Cretesi e Micenei
Cretesi e Micenei
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Storia Greca
Per studiare la storia greca dobbiamo partire dalle vicende che interessarono, dal terzo millennio, la grande isola di Creta. E lì, infatti, che gli archeologi hanno individuato i primordi della cultura greca.
I Cretesi
Le risorse economiche
L’isola di Creta è situata nella parte sud-orientale del Mediterraneo. Era più verdeggiante in passato rispetto a oggi, se è vero che gli antichi la consideravano un vero e proprio paradiso botanico, ricco di vegetazione. L’isola come ricchezza economica poteva contare su grandi risorse di legname pregiato, talmente abbondante da consentirne l’esportazione; inoltre il territorio era adatto alla coltivazione della vite e dell’ulivo, oltre a permettere l’allevamento degli ovini, che fornivano lana di qualità.
Il commercio e il dominio sul mare
I cretesi cercarono di sfruttare soprattutto la favorevole posizione marittima e diventarono commercianti e artigiani. Creta diventò così la più grande potenza del Mediterraneo e impose la sua talassocrazia, cioè il dominio sul mare.
Le fasi storiche della civiltà cretese
La civiltà di Creta è detta anche minoica, dal nome del leggendario re dell’isola, Minosse. Dal punto di vista cronologico gli studiosi sono soliti suddividere la storia dell’isola in tre grandi periodi, prendendo come riferimento l’evoluzione stilistica della creamica cretese: antico minoico, medio minoico, tardo minoico. Un altro tipo di scansione cronologica, fatta dagli archeologi, è legato invece alla struttura urbanistica del palazzo. Gli scavi, infatti, doumentano che la società cretese si sviluppò intorno ad alcuni grandi palazzi, fra i più importanti quelli di Cnosso. Si individua così una fase prepalaziale, una protopalaziale, una neopalaziale (che vide una prima distruzione dei palazzi) e infine una fase postpalaziale.
La funzione dei palazzi
I palazzi cretesi erano sicuramente residenze reali e costituivano il centro della vita sociale dell’isola. Il palazzo non era difeso da mura e comprendeva la dimora del sovrano, ma anche molti altri locali, magazzini, uffici, sale di culto, ecc. La vita della comunità cretese ruotava insomma intorno a questi palazzi, all’inteno dei quali si sviluppò una cultura pacifica, dedita alle arti molto più che alla guerra, e anche alle gare sportive. A tesimoniare questi usi sono alcuni affreschi rinvenuti nei palazzi, che costituiscno le uniche fonti di questa civiltà, dal momento che l’antica scrittura cretese, la cosiddetta lineare A, non è stata mai decifrata.
Il Mito cretese
Al nome del re Minosse si collega il mito del Minotauro (vedi mitologia)
In sintesi … per ricordare
Creta
- prima civiltà greco-egea
- società pacifica organizzata intorno ai palazzi
- elaborazione di miti … Minosse e il Minotauro
- dominio del mare …. commerci
I Micenei
L’isola di Creta fu occupata dai micenei che provenivano dal continente greco. Questi approfittarono dell’indebolimento dei cretesi dovuto a una catastrofe naturale: l’ipotesi più attendibile è quella di un’eruzione vulcanica, che provocò la distruzione dell’isola e di tutta la sua flotta.
Ma chi erano i micenei? Furono gli antenati dei greci e che vennero chiamati anche achei.
Una cultura guerriera
Il centro più importante di questo popolo fu Micene; però non fu mai la capitale di un regno unitario perché i micenei, seppur accumunati dalla stessa cultura, non si diedero un’autorità centralizzata e ogni città costituiva un’entità politica autonoma. La loro era sicuramente una cultura guerriera: lo testimoniano le numerose armi rinvenute all’interno delle tombe. La struttura sociale e amministrativa era fortemente gerarchizzata e prevedeva al vertice un re e un capo militare.
L’espansione sul mare
Dopo essersi insediati nel continente i micenei si spinsero alla conquista di Creta e si sostituirono ai cretesi nel dominio del mare e nei traffici commerciali con l’Oriente e con l’Occidente.
La scrittura micenea
La civiltà minoica conobbe tre tipi di scrittura: la prima era una scrittura geroglifica, a questa subentrò la cosiddetta lineare A, lineare perché tale scrittura non ha più un aspetto pittografico, ma alterna segni ideografici e segni sillabici e infine la linare B, che viene ritenuta una forma arcaica di scrittura greca.
La guerra di Troia tra storia e mito
La politica di espansione spinse gli achei-micenei verso le regioni del Mediterraneo occidentale (Sicilia, Sardegna, Spagna) e orientale. Nell’ambito di questa espansione marittima si colloca la spedizione contro la città di Troia in Asia Minore, non lontana dallo stretto dei Dardanelli. Dal punto di vista storico non si sa ancora se una guerra di Troia fu veramente combattuta. Gli studiosi hanno ipotizzato che Troia esercitasse un controllo economico sui Dardanelli e che la guerra non fosse che il tentativo degli achei di liberarsi da questo giogo.
I Dori
La caduta dei Micenei ha origine in diverse cause. Una delle cause fu ricercata nelle incursioni dei cosiddetti “popoli del mare”. Un’altra possibile causa del crollo della potenza micenea è stata ravvisata nell’invasione dei Dori e ciò avvenne anche grazie al fatto che i micenei si stavano disgregando. E’ certo comunque che non fu un solo fattore che provocò la fine dei regni micenei ma motivi diversi (epidemie, carestie, guerre esterne, attriti interni).
Il Medioevo ellenico, fase di transizione
Con il crollo dei regni micenei gli studiosi parlano di una fase storica di transizione chiamata Medioevo Ellenico. Non si trattò di un periodo di crisi assoluta, piuttosto di un periodo di grandi cambiamenti. Non ci fu più un solo centro di potere ma tanti. Cominciarono a sorgere nuove realtà di potere, economiche e culturali, prototipo di quelle che saranno le polis nel mondo greco. Furono messe a punto nuove tecnologie nella lavorazione del ferro e della ceramica; si svilupparono nuove credenze religiose, nacquero nuove figure sociali, come quella dell’aedo, il cantore che cantava in versi le vicende di un passato eroico. E’ questo anche il periodo in cui i greci ripresero a navigare per fondare nuovi insediamenti sulle coste dell’Asia Minore (prima colonizzazione).
In sintesi … per ricordare
Micenei
- civiltà guerriera, divisa in centri autonomi
- società gerarchizzata
- sviluppo commerciale … sottomissione di Creta
- espansione territoriale e politica … guerra di Troia
Medioevo ellenico
- Crisi dei micenei, Dori nuovi dominatori
- Prima colonizzazione verso l’Asia Minore
Fonte: http://www.francesca.larosamazza.com/wp-content/uploads/2009/04/cretesi-e-micenei1.doc
Autore: Prof. Francesca La Rosa Mazza
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Cretesi e Micenei
LA CIVILTÀ MINOICA (O CRETESE)
Dove nasce la civiltà minoica?
Quanto tempo dura l’età minoica?
Perché i Cretesi cercano nuovi territori?
Qual è il periodo di massimo splendore (= più importante) della civiltà minoica?
Cosa succede ai palazzi cretesi tra il 1700 e il 1650 a.C. (circa)? Cosa succede intorno al 1450 – 1400 a.C.? L’ARTE:
LA RELIGIONE: |
La civiltà minoica nasce nell’isola di Creta (guarda la carta geografica numero 1). Per questo motivo si chiama anche civiltà cretese. L’isola di Creta si trova in una posizione molto buona per il commercio via mare: i Cretesi controllano il commercio nel Mare Egeo, fino all'Egitto, alla Siria, alle regioni a nord del Mar Nero e verso Occidente. L'età minoica si divide in tre periodi:
Tra il 2000 e il 1650 a.C. (circa) la popolazione cretese aumenta molto e per questo motivo i Cretesi hanno rapporti con nuovi territori, per esempio l’Egitto. I Cretesi realizzano ( = fanno) prodotti di artigianato (per esempio vasi) molto simili ai prodotti egiziani. Il periodo di massimo splendore della civiltà minoica inizia verso il 2000 a.C. con il periodo minoico medio e finisce verso il 1450 – 1400 a.C. In questo periodo i Cretesi iniziano a usare un alfabeto fatto di lettere, costruiscono i bellissimi palazzi di Cnosso e Festo e producono vasi di ceramica di molti colori diversi. I grandi palazzi sono distrutti, forse a causa di un terremoto.
I Micenei conquistano direttamente Creta e prendono il posto dei Cretesi nei traffici commerciali principali. Guarda questo affresco del Palazzo di Cnosso: un ragazzo fa acrobazie ( = esercizi molto difficili) con un toro. Uno degli aspetti fondamentali ( = più importanti) della civiltà minoica è l'attività artistica, soprattutto l’ oreficeria ( = lavorare l’oro per produrre gioielli), la glittica (= lavorare le pietre dure), la produzione della ceramica (per esempio piatti o vasi) e l'architettura ( = costruire palazzi). I grandi palazzi di Crosso e Festo sono la casa del re; al centro del palazzo c’è un grande cortile ( = giardino) rettangolare. Intorno al palazzo ci sono le case dei servi e i magazzini. Guarda la dea dei serpenti:
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LA CIVILTÀ MICENEA (O ACHEA)
Fonte: http://www.strarete.it/documenti/annalisabazzocchi/I%20Cretesi_I%20Micenei.doc
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
La Grecia antica
1. |
Introduzione |
Localizzazione: Grecia continentale, isole Egee e costa dell’Asia Minore (area corrispondente alla Grecia antica del III millennio a.C.)
Sin dall’età neolitica, le favorevoli condizioni fisiche del territorio greco favorirono il nascere di una nuova civiltà. Sorsero diverse città ognuna con un proprio territorio, con una diversa struttura economica e politica. Nonostante queste diversità, i greci avevano una comune identità culturale (condividevano la lingua, la religione e l’insieme dei valori etici e culturali): “elleni” erano infatti tutti quelli che parlavano greco, sia che abitassero ad Atene, a Sparta o nelle colonie della Magna Grecia.
2. |
La preistoria e la protostoria |
Per il Paleolitico e il Mesolitico si hanno poche notizie riguardo all’insediamento umano. E quelle poche che si hanno attestano la presenza di insediamenti dove era diffusa l’agricoltura, l’allevamento di animali e la produzione di ceramica. La popolazione viveva in villaggi caratterizzati da rudimentali opere di difesa e abitava in capanne divise in più ambienti.
3. |
Dall’età del Bronzo all’età del Ferro |
All’inizio del III millennio a.C., durante l’età del bronzo, si delinearono nella regione tre aree culturali, cui corrisposero tre aree geografiche diverse: la civiltà elladica nella Grecia centrale e nel Peloponneso, la civiltà cicladica nelle Cicladi e la civiltà minoica nell’isola di Creta.
A partire dall’inizio del II millennio a.C. la penisola greca subì una serie di invasioni da parte di popolazioni indoeuropee, a loro volta costrette probabilmente a migrare da altri territori. Questi furono gli achei (che si stanziarono nel Peloponneso), gli ioni (che si stanziarono nell’Attica e nelle Cicladi), gli eoli (in Tessaglia) e infine i dori, che subentrarono agli achei nel Peloponneso. Alla fine dell’età del ferro tutto l’Egeo venne conquistato dai micenei.
La civiltà minoica nell’isola di Creta
Anche nell’isola di Creta, si sviluppò all’inizio del III millennio una fiorente civiltà definita “minoica” dal nome del mitico re Minosse (che in realtà non è un nome proprio, ma un termine per indicare il re, come faraone in Egitto). La storia di questa civiltà viene convenzionalmente divisa in tre fasi, determinate dall’evoluzione stilistica della ceramica: il Minoico Antico, il Minoico Medio e il Minoico Recente.
Durante il Minoico Antico la popolazione, che abitava in case di pietra, era dedita non solo all’agricoltura, ma anche alla lavorazione della ceramica e all’artigianato, i cui prodotti cominciavano a essere esportati per mare. Nel periodo successivo (Minoico Medio), a Creta si formarono alcuni agglomerati urbani (Cnosso, Festo), caratterizzati dai grandiosi palazzi, non difesi da mura, dove il palazzo divenne il centro non solo della vita politica della città, ma anche della vita religiosa, in quanto vi erano locali adibiti al culto. Al palazzo erano annessi anche ampi magazzini per le abbondanti merci che venivano scambiate dai marinai cretesi, la cui attività commerciale si sviluppava sempre di più in tutto il bacino dal Mediterraneo, grazie alla supremazia che Creta allora esercitava sul mare. Anche la Grecia continentale era soggetta all’influsso culturale e commerciale di Creta. Durante il Minoico Recente i cretesi continuarono a esercitare il predominio sul Mediterraneo, intensificando i commerci (esportavano perlopiù legno, olio, tessuti, oggetti in bronzo); fondarono anche delle vere e proprie colonie come Rodi. Ma attorno al 1500-1450 a.C. avvenne la distruzione dei palazzi, dovuta o all’invasione degli achei o a una catastrofe naturale (maremoto o terremoto) verificatasi in concomitanza con l’eruzione vulcanica, cui avrebbe comunque fatto seguito l’invasione degli achei, che si impadronirono di Creta e posero fine alla civiltà minoica. Gli achei ricostruirono solo il Palazzo di Cnosso e si sostituirono ai micenei nell’esercizio del ruolo egemone sul Mediterraneo.
La civiltà elladica – Grecia centrale e Peloponneso
Con il termine civiltà “elladica” si indica la civiltà sviluppatasi nella Grecia centrale e convenzionalmente si indicano tre periodi: Antico Elladico, Medio Elladico, Tardo Elladico. All’inizio dell’Antico Elladico agli originari abitanti, i pelasgi, si sarebbero aggiunti popoli provenienti dall’Asia Minore; poi si sarebbe verificata l’invasione dei popoli indoeuropei, fra cui gli achei, che si stabilirono nel Peloponneso. Questi popoli, la cui civiltà, fusasi con quella degli antichi abitanti, caratterizzò tutto il periodo seguente (il Medio Elladico), erano portatori di una cultura diversa: conoscevano l’uso della ruota da vasaio, si servivano dei cavalli, fino ad allora sconosciuti, e usavano sepolture individuali.
Alla fine del periodo Medio Elladico era praticato anche il commercio per mare, soprattutto con i cretesi che esercitarono un forte influsso culturale ed economico sui più importanti insediamenti achei nel Peloponneso.
La civiltà micenea
Dall’incontro fra la cultura medio-elladica e quella minoica si sviluppò la civiltà micenea (così chiamata dalla città più potente e importante, Micene) che viene solitamente divisa in tre periodi: Miceneo I (1580-1500 ca. a.C.), Miceneo II (1500-1400 ca. a.C.) e Miceneo III (1400-1100 ca. a.C.). Nel mondo miceneo il palazzo, difeso però da solide mura, era il centro della vita amministrativa, politica e religiosa. Il potere supremo era esercitato da un sovrano, che svolgeva anche mansioni religiose. L’economia era basata sull’agricoltura, sull’allevamento e sull’artigianato, i cui prodotti venivano esportati nel bacino del Mediterraneo grazie alla florida attività commerciale. Infatti i micenei dapprima si affiancarono, poi scalzarono gli stessi cretesi nel dominio sul Mediterraneo.
Nel periodo della massima espansione (Miceneo III) si sviluppò il commercio con l’Italia, ma la politica di espansione dei micenei continuava a rivolgersi anche all’Oriente: una coalizione di città achee mosse infatti una guerra (raccontata poi da Omero nell’Iliade) contro la città di Troia che controllava, grazie alla sua posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli, il commercio nel bacino che collega l’Egeo al Mar Nero.
La distruzione di Troia segnò il culmine della potenza micenea; subito dopo, infatti, Micene, Tirinto e Pilo vennero espugnate e devastate dai dori che si spinsero verso il Peloponneso e lo occuparono, eccetto l’Arcadia, rimasta immune dall’invasione, come del resto anche l’Attica, e la costa sudoccidentale dell’Asia Minore. I rapporti fra i nuovi invasori e le popolazioni indoeuropee già stanziatesi in Grecia (ioni, eoli e achei) non furono sempre facili: molti achei tentarono di opporre resistenza e, dopo essere stati soggiogati, vennero fatti schiavi.
Il Medioevo Ellenico – I Dori
L’invasione dorica segnò comunque l’inizio di una nuova fase chiamata “Medioevo Ellenico” in cui la Grecia non subì ulteriori invasioni esterne. Tuttavia questo fu un periodo di crisi economica, caratterizzato da un certo regresso culturale e materiale: scomparvero infatti la scrittura e l’architettura monumentale, che avevano caratterizzato la civiltà micenea, e l’economia si ridusse esclusivamente alla pastorizia e all’agricoltura. Si determinarono inoltre cambiamenti politico-istituzionali: al re miceneo si sostituì il basiléus, che non era propriamente un re ma un capo militare, di origine nobile, cui erano attribuiti anche compiti religiosi e civili. Nell’esercizio del potere, che tenderà a divenire ereditario, questi era affiancato da un consiglio di anziani, capi dei gruppi gentilizi (ghéne), che costituiranno l’aristocrazia nella futura società greca e che erano i proprietari delle terre lavorate dai ceti più bassi della popolazione. Il Medioevo Ellenico non fu però solo un periodo di crisi, poiché vennero introdotte dai dori alcune significative novità che caratterizzeranno lo sviluppo delle età successive. Comparvero infatti i primi edifici religiosi dedicati esclusivamente al culto (il Tempio) e si andò costituendo una nuova struttura politico-sociale, la pólis (città-stato).
4. |
L’età arcaica (VIII-VI secolo a.C.) |
1. |
La nascita della pólis |
Quando si esaurirono i movimenti migratori nell’età arcaica, la Grecia continentale, le isole e le coste dell’Asia Minore erano tutte occupate da popolazioni che, sebbene divise in unità territoriali politicamente indipendenti, riconoscevano di avere una comune identità culturale, basata sulla lingua, sulla religione e sulle comuni tradizioni; esse adottarono anche la comune denominazione di “elleni”.
L’età arcaica, sebbene caratterizzata dall’assenza sia di invasioni dall’esterno sia di conflitti con i popoli confinanti, fu tuttavia un periodo travagliato, di forti tensioni sociali: i fenomeni più importanti furono la nascita delle póleis (città-stato), il passaggio dalla monarchia ai regimi aristocratici, l’insorgere di tirannidi o di regimi democratici e la colonizzazione.
Le città-stato che si formarono nel corso dell’VIII secolo a.C. furono al tempo stesso centro politico, economico e militare. Ciascuna pólis era costituita dalla città vera e propria e dal territorio circostante; la città era di solito cinta da mura e aveva, oltre alle case e alle botteghe degli artigiani, una piazza (agorá) dove si tenevano il mercato e le assemblee del popolo; l’acropoli, cioè la “città alta”, costituiva la parte più fortificata dell’abitato, dove i cittadini potevano rifugiarsi in caso di pericolo e dove vi era il tempio della divinità protettrice della città. La popolazione però non viveva tutta nel centro urbano, ma anche nel territorio circostante, destinato prevalentemente all’agricoltura o al pascolo.
Le póleis avevano una dimensione limitata, ma erano politicamente indipendenti e autonome: ciascuna infatti aveva culti, leggi e feste sue proprie. Proprio la limitata estensione del territorio, che spesso non forniva sufficienti risorse agli abitanti, spinse le città a cercare di espandersi a discapito dei centri vicini, che talora persero la loro autonomia a vantaggio della città più forte.
Frequenti erano però le alleanze di più póleis (dette leghe), solitamente limitrofe, che nel tempo si trasformarono in vere e proprie federazioni politiche che potevano decidere anche una “guerra sacra” contro quella città della lega che non avesse rispettato i patti.
Nonostante le città-stato greche avessero ciascuna una propria autonomia, esse furono comunque caratterizzate da un comune sviluppo politico: alle originarie monarchie che dominavano le póleis nella fase del loro consolidamento, si sostituirono governi aristocratici formati da oligarchie, che detenevano, oltre al controllo delle terre, anche quello politico. La gran parte della popolazione, composta da piccoli proprietari terrieri, artigiani, contadini, mercanti, aveva scarso peso politico.
Un altro fenomeno di importanza rilevante fu la colonizzazione (seconda espansione greca), che interessò vaste zone del Mediterraneo alla cui origine vi furono fattori determinanti, come il bisogno di terre coltivabili (scaturito dall’incremento demografico), la connaturata povertà del suolo greco, il desiderio di esportare le merci in sovrabbondanza e la ricerca di materie prime. Ma anche le lotte all’interno delle città tra le opposte fazioni per la conquista del potere facevano sì che gli esponenti delle fazioni sconfitte o scegliessero o fossero costretti ad andare in esilio.
Questa seconda espansione coloniale si diresse sia verso Occidente (Magna Grecia, Sicilia, Francia) sia verso Oriente (penisola calcidica e costa della Tracia). I coloni greci non incontrarono resistenza nelle zone in cui si insediarono e la convivenza con gli indigeni fu solitamente pacifica. La città che veniva fondata, pur mantenendo un legame particolare con la madrepatria (la città colonizzatrice) conservandone il dialetto, i costumi e le tradizioni, era politicamente indipendente. La colonizzazione fu importante sia perché diffuse la cultura greca nel Mediterraneo sia perché accelerò lo sviluppo economico e politico della Grecia.
Crisi civile e conflitti sociali
Tra il VII e il VI secolo a.C. si verificò infatti una fase di forti conflitti sociali che opposero l’aristocrazia al popolo (démos) che, grazie allo svilupparsi delle attività artigianali e commerciali, si arricchiva sempre di più e aspirava ad avere un peso politico maggiore.
Questi contrasti causarono l’avvento di due nuove e diverse figure politiche nel mondo greco: i legislatori e i tiranni. In alcune città, infatti, si ricordano figure di legislatori (Licurgo a Sparta, Dracone ad Atene) che crearono delle vere e proprie costituzioni. Altrove, invece, facendo leva sul malcontento popolare presero il potere con la forza degli aristocratici, che governarono con scarsi vincoli costituzionali: furono detti tiranni.
L’età dei tiranni (650-500 ca. a.C.) rappresentò un momento di grande sviluppo culturale: anche se il titolo indicava un potere conquistato illegalmente. Politicamente frammentata nelle numerose città-stato, la Grecia tuttavia riconosceva la propria identità sul comune terreno della cultura, della lingua e della religione.
2. |
Oligarchia e democrazia: Sparta e Atene |
Tra l’VIII e il VI secolo a.C. Sparta e Atene emersero come i centri più potenti della Grecia, dopo aver unito in una confederazione, sotto la loro guida, le città vicine. Sparta, città-stato aristocratica a carattere militare, affermò la sua supremazia con la forza. L’unificazione dell’Attica fu invece raggiunta attraverso accordi pacifici da Atene, che riconobbe la cittadinanza ateniese agli abitanti delle città minori.
Sparta aveva un ordinamento costituzionale antichissimo la cui natura strettamente oligarchica si mantenne costante nel tempo; la tradizione fa addirittura risalire la costituzione spartana al mitico legislatore Licurgo. A capo dello stato vi erano due re, discendenti delle nobili famiglie e governavano collegialmente. Accanto a loro fungeva da organo consultivo la gherusía, ristretto consiglio di ventotto anziani eletti dai cittadini liberi – gli spartiati – riuniti nell’apélla (assemblea di “uguali”). Importante fu anche la presenza di cinque efori, originariamente ministri del culto, che assunsero sempre più funzioni di natura politico-giudiziaria.
Ad Atene e nella sua area di influenza la monarchia venne abolita dall’aristocrazia, i cui esponenti esercitarono il potere attraverso la carica di arconte; nove arconti, eletti dall’ecclesìa, si avvicendavano annualmente e governavano col concorso dell’areopago, consiglio di ex arconti che fu organo custode delle leggi e tribunale per i reati più gravi. Nel 621 il legislatore Dracone pubblicò il primo codice scritto di leggi, limitando la discrezionalità del potere giudiziario dei nobili. Successivamente l’arconte Solone nel 594 a.C. riformò il codice draconiano, dividendo il corpo civico timocraticamente (cioè in base al censo) in quattro classi, che furono, in ordine di ricchezza. Durante il regno del tiranno Pisistrato (560-527 a.C.), che salì al potere facendo leva sul malcontento del ceto medio-basso, il potere non fu per niente democratico e i suoi figli ed eredi si rivelarono molto più dispotici del padre e vennero uccisi. Ne seguì una lotta politica che vide vincitore, contro una fazione oligarchica, il partito democratico guidato da Clistene, che promulgò ad Atene una nuova Costituzione basata su principi democratici e di uguaglianza politica), la cui entrata in vigore segnò l’inizio del periodo di maggior splendore della storia ateniese. Alla base di essa ci fu un complesso meccanismo di ripartizione territoriale dell’Attica, suddivisa in tre regioni: città, costa, entroterra. All’interno di queste furono previste ulteriori circoscrizioni amministrative.
Ma la vera novità fu la “mescolanza” del popolo, che si ottenne con l’istituzione di dieci tribù, che avrebbero dovuto rifornire l’esercito di Atene, ciascuna sotto la guida di uno stratega. Gli arconti divennero dieci, e i loro poteri furono ridotti, come quelli dell’areopago, ora unicamente tribunale per i reati di sangue; la bulé (che si ampliò a cinquecento membri) e l’ecclesìa accrebbero invece le loro funzioni, diventando il fulcro della vita politica di Atene: la prima come sede di proposte di provvedimenti legislativi, la seconda come luogo della loro discussione ed eventuale approvazione. A garanzia dell’istituzione democratica fu inoltre introdotto l’ostracismo. Attraverso il progressivo sviluppo dell’agricoltura e del commercio, Atene divenne il centro più importante di cultura artistica e del bacino del Mediterraneo.
5. |
L’età classica (V-IV secolo a.C.) |
1. |
Le guerre persiane |
Le colonie greche dell’Asia Minore erano cadute sotto il dominio del re di Lidia Creso. Creso era un sovrano mite, alleatosi con Sparta, che assicurò alle colonie solidità politica e una florida vita economica e culturale. Nel 546 a.C. venne rovesciato da Ciro il Grande, re di Persia, che annetté ai suoi domini tutte le città greche della regione anatolica. Ne conseguì una fase di contrasti tra la Persia e il mondo greco che sfociò nelle guerre persiane.
Nel 499 a.C. la confederazione ionica, assistita da Atene, si ribellò al dominio persiano (la cosiddetta “rivolta ionica”). Cinque anni dopo, il nuovo sovrano persiano Dario I ristabilì il controllo assoluto sulla Ionia. Postosi quindi a capo di una grande flotta, nel 491 a.C. fece rotta verso Atene per punirla dell’appoggio fornito ai ribelli, ma la maggior parte delle navi naufragò al largo del monte Athos. Dario mandò allora messaggeri in tutte le città greche pretendendone un atto di sottomissione. Se la maggior parte di queste cedette, Sparta e Atene respinsero però gli inviati persiani.
Dario, a seguito di tale provocazione, preparò una seconda spedizione, che partì nel 490 a.C. (prima guerra persiana). L’esercito persiano procedette quindi verso la piana di Maratona vicino ad Atene. I capi della città inviarono una richiesta di aiuto a Sparta, ma il messaggio giunse durante una festa religiosa che impedì agli spartani di partire immediatamente. Le forze ateniesi, guidate da Milziade, conseguirono nella battaglia di Maratona un’importante vittoria sull’esercito persiano, molto più numeroso, che fu costretto a ritirarsi.
Dario intraprese allora una terza spedizione (seconda guerra persiana), ma morì prima di poterla effettuare: lo sostituì il figlio Serse I, succeduto al padre nel 486 a.C., che si mise alla testa di un ingente esercito. Nel 481 a.C. i persiani attraversarono lo stretto dell’Ellesponto e si diressero a sud. I greci opposero il primo tentativo di resistenza nel 480 a.C. al passo delle Termopili, difeso dal re spartano Leonida. Dopo aver avuto la meglio sull’eroica resistenza del piccolo contingente greco (trecento spartani e settecento tespii), i persiani raggiunsero Atene, ormai abbandonata, e la saccheggiarono.
Gli ateniesi, nel frattempo, avevano allestito una flotta in grado di competere con quella persiana che seguiva l’esercito a terra. Al largo dell’isola di Salamina, di fronte ad Atene, 400 navi greche, guidate dello stratega Temistocle, ebbero la meglio sulle oltre 1200 nemiche, costringendo Serse a un’affannosa ritirata verso i suoi possedimenti asiatici; nel 479 a.C., le residue forze persiane ancora presenti in Grecia furono definitivamente sconfitte nella battaglia di Platea e nella battaglia navale di capo Micale. Nel 478 a.C. l’ultima guarnigione persiana che si trovava a Sesto sull’Ellesponto fu cacciata.
2. |
L’ascesa di Atene |
In seguito alla vittoria conseguita sui persiani e quale maggiore potenza navale del suo tempo, Atene divenne la città-stato più influente della Grecia, mentre Sparta perse progressivamente prestigio e supremazia militare. Nel 477 a.C. numerose città-stato si unirono, per iniziativa ateniese, nella lega delio-attica allo scopo di liberare dalla presenza persiana l’intero territorio greco (comprese le coste dell’Asia Minore). Atene iniziò a esercitare un ruolo egemone all’interno della lega, trasformando il rapporto di alleanza con gli altri membri in una sudditanza di fatto, tanto da riscuotere regolari tributi e giungere a distruggere le fortificazioni dell’isola di Náxos quando questa annunciò di voler abbandonare la lega. Nel V secolo a.C. Atene segnò il culmine della sua supremazia politica e il punto di massima fioritura culturale, in particolare con Pericle, capo del partito popolare e “leader” della città. Egli Rivestì per trent’anni consecutivi la carica di stratega, completò l’evoluzione democratica della Costituzione di Clistene, introducendo forme di retribuzione per i cittadini che assumessero pubbliche funzioni: permise così anche a membri di classi meno abbienti l’accesso alle magistrature e ai tribunali popolari. Pericle politicamente aspirò a creare ovunque dei regimi democratici, e debellò pertanto presso gli alleati ogni tentazione oligarchica. Dal punto di vista fiscale, invece, accentuò nei loro confronti la pressione tributaria, che in gramparte necessitava per le opere pubbliche. Nel corso della cosiddetta “età di Pericle”, infatti, furono costruiti il Partenone e altri edifici pubblici. Inoltre, la letteratura greca raggiunse le sue più alte espressioni con le tragedie e le commedie.
3. |
La guerra del Peloponneso |
Il declino politico di Atene si manifestò tuttavia nell’ambito della politica estera. Allo scontento degli alleati-sudditi della lega delio-attica si aggiunse una rinnovata capacità di competizione di Sparta. L’occasione emerse quando gli abitanti dell’isola di Corcira (attuale Corfù) chiesero aiuto a Sparta per liberarsi del legame imposto loro da Corinto, alleata di Atene. La lotta che seguì tra le due confederazioni sfociò nella cosiddetta guerra del Peloponneso, che colse Atene orfana di Pericle e in mano a politici o poco capaci o troppo ambiziosi (come Alcibiade). Il conflitto si protrasse per lungo tempo e portò alla supremazia di Sparta sulla Grecia e all’imposizione del regime oligarchico dei trenta tiranni ad Atene; sistemi di governo simili vennero istituiti anche in tutte le città greche dell’Asia Minore. La dominazione spartana si dimostrò però assai più dura e oppressiva di quella di Atene. Successivamente la fazione democratica degli ateniesi si ribellò e scacciò le guarnigioni spartane e abbatté il potere dei tiranni restaurando le istituzioni democratiche e la propria indipendenza.
4. |
Dall’egemonia spartana a quella tebana |
Per liberarsi del peso spartano, molte delle città greche non esitarono a rivolgersi al nemico di un tempo, la Persia. Argo, Corinto e Tebe si unirono ad Atene per abbattere definitivamente il potere di Sparta. La cosiddetta guerra di Corinto che ne seguì si concluse con la pace di Antalcida, dal nome del generale spartano che si accordò con la potenza persiana, cedendole l’intera costa occidentale dell’Asia Minore in cambio del riconoscimento dell’autonomia delle città greche, che passarono sotto la protezione di Tebe.
5. |
La supremazia macedone |
Mentre la Grecia era divisa da continue lotte interne, nel vicino regno di Macedonia salì al trono Filippo II; grande ammiratore della civiltà greca, questi era ben consapevole della profonda debolezza cui essa era condannata a causa della mancanza di unità politica. Il nuovo sovrano procedette inizialmente all’annessione delle colonie greche sulle coste e nel giro di vent’anni pose fine all’indipendenza della Grecia, sottomettendone progressivamente tutte le città.
Mentre stava organizzandosi per muovere guerra alla Persia, Filippo venne assassinato; sul trono gli succedette il figlio ventenne Alessandro, che nel corso di dieci anni estese l’influenza della civiltà greca in tutto il mondo antico conosciuto, dando vita a un impero che si estendeva dall’India all’Egitto: proprio per questo è conosciuto con l’appellativo di Alessandro Magno. Alessandro si erse, nelle sue imprese di conquista in Oriente soprattutto ai danni della Persia .
6. |
L’età ellenistica (323-146 a.C.) |
Alla morte di Alessandro, i generali macedoni entrarono in conflitto tra loro per la suddivisione del vasto impero che egli aveva creato, e la lunga serie di guerre che seguì ebbe in gran parte come teatro la Grecia.
L’età ellenistica, compresa tra la morte di Alessandro Magno e la trasformazione della Grecia in provincia romana nel 146 a.C., segnò il trionfo della cultura e della civiltà greche,. Quest’epoca fu dominata dalle tre grandi dinastie fondate dai diadochi (dal greco diádochos, cioè “successore”) che diedero vita ai Regni ellenistici. Le città-stato greche tentarono di riguadagnare l’indipendenza di un tempo unendosi in leghe e ponendo fine al dominio macedone, ma tutto fu invano.
La Grecia provincia romana
La Roma repubblicana, in un’ottica di sempre crescente conquista, cominciò a interessarsi alla Grecia. Roma fu infatti impegnata in un lungo conflitto con la Macedonia per il dominio del Mediterraneo orientale, che si svolse nel corso di tre guerre, le famose guerre macedoni. Al termine la Macedonia divenne provincia romana. Roma riuscì anche a far sciogliere tutte le leghe greche e ad includere la Grecia nella provincia romana di Macedonia. Dal 212 in poi, per effetto della Constitutio antoniniana promulgata dall’imperatore Caracalla, tutti gli abitanti dell’Ellade – come del resto tutti gli altri provinciali – ottennero la piena cittadinanza romana.
Fonte: http://www.francesca.larosamazza.com/wp-content/uploads/2009/04/grecia.doc
Autore: Prof. Francesca La Rosa Mazza
TESI DI STORIA ANTICA
1.
Tutte le civiltà antiche sono sempre comunità di fedeli che si governano, praticano il culto e si amministrano, in forme diverse, ma sempre sulla base del rapporto tra uomini e dèi, della ricerca di rapporti trascendenti, e della condanna dell’empietà, dell’impurità, della presunzione e dell’irreligiosità, fonti di tutte le avversità e di tutte le sventure.
2.
Perciò lo studioso delle civiltà antiche del Mediterraneo (e del Medio Oriente, fino all’Iran compreso) deve innanzitutto conoscere le concezioni religiose di quei popoli, e per farlo deve studiare i loro sistemi di scrittura e le loro lingue, imparando a distinguere la famiglia linguistica di appartenenza. E poi deve imparare a conoscere la ricca iconografia che ci è pervenuta grazie all’archeologia e che si studia nella storia dell’arte.
3.
Infatti sappiamo già che solo con i Greci prima, e poi con i Romani è cominciata la vera storiografia. Prima dei Greci i popoli mediterranei praticavano la scrittura solo nelle iscrizioni imperiali di carattere religioso-liturgico o religioso-politico.
Gli storici greci più importanti sono Erodoto, Tucidide, Senofonte, Polibio, ecc..
Storiografi romani sono Tito Livio, Giulio Cesare, Tacito, Seneca, Svetonio, ecc.
4.
Sappiamo che la scrittura “lineare B” venne usata a Creta e a Micene. Bisogna innanzitutto ricordare che il mondo della poesia di Omero è quello di molti secoli dopo la storia di Micene e la guerra di Troia, e non descrive perciò le forme religiose, politiche ed economiche come appaiono nei documenti della civiltà minoica e micenea.
5.
Creta e Micene sono due civiltà non uguali tra loro. I palazzi di Creta, dato che sono numerosi, testimoniano l’esistenza non di una monarchia centrale, ma di un insieme di comunità di credenti, raccolte intorno a edifici che sono templi, centri di amministrazione economica e di distribuzione di beni, nonché residenze di capi sacerdotali. Il tutto concentrato in un luogo.
A Micene invece la rocca e le tombe disseminate lungo la strada di accesso suggerirebbero l’esistenza di una monarchia centrale (forse un re dei re, o un capo dei capi), un uànax.
6.
Nel 1952 la scrittura “lineare B” venne tradotta dalla scoperta che la lingua era il greco arcaico e quindi indoeuropeo. La scrittura del micenei non veniva utilizzata (almeno da quanto finora si è scoperto) per scrivere testi religiosi o letterari, o atti politico-religiosi, ma era lo strumento indispensabile per un sistema di amministrazione. La “lineare B” era la scrittura di una civiltà di comunità sedentarie, dedite a molteplici attività produttive, agricole e industriali dall’elevato livello tecnico.
7.
Come tutti i popoli arcaici i micenei non conoscevano la proprietà privata. La religione era collegata al culto pastorale e agricolo della natura generatrice di vita. Infatti l’archeologia ha trovato idoli di varie dimensioni con accentuati caratteri sessuali femminili. Fra gli dèi e gli uomini si poneva un capo che era sacerdote e governante, egli era l’interprete della volontà degli dèi e quindi la loro voce che si esplica come legge e come comando. Con l’idea che le divinità si manifestino con il rinnovarsi del miracolo della natura che genera e si rinnova e consente agli uomini di nutrirsi e riprodursi, la terra è di per sé divina e proprietà degli dèi. A differenza però dell’Egitto, e come in Mesopotamia e in Iran e Asia minore, il sovrano non è un dio presente fra gli uomini, ma solo l’eletto fra gli dèi e il loro sacerdote.
8.
All’origine (dal III e nel corso del II millennio a.C.) gli insediamenti abitativi dei micenei consistono in villaggi di capanne rotonde, oppure case rettangolari del tipo del mégaron, difesi da fortificazioni. Ogni forma di beni economici, a partire dalla terra, è sottoposta all’esclusiva sovranità di chi agisce per conto degli dèi proprietari della natura e di tutte le sue risorse agricole, minerarie, idriche e celesti. Nel villaggio la casa più grande è il palazzo del re-sacerdote, che amministra tutti i beni. L’espansione commerciale micenea, dovuta al fatto che si produceva superando i bisogni della popolazione, abbracciava le rotte mediterranee e asiatiche che saranno percorse dai Greci e dai Macedoni dopo Alessandro.
9.
La società micenea si articolava nello uànax, nell’aristocrazia guerriera, in chi lavorava con l’ingegno e infine nei lavoratori del braccio. I rapporti con lo uànax si fondano sulla reciproca obbligazione, cioè sulla necessità religiosa per cui a un dono corrisponde un ricambio, altro dono o servizio. La legge degli dèi impone il rispetto della giustizia che è l’essenza stessa della volontà divina, poiché la divinità è il bene assoluto. La società non conosceva né moneta né capitali finanziari.
10.
La tecnica militare dell’età micenea è fondata sul carro da guerra, una delle cose di cui serba il ricordo l’Iliade. Il carro da combattimento è un’arma tipicamente aristocratica: le battaglie erano duelli di poche diecine di carri per parte, simile a una battaglia navale se non fosse che lo spazio per i carri richiede pianure che nel Peloponneso non sono mai estese. Carro, cavalli, e sopra il guerriero, l’auriga e lo scudiero. Una diecina di carri per muoversi nelle migliori condizioni impegnavano un fronte di almeno cento metri. Il nome miceneo di questa aristocrazia guerriera è làuos, che più tardi nel greco classico vorrà dire “gente”.
11.
Invece gli artigiani, i fabbri, i medici, gli orafi costituiscono il dàmos (futuro “démos”, “popolo”). Làuos e dàmos hanno qualcosa da dare e da ricevere allo uànax, ma il làuos, che combatte e perciò non lavora riceve dallo uànax il diritto esclusivo su parti delle terre disponibili: non però la proprietà, che è divina e non divisibile in lotti, ma solo il diritto di avere gente, horghéones, che la coltivi per loro, così come la si coltiva per gli dèi e per lo uànax, ricevendone i frutti. Il uànax fornisce tutto ciò che serve, carri, armi, mobili, abiti, scorte alimentari, e comanda attraverso scribi e contabili. Ognuno lavora per tutti, il uànax provvede a che ognuno abbia quanto occorre. E’ quanto risulta dai cocci d’argilla che numerosi riportano elenchi di amministrazione in “lineare B”.
12.
Questo popolo, che i Greci chiamano Achei, subentra in Creta a una civiltà diversa e ne imita la scrittura (sembra dopo la tremenda esplosione di Théra, oggi Santorino, l’isola vulcanica dell’Egeo, nella seconda metà del II millennio a.C.). Tale civiltà noi chiamiamo minoica dal nome del mitico re Minosse. L’archeologia ha scoperto l’esistenza della scrittura che venne chiamata “lineare A”, la cui lingua è ancora indecifrata non essendo il greco. Si suppone che i micenei abbiano usato e adattato questa scrittura alla propria lingua ellenica.
13.
I sistemi di scrittura adottati a Creta e poi in Grecia prima dell'introduzione dell'alfabeto, vengono distinti con le designazioni di scrittura lineare A (dal 1600 a.C. al 1400 a.C.) e scrittura lineare B (dal 1450 a.C. al 1200 a.C.). La A, con 85 segni, è diffusa in tutta l'isola di Creta, mentre la B, con 88 segni, nell'isola è rinvenuta solo a Cnosso, ma si trova come sappiamo anche nella Grecia continentale, a Pilo e a Micene. La Lineare B è scritta da sinistra a destra e conta circa 200 segni, dei quali una novantina sono segni sillabici (cioè ogni segno indica una sillaba, non una semplice lettera dell’alfabeto) con valore fonetico e i rimanenti ideogrammi con valore semantico (cioè con un significato). Esiste anche un sistema numerico decimale, costituito da linee verticali per le unità, orizzontali per le decine e cerchi per le centinaia. Fu decifrata dall’architetto inglese Ventris nel 1952 con un metodo statistico e combinatorio.
14.
Diamo un quadro di scrittura “Lineare B”, con un esempio di traduzione (da Enrico Lupini: www.ARPANet.org). Ingrandire a piacimento
TRASLITTERAZIONE:
linea 1: TI-RI-PO-DE AI-KE-U KE-RE-SI-JO WE-KE (ideogramma tripode II)
TI-RI-PO E-ME PO-DE O-WO-WE (ideogramma tripode I)
linea 2: DI-PA ME-ZO-E QE-TO-RO-WE (ideogramma vaso I)
DI-PA-E ME-ZO-E TI-RI-O-WE-E (ideogramma vaso II)
DI-PA ME-WI-JO QE-TO-RO-WE (ideogramma vaso I)
linea 3: DI-PA ME-WI-JO TI-RI-JO-WE (ideogramma vaso I)
DI-PA ME-WI-JO A-NO-WE (ideogramma vaso I)
FORMA GRECA IPOTIZZATA CON RIPRODUZIONE DEGLI IDEOGRAMMI:
TRADUZIONE:
Due tripodi Egeo cretese fece;
un tripode su un piede con un orecchio-ansa;
un vaso maggiore a quattro anse;due vasi maggiori a tre anse, un vaso minore a quattro anse;
un vaso minore a tre anse, un vaso minore senza anse.
15.
Secondo la leggenda, nell'antro di Ditta, a Creta, sarebbe stato generato Zeus dalla Madre Terra, Rea. Questo spiegherebbe il grande culto verso la Dea Madre manifestato dai cretesi.
Il dio dell'Olimpo venne sfamato con il miele delle api, con il latte della capra Amaltea, fu accudito dalle ninfe, protetto dalla voracità del famelico padre Crono da giovani valorosi. Ebbe a sua volta un figlio, Minosse, che divenne Re dell'isola, ricordato per il grande, stupendo palazzo che fece costruire a Cnosso e per il mito del Minotauro.
15.
Caratteristica di Creta la centralità femminile, esaltata nelle funzioni religiose basate sul culto della Dea Madre, simbolo della fertilità. Eccezionale testimonianza di tale centralità lo splendido sarcofago di Hagia Triada; una specie di contenitore usato nei rituali detto a Ciste Litico. Completamente ricoperto di raffinati dipinti che rappresentano sacerdotesse in abiti eleganti e multicolori. Una di queste sacerdotesse, vestita con una pelle di pecora, versa qualcosa da un recipiente in un cratere situato fra due Labris (l’ascia a doppio taglio o bipenne), sulle quali sono posati degli uccelli neri. È seguita da un'altra figura che porta vasi sacrali e da un musico con la lira. Di lato si osservano alcune divinità femminili sopra carri trainati da capre selvatiche e da grifoni alati.
I Cretesi attribuivano importanti simbologie al pilastro, al toro e alla colomba, che incarnavano il principio maschile e quello femminile, rispettivamente il Minotauro e la Grande Madre. Nella cultura cretese, fra i simboli magici, trovano posto anche gli alberi come il pino, la palma, l'olivo, il fico, cui veniva attribuito il potere della forza della natura, il principio di ogni esistenza.
16.
Le regge consistevano in maestosi palazzi (come quello immenso di Cnosso) con centinaia di stanze disposte intorno ad un cortile centrale che non ospitavano solo i reali. Vi erano anche le stanze dei cortigiani, quelle per il culto, per la servitù; le botteghe degli artigiani, degli orafi, dei tessitori, degli operai; sale per gli archivi, quelle adibite a spettacoli teatrali, nonché quelle utilizzate come i magazzini, disposte a pettine con le loro grandi giare, i pithoi, per la conservazione di olio, vino, cereali e ogni tipo di merci. Palazzi con splendidi giardini, con sale abbellite da colonne, dove si svolgevano le udienze e i ricevimenti, che non erano certo un monumento al potere e all'autorità, ma un'esaltazione alla vita. Splendidi affreschi dai colori vivaci, i cui originali sono conservati nelle sale del Museo Archeologico di Iraklion, abbellivano le pareti delle stanze con motivi floreali, scene di vita e riti religiosi.
17.
Creta e la civiltà minoica terminano con l'esplosione di Thera, l'odierna Santorini, un vulcano nascosto sotto la città, che esplose quando raggiunse l'altezza di 450 metri, con una violenza considerata superiore di ben dieci volte a quella del Krakatoa, durante l'esplosione del quale vennero eruttati venti chilometri cubici di ceneri e pomice, causando la morte di 36.000 individui. L'eruzione di Santorini fu più potente e devastante di quella di un vulcano oceanico; depositi di cenere e pomice di quell’esplosione sono stati trovati perfino nel Nilo e nel Mar Nero.
I gas vulcanici che si formarono nella caldera si espansero fino a esplodere con una tale violenza da lanciare il magma in aria e blocchi di roccia di due metri furono proiettati fino a sette chilometri di distanza. L'acqua si mescolò al magma dando origine a emissioni piroplastiche che formarono decine di tsunami, il più grande dei quali devastò l'isola di Creta; i violenti terremoti che accompagnarono l'evento catastrofico la squassarono distruggendola totalmente.
18.
Uno dei fenomeni meno spiegabili dell’intera storia umana è la scomparsa della civiltà micenea. In Egitto, durante la XX dinastia, Ramesse III combatte contro i cosiddetti “popoli del mare” e li sconfigge nel 1181 a.C. l’Impero degli Ittiti era già stato distrutto da questi popoli. Le conseguenze di questa invasione ebbero effetto in tutto il Mediterraneo. Questo potrebbe spiegare la scomparsa della civiltà miceneo-cretese, che coincide con la fine della scrittura “Lineare B”. Poiché tuttavia non mutarono né la lingua (il greco) né la religione degli dèi, era avvenuta una trasformazione lenta e irreversibile, che portò a due o tre secoli di silenzio nelle testimonianze archeologiche.
19.
Questo silenzio dell’archeologia corrisponde dunque all’invasione dei “popoli del mare”, sulla cui identificazione si sono fatte svariatissime ipotesi. Ecco la menzione di questi popoli, nell’iscrizione in geroglifici egizi di Merenptah intorno al 1200 a.C., e nell’iscrizione di Medinet Habu (Tebe):
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na hat.w n pa ym = popoli del mare
Iscrizione di Medinet Habu - Ramesse III vittorioso sui Popoli del mare
20.
La scomparsa della civiltà micenea corrisponde all’invasione dei Dori, popolazione greca e dunque indoeuropea, il cui nome significa “combattenti con la lancia”. Erano dunque una civiltà guerriera, divisa in tre tribù. L'invasione dei Dori va sotto il nome di "prima colonizzazione" ( 1100 - 800 a.C. ). In seguito all'invasione, il continente fu suddiviso in una serie di piccoli regni governati da un basileus, che veniva ricompensato con il temenos (terreno comune, in seguito recinto sacro) in base a leggi divine, dette themistes.
21.
In seguito il potere passò nelle mani di un gruppo di famiglie nobili, detto ghenos - facevano discendere le proprie remote origini dagli dèi stessi ed erano perciò delle comunità di credenti legate al culto comune di divinità protettrici -, che andò a formare un consiglio di aristocratici, cui si affiancò l'assemblea degli uomini liberi ed adatti alle armi; a questi due gruppi decisionali spettava il diritto di fare proposte e creare leggi per le città: si passò progressivamente dal themistes al nomos (norma). In questo modo nacque l'unità caratteristica di tutta la civiltà greca propriamente detta, cioè la polis, voluta dalla solidarietà dei cittadini in nome di un'obbedienza alle leggi comuni ed ispirata all'istituzione preesistente delle cosiddette anfizionie, cioè le leghe di origine religiosa dei vicini in previsione delle guerre.
Fonte: http://www.istituto-santanna.it/Pages/LiceoScientifico/storia_classe_primaA.doc
autore: LICEO SCIENTIFICO SANT’ANNA CLASSE PRIMA A
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