheahwig-Holstein, che però faceva parte della Confederazione tedesca
Agli inizi del 900 la Norvegia ottenne l’indipendenza grazie ad un referendum.
Nonostante fossero tutte monarchie, questi paesi erano esempio di democrazie parlamentare: socialdemocrazia molto forte; voto alle donne; ecc.
Il periodo cavouriano aveva 3 aspetti principali:
- dare impulso al progresso economico-sociale
- protagonismo nella politica internazionale
- politica del connubio
L’obiettivo era quello di tagliare le ali esterne che univano la corrente liberale cavouriana e la parte più moderata della sinistra di Rattazzi. Caratterizzò anche il parlamento unitario. Il “connubio” portò a ridimensionarsi tutta una serie di consuetudini tra corona, parlamento e governo; e, un po alla volta le forze radicali decisero di venire a patti con la monarchia.
Gli ex rivoluzionari, come Morin, divennero più moderati e aderirono alla “Società nazionale”; le cospirazioni non portarono a nulla e anche la Repubblica cadde.
Mentre Cavour stringeva patti con Napoleone III, i cospiratori mazziniani tentarono di uccidere quest’ultimo (1858)
Il Risorgimento non è stato un progetto nato pianificato dall’inizio alla fine, ma è figlio delle circostanze. Napoleone nel 1859-’60 pensava ad un’Italia divisa in 3 stati:
- il nord sotto i Savoia
- il centro corrispondente ai domini del Papa
- il meridione tolto ai Borboni e con un nuovo regime
Questo disegno originò delle forze non omogenee e non pianificate da Cavour:
- nel Centro, in Emilia e Toscana, plebisciti sancirono l’adesione allo stato piemontese, mentre l’”impresa dei Mille” finanziata dagli inglesi, unì allo Stato nascente anche il Sud
- lo Stato Unitario era frutto di un compromesso fra lo Stato Sabaudo, che arrivò ad invadere i territori dello Stato della Chiesa, ed una spedizione rivoluzionaria. Ne è simbolo la stretta di mano tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi a Teano.
- La questione di Roma: il pontefice aveva ancora un potere temporale su una parte dell’Italia centrale; Cavour non si spinse oltre per l’opposizione di Napoleone III. La mancata annessione di Roma portò ad una cattura fra garibaldini e il governo nazionale: l’esercito italiano dovette difendere con le armi i domini del Papa.
L’unificazione fu costosissima, quindi dopo il 1861, si ebbe un forte disavanzo nel bilancio statale. Per ovviare a ciò ci fu un innalzamento delle tasse:
- Integrazione dei dazi doganali degli ex stati italiani; optarono per una forte centralizzazione
- Le tradizioni politiche, linguistiche, usi e costumi erano diversi da regione a regione
- Al sud vi fu una forte resistenza a volte guidata dalla Chiesa o da residui borbonici
- La legge Pica servì proprio per combattere il brigantaggio, figlio del malessere meridionale
Nel 1869 fu trasferita la capitale a Firenze, il che doveva convincere i francesi della rinuncia a Roma. Il 20 settembre 1870 a seguito della sconfitta francese contro la Prussia, le truppe sabaude entrarono a Roma.
Pio IX, già nel 1861 non aveva riconosciuto lo Stato italiano, figurarsi quale potesse essere la sua posizione dopo l’esproprio patrimoniale ecclesiastico e l’occupazione di Roma.
L’esercito italiano ebbe il divieto di entrare nei palazzi vaticani e lateranensi, così che il Papa si trovò in una situazione di extraterritorialità. Veniva chiamato il “prigioniero di San Pietro”.
Con la “legge delle guarentigie” lo Stato concesse quei palazzi e alcune garanzie al Papa, che però rifiutò perché non le considerava legittime. Il non riconoscimento portò all’assenza dei rapporti diplomatici e all’illecità per i cattolici italiani di partecipare alla vita pubblica: niente cariche pubbliche e votazioni alle elezioni à Non Expedit
La legge delle guarentigie venne rifiutata perché non assegnava il potere politico alla Chiesa.
Solo con il Concordato, che riconobbe un piccolo stato territoriale al Papa, firmato da egli stesso e da Mussolini, i rapporti si normalizzarono à Patti Lateranensi: 1929, il pontefice era di nuovo capo dello stato.
In Germania esisteva un partito politico cattolico à zentrum (Centro).
Il Non Expedit valeva per le elezioni politiche, ma non per quelle locali.
A metà degli anni ’70 nacque l’ “Opera dei Congressi” che riuniva tutte le associazioni cattoliche.
I 2 schieramenti politici principali erano:
- Destra storica à figlia del liberalismo cavouriano
- Sinistra storica à figlia di quei movimenti rivoluzionari che si erano consolidati con le monarchie.
Entrambi riconoscevano le istituzioni e lo Statuto Albertino e perciò non erano del tutto contrapposti.
Per un quindicennio rimasero al governo i rappresentanti della Destra Storica (Minghetti, Sella, ecc); erano ossessionati dal pareggio di bilancio.
Nel 1876 prese il sopravvento la Sinistra Storica con:
- la riforma scolastica
- la legge Coppino, che introduce un minimo di obbligo scolastico
- riforme elettorali (1882) allargando il diritto di voto a coloro che avendo compiuto un minimo di studi scolastici sapevano leggere e scrivere
- timido decentramento amministrativo
Negli anni ’90 iniziò l’interesse per le colonie in quanto la Destra Storica era per una “politica del piede in casa”.
Il termine “trasformismo” introdotto da Depretis, non vedeva niente di male nel “trasformare” le proprie idee in parlamento.
Nel 1882 iniziarono ad entrare in gioco deputati che non si identificavano né nella Destra né nella Sinistra: repubblicani, radicali, ecc. Si forma l’ Estrema Destra composta da repubblicani, socialisti e democrazia radicale. Questi 3 raggruppamenti rifiutavano il “trasformismo” e volevano un cambiamento del sistema politico, in quanto volevano la nascita di partiti veri e propri.
Nel 1892 nacque il primo partito organizzato nel senso moderno del termine italiano: Socialista. Qualche anno dopo nacque quello Repubblicano e nel 1904 quello Radicale.
Alla morte di Depretis, alla fine degli anni ’80, Crispi divenne il primo ministro ed ebbe quel ruolo per circa un decennio. Era il simbolo della tradizione mazziniana integrata nel sistema. Era un astuto cospiratore, garibaldino e probabilmente un terrorista; qualcuno ipotizza che fosse stato lui colui che fuggì all’arresto dopo il tentato fallimento dell’attenta a Napoleone III. Da una parte l’azione di governo di Crispi fu riformatrice à riorganizzazione e snellimento dell’organizzazione amministrativa centrale; decentramento con l’elezione diretta dei sindaci nei paesi con più di 10.000 abitanti; nuovo codice penale che aboliva la pena di morte nel 1889-1890. Dall’altra vi era una gestione autoritaria dell’ordine pubblico.
Crispi divenne Presidente del Consiglio proprio quando la crisi economica iniziò ad inasprirsi in Italia. Nel 1887 erano state approvate delle norme protezionistiche e la guerra commerciale con la Francia.
Crispi si sentiva un po il Bismarck italiano; decretò lo “stato di assedio” e colpì fortemente gli anarchici e ciò volto a controllare la situazione incandescente. Durante la crisi si ripiombò in una situazione di disavanzo e negli anni ’90 iniziò ad uscire fuori uno scandalo che colpiva la Banca Romana.
5 erano le banche autorizzate a emettere moneta, fra cui la Banca Romana e a seguito di proteste dei parlamentari di sinistra, si scoprì che venivano battute più monete con lo stesso numero di serie. A ciò si univa il fatto che nel libro paga della Banca Romana figuravano nomi di politici, giornalisti e della moglie di Crispi e quindi sia lui, il Presidente del Consiglio in carica, Giolitti furono coinvolti nello scandalo.
Gli esiti furono scarse, le colpe furono scaricate su Giolitti che per un periodo rimase all’estero (in Germania).
Anche in Francia vi fu uno scandalo simile che riguardava la costituzione del Canale di Panama.
Per iniziativa di Giolitti, nacque la Banca d’Italia, 1893. era l’unica entità in condizione di battere moneta sotto la supervisione del governo.
Crispi decise di investire molti soldi nell’impresa militare contro il negus di Abissinia, Menelik, che terminò nella sconfitta di Adua (1896). Crispi si era giocato tutto e anche le manifestazioni popolari lo spinsero alle dimissioni.
L’Impero ottomano non era considerato fra le grandi potenze musulmane. Con il tempo aveva subito un ridimensionamento nettissimo: Ungheria, Serbia. Rimaneva, però, radicato sul continente europeo questo impero multinazionale. Controllare, nell’800, il Nord Africa, la penisola anatolica, i Balcani e il Medio Oriente.
Considerato, da lungo tempo, l’avversario dell’Europa cristiana; era ricco sia a livello economico si demografico. Le nazionalità che componevano l’impero erano: curdo, turca, slava, armena, araba, ecc. A capo dello stato vi era il sultano, mente a capo di una nobiltà vi era il gran visir corrispettivo di un primo ministro.
Durante la I Guerra Mondiale si alleò con Austria-Ungheria e Germania, venendo travolto dalla sconfitta e smembrato. L’Impero Ottomano era considerato il “grande malato d’Europa”. All’interno dell’impero troviamo anche una grande divisione religiosa in quanto erano presenti: ebrei, musulmani, cattolici e ortodossi.
All’inizio dell’800, la classe dirigente, era ben conscia del ritardo militare dello stato. La struttura militare poggiava su “giannizzeri” che con la riforma dell’esercito vennero sciolti.
Nel 1830 a seguito della rivoluzione vi fu l’indipendenza della Grecia; nel 1839 si avviò una riorganizzazione per modernizzare l’impero, partendo dalla divisione dei poteri politico e religioso à processo di secolarizzazione. Questo lungo processo si concluse con una Costituzione sul modello europeo.
Tutto ciò fu fallimentare in quanto la continua guerra, soprattutto con la Russia, poneva lo stato in perenne tensione.
Nel Congresso di Berlino (1878) si decise che Serbia, Bulgaria e Montenegro divenissero indipendenti; mentre Bosnia-Erzigovina diventasse un protettorato asburgico. L’Egitto su occupato dagli inglesi; mentre nel 1912 l’Italia diedi il colpo finale allo stato con la conquista della Libia. Ciò diede vita alla corrente dei Giovani Turchi composta da militari e funzionari che ispirò il movimento rivoluzionario di Mustafa Kemal Atatark.
Nell’esteta del 1908 i Giovani Turchi portarono al ripescaggio della costituzione e del parlamento e l’anno dopo il sultano in carica venne sostituito con il fratello. In quel contesto di impero militaristico, tra il 1909 e il 1911, il movimento spinse per la supremazia della componente turca. L’unica soluzione per la crisi era la rapida gerarchizzazione etnica dell’impero, in quanto prima era stato molto tollerante. In poco tempo l’amministrazione divenne molto più centralistica e anti autonomistica.
Il termine nazionalismo esisteva ad inizio 800 e indicava le spinte indipendentistiche di una compagine etnica sottoposta ad un altro stato. Tra fine 800 e inizio 900 si affermano movimenti che fanno gli interessi della propria nazione rispetto alla quale altre ne sono inferiori. (es. il nazionalismo britannico affermava la supremazia mondiale della Gran Bretagna e attaccava una classe politica considerata debole).
Tra la fine dell’800 e l’inizio della I Guerra Mondiale si assistette ad una dura competizione militare fra le varie potenze; sempre in quegli anni, 1878-1914, nacque il concetto di imperialismo. Per alcuni si originò in Francia con Napoleone III, per alti in UK nel fine 800. L’imperialismo si differenzia dal colonialismo poiché le forze di egemonia delle potenze europee divennero a fine 800 più complesse. Gli USA furono gli unici ad non avere mai avuto colonie, per via dei loro ideali anti coloniali, ma nel caso dell’800 furono tra i più attivi nell’ampliare la loro influenza.
In America Latina con l’indebolimento della Spagna in epoca napoleonica le elites locali aspiravano all’indipendenza. L’America Latina, escludendo il Brasile, si caratterizzò con il regime repubblicano in ogni stato. Questi processi di indipendenza si caratterizzarono dal supporto della Gran Bretagna che in cambio ottenne l’egemonia commerciale.
Si manifesta per la prima volta l’imperialismo statunitense: Monroe affermò che l’America era affare degli statunitensi. Si preoccupava principalmente della politica interna al paese che di quella estera, tenendo lontano gli europei.
In Africa nell’800 si osservò un salto di qualità del controllo europeo. Il continente fu saccheggiato principalmente per le materie prime.
Francia e UK erano le potenze egemoni, mentre in secondo luogo c’erano i portoghesi, i tedeschi, gli italiani e i belgi.
Il divario tra il grado di sviluppo dei paesi europei e di quelli extra europei non era elevatissimo; mentre quello economico-sociale di Tunisia ed Egitto rispetto, ad esempio all’Italia, non era grande. L’abisso, in realtà, si era originato dalle politiche europee.
Il rapporto tra Europa e Africa non era caratterizzata solo dalla depredazione volontaria, ma anche dall’impatto devastante dell’imperialismo culturale. Sia in Sud America che in Africa gli europei distrussero le basi tradizionali dell’economia portando il loro sistema. La GB a fine 800 progetta di creare una via di comunicazione fra Egitto e Sud Africa.
In Estremo Oriente, l’Europa ebbe a che fare con Giappone e Cina, 2 realtà consolidate da secoli, se non millenni.
È importante vedere il carattere globale dei fenomeni: le esplorazioni europee furono causate dell’interruzione della “via della seta”. L’obiettivo è sempre quello di trovare delle vie di comunicazione.
L’interesse delle potenze europee verso Giappone e Cina era il potere commerciale. L’obiettivo strategico era quello di poter utilizzare i porti dell’Estremo Oriente. Fino a metà 800, in Cina, era accessibile solo il porto di Cantori alla GB e sempre sotto il controllo del governo.
I “trattati integrali” concedevano ai mercanti europei:
- l’esenzione delle tasse
- l’accesso ai porti
- l’imperseguibilità giudiziaria
L’Impero cinese già agli inizi del 900 implose e nacque la Repubblica. Invece, il Giappone, rimase sempre una monarchia. Fino alla metà dell’800 il Giappone aveva una struttura sociale interna simile a quella feudale, anche se con alcune particolarità:
- vi era un ceto di grandi proprietari à daimyo che esercitavano il loro potere politico attraverso lo shagun. Questi avevano alle loro dipendenze una nobiltà inferiore à i samurai.
- L’imperatore ha il ruolo di unificatore e simbolo religioso. Egli rimaneva nascosto, per via del suo ruolo quasi “divino”, nella città di Kyoto.
- Ai gradi più bassi della gerarchia troviamo i contadini (80% della popolazione) con vari vincoli sottoposti dai signori ed una pressione fiscale altissima. I mercanti poco considerati per i valori della religione scintoista, la quale non considerava onorevole il commercio.
L’apertura commerciale portò in Giappone forti tensioni; alcuni si arricchirono, altri pensarono al degrado. Scoppia, così, la guerra civile che vede l’incapacità del governo centrale di riformare lo Stato.
Nel 1868 avviene la Restaurazione Meiji che pone termine alla guerra civile e pone le basi per la nascita del Giappone moderno. Vari eserciti costrinsero lo shagun a dimettersi e l’imperatore a riprendere in mano l redini dello Stato à l’istituto dello shagunato viene abolito; l’imperatore sposta la capitale a Tokyo.
Attorno alla corte si formò una classe di funzionari che realizzarono riforme politiche, sociali ed economiche promosse dall’imperatore:
- Furono cancellati i privilegi feudali dei domini
- Avvenne una centralizzazione amministrativa che trasformò i feudi in circoscrizioni
- Si riformò il fisco così da avere risorse per sviluppare infrastrutture ed industria
Nel giro di 30-40 anni il Giappone divenne una potenza industriale nei settori del tessile e siderurgico. I doimyo furono costretti a diventare agricoltori, mentre i samurai a diventare funzionari e soprattutto ufficiali dell’esercito. Il potere imperiale decise di attrezzare il Giappone di un sistema politico-amministrativo di stampo europeo.
Nel 1889 vennero varati:
- La costituzione
- Un parlamento bicamerale
- Nacquero i partiti liberale e progressista costi da: vecchia nobiltà, mercanti e industriali
Quello che si afferma è un modello costituzionale puro come in Germania: il governo era sottoposto a pochissimi vincoli parlamentari.
Il periodo Meiji era caratterizzato dalla fusione della tecnica occidentale e dell’anima giapponese, concetto basato su gerarchia, senso dell’onore, fedeltà nell’imperatore, ecc.
Il Giappone divenne protagonista anche nell’ambito militare con grande velocità, attraverso un esercito di tutto rispetto e ispirato a quelli europei.
Nasce una forte rivalità commerciale tra GB e Giappone; nascono nazionalismo (= originato dall’orgoglio di aver superato gli occidentali individualisti, inaffidabili e non fedeli alla gerarchia) e militarismo, in cui i giapponesi erano molto forti.
- Nel 1894-95 il Giappone sconfigge militarmente la Cina ed ottiene gli stessi privilegi commerciali che avevano gli europei, con il controllo delle ferrovie cinesi.
- Nel 1904-05, il Giappone, sconfigge la Russia zarista –> la prima vittoria di una potenza non occidentale su una europea
- Nel 1910 la Corea gli venne riconosciuta.
Gli equilibri erano cambiati:
- La Corea era contesa fra Cina e Giappone, è curioso come quest’ultima, nato da un senso di rivincita contro gli occidentali, ebbe le stesse mire imperialistiche europee à imperialismo e retorica anti colonialismo andavano a braccetto
- Il Giappone ottenne il consenso quando occupò i paesi estremo-orientali
- Durante la Guerra di Corea del ’53 un generale americano accumunò coreani e giapponesi perché “della stessa razza” e fu rimosso per questa gaffe
- La Cina, invece, si mostrò incapace di reagire come il Giappone alle stesse sfide. Le cause stanno nella struttura sociale: la maggior parte della popolazione era contadina, proprio come il Giappone, ma vi era un carattere estremamente centralistico di lunga tradizione. Era difficile parlare di società feudale, in quanto il potere era nelle mani dei funzionari imperiali e non dei signori locali.
A differenza del Giappone, la storia cinese è caratterizzata dal precipitare in uno stato di disordine interno che non approda in un movimento.
La chiave principale con cui GB scardina le resistenza furono le Guerre dell’oppio (1842; 1856-’60) causate dall’interesse della Compagnia delle Indie per la diffusione in Cina dell’oppio, vietato nell’Impero Cinese che ne puniva il commercio persino con la morte.
Dopo la prima, fu imposto alla Cina, il Trattato di Nanchino che prevedeva:
- l’abrogazione del divieto di importare l’oppio;
- il porto di Honk Kong fu assegnato agli inglesi;
- concessione di 5 porti
- riparazione per le spese di guerra
Nella seconda, gli europei, ottennero la possibilità di comprare proprietà terriere e di commerciare in altri porti.
A seguito di tutto scoppiarono varie rivolte contadine che sottrassero all’imperatore il controllo di ampie regioni, tra cui, la più famosa “Tai pingi” sconfitta solo a metà anni ’60 con l’appoggio delle potenze europee.
Un secondo momento di rivalità fu la Rivolta dei Boxer di fine 800. Questo movimento paramilitare che si faceva chiamare Società di Giustizia e Concordia creò parecchi problemi e sfociò nel 1900 in un assedio al quartiere di Pechino destinato alle ambasciate occidentali. Europa ed USA mandarono capi di spedizione per liquidare la rivolta (vi parteciparono anche gli italiani).
Il risentimento verso gli occidentali e il governo imperiale favorirono la formazione di un primo movimento nazionalista cinese guidato da Sumy Yung Tseny che fondò nel 1905 una lega nazionalistica repubblicana. Per lui l’unica soluzione era spazzare via l’Impero e creare una Repubblica democratica; si rifaceva alla rivolta “Tai ping”.
In Giappone il sentimento nazionalista si traduce nel militarismo; mentre in Cina in idee repubblicane e democratiche.
Nel 1911-’12 l’Impero Cinese implose: nacquero delle sommosse a seguito delle concessione del controllo di tutta la rete ferroviaria nazionale ad imprese europee. Il 29 dicembre 1911 i delegati di 16 province dichiararono decaduto l’Impero e Sumy Yung Tseny divine Presidente della Repubblica.
Per alcuni anni alcune regioni cinesi rimasero fuori dal controllo del governo repubblicano, che controllava soprattutto le regione meridionali. In questo contesto nasce il concetto di “signori della guerra”, poiché questi elementi del potere locale non rispondevano al governo centrale.
Nel 1912 si svolsero le prime elezioni politiche cinesi che incoronarono il partito di S.Y.Tseny il kuomitung; il quale si appoggiò ad un esponente ultra-conservatore dell’esercito per evitare la guerra civile e l’intervento occidentale. S.Y.Tseny cedette la presidenza a Yuan Shikai che portò il governo su posizioni autoritarie.
Il collasso dell’Impero era così grave che le potenze europee non ritenevano opportuno intervenire come avevano fatto precedentemente. La Cina si trovò in una situazione di debolezza anche nei confronti del Giappone che si fece garante della Repubblica cinese contro gli europei.
Gli USA dimostrarono, nel corso dell’800, di essere un leader politico, economico, ecc. L’egemonia americana era anche diplomatica, militare ed imperialistica; prova ne è la guerra contro la Spagna 1898 che portò Cuba e le Filippine ad essere formalmente libere, ma in realtà sottomesse agli USA.
Fattori strutturali:
- i vasti territori: permisero alle 13 colonie originarie di espandersi enormemente con un allargamento verso ovest
- flusso migratorio molto intenso: proveniente dall’Europa e alimentato sia da motivi economici che politici
- la possibilità di poter realizzarsi in quanto individuo, contrapposta con la realtà socio-economica europea che era caratterizzata dalla nobiltà terriera (assente negli USA); per queste caratteristiche gli USA si sentivano investiti di un destino che li rendeva la più ampia dimostrazione di libertà, perciò la “nuova frontiera” fu l’estensione dei diritti.
All’interno del mondo occidentale l’omogeneità non è assoluta come si pensi; la cultura forte mentente individualista degli statunitensi non è presente in Europa. Ad esempio, negli USA non è previsto un contratto nazionale del lavoro, ma solo un contratto collettivo. Il regolamentare per via statale i rapporti sociali non è molto tollerato, come ne era stato il problema di creare il Servizio Sanitario Nazionale. Non hanno la cultura del welfare state. Qualcosa di simile avvenne anche nei paesi del Commowealth: Australia, Nuova Zelanda, ecc.
- Altra particolarità è il non aver mai cambiato il loro sistema costituzionale: il presidente aveva il potere esecutivo; 2 camere; ecc. Tutto ciò era a testimonianza di una solidità del sistema.
Il cambiamento maggiore è stato nel ruolo dei partiti: nel 1864 erano i Democratici ad essere più conservatori (non volevano abolire la schiavitù); mentre i Repubblicani erano i più progressisti. Nei decenni successivi alla guerra civile la situazione è ribaltata.
Il Partito federalista fu quello che guidò gli Stati Uniti agli inizi in quanto sosteneva un modello statale più centralista. Il bipartismo è comunque da sempre il sistema politico americano; ciò è dovuto al fatto che è basato su collegi uninominali e che tutto il sistema spinge ad un confronto fra i due candidati.
Tra fine 800 e inizio 900 si sviluppò il Patito socialista; successivamente il Partito populista.
L’età jacksoniana (del presidente Andrew Jackson) fu fondata in quanto i partiti americani si strutturarono con una forte base territoriale. Le primarie per eleggere il candidato presidente di ogni partito e i rappresentanti delle varie “correnti” alle convention nazionali ne sono un esempio.
La guerra civile americana finita nel 1865 ebbe gravissime conseguenze e causò 600.000 morti. Le cause principali furono:
- Uso di armi moderne: artiglieria, fucili a retrocarica, mitragliatrici, ecc
- Liberazione degli schiavi
Alla base di tutto vi p una differenza di struttura sociale tra il Nord industrializzato e il Sud che si basava sulla forza lavoro schiavile. Vi fu una divariazione di interessi doganali: gli stai del Nord avevano introdotto forti dazi doganali per proteggere l’industria; mentre il Sud era liberista e tendeva ad esportare. Con il tempo nascevano nuovi stati dell’Ovest e bisognava decidere quale modello statale impiantare: latifondo che si basa sugli schiavi o piccola proprietà a conduzione diretta. In Texas la schiavitù dei neri era permessa; in California vietata e negli altri stati dell’ovest bisognava decidere. La società del Sud aveva favorito il nascere di stili di vita simili a quelli delle classi europee.
Per 20-30 anni dopo la morte di Jackson, fu il suo partito, quello Democratico, ad avere il potere.
Nel 1854 nacque il Partito Repubblicano, che si considerava erede del Partito federale, guidato da Lincoln. I repubblicani tolsero nel Nord molti consensi ai democratici e volontariamente accelerarono la campagna di denuncia della schiavitù. Tale decisione fu presa a guerra inoltrata. Servì la corruzione per farla abolire al Congresso. Dopo pochi giorni dalla vittoria nordista, Lincoln fu assassinato.
Difficoltà per tornare alla normalità:
- la resistenza di fette della società sudista molto forte
- il governo centrale dovette occupare militarmente il sud per 8 anni
- redimentazione di società segrete avversaria al governo à Ku Khux Klan
Da questa situazione si uscì con un compromesso raggiunto nei primi anni ‘70 fra governo e classi terriere del Sud; quest’ultimi accettarono la situazione in cambio di una legislazione che discriminava i neri. Nasce così la segregazione degli afroamericani che durò fino agli anni ’60. Tutto si sbloccò quando le associazioni per i diritti civili riconobbero il diritto ad una bambina di colore di frequentare una scuola pubblica nella quale era stata rifiutata.
La Guerra civile europea a cavallo fra la I e la II Guerra Mondiale. Il limite di questo concetto è di leggere tutta la storia mondiale con l’Europa come epicentro. Le 2 guerre mondiali scoppiarono in Europa e videro anche il nascere del Comunismo e del Fascismo con la conseguente crisi dello stato. Questa fase si chiude con la marginalizzazione delle potenze europee a favore di USA e URSS.
Dal ’45 in poi si apre un sistema di compromesso fra le 2 superpotenze.
La I Guerra Mondiale è un caso da manuale: si apre con una causa scatenante à l’attentato di Sarajevo, da una parte; cause strutturali di breve periodo e di lungo periodo à cambiamento di equilibri.
Precedentemente alla Guerra:
- dal 1845 termina la grande depressione e inizia una fase di forte crescita
- aumentano i conflitti politici e sociali in molti paesi con un aumento del peso dei sindacati e dei movimenti nazionalistici
- contrasti sempre più forti fra le potenze europee ed extraeuropee
Escono fuori tutti i problemi che hanno segnato gli Stati ottocenteschi e ai quali non hanno posto rimedio.
La crescita economica fu caratterizzata da quelle invenzioni di beni e metodi produttivi caratteristici della II Rivoluzione Industriale. Riprende, anche, l’euforia finanziaria con un forte rilancio dell’economia agevolato dalla diffusione della “Banca Mista” che svolge la funzione di deposito bancario dei risparmi e degli investimenti, cosa che prima veniva distinta. Questo passaggio fu elaborato soprattutto in Germania.
Inoltre, ci fu un dibattito sulla legalizzazione delle società per azioni in quanto il piccolo azionista perdeva potere e il pensiero ottocentesco vedeva responsabili giuridici tutti gli azionisti e non solo la società.
Il fenomeno delle banche miste fu fondamentale anche in Italia con il Credito Italiano e la Banca Commerciale Italiana; i quali erano finanziati da capitali tedeschi. I capitali tedeschi finanziarono anche la nascita della FIAT nel 1899.
Per società di massa si intendono le società che vedono la partecipazione sempre più allargata della popolazione alla vita pubblica. Con la società di massa nacque un lungo processo che portò alla nascita dei primi grandi magazzini a Vienna, Praga e Londra. E, il modo di produzione capitalistica fu l’elemento che portò più di tutti alla sua nascita. L’economia commerciale verteva sull’autoconsumo e sulla vita agricola; ora questo tipo si struttura è stata spezzata a favore di una parcellizzazione del lavoro che ha come solo scopo la produzione per il mercato. Conseguenza di ciò fu la crescita della popolazione urbana ai danni di quella rurale. Le famiglie allargate lasciano il posto alle famiglie nucleari, con enormi conseguenze sociali. L’aumento del quadro delle istituzioni vuol dire anche aumento dei lettori di libri e giornali, quindi nasce il concetto di tempo libero.
I conflitti fra le potenze erano anche a livello di affari economici mondiali: la costruzione di una ferrovia con capitali tedeschi che attraversava l’Europa e l’Impero ottomano fino a Bagdad era vista negativamente dalla Gran Bretagna.
- 1894-’95 à Guerra Sino-Giapponese
- 1898 à Guerra fra USA e Spagna
- 1903 à lo stato di Panama diventa un protettorato statunitense
- 1899-1903 à Guerra Anglo-Boera, poiché la GB voleva rafforzare l’area sudafricana
- 1904-’05 à Guerra Russo-Giapponese
- 1907 à il Patito Socialista Giapponese viene dichiarato fuori legge
- 1905 à prima rivoluzione in Russia e concessione della Duma
- 1908 à Rivoluzione dei Giovani Turchi, che portò l’Austria-Ungheria ad annettere la Bosnia Erzegovina, che a sua volta portò i Balcani in clima di guerra
- 1911-’12 à Crollo Impero Cinese e nascita della Repubblica
- 1912 à Guerra dell’Italia contro l’Impero Ottomani in Libia
Nel 1882 era stata stipulata la Triplice Alleanza (difensiva) tra Italia, Germania e Austria-Ungheria. Non aveva chissà quale peso politico estero, tanto che l’Italia aveva stretto buone relazione con la Francia ad inizio 900.
A mettere in crisi l’equilibrio fu la nascita della Triplice Intesa nel 1902-’03 tra Francia, UK e Russia.
L’UK fece un grande sforzo per la sua nascita, in contrasto con la precedente politica; questa svolta fu dovuta soprattutto al riarmo navale del governo tedesco.
Nel 1902 la GB aveva firmato un patto con il Giappone. Finchè era rimasto al potere Bismarck, la Germania, aveva cercato in tutti i modi di non avere comportamenti come nemici di Francia e Russia; per questo fece la proposta allo zar del “patto dei tre imperatori”. I governi successivi a lui non seguirono questa sua politica e la Germania perse entrambe le Guerre Mondiali.
Il Partito Socialista, nella seconda metà dell’800, fu un fenomeno moto importante sia in Europa che nel resto del mondo.
Nel 1889 si costituì l’Internazionale Socialista; mentre nell’estate del 1904 questa organizzazione andò in pezzi in seguito ai Partiti socialisti locali che appoggiarono la discesa in guerra dei propri paesi.
Con la Rivoluzione Russa del 1917 si portò all’affermazione di un altro indirizzo che giunse a compimento con l’Internazionale Comunista ossia la Terza Internazionale.
Il termine “socialismo” si trovava nel linguaggio politico europeo della prima metà dell’800 con una concezione filosofica opposta a quelle delle filosofie politiche liberali. Essa guardava alla società come ad un soggetto a se.
Tutte quelle correnti venivano riunite in un termine unico: “Socialismo Utopistico” in quanto si basavano sulla previsione di come la società sarebbe potuta essere organizzata meglio. Tale istituzione mirava alla costituzione di una comunità socialista basata sulla proprietà collettiva, sia in ambito contadino che urbano.
Engels scrisse “La condizione della classe operai in Gran Bretagna”.
In Inghilterra, l’incontro tra le idee socialiste e i primordi del movimento operaio, diedero la svolta. In questo paese, in Francia, Belgio e in parte della Prussia si affermò la pratica sindacale. Non si può parlare di veri e propri sindacati; alcune categorie lavorative, i tipografi su tutti, ma anche i ferrovieri e macchinisti, si organizzarono prima degli altri.
Nel contesto delle rivoluzioni del ’48 nacque il Socialismo moderno e in questo stesso anno uscì il Manifesto del Partito Comunista di Marx ed Egels. Il suo successo fu abbastanza limitato, ma ebbe la fortuna di sfruttare l’onda dei fervori rivoluzionari. Per la prima volta M. e E. avanzarono una visione: “materialismo storico” che si basava sull’ideale che le società umane si trasformano in base ai mutamenti legati al lavoro. Era un modo di vedere i mutamenti in una chiave storica capace di prevede una gestione collettiva e diretta dei mezzi di produzione. Era un’ottima visione alternativa a quella liberale à vede la società borghese e capitalistica come la migliore possibile, in quanto la ricerca individuale della ricchezza avrebbe dovuto condurre a un miglioramento della società.
Marx pubblicò solo il I volume del “Capitale” mentre il II e il III furono pubblicati e rimaneggiati da Egels negli anni dopo la sua morte.
Alla base del materialismo storico vi era una visione dialettica della società presa da Egels. Marx vedeva la società capitalistica come sbagliata, anche se ricopre un ruolo importante nella storia.
Tra il 1860-1865 M. e E. e vari esuli tedeschi furono felicissimi per il Nord industriale contro il Sud agricolo nella Guerra di Secessione Americana.
Nel 1864 a Londra fu costituita l’Associazione Internazionale dei lavoratori ossia la Prima Internazionale. Era una congresso composto da esuli e sindacalisti che avevano idee politiche molto diverse. Vi erano cortisti inglesi, anarchici e correnti democratico-radicali, fra cui quella italiana di Mazzini, anche se lui non vedeva la lotta per le classi un elemento fondamentale.
Le vicende dalla Comune di Parigi del ’71 furono un colpo terribile, in quanto furono il primo fallimento del Socialismo. L’Internazionale nella Comune ebbe un ruolo marginale.
Le polemiche fra componente anarchica e socialista sorte per la contrapposizione fra le regioni federaliste dell’organizzazione della prima e centralista della seconda, e la repressione francese portarono alla crisi.
Si fede largo l’idea che la linea marxista fosse più autoritaria.
In tutti i paesi fra gli anni ’70 e ’80 nacquero i partiti socialisti su base nazionale. Uno dei primi fu il Partito Socialdemocratico Tedesco.
Fu Ferdinand Lassalle, il fondatore del movimento socialista tedesco. M. criticò molto la sua visione.
Nel 1889 a Parigi fu fondata l’Internazionale Socialista ossia la Seconda Internazionale. Le occasioni furono in 2 congressi dove si doveva discutere della possibilità di una campagna per creare una giornata mondiale di protesta per ottenere una giornata lavorativa di max 8 ore.
Nel 1886 nel corso di una manifestazione a Chicago erano state fatte esplodere varie bombe che avevano ucciso vari poliziotti; degli anarchici erano stati accusati, condannati e giustiziati. Attorno all’idea dei “martiri di Chicago” si riunirono a Parigi vari rappresentanti dei lavoratori che decisero per il 1 maggio 1890 una serie di eventi in tutto il mondo. A ruota si decise di organizzare un coordinamento su una netta divisione dei compiti fra partiti e sindacati e la piena accettazione delle pratiche parlamentari. Anni dopo si decise di organizzare un’Internazionale sindacale.
Secondariamente si portò al definitivo disfacimento delle componenti anarchiche in tutta Europa e negli USA. I gruppi anarchici rimasero in ogni paese marginalizzati, anche perché in essi si rafforzarono le parti individualistiche che erano contro un’organizzazione del movimento anarchico.
Dentro all’Internazionale, in questa fase, vi erano differenti visioni sui modi di attuare le lotte e sul rappresentarsi alla vita parlamentare.
Marx morì nel 1883 e fino alla fine rimase fedele all’idea rivoluzionaria. M. e E. aspettavano una nuova crisi economica per scatenare un’altra ondata di rivoluzioni; ma ciò non avvenne. Perciò iniziarono a considerare che il cambiamento sarebbe potuto avvenire anche in maniera diversa.
Nella visione storica del 900 spesso si parla di una frattura fra i socialisti riformisti e i rivoluzionari. Per Marx, il termine “rivoluzione” è tutto ciò che produce effetti rivoluzionari, non solo la rivolta violenta.
Anche le riforme sono un modo per abbattere il capitalismo: così ci si appropria della macchina statale.
Il termine “riformista” in precedenza veniva visto negativamente in quanto stava a indicare qualche modifica al sistema capitalistico.
Turati, esponente riformista, a fine 800, si considerava un rivoluzionario, ma pensava che la via delle armi fosse una via fallimentare; quella vincente passava dal parlamento.
All’interno del Partito Socialdemocratico vi fu un dibattito a seguito dell’interrogarsi di Bernstein sulla possibilità di “revisionare” il marxismo.
Rosa Luxemburg scrisse “Riforma o rivoluzione?” in cui sosteneva proprio quella visione favorevole alla prassi parlamentare anche se con dei limiti.
I partiti socialisti di questo periodo, non sono solo da vedere come il frutto del conflitto sociale, ma anche come fenomeno collettivo che rappresenta un’alternativa di sistema alla società liberale. L’idea, fatta propria da questa alternativa, era quella della pace in opposizione all’Imperialismo e agli schiavi. Nascono vari miti:
- “il sole dell’avvenire” à la fratellanza fra i vari popoli; in quanto i lavoratori non hanno ragione di lottare fra di loro
- In Europa à l’avanzata del socialismo a livello elettorale e non solo
- In Francia e in Italia à crisi politiche:
- nella prima il simbolo era l’affaire Dreyfus(1894) à questo ufficiale era stato condannato per spionaggio in favore dei tedeschi, mentre in realtà era stato usato come capro espiatorio perché era ebreo e non nobile, a differenza del vero colpevole.
Si rafforzò il socialismo francese ed anti-tedesco, con la nascita del “Rivoluzionismo“.
Tutto ciò portò alla svolta progressista con la vittoria della sinistra radicale e socialista (1912). I governi a guida radicale attuarono riforme laicizzanti (= rottura con l’istituzione religiosa) e liberarono Dreyfus.
In Italia, invece, la crisi nacque a seguito del tentativo dei governi liberali di attuare una politica autoritaria:
- Per reprimere gli scioperi per il pane, si autorizzò l’intervento dell’esercito; il quale sfociò in un bagno di sangue a Milano con l’arresto di preti ed esponenti di sinistra; indicendo lo stato d’assedio e a pene pesantissime dai tribunali penali.
- Anche un convento di frati fu cannoneggiato dal generale Bava Beccaris
Nel 1898, fu messo a capo del governo, Pelloux, un militare che cercò di approvare come leggi ordinarie quelle straordinarie che erano servite per tamponare l’emergenza. Questo, portò all’avvicinamento tra la sinistra e la parte più progressista dei liberali, capeggiata da Giolitti.
Nelle elezioni del 1900 il governo perse molte seggi a favore di estrema sinistra e liberali progressisti.
Nel 1901 iniziò l’Età Giolittiana, caratterizzata da governi riformisti.
Tutti i sindacati di categoria si costituirono tra il 1901 e il 1902; mentre nel 1906 nacque la confederazione CGIL => Confederazione Generale Italiana dei Lavoratori.
In UK, dopo il 1903, ci fu una forte spinta a sinistra grazie alla vittoria dei Whig nel 1905; portando a varie riforme:
- 1911 à abolizione del dibattito del veto della Camera alta
- People’s Budget à era il nome del programma del governo liberale, poiché fu la prima volta che un governo introduceva una forte progressività nel prelievo fiscale. I Tories vi si opponevano, in quanto lo Stato attraverso la tassazione finanziaria colpiva la classe più poveri per pagare servizi che i ricchi spesso nemmeno usavano. Questo, per il governo liberale era giustissimo, invece.
In questo periodo si manifesta una forte ostilità verso ciò che il socialismo rappresenta e non solo verso la sua avanzata elettorale.
Nasce il moderno pensiero reazionario che sfocia nelle varie riforme di nazionalismo basato su patriottismo e gerarchia inossidabile. Fondamentale è una rivolta contro il mondo moderno e le sue dinamiche borghesi e capitalistiche, che porterebbero alla fratellanza e all’appiattimento. Fulcro retorico erano le teorie di Nietsche.
Il nazionalismo italiano cercò di ribaltare i pensieri del socialismo à la lotta non era fra le classi, ma fra i paesi più poveri e quelli più ricchi. L’Italia essendo un paese giovane ed escluso dal gioco coloniale doveva iniziare a guadagnarsi il suo spazio.
La Rivoluzione messicana 1910-1920 portò 1 milione di morti. A metà dell’800 in Messico vi fu una repubblica autoritaria guidata per 40 anni da Porfizio Diaz. A rivoltarsi furono le classi liberali latifondiste capeggiate da Madero. Egli divenne presidente nel 1911, ma i contadini poveri trovarono in Zapata e Pancho Villa i leader che portarono alla formazione di eserciti popolari. Ma, anche nelle città sorsero delle rivolte popolari.
Nel 1913 Madero fu costretto a dimettersi e fu assassinato e il generale Huerta fu il suo successore. Tra il ’13 e il ’17 la rivolta si fece più dura, portando alla sconfitta dei militari a favore dei progressisti. La costituzione del ’17 fu molto avanzata. Solo nel ’19, con la morte di Zapata, la rivolta andò a spegnersi e Villa si arrese.
Da quel momento il Messico fu considerato avanzato ma con un sistema di corruzione dilagante.
Il Partito Rivoluzionario Indipendente rimase al potere per quasi tutto il secolo.
In Europa, molte notizie sulla Rivoluzione Messicana furono date da un giornalista socialista USA, John Reed.
Le “Due Guerre Balcaniche” avvennero nel ’12 e nel ’13.
1912 à la lega balcanica (= Bulgaria, Grecia, Montenegro, Serbia) sottrae agli ottomani la Macedonia.
1913 à gli stati balcanici si scontrano per spartirti i territori conquistati.
Dopo l’attentato di Sarajevo, il governo Austro-Ungarico, pose al governo serbo delle condizioni, fra cui quella di permettere alla polizia austriaca di fare indagini in Serbia.
Il governo russo, accusato di essere finanziatore della “Mano Nera” (= organizzazione segreta colpevole dell’omicidio) si dichiarò difensore della Serbia in nome del panslavismo. Sia il governo russo che quello tedesco mobilitano il loro apparato bellico.
Quando l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia il sistema di alleanze scatta. Il colosso dell’Internazionale Socialista tolse l’ultimo freno allo scontro militare à i capi si erano dichiarati pronti allo sciopero generale e alla rivoluzione, ma nel luglio 1914 i vari partiti socialisti non lo fecero e tra mille polemiche votarono i “crediti di guerra” per finanziare lo sforzo bellico. Anche il Partito Socialdemocratico Tedesco cedette.
L’idea della guerra scatenò patriottismo ed entusiasmo anche nelle classi lavoratrici. Il fenomeno dell’arruolamento volontario non caratterizzò soltanto studenti ed intellettuali, ma anche operai.
Jean Juares capo del partito socialista francese, rimase impressionato da tutto ciò e quindi cercò nelle tante riunioni di indire uno sciopero generale, convenendo, alla fine, che non avrebbe avuto successo. E fu ucciso da un nazionalista francese.
A spaventare i socialdemocratici tedeschi era la minaccia russa; l’idea di abbattere lo zarismo in qualche settimana attirava anche la sinistra. Fu la loro scelta pre guerra a far precipitare la situazione; Lenin non ci poteva assolutamente credere.
I partiti socialisti contrari alla guerra: russo, serbo, italiano.
Fin da subito la causa scatenante passa in secondo piano à ciò che premeva all’Intesa era originare le mire egemonistiche degli “imperi centrali”.
- Il Giappone scende in campo a fianco dell’Intesa
- Gli Stati Uniti entrano in guerra nel 1917.
- La Bulgaria scende in campo con gli “imperi centrali”
- La Romania opta per la Triplice Intesa.
- L’Italia non scende in guerra con il pretesto che la Triplice era un’alleanza difensiva, anche se per il governo di Vienna l’attentato a Sarajevo era come un attacco.
- L’Austria per tutto il periodo risorgimentale era vista come l’antagonista dell’Italia e ancora allo scoppio della guerra vi erano territori contesi fra i due stati.
Il tema delle “terre irredenti” era rimasto vivo in alcuni settori della popolazione italiana. Anche se gli abitanti di Trieste e Trento venivano discriminati a volte, avevano i loro rappresentanti al parlamento a Vienna.
Nella primavera del 1914 Giovanni Giolitti aveva rassegnato le dimissioni e gli era succeduto il conservatore Antonio Salandra. Nelle elezioni del ’13, le prime avvenute post riforma (= aveva dato il diritto di voto a tutti i cittadini maschi over 21 e analfabeti), vide l’avanzata del Partito Socialista e la presentazione di candidati cattolici, a seguito del “Patto Gentiloni” che nei vari collegi elettorali aveva portato i candidati liberali a sottoscrivere una promessa di difendere le posizioni cattoliche in cambio dei voti convogliati dalle associazioni cattoliche.
Questi accordi furono rivelati solamente dopo le elezioni.
La Santa Sede per la prima volta aveva utilizzato l’appoggio di giornali ed associazioni a favore di alcuni candidati. Il conte Gentiloni rivelò anche il fatto che i candidati avevano firmato l’impegno.
Su 508 eletti almeno 120 erano i “cattolici del Patto Gentiloni” e ciò porta ad uno shock nell’opinione pubblica abituata alla divisione tra Stato e Chiesa. Ciò indusse Giolitti, abituato a convogliare il governo verso il centro, a rendersi conto che la presenza di un’ala cattolica e di un’altra socialista così forte che non gli avrebbe permesso il solito equilibrio. Nella storia italiana, per la prima volta, si creò un ente statale che aveva lo scopo di avere il monopolio delle assicurazioni in combinazione con l’obbligo di sottoscriverne una così da creare un sistema pensionistico. In ciò, Giolitti, trovò una forte opposizione soprattutto dal Corriere della Sera che l’accusò di deriva statalista e socialista. Nel 1922, appena salito al potere, il Partito fascista abolì il monopolio.
Le dimissioni di Giolitti furono le prime indotte dal risultato di un congresso di partito. Infatti il Partito radicale per via del “Patto Gentiloni” fece delle richieste molto più di sinistra a Giolitti, che si rese conto che le spinte centrifughe erano troppe. In questa situazione, in cui il Partito liberale non riusciva a trasformarsi in Partito organizzato, in Parlamento vi erano vari partiti organizzati (socialista, repubblicano e radicale).
Questo quadro porta il governo Salandra a prendere tempo nell’estate del ’14; inoltre la maggioranza del paese e dei parlamentari erano contrari alla guerra. Contrari:
- Socialisti, tranne il Partito socialista riformista di Leoni da Bissolati, espulso nel 1912 dal Partito socialista
- Cattolici
- Giolittiani, per un giudizio che vedeva l’Italia non pronta a scendere in guerra vista la recente “Guerra di Libia”
A favore erano i nazionalisti che in parlamento contavano poco e che sembravano favorevoli alla discesa in guerra anche con gli “Imperi centrali”. La neutralità dell’Italia non era ininfluente alla guerra appena scoppiata.
A differenza degli altri stati, l’Italia si potè permette un anno di dibattito politico; quasi tutti erano d’accordo sul fatto che l’obiettivo era quello di ottenere Trento e Trieste, anche senza scendere in guerra. Per vari ragioni l’Austria non volle cedergliele in cambio della neutralità; d’altra parte le voci favorevoli alla discesa in guerra aumentavano in quanto sconfiggere gli “Imperi centrali” significa cancellare il militarismo a favore dell’affermazione dell’antideterminismo dei popoli.
La guerra era vista come un’occasione di avanzamento per l’Europa.
Le correnti interventistiche italiane furono di sinistra: “interventismo democratico” e “interventismo rivoluzionario”. Sonnino (= ministro degli esteri), Salandra, il Re e i generali, con un colpo di mano decisero la discesa in guerra scavalcando il parlamento. Nazionalisti e fascisti, in seguito, esaltano quest’azione.
L’”interventismo democratico” indica le correnti democratiche, radicali e repubblicane che vedevano nella guerra l’occasione per far vincere il “principio di nazionalità”. Fra di essi riconosciamo Gaetano Salvemini, ex socialista che era uscito dal partito poiché questo, per lui, non curava gli interessi del Meridione.
L’”interventismo rivoluzionario” era quello degli anarchici, repubblicani, ecc. Esso vede la guerra come un occasione per accelerare il processo rivoluzionario, infatti la maggior parte della classe dirigente era contraria.
Mussolini prima della guerra era un dirigente socialista più in vista e direttore dell’ “Avanti”. Allo scoppio della guerra il Partito socialista si dichiarò per la neutralità. Mussolini e pochissimi altri, dopo l’estate 1914, iniziarono ad interrogarsi sugli interessi del partito a fronte della guerra. L’incrocio di motivazioni di interventismo rivoluzionario e democratico, portarono Mussolini ad inneggiare ad una neutralità “attiva ed operante” invece che assoluta. Mussolini si trovò isolato, in quanto non era vero che la classe dirigente era contraria alla guerra, e allora si dimise dal giornale e fondò un nuovo quotidiano che doveva essere la voce dell’interventismo di sinistra: “Il popolo d’Italia”; il sottotitolo era: “Quotidiano socialista”, mantenuto da Mussolini fino al 1917. Ci sono sospetti di finanziamenti francesi per la fondazione del giornale, che comunque ebbe notevole successo. Poco dopo, Mussolini, fu espulso dal Partito socialista.
Il termine “fascismo” nacque dagli interventisti che fondarono i “Fasci di azione interventista”. Il termine “fascio” indicava l’unione di forze con scopi rivoluzionari.
Il susseguirsi di questi eventi portò il Re a decidere alla discesa in guerra dell’Italia nella primavera del ’15, all’oscuro dell’opinione pubblica. L’accordo, il Patto di Londra, fu stretto tra UK, Francia e Russia nell’aprile. Per un’applicazione rigorosa dello Statuto Albertino il ruolo del parlamento non era previsto negli accordi internazionali. Il Patto assegnava all’Italia: Trento, Trieste, Istria, Dalmazia e Valona in Albania in cambio della discesa in guerra entro meno di un mese. Inoltre, all’Italia, veniva riconosciuta la supremazia dell’Adriatico.
Salandra si dimise, ma il Re non lo accettò, mandandolo al fronte con la scusa che era per la guerra. In contemporanea si tennero delle manifestazioni interventiste, in cui D’Annunzioebbe un grande ruolo, con una retorica anti politica e anti parlamentare. Il patriottismo, l’entusiasmo della piazza e la fedeltà dei liberali al re portarono alla guerra. Giolitti fu messo al corrente del Patto di Londra e sapendo l’impegno preso dal re decise di opporsi.
Il termine Grande Guerra non rimanda alla dimensione della tragedia e del massacro, ma alla percezione dell’epoca di quella guerra che fu un trauma ben peggiore rispetto poi alla II Guerra Mondiale. Mentre nel ’39 tutti se lo aspettavano ed erano pronti, nel ’14 si assistette alla fine di un’epoca: la fine del “lungo XIX secolo” e l’inizio del “Secolo breve”. I 4 grandi imperi: ottomano, austro-ungarico, russo e tedesco, furono spazzati via.
Per la prima volta si sperimentò la guerra di trincea à i piani di quella guerra di Germania e Austria, sul fronte francese, saltarono completamente. Non gli riuscì un blitz simile a quello della guerra del 1870, in quanto le truppe anglo-francesi resistettero e si andò a creare un sistema di trincee e fortificazione dal Mare del Nord alla Svizzera. Sul fronte orientale, invece, si assistette a molte battaglie tipiche della “guerra di movimento” (= Tannenberg e Laghi Masuri).
In alcune zone delle Fiandre, le trincee, sono state mantenute come museo a cielo aperto.
Mitragliatrici, bombe a mano, gas asfissianti e sottomarini sono le principali invenzioni nella tecnica militare.
La contrapposizione con la Belle Epoque non sarebbe potuta essere più forte. Non era mai capitato prima che in Europa un guerra avvenisse in una situazione caratterizzata da regimi parlamentari e mass media. Molto simile a ciò era avvenuto con la Guerra Civile Americana.
Si parlò della Grande Guerra, anche, per altri 2 fenomeni:
- rivoluzione russa à è bene parlare di “rivoluzioni russe” poiché furono 2 le rivoluzione nel ’17.
- entrata in guerra degli USA à fondamentale fu l’atteggiamento con cui scesero in guerra: Wilson voleva mettere fine al solito modo di gestire gli affari internazionali.
Dal 1905 insieme alla formazione del parlamento erano nati i primi partiti politici, soprattutto liberal-democratici:
- Partito ottobrista (= prende il nome dal parlamento di ottobre dello zar)
- Partito cadetto (= dalle iniziali di K à “costituzionale” e D à “democratico”)
- Partito socialista rivoluzionario à nel congresso del 1903 si era diviso in corrente menscevica e corrente bolscevica. I 2 termini stanno per “di maggioranza” e “di minoranza”.
La Russia zarista è il classico esempio di potenza convinta che la guerra sarebbe durata poco; il prolungarsi dello scontro portò carestia sia al popolo sia all’esercito. Quest’ultimo non era tecnologicamente avanzato, soprattutto nell’artiglieria e puntava tutto sul vantaggio numerico.
La situazione nel governo era confusionale, anche per via della mancata fiducia accordatagli allo zar, infatti la corte di trovò isolata rispetto al resto del paese. A corte trovò spazio Rasputin, santone ben visto dallo zar a cui chiedeva consigli. La situazione era talmente degenerata che nel ’18 vi fu un complotto per eliminare Rasputin.
Molti erano i moti popolari sia nelle campagne che nelle città; il 27 febbraio furono mandate delle truppe per reprimerle, ma queste si unirono ai manifestanti chiedendo cibo a San Pietroburgo.
Nel giro di pochi giorno lo zar decise di abdicare e di indicare come successore suo fratello Michele, ma questo rifiutò e il 3 marzo i Romanov decadero. Così lo zarismo finì!
Si costituì un governo provvisorio guidato dal principe L’vov, ma nel vuoto di potere si affermarono a San Pietroburgo, i soviet operai. Si creò un dualismo dei poteri tra Comitato esecutivo dei soviet e Duma. Fino a quel momento i bolscevichi contavano poco: i soviet erano socialisti rivoluzionari e i menscevichi avevano il ruolo importante.
Falso è affermare che i bolscevichi abbiano abbattuto lo zarismo.
Lenin e gli altri dirigenti rientrano in Svizzera dalla Russia appena sentirono cosa era successo ad un treno che si era scontrato con un squadra inviata dallo Stato maggiore tedesco. Fra fine marzo e inizio aprile, Lenin, stese le “Tesi di Aprile” in cui suggeriva una strategia molto controversa.
Ciò che era successo in Russia poteva essere la scintilla per abbattere il capitalismo.
Per i socialisti quella di Febbraio era la tipica “rivoluzione borghese” e perciò si doveva solo evitare il ritorno dell’assolutismo. Per Lenin, invece, si potevano bruciare le tappe sfruttando la guerra ed il ruolo dei soviet. Ciò non convinse di menscevichi socialisti e vari bolscevichi.
Il governo provvisorio era orientato a proseguire la guerra, anche perché la Germania e l’Austria sembravano destinate a perdere. Invece, il Comitato esecutivo dei soviet era per un’offensiva diplomatica mirata ad una pace immediata e alla conferma dei confini pre-guerra. I soviet, inoltre, esortava le classi lavoratrici a raggiungere la pace. I bolscevichi, perciò iniziarono a guadagnare consensi fra i soldati ed operai per via della loro posizione pacifista. Le altre posizioni politiche, invece, rimanevano in una situazione ambigua, puntando alla vittoria o a una pace bilaterale.
Nel caso dell’estate del ’17 la situazione nelle campagne era confusa à i contadini si appropriarono delle terre e i bolscevichi fecero propaganda fra i soldati facendo ammontare le diserzioni.
A L’vov succedette Kerensky che mise fuori legge il Partito bolscevico.
Sempre in questo periodo, il generale Karmilov, che aveva organizzato un esercito contro rivoluzionario, iniziò a marciare verso la capitale. per queste Kerensky scese a patti con i soviet per appellarsi agli operai e difendere la Repubblica. Il governo provvisorio dovette riammettere i bolscevichi e distribuì armi fra i lavoratori (agosto-settembre 1917).
Per i bolscevichi il governo era troppo debole e bisognava accelerare verso la rivoluzione comunista. A capo dei soviet della capitale fu eletto Leantrotzky appena entrato nel partito bolscevico e perciò non leader storico. Tutto ciò portò alla decisione di un golpe da attuare fra il 24 e il 25 ottobre. Un comitato militare doveva impossessarsi dei palazzi del potere. Kerensky fuggì la mattina successiva e per quel giorno era in previsione il Congresso panrusso dei soviet così che come pianificato i bolscevichi gli consegnarono il potere. In realtà la confusione era talmente tanta che i menscevichi dei soviet urlarono al tradimento e se ne andarono. Nacque il Governo dei Commissionari del Popolo che emana 2 decreti:
- pace immediata
- divisione delle terre fra i piccoli contadini
Primo obiettivo era la scelta della forma dello Stato da assumere. Il governo provvisorio precedente aveva previsto per quell’autunno delle elezioni a suffragio universale per la Costituente, cosa che avvenne il 12 novembre e che portò ad un successo dei socialisti rivoluzionari.
Ad inizio del ’18 i bolscevichi fecero chiudere con un colpo di mano militare la prima assemblea della Costituente.
La “rivoluzione bolscevica” era compiuta. Per Lenin si era ormai andati oltre al potere della democrazia borghese; il potere non ce l’avevano tutti, ma solo i lavoratori organizzati. Dopo 4 o 5 mesi si firmò la Pace di Brest-Litovsk. Nel marzo del 1918 con un’offensiva tedesca, arrivò la pace, con delle condizioni pesantissime:
- perdita di Ucraina, Bielorussia e stati baltici.
Il Partito socialista rivoluzionario era l’organizzazione più antica e militarmente organizzata che iniziò a fare la guerra al governo bolscevico. Una forte stretta autoritaria si ebbe con la nascita della CEKA che fin da subito iniziò ad incarcerare ed uccidere i social rivoluzionari e i menscevichi.
Nella I Guerra Mondiale, la Russia, aveva avuto 1,5–2 milioni di morti e ben 7 nella guerra civile del ’20-’21. le potenze alleate inviarono delle truppe sul territorio a sostegno delle forze contrarie ai bolscevichi per rivendicare il tradimento; ma non ebbero successo.
Nel 1917, gli USA, per la prima volta intervenirono negli affari delle grandi potenze europee. Gli USA erano la prima potenza mondiale a livello industriale.
L’accusa di “isolazionismo” non è fondata, in quanto, gli USA non sono solo entrati nei giochi europei, ma in quelli del resto del mondo. Questa loro tendenza era dovuta a un senso di superiorità rispetto a potenze arretrate come l’Austria.
Gli USA erano i maggiori investitori e fornitori di merci per l’Europa. Furono l’elemento che permise alle potenze dell’Intesa di andare avanti nella guerra, che però divennero debitrici nei loro confronti.
Questo, unito all’avversione verso i regimi imperialistici, ci fa comprendere come l’affondamento del transatlantico Lusitania sia stata soltanto la scintilla. L’UK aveva eretto contro la Germania un blocco navale e perciò quest’ultima ebbe difficoltà a continuare la produzione bellica con fenomeni perfino di carestia.
L’intervento statunitense fu principalmente dovuto al volere del presidente Wilson, eletto nel ’16. egli era un idealista e nel 1920 vinse il Premio Nobel per la Pace.
Sbagliato è pensare che l’intervento statunitense rientri nei normali schemi.
Wilson era convinto che solo li USA erano in grado di far cessare la guerra e cambiare la situazione politica futura.
Le potenze dell’Intesa, fin dall’inizio della guerra, si erano decise per il rifiuto di qualsiasi pace separata. Per questo quello russo era sembrato un tradimento.
Le truppe americane arrivarono in Europa solo nell’agosto 1917 e per questo l’appoggio diretto appare minore di quanto si possa pensare. Durante il ’17 furono elaborati i 14 punti di Wilson che miravano all’abolizione della diplomazia segreta, all’affermazione del principio di anti determinazione, ecc. Questi era una risposta ideologica all’Internazionale comunista.
Il governo bolscevico, appena salito al potere, diffuse tutti i trattati firmati dalla Russia con gli alleati; anche il Patto di Londra fu reso pubblico e il manifesto di Wilson appariva come una risposta a questa azione.
Gli USA non inviarono truppe in Russia per abbattere i bolscevichi.
Nell’estate ’18, dopo il fallimento dell’ultima offensiva tedesca in Francia, il destino degli Imperi centrali appariva segnato. L’11 novembre 1918 la Germania firmò la pace, ma già in precedenza vi fu un controllo interno suo e dell’Impero austro-ungarico. Il Kaiser scappò all’estero e nacque una Repubblica, cosa che non era stata né immaginata né auspicata dagli alleati. A firmare la pace fu il rappresentante della nascente Repubblica Tedesca.
Durante la disfatta i generali Hindemburg e Ludendorf, che nel ’17 avevano praticamente preso il potere con il consenso del Kaiser, decisero platealmente di farsi da parte e ridare il potere alla classe politica.
In Germania per lungo tempo ci fu il mito della sconfitta dovuta alla classe politica e della sua “pugnalata alla schiena”.
La guida del governo venne affidata a Max von Baden, principe di orientamento liberale, che aprì le trattative con gli Alleati e gli USA. Wilson pose come condizione la democratizzazione della vita politica tedesca. Ciò non portò all’abdicazione del Kaiser, ma a una parlamentizzazione.
Scoppiarono in questa situazione rivolte fra i soldati e gli operai; la scintilla della rivoluzione fu fra i marinai di Kiel, che si rivoltarono contro i loro superiori. Successivamente scoppiarono rivolte a Berlino, Amburgo e Baviera. A preoccupare tutti fu la nascita di consigli di operai e soldati sul modello di soviet russi.
Il Kaiser scappò e a proclamare la Repubblica fu il socialista democratico Scheideman. Inoltre, Von Baden cedette la carica da cancelliere a Hebert, anche se non ne aveva l’autorità.
Il movimento socialista era sulla cresta dell’onda, ma assolutamente diviso. Già nel ’16 una scissione aveva portato alla nascita del Partito Socialista di Germania Indipendente. Un’altra componente importante è la “Lega di Spartaco” guidata da K. Lichknecht e Rosa Luxemburg, più vicina alla posizione dei bolscevichi.
I bolscevichi a Mosca decisero di organizzare un congresso fra tutti i socialisti europei per discutere dell’idea di trasformare la guerra imperialistica in civile. Agli inizi del ’19 nacque il “Comintern” o “Terza Internazionale Socialista” o “Internazionale Comunista”. Gli appelli per la convocazione del Congresso furono fatti anche attraverso la radio; ma, la riunione fu poco rappresentativa (es. per l’Italia c’era solo la Balabarov, una rivoluzionaria russa che era stata a lungo in Italia, ma che non aveva nessuna credenziale).
Si pianificò che la sede del Comintern diventasse Berlino. Il gruppo bolscevico al superare della durata della Comune di Parigi festeggiò in quanto non era convinto che l’avrebbe superato senza un appoggio esterno. Il Comintern era stato studiato come uno strumento per fare la rivoluzione, non semplicemente la parte più avanzata del proletariato; per questo fra i 21 punti per farne parte vi era l’obbligo di dotarsi di un’ala militare.
Nella confusione scoppiata in Germania, gli unici davvero organizzati furono i socialdemocratici, che perciò affrontarono il problema di creare una repubblica democratica invece che attendere lo scoppio di una rivoluzione.
Hebert strinse degli accordi con alcune componenti fondamentali della società:
- esercito à accettava la repubblica democratica in cambio dell’impunità per lo stato maggiore e il riconoscimento di una sua autonomia
- industriali e sindacati à dava più diritti ai lavoratori in cambio del cessare dei conflitti in fabbrica
- conservatori à portò al mantenimento del sistema federale in cambio dell’appoggio. Egli volevano difendere il proprio potere negli stati sud cattolici.
Nel gennaio ’19 le elezioni dettero ai socialdemocratici la maggioranza relativa. L’accordo con l’esercito prevedeva anche l’utilizzo dei “frei korps” per reprimere le rivolte. Membri di questi capi erano ex soldati sbandati che avevano in odio i comunisti, i sindacati e gli operai. Luichknecht e la Luxemburg furono fucilati e i loro capi buttati nel fiume. La rivoluzione sperata dal bolscevichi fu spenta sul nascere.
Nel gennaio ’19 iniziò la “Conferenza di Versailles”, un grande disastro diplomatico dovuto all’intreccio confuso tra vecchia diplomazia e il disegno statunitense. A differenza della diplomazia tradizionale, gli stai sconfitti non furono ammessi (nemmeno la Russia rivoluzionaria); era una conferenza tra stati vincitori e si vide bene nel trattato firmato alla fine à la Germania fu dichiarata unica colpevole della guerra. Una conferenza ben poco democratica à il “Consiglio dei 4” composto da UK, Francia, Italia e USA decideva tutto. Fu un disastro, perché non vi era nessuna intesa sull’equilibrio da realizzare.
In quell’anno stesso nacque la “Società delle nazioni”, Wilson si trovò contro le posizioni intransigenti soprattutto della Francia à Clemenceu voleva che la pace fosse altamente punitiva per la Germania. Wilson era per il rispetto di tutte le nazionalità, ma non era facile da applicare in territori multietnici.
- Francia e UK imposero delle scelte “vecchie”:
- la nuova Polonia aveva confini che la caratterizzavano come zona cuscinetto fra Germania e Russia
- Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania aveva funzione di stati cuscinetto
- La Pace di Brest-Litovsk fu disconosciuta
- Il disconoscimento del Patto di Londra fece emergere le contraddizioni della vecchia diplomazia, infatti UK e Francia avevano fatto promesse anche agli slavi.
- La Cecoslovacchia era l’unione fra Boemi, Slovacchia e Sudeti, legati per lingua alla Germania e per storia alla Boemia.
- Per volere di Wilson fu favorita la nascita della Jugoslavia, conglomerato di vari popoli che non si amavano molto fra loro.
- All’Italia furono riconosciuti il Tirolo meridionale, Istria e Trieste, ma su il resto Wilson pose un veto. Nacque il mito della “vittoria mutilata”, elemento cardine della propaganda nazionalista e fascista.
- Dalla disgregazione dell’Impero austro-ungarico vi fu una diaspora di territori che andarono alla Romania, all’Italia, alla Cecoslovacchia, all’Ungheria e alla Jugoslavia.
- l’Impero ottomano venne limitato alla penisola anatolica ed in Medio Oriente, Francia e UK, ottennero il “principio del mandato”:
- Siria e Libano alla Francia
- Transgiordania, Iraq e Palestina all’UK
- la Germania subì sanzioni pesantissime:
- Alsazia e Lorena restituite alla Francia
- Smilitarizzazione della Renania
- Assegnazione per 15 anni del bacino carbonifero del Soar alla Francia a garanzia del pagamento delle riparazioni
- Spartizione fra i vincitori delle colonie
- Cessione integrale della flotta
- Divieto di leva obbligatoria e limiti all’esercito
- Corridoio di Danzica alla Polonia
- Riparazioni di guerra enormi
Gli stati europei che dovevano ricevere le riparazioni di guerra stabilirono che i debiti contratti con USA fossero legati alle prime à se la Germania non pagava, neanche loro lo avrebbero fatto. L’incertezza dei mercati era enorme.
Il Nazionalsocialismo è stato un regime politico che ha dominato per 12 anni: pochi, ma sufficienti per segnare la storia.
Nel “Giovedì Nero” gli indici di Wall Street persero il 50% del loro valore. Questo provocò la successiva corsa agli sportelli.
L’effetto della fine della I Guerra Mondiale fu di mettere fine al vecchio equilibrio internazionale, che comunque non era idilliaco. Alla fine della II Guerra Mondiale si affermò l’equilibrio fra i 2 blocchi: statunitense e sovietico.
La modalità con cui i 4 grandi imperi europei andarono in pezzi non furono influenzabili dalle potenze vincitrici per diversi motivi. Nel ’18-’19 anche il Giappone tentò un intervento anti bolscevico, ma fallì.
Nell’Impero Ottomano non era avvenuta alcuna rivoluzione paragonabile a quella degli altri imperi; perciò le potenze alleate non avevano nessuna intenzione di smantellarlo, UK in primis.
Alla Conferenza di Versailles le potenze vincitrici privarono l’Impero Ottomano di ampi territori e nel 1920 venne firmato il Trattato di Sevres, che scatenò una lotta nazionalistica contro di esso. L’occupazione di Smirne da parte dei greci e di altre zone da parte dei franco-inglesi fu considerata intollerabile.
Nel luglio ’23 con il Trattato di Losanna il Movimento dei Giovani Turchi ottenne grandi risultati:
- Il sultano venne abbattuto
- Venne creata la repubblica
- Ataturk divenne il presidente
L’esercito aveva un ruolo molto grande a livello istituzionale, poiché molti “Giovani Turchi” erano ufficiali.
Sulla base di un suffragio universale maschile venne creato un Parlamento. Vi fu una grande laicizzazione: dall’istituzione all’ostentazione dei simboli religiosi.
Questo è un esempio di come un nazionalismo possa rimodellare l’identità di una nazione (=> venne creato un alfabeto turbo, riscritti gli alberi genealogici e i libri di storia).
Quello che avvenne in Turchia e in Russia ci fa comprendere la sostanziale debolezza delle potenze alleate. Ciò non significa che non avessero le capacità militari; il liberalismo democratico, sostenuto in primis da Wilson e l’incertezza della reazione dell’opinione pubblica ed un nuovo sforzo militare frenarono qualsiasi intromissione.
Il disegno wilsoniano fallì in pieno à i diplomatici cinesi abbandonarono il Congresso poiché non si spinse il Giappone a liberare una regione cinese: lo Shatung.
Gli USA che avevano proposta la creazione della Società delle Nazioni non vi parteciparono perché il Congresso americano non ratificò la scelta del governo. Wilson nelle elezioni del ’20 fu sconfitto da un repubblicano e tutte le politiche precedenti furono accantonate. Il vecchio equilibrio ammetteva che 2 stati potessero entrare in contrasto e si poteva risolvere ciò o con la diplomazia o con la guerra.
L’idea di Wilson andava nella direzione di un’opera di pacificazione svolta da un concerto fra i vari stati. Questo piano fallì, ma era la prima volta nella storia che si faceva un tentativo del genere.
Durante la II Guerra Mondiale, a scontro ancora in corso, USA, URSS e UK si preoccuparono di disegnare il sistema futuro: ONU, FMI, Dichiarazione dei diritti dell’uomo, ecc.
Nella crescente complessità delle relazioni internazionali il problema di contenere i contrasti è serio ed è tipico dell’Età contemporanea. Il fatto che in circa 70 anni, dopo Hiroshima e Nagasaki, con 10 potenze dotate di atomica, nessuna bomba del genere sia stata usata fa capire che l’equilibrio è diventato maggiore.
Negli anni subito successivi alla I Guerra Mondiale il regime sovietico divenne il punto di riferimento per chi voleva ribaltare il sistema liberale e borghese. Avvennero scissioni interne ai partiti socialisti che portarono alla nascita di partiti comunisti in molti paesi.
L’Internazionale Comunista conseguì grandi risultati in Cina, perciò non bisogna limitare la sola analisi all’Europa. L’azione del Comintern si intrecciò ovunque con lo scioperare degli operai e dei contadini.
Il conflitto sociale dilagante fra il ’19 e i primi del ’20 fu certamente alimentato dal “pericolo balcanico”. Le classi dirigenti avevano paura di una rivoluzione simile a quella russa.
Alla metà degli anni ’20 esistevano in Romania, Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria e Lituania i regimi autoritari a base nazionalistica. In paesi considerati fra i più avanzati sotto vari punti di vista, i sistemi liberali crollarono:
- Nel ’22 in Italia con il Fascismo
- Nel ’32 in Germania con il Nazismo
In campo coloniale il potere delle potenze europee si allentò à la permanenza delle potenze nell’area portò alla crescita dei nazionalismi arabi, creati dagli inglesi per danneggiare gli ottomani. L’azione degli inglesi era mirata a fomentare un nazionalismo che si ritorse contro.
È del ’17 la “Dichiarazione Balfur” che accennava al diritto di una nazione ebraica in Palestina. Da qui si originò il dramma che si scatenò dopo la II Guerra Mondiale.
Anche in India nacque un nazionalismo indù ed uno islamico opposto al regime inglese.
Nel regime sovietico, il mondo contadino si trovò opposto perché fu portata avanti una politica di requisizione dei prodotti agricoli sia per i gravi problemi dovuti ad una scelta ideologica che privilegiava i riferimenti delle aree urbane ed operaie à comunismo di guerra.
Il sostegno del proletariato urbano era forte e il controllo bolscevico su tutte le istanze periferiche assoluto. Moltissimi operai divennero funzionari e furono mandati nelle campagne a governare con strumenti dittatoriali. All’interno dello stesso nucleo comunista, i dissensi erano molti: nel 1921 i soviet della base navale di Kronstudt chiesero di sostenere il loro potere democratico originario. Questo sistema era stato irrigidito durante la guerra civile. La rivolta fu stroncata dai bolscevichi con la scusa del pericolo anarchico.
Nel ’21 si tenne anche il X Congresso del Partito Bolscevico à fu dichiarata chiusa la fase del “comunismo di guerra” ed inaugurata la NEP: Nuova Politica Economica che sanciva una parziale riapertura al mercato privato del capitale. ciò fu fatto perché le condizioni economiche erano terribili e bisognava permettere una leggero movimento dei capitali à commercio e piccole imprese private furono autorizzate. Fra il ’21 e il ’24 la NEP ebbe un discreto successo e portò il recupero alle condizioni ante guerra e a scambi commerciali con l’estero. La NEP però si basava su principi eterodossi. Il suo varo era stato deciso da Lenin, prima di essere colpito da 2 ictus, contro il parere di gran parte del partito.
Nel ’22 nacque l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, quindi uno stato federale, che però era governato dalla classe dirigente russa. L’autonomia delle “sorelle sovietiche” era quasi nulla.
Nel ’24 fu varata la costituzione e morì Lenin. A quel punto scoppiò la lotta fra la componente del partito intorno a 2 punti:
- la NEP, che aveva riportato alla presenza dei proprietari terrieri di un certo peso e che per alcuni non era funzionale all’industrializzazione
- il rapporto fra la rivoluzione russa e quella mondiale
I contendenti:
- Trotzky, ex capo dell’Armata Rossa
- Stalin, dipendente del partito
- Zinovav e Bucharin, economisti di spicco
Stalin si affermò portando avanti 2 idee:
- costituzione del socialismo in un paese solo, poiché la rivoluzione internazionale non era avvenuta. Il regime sovietico aveva comunque retto e si poteva combinare l’equilibrio mondiale tramite l’industrializzazione del paese, portando la “bilancia” dalla parte sovietica
- abbandono della NEP.
Stalin e il suo gruppo dirigente spinsero per la ricollettivizzazione e l’industrializzazione. Nel ’28 fu varato il primo “Piano quinquennale”. La collettivizzazione portò all’abolizione definitiva della proprietà privata. I Kulaki, i proprietari terrieri, si opposero e perciò furono sterminati. Nacque l’organo statale preposto alla gestione dei campi di lavoro, il cui acronimo è GULAG che servì anche per dare un forte aiuto all’industrializzazione sovietica.
Marx avrebbe detto che lo sviluppo economico sovietico si poggiava sul modo di produzione schiavistica.
Il caso italiano e quello tedesco erano particolari:
- sistema parlamentare consolidato
- stratificazione sociale complessa
- grande classe dirigente liberale
- industrializzazione
Non stupisce molto il crollo dello zarismo e il fenomeno del fascismo imprevisto.
La Germania aveva perso la guerra ed era dilaniata dalla rivoluzione, ma l’Italia aveva vinto e la sua classe dirigente avrebbe dovuto godere di prestigio. È dal Fascismo italiano e dal Nazionalsocialismo tedesco che è nato il termine “totalitarismo”. Fu H. Trendt che lo diffuse; per indicare quei regimi che pretendevano di riorganizzare e rimodellare la società come se fosse un organismo unico. Il termine “totalitarismo” nacque in Italia negli anni ’20 e non va confuso con autoritarismo e dittatura. I totalitarismi vogliono intervenire in tutte le sfere della vita dei cittadini; là dove il pensiero liberale credeva che la sfera privata non era competenza dello Stato, il totalitarismo penetra la società di una struttura che occupi i cittadini. Il totalitarismo, perciò, ha bisogno di una qualche partecipazione da parte del popolo. Esso viene coinvolto, almeno in parte, attivamente.
Per quasi un decennio, il Fascismo fu visto come una specificità italiana. È stato solo con la vittoria di Hitler in Germania che questa visione è venuta meno.
Per molte persone era inconcepibile che il paese in cui l’arte era fiorita dal ‘700 in poi accettasse un totalitarismo. Il paese di Goethe e Beethoven divenne anche il paese di Hitler.
Ci furono 3 interpretazioni del Fascismo in Italia, individuate da Renzo de Felice:
- origine marxista à il Fascismo sarebbe stata la reazione delle classi borghesi al rischio socialista
- origine liberale à (Benedetto Croce) il Fascismo sarebbe stata una parentesi le cui cause erano la perdita della ragionevolezza causata dallo shock della I Guerra Mondiale
- “teoria del Fascismo come rivoluzione” à la rivoluzione di alcuni deficit strutturali ed alcune contraddizioni risalenti all’Unificazione e consistenti soprattutto nel mancato coinvolgimento delle masse dello Stato.
Quest’ultima è ancorata alla specificità italiana, ma non adatta al caso tedesco.
In Italia si è affermata l’idea che il nostro paese sia da sempre diverso dagli altri; in realtà, nei giudizi storici bisogna essere molto prudenti. L’Italia è l’unico paese in cui i partiti attualmente presenti in parlamento, 25 anni fa, non esistevano. Nel resto dell’Europa vi è una contrapposizione fra partiti socialisti o socialdemocratici e di destra, entrambi di lunga tradizione.
L’organizzazione del “Fasci italiani di combattimento” nacque nella primavera del ’19 a Milano. Era una piccola organizzazione, senza grandi personalità all’infuori di Mussolini e senza rappresentanza parlamentare. Nel ’22 si trovava in parlamento e arrivò al potere. Gli bastarono 3 anni!!
Il Partito Nazista nacque nei primi anni ’20 e ci mise molto più tempo per arrivare al potere.
Nel contesto della crisi italiana i “FIC” non attirarono più di tanto l’attenzione. La confusione era dovuta:
- All’aumento dei conflitti sociali (scioperi, crescita dei sindacati)
- Al difficoltoso rientro alla normalità della massa dei reduci, soprattutto ufficiali e sottoufficiali
- Alla delusione dovuta al mancato rispetto del “Patto di Londra” che aveva è portato alla nascita della “questione adriatica”, scintilla del nazionalismo italiano.
D’Annunzio, coniatore della “vittoria mutilata”, fu uno dei maggiori interpreti di questa tendenza nazionalistica. Ma queste tematica attirava persone anche diverse à l’occupazione della città di Fiume ebbe successo anche fra i gruppi di orientamento sindacalista ed anarchico, che partecipavano all’impresa insieme agli ex militari. L’occupazione durò un anno e mezzo e D’Annunzio promosse una costituzione di orientamento fortemente socialista. Era sottoscritta da Alcesto De Ambris, noto socialista italiano.
Nelle elezione del ’19 si votò sulla base di un sistema totalmente proporzionale. Nitti, capo del governo ed esponente liberale progressista, lo promosse con intenzioni buone, ma si arrivò ad un risultato sorprendente à il 1^ partito fu quello socialista; il 2^ i Partito Popolare Italiano di ispirazione cattolica; mentre i liberali erano spezzati in vari partiti: i primi 2 partiti erano quelli più opposti alla guerra fra il ’14 ed il ’18. Quelli che erano stati indicati come nemici della patria, soprattutto dopo Caporetto, si trovarono vittoriosi. I socialisti avevano la maggioranza relativa e perciò il parlamento era ingovernabile.
Nella sola città di Milano si presentarono i Fasci Italiani di Combattimento capeggiati da Mussolini e dal poeta futurista Marinetti.
Il “programma di San Sepolcro” (= dalla piazza in cui fu presieduto) era confuso e tendenzialmente sovversivo:
- Anti monarchico
- Pro distribuzione terre
I fascisti persero a Milano meno di 4000 voti; fu un fallimento assoluto.
Per la cultura del tempo non era ammissibile che un partito non liberale potesse governare. Il PSI era visto come “anti sistema”.
Non era comprensibile che il Re desso l’incarico di governo ad un socialista. Era un modo di ragionare ben diverso dal nostro.
Dal ’19 al ’22 furono di conseguenza indette delle elezioni perché i governi non tenevano. Dopo Nitti, fu chiamato Giolitti e dopo di lui altri presidenti del consigli ancora, ma la paralisi era completa. Dopo il ’19, comunque, si ebbe la prima affermazione dei partiti di massa organizzati.
Giolitti in quelle circostanze si rifiutava di avere dei colloqui con Don Luigi Sturzo, segretario del PPI, poiché quest’ultimo non era parlamentare. Questo era il simbolo della crisi liberale e della paralisi del sistema.
Il PSI fu tra quelli europei il partito socialista che aderì più convintamente all’Internazione socialista. Mentre, in Francia, Germani, UK ed Austria i partiti socialisti non avevo aderito, il PSI nel ’19 non ebbe dubbi.
Il Partito Comunista Italiano nacque solo nel ’21 e fu una scissione di minoranza. Il PSI fin ’19 si poneva come obiettivo la rivoluzione e il suo statuto fu modificato per adattarsi alla visione bolscevica. All’apertura della legislatura nel ’19 i deputati socialisti uscirono dall’aula cantando l’inno dell’Internazionale.
Negli anni successivi il PSI si avviluppò in contraddizioni enormi poiché in Italia non c’erano le condizioni per la Rivoluzione, a partire dallo sgretolamento dell’amministrazione centrale dello Stato.
Quello fra il ’19 e il ’20 è ricordato come il “Biennio Rosso” poiché si attendeva lo sgretolamento imminente dello Stato.
Serrati e gli altri leader socialisti si resero conto che provare un colpo di stato era impossibile o comunque incertissimo. Si chiedeva se in caso di successo i vicini avrebbero soffocato economicamente l’Italia visto che la Russia era in guerra civile.
Il momento più alto dello scontro fu il movimento di occupazione delle fabbriche nell’agosto-settembre del ’20 per evitare la serrata degli industriali. Gli ultimi partiti socialisti europei (rispetto a quello bolscevico) non avevano mai avuto un braccio armato pronto a portare avanti la rivoluzione.
Il PPI, costituitisi solo all’inizio del ’19, aveva ottenuto un grande risultato, ma rimaneva sempre legato alla Chiesa cattolica. Ciò nell’ottica dei rapporti irrisolti tra Stato e Chiesa, portava quest’ultima a non volere che il PPI si prendesse responsabilità di governo à poteva sembrare un riconoscimento allo Stato italiano. L’unica alternativa a ciò che succedeva era la creazione di una Costituente, idea approvata da Nitti, che pensava ad una abdicazione del re in favore di un suo famigliare per dare forza a una modifica dello Statuto Albertino. Liberali, socialisti e cattolici non erano assolutamente d’accordo.
Il movimento fascista divenne partito solo nel ’21 con la fusione con il Partito Nazionalista, creando il Partito Nazionale Fascista.
Finita la guerra, il movimento fascista di Mussolini rischiava di scomparire. Nel ’20 perciò si decise di cambiare impostazione con l’apporto di gruppi dell’area padana à il Fascismo divenne uno strumento di aggregazione di studenti nazionalisti ed ex ufficiali che si presentavano ai proprietari terrieri per reprimere gli scioperi sindacali à squadrismo. Questo fu un elemento di forte discontinuità: il Fascismo era nato come fenomeno fortemente urbano, ma dal ’21 il baricentro si spostò nelle aree rurali. Inoltre, si affermarono i vari “ras”, i capi delle province agrarie.
Quello che accadde fra il ’20 e il ’21 fu ben diverso dalla precedente contrapposizione ai socialisti. Fu allora che si affermò l’anti bolscevismo nel Fascismo. A Bologna gruppi di fascisti e socialisti si scontrarono e ci furono molti moti; i primi di una lunga serie.
Per il Fascismo l’area militare era organizzata consapevolmente, ma non ero lo stesso per i socialisti. Gli esponenti fascisti erano ex militari esperti delle tattiche militari e nell’uso delle armi.
Gli “Arditi” gruppi addetti alle azioni di sabotaggio dietro le linee nemiche durante la “Grande Guerra”, divennero il mito delle “squadracce” perché per loro era più difficile tornare alla vita civile. La sede del “Popolo d’Italia” dopo la guerra era sorvegliata dagli Arditi. Erano loro che nel fenomeno squadrista ci misero il gesto dello scontro, dell’umiliazione del nemico, i rituali e le parole d’ordine.
Nonostante ciò, Mussolini riuscì a rimanere a capo del movimento. La somministrazione dell’olio di ricino, era una pratica volta ad umiliare il nemico e Mussolini per formazione politica non vi era abituato, ma seppe adattarsi e dimostrarsi capace di tenere le redini del movimento della trasformazione.
Nelle elezioni del ’21 una parte dei liberali decise di formare delle liste che includevano candidati fascisti. Mussolini con abilità riuscì a convincere i fascisti riottosi e nel parlamento entrarono 30-35 deputati fascisti. Mussolini li convinse anche ad abbandonare l’idea della Repubblica e le pregiudiziali rivoluzionarie. Era un simbolo del suo essere capo si in doppietta che con la camicia nera.
Fu proprio Giolitti il fautore dell’inserimento dei candidati fascisti nelle liste liberali alle elezioni del ’21. Egli considerava negativamente il Fascismo (=> fenomeno per lui plebeo, violento, antistatutario, ecc), ma lui mirava ad una sua costituzionalizzazione. Lo strumento principale della classe dirigente di allora, per risolvere il problema degli estremisti, era coinvolgerli nelle meccaniche parlamentari, “addomesticandoli”. L’errore di valutazione era pensare che il Fascismo si sarebbe “parlamentizzato” come i socialisti fra fine ‘800 e inizio ‘900.
L’ultimo governo liberali fu quello di Facta, un ministero molto debole. Il disegno fascista era quello di ribaltare il sistema liberale, ormai in crisi.
La presa al potere, nel ’22, fu per i fascisti una rivoluzione, mentre per i liberali fu un’azione del tutto costituzionale. Nel ’22 non si trovava una figura politica per creare un governo stabile. Durante il proprio congresso nazionale, i Fascisti, pianificarono una convergenza di tutti i propri “camerati”, si Roma, per costringere il Re a dare a Mussolini l’incarico del governo. Nei giorni precedenti alla “Marcia su Roma” si provò a convincere Mussolini a sostenere un governo non guidato da lui. Mussolini rimase però a Milano, poiché l’impresa non era certa ed aveva pianificato un eventuale fuga in Svizzera.
Facta discusse della dispersione dei fascisti, ma il Re non volle. Inoltre, la crisi era così grave che si sospettava che una parte di ufficiali e sottoufficiali si sarebbe rifiutata di intervenire.
Il 28 ottobre 1922 Mussolini fu ricevuto dal Re e ricevette l’incarico. Dal punto di vista formale non c’era nulla di anticostituzionale e il I governo Mussolini era di coalizione, con ministri liberali, in quanto i fascisti erano in minoranza.
Quando Mussolini si presentò alla Camera per chiedere la fiducia e affermando che avrebbe potuto farne un bivacco per i suoi manipoli, gli unici a non accordargli la fiducia furono comunisti, socialisti e pochi liberali.
Il primo governo fascista era di ampia coalizione, comprendendo PPI e liberali, perciò Mussolini si affidò alla prassi parlamentare per ottenere una maggioranza certa.
Mussolini nell’estate 1921, quando si era ipotizzato un Patto di pacificazione fra squadristi e sindacalisti, si trovò di fronte a una sollevazione dei dirigenti fascisti locali. E dovette cambiare la sua posizione per compromesso.
Mussolini ebbe 2 ampie deleghe:
- campo economico
- riforma elettorale à Mussolini fu molto liberista:
- snellimento della burocrazia
- licenziamenti nella PA
- blocco nel monopolio statale sulle assicurazioni
- abolizione della normalità sui titoli azionari
Queste erano richieste della Confindustria e si andò avanti fino al 1925 con tali politiche.
Nel ’23 fu approvata la Legge Acerbo à premio di maggioranza a chi prendeva più voti su base nazionale. Nelle elezioni del ’24, i fascisti ottennero la maggioranza alla Camera, anche se nelle proprie liste lasciò molto posto per i liberali, notabili locali e dirigenti vari. Gli unici liberali che si opposte al “listone” furono i giolittiani. Quelle elezioni furono caratterizzate da intimidazioni e violenze, soprattutto nei confronti della Sinistra.
Poco dopo scoppiò il caso Matteotti, segretario del PSU à Partito Socialista Unitario (= che nel ’22 si era scisso dal PSI, in quanto più moderato). Fu rapito e trovato morto dopo 2 mesi.
Era un evento troppo grave per passare sotto silenzio e perciò la stampa liberale ne scrisse indignata. La realtà dei fatti venne fuori dopo pochi giorni, perché la polizia di Roma scoprì subito che la macchina usata per il sequestro veniva utilizzata da degli squadristi fiorentini che lavoravano per l’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio. Questa fa capire che in quell’estate del ’24, settori importanti dello Stato, non erano ancora stati “fascistizzati”.
I giudici istruttori si avallarono per mesi sull’opportunità di incriminare Mussolini, ma si aspettavano che il Parlamento lo avrebbe considerato innocente perché la maggioranza era fascista. La prova certa che Mussolini avesse ordinato l’omicidio Matteotti non esiste e non è probabile.
Alla stampa dell’epoca, quell’episodio sembrò particolare rispetto alla solito modalità squadrista à poche settimane prima un parlamentare era stato picchiato a sangue da Dumini e i suoi, ma non rapito.
Alcuni ipotizzavano che i sequestrati mirassero ad una base carica di documenti che provavano la corruzione di uno dei fratelli di Mussolini da parte di una compagnia petrolifera statunitense. Matteotti stava per presentarsi in Parlamento.
Tutti i liberali, compreso Benedetto Croce, fino a quel momento, avevano votato la fiducia al fascismo. Dopo la morte di Matteotti, non se la sentirono più, compreso Salandra, che fra i liberali era stato uno dei più favorevoli al Fascismo.
Anche la stampa internazionale attaccò Mussolini; a ciò si aggiunse, ad esempio, la richiesta del ritorno alla legalità dell’organizzazione dei reduci di guerra.
Il regime sembrava davvero in crisi à comunisti, socialisti, popolari e parte dei democratici, per protesta, si riunirono in un’altra sala del Parlamento. Era l’”Aventino”, che rimandava alla tradizione romana. Queste opposizioni però rimanevano di minoranza, tanto che i liberali non parteciparono assolutamente al “ritiro sull’Aventino”. La sinistra propose di proclamare uno sciopero generale contro il Fascismo, ma la maggioranza dell’Aventino lo rifiutò; perciò i comunisti se ne andarono e tornarono in aula. La maggioranza dell’Aventino, guidata dal democratico Giovanni Amendola (ucciso 2 anni dopo), cercò di convincere il Re a togliere la fiducia a Mussolini. Il dossier aventinista che accusava Mussolini non fu neanche aperto dal Re, che affermò di non voler intervenire. È qui che Vittorio Emanuele III si è guadagnato la maggior parte del suo discredito.
Il 3 gennaio 1925 Mussolini si presentò di fronte alla Camera, sfidando chiunque di accusarlo direttamente e si prese la responsabilità politica di ciò che successe à nasceva la Dittatura.
Successivamente vi furono:
- sequestri di giornalisti
- il ritorno degli aventisti in aula
- esilio volontario di alcuni oppositori
Dal ’25 in poi iniziò la decisa fascistizzazione dello stato à accordo con gli industriali, che riconosceva soltanto i sindacati fascisti: “leggi fascistissime” che faceva:
- decadere tutti i parlamentari antifascisti
- aboliva i sindacati e le organizzazioni
- reintroduceva la pena di morte
- creava un tribunale speciale
- vennero sciolti i partiti
- condanne tra i 20 e i 30 anni per i dirigenti comunisti rimasti in Italia
- fatturata una nuova riforma elettorale che riconosceva al Partito Fascista il diritto di stilare le liste elettorali che potevano solo essere approvate con un “si” e un “no” dal plebiscito popolare à presero il 98%.
Lo Statuto Albertino non fu toccato mai; era la classica costituzione concessa dall’alto e che riconosceva vari diritti, ma nei limiti della legge dello stato. Il Fascismo poteva tranquillamente abolire la libertà di stampa.
Le costituzioni liberale sono ben diverse dalle costituzioni democratiche che vigono in gran parte dell’Europa attuale.
Costituzione democratica: non può solo stilare pochi diritti e perciò deve entrare nel merito per porre paletti alla deriva autocratica.
L’unico provvedimento nel costituzionale fu la creazione della Milizia Nazionale Volontari che organizzava le squadracce fasciste e faceva parte dell’esercito. Questo corpo, però, girava prima al Duce e dopo al Re, differentemente dall’esercito vero e proprio. Esercito regolare e Milizia non andavano molto d’accordo.
Nel momento in cui il Fascismo crollò, il Re diede l’incarico di governo a Badoglio, generale dell’esercito, poiché da quella parte la monarchia poteva trovare fedeltà. Molto similmente fece anche l’esercito, i cui unici tentativi erano quelli di assassinare Hitler.
L’aspetto sociale del Fascismo consisteva nel “dopolavoro”, in organizzazioni dove inquadrare giovani, bambini, ecc.
Il ’25 fu anche l’anno della svolta economica fascista à grazie all’azione del ministro Volpi si approdò al mercato protezionistico e all’idea della grandezza economica italiana dimostrabile con l’”autarchia”.
“Quota 90” era l’obiettivo del cambio 90 lire per 1 sterlina, mentre nel ’25 era superiore a 150:1. Questo carattere autarchico di accentuò dopo la crisi del ’29, tanto che venne creato l’IRI, un ente di Stato che rilevò le aziende in fallimento per tutelare i posti di lavoro. Inoltre, vennero approvati dei provvedimenti che portarono allo sviluppo dello stato sociale fra anni ’20 e ’30.
Il ’29 fu l’anno dei “Patti Lateranensi”, grande successo per il partito fascista.
Si tende a pensare che la politica estera del fascismo sia stata simile a quella del ’39, ma così non fu: Mussolini fino alla metà degli anni ’30 fu mediatrice tra le varie potenze e per nulla guerrafondaio. Quando la Germania annesse l’Austria, l’Italia vi si oppose fortemente.
Il quadro cambiò con l’oppressione dell’Etiopia e le seguenti controversie internazionali. La Società delle Nazioni la sanzionò, l’Italia ve ne uscì e si avvicinò alla Germania.
Il primo di una lunga serie di patti fu quello “antiComintern”. Inoltre nel ’38 furono adottate in Italia le leggi raziali introdotte in Germania nel ’35.
Per molti questa fu una scelta molto opportunistica, ma poco convinta, di Mussolini per accattivarsi le simpatie di Hitler.
L’Antisemitismo non era una tematica italiana, poiché nel nostro paese gli ebrei erano pochi e la superiorità raziale poco importante. Però negli anni ’30 ci furono discussioni sulla superiorità della “razza italica” e generalmente, il Fascismo italiano fu dal ’33 ideologicamente attratta dalle tesi suprematistiche del Nazismo.
Con le leggi razziali ci fu una rottura irreparabile con la tradizione illuministica che riconosceva a tutti i diritti basilari.
Le differenze tra Nazismo e Fascismo sono:
- nel caso tedesco si è in un contesto repubblicano-democratico e quindi non c’è confronto con la monarchia, e il Nazismo, per quanto sostenuto dalla classe dirigente reazionaria, non lo rimpiangeva.
- In Germania le classi dirigenti erano riuscite ad organizzarsi in partiti di massa, infatti nel crollo dell’impero se ne affermarono vari, grazie alle elezioni della costituente tenutesi il 12 gennaio 1919, che portarono alla dialettica fra i vari partiti:
- Partito Nazionalpopolare à i conservatori
- Partito Liberale Tedesco à i liberali moderati guidati da Streseman
- Partito Democratico à guidato da Max Weber
- Partito Cattolico à lo “Zentrum” che operava in coalizione con il Partito Cattolico Liberale Bavarese
- SPD à la socialdemocrazia maggioritaria
- Partito Socialdemocratico Indipendente à nato da una scissione con SPD
- Partito Comunista à KPD
- Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi à NSDAP, ossia il partito di Hitler
L’elemento socialista nel partito di Hitler fa comprendere il suo ruolo rivoluzionario ed anti reazionario. A ciò si univa la voglia di egemonia in Europa e il nazionalismo. Le 2 cose producevano un unico obiettivo à uguaglianza all’interno dei concetto di nazione. Perciò sia il Fascismo che il Nazismo avevano un profondo riferimento di sinistra, anche se il regime hitleriano non aveva origine là ma nel malumore dell’esercito. Nonostante ciò, Hitler, non abbandonò mai il termine “socialista” nel proprio nome, mentre Mussolini rinnegò questa radice.
Hans Kelsen, giurista di indirizzo democratico, considerava la Costituzione di Weimar un capolavoro. Essa prevedeva:
- Suffragio universale maschile e femminile
- 2 camere di cui una federale à Reichstag e Reichset (dopo la II Guerra Mondiale il termine “reich” venne abolito dalla scena politica)
- Presidente della Repubblica eletto direttamente
- Cancelliere incaricato dal capo di stato e che doveva ottenere la fiducia dei 2 rami del parlamento.
La costituzione nell’ art.48, riconosceva in alcuni casi eccezionali, come le crisi politiche e di emergenza, il potere al presidente di sospendere alcuni articoli della costituzione e di sciogliere i parlamenti federali presenti in ogni land. Nella storia della Repubblica di Weimar, il capo di Stato, ricorse molte volte a questo potere e perciò già a fine degli anni ’20 si parlava di una costituzione di tipo presidenziale, che non era nei piani dei padri costituenti.
Attualmente il Presidente della Repubblica Federale Tedesca ha poteri ridottissimi proprio per i precedenti infausti. Anche il Italia accade qualcosa di simile, per via delle scelte sbagliate fatte dal Vittorio Emanuele II.
I primi anni della Repubblica di Weimar furono travagliatissimi:
- Inflazione elevata
- Proteste
- Vivacità dei comunisti
- Aggressività delle funzioni di estrema destra (=> Nazisti, “Free Korps”, ecc) che portò tra il ’19 e il ’22 all’assassinio di 400 uomini politici.
In Italia le vittime di quegli anni erano dovute agli scontri alla base e non ad assassini pianificati.
Ratheman e Erzberger, note figure vicine alla sinistra, furono vittime della violenza di estrema destra.
Von Solom, uno degli assassini di Ratheman, rivendicavano il non arrendersi alla sconfitta e l’orgoglio nazionale.
Il generale Kapp fece un tentativo di colpo di stato.
Nel ’23 ci fu il “putsch di Monaco” che portò Hitler a scontare 5 anni di carcere. Dal ’24 al ’25 la situazione tedesca andò stabilizzandosi, grazie all’intervento americano à fu messo in campo il “Piano Dawes” per permettere alla Germania di pagare i debiti con la Francia che così poteva pagare i debiti con gli USA.
Le famose immagini dell’inflazione tedesca sono risalenti ai primi anni ’20 e non al post ’29, pensando che sia stato causato dal crollo di Wall Street, fu un grosso errore.
Alle elezioni del ’25 Hindenburg divenne presidente grazie al sostegno di conservatori e gran parte del centro. Sarà lui ad incaricare Hitler come cancelliere. La sua elezione era simbolo della divisione della sinistra.
La Socialdemocrazia era vista come il puntello della Repubblica. Socialisti indipendenti e comunisti li vedevano perciò come traditori poiché avevano bloccato la rivoluzione sovietica.
Le elezioni presidenziali si svolgevano a doppio turno, ma al secondo, l’estrema sinistra, si rifiutava di votare per il candidato dell’ SPD.
Con la crisi del ’29, anche in Germania, la disoccupazione crebbe in modo esponenziale permettendo ai nazisti e ai comunisti di guadagnare voti. Il Partito Nazionalsocialista utilizzò nella propaganda alcune idee molto semplici ed efficaci:
- La crisi era dovuta ad un complotto internazionale e non a complessi processi economici.
Le SA, le cosiddette “camice bianche” effettuavano azioni simile alle “squadracce fasciste”.
Nel ’30 passarono da 12 a 107 deputati, mentre i comunisti da 54 a 77. Hindenburg in più circostanze utilizzò l’art. 48 per sciogliere i parlamenti locali dove i comunisti erano più numerosi.
Nelle elezioni del ’32 i principali partiti moderati, per paure delle due ali estreme, appoggiarono la conferma di Hindenburg. In quell’anno ci furono ben 2 elezioni e i nazisti arrivarono ad avere fino al 37,4%.
Di conseguenza il 30 gennaio 1933 Hindenburg assecondò la stampa tedesca e nominò Hitler cancelliere. Il suo governo era di coalizione e ne faceva parte il Partito Nazionalpopolare, ossia i conservatori.
Al Nazismo bastarono pochi mesi per mettere mano alla demolizione dello Stato costituzionale. Agli inizi del ’33 Hitler indì nuove elezioni politiche per raggiungere una maggioranza del 66% per fare le riforme costituzionali. La sua coalizione raggiunse i 342 deputati, ma non bastava. Fin da subito i comunisti furono messi fuori legge per l’incendio del Reichstag, attribuito ad un comunista. Ovviamente fu una scusa poiché era stato un squilibrato (Febbraio 1933).
Inizialmente, perciò, neanche Hitler sottovalutò la possibilità di riformare lo stato per via costituzionale. Non riuscendoci, chiese i “pieni poteri” che gli furono riconosciuti da tutti, tranne che dal SPD.
I cattolici lo sostenevano per ottenere un concordato con la Chiesa cattolica. Ottenuti i “pieni poteri”, il 14 luglio 1933, il Partito Nazionalsocialista fu dichiarato l’unico partito autorizzato in Germania e quelli che non chinavano la testa furono colpiti.
La costituzione non fu abrogata ma aggirata à fu abolito il principio federale.
Inoltre, nel ’34, alla morte di Hindenbur, non furono più fatte elezioni del presidente della Repubblica. Anche i giornali scrissero che Hitler assommava in sé i poteri del cancelliere e del presidente, nonostante questo dovesse essere eletto.
Hitler non usò mai le cariche ufficiali per presentarsi, ma optò per il termine “Fuhrer”. Ciò faceva capire che si stava costruendo un nuovo stato guidato dal “Fuhrer del Reich e del popolo tedesco”.
Ci fu una normalizzazione del Partito Nazionalsocialista che passò attraverso la liquidazione delle SA di Rohm nella “Notte dei lunghi coltelli” à 30 giugno 1934; e sostituita dalla SS (=> squadre di sicurezza).
Ciò avvenne per vari motivi:
- Conflittualità interna fra SA e SS
- Contrarietà dei conservatori per quest’elemento “popolare”
Da questo momento in poi avvenne una sincronizzazione fra Stato e Partito.
Furono messi in circolo 2 principi:
- Fuhrerbehfel à secondo il quale ogni cosa doveva essere approvata da Hitler
- Fuhrerprincip à dava a Hitler il potere di sciogliere qualsiasi organizzazione all’interno dello stato.
In Germania gli aderenti al NSDAP non erano sottoposti alla giustizia ordinaria, differentemente dall’Italia. Le SS e la Gestapo (=> polizia politica) ebbero un ruolo difficilmente paragonabile al caso italiano. Perciò, nel caso tedesco si parla di “doppio stato”. Il partito creava un secondo binario che affiancava lo stato. L’immagine retorica più usata era quella di un III Reich basato su popolo, stato e movimento. Ciò, secondo loro, rendeva il Nazionalsocialismo superiore a qualsiasi altro sistema.
In Italia, organizzazioni come la “Gioventù fascista” non si poteva ascrivere semplicemente allo stato. Si andò ad affermarsi l’idea che in Germania ci fossero elementi esterni alla triade stato-popolo-movimento.
Nel ’35 furono emanate le “Leggi di Norimberga” che discriminava gli ebrei, comunisti, omosessuali, preti dissidenti; considerati aliene allo stato nazista. Fu applicato un piano di profilassi medica mirata ad eliminare handicappati e evitare la nascita di bambini malati.
Già nel ’35 vennero inaugurati i lager per internare i soggetti sgraditi. Lo sterminio di massa degli ebrei non iniziò subito, ma solo con la “soluzione finale” elaborata nel ’41. Solo a guerra in corso, il Nazismo decise di trasformare alcuni campi di concentramento in campi di sterminio.
Secondo alcuni storici bisogna considerare a posteri che ciò fu uno dei fattori che contribuì alla sconfitta della Germania, distogliendo uomini e mezzi dal fronte.
Anche gli slavi subirono una sorte simile: alcuni furono impiegati ai lavori forzati e quelli che non servivano furono eliminati.
“Shoah” à significa “sterminio”
“olocausto” à per gli ebrei richiama il “sacrificio”
Voler stabilire un rapporto di causa-effetto tra la crisi del ’29 e lo scoppio della II Guerra Mondiale sarebbe una banalizzazione. Le origini della guerra sono profondamente radicate negli eventi precedenti => Trattato di Versailles, disordine finanziario, ecc. Dopo il ’30 la situazione internazionale precipitò gravemente.
Però vi è un rapporto diretto fra la crisi economica, il crollo della Repubblica di Weimar e la rinascita in Giappone del militarismo e dell’espansionismo.
Nel ’31 i militari giapponesi avviarono l’invasione della Manciuria in Cina. Ciò fu un grande successo per via della spaccatura fra nazionalisti e comunisti in Cina. I giapponesi crearono uno “stato vassallo” a capo del quale venne posto il discendente dell’ultimo imperatore deposto in Cina ad inizio secolo.
Dall’altro lato negli USA lo scenario è completamente diverso à dopo alcuni anni di incapacità di reazione da parte del governo repubblicano, alle elezioni del ’32 i Democratici tornarono al potere con Roosvelt. Nel ’33 venne varato il New Deal.
Se gli USA erano usciti dalla I Guerra Mondiale come principale potenza mondiale, alle elezioni del ’20 erano tornati al potere i repubblicani. Essi erano per il pro isolazionismo e contrari all’invio di truppe in Europa. Si spiega, così, il fatto che gli USA non entrarono a far parte della Società delle Nazioni. Il loro spirito era per lo sfruttamento dell’egemonia finanziaria USA, senza un ruolo simile a livello politico, diplomatico e militare.
Nel ’20 entrarono in vigore il suffragio universale esteso alle donne e il proibizionismo (=> divieto di vendita degli alcolici). La legge proibizionistica era un lascito di Wilson, anche se venne promulgata dai repubblicani. Era un lascito anche di un certo moralismo paternalistico che cercava di estirpare l’alcolismo nelle classi basse.
Negli anni ’19-’20 vi fu uno scontro sociale molto forte con scioperi di comunisti e anarchici. Probabilmente ciò aiuto i Repubblicani alle elezioni del ’20. fu il Biennio Rosso americano.
Nella società americana si parlò addirittura di “pericolo bolscevico”. In questa fase l’FBI fu sviluppato per schedare e controllare i sovversivi da parte di un giovane funzionario à Edgar Hoover.
In politica interna i Repubblicani si dedicarono ad un sostegno della crescita economica su linee “liberiste”, ossia l’annullamento delle norme anti monopolistiche. Hoover, presidente repubblicano, fece molto poco e quel poco peggiorò le cose à decise per una politica protezionistica che fece diminuire il commercio con l’estero.
Nelle elezioni del ’32 si scontrarono 2 approcci totalmente diversi alla crisi: i Democratici à volevano un intervento diretto dello Stato nell’economia con politiche “anticicliche”.
I capisaldi del New Deal erano 3:
- controllo federale del sistema bancario
- opere pittoriche finanziate dallo stato
- sostegno al reddito
L’azione dei Democratici fu ostacolata da Repubblicani industriali a banchieri con un’immensa campagna di stampa che li accusava di essere socialisti e di contravvenire alle regole dell’economia di mercato. Quest’ultima cosa era vera, in quanto il New Deal era in contrasto con l’economia liberale classica.
Molte leggi del New Deal furono bocciate dalla Corte Suprema; a partire da un ruolo più forte della Federal Reserve.
Il New Deal è passato alla storia anche per l’innovazione delle prassi comunicative à furono trasmessi messaggi di fiducia (soprattutto per radio) per le classi più in difficoltà. “Le conversazioni davanti al caminetto” passarono alla storia.
Keynes è considerato la mente dietro a questo nuovo approccio all’economia.
Quello statunitense fu l’esempio di una risposta non militarista ed espansionistica alla crisi economica.
Gli anni ’30 furono il periodo in cui l’URSS si trasformò in un paese industrializzato. Questo era un modello di economia che per le sue caratteristiche era considerato immune alla crisi. L’URSS non subì la crisi per via della sua scarsa integrazione con il mercato internazionale.
Il “New Deal” fu un modello di sinergie riuscita fra l’amministrazione democratica e il conflitto sociale. I sindacati furono i grandi alleati di Roosvelt con i loro scioperi.
Il Wagner Act riconosceva la possibilità di stipulare contratti collettivi a livello di azienda. Gli scioperanti appoggiavano il governo contro gli industriali; infatti, la campagna elettorale del ’35 è ricordata come quella più politicizzata in senso europeo à tutti i sindacati stavano con i Democratici e tutte le corporation con i Repubblicani.
Il New Deal è il simbolo di un capitalismo democratico e riformato.
In UK, a partire dal ’31, ci fu l’avvio di una prolungata egemonia dei conservatori. Questi per affrontare la crisi fecero un’alleanza con i Laburisti guidati da McDonald, che fu espulso dal Partito Laburista perché considerato un traditore. I laburisti si opposero fortemente alle politiche di contenimento della spesa pubblica. McDonald e altri espulsi fecero un raggruppamento autonomo in parlamento e i Laburisti alle successive elezioni subirono una batosta. Sia Laburisti che Conservatori avevano un approccio alla crisi opposto al New Deal: si muovevano tutti all’interno dell’ortodossia economica.
Le classi dirigenti erano disorientate ed incapaci di reagire unitamente ed efficacemente contro l’espansionismo tedesco e giapponese. Alla fine degli anni ’30 il Giappone controllava gran parte dei mercati e dei porti cinesi. In Estremo Oriente non ci fu un intervento occidentale solo per il menefreghismo nei confronti della Cina.
Nel ’32 venne convocata a Ginevra una conferenza per il disarmo,ma fu un fallimento totale.
Il progetto manifestato da Hitler era di annettere tutte le terre europee abitate i maggioranza da persone di lingua tedesca. Il riarmo tedesco era iniziato già prima dell’avvento di Hitler. In segreto questo processo era iniziato alla fine degli anni ’20. Ciò ci fa capire che vi erano ampi settori di industria, finanza ed esercito che volevano riguadagnare la precedente grandezza e che videro nel Nazionalsocialismo l’idea più adatta.
Il Kaiser e il militarismo prussiano furono riconosciuti come unici responsabili della I Guerra Mondiale, ma le condizioni per la pace non cambiarono assolutamente quando furono finiti i trattati da parte del governo della Repubblica di Weimar; e ciò ci fa capire come mai chiunque dicesse di voler far carta straccia di quei trattati guadagnandone voti.
L’Internazionale Comunista, in questo contesto, mantenne una posizione settaria, basata su una preminenza della lotta di classe su qualsiasi altro problema: liberali, socialisti riformatori e fascisti non erano visti come diversi à indebolimento dei partiti comunisti europei.
Solo dopo il ’33, anno del trionfo del Nazismo, ci fu un voltafaccia che portò alla creazione di “fronti popolari”, affermando al VII Congresso del ’35.
Le 2 principale applicazioni furono in Francia e Spagna nel ’36. In quell’anno i fronti popolari locali vissero le elezioni.
- Francia -> quest’esperienza durò 2 anni e fu importante poiché il governo adottò misure simili a quelle del “New Deal”, fra cui spiccarono gli “Accordi di Palazzo Martignoni” che introducevano i contratti nazionali di lavoro e maggiori diritti per i lavoratori.
- Spagna à dopo la vittoria degli anti fascisti, alcuni settori dell’esercito e le “Falange” si ribellarono al governo centrale e sotto la guida del generale Franco scatenarono una guerra civile. Terminò nel ’39 con la vittoria dei franchisti.
- Italia e Germania appoggiarono Franco con armi e truppe, mentre URSS appoggiò il governo repubblicano in maniera simile ma più timida. Francia e UK non intervenirono in maniera sciagurata.
Nel frattempo la Germania, nel ’38, annesse i Sudeti a seguito di una crisi scatenata in Cecoslovacchia grazie ad una partito nazista locale.
Nella Conferenza di Monaco fu riconosciuto il diritto della Germania di annettere le terre di lingua tedesca. La colpa fu soprattutto dei conservatori inglesi convinti insieme ai francesi di aver dato ad Hitler un contentino per ammansirlo ed evitare la guerra. La Cecoslovacchia non fu neanche invitata. Tutto ciò provocò la preoccupazione sovietica per il rischio nazista e così fu firmato il patto di Molotov-Rubentrop à riconosceva la non apprensione fra URSS e Germania. Questo patto era segreto e prevedeva la spartizione della Polonia (23 agosto 1939).
La II Guerra Mondiale è l’evento che scosse definitivamente la perdita di centralità delle potenze europee. Questa guerra fu molto più sanguinosa della I: circa solo 50 milioni di morti fra militari e civili. Inoltre, il carattere “mondiale” del conflitto fu molto più marcato che nel ’14-’18 à si combattè in tutti i continenti tranne l’America.
L’URSS, dopo la Polonia, attaccò ed annesse paesi baltici e Finlandia. In Europa per diversi mesi, sul fronte occidentale, non ci furono scontri: l’offensiva in Francia iniziò il 10 maggio 1940.
Per spiegare questo periodo di guerra dichiarata ma non combattuta c’è la possibilità che la Germania considerasse non impossibile un accordo con l’UK.
Con l’evacuazione di Dunkerque parte dell’esercito francese guidato da De Gaulle fu poi reimpiegato in Nord Africa ed ebbe un ruolo importante a livello politico nella creazione di un fronte antinazista.
La Repubblica di Vichy era ufficialmente chiamata Stato nuovo di Francia. Il suo essere bollata come “stato fascista” fu di impulso alla nascita di un movimento di resistenza in Francia. Qui, molti comunisti furono incarcerati già prima dell’occupazione tedesca poiché visti come nemici.
L’Italia scese in guerra il 10 giugno 1940; ciò fu dovuto all’impreparazione dell’esercito italiano che era ancora provato dagli impegni in Etiopia e Spagna. In realtà anche nel ’40 non lo erano, ma il crollo rovinoso della Francia faceva pensare che la vittoria fosse vicina. L’idea era che l’Italia potesse combattere una guerra parallela su altri fronti à Africa settentrionale e Balcani. Ciò creò grosse complicazioni ai tedeschi à furono loro ad evitare la sconfitta dell’Asse in queste aree a costo di destinare molte forze.
Lo stesso Hitler dovette togliersi dalla testa l’idea di attaccare l’UK. Nella seconda metà del ’40 iniziò l’operazione “Leone marino”. L’esercito inglese resistette, i tedeschi dovettero rinunciare al progetto di invasione.
Nel ’41 vi fu una svolta à Hitler e il suo stato maggiore elaborarono l’operazione “Barbarossa” contro l’URSS. Il 22 giugno 1941 iniziò l’attacco.
I possibili motivi sono:
- Il bisogno di acquisire territori dotati di materie prime ed industrie
Negli anni ’30 le purghe staliniste avevano fortemente indebolito i vertici militari. Inoltre l’URSS aveva faticato per conquistare la Finlandia; di conseguenza la forza sovietica fu sottovalutata. Inizialmente l’operazione ha avuto successo, ma alla fine dell’anno l’URSS non aveva ancora ceduto. Fin da subito gli apparati industriali furono spostati nell’area orientale.
- Estate ‘41 si aprì ufficialmente la Guerra nel Pacifico à a luglio fu occupata l’Indocina, che era formalmente in mano a Vichy.
- Agosto ’41 l’URSS, USA e UK firmarono la Carta atlantica.
- L’attacco a Pearl Harbour fu il 7 dicembre 1941.
A quel punto la guerra, almeno dal punto di vista propagandistico, assunse un carattere ideologico: gli Alleati anti fascisti si contrappongono al grande nemico; l’Asse vorrebbe assoggettare il Mondo ad una dittatura.
Già in questa fase gli Alleati iniziarono a riflettere sugli equilibri post guerra, non solo politici ma anche ideologici.
Il 1 gennaio 1941 venne resa nota la “Dichiarazione delle Nazioni Unite” che ricordava in parte le idee wilsoniane, fra cui la creazione di un organismo sovranazionale davvero efficace. I 3 grandi si preoccuparono di raccogliere il consenso di altri paesi; fin da subito la Cina figurava nella “Dichiarazione”.
- In Cina nazionalisti e comunisti soprassederono momentaneamente alle loro “divergenze” e si schierarono insieme contro il Giappone.
- Il Giappone aveva delle giustificazioni ideologiche à la lotta contro gli imperialisti occidentali.
- I Tedeschi, nei paesi occupati, favorirono la creazione di governi filonazisti: Norvegia, Croazia, Ungheria.
- Guisling capo del governo norvegese filonazista, diventò poi sinonimo di traditore.
- Ante Pavelic guidava gli Ustacia che salirono al potere in Croazia.
I tedeschi provarono a fare lo stesso in Ucraina, Bielorussia e altri paesi ex sovietici, ma questo tentativo fallì. Lì il collaborazionismo fu limitato perché il nazismo considerava gli slavi come inferiori e perciò questi non erano ben disposti. I tedeschi tentarono di sfruttare i nazionalisti anche nel mondo arabo (=> ad esempio a Baghdad ci fu un movimento di insurrezione che fu represso). Per rafforzare l’idea dell’alleanza anti fascista, l’URSS sciolse formalmente l’Internazione comunista. Era un gesto per dimostrare agli Alleati che i comunisti non avrebbero mirato la coesione del fronte.
Anche i movimenti di resistenza vedevano la collaborazione di persone con diverse idee politiche contro l’Asse. I fenomeni di resistenza più importanti nei paesi occupati furono in Francia e Jugoslavia, dove i partigiani si organizzarono come un esercito regolare per l’entità delle loro forze. I partigiani jugoslavi erano guidati da 2 anime:
- un indipendentista
- un comunista, capeggiata da Tito, che poi divenne maggioritario.
Dal punto di vista militare, la Jugoslavia, è stata l’unica nazione a liberarsi con le proprie forze. Già nell’estate del ’43 gli Angloamericani sbarcarono in Sicilia (=> Operazione Husky), causando una crisi politica fortissima à Mussolini fu destituito ed arrestato all’uscita della riunione in cui fu messo in minoranza nel Gran Consiglio del Fascismo sull’ a.d.g. che chiedeva di aprire le trattative con gli Alleati.
Già il giorno dopo il Fascismo si sbriciolò ed iniziarono ad operare alla luce del sole i partiti anti fascisti.
L’ 8 settembre venne reso noto l’armistizio di Cassibile, a cui seguì una grande confusione, soprattutto fra i militari lasciati senza ordini. L’Italia fu rapidamente occupata dai tedeschi, Mussolini fu liberato e fu creata la RSI => Repubblica Sociale Italiana.
Mentre l’esercito era lasciato allo sbando, i Savoia si rifugiarono al Sud sotto l’amministrazione militare alleata. Perciò si crearono, sia nelle città che nelle campagne dei CLN => Comitati di Liberazione Nazionale, con l’obiettivo di riorganizzare la resistenza à comunisti, socialisti, liberali, democratici e Partito d’Azione furono i partiti principali di quella fase.
In Italia, come in altri paesi, l’esperienza della Resistenza fu fondamentale per la nascita del nuovo Stato post guerra. Nel nostro paese, però, questo fenomeno durò molto meno. Ciò cambia molto l’approccio, in quanto, in Italia non vi era la disperazione di chi temeva che non ci fosse sbocco per il proprio sforzo. La Resistenza Italiana era consapevole del suo ruolo nella liberazione nazionale ormai “prossima”. I partigiani italiani pensavano di vincere già nell’estate del ’44 e, quando seppero che si rimandava la mossa finale all’anno successivo, ci furono molti sbandamenti.
Il problema di cosa fare degli ebrei divenne serio con l’occupazione di vaste zone dell’URSS abitate decisamente da queste popolazioni à nacque la “soluzione finale”.
Questo non fu un episodio unico e solo nella storia; vi furono anche il genocidio degli armeni nel ’15.
Gli equilibri post guerra furono decisi in 3 conferenze:
- Teheron nel ’43
- Yalta nel febbraio ’45
- San Francisco fra aprile e giugno del ’45 à qui si decise l’impianto dell’ONU, basato su:
- un Assemblea Generale in cui ogni nazione ha un voto
- Consiglio di Sicurezza composto da 15 stati membri, 5 permanenti (= Cina, USA, URSS, Francia e UK à vincitori della guerra) e 10 a rotazione.
La presenza della Francia fu fortemente voluta dagli inglesi per avere un’altra potenza europea affianco a sé.
La Cina vide riconosciuto il ruolo avuto nella guerra, nonostante non si sapesse ancora quale sarebbe stato il suo futuro politico interno.
L’ultima grande conferenza fu quella di Postdam in Germania. In contemporanea, gli USA, decisero di atomizzare Hiroshima e Nagasaki. Alcuni sosteneva che fino ad allora, gli USA, volevano chiarire il loro ruolo nell’assetto geopolitico del dopoguerra; segnale soprattutto per l’URSS.
In realtà, nelle varie conferenze, non vi fu una spartizione precisa, escludendo la divisone della Germania in 4 zone sotto il controllo della Francia, UK, USA e URSS. Non si parlò nemmeno del problema coloniale.
Fu una doccia fredda quando gli americano scoprirono che anche l’URSS aveva interessi in Estremo Oriente.
“Guerra Fredda” fu l’espressione coniata da Walter Lipman, giornalista americano, nel 1947. dello stesso anno è l’espressione di Churchill “cortina di ferro” à nel centro dell’Europa era calata una cortina di ferro che divideva i 2 blocchi.
Convenzionalmente la Guerra Fredda viene fatta cominciare nel ’47 e finire nei primi anni ’90 con il crollo dell’URSS. Questa però è una semplificazione, in quanto i rapporti internazionali in quel periodo sono cambiati più volte. È importante tenero conto di 3 cose:
- non bisogna credere che nel ’45 la Guerra Fredda fosse già predeterminata poiché solo nel ’47 si manifestò la rottura fra Occidente e URSS
- non bisogna avere un’idea statica del periodo, infatti già la morte di Stalin cambiò molto la situazione
- non si deve trascurare la complessità dei fenomeni storici che solo in parte erano controllati dalle 2 superpotenze, cioè non tutto quel che è avvenuto in quegli anni va ricondotto al confronto-scontro USA-URSS.
Il quadro post bellico: durante la guerra e nei momenti subito successivi né USA né URSS volevano una rottura. L’atteggiamento dell’URSS nell’ultima fase della guerra, nei confronti degli accordi di Bretton Woods, che toccavano gli equilibri economici del dopoguerra, non fu di opposizione.
Lì, fu stabilito che il Dollaro fosse legato all’oro e al Dollaro tutte le altre monete à gold standard (35 $=1 ancia d’oro). Furono decise anche le fondazioni di FMI e Banca Mondiale, le 2 istituzioni economiche internazionali che ancora adesso hanno un ruolo preminente.
Le fonti dell’attrito, furono 2:
- il regime da stabilire per la nuova Germania
- lo scenario in Estremo Oriente, caratterizzato dal riprendere dello scontro fra comunisti e nazionalisti in Cina e dalla divisione in 2 della penisola di Corea.
Da quest’ultima questione nel ’50 si scatenò una guerra fra il Nord comunista e il Sud nazionalista.
La Guerra di Corea mostrò il rischio di veder sfociare la Guerra Fredda in uno scontro guerreggiato. Gli USA non avevano messo in conto gli interessi sovietici in Corea. Nell’agosto-settembre 1945 un movimento, principalmente comunista, che nel nord aveva lottato contro i giapponesi e il sud più industrializzato ed occidentalizzato, rischiavano di entrare in contrasto e gli americani tracciarono una linea per dividere la Corea in 2 entità; l’URSS accettò subito. Questa divisione non portò subito alla guerra, che invece scoppio nel ’50-’51 con l’invasione comunista del Sud. Tutto ciò non accadde nel ’45 perché l’URSS non scelse di appoggiarli. Nel ’49, i comunisti, salirono al potere in Cina e l’equilibrio dell’area cambiò totalmente. Negli anni successivi alla guerra vi furono enormi motivi di destabilizzazione, che solo in parte furono influenzati per il Biennio USA-URSS:
- processi di decolonizzazione, terminati negli anni ‘70
- la situazione cinese
- il Medio Oriente à nazionalismo arabo e nascita di Israele nel ‘48
- Sud America à regimi autoritari ma vogliosi si autonomia
- La situazione europea
Il problema della decolonizzazione non fu toccato durante la guerra, poiché UK era fra le grandi potenze e non ammetteva che questo suo interesse fosse messo in discussione. USA e URSS erano quelli che volevano risolvere la situazione; con la morte del colonialismo per mano dell’autodeterminazione dei popoli (=> ciò era scritto nella “Carta Atlantica”). Ad essere toccati direttamente furono: Belgio, Olanda, Francia, UK, ecc. Gli USA era contrariati delle resistenze poste dagli europei:
- I francesi in Indocina si infilarono in una situazione ingestibile e furono sconfitti nel ‘54
- Sempre i francesi con l’Algeria, pur di non mollare, arrivarono ad una guerra e ad una crisi politica interna.
- La Cina non accettava di essere un satellite dell’URSS. I cinesi si ricordavano bene che l’URSS non li aveva aiutati nelle rivolte dei decenni precedenti (=> Shangai 1927).
- La rottura fra Jugoslavia e URSS fu dovuta al grandissimo senso nazionale jugoslavo.
- Nel ’58 URSS e Cina furono ad un passo dalla guerra per conflitti sui confini sul fronte Ussuri.
- Nel ’48 l’ONU deliberò a favore della nascita di 2 stati separati fra arabi e israeliani. Sia USA che URSS riconobbero subito il governo dello Stato di Israele.
La guerriglia sudamericana non era sostenuta dall’URSS; emblematico è l’arrivo al potere a Cuba,nel ’59, di Castro ai danni del filoamericano Batista. Il movimento di Fidel e di Che Guevara non era affatto comunista, anzi. La trasformazione in regime comunista fu dovuta agli errori degli americani che, vedendo la nazionalizzazione, posero l’embargo. Solo allora i cubani si rivolsero all’URSS con la stipulazione di un contratto per la vendita della canna da zucchero a prezzi superiori a quelli del mercato. Nel giro di un paio di anni a Cuba si affermò il comunismo. A determinare l’irrigidimento reciproco in Europa fu la logica sovietica strettamente da grande potenza à l’URSS ritenne fondamentale costruire fra se e l’Europa occidentale una fascia di “stati cuscinetto” sotto il proprio controllo.
L’URSS chiese alla Germania delle riparazioni di guerra, mentre le potenze occidentali, tranne la Francia, memore delle precedenti esperienze non chiesero alla Germania l’assolvimento di oneri economici. La strada percorsa fu opposta à la Germania fu inondata di merci e di capitali così da modellare questo paese in senso più liberista -> “Piano Marshall”. L’URSS in Germania orientale smantellò impianti industriali e li trasferì altrove; ciò spiega il suo arretramento.
La costituzione dell’UE fu vista favorevolmente dagli USA, anche se temevano l’autonomia europea e non vedevano bene la nascita di un esercito europeo unitario.
In Europa Orientale la situazione non era del tutto tranquilla à la maggior parte delle rivolte non era anticomunista ma autonomista. Gli USA e la NATO non intervenirono mai in Europa orientale nell’occasione delle rivolte negli stati-satellite sovietici. Nessuno poteva immaginare che l’India indipendente potesse promuovere un movimento di “paesi non alleati”.
Le scelte politiche-istituzionali vennero fatte in Italia a guerra già in corso. Al Sud si era formato un governo guidato da Badoglio, sostenuto dai partiti del CLN e, perciò, qui si iniziò a discutere quali scelte sarebbero state fatte dopo la vittoria afro-americana. L’idea era di creare un regime parlamentare multipartitico e di indire elezioni. Tutto ciò in un quadro di collaborazione fra tutte le forze politiche. La CGIL, durante la guerra, riuniva in se correnti ideologicamente diverse e tutti erano convinti che l’unità sindacale fosse fondamentale.
In quegli stessi mesi, fra il ’44 e il ’45, al Nord infuriava la guerra di liberazione partigiana in cui le componenti di sinistra spiccavano, soprattutto comunisti e Partito d’Azione di ispirazione democratico-liberale.
Il nome “Democrazia Cristiana” venne ripreso da un’organizzazione nata a fine ‘800 e poi stroncata dalle gerarchie ecclesiastiche. La diversità del centro-nord in quella fase, ha portato il radicarsi di aspirazioni di cambiamento più forti che portarono poi alla divisione dopo la Liberazione. Dentro il CLN tutte le organizzazioni del Nord erano più innovatrici.
Ferruccio Parri fu Presidente del Consiglio per pochi mesi (=> fu costretto a dimettersi già nel dicembre 1945) ed il suo governo fu visto come la promessa di un trasformazione più radicale rispetto a quella prospettata nel regno del Sud. Il governo Parri prevedeva:
- Profonda defascistizzazione del Paese à espurazione dei pubblici uffici di quelli più compromessi e dei processi ai danni dei gerarchi fascisti sopravvissuti
- Forte tassazione dei patrimoni formatisi durante il ventennio
- La creazione di una cogestione fra padronato e lavoratori
Contro questo governo nacque una forte opposizione da parte degli imprenditori e dei moderati (liberali e democristiani).
Parri fu sostituito dal leader del DC, Alcide De Gasperi. E’ qui che nacquero forti rancori e la sensazione di un’opera di superamento del Fascismo del tutto incompleta; fino agli anni ’70 giudici e generali che avevano avuto ruoli attivi nel Fascismo rimasero nella macchina dello Stato.
I crimini compiuti durante la Guerra di Liberazione furono amministrati per volere di Togliatti, leader comunista. Al centro del dibattito politico stava il destino della monarchia à Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto III e si decise di far svolgere un referendum => “Monarchia o Repubblica?”.
Fu deciso di riconoscere il diritto di voto alle donne. La prima occasione per mettere ciò in atto fu il 2 giugno 1946 con le elezioni per la Costituente e il referendum sulla forma di Stato. Al Nord vinse il “Si alla Repubblica”, mentre al Sud si votò per la Monarchia; l’Italia era una Paese diviso.
Per la Costituente di affermarono i 3 grandi partiti:
- DC à 32,5%
- Partito Socialista Italiano à 20% circa
- PCI à 18% circa
- Partito d’Azione à 1,5%
Fra il ‘46 e il ’48 fu scritta la Costituzione che entrò poi in vigore il 1 gennaio 1948. La Carta Costituzionale era un punto di convergenza fra le varie ideologie dei partiti eletti. Il suo impianto era rivolto all’affermarsi delle autonomie locali. Le vende del governo, però, andavano nella direzione opposta: comunisti e socialisti rimasero fuori dal governo per pressione degli USA. Lo stesso avvenne in Francia.
De Gasperi causò la crisi di governo subito dopo la strage mafiosa di Portello della Ginevra del 1 maggio 1947.
La CGIL aveva proclamato uno sciopero contro quell’evento, mail governo vedeva una forte componente politica e vi si opponeva.
Nelle elezioni del ’48 la DC vinse in maniera netta e così in senso moderato e conservatore la situazione si stabilizzò. Nel luglio del ’48 Togliatti fu ferito a colpi d’arma da fuoco da un fascista, ma non morì.
Bisogna sfatare il mito che le 3 grandi potenze erano già d’accordo sulla spartizione del mondo già da Yalta.
A Yalta fu deliberata la Dichiarazione dell’Europa liberata documento che definiva i caratteri della politica che le 3 potenze vincitrici avrebbero osservato ovunque fossero arrivato i loro eserciti. Proprio in questa conferenza le potenze non decisero nulla di concreto, solamente una divisione temporanea della Germania in 4 parti.
Una tacita intesa, con termini molto generici e poco efficaci, vide che l’Est sarebbe stato egemonizzato dai sovietici e l’Ovest dagli angloamericani.
Quando in Grecia i partigiani comunisti tentarono una rivolta, furono repressi dagli angloamericani e i sovietici non mossero un dito poiché non era loro l’area di influenza.
Stalin disse ai comunisti greci che sarebbero stati lasciati al loro destino perché avevano fatto di testa loro. La situazione precipitò per via della sistemazione tedesca e dell’ostilità sovietica per il “Piano Marshall”.
La divisione in 2 della Germania aveva origine soprattutto economica à nel ’48 gli angloamericani nella loro area di occupazione tedesca approvarono una riforma che prevedeva:
- Deutsch Mark come moneta
- Libertà nel mercato dei prezzi
- Libertà nel mercato del lavoro
I sovietici, pochissimi giorni dopo, tentarono un’analoga azione:
- Venne creato il Deutsch Mark Oest à gli effetti furono molto minimi; in poco tempo il cambio fra le 2 monete arrivò al rapporto 1:4 in favore della Germania ovest.
La risposta sovietica nel maggio-giugno ’48 fu quella di bloccare gli scambi fra le 2 Germanie e le 2 parti di Berlino. Il blocco fu una sconfitta cocente per i sovietici à gli USA raggirarono il blocco di Berlino ovest con un ponte aereo. Quello che colpì fu l’esibizione della potenza economico-produttiva dell’Occidente. Mentre il blocco era ancora in corso, un Consiglio Parlamentare licenziò la nuova costituzione finale della Repubblica Federale tedesca. Si utilizzò il termine “testo fondamentale” poiché in esso vi era un articolo che affermava che la costituzione definitiva sarebbe stata scritta solo a riunificazione riuscita. Ciò avviene nella primavera del ’49, mentre la crisi è ancora in atto e si tratta di una crisi diplomatica.
I sovietici risposero con la creazione della DDR à la Repubblica Democratica Tedesca.
L’erezione del Muro di Berlino avvenì solo nel ’61 per evitare che i cittadini della parte est scappassero ad ovest. Il ritardo rispetto la divisione della Germania fa capire la gradualità degli avvenimenti politici.
La NATO nasce solo dopo la divisione della Germania; ciò ci fa capire che non è figlia di un piano strategico precedente. Inizialmente ci fu un patto difensivo fra paesi europei => quello di Bruxelles del 1948; a cui gli americani non aderirono. Gli USA vi aderirono solo quando su proposta britannica il progetto cambiò con l’allargamento a tutta l’area nordatlantica: paesi scandinavi, Italia, Canada, ecc.
All’inizio, l’USA, iniziò a capire la propria presenza in Europa come ridotta. Il cambiamento di rotta avvenne quando l’URSS effettua il suo primo test nucleare. La reazione sovietica, inizialmente, fu molto prudente, sia nel ’49 che nel ’50.
La NATO dalle origini, vide l’adesione della Germania ovest nel ’55, anche se essa si era impegnata a non armarsi nuovamente. Il riarmo tedesco fu leggero e per questo la partecipazione della Germania ovest alla NATO fu soprattutto simbolica.
L’URSS propose che la Germania si unificasse subito a patto che fosse neutrale. Adenauer si rifiutò, poiché non vedeva di buon occhio una Germania unita ma neutrale in mezzo ai 2 blocchi. Oltre al cancelliere della Germania Ovest, anche gli altri paesi europei si dissero contrari, come anche i comunisti della Germania est.
Nel ’55 nacque il Patto di Varsavia à dal punto di vista formale era un patto “pacifico e difensivo” che conteneva una clausola che prevedeva il decadimento dello stesso in caso di un patto di difesa unitario per l’Europa. L’URSS non pensava di invadere militarmente l’Europa Occidentale, ma solo di attirare a se e lontano dall’influenza statunitense, alcuni paesi.
Alla fine degli anni ’80 l’URSS ha perso clamorosamente la sfida con gli USA; si parlò di “implosione” del sistema socialista poiché l’URSS non era più in grado di controllare i paesi satellite. Fu sufficiente che Gorbaciov annunciasse che l’URSS non sarebbe più intervenuta nei paesi del Patto di Varsavia per spingere questi a fare di testa propria. Il meccanismo che portò alla disgregazione dell’URSS ad inizio anni ’90 fu simile à alcune repubbliche decisero di rendersi indipendenti e Mosca non fu in grado di reagire.
I decenni che seguirono la II Guerra Mondiale furono di enorme crescita economica. La sfida fra USA e URSS era squilibrata fin dall’inizio perché i primi non avevano subito le devastazioni nel proprio territorio, cosa accaduta ai secondi. L’URSS era un paese totalmente da ricostruire che basava il proprio potere sul fattore militare. Inoltre, quei decenni, portarono una divaricazione crescente fra occidente capitalistico e blocco sovietico => in URSS i capitali erano indirizzati verso il settore militare, aerospaziale, nucleare, ecc. Gli USA, invece, puntarono anche sul settore manifatturiero e di consumo. L’Italia in 30 anni aumentò la propria produzione manifatturiera del 450%, il Giappone del 1200%, quest’ultima al pari di Italia e Germania federale non aveva grandi spese militari a succhiare il capitale, perché era uscita perdente dalla guerra e i trattati gli avevano posto dei limiti a riguardo. Nei decessi successivi alla fine della guerra, gli investimenti nel settore militare raddoppiarono.
Molte scoperte nell’ambito delle telecomunicazioni, dell’elettronica e del web sono frutto degli investimenti nel settore militare.
La primissima fase della Guerra Fredda fece pensare che l’URSS stesse sopravvanzando gli USA nei vari settori, quello aerospaziale in primis. Ciò grazie all’enorme spostamento di risorse che poi ha portato il ritardo in altri settori.
L’American Way of Life invadeva il mondo grazie ai prodotti di consumo, in URSS non ci fu uno sviluppo similare. L’URSS aveva un settore dell’istruzione pubblica decente, mentre negli anni ’70-’80 in molte città mancava l’acqua potabile. L’URSS per tenere vicini a sé i propri alleati ha fornito loro petrolio a prezzi inferiori a quelli di mercato. Ha danneggiato se stessa per estendere la propria influenza.
L’anno dopo il viaggio di Gagarin nello spazio, l’URSS fu costretta a chiedere aiuti all’estero per rifornimenti di grano.
Nel ’53:
- muore Stalin e i dirigenti sovietici dopo poche settimane fecero affermazioni che tendevano alla distensione nei confronti degli USA. In precedenza un nuovo conflitto armato era visto come inevitabile.
- In primavera, le ostilità in Corea vengono sospese e si inizia a trattare, ciò non fu una coincidenza.
- Si concordò una tregua che durò per alcuni decenni senza una vera ed efficace cessazione del conflitto.
La Guerra di Corea durò dal ’50 al ’53 ed è vista come il momento più caldo della Guerra Fredda. I media occidentali videro quello scontro come il simbolo dell’aggressività sovietica, mentre in realtà Stalin fin da subito fu molto prudente. L’intervento occidentale non fu diretto, ma posto sotto l’egida dell’ONU. Il capo di spedizione era delle Nazioni Unite, anche se la maggior parte del tempo erano statunitensi. L’ONU condannò l’invasione nordcoreana, che era arrivata alle porte di Seul, poiché, quando i comunisti avevano vinto la guerra civile in Cina nel ’49, formalmente il seggio cinese era vacante e l’URSS per protesta in quel periodo disertava la riunione delle Nazioni Unite. Dal punto di vista formale le grandi potenze non intervenirono, sia dalla parte occidentale che da quella comunista à l’URSS inviò esperti militari, mentre la Cina fornì le armi.
Nonostante fossero gli anni in cui Mao affermava di non temere l’atomica, la Cina mandò un capo di sedicenti “volontari” (=> 500.000) cinesi di origine coreana. La Cina non voleva intervenire direttamente. Ci fu una diatriba per la restituzione dei prigionieri di guerra: una parte dei prigionieri comunisti trattenuti al Sud non volevano ritornare in patria.
L’importanza storica della rivoluzione comunista in Cina è enorme => ancora oggi rimane quell’ideologia ufficiale, anche se ormai è capitalistica dal punto di vista produttivo.
Lo Stato in Cina ha un ruolo di programmazione che negli altri paesi capitalisti non ha.
Le vicende del ’45-’49 all’interno dello schema interpretativo della Guerra Fredda appaiono curiose:
- Gli USA erano preoccupati dell’aggressività sovietica in Estremo Oriente ed avevano sviluppato la “Teoria del dominio” à mirava ad evitare che anche un solo paese di quell’area diventasse comunista, ma lasciarono comunque la Cina ai comunisti.
Dagli anni ’20 in poi, comunisti e nazionalisti del Kuomitang si erano scontrati, ma nel ’30 si allearono contro il Giappone.
Nel ’37 ci fu il più importante di questi patti, ma nel ’39 i giapponesi occuparono le zone più industrializzate.
- In Cina, non appena iniziò lo scontro Giappone-USA, l’alleanza fra comunisti e nazionalisti andò a pezzi a più riprese per colpa dei secondi. Infatti i primi ragionavano nell’ottica dell’alleanza antifascista, mentre i nazionalisti si giocarono perfino l’alleanza con gli USA pur di vincere la guerra civile.
In quel contesto, ciò, aiuto la propaganda comunista, nel ’45 gli USA si fecero promotori di un’alleanza fra i 2 gruppi, ma i nazionalisti non accettarono. Gli USA confidavano che il Kuomintag potesse creare un paese democratico, ma nel ’47 il governo statunitense decise di ritirare i suoi 50.000 soldati dalla Cina. Questa scelta fu anche frutto di un’intesa con l’URSS, che a sua volta aveva ritirato le truppe dalla Manciuria.
La scelta degli USA fu anche legata all’ide che la Cina per il suo peso non potesse essere trattata come gli altri paesi. Inoltre, in Cina vi era una forte avversione verso gli statunitensi.
Nel febbraio 1949 i comunisti occuparono Pechino e nell’autunno presero il potere ovunque. I nazionalisti, invece, si rifugiarono a Taiwan.
La rivoluzione cinese fu una delle poche “rivoluzioni totali” à i comunisti si trasformarono in poco tempo nel paese con la collettivizzazione e l’industrializzazione.
Anche la Cina applicò degli schemi di sviluppo simili a quelli sovietici => è del ’53 il primo Piano Quinquennale. Questo sforzo di industrializzazione fu ricordato come “il grande balzo in avanti”. Si parla di 50 milioni di vittime dovute alla repressione e alle carestie in quegli anni. I comunisti bilanciarono l’invasività dell’intervento con politiche progressiste à diritti uguali per tutti, reso illegale l’infanticidio femminile, ecc.
La vittoria del comunismo in Cina non fu guidata dall’URSS, che neanche diede aiuti ai proprio “compagni” cinesi, e perciò si affermò una disomogeneità di vedute fra i 2 paesi. L’essersi liberati da soli, come in Jugoslavia, era un elemento identitario forte che poneva i comunisti cinesi in contrasto con Stalin.
La morte di Stalin causò un po’ di disordine nel gruppo dirigente, ma dopo l’eliminazione di Berin e l’accantonamento di Molotov, emerse Kruscev. La morte di Stalin fu scoperta dopo ore perché nessuno si azzardava ad entrare nella sua stanza quando non arrivava risposta per paura di ritorsioni.
Nikita Kruscev aveva combattuto a Stalingrado e divenne in un paio d’anni capo del partito. Con lui si aprì una fase diversa sia in politica estera che interna. Da una parte si cercò di rendere più produttivo il sistema economico, dall’altra si tentò di liberalizzare la vita politica e sociale. Una parte dei prigionieri del Gulag fu liberata e per la prima volta si potè parlare di una discreta libertà di stampa. Nei primi anni ’60 fu pubblicato “Una giornata di Ivan Demisovic” di Stalgenitsin.
Kruscev denunciò pubblicamente il carattere criminale del potere di Stalin durante il XX Congresso dei Partito Comunista Sovietico del ’56. in realtà ciò non avvenne in pubblico ma in una riunione segreta fra i comunisti di molti paesi. Kruscev, però, non rinnegava né il Comunismo come dottrina né come sistema. Inoltre, riprendeva il testamento di Lenin che evidenziava i limiti di formazione politica e caratteriali di tutti i dirigenti comunisti di allora. Solo il ricordo di Lenin poteva abbattere quello di Stalin. Kruscev fece circolare il suo documento e alla fine anche il NY Times lo pubblicò.
Il bilancio del governo di Krusvec non fu così positivo => i risultati dell’ammodernamento economico furono molto modesti, anche per il “mantenimento” dei paesi-satellite.
In quel decennio il quadro internazionale tese alla distensione però. Nel ’56 vi fu l’intervento sovietico a Budapest, ma è il discorso di una convivenza più pacifica fra USA e URSS a pesare di più. Kruscev in un dibattito alle Nazioni Unite richiamò l’attenzione sfilandosi una sciarpa e battendola sul proprio tavolo.
Papa Giovanni XXIII convocò il Concilio Eucaristico Vaticano II a fino anni ’50, ma fu, poi, Paolo VI a chiuderlo. L’idea era di far uscire la Chiesa dalla sua chiusura e dal suo sistema molto gerarchizzato. Dal punto di vista liturgico ci furono vari cambiamenti, fra cui la possibilità di dire messa non in latino e guardando in faccia i fedeli (prima il sacerdote si rivolgeva al crocifisso).
La crisi dei missili di Cuba, dimostra che ci furono, però, delle parentesi di tensione pure il quella fase.
Nei processi di decolonizzazione, il caso dell’indipendenza indiana è molto importante, in quanto è preso come esempio della buona volontà inglese nell’accettare l’inevitabilità di questo fenomeno.
Alle elezioni del ’45 in UK ci fu una vittoria netta dei laburisti à la sconfitta del salvatore della patria, Churchill, fu dovuta soprattutto al profondo discredito dei conservatori causata dalla sbagliata politica di Chamberlain nei confronti di Hitler (=> Conferenza di Monaco e “appeasement”). Con i laburisti al governo ed un paese provato dalla guerra ci fu un grande sviluppo del welfare state come lo intendiamo noi oggi.
Churchill si era distanziato dalla linea politica dei suoi compagni di partito, ma fu travolto dalla loro impopolarità. La vittoria laburista portò al concentrarsi sulle questioni interne piuttosto che su quelle internazionali.
Nel ’47 il governo britannico concesse all’India l’indipendenza e nello stesso periodo iniziava il disimpegno in Medio Oriente. Il movimento indipendentistico indiano aveva 2 anime:
- il Congresso indù
- lega musulmana
Il colonialismo inglese era abbastanza tollerante verso le specificità storiche indiane. I progetti politici di unificazione si scontravano con questa frammentazione; bisognava omogeneizzare entità diverse. Sia indipendentisti indù che islamici miravano a questa unità senza (quasi) precedenti. Mentre la Lega musulmana era stata leale verso gli inglesi e aveva accettato di combattere contro le forze dell’Asse, gli indù non vedevano male una possibile sconfitta inglese, ma comunque molti indù parteciparono allo sforzo bellico.
Gandhi, propugnatore di una strategia “non violenta” (=> anche se lui non era un pacifista assoluto e proponeva la disobbedienza civile con tutte le tensioni conseguenti), non era leader del Congresso. Lo era Nehru.
Congresso e Lega musulmana non trovavano un accordo e perciò furono creati 2 stati distinti:
- Unione Indiana
- Pakistan, che comprendeva anche il Bangladesh => resosi indipendente nel ‘71
In Panjab e Bengale, le dispute di confine erano infinite. Con la divisione statale su base religiosa vi fu un’emigrazione forzata da entrambe le parti. Già nel ’48 scoppiò la prima guerra per il Kashmir, che portò ad una divisione di questa regione. L’India assunse una struttura federale guidata da un Presidente della Repubblica con ampi poteri in caso di emergenza; un sistema parlamentare basato sul suffragio universale; ecc. La Costituzione è del ’50.
La forza di Nehru fece pensare a una deriva autocratica, ma in realtà rispettò l’impianto costituzionale. L’adozione di un principio di uguaglianza fra tutti i cittadini portò all’abrogazione per legge della divisione in caste.
Il Partito del Congresso fu a lungo quello emergente e fu scelto un sistema economico socialista moderato:
- Forte ruolo dello stato
- Nazionalizzazione dei settori strategici
- Riforma agraria
- Piani quinquennali (=> il primo è del ’51)
Fin dalla nascita, l’India, decise di non schierarsi dalla parte di uno dei 2 blocchi e si pose in polemica con la SEATO (=> versione della NATO nella sua zona) e con la Conferenza di Bandung, che fondò con altri paesi il Movimento dei paesi non alleati.
Nei primi anni ’50 ci fu una guerra fra Cina e India per questioni di confine e per le vicende tibetane. I paesi africani ottennero l’indipendenza successivamente, principalmente ad inizio anni ’60.
Spagna e Portogallo nel dopoguerra rimasero fuori dai processi unitari europei per via dei regimi autoritari del governo. Dopo la I Guerra Mondiale in vari circoli intellettuali era nato l’ideale degli Stati Uniti d’Europa per evitare nuovi conflitti sanguinosi. L’idea del Federalismo Europeo fu, anche, attaccato dai vari partigiani in tutta l’Europa attaccata.
Il Manifesto di Ventotenne di Rossi e Spinelli, politici antifascisti mandati al confino, andava in questa direzione, anche se non ebbe una grande diffusione.
Anche l’incertezza della situazione tedesca era un freno ad un processo di integrazione politico-economica dell’area europea. Schuman, ministro degli esteri francese, il 9 maggio 1950 propose alla Germania dell’Ovest un’unione doganale e commerciale nella produzione di carbone e di acciaio. Adenauer rispose positivamente.
Nel ’51 venne creare la CECA => Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Schuman capì che bisognava risolvere la rivalità economica tra Francia e Germania. L’idea di un asse franco-tedesco è oggi vista come scontata nell’UE, mentre allora era assolutamente innovatrice. Fin dal ’52 si iniziò a parlare di una comunità di difesa e di una vera unione politica. Quest’ultimo obiettivo, e clausola del trattato di fondazione della CED, fu sostenuto soprattutto da De Gasperi. L’idea di una Comunità europea di difesa sorse da un problema specifico => il riarmo della Germania. A proporlo furono i francesi.
Tutti i trattati “comunitari” dovevano essere ratificati dai parlamenti nazionali, ma quello francese, nel ’54, non fu ratificato.
La morte di Stalin portò ad essere meno impellente il desiderio di creare un esercito di difesa. Insieme alla CED fu fatto cadere anche il progetto eminentemente politico. Nel ’57 fu stipulato il Trattato di Roma che diede origine alla CEE => Comunità Economica Europea, che creava un’unione doganale. Insieme nacque anche l’EURATOM => Agenzia per l’energia atomica europea.
Fu in quel momento che nacque la Commissione Europea; il Consiglio dei Ministri Europeo; la Corte di Giustizia Europea e il Parlamento Europeo. Quest’ultimo divenne elettivo solo nel ’79, in precedenza era composto da rappresentanze dei vari parlamenti. Quell’impianto per i giuristi era già un soggetto sovrannazionale non del tutto nuovo à non è uno stato federale né un semplice trattato di cooperazione.
La debolezza strutturale di quel progetto già allora era evidente, ma dal punto di vista storico è importante capire le ragione di ciò:
- L’UK, il più forte paese europeo storicamente, ne rimase fuori e con se anche il Commowealth
- La retromarcia francese iniziata con il ritorno nel ’58 di De Gaulle al potere
La Francia si oppose all’ingresso dell’UK nella CEE, mentre gli inglesi erano interessati ad entrare. La Francia per 2 volte pose il veto e l’UK entrò nella CEE solo nel ’73, quando De Gaulle non era più al potere. Anche quando l’UK entrò mantenne la sua specificità per la diffidenza dovuta dalle azioni francesi che erano dovute all’ostilità verso gli USA e la NATO.
Ad inizio anni ’60 la Francia ritira il proprio esercito dalla NATO e avvia un proprio ed autonomo programma nucleare che culminò con dotarsi della bomba atomica. La Francia agì così per spinta di “grandeur” tanto che pensò di far andare la CEE in un’altra direzione, come sola semplice alleanza di stati.
Parallelamente a tutto questo, si sviluppò in Europa un modello sociale particolare nato in UK à il welfare state. Esso non usciva dalla dimensione capitalistica, ma la correggeva; era l’economia sociale di mercato.
L’espressione “Welfare State” nacque durante la II Guerra Mondiale in UK. Fu poi un’insieme di politiche adottate in tutta Europa e che la caratterizzano ancora oggi. questo modelle vede come dovere costituzionale dello Stato, quello di dare a tutti i cittadini un certo benessere e certi servizi. La costituzione del welfare state ha il proprio antefatto in quelle leggi a protezione del lavoro che furono introdotte da fine ‘800 in poi. Quelle leggi si basavano sul principio dell’assicurazione, tipico dell’Europa e solo limitatamente usato altrove.
Il sociologo T. Marshall nel ’49 teorizzò il concetto di cittadinanza tipico delle società originate dalla Rivoluzione Francese, che si sono sostenziate con una cittadinanza giuridica, politica e sociale. Chi è cittadino di uno stato ha diritto a un livello minimo non solo di sussistenza ma anche di un discreto benessere.
Le leggi di quel periodo avevano un carattere programmatico molto avanzato (=> costituzione della Repubblica italiana). Lo stesso avvenne in Spagna e Portogallo quando vennero meno i loro regimi totalitari.
- In UK il principale sostenitore del welfare state fu Bevearidge, un liberale non laburista.
- Nei paesi scandinavi furono proprio i partiti socialdemocratici a costruirlo.
Il governo laburista eletto in UK nazionalizzò alcuni settori (trasporti, energia, ecc). Questo in linea con l’idea che lo Stato potesse fornire certi servizi ad un prezzo più basso di quello di mercato. Per l’economia politica classica c’erano alcuni settori, come le ferrovie, che si rifiutavano di essere “monopoli naturali”. Inoltre, tale governo, si occupò di fornire servizi su base universalista (sanità, istruzione, ecc). Per tutti, comprese le pensioni, non vigeva più il principio assicurativo. Questo era molto costoso e perciò vi fu un grande aumento delle tasse, in maniera fortemente progressiva (=> la progressività è recente, in quanto si è generata dopo la II GM). Però, paga di più chi meno usa i servizi poiché ne ha meno bisogno; perciò nel welfare state vi era una matrice di classe non negata di governi dell’epoca.
Con l’andare del tempo questo sistema non è più diventato sostenibile, in quanto l’età media di vita si è alzata. Far pagare di più chi è più ricco, comprometterebbe la pretesa di una differenziazione del livello di prestazioni sanitarie. Perciò non si può derogare al principio universalistico.
Negli USA, l’idea di prescindere dal principio assicurativo è molto contrastata. Ciò fa capire quanto sia differente la mentalità statunitense dalla nostra per via delle differenti evoluzioni storiche.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, la politica internazionale era molto influenzata dalla distensione à nel ’63 USA e URSS si impegnarono a limitare la proliferazione delle armi nucleari. Nel caso degli anni ’60, le minacce militare andarono scemando, tanto che gli USA non attuarono ritorsioni per l’erezione del Muro di Berlino. Ormai in Europa le rispettive sfere di influenza erano accettate. Ciò non voleva per gli altri continenti. In tutte le altre aree del mondo vi era concorrenza fra USA e URSS:
- in America Latina si formarono movimenti di guerriglia contro le dittature sostenute dagli USA;
- in Estremo Oriente gli USA subentrarono in Vietnam ai francesi;
- in Africa moltissimi paesi trovano l’indipendenza.
Quando si parla di “Sessantotto” non ci si riferisce soltanto a quell’anno ma a tutto quel periodo di estesi conflitti sociali. Questo fenomeno fu quasi totalmente tipico dei paesi industrializzati. Era largamente dominante l’idea che questi paesi vivessero in un clima di sostanziale pace sociale. Si pensava che nelle società di massa, i ceti popolari fossero già integrati nel sistema.
Golbrath, nel ’58, pubblicò “La società affluente” in cui, nonostante tante critiche alla società di massa, concordava con questa opinione. L’idea dell’integrazione era accostata più di tutti ai giovani, ma dalla seconda metà degli anni ’50 qualcosa cambiò. Subito dopo la guerra vi fu un tasso di crescita demografica molto alto (=> 1,3% annuo in Europa). Quella generazione che non aveva vissuto direttamente i drammi della II Guerra Mondiale ed era sempre vissuta nella “società affluente” era meno soddisfatta dell’ordine costruito. Quei giovani erano stati i primi a poter studiare in massa fino all’università e i lavoratori in età adolescenziale erano calati di numero. Vi era stata una profonda trasformazione culturale che si era palesata con la nascita di prodotti di cultura e non solo. Questo fenomeno partì negli anni ’50 negli USA. L’industria, anche culturale, non puntò più solo verso i figli delle classi agiate, ma anche verso quelli delle classi lavoratrici. I ragazzi di quegli anni, a differenza dei loro padri, avevano una disponibilità economica maggiore.
A base di questa cultura giovanile, vi era un risvolto “popolare” à non si punta più ad un pubblico snob e di elite. (esempio => i jeans, indumento da lavoro impostosi anche fra le classi elevate).
Il linguaggio si volgarizza e i sociologi affermarono che quegli stili erano principalmente dei giovani delle classi basse. Hobsbawn stesso, era stupidissimo di natura, tanto che i suoi compagni di Oxford di “famiglie bene” ostentavano l’utilizzo del linguaggio dei loro coetanei figli di operai.
Il fenomeno del ’68 è particolare perché non è collegabile ad una rivoluzione politica ed istituzionale precisa come il ’48. è una convenzione indicare questo fenomeno con un anno specifico. Quest’espressione nacque in Europa per indicare soprattutto gli eventi francesi del maggio-giugno di quell’anno. Negli USA, ad esempio, furono più importanti gli eventi degli anni precedenti. Si sottolinea molto di quei fenomeni conflittuali i caratteri di rottura nel campo dei costumi e dei rapporti sociali, soprattutto del “principio di autorità”, sia nell’università che nelle imprese, sia nella famiglia che nel rapporto uomo-donna. Per molti fu una rivoluzione anti autoritaria. Sono 2 i campi di grande cambiamento:
- la sessualità à coincide con una forte emancipazione femminile
- diffusione delle droghe nella società
Dal punto di vista politico ideologico è improprio considerare quegli avvenimenti solo per i fenomeni di mutamento sociale; anche perché i 2 fenomeni sono indivisibili.
In quegli anni fu espressa pubblicamente un’ideologia rivoluzionaria radicale legata al marxismo che declinava le proprie basi teoriche in maniera più moderna e che non trovò un’espressione parlamentare. Proprio da quei momenti si è costituita una nuova sinistra minoritaria che ha introdotto temi estranei alla classe operaia:
- diritti individuali, miranti all’assoluta libertà da una società ingiusta
- tematiche femministe
- questioni ambientali ed ecologiche
Il ’68 può essere visto come un insieme di fenomeni di protesta cha ha causato forti trasformazioni culturali ma non politico-istituzionali. L’episodio di esordio di quei movimenti studenteschi fu l’occupazione dell’università di Berkeley nel ’64 per l’opposizione alla Guerra nel Vietnam e la rivendicazione del diritto di parlare di ciò e di altre tematiche politiche dell’università. La polizia intervenì per sgomberare e portò alla radicalizzazione della protesta.
La California di quegli anni era la patria della “controcultura” à musica rock, hippies, lsd sintetizzata proprio li a fine anni ’50, ecc.
Il movimento degli studenti: “Students for a Democratic Society” (=> SDS) pubblicò documenti in cui criticava la guerra e la società di allora. Negli anni precedenti era nato il movimento di lotta dei diritti civili dei neri, da sempre presente ma non a livello di massa, per lottare contro la discriminazione e la segregazione. Il salto di qualità avvenne con l’avvento delle nuove generazioni guidate da Martin Luther King. Si parla di movimenti di disobbedienza civili nata già nel ’55. da ciò si era originata una nuova forma di radicalismo politico che vedeva insieme attivisti bianchi e neri.
Nel ’64 venne emanato il Civil Rights Act che abrogava tutte le norme vigenti negli stati del sud contrarie alla costituzione. Ciò fu indice del diverso orientamento emerso all’interno della Corte suprema con alcuni pronunciamenti antisegregazionisti. Parallelamente Martin Luther King, emersero le posizioni più estreme rappresentate da Malcom X. Dopo essere stato arrestato per rapina e stupro, in carcere aveva assunto una coscienza politica e si era convertito all’Islam. Rifiutava il suo vero cognome poiché quello era stato ai suoi avi dei loro padroni.
Sia Martin Luther King che Malcom X furono assassinati. Il primo da una razzista bianco, mentre il secondo da un rappresentante di un’altra organizzazione per i diritti dei neri con il quale aveva avuto dei contrasti.
Tra il ’65 e il ’66 nacque in California il Partito delle Pantere Nere à organizzazione paramilitare che mirava a proteggere i neri dai soprusi della polizia. Sfruttando l’emendamento della Costituzione che permette di armarsi, giravano armati e presentarono al governo locale una proposta di legge con una marcia armata.
“Black power” è stata una parola d’ordine generica, non un’organizzazione o un’ideologia. Nel ’68 alle Olimpiadi di Città del Messico, precedente alla repressione delle proteste studentesche di Piazza delle Tre Culture, alla fine della gara dei 200 m i 2 atleti afroamericani arrivati al podio alzarono il braccio con un pugno chiuso ed un guanto nero al cielo. Questo era il simbolo del Balck power e di forte impatto mediatico.
La raccolta e la distruzione delle cartoline-precetto; la fuga in Canada e le piccole iniziative di sabotaggio contro gli istinti di ricerca che lavoravano per l’esercito, furono caratteristici della protesta contro la Guerra del Vietnam.
La campagna elettorale del ’68 fu influenzata dalla questione vietnamita e da violenti disordini scoppiati a Chicago durante il Convention del Partito Democratico, poiché il suo candidato era considerato dagli studenti troppo moderato sul ritiro dal Vietnam. Il Partito Democratico non recepì le spinte e vinse il Repubblicano Nixon. Ciò fa capire che quel messaggio radicale non trovò espressione parlamentare e lo stesso ricapitò alle elezioni del ’72.
In Europa il fenomeno di protesta si originò nel ’66 in UK, Germania Occidentale, Francia, Italia, ecc. La Francia è stato l’unico paese in cui ciò sembrò mettere davvero in crisi l’equilibrio istituzionale. Nel ’68 era al potere De Gaulle, che era stato richiamato nel ‘58 durante la crisi algerina dopo essersi eclissato nel ‘46. Lui era favorevole ad una Repubblica Presidenziale con grandi poteri al Presidente della Repubblica, ma alle prime elezioni del dopoguerra a vincere furono comunisti, socialisti e cattolici. La loro alleanza portò ad una costituzione simile a quella italiana. Per questo De Gaulle di ritirò e fondo il “partito gallista” di minoranza.
Dalla metà degli anni ’50 il Fronte di Liberazione Nazionale dell’Algeria aveva causato un irrigidimento dei fenomeni residenti li. Inoltre, il FLNA iniziò a commettere attentati anche in Francia e alcuni ufficiali francesi crearono un’organizzazione segreta per lottare contro gli algerini => OAS e (forse) fare un colpo di stato. De Gaulle accettò di essere richiamato per risolvere la questione, ma richiese maggiori poteri => passaggio da IX a V Repubblica. Poco dopo concesse l’indipendenza all’Algeria, deludendo i conservatori (1962). Questo non risolse i problemi interni perché i militari tentarono di impedire l’indipendenza algerina con attentati e sabotaggi. L’OAS pianificò un attentato alla vita di De Gaulle, ma fallì.
Da un lato le protesta dalla Sorbona si allargarono dopo la decisione dalla polizia di attenuare lo sgombro, dall’altro si sviluppò un fortissimo movimento operaio per ragioni sindacali. Le 2 cose si intrecciarono. Per diversi giorni lo sciopero generale prolissò la vita francese e De Gaulle si recò all’estero per una visita diplomatica facendo pensare ad una sua fuga. Al suo ritorno rispose con la repressione contro gli studenti e con i sindacati che portò ad accordi favorevoli gli operai. De Gaulle sciolse le camere e alle elezioni di quell’anno vinse nettamente per la frammentazione della sinistra e la paura della classe media. Il compattamento dei conservatori e la divisione della sinistra furono analoghe fra USA e Francia.
È sbagliato ricordare totalmente il ’68 come ideologia matrice marxista. Infatti, anche il mondo cattolico partecipò a quella fase, basti pensare alla “Trilogia della Liberazione” sviluppatasi in Sud America. Una parte del clero sudamericano giustificò la lotta armata contro i regimi dittatoriali.
Nel ’68 fra i libri di politica più venduti in Italia vi erano varie opere di Marx, Engels e Lenin, ma fra i più discussi:
- “Lettera di una professoressa” di Don Milani, in cui si esprimeva l’opposizione della società capitalistica.
- “L’uomo ad una dimensione” di Herbert Morcure criticava la teocrazia capitalistica e l’omologazione delle persone, sostenendo che le classi lavoratrici avevano perso la loro carica ribellistica.
- “Gli ultimi discorsi” di Malcom X, dove sosteneva il nazionalismo angloamericano.
Il ’68 italiano non fu diverso da quello francese e tedesco à dal ’66 iniziarono manifestazioni pacifista, terzomondiste, ecc. Dal ’67 vi fu una radicalizzazione nelle università a cui rispose la repressione della polizia. Le proteste erano generalmente legate a forme universitarie e al rifiuto del principio di autorità.
L’episodio di Villa Giulia rimase famoso perché gli studenti non si dispersero alle cariche della polizia dimostrando il miglioramento della loro organizzazione.
A Parigi, ma anche in altre università, si sviluppò un laboratorio di grafica che produceva manifesti e li fu introdotto l’utilizzo dello spray per scrivere slogan sui muri.
Caratteristica forte del ’68 italiano fu l’unione delle proteste studentesche con gli scioperi dei lavoratori. Parte del movimento collaborò molto con la classe operaia. Nel ’69 si osservò un aumento delle agitazioni sindacali che culminò nel cosiddetto “Autunno Caldo”. In occasione del rinnovo dei contratti di lavoro collettivi, le organizzazioni sindacali indissero unitamente molti scioperi per ottenere aumenti e riduzioni dell’orario di lavoro. Fu in quel momento che nacquero piccole ma attive organizzazioni politiche di estrema sinistra, definite dai giornali dell’epoca “extraparlamentari”, fra cui:
- Lotta Continua
- Potere Operaio
- Avanguardia Operaia
Misto di studenti, operai e sindacalisti in polemica con le proprie organizzazioni.
La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 impresse una svolta decisiva. Dopo le prime attenzioni sugli anarchici, la magistratura portò in direzione dell’estrema destra sostenuta da alcuni apparati dello Stato. Fu l’inizio degli “anni di piombo” caratterizzati anche dalla “strategia della tensione” per dare una svolta autoritaria.
Gli anni ’70 in Italia sono stati caratterizzati non solo da terrorismo di destra, ma anche da quello di sinistra à Brigate Rosse. Il culmine delle loro azioni fu il sequestro di Aldo Moro per ottenere la liberazione dei prigionieri brigatisti. Lo Stato rifiutò e fu assassinato.
Nella seconda metà degli anni ’70 le Brigate Rosse si macchiarono di episodi di intimidazioni a danno degli operai e
capi sindacali troppo moderati.
In Italia negli anni fra il ’68 e il ’71 l’estrema sinistra, a differenza che negli altri paesi, ebbe molto influenza politica e culturale. Erano 3 i giornali dell’area:
- Il Manifesto
- Lotta Continua
- Lotta Operaia
Ciò era dovuto al fatto che la spinta riformatrice era vista a sinistra come troppo moderata e incapace di scalzare la Democrazia Cristiana dal suo egemanico. L’immagine di un sistema politico bloccato a fine anni ’60 è falsa:
- Introduzione del divorzio
- Riforma del sistema pensionistico
- Nacquero le regioni
- Nacque il Sistema Sanitario Nazionale
- Diritto all’aborto
La presenza di un Partito Comunista molto forte spinse la NATO e gli USA ad ostacolare la partecipazione del PCI a qualsiasi governo.
Nel ’73 Berhinguer pubblicò una serie di articoli sostenendo che l’unica soluzione era il “compromesso storico”. Ciò era spiegabile a seguito della “lezione cilena”, cioè al colpo di stato di Pinochet ai danni del legittimo presidente S. Allende. Quel golpe era stato supportato dagli USA e Berhinguer si rendeva conto che sarebbe potuto succedere anche in Italia.
Dopo le elezioni del ’76, che videro la grande avanzata del PCI, questo progetto sembrò realizzarsi con l’astensione che permise un governo a guida Democrazia Cristiana à “governo delle astensioni”.
Nel ’78, invece, si formò un governo a guida Andreotti che ricevette il voto di fiducia dei comunisti, che rimasero però fuori dal governo, anche per il sequestro Moro. Già l’anno dopo il PCI uscì dalla maggioranza del governo di solidarietà nazionale.
La crescita economica nel dopoguerra era stata enorme e ciò era avvenuto in un regime di cambi fissi definito dagli accordi di Bretton Woods. In realtà vi era la possibilità di un’oscillazione del 1% max nel cambio con il Dollaro. Quei 20-25 anni di crescita ad alti livelli aveva portato ad una crescita sproporzionata della circolazione dei dollari fuori dal controllo della FED.
All’inizio degli anni ’70 la prima potenza mondiale era la Germania Occidentale.
Le risorse auree americane, fra il ’48 e il ’70, scesero drasticamente. L’URSS iniziò a trasferire i propri depositi in dollari dalle banche USA a quelle europee. Nacquero i petrodollari à dollari prodotti dall’estrazione petrolifera ed investiti dai paesi produttori di petrolio all’estero. Ciò causò l’aumento enorme della massa monetaria. Tutto questo portò al deprezzamento del dollaro per via dell’inflazione e Nixon nel ’71 sospese la convertibilità in oro della moneta statunitense, introducendo dazi protettivi. L’aumento del petrolio ebbe un’accellerata nel ’73 con l’embargo ed il razionamento del petrolio voluto dall’OPEC per ritorsioni all’attacco israeliano all’Egitto da Israele. In realtà, gli alti tassi di sviluppo industriale avevano già prima fatto crescere la domanda e quindi i prezzi del petrolio.
L’altro fattore strutturale fu la rigidità del costo del lavoro, dovuta ai diritti ottenuti dagli operai e alla cosiddetta “scala mobile” che agganciava i salari all’aumento dei prezzi. Ciò causava una “stagflazione” à connubio tra la stagnazione della produzione industriale e l’inflazione dei prezzi.
Il contesto internazionale fu segnato da una vistosa crisi dell’egemonia statunitense di fronte:
- Aumento del peso politico della CEE
- Politica di “grandeur” francese
- Ostpolitik di Willy Brandt à cancelliere tedesco del SPD che mirava all’apertura con la Germania dell’Est
- Conferenza di Helsinky promossa dagli stati europei per la pace e la stabilità
- Sconfitta americana in Vietnam
- Caduta delle dittature in Portogallo, spagna e Grecia.
Gli anni ’70:
- Il riavvicinamento fra USA e Cina non sembra seguire la logica della Guerra Fredda à il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese le permetteva di riguadagnare il suo seggio alle Nazioni Unite
- Il viaggio di Nixon in Romania nel ‘69
- L’URSS passò come gli USA un periodo di crisi à a fine anni ’70 la Polonia mostrò segni di insofferenza rispetto al governo sovietico, come già era avvenuto fra gli operai a inizio decennio. In questa fase si formò un sindacato illegale => Comitato per la difesa degli operai, che sarà l’embrione di Salidarnsc. Le richieste erano 2:
- diritto di sciopero
- diritto di creare organizzazioni sindacali
A ciò si aggiunge la novità di un Papa polacco nel ’78 à Giovanni Paolo II (Karol Wojtila).
Il Partito Comunista decise di aprire delle trattative e nel 1980 i lavoratori polacchi ebbero le concessioni richieste. È li che nacque quel Solidarnsc in cui spiccò Lech Wolesa. Il gruppo dirigente, stupito delle concessioni, prese un atteggiamento molto calmo. Nonostante ciò, la dirigenza sovietica era contrastata, ma Jeruzelski salì al governo e nell’81 proclamò la legge marziale e proseguì il Salidarnsc. Fu la strada scelta dal governo polacco per scongiurare l’invasione sovietica. Tutto ciò fu visto dall’estero come un segno di debolezza di Mosca.
L’esempio maggiore della difficoltà bipartista fu ciò che stava avvenendo in Medio Oriente à nel ’79 la rivoluzione popolare abbattè il regime dello Scià, che era filoamericano, in India. Nessuna delle 2 superpotenze potè intervenire. La Rivoluzione Iraniana nei primi mesi aveva componenti varie, ma prevalsero quelle islamiche. Il nuovo regime teocratico aveva un enorme consenso. Ancora adesso vi è una sovrapposizione fra potere politico e religioso => il governo che vara le leggi è civile, ma le autorità religiose hanno l’ultima parola.
In quello stesso anno l’URSS invase militarmente l’Afghanistan perché preoccupata per il fermento della popolazione islamica dentro i propri confini e utilizzò la scusa di voler difendere il governo afghano. Il potere sovietico era sempre stato impostato sull’emigrazione delle èlites locali in favore di un apparato russo esportato in periferia dal centro. La forte crescita demografica della popolazione islamica aveva messo in crisi questo sistema. Nel ’79 emerse per la prima volta il protagonismo politico dei gruppi che si erano basato sulla fede islamica. La crisi di Teheran andò ad incontrarsi proprio in quel periodo dalla campagna elettorale per le elezioni americane à Carter fu sconfitto da Reagan.
L’economia capitalistica non sembrava in grado di riformarsi per la presenza dei sindacati e della sinistra. Nel ’74-’75 si osservarono i primi segnali di sovrapproduzione della FIAT, ma il ridimensionamento potè essere effettuato solo nel 1980. Dopo lunghe trattative con i sindacati, si arrivò ad un accordo, anche grazie alla protesta dei quadri medio-alti contro il troppo controllo dei sindacati. Così fu accettato il piano di messa in cassa integrazione. Fu la prima sconfitta dei sindacati in quel periodo. La “Marcia dei 40.000” era composta da dirigenti, impiegati e capi reparto.
La situazione in Italia portava a pensare che nessuna scelta potesse essere presa senza una forte mediazione con i sindacati. Il sistema delle imprese era bloccato e vedeva nel sindacato un ostacolo alle ristrutturazioni indispensabili. Tutto ciò fa capire la “Rivoluzione Neoliberale” avvenuta con la vittoria della Tatcher in UK nel ’79 e di Reagan negli USA nell’80. Entrambi vinsero quelle elezioni sulla base di un programma che voleva dare una svolta battendo il potere di intermediazione dei sindacati. Le imprese avevano secondo loro troppo vincoli, fra cui un eccesso di welfare state à tasse troppo alte e troppi investimenti nello stato sociale.
Era una battaglia fortemente ideologica e questo fondamento che cresceva di ricondurre tutto ad una logica economica ebbe grande successo. Nei primi anni di governo dei conservatori inglesi vi fu una privatizzazione sfrenato sull’assunto ideologico che la questione privata sia più efficiente. Nella seconda metà degli anni ’70, dopo la morte di Mao, la dirigenza cinese guidata da Deng Xiupjng, decise di intraprendere delle riforme che miravano a migliorare l’economia. La svolta che si concretizzò negli anni ’80 si basava sul modello che ancora oggi vige in Cina à predisposizione alla componente capitalistica con l’esterno ed immobilismo interno in politica.
Tra fine anni ’70 e inizio anni ’80, gli USA per fronteggiare l’islamismo foraggiarono i Mujaeddin in Afghanistan e Saddam Hussein in Irak nelle guerre contro l’Iran, che resse all’attacco irakeno e che vide il sostegno popolare all’Ayatollah.
L’ultima fase della Guerra Fredda viene fatta partire con la presidenza di Ronald Reagan, il cui obiettivo era rilanciare l’industria militare americana e ridare agli USA il loro ruolo egemone. L’epoca reaganiana vide uno spostamento degli investimenti statali, non una loro diminuzione à “scudo spaziale”. Generalmente si ritiene che questo rilancio abbia portato l’URSS a crollare per star dietro agli USA. Bisogna tener contro, anche del ruolo dei mass media nel potenziare e sfruttare certi eventi e renderli dei simboli molto potenti.
Il disgelo fra USA e Cina partì dalla trasmissione televisiva degli incontri di ping pong fra le 2 nazionali. Discorso simile si può fare sul boicottaggio reciproco USA-URSS delle Olimpiadi tenutesi nei 2 paesi à Mosca 1980 e Los Angeles 1984.
Nell’URSS degli anni ’80 era palese il bisogno di riforme strutturali e per questo nell’85 Gorbacev un po’ a sorpresa salì al potere. La sua politica si articolava su 2 fronti:
- economia
- politica
Perestojca e Glasnost divennero le parole d’ordine.
Il disegno messo da lui in atto fu però fallimentare. Lo stesso vale per il riposizionamento dell’URSS nello scenario internazionale. Al di fuori del settore militare ed aerospaziale l’economia sovietica era in stasi. I paesi satellite presentavano strutture economico-sociali che si erano integrate in parte con il mercato internazionale. Gorbacev nell’87 riuscì a raggiungere un accordo per lo smantellamento degli “euromissili” da parte di USA e URSS. In questi stessi accordi presi a Washington, Gorbacev, annunciò il ritiro russo dall’Afghanistan e la riduzione dei fondi per l’Armata Rossa. Ciò aggravava l’impressione di debolezza sia fuori sia all’interno dell’URSS. L’apertura al libero mercato fu timida e fallimentare. Gorbacev non voleva uscire da un’economia di tipo socialista e si rifaceva alla NEP leniniana.
Anche da punto di vista politico le riforme furono fallimentari:
- l’obiettivo era dare più potere al parlamento e permettere il multipartitismo, ma ci fu una netta polarizzazione fra indipendenti (=> eletti con suffragio universale) e conservatori (=> nominati dall’opposto); Gorbacev rimaneva isolato.
Anche il Polonia la liberalizzazione politica portò la netta affermazione dei non comunisti. Nel momento in cui la censura fu abolita, il potere comunista fu definitivamente delegittimato. La dissoluzione dei regimi socialisti in Europa orientale ha portato al definitivo crollo dell’URSS.
Quando nel luglio 1989 Gorbacev affermò che l’URSS non sarebbe intervenuta negli affari interni degli altri regimi comunisti, si avviò un effetto domino che in pochi mesi portò al “Crollo del Muro”. Comunque la dissoluzione era già iniziata prima.
Il fenomeno dell’emigrazione tedesca orientale tramite l’Ungheria, che non controllava più le frontiere, portò ad un irrigidimento di quel governo e ad un suo successivo cedimento. Nella visita di Gorbacev nell’ottobre 1989, i militanti comunisti lo acclamavano come “garante della dissoluzione del regime”. Da li a poco il muro fu abbattuto dai manifestanti => 9 novembre 1989.
Nel ’90 ci fu l’unificazione della Germania. La DDR confluì nella Germania Federale. La transizione interna ai paesi satellite fu gestita quasi ovunque dagli ex uomini dell’apparato comunista. In quella fase Gorbacev era visto come il “comunista riformatore” che poteva salvare il sistema. Fu così anche in Cina, ma la repressione sparse i fermenti => Piazza Tienammen. Aveva vinto la linea di Deng.
Repubbliche baltiche e Georgia mostravano mire autonomistiche all’interno dell’URSS. In questa fase si aprì lo scontro fra Elstin e Gorbacev. Il primo mirava ad una dissoluzione dell’URSS e alla nascita di una Russia non comunista. Gorbacev non potè molto, Elstin, dopo un fallito colpo di stato militare, ebbe buon gioco ad assumere il potere sfruttando le manifestazioni di piazza. Il momento decisivo era stato quando l’esercito si era rifiutato di sparare contro la folla. Elstin sciolse il Partito Comunista e il KGB. Dopodiché, la Russia decretò la fine dell’URSS e la nascita della CSI à dicembre 1991.
Allo sfondamento della “gerontocrazia” comunista furono i quadri di KGB e l’esercito ad assumere i ruoli chiave nella nuova Russia. L’unificazione tedesca diede avvio ad una fase di espansione dell’Unione europea. Bisognava diffondere delle interpretazioni che tendono a ricollegare tutti gli avvenimenti successivi alla fine della Guerra Fredda. Mentre, dal punto di vista economico-sociale siamo in un mondo multipolare; dal punto di vista militare vi era un'unica superpotenza => USA.
“Svolta liberale” à termine con cui nel 1900-1901 si indicava il cambiamento politico-istituzionale che stava avvenendo in Italia. Gli anni a cavallo fra i 2 secoli sono decisivi per la storia italiana, ma nella manualistica vengono generalmente inseriti nell’ “Età Giolittiana”. Ciò però lascia in ombra la chiusura dell’800 italiano e fa scomparire la specificità del Governo Zanardelli à 1901-1903.
Quel governo nacque sull’onda di aspettative grandissime che però furono in parte deluse. Questo portò all’esaurimento della spinta propulsiva a fine del 1903 e la creazione del governo Giolitti. Intorno alla sua figura si è affermata una stabilizzazione moderata del sistema italiano. È più corretto parlare di Età Giolittiana solo dal 1904 in poi, e non dal 1901. A partire dal 1901 iniziò un’ondata di scioperi senza precedenti che portò alla luce molte contraddizioni politiche. Anche il movimento cattolico ebbe un ruolo in quegli scioperi.
Nel settembre 1904 si tenne il primo sciopero generale italiano, proclamato dopo l’uccisione di alcuni lavoratori in Sardegna. Dopodiché Giolitti decise di indire nuove elezioni politiche alla fine di quell’anno. Imitando l’onda francese degli anni precedenti, le classi agiate ad inizio 900 iniziarono a parlare di “Belle Epoque”. Alla fine dell’800 l’economia italiana era già in una sostenuta fase di ripresa.
La Grande Depressione iniziata a metà anni ’70 finì nel 1894-’95 e lo sviluppo economico riprese. L’Italia è considerata un paese “Lotal Comers” o “Second Comers” => “arrivato tardi” o “secondo”. Il rapporto fra lo sviluppo industriale e il sistema politico ha sempre come modello quello inglese.
I primi passi italiani verso una nuova Rivoluzione Industriale avvennero nei primi anni ’80 del XIX secolo. Quelli però erano anni di recessione.
In Italia, come in tanti altri paesi, la differenziazione tra proprietari terrieri ed imprenditori dell’industria a livello politico era minore rispetto all’UK. Destra e Sinistra Storica avevano la stessa base sociale.
Mentre nel 1899-1904 l’economia era dinamica, in Parlamento gli interessi legati alla proprietà terriera rimasero fortemente egemoni. La Camera dei Deputati era stata eletta nel 1897 ed anche le elezioni del 1900 non tolsero la maggioranza al centrodestra. La Camera era composta da 508 deputati eletti con sistema a seggi uninominali, mentre il Senato era tutto di nomina regia e bisognava far parte di alcune categorie precise.
Lo Statuto Albertino prevedeva una distribuzione del potere molto verticistica:
- potere esecutivo à sovrano, che lo delegava ai suoi ministri
- potere legislativo à diviso fra il sovrano, governo e parlamento
Il sistema politico liberale italiano era un ibrido fra quello “Costituzionale puro” e quello “Parlamentare”, tanto che era detto “Semi-parlamentare”. Lo Statuto non prevedeva formalmente un Presidente del Consiglio, ma, grazie a Cavour, si era consolidata una prassi diversa.
Umberto I aveva una forte ammirazione per il modello costituzionale puro tedesco. Il suo fastidio verso il Parlamento contrasta la sua immagine di “Re buono”. Politicamente era ultra conservatore. Ancora ad inizio 900 rimaneva aperta la frattura fra Stato e Chiesa. Quando il Papa nominava un nuovo vescovo, questo doveva presentarsi alle autorità politiche per assumere alcune sue funzioni tramite un atto ufficiale. Dopo l’unificazione, Pio IX provò ad ingaggiare un braccio di ferro ed impose ai vescovi di non chiedere il riconoscimento, ma dopo qualche anno i vescovi cominciarono a chiederglielo e ad ottenerlo dallo Stato.
Alla morte di Leone XIII, i suoi famigliari non sapevano dove registrare l’atto ufficiale poiché non risultava più iscritto all’anagrafe italiana.
L’Opera dei Congressi riuniva questa galassia associazionistica, che comprendeva anche associazioni di mutuo soccorso. Inizialmente alla guida c’erano gli “intransigenti”. Nel Parlamento, ufficialmente, non vi erano deputati cattolici. Nel 1903 il progetto di legge per istituire il divario vide una campagna di opposizione enorme organizzata dal movimento cattolico ma non un’iniziativa parlamentare ufficialmente cattolica. Ciò fa capire quanto fu importante l’azione di quei cattolici che dentro all’Opera dei Congressi diedero origine alla Democrazia Cristiana, con la speranza che prima o poi il Papa autorizzasse l’attività politica.
Nel 1899 era al governo il generale Pelloux. L’incarico gli era arrivato dopo gli incidenti del maggio 1898 che erano stati fortemente repressi dall’esercito. Questo governo ebbe un atteggiamento contradditorio => fu concessa un’amnistia per chi aveva partecipato ai moti ed era stato condannato, ma portò in Parlamento un disegno di legge che mirava a rendere leggi dello Stato le leggi straordinarie che limitavano i diritti di stampa e di riunione. Fino a quel momento non vi era una netta divisione fra Destra e Sinistra Parlamentare e all’opposizione vi erano socialisti, repubblicani e democratici radicali.
Zanardelli faceva parte del governo che aveva reagito in maniera repressiva nel ’98 ed era stato uno dei maggiori promotori dell’estensione dei provvedimenti anche contro i clericali. Gli unici veri e propri partiti erano quello socialista e repubblicano; anche i democratici radicali non che una “tendenza”.
Malgrado la maggioranza conservatrice, i progetti di legge autoritari non passarono à l’Estrema Sinistra inaugurò la pratica dell’”ostruzionismo”; la sinistra liberale tirò con se alcuni conservatori. L’ “ostruzionismo” era già stato utilizzato al Congresso americano.
Pelloux tentò di mettere dei limiti restrittivi nel regolamento della Camera. Inoltre, tentò di far diventare esecutivo un decreto prima che la Camera lo avesse votato. Il capofila dei conservatori, detti “centro moderati”, era Sydney Sonnino. In “Torniamo allo Statuto” proponeva di abbattere la passi che dava più poteri al parlamento rispetto a ciò che diceva lo Statuto Albertino. Per lui il governo doveva poter prendere provvedimenti necessari per il paese a dispetto delle minoranze, ma il problema era che non erano soltanto le minoranze ad opporsi.
Il 3 aprile 1900 uscirono dall’aula sia Estrema che Liberali di sinistra. Fu allora che la spaccatura trovò il suo culmine. Quel simbolo aveva un valore molto maggiore per la “sacralità” che ancora manteneva l’Ala della Camera.
Una sentenza della Cassazione si esprimeva contro i decreti resi esecutivi senza approvazione. Legittimare diritti e tentare di forzare la mano, non fu fatto ed per questo che si andò a nuove elezioni, sperando di ottenere una maggioranza più gestibile.
Per 2 anni il sistema politico era rimasto paralizzato per motivi più politici che numerici e non si volle forzare con un colpo di stato. Sonnino, pur essendo un conservatore, era un liberale che non avrebbe mai avallato una scelta autoritaria.
Le elezioni politiche del giugno 1900 portarono ad una ritirata della maggioranza da 334 a 296 deputati. Vista che l’appartenenza ad un partito non era chiara, i parlamentari erano detti “ministeriali” o “antiministeriali”.
Nel sistema liberale il governo rimaneva pienamente in possesso delle proprie prerogative anche dopo lo scioglimento della camera poiché l’incarico glielo dava il re. Ora invece si occupa solo degli affari correnti, cioè ha un ruolo di transizione con delle prerogative limitate. Ciò permetteva al governo di influenzare il risultato delle elezioni soprattutto con i prefetti.
L’estrema sinistra crebbe fino a 96 deputati, mentre l’opposizione liberale ne aveva 116.
Il candidato alla presidenza della camera dei “ministeriali” ottenne un margine troppo risicato e Pelloux si dimise. Il nuovo incarico fu dato a Saracco che formò un governo conservatore di tendenza moderata.
Il 29 luglio 1900 venne assassinato a Monza il Re. Il responsabile fu subito fermato ed era Gaetano Bresci, un anarchico di origine toscana emigrato negli USA e tornato apposta per uccidere il Re. Bresci faceva parte della corrente anarchica antiorganizzatrice o individualista. Fu condannato all’ergastolo e trovato morto poco dopo nella sua cella del carcere sull’isola di Santo Stefano.
Umberto I si era attirato addosso molte critiche per la premiazione a Bava Beccaris dopo la repressione milanese del 1898.
Almeno a livello basilare vi era un piano minimo sull’assassinio di Monza: un secondo, per fare da spalla, c’era, ma riuscì a tornare negli USA e non essere mai arrestato.
La stampa scatenò una campagna contro l’Estrema Sinistra e anche a livello parlamentare ci furono tensioni, ma non ci fu un’involuzione autoritaria. Ciò fu dovuto al nuovo sovrano Vittorio Emanuele III, molto diverso dal padre à più introverso, lontano dalla vita mondana, forse massone, filo francese, filorusso (anche per via delle parentele acquisite dalla moglie). Quest’ultime 2 tendenze lo ponevo distanze dalle posizioni tedesche.
Il primo discorso di Vittorio Emanuele III fu molto equilibrato e molto fedele all’idea di un re che lasciava autonomia al parlamento.
Agli inizi del 1901, il governo Saracco, diede le dimissioni a seguito:
- delle agitazioni fra i portuali di Genova
- dello scioglimento della Camera del lavoro locale per opera del prefetto
- dei successivi scioperi
- dell’imposizione governativa al prefetto di ritirare il suo provvedimento
Il dibattito parlamentare era partito da una mozione governativa, ma prese una nuova piega simboleggiata da un discorso di Giolitti che indicava una via opposta a quella conservatrice. Il 6 febbraio i liberali di sinistra riuscirono a mettere in minoranza il governo. Il giorno stesso Saracco si dimise.
Non si capiva più l’orientamento della Camera e Vittorio Emanuele III decise di dare l’incarico di governo a Zanardelli, membro della minoranza. La stampa moderata fu molto contrariata poiché sosteneva che il Re avrebbe dovuto darlo ad un conservatore come Sonnino, ma preferì scegliere una strada più conforme all’orientamento nella Camera e nel Paese. L’incarico non fu dato a Giolitti perché:
- aveva meno sostenitori diretti in Parlamento rispetto a Zanardelli
- per i fatti della Banca Romana di qualche anno prima
- per il prestigio di Zanardelli legato alla sua partecipazione ai moti risorgimentali.
Fu indicato come governo Zanardelli-Giolitti perché fu uno dei pochi governi in quell’epoca in cui il Presidente del Consiglio non ricoprisse anche il ruolo di Ministro degli Interni, ricoperto da Giolitti.
Il 7 marzo 1901 fu esposto alla Camera un programma che come promessa aveva:
- lo stemperamento degli animi rispetto ai conflitti sociali
- si basava sulla riforma tributaria, mirata a rendere più progressivo il fisco
- riforma della giustizia
- riforma dei ministeri centrali
- legislazione sociale avanzata
Zanardelli non mise in discussione la Triplice Alleanza, ma si avvicinò alla Francia. Quel 7 marzo non ci fu nessun voto di fiducia, perché non previsto dallo Statuto. L’ordinamento liberale non prevedeva la “fiducia preventiva”, che però venne chiesta da Giolitti nel 1903 per scelta sua. Fu da allora che divenne una consuetudine.
Giolitti prese quella decisione perché era sicuro di ottenerla e voleva una maggiore legittimazione pubblica. I voti sui bilanci dei diversi ministeri sostituirono il voto di fiducia.
Il disegno di legge presentato dal governo fu fortemente osteggiato e alla fine accantonato. Si approvò una riforma tributaria molto diversa da quella promossa dal ministro delle finanze Wallemborg. La riforma della giustizia non partì ma il disegno post-divorzio fu ritirato dopo molte proteste.
Il governo Zanardelli-Giolitti fu approvato dallo scoppio di un’enorme quantità di scioperi sorti in maniera spontanea. L’Italia per il suo ritardo economico e per le precedenti politiche repressive era molto arretrata a livello sindacale. Non esistevano strutture sindacali, ma solo leghe locali.
Entro la fine del 1901 si formarono in maniera caotica tutti i maggiori sindacati di categoria. La Federterra era di gran lunga la federazione sindacale più grande. Ciò era anche dovuto al fatto che più del 60% era occupato nell’agricoltura. La Federazione dei lavoratori della Terra era caratterizzata dalle posizioni dei braccianti che si opponevano non solo ai padroni ma anche ai contadini e ai mezzadri.
I dirigenti del Partito Socialista erano preoccupati da quell’esclusivismo di classe poiché gli inimicava molti settori. Giolitti per molti mesi cercò di attenuare le tensioni, dicendo, ad esempio, ai prefetti di levitare l’intervento della forza pubblica per reprimere gli scioperi e sostituire gli scioperanti con i soldati.
Il governo si dichiarò neutrale alle lotte legate al lavoro.
Giolitti e Zanardelli furono messi di fronte ad una situazione molto complessa, dovevano garantire l’ordine pubblico e le forze di polizia agivano comunque in maniera molto violenta. Ci furono molti scontri sanguinosi fra lavoratori e forze politiche perché in loro non si era radicata l’idea di mediare per risolvere i conflitti. Gli incidenti peggiori avvennero dove non vi era un’organizzazione di base dei lavoratori.
I socialisti speravano che in Italia fosse iniziato un percorso simile a quello francese, più riformatore e meno repressivo. Per questo votarono favorevolmente i bilanci dei ministeri. La maggioranza si reggeva sui voti dell’Estrema Sinistra. Fu per questo che i progetti di riforma furono annacquati à c’era la paura che il sistema liberale fosse in pericolo. Era difficile per il Partito Socialista sostenere un governo che reprimeva gli scioperi. Questo processo di trasformazione iniziò dal 1902; il governo cercò di recuperare consensi fra i moderati e i socialisti uscirono dal governo.
L’immagine che divide i socialisti fra “riformisti” e “rivoluzionari” è ambigua: in realtà è la divisione fra “ministerialisti” e “antiministerialisti”. Fu allora che la divisione ideologica iniziò ad aumentare. Fino al 1901 tutti si sentivano “rivoluzionari”, non nel senso di desiderare di passare ad un’azione violenta ma di costringere il parlamento a scelte più progressiste.
Turati, che era “riformista”, pensava che bisognasse collaborare con le parti più avanzate della borghesia. Dopo le dimissioni di Zanardelli a fine 1903, il 29 ottobre Giolitti ebbe l’incarico di formare un nuovo governo. Tutti si aspettavano un governo molto progressista, ma così non fu:
- i socialisti chiedevano garanzie impossibili da rispettare sulle forze dell’ordine
- i democratici la rivoluzione delle spese militari
Nel nuovo governo c’erano conservatori e mafiosi, come Rosano. Nel campo dell’ordine pubblico le cose peggiorarono: il primo sciopero nazionale italiano non portò a nulla e, non appena finito, Giolitti fece sciogliere le Camere.
Alle nuove elezioni la maggioranza liberale a lui fedele era decisamente ampia. Questa maggioranza non rinnegava la svolta liberale, ma era moderata.
La transizione da un sistema liberale ad uno liberal-democratico voluta da Zanardelli e Giolitti era fallito.
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