Conte Camillo Benso di Cavour
Conte Camillo Benso di Cavour
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Camillo Benso conte di Cavour
Biografia
Nasce il 10 agosto 1810 a Torino, allora capoluogo d'un dipartimento dell'impero napoleonico. Secondogenito del marchese Michele e della ginevrina Adele di Sellon, Cavour da giovane è ufficiale dell'esercito. Lascia nel 1831 la vita militare e per quattro anni viaggia in Europa, studiando particolarmente gli effetti della rivoluzione industriale in Gran Bretagna, Francia e Svizzera e assumendo i princìpi economici, sociali e politici del sistema liberale britannico.
Rientrato in Piemonte nel 1835 si occupa soprattutto di agricoltura e si interessa di economie e della diffusione di scuole ed asili. Grazie alla sua attività commerciale e bancaria Cavour diviene uno degli uomini più ricchi del Piemonte.
La fondazione nel dicembre 1847 del quotidiano "Il Risorgimento" segna l'avvio del suo impegno politico: solo una profonda ristrutturazione delle istituzioni politiche piemontesi e la creazione di uno Stato territorialmente ampio e unito in Italia avrebbero, secondo Cavour, reso possibile il processo di sviluppo e crescita economico-sociale da lui promosso con le iniziative degli anni precedenti.
Nel 1850, essendosi messo in evidenza nella difesa delle leggi Siccardi (promosse per diminuire i privilegi riconosciuti al clero, prevedevano l'abolizione del tribunale ecclesiastico, del diritto d'asilo nelle chiese e nei conventi, la riduzione del numero delle festività religiose e il divieto per le corporazioni ecclesiastiche di acquistare beni, ricevere eredità o donazioni senza ricevere il consenso del Governo) Cavour viene chiamato a far parte del gabinetto D'Azeglio come ministro dell'agricoltura, del commercio e della marina. Successivamente viene nominato ministro delle Finanze. Con tale carica assume ben presto una posizione di primo piano, fino a diventare presidente del Consiglio il 4 novembre 1852.
Prima della nomina Cavour aveva già in mente un programma politico ben chiaro e definito ed era deciso a realizzarlo, pur non ignorando le difficoltà che avrebbe dovuto superare. L'ostacolo principale gli derivava dal fatto di non godere la simpatia dei settori estremi del Parlamento, in quanto la sinistra non credeva alle sue intenzioni riformatrici, mentre per le Destre egli era addirittura un pericoloso giacobino, un rivoluzionario demolitore di tradizioni ormai secolari. In politica interna mira innanzitutto a fare del Piemonte uno Stato costituzionale, ispirato ad un liberismo misurato e progressivo, nel quale è la libertà a costituire la premessa di ogni iniziativa. Convinto com'era che i progressi economici sono estremamente importanti per la vita politica di un paese, Cavour si dedica ad un radicale rinnovamento dell'economia piemontese.
L'agricoltura viene valorizzata e modernizzata grazie ad un sempre più diffuso uso dei concimi chimici e ad una vasta opera di canalizzazione destinata ad eliminare le frequenti carestie, dovute a mancanza d'acqua per l'irrigazione, e a facilitare il trasporto dei prodotti agricoli; l'industria viene rinnovata ed irrobustita attraverso la creazione di nuove fabbriche e il potenziamento di quelle già esistenti specialmente nel settore tessile;
fonda un commercio basato sul libero scambio interno ed estero: agevolato da una serie di trattati con Francia, Belgio e Olanda (1851-1858) subisce un forte aumento.
Inoltre Cavour provvede a rinnovare il sistema fiscale, basandolo non solo sulle imposte indirette ma anche su quelle dirette, che colpiscono soprattutto i grandi redditi; provvede inoltre al potenziamento delle banche con l'istituzione di una "Banca Nazionale" per la concessione di prestiti ad interesse non molto elevato.
Il progressivo consolidamento politico, economico e militare, spinge Cavour verso un'audace politica estera, capace di far uscire il Piemonte dall'isolamento. In un primo momento egli non crede opportuno distaccarsi dal vecchio programma di Carlo Alberto tendente all'allontanamento dell'Austria dal Lombardo-Veneto e alla conseguente unificazione dell'Italia settentrionale sotto la monarchia sabauda, tuttavia in seguito avverte la possibilità di allargare in senso nazionale la sua politica, aderendo al programma unitario di Giuseppe Mazzini, sia pure su basi monarchiche e liberali. Il primo passo da fare era quello di imporre il problema italiano all'attenzione europea e a ciò Cavour mira con tutto il suo ingegno: Il 21 luglio 1858 incontra Napoleone III a Plombières dove vengono gettate le basi di un'alleanza contro l'Austria.
Il trattato ufficiale stabiliva che la Francia sarebbe intervenuta a fianco del Piemonte, solo se l'Austria lo avesse aggredito; in caso di vittoria si sarebbero formati in Italia quattro Stati riuniti in una sola confederazione posta sotto la presidenza onoraria del Papa ma dominata sostanzialmente dal Piemonte: uno nell'Italia settentrionale con l'annessione al regno di Sardegna del Lombardo-Veneto, dei ducati di Parma e Modena e della restante parte dell'Emilia; uno nell'Italia centrale, comprendente la Toscana, le Marche e l'Umbria; un terzo nell'Italia meridionale corrispondente al Regno delle Due Sicilie; un quarto, infine, formato dallo Stato Pontificio con Roma e dintorni. In compenso dell'aiuto prestato dalla Francia il Piemonte avrebbe ceduto a Napoleone III il Ducato di Savoia e la Contea di Nizza.
Appare evidente che un simile trattato non teneva assolutamente conto delle aspirazioni unitarie della maggior parte della popolazione italiana, esso mirava unicamente ad eliminare il predominio austriaco dalla penisola.
La II guerra d'indipendenza permette l'acquisizione della Lombardia, ma l'estendersi del movimento democratico-nazionale suscita nei francesi il timore della creazione di uno Stato Italiano unitario troppo forte: l'armistizio di Villafranca provoca il temporaneo congelamento dei moti e la decisione di Cavour di allontanarsi dalla guida del governo.
Ritornato alla presidenza del Consiglio Cavour riesce comunque ad utilizzare a proprio vantaggio la momentanea freddezza nei rapporti con la Francia, quando di fronte alla Spedizione dei Mille e alla liberazione dell'Italia meridionale poté ordinare la contemporanea invasione dello Stato Pontificio. L'abilità diplomatica di Cavour nel mantenere il consenso delle potenze europee e la fedeltà di Giuseppe Garibaldi al motto "Italia e Vittorio Emanuele" portano così alla proclamazione del Regno d'Italia, il giorno 17 marzo 1861.
Camillo Benso conte di Cavour muore nella sua città natale il 6 giugno 1861.
Camillo Benso Conte di Cavour
Aristocratico liberale, aveva viaggiato molto spesso all'estero, studiando lo sviluppo economico di paesi europei più avanzati industrialmente come la Francia e l'Inghilterra, documentandosi sulle innovazioni tecnologiche.
Appare sulla scena politica piemontese alla vigilia del '48 come fondatore di un giornale il "Risorgimento", testata liberale e moderata. Eletto deputato nello stesso anno, nel primo parlamento del 1948, fu poi nominato ministro e infine, dal '52 fino al '59 fu capo del governo piemontese. Cavour capì subito, grazie alle sue conoscenze, che nessuno stato debole o arretrato economicamente sarebbe stato in grado di decidere delle proprie sorti e che quindi erano necessarie delle riforme liberali, ma non solo, oltre a ciò occorreva imboccare decisamente la via dell'industrializzazione già percorsa dalle grandi potenze europee e su cui il Regno sabaudo era in netto ritardo. Fece costruire canali per l'irrigazione e favorì le redditizie colture del riso, del grano, del vino, ritenendo a ragione che un'agricoltura ricca e moderna era alla base per lo sviluppo dell'industria. Agevolò il potenziamento delle industrie esistenti, soprattutto quella tessile, e stimolò la creazione di nuove, come le acciaierie. Capì che le industrie e il commercio avevano la necessità di nuove infrastrutture e quindi diede un fortissimo impulso alla rete stradale e ferroviaria, si creò in pratica dal nulla la rete telegrafica; il commercio venne favorito in ogni modo e la realizzazione di una vera marina mercantile fece rifiorire il porto di Genova.
Questa politica fu possibile anche perché in Piemonte vi era un'antica tradizione di buona amministrazione pubblica. Il grande merito di Cavour quindi fu quello di saper proporre una politica di riforme che potevano contare ampiamente sull'appoggio della classe dirigente piemontese. Al piccolo Stato sabaudo mancava ancora comunque una sufficiente presenza sulla scena politica internazionale; a questo scopo Cavour si adoperò con grande abilità diplomatica. Scoppiata nel 1854 la guerra di Crimea: Francia e Inghilterra erano alleate della Turchia e combattevano contro la Russia, che voleva espandersi nella penisola balcanica. Colta l'occasione, Cavour offrì l'alleanza del Piemonte a Francia, Inghilterra e Turchia, inviando in Crimea un corpo d'armata. Non fu facile ottenerne l'autorizzazione dal Parlamento di Torino : perché far morire dei soldati piemontesi a favore dell'Impero ottomano, in un paese dove il Piemonte non aveva alcun interesse da difendere? Ma come egli stesso spiegò, partecipando alla guerra dalla parte dei vincitori il Piemonte veniva ammesso al tavolo delle trattative come alleato di due grandi potenze: la Francia e l'Inghilterra.
Nel 1856 al Congresso di Parigi, fu firmata la pace, dove era presente anche il rappresentante dell'Austria. Cavour non chiese alcun compenso per la partecipazione alla guerra, ma ottenne che una seduta fosse dedicata espressamente a discutere il problema italiano. Grazie a questo risultato Cavour potè quindi sostenere pubblicamente che la repressione dei governi reazionari e la politica dell'Austria erano i veri responsabili dell'inquietudine rivoluzionaria che covava nella penisola e che avrebbe potuto costituire una minaccia per i governi di tutta Europa. Il Piemonte ebbe l'occasione cosi' di presentarsi come l'unica soluzione moderata possibile al problema dell'instabilità politica dell'Italia del tempo.
Cavour e il Piemonte liberale e parlamentare
In questo quadro si inserì l'attività diplomatica di Cavour che riuscì a saldare gli interessi napoleonici con quelli piemontesi in una guerra contro l'Austria.
Il conte Camillo Benso di Cavour (1810-1861), leader liberale dello Stato piemontese, divenne ministro dell'agricoltura nel 1850.
L'iniziativa che lo portò alla ribalta della vita politica del Paese fu l'accordo che strinse con la sinistra moderata guidata da Urbano Rattazzi. Diede così vita ad uno schieramento politico di centro - sinistra entro il quale riuscì a convogliare un largo consenso politico che andava dai liberali conservatori ai democratici moderati. I punti del programma politico del “connubio” (così si chiamò questa operazione di alleanza governativa) furono “monarchia, statuto, indipendenza, progresso civile e politico”.
Divenuto capo del governo nel 1852, Cavour poté dare concretezza al suo programma. Convinto liberale, assertore del progresso economico e politico, riteneva impossibile che il Piemonte potesse condurre una politica estera nazionalista se le strutture interne dello Stato fossero rimaste arretrate. Perciò incanalò l'attività statale verso la creazione di quelle infrastrutture (strade, linee telegrafiche, ferrovie, reti di irrigazione ecc.) necessarie allo sviluppo economico del Paese che incoraggiò, tra l'altro, con l'istituzione di nuove banche.
La sua concezione liberale lo indusse, in campo ecclesiastico, ad una politica volta a separare la società religiosa dalla società civile. La formula che sintetizzò la sua linea politica in questo campo fu “libera Chiesa in libero Stato”. Seguendo la linea già inaugurata dal precedente ministero (presieduto da Massimo D'Azeglio) con le leggi Siccardi che avevano abolito il foro ecclesiastico e il diritto di asilo (1850), Cavour continuò ad eliminare i privilegi del clero arrivando, non senza opposizione interna da parte dei cattolici, alla soppressione ed all'incameramento dei beni di tutti gli ordini religiosi contemplativi, considerati dai liberali privi di utilità per la società; ciò comportò la chiusura di ben 334 conventi.
Il Regno di Sardegna, grazie all'opera di riforma intrapresa da Cavour, riuscì ad assumere quell'assetto di Paese avanzato che lo differenziava e gli dava una posizione di privilegio rispetto agli altri Paesi italiani, dove invece dopo il 1848 i governi si erano dati ad una politica di violenta repressione interna e chiusura verso qualsiasi possibilità di rinnovamento. Il Piemonte costituzionale, il Piemonte liberale offrì alla borghesia italiana un modello politico e insieme una garanzia di sicurezza rispetto ai pericoli di una rivoluzione popolare.
Il fallimento che intanto consumava la democrazia nell'insuccesso dei suoi moti insurrezionali sembrò la migliore verifica del fatto che solo lo Stato piemontese poteva continuare con successo l'azione per l'unità d'Italia. La formazione della Società Nazionale (1857) con un programma unitario e monarchico - sabaudo, segretamente appoggiata da Cavour, fu un momento importante di coinvolgimento nella linea cavouriana anche di frange democratiche: il mazziniano Garibaldi aderì alla Società Nazionale insieme a Daniele Manin e Giuseppe La Farina. Da non trascurare infine è la presenza in Piemonte di molti esuli politici che da ogni parte d'Italia trovavano asilo nel territorio dei Savoia, rafforzando così il ruolo egemone del Piemonte per la causa italiana.
Fonte: http://www.studenti.it/download/scuole_medie/Cavour.doc
Autore: non indicato nel documento di origine
Conte Camillo Benso di Cavour
DAL CONGRESSO DI VIENNA ALL’UNITA D’ITALIA
1. IL PERIODO DELLA RESTAURAZIONE
1.1. Il Congresso di Vienna pag. 103
Dopo l’abdicazione* (Rifiuto, abbandono del potere// contr: accettazione) di Napoleone si riunì a Vienna nell’ottobre 1815 un Congresso al quale parteciparono i più potenti sovrani ed uomini politici d’Europa,che rappresentavano l’Austria, la Francia, l’Inghilterra, la Russia e la Prussia. Il Congresso si proponeva di restaurare (ossia ristabilire) in Europa la situazione politica precedente alla Rivoluzione Francese,dopo gli sconvolgimenti* (Turbamento, scompiglio, confusione) provocati da Napoleone. Per questo motivo il periodo che segue dal 1815 al 1830 fu poi detto Eta’ della Restaurazione. Il Congresso si ispirò* (ispirarsi=prendere come modello) ad alcuni principi:
a) il principio di legittimità* ( valido, fondato, l’essere legittimo) per cui gli stati venivano ridati* (dare in dietro, rendere, restituire) ai legittimi* (secondo la legge, leciti) sovrani.
b) il principio di equilibrio* ( condizione di uguaglianza, parità di forza e potere) tra le grandi potenze al fine di favorire* (sostenere; incoraggiare, favorire) la pace.
c) il criterio * ( regola, principio ) di costituire intorno alla Francia una barriera* (sbarramento, steccato che limita o chiude un passaggio o segna un confine) di Stati cuscinetto* ( che isola, che fa da protezione ) per impedire* (rendere impossibile, contrastare efficacemente) il ritorno di ambizioni francesi di dominio* (potere, supremazia) sull’Europa.
Il Congresso di Vienna, anche se è vero che assicurò all’Europa un periodo di pace,non tenne però in nessun conto la volontà dei popoli e il principio di nazionalità diffusosi* (= che si era diffuso, esteso, che era diventato sempre più conosciuto) dopo la Rivoluzione Francese. Popoli e Stati furono trattati come merci
1.2. La Santa Alleanza
Nel Settembre 1815 gli imperatori di Russia ed Austria ed il re di Prussia avevano stipulato(fatto ) il patto della Santa Alleanza che impegnava i sovrani ad aiutarsi reciprocamente* (l’un l’altro) in nome della fratellanza cristiana; in realtà questo patto nascondeva precisi fini politici, affermando il principio di intervento per il quale gli stati contraenti* (che hanno contratto cioè fatto un patto) erano autorizzati ad intervenire militarmente ogniqualvolta delle insurrezioni (rivolte) minacciassero* (minacciare = mettere in pericolo) la sistemazione data all’Europa dal Congresso di Vienna.
1.3. Il governo dei sovrani “restaurati”
I sovrani “restaurati” ( rimessi sul trono ), convinti di poter cancellare gli anni della dominazione ( dominio, potere) francese e le idee da essa diffuse (sparse largamente), come se non fossero mai esistite, ristabilirono (misero a posto) l’assolutismo monarchico ( la monarchia assoluta*)ed i privilegi della nobiltà e del clero. Furono abolite (tolte) tutte le libertà civili , come la libertà di opinione, di parola e di stampa, la libertà di associazione e di riunione. Fu instaurato (messo) un regime (sistema politico) di controllo poliziesco contro ogni forma di opposizione (andare contro) ed una rigida (forte,dura) censura contro tutte le pubblicazioni che contenessero idee rivoluzionarie.(che hanno cambiato la storia)
1.4. L’Italia dopo il Congresso di Vienna cfr. pag.105
a) Sistemazione politica . L’Italia fu divisa in numerosi stati,la maggior parte dei quali sotto il controllo diretto o indiretto dell’Austria :
REGNO DI SARDEGNA (Piemonte,Liguria,Sardegna) sotto la dinastia* (serie di re della stessa famiglia) dei SAVOIA. Era l’unico stato relativamente autonomo,anche perchè era uno degli stati “cuscinetto” posto a controllo dei confini (quelli che dividono gli stati) della Francia. Ad esso era stata annessa (unita) la scomparsa (che non c’è più ) Repubblica di Genova.
REGNO LOMBARDO-VENETO sotto il dominio diretto dell’Austria, governato da un vicerè.(chi governa in nome del re) Ad esso era stata annessa la scomparsa Repubblica Veneta.
DUCATO DI PARMA E PIACENZA governato da Maria Luisa d’Austria,moglie di Napoleone e figlia dell’imperatore d’Austria.
DUCATO DI MODENA E REGGIO governato da Francesco IV d’Asburgo-Este.
GRANDUCATO DI TOSCANA governato da Ferdinando III d’Asburgo-Lorena
STATO DELLA CHIESA (Lazio,Umbria,Marche,Romagna) restituito al Papa Pio VII che riconosceva all’Austria il diritto di controllo sul suo territorio.
REGNO DELLE DUE SICILIE (Italia Meridionale) sotto Ferdinando I di Borbone che aveva stretto con l’Austria un patto di alleanza.
b) Situazione economica L’Italia continua ad essere un paese essenzialmente (prevalentemente, in maggioranza) agricolo. La progressiva (continua) scomparsa del sistema feudale(del feudo) provoca da una parte il diffondersi della proprietà borghese e dall’altra la perdita di assistenza da parte del loro signore per i contadini ed il peggioramento delle loro condizioni di vita. Intanto verso la metà del sec.XIX si ebbero nell’Italia del Nord i primi segni della Rivoluzione Industriale ostacolata però
1) dal frazionamento politico che dava luogo alla presenza di dogane (sbarramenti tra gli stati) le quali provocavano un aumento dei costi delle merci e nello stesso tempo impedivano (ostacolavano) la costruzione di ferrovie (dove passano i treni) attraverso i vari stati.
2) dall’Austria che impose (stabilire come obbligo) gravi oneri fiscali ( tasse molto alte ) ed impedì l’importazione di macchine a vapore dall’Inghilterra subordinando (far dipendere una cosa da un’altra) lo sviluppo industriale dell’Italia a quello dei paesi al di là delle Alpi. Pertanto il Risorgimento (rinascita, qui inteso come periodo storiconel quale l’Italia rinasce come Stato indipendente ) ebbe anche un aspetto economico: infatti unità d’Italia e indipendenza dall’Austria significava per la borghesia fare dell’Italia un paese industriale e realizzare un mercato unico,abbattendo (togliendo) le barriere doganali e costruendo ferrovie.
1.5. L’opposizione alla Restaurazione
a) IL ROMANTICISMO : è un movimento culturale che si sviluppa in Europa agli inizi del 1800. A differenza dell’Illuminismo che sottolineava la ragione, i Romantici sostengono (mettono in risalto) l’importanza del sentimento. Mentre la ragione rende uguali gli uomini, il sentimento li diversifica: per i Romantici ogni individuo è diverso dagli altri,ha un suo modo di sentire,una sua storia. Come ogni individuo si distingue,così anche ogni nazione ha sue caratteristiche,una sua storia per cui si distingue dalle altre. Si afferma così il principio di nazionalità. Ma sia un individuo che uno stato per esprimersi hanno bisogno di libertà e questo principio di libertà passerà dal campo culturale a quello politico,per cui i Romantici finiranno per coincidere (avere le stesse idee di essere simili a ) con i liberali,che vogliono libertà ed indipendenza dall’Austria.
b) IDEOLOGIE POLITICHE CONTRARIE ALL’AUSTRIA
Liberali moderati : Monarchia costituzionale - Libertà ma non uguaglianza ( Suffragio ristretto )
( = non votano tutti i cittadini, votano i più ricchi o le classi sociali elevate )
Liberali democratici : Repubblica - Libertà e uguaglianza - Sovranità popolare (Suffragio
universale ) ( = votano tutti i cittadini dello Stato )
c) CLASSI SOCIALI CONTRARIE ALL’AUSTRIA
1) Ex -ufficiali che avevano fatto carriera al tempo di Napoleone ed ora si vedevano sostituiti dai
nobili
2) Borghesi ostacolati nello sviluppo delle industrie dall’Austria e nei commerci dalle dogane
3) Intellettuali vogliono la libertà di espressione proclamata dal Romanticismo
d) SOCIETA’ SEGRETE pag.112
I liberali per sfuggire alla sorveglianza (quando qualcuno controlla qualcun altro) della polizia che considerava pericolose le loro idee furono costretti a riunirsi in società segrete i cui affiliati (quelli che partecipano) si ritrovavano di nascosto per cospirare (pensare a qualcosa per andare contro a qualcun altro) contro lo stato. La più importante in Italia fu la Carboneria. Membri delle società segrete erano gruppi ristretti (piccoli) di borghesi. Le massa popolari non vi partecipavano nè i liberali si curavano di diffondere ( far conoscere a ) tra il popolo le loro idee, per questo poi molti moti falliranno (fallire = finire male ).
2. I MOTI DEL 1820 \ 21 E DEL 1830 \ 31
Per opera delle società segrete scoppiarono in Italia ed in Europa due ondate (serie) di moti rivoluzionari
a) I MOTI DEL 1820 \ 21
SPAGNA : fallisce (non raggiunge lo scopo) per l’intervento della S.Alleanza
ITALIA (Napoli-Piemonte) : “ “ “ “ “ “ “
GRECIA : ottiene l’INDIPENDENZA DALL’IMPERO TURCO grazie
all’ appoggio (aiuto) di Inghilterra e Russia
b) I MOTI DEL 1830 \ 31
FRANCIA : sale al trono LUIGI FILIPPO D’ORLEANS che instaura una
MONARCHIA COSTITUZIONALE
BELGIO : ottiene l’indipendenza dalla Olanda e diventa una
MONARCHIA COSTITUZIONALE (appoggio Francia -Ingh.
POLONIA : Fallisce per l’intervento della S.Alleanza
ITALIA(Modena-Romagna) : “ “ “
c) CONSEGUENZE
Al fallimento dei vari moti seguì la repressione (azione per far cessare, smettere) con arresti, processi e condanne ( pene come il carcere o anche la morte).
Dopo i moti del 30\31 l’Europa è divisa in due parti:
- a Occidente : MONARCHIE COSTITUZIONALI ( Inghilterra, Francia, Belgio )
- a Oriente : MONARCHIE ASSOLUTE ( IMPERO Austriaco, Turco, Russo )
3. GIUSEPPE MAZZINI pag.118
Nel Luglio 1831 Giuseppe Mazzini,un giovane carbonaro genovese (di Genova) esule (costretto a vivere lontano dal suo paese) in Francia,fondò una nuova società la Giovane Italia,segreta quanto al nome degli aderenti (quelli che stanno con qualcuno per fare qualcosa) ma pubblica nel programma. Il Mazzini rivolse (disse) diverse critiche (dire gli aspetti negativi) alla Carboneria : 1) eccessiva (troppa) segretezza dei programmi 2) diversità di propositi tra i vari gruppi: chi voleva la monarchia costituzionale,chi l’indipendenza,chi la repubblica 3) mancata partecipazione del popolo ai moti.
Il suo programma era una Italia indipendente, unita, repubblicana per la quale tutto il popolo doveva lottare (combattere, impegnarsi) L’idea mazziniana di popolo era molto più ampia (grande) di quella dei liberali moderati,che con questa parola si riferivano (facevano riferimento, indicavano) solo alle persone provviste (che hanno) di una certa ricchezza e cultura.Per Mazzini,che era un democratico, il popolo era costituito da tutti anche i poveri e gli ignoranti.
Non teneva però conto del fatto 1)che non esisteva un unico popolo italiano 2)che il popolo era formato soprattutto di contadini molto poveri disposti a ribellarsi (combattere contro, opporsi a qualcosa) solo per il possesso della terra che lavoravano e non per delle idee. Infatti le insurrezioni (rivolte) organizzate dal Mazzini ebbero un esito disastroso ed il popolo rimase del tutto estraneo (lontano, che non sa e non conosce) .
4. I MODERATI
Dopo il fallimento dei moti mazziniani l’iniziativa passò ai liberali moderati che erano contrari alle rivoluzioni e pensavano che si potessero ottenere concessioni dai sovrani attraverso riforme come l’unione doganale e di pesi e monete e le ferrovie. Tra questi Vincenzo Gioberti che propone una confederazione di stati italiani presieduta dal papa .Il programma moderato di Gioberti incontrò grande favore presso la borghesia ed i cattolici,spaventati dalle rivoluzioni mazziniane.
5. RIFORME E COSTITUZIONI
Quando nel 1846 diventò papa PIO IX sembrò che il programma di Gioberti si realizzasse: infatti egli concesse alcune riforme come la consulta di stato (una specie di parlamento laico) e la guardia civica formata da volontari.L’entusiasmo popolare fu grande in tutta Italia e costrinse Ferdinando ii re di Napoli a concedere addirittura la Costituzione (Febbraio 1848).Dovettero seguire il suo esempio anche Carlo Alberto di Savoia con lo Statuto Albertino (Marzo 1848) ,il Granduca di Toscana e il papa. Nelle costituzioni italiane i poteri furono distribuiti tra la monarchia ed un Parlamento,formato da un Senato di nomina regia e da una Camera dei Deputati elettiva.Il numero degli elettori era però limitato dal censo e dal grado di istruzione.Nel Regno di Sardegna su 5.ooo.ooo di abitanti ebbero diritto al voto 82.570 cioè meno del 2%.Restava esclusa la maggioranza della popolazione,contadini,operai,piccolo borghesi e naturalmente le donne.
6. IL 1848 IN EUROPA ED IN ITALIA
Il 1848,preceduto da anni di cattivo raccolto che portarono una grave crisi economica, fu l’anno delle rivoluzioni in Europa, che chiedevano costituzione, unità nazionale, indipendenza : in Francia (Repubblica con suffragio universale maschile poi rovesciata (abbattuta, eliminata) dalla borghesia) in Germania ,in Prussia ed anche a Vienna ed in seguito in Italia il 17\3 a Venezia che proclamò la repubblica ed il 18 a Milano (5 giornate) dove gli Austriaci dovettero abbandonare la città.
7. LA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA pag. 126
Gli insorti lombardi chiesero a Carlo Alberto di dichiarare guerra all’Austria.Egli esitava ,ma poi il timore che a Milano si formasse una repubblica lo fece decidere ad intervenire (23 marzo 1848).Manifestazioni popolari costrinsero (obbligare) anche i sovrani degli altri stati ad inviare volontari e truppe regolari;ben presto però diffidenze e sospetti reciproci (uno nei confronti dell’altro) ostacolarono (mettere in difficoltà) lo svolgimento della guerra:Carlo Alberto abbandonato dagli altri sovrani fu sconfitto e dovette abdicare (rinunciare al potere) in favore del figlio Vittorio Emanuele II (Marzo 1849).
8. LA REAZIONE DOPO LA FINE DELLA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA
Mentre la reazione trionfava nel resto d’Europa,anche in Italia gli ultimi centri di resistenza rivoluzionaria,Roma e Venezia,vennero sconfitte Gli anni che seguirono la sconfitta del 1848\49 furono contrassegnati (caratterizzati) in tutta Italia da un ritorno dei vecchi regimi: dovunque numerosi patrioti furono condannati a morte o all’ergastolo (carcere a vita) le costituzioni furono ritirate. Unica eccezione fu il Piemonte di Vittorio Emanuele II,il quale,nonostante le pressioni dell’Austria,conservò lo Statuto.
9.1. CAMILLO CAVOUR pag.133
A partire dal 1852 (e poi quasi ininterrottamente per molti anni) fu presidente del consiglio dei ministri il piemontese Camillo Benso conte di Cavour. Il conte di Cavour era un liberale moderato, e sosteneva una politica di riforme.
Aveva viaggiato molto in Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra, cioè nei paesi più progrediti d'Europa, e si era convinto che il progresso politico doveva andare di pari passo col progresso economico. Perciò, divenuto ministro, volle fare del regno Sardegna un paese moderno. Per sviluppare l'economia firmò trattati di libero scambio con altri paesi, costruì canali, strade, ferrovie (nel 1859 il Piemonte aveva 807 chilometri di linee ferroviarie, più di ogni altro stato italiano), fece di Genova il primo porto d'Italia.
9. 2. LA GUERRA Dl CRIMEA
Ma soprattutto, grazie a Cavour, il piccolo regno di Sardegna poté ottenere le alleanze di cui aveva bisogno per combattere contro l'Austria.
L'occasione fu offerta dalla guerra di Crimea (la Crimea è una penisola sul mar Nero), scoppiata fra impero russo e impero ottomano. Temendo che la Russia si rafforzasse troppo, Francia e Inghilterra presero le parti della Turchia. A fianco delle truppe franco-inglesi anche il Piemonte inviò 18 000 uomini, benché non avesse nessun interesse diretto in quelle terre lontane. Ma la partecipazione al conflitto permise a Cavour di intervenire al congresso di Parigi, che si tenne nel 1856, dopo la sconfitta della Russia.
In questa conferenza internazionale Cavour poté esporre il problema italiano - che i giornali inglesi, francesi e tedeschi resero noto all'opinione pubblica di tutta Europa - e gettò le basi di un'alleanza con Napoleone, l'imperatore dei Francesi, che aveva tutto l'interesse ad aiutareil Piemonte, per ridurre il potere dell'Austria.
9. 3. LE REAZIONI DEI PATRIOTI Le iniziative diplomatico-militari di Cavour furono sostenute da tutti i liberali moderati ed anche da molti democratici ed ex-mazziniani, disposti a sacrificare l'ideale repubblicano e a continuare la lotta, con maggiori possibilità di successo, a fianco del Piemonte monarchico. Fra quelli che si accostarono alla monarchia sabauda ci fu, ad esempio, Garibaldi.
9.4 GLI ACCORDI DI PLOMBIÈRES Intanto, nel luglio 1858, Cavour e l'imperatore conclusero un accordo segreto a Plombières, una cittadina termale della Francia: Napoleone III si impegnò ad aiutare militarmen-te il Piemonte in una guerra contro l'Austria, purché fosse l'Austria ad attaccare per prima. Dopo la vittoria sarebbe sorto un regno dell'Alta Italia (comprendente il Piemonte, il Lombardo-Veneto, Parma, Modena e la Romagna). In compenso dell'aiuto prestato, le regioni di Nizza e della Savoia, appartenenti entrambe al regno di Sardegna, sarebbero passate alla Francia. Si trattava ora di provocare l'Austria perché dichiarasse la guerra. Il re Vittorio Emanuele cominciò con l'affermare in un discorso al parlamento che il Piemonte non era insensibile al grido di dolore di tanti Italiani oppressi che chiedevano libertà e indipendenza. Intanto, con il pretesto di compiere esercitazioni, venivano ammassate truppe sul confine del Lombardo - Veneto. L'Austria, allarmata, ordinò al Piemonte di disarmare e, poiché ciò non avvenne, il 26 aprile 1S59 l’ Austria dichiarò guerra al Piemonte : era la seconda guerra d'indipendenza.
10.1. LA SECONDA GUERRA D'INDIPENDENZA
Ancora una volta accorsero migliaia di volontari da ogni parte d'Italia: quindicimila andarono a formare il corpo dei Cacciatori delle Alpi. che si batté vittoriosamente al comando di Garibaldi. Giungeva intanto l'esercito francese che era molto più numeroso di quello del Piemonte. Napoleone III assunse il comando delle operazioni e vinse gli Austriaci a Magenta, in Lombardia: ai primi di giugno l'imperatore e Vittorio Emanuele II entrarono a Milano, fra l'entusiasmo della popolazione. Di lì a poco gli Austriaci. che tentavano la rivincita, furono nuovamente battuti a Solferino (dai Francesi) e a San Martino (dai Piemontesi).
Intanto la Toscana, i ducati di Parma e di Modena e la Romagna avevano cacciato i loro sovrani e chiedevano l'annessione, cioè l'unione al regno di Sardegna. Queste richieste però erano in contrasto con i piani di Napoleone III, che voleva mettere sovrani amici sui troni dell'Italia centrale, e preoccupavano moltissimo i cattolici francesi, timorosi per la sorte dello stato pontificio. Napoleone allora decise di porre fine alla guerra all'insaputa di Vittorio Emanuele e concluse con l'Austria l'armistizio di Villafranca (11 luglio 1859). Con esso la Lombardia veniva ceduta a casa Savoia; il Veneto invece restava ancora in mani austriache.
10.2. LE ANNESSIONI Ma Toscana, Emilia e Romagna, che sarebbero dovute tornare ai sovrani cacciati, rifiutarono di sottomettersi e si prepararono a resistere con le armi. Nel marzo 1860 i governi provvisori indissero dei plebisciti per decidere l'annessione al Piemonte: a schiacciante maggioranza le popolazioni votarono per l'unione con il Piemonte.Poco dopo, plebisciti simili deliberarono il passaggio alla Francia di Nizza e della Savoia.
11 SPEDIZIONE DEI MILLE E REGNO D’ITALIA pag. 136
In seguito alla seconda guerra di indipendenza il Regno di Sardegna si era molto ingrandito e comprendeva Piemonte, Liguria, Sardegna, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana.
Il processo di unificazione continuò con la Spedizione dei Mille (Maggio 1860) guidata da Garibaldi. Il Cavour non vedeva di buon occhio l’iniziativa perchè ideata e diretta da un ex mazziniano, il quale non nascondeva le sue simpatie repubblicane,ma non riuscendo ad impedirla,pensò di servirsene. Dopo aver conquistato il Regno delle due Sicilie,Garibaldi si proponeva di continuare la sua marcia vittoriosa fino a Roma,ma questo suo progetto fu vivamente ostacolato dal Cavour, il quale, temendo la formazione di una repubblica, cominciò a premere perchè Garibaldi facesse votare alle popolazioni meridionali l’annessione al Piemonte. Infine per evitare l’intervento francese in difesa del papa,col consenso di Napoleone III, inviò ad occupare le Marche e l’Umbria nello Stato Pontificio un esercito al comando dello stesso re Vittorio Emanuele II. Intanto venivano indetti i plebisciti che decisero l’annessione al Piemonte del Regno delle due Sicilie,delle Marche e dell’Umbria.
Il Regno di Sardegna comprendeva ormai quasi tutta la penisola : mancavano solo il Veneto, sotto il dominio austriaco e il Lazio con Roma. Il 17 Marzo 1861 il Parlamento di Torino proclamava Vittorio Emanuele II re d’Italia. Capitale del nuovo regno di Italia restava Torino.
12. IL COMPLETAMENTO DELL’UNITA’ D’ITALIA
La questione del Veneto venne risolta nel 1866 con la terza guerra di indipendenza grazie all’alleanza con la Prussia che sconfisse l’Austria. L’unica vittoria italiana fu di Garibaldi in Trentino. L’Italia ottenne il Veneto,ma non il Trentino e il Friuli-Venezia Giulia.
Dopo due tentativi di Garibaldi,la questione romana venne risolta nel 1870 : dopo che Napoleone III, il difensore del papa, fu sconfitto dalla Prussia a Sedan, un reparto dell’esercito italiano riuscì ad entrare in Roma attraverso la “breccia di Porta Pia”. Un plebiscito sancì poi l’annessione di Roma e del Lazio all’Italia.La capitale fu trasferita a Roma e si votò la “legge delle guarentigie”, destinata a fornire garanzie di indipendenza alla Santa Sede. Il papa però non accettò questa legge e si considerò prigioniero di uno stato illegale; scomunicò (pena molto grave per cui il Re viene allontanato dalla Chiesa e i sudditi non sono più obbligati ad obbedirgli) i Savoia e proibì di partecipare alla vita politica del nuovo stato ai cattolici che non furono pertanto rappresentati in Parlamento
GLOSSARIO:
Abdicazione (Rifiuto, abbandono del potere// contr. Accettazione)
Restaurare (Ossia ristabilire)
Sconvolgimento (Turbamento, scompiglio, confusione)
Ispirarsi (prendere come modello)
Legittimità (valido, fondato, l’essere legittimo)
Ridato (dare in dietro, rendere, restituire)
Legittimo ( secondo la legge, lecito)
Equilibrio( condizione di uguaglianza, parità di forza e potere)
Favorire ( sostenere, incoraggiare)
Criterio (regola, principio)
Barriera (sbarramento, steccato che limita o chiude un passaggio o segna un confine)
Cuscinetto ( che isola, che fa da protezione )
Impedire ( rendere impossibile, contrastare efficacemente)
Dominio (potere, supremazia)
Diffusosi (che si era diffuso, esteso, che era diventato sempre più conosciuto,)
Stipulato ( stipulare un patto = fare un patto )
Reciprocamente (l’un l’altro)
Contraente ( che hanno contratto cioè fatto un patto)
Insurrezione (rivolte)
Minacciassero (minacciare) (mettere in pericolo)
Restaurato(rimessi sul trono )
Diffuse (sparse largamente)
Ristabilirono (ristabilire)(misero a posto)
Abolito (tolte)
Instaurato (messo)
Regime (sistema politico)
Opposizione (andare contro)
Rigido ( forte, dura)
Idee rivoluzionarie (che hanno cambiato la storia)
Dinastia (serie di re della stessa famiglia)
Confini (quelli che dividono gli stati)
Annessa (unito)
Scomparsa ( che non c’è più)
Viceré (chi governa in nome del re)
Essenzialmente (prevalentemente, in maggioranza)
Progressiva (continua)
Feudale (del feudo)
Ostacolata (resa difficile, piena di ostacoli)
Frazionamento (divisione in parti)
Dogane (sbarramenti)
Impedivano (ostacolavano)
Ferrovie (dove passano i treni)
Impose (da imporre) (stabilire come obbligo)
Oneri (pesi non materiali) Oneri fiscali ( tasse )
Subordinando(da subordinare) (far dipendere una cosa da un’altra)
Risorgimento (rinascita, qui inteso come periodo storico nel quale l’Italia rinasce come Stato indipendente )
Abolendo (da abolire) (togliendo)
Sorveglianza (quando qualcuno guarda su qualcun altro)
Affiliati (quelli che partecipano)
Cospirare (pensare a qualcosa per andare contro a qualcun altro)
Ristretti (piccoli)
Diffondere ( far conoscere a tanta gente)
Falliranno (da fallire) (fallire = finire male )
Repressione (azione per far cessare, smettere)
Appoggio (aiuto)
Fallisce (non raggiunge lo scopo)
Ondate (serie)
Condanne (è come la pena)
Esule (costretto a vivere lontano dal suo paese)
Aderenti (quelli che stanno per fare qualcosa)
Rivolse (da rivolgere) (disse)
Critiche (dire gli aspetti negativi)
Eccessiva (troppa)
Lottare (combattere, impegnarsi)
Ampia (grande)
Riferivano (da riferire)(facevano riferimento, indicavano)
Provviste (che hanno)
Ribellarsi (combattere contro, opporsi a qualcosa)
Possesso (avere)
Esito (conclusioni)
Estraneo (lontano, che non sa e non conosce)
Concessioni (concedere, dare qualcosa)
Decadenza (perdita di potere e di importanza)
Compensi (non lo so)
Entusiasmo (gioia, partecipazione)
Reciproci (uno nei confronti dell’altro)
Censo (ricchezza)
Rovesciata (abbattuta, eliminata)
Proclamò (da proclamare)(annunciare pubblicamente, dichiarare)
Esitava (era incerto)
Timore (paura)
Insorti (che si sono ribellati)
Contrassegnati (caratterizzati)
Patrioti (che combatte per la patria)
Crimea (è una penisola sul mar Nero)
Ringraziamenti agli Autori : Lidia Ballestrazzi, Daniela Fontanazzi
Fonte: http://www.reteintercultura.it/attachments/190_18_CVienna_ItaliaUnita.doc
Conte Camillo Benso di Cavour
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