Doctor Faustus riassunto opera
Doctor Faustus riassunto opera
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Doctor Faustus riassunto opera
Doctor Faustus
Libera riduzione di Natale Missale del
"La tragica storia del dottor Faust"
di Christopher Marlowe
ed. Adelphi
Personaggi:
-Dottor Faust
-Wagner (suo domestico e assistente)
-Valdes e Cornelio (amici di Faust)
- - Angelo buono
- Angelo cattivo
- - Universitario
- - Mefistofele
- Lucifero
- - Vizi capitali (un solo attore con sette maschere passate una ad una dalle quinte)
- - Papa
- - Cardinale di Lorena
- - Frate
- - Luca (attore)
- - Franca (regista)
(Si apre il sipario e la scena presenta una scrivania al centro del palco. Sul piano molti libri a pile. Una sedia vuota dietro la scrivania. Entra Luca)
Luca: (Si siede prende un po' di libri e li sfoglia, quindi va al proscenio. Presenta al pubblico un libro) Marlowe: La tragica storia del dott. Faust (lo porge ad un attore seduto in prima fila in platea. Altro libro) Goethe: Faust, prima e seconda parte. (Idem. Altro libro) Il Faust di Tomas Mann (altri tre libri) Il Faust di Tizio, il Faust di Caio, quello di Sempronio. (Va alla scrivania) Faust in tutte le salse (indica pile di libri). Non ne possiamo più! Questo dott. Faust ci ha proprio stufato! Nonostante ciò, io, Luca, un attore, quest'oggi mi trovo qui per interpretare - non ci crederete - il ruolo del Faust di Marlowe, rivisto e "corretto". Conoscete? No? Ebbene, Nato nel 1564 e morto ventinove anni dopo a seguito di una rissa in una taverna, egli visse ai tempi di Shakespeare, un po' prima, e fu paragonato alla stella del mattino che precede la nascita del sole, Shakespeare. Ma come? - direte voi, non se ne può più, e si continua a recitarlo? Perché? (Entra un altro attore già costumato da Angelo buono. Invita Luca a costumarsi da Faust e gli porge un mantello)
Angelo buono. : Fra poco si comincia, presto, presto, infila il mantello e prendi posto!
Luca: Prendo posto un corno! Io non mi siederò su quella sedia (la indica) fino a che non avrò chiarito a questi signori alcune cose!
Angelo b. : Ma questi signori sono venuti per il Faust, non per le tue chiacchiere.
Luca: Questi signori sono qua solo per tranquillizzarsi, per rimuovere per qualche tempo la loro ombra disgustosa: assisteranno al blà-blà-blà del dott. Mago, e per un po' dimenticheranno se stessi. (Al pubblico) Voi dovete sentire quanto ho da dire!
Angelo b. : Qua sopra l'attore non può parlare di sé. Qui comanda l'autore, il copione. Su queste tavole devono muoversi solo personaggi. L'attore deve rimanare fuori da queste mura. Capito?
Luca: Giusto. Non fa una piega il tuo discorso. Ma non ti sembra di avere parlato come attore, piuttosto che come Angelo buono, il tuo personaggio? Mi stai dicendo che tu puoi parlare come attore ed io no? Beh, non ci sto! Io devo dire quello che ho da dire. Tu non me lo puoi impedire. Nemmeno il regista in persona me lo impedirà!
Franca: (Dalla sala) Ti do due minuti d'orologio per declamare quanto hai da dire, se no qui il dibattito, paradossalmente, precederà la rappresentazione. (Mostra un orologio da tasca e fa scattare le lancette dei minuti) Via!
Luca: Ma che fai lo starter?
Franca: (guardando l'orologio) Un minuto e cinquantacinque, cinquantaquattro, cinquantatre,…
Luca: Va bene! Un minuto e cinquanta.(Va alla scrivania, tira fuori una Bibbia, la apre a Giobbe e legge di getto) La questione sta tutta qua. (Mostra la Bibbia) Bibbia: Giobbe, Capitolo 1, versetto 6 e seguenti: "Un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro…Il Signore disse a Satana - hai posto attenzione al mio servo Giobbe?… Teme Dio ed è alieno dal male… Satana rispose al Signore e disse: stendi un poco la tua mana e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia! Il Signore disse a Satana: ecco quanto possiede è in tuo potere, ma no stender la mano su di lui, ecc. ecc. ecc.". La questione è tutta qui. Non potrò mai capire come… (viene interrotto da Franca)
Franca: Tempo scaduto: due minuti! Silenzio! Si comincia! (si spengono le luci in sala. Luca si allaccia bene il mantello e va alla scrivania. Si siede e comincia a sfogliare libri. Entra Wagner).
Wagner: Il dott. Faust, nato da genitori umili, Fin da ragazzo eccelleva nella religione e nel pascolo fertile del sapere. Finiti gli studi ottenne il titolo di Dottore in argomenti celesti di teologia. Ma ben presto, gonfio di presuntuosa scienza, portò, in cieli troppo alti le sue ali di cera, che il sole sciolse. Nulla gli piace più della… (srotola un poster con un disegno di magia) magia! Un mago esperto è un Dio potente, Faust, studia e diventa anche tu un Dio! (Faust suona un campanello. Wagner si avvicina alla scrivania) Wagner, vai, ti prego, dai miei amici Cornelio e Valdes e pregali di venirmi a trovare urgentemente. (Entrano l'Angelo buono e l'Angelo cattivo)
Angelo buono: Oh Faust, lascia i tuoi libri dannati, non li guardare: potrebbero tentarti e attrarre sul tuo capo l'ira di Dio!
Angelo cattivo: Su Faust, impara fino in fondo l'arte famosa che racchiude il tesoro della Natura! Sii re e signore degli elementi! (I due angeli si avvicinano al proscenio) Noi, signori, siamo presenze, voci…
Angelo b: Quando un uomo è mosso dal proprio ego, è lui che sente (Indica l'Angelo c).
Angelo c: Sì, io altro non sono che "un desiderio fumante", cioè l'immagine di un desiderio egoico attualizzato. Ecco, prendiamo Faust. Nel momento in cui desidera il potere, nell'istante in cui vuole diventare Dio, io assumendo la forma del suo desiderio e della sua volontà, do voce alle aspettative ed impedisco a chiunque di fargli cambiare idea: gli rimango sempre davanti agli occhi del cuore e della mente, come immagine di se stesso nell'atto di esaudire quel desiderio. Il futuro diviene per lui il paradiso.
Angelo b: Compito di costui è distrarre il poveretto dal qui e ora: impedire che l'uomo egoico comprenda di essere. Se per un solo istante Faust si accorgesse di essere, non potrebbe desiderare nulla, perché il desiderio altro non è che un'ancora non più agganciata all'Oceano dell'Essere.
Angelo c: (Indicando l'Angelo b) Questo signore dalle ali belle e nobili non vuole rendersi conto che issare l'ancora e navigare per le vie di questo mondo è di gran lunga più interessante che rimanere ancorati al "Porto della Tranquillità" dell'essere. Divenire: ecco la meta dell'uomo!
Angelo b: Questo pipistrello dalle ali corte e nere, però, non prospetta mai ai suoi seguaci idioti il costo di tale falso divenire. Solo l'ego vive nel tempo, nel futuro, nell'illusione di Maya. Il risvegliato, colui che ha sentito almeno una volta la mia voce - e non parlo di schizofrenici, per i quali nutro simpatie, essendo loro persone sensibili, eteriche, buone - chi ha sentito la mia voce, dicevo, ha abbattuto le false divisioni temporali: passato presente e futuro sono categorie egoiche.
Angelo c: Tu predichi la stasi, e perciò la morte!
Angelo b: L'Essere è Vita, dannato angelo! (Al pubblico) Non dategli retta, signori. Il suo solo scopo è quello di guadagnare nuovi imbecilli alla causa di sua eccellenza (Indica col dito gli inferi)
Angelo c: Navigate signori! Issate le vostre ancore dalle acque stagnanti dell'illusoria metafisica!
Angelo b: Prima di avventurarvi per mari pericolosi, messeri, studiate bene le mappe della vostra anima, sì, della vostra psiche. Essa è come una stanza con due porte d'uscita: una porta verso il nulla, l'altra verso il Tutto. Imparate dalle disgrazie di tutti coloro che, convinti da pipistrelli come questo (Indica l'Angelo c), si sono fatti risucchiare dal niente.
Faust: Signori! Signori, vi prego! Sto studiando testi sapienziali, magici. Non mi posso permettere di mal interpretare certe formule: potrei combinare disastri per me e per gli altri! Per favore, potrei esser lasciato solo ed in pace? (Angelo c esce, mentre Angelo b si porta al proscenio)
Angelo b: Non siate come Faust, signori. Oltre a coloro che hanno o non hanno sentito la mia voce, c'è una terza categoria,ed il nostro dottore vi appartiene: quella di coloro che mi hanno sentito, e nonostante ciò non seguono i miei consigli. Sono, costoro, i più sventurati: finiranno dannati e puniti anche da se stessi oltre che da infernali personaggi: il loro tardivo riconoscimento del proprio fallimento sarà punizione peggiore del fuoco infernale. (Esce)
Faust: Grazie, messere, grazie di cuore. Ma io non ho bisogno delle sue paterne parole. Faust ha già preso le sue decisioni (Entrano Cornelio e Valdes)
Cornelio: Di quali decisioni parli?
Valdes: Qui sento odor di grandi eventi. Cosa avrebbe deciso il nostro amico Faust?
Faust: Oh Valdes, buon Valdes, Cornelio! Sapete bene come le vostre parole mi hanno persuaso a studiare magia e arti occulte. La filosofia è odiosa e oscura. L'arte medica e la legge son roba da ingegni magri, e peggio ancora è la teologia. Tutte discipline aspre, vili e disprezzabili. Solo la magia è capace di rapirmi. Aiutatemi, dunque, buoni amici.
Valdes: Questi libri, il tuo ingegno e la nostra pratica faranno sì che ogni popolo ci canonizzi, e gli spiriti degli elementi saranno sempre al nostro servizio, se…
Cornelio: … Se tu sei veramente deciso.
Faust: Sono deciso tanto quanto voi lo siete a vivere, amici miei. Perciò dovete aiutarmi. Vi prego, insegnatemi qualche prova magica, voglio evocare gli spiriti in un bosco.
Valdes: Prima dovremo insegnarti i rudimenti, e poi sarai più perfetto di noi.
Cornelio: Imparerai parole d'arte e cerimonie, e poi andrai avanti da solo.
Faust: Andiamo a tavola, amici, e dopo cena mi spiegherete ogni particolare. Stasera stessa mi metterò alla prova: dovessi anche morire! Andiamo, dunque. (Entra Wagner)
Wagner: (Al pubblico) Miei attenti signori, il mio padrone è a cena con quei due che si sono coperti d'infamia agli occhi del mondo. Si è dato ormai a quell'arte maledetta. Potrei dirlo al Rettore, i suoi saggi consigli forse potrebbero ancora convincerlo che la sua è una scelta sbagliata, ma… temo che oramai nesuno possa più salvarlo! A quest'ora ha gia evocato gli spiriti degli elementi (va pieno di paura. Rientra Faust, che dopo avere tracciato un cerchio immaginario per terra vi rimane al centro e fa dei gesti magici)
Faust: Vedo che i miei scongiuri sono efficaci: ecco apparire Mefistofele (Entra Mefistofele) Via, via! Sei troppo brutto per stare al mio servizio! Trasformati in un vecchio e poi torna da me. (Mefistofele va e rientra poco dopo con una barba da vecchio) Come è pieghevole questo Mefistofele, è pieno di ubbidienza e di umiltà! Potente è la mia magia. Ormai sei potente e negromante laureato, sei un mago, Dottor Faust!
Mefistofele: E adesso, Faust, che cosa devo fare?
Faust: Ti comando di assistermi tutta la vita, e di eseguire qualunque mio ordine.
Mefistofele: Ma io sono servo del grande Lucifero, e non posso servirti senza un suo ordine. Dobbiamo fare solo quello che lui ordina.
Faust: Dimmi, chi è Lucifero, il tuo signore?
Mefistofele: Padrone e arcireggente degli spiriti.
Faust: Ma una volta Lucifero non era un Angelo?
Mefistofele: Sì, Faust, e Dio lo amava teneramente.
Faust: E com'è che adesso è il principe dei diavoli?
Mefistofele: Oh, è per orgoglio e per insolente ambizione che Dio lo cacciò dalla faccia del Cielo.
Faust: E voi, chi siete, che state con Lucifero?
Mefistofele: Miseri spiriti caduti con lui. Ribelli e dannati per sempre nell'inferno.
Faust: Com'è che ora sei fuori dell'inferno?
Mefistofele: Ma questo è l'inferno. Smettila, ti prego, di farmi queste domande frivole che mi riempiono l'anima di terrore!
Faust: Bene, porta allora questo messaggio al grande Lucifero: dato che è incorso in morte eterna perché dispera della somma deità, gli dirai che Faust gli consegna l'anima, purché lo lasci per ventiquattr'anni vivere in mezzo a tutte le voluttà; e tu rimanga sempre al suo, mio, servizio, mi dia ogni cosa che ti chiedo, e ubbidisca ad ogni mio comando. Adesso va, ma a mezzanotte verrai nel mio studio per riferirmi che cosa ha deciso il tuo padrone. Va! (Mefistofele esce. Entrano i due angeli: il buono e il cattivo: gli stanno alle spalle) Faust, ormai sei condannato, e non ti puoi salvare. Inutile pensare a Dio, al Cielo: non sperare nulla da Dio! Non farti indietro, dunque, sii risoluto! Ma…, qualcosa mi dice "abiura la magia, ritorna a Dio! Sì, ancora posso tornare a Dio. No, no! (Gli angeli lo affiancano)
Angelo b: Buon Faust, lascia quell'arte esecrabile!
Faust: Oh, pentirsi, pregare!
Angelo b: Sì, sono questi i mezzi per salire al Cielo.
Angelo c: Sono solo illusioni, Faust, frutto della follia. Chi ha fede in tali mezzi è solo scemo!
Angelo b: Pensa al Cielo e alle cose del Cielo, Faust.
Angelo c: No, pensa alla ricchezza e all'onore.
Angelo b: Il sentiero indicato da questo pipistrello porta dritto alla morte dell'anima, Faust. Qualunque cosa accumulerai su questa terra sarà mangiata dai vermi. Solo l'anima può custodire tesori veri, inattaccabili dai vermi. Non ascoltarlo, buon Faust. Guarda (lo invita a vedere nel palmo della mano), guarda dove porta questo sentiero (Faust guarda come in una sfera di cristallo)
Faust: Vedo città cadenti, Natura violata, violenza per le strade del mondo. La gioventù sembra ubrica di qualcosa: ha gli occhi spenti, privi di luce, non più specchio dell'anima, ma specchio…(si ferma. Porta una mano sulla bocca stupefatto)
Angelo b: Specchio di che cosa, Faust? Guarda, entra in quegli occhi spenti e dimmi cosa vedi?
Faust: Specchio delle tenebre, del nulla, di un abisso senza fondo, freddo eppure mostruoso. E' questo il nulla che avanza e che cancella ogni vita?
Angelo b: La vita non può essere cancellata dalla morte. I corpi, Faust, sono solo testimonianza dell'anima, della vita. Quando essi saranno pasto per i vermi, la vita tornerà alla Vita, mentre la polvere tornerà alla polvere.
Angelo c: Non crederai mica a questo illusionista, vero? La vita è qui, è carne, sangue, ricchezze, gloria, fama, forza, la vita è il corpo, Faust! Ricchezza, onore!
Faust: Sì, ricchezza, onore! Con Mefistofele accanto a me, il mondo sarà mio! (Un orologio batte l'ora) Ma è già mezzanotte. (Guarda verso la quinta) Mefistofele viene. (Entra Mefistofele) Che t'ha detto Lucifero, il tuo re?
Mefistofele: Che ti dovrò servire fino alla morte, e pagherai con l'anima il mio servizio, ma devi legargliela solennemente, e scrivergli un contratto col tuo sangue. Questa è la garanzia che Lucifero vuole. Se rifiuti me ne torno in inferno.
Faust: Aspetta, Mefistofele, e dimmi: perché vuole la mia anima il tuo signore?
Mefistofele: Per allargare il suo regno.
Faust: Ed è per questo che ci tenta così?
Mefistofele: I compagni di disgrazia, per gli infelici sono di grande conforto. Ma ora rispondi tu alla mia domanda, Faust: mi darai la tua anima? Io sarò il tuo schiavo e ti darò sempre più di quanto chiedi. Me la darai l'anima tua?
Faust: Sì, Mefistofele, te la darò.
Mefistofele: Coraggio, allora, fatti un taglio sul braccio, e col sangue impegna la tua anima, in modo che un giorno possa Lucifero venire a reclamarla.
Faust: Guarda, Mefistofele, per compiacerti mi taglio qui, sul braccio e col mio sangue impegno l'anima mia a Lucifero. Guardalo sgocciolare!
Mefistofele: Aspetta, Faust, devi scriverlo in forma di contratto.
Faust: (Sta per scrivere con una penna d'oca) Sì, lo farò, ma guarda: il sangue si è gelato.
Mefistofele: Porterò il fuoco per scioglierlo (Esce)
Faust: Che vorrà dire quel sangue che si ferma? Perché non scorre e non mi lascia scrivere? (Ritorna Mefistofele con un braciere)
Mefistofele: Il fuoco è pronto, avanti Faust, scaldalo quel sangue! (Fausto scrive)
Faust: Ecco la pergamena, Mefistofele, per la quale ti dono anima e corpo, ma con la condizione che tu esegua ogni mio ordine ed ogni mia richiesta. Ora dimmi: dov'è il luogo che gli uomini chiamano inferno?
Mefistofele: Qui, sotto il cielo, entro le viscere di questi elementi. L'inferno non ha limiti, non è racchiuso in alcun luogo: inferno è dove siamo. E tu, cosa pensi sia l'inferno?
Faust: Per me l'inferno è una favola.
Mefistofele: Poi vedarai e cambierai idea. Non dimenticare che con questa (mostra la pergamena) hai ceduto la tua anima ed il tuo corpo a Lucifero.
Faust: Tu, dunque, credi che sarò dannato?
Mefistofele: Ma certamente!
Faust: E pensi anche che io sia tanto sciocco da credere che dopo questa vita ce ne sia un'altra in cui si gioisce o si soffre? Sono tutte storie da donnette, frottole!
Mefistofele: Ed io che sarei una favola, una storia? Non sono la prova dell'esistenza di quanto neghi?
Faust: Senti, facciamola finita, cambiamo discorso. Voglio una moglie, la più bella ragazza di Germania. Io sono lascivo e licenzioso, non so vivere senza una moglie.
Mefistofele: Come! Una moglie! Ti prego Faust non parlare di mogli.
Faust: Andiamo, buon Mefistofele, portamene una, la voglio davvero.
Mefistofele: Ascolta, Faust, il matrimonio non è che una sciocchezza cerimoniale. Non ci pensare più, se mi vuoi bene. Cercherò le più belle cortigiane e ogni mattina ne avrai una. Qualunque donna vedi, se vuoi, è tua. (Prende un libro da una saccoccia. Lo apre) Guarda (gli mostra una formula magica) Vuoi una donna? Dell'oro? Ripeti queste righe. Vuoi comandare ai venti, ai tuoni, alle tempeste, ai fulmini? Tracci per terra questo cerchio e ripeti questa formula tre volte.
Faust: A me piacerebbe avere un libro che contenga tutti gli incantesimi per evocare gli spiriti quando e dove mi pare.
Mefistofele: (Volta pagina) Sono qui, in questo libro.
Faust: Vorrei un altro libro con tutti i pianeti ed i caratteri del cielo e le loro disposizioni.
Mefistofele: Anche quelli ci sono (volta pagina).
Faust: Allora ne vorrei uno con tutte le piante, le erbe e gli alberi che crescono sulla terra.
Mefistofele: (scandendo bene le parole) sono - tutte - qui.
Faust: (Guardando il cielo) Quando guardo il cielo, mi pento di tutto questo (gli allontana il libro con un gesto) mi pento e quasi ti maledico, perverso Mefistofele. Mi hai derubato delle gioie del cielo.
Mefistofele: Andiamo, Faust, credi davvero che il cielo sia così glorioso? Giuro che l'uomo vale più di esso.
Faust: Dimostramelo, se puoi.
Mefistofele: (Va al tavolo, prende una Bibbia e gliela mostra) Questa è la Bibbia. Dimmi, Faust, non è forse scritto in questo testo che tutto fu creato per l'uomo?
Faust: Sì, c'è scritto. Tutto è stato fatto per me. Ecco perché dovrei abiurare la magia e pentirmi. (Entrano i due Angeli)
Angelo b: Pentiti, Faust, Dio ti perdonerà.
Angelo c: Dio non può perdonarti, Faust, sei un demone.
Faust: Chi mi dice all'orecchio che sono un demone? Fossi anche un diavolo, Dio può perdonarmi. Si, se mi pento, Dio mi perdonerà.
Angelo c: Certo, anzi certissimo, ma… Faust non si pentirà mai. Vero, Faust?
Angelo b: Basta poco, Faust, abiura la magia, pentiti.
Faust: Sento dei bisbigli confusi, incomprensibili a questo orecchio. (All'Angelo c) Sì, ho già deciso: non mi pentirò mai. Il mio cuore incallito non può pentirsi. (A Mefistofele) Vai, vai, vattene all'inferno, dannato spirito! Tu hai condannato la mia anima infelice. Non sarà troppo tardi? (Si mette le mani in faccia)
Angelo b: E' questo il momento più triste per me: se parlo, Faust non potrà più sentirmi, anche se per qualche momento griderà al cielo (vanno i due Angeli)
Faust: Ah, Cristo, Salvatore mio, prova a salvare la mia anima! (Entra Lucifero: aspetto terribile) O tu, chi sei con quell'aria terribile?
Lucifero: (con accenti minacciosi) Sono Lucifero, e sono venuto dall'inferno per dirti che mi offendi: parli di Cristo contro la tua promessa. Non dovresti pensare a Dio. Devi pensare solo a noi (indica sé e Mefistofele)
Faust: (Spaventato) Non lo farò mai più, ve lo prometto, e… vi chiedo scusa.
Lucifero: (Più conciliante) Su via, non essere così spaventato, sono venuto anche per offrirti uno spettacolo eccezionale. Siediti, e vedrai i sette vizi capitali nel loro proprio aspetto.
Faust: Sono certo che mi piacerà.
Lucifero: Ti piacerà sicuramente. Voi, venite! (Entrano i sette vizi, oppure un solo attore li impersonerà con sette mascere diverse).Ora, Faust, puoi domandare a ognuno di loro il nome e la disposizione naturale.
Faust: (Si alza, va verso un vizio) Chi sei tu, che per prima sei qui entrata? Perché siete tutte donne?
Superbia: Questa tua seconda domanda esige immediata risposta. Siamo tutte donne, perché siamo seducenti: nessuno può resistere al nostro fascino. Ognuna di noi emana un particolare profumo, usa una particolare tonalità di voce, è dotata di tocco inconfondibile. Ognuna di noi ha uno sguardo invincibile. Ma parliamo di me. Sono Superbia. Non ho genitori: sono troppo orgogliosa per averne. Io sono principio e fine del mio essere, quindi non sono una creatura. Posso introdurmi negli angoli più riposti di un essere umano. Chi mi conquista, acquisisce la convinzione di essere superiore a chiunque, e presto comincia a trattare il resto del mondo con distacco ed ostentato disprezzo. Ognuno è superiore a tutti gli altri! Arroganza è la mia più alta qualità. (Entra l'Angelo buono)
Angelo b: (Alla Superbia, mentre Lucifero e Mefistofele, abbagliati, si coprono la faccia) Tu, essere illusorio! Meschino aggettivo senza radici! Spegni la tua arroganza, come un'ombra sconfitta dalla luce! Via, peste viperina! Via!
Faust: Ho sentito un mormorio indistinto. Hai forse aggiunto qualcosa al tuo discorso, gentile signora? (Esce l'Angelo b)
Superbia: Il Gallo ha cantato, Faust. Il Sole mi ha vinto (va)
Faust: (A Lucifero) Che voleva dire Superbia? E' stata sconfitta da qualcuno? Se è così, come si sconfigge la Superbia?
Lucifero: Il suo fascino è invincibile, Faust. Ha solo detto che, appena si alza il sole, deve andare a lavorare in giro per questo mondo. Il sole ha vinto, come per ognuno di noi, il suo riposo, le ha fatto da sveglia. Ecco tutto. Quanto alla sconfitta, l'unico modo per vincerla, è conquistarla (Faust si avvicina ad Avarizia)
Faust: Tu chi sei, bella e riservata ragazza?
Avarizia: Sono Avarizia, Faust, per servirti…
Faust: Perché porti una veste color marrone striata di nero?
Avarizia: Questo colore rappresenta la terra, e le striature nere le fenditure che si aprono in essa d'estate, dopo mesi di siccità. Una terra così non può dar niente: nessun frutto, nessun fiore, nessuna foglia. Chi mi conquista diventa soprattutto avaro di sé, arido, freddo, ancorato al suo desiderio di ottenimento, piuttosto che all'ottenimento. (Tira fuori dalla tasca un gruzzoletto di monete) Vedi queste monete? Io le guardo e penso che con esse posso comprare tante cose, ma se compro, non posso più pensare di poter comprare. Capisci? (rientra l'Angelo b)
Angelo b: So che non mi sentirai, Faust, ma voglio dirlo lo stesso: La parola chiave di questo fantasma di signora serpentina è aridità: niente amicizia, niente amore, niente pietà, niente rapporti personali, niente di niente, deserto morale. Via, terra secca! Sparisci! (L'Angelo va)
Avarizia: Devo proprio andare, ora. Il lavoro mi chiama con inviti perentori. (Va)
Faust: Chi sei tu, terza signora che, vestita di rosso, vai in giro con quello sguardo di fuoco?
Ira: Io sono l' Ira, Faust, e sono figlia delle tempeste di acqua e di fuoco. Per ottenere le prestazioni più considerevoli devo rifornirmi di odio. Esso è il vento che alimenta gli incendi e gli uragani della mente umana. E' un'esaltazione vera e propria, Faust: io ti faccio sentire vivo, potente, forte, invincibile.
Faust: Ma quegli occhi scagliano saette mortali, gentile signora, stento persino a guardarli.
Ira: Non farlo, Faust, a meno che tu non voglia conquistarmi. (Entra l'Angelo b)
Angelo b: (Al pubblico) Quante malattie inspiegabili; quante morti misteriose; quanti incidenti incomprensibili; quanto male, a causa dell'odio. E' il veleno più potente che esista. La mente dell'uomo infettata da esso è votata alla distruzione, alla follìa, ma prima dell'autodistruzione, distrugge il mondo. Solo contro il muro dell'amore, l'odio s'infrange in scintille inoffensive di fuoco. Che mai si accendino gli occhi di tanto furore! (All'Ira) Tu, megera figlia d'un diavolo, abbassa quell'occhio caino e scompari da questa misera rappresentazione: hai già detto fin troppo. Via, dunque, via! (Esce l'Ira).
Invidia: Io sono l' Invidia, signore, una sorte d'avaro, che guarda più gli altri che se stesso. Io non so leggere, perciò vorrei bruciare tutti i libri; sono magra a forza di vedere gli altri che mangiano; che bello sarebbe, se una carestia facesse morire tutti! Rimarrei sola, e allora mi ingrasserei, finalmente! Ma ti pare possibile che tu stia seduto ed io in piedi? Alzati, maledizione!
Faust: Fuori, vile invidiosa. Via di qua! (esce l'Invidia) E tu chi sei?
Gola: Il mio sogno è quello di occupare tutto lo spazio ed il tempo. Sono la Gola, Faust. A furia di mangiare e di ingrassarmi, tento di essere di più, cerco di allargare i miei confini naturali. Ti sarei molto grata se mi invitassi a pranzo, caro. Chi conquista me, allarga le sue prospettive. Vorresti invitarmi a cena, Faust? Dopo aver mangiato e bevuto a sazietà, ti potrei spiegare quanto saresti felice dopo avermi conquistata. Guarda che bel vestitino che indosso: per una cena è indicatissimo.
Faust: No, grazie, sono a dieta: per fare certe invocazioni devo osservare il digiuno assoluto. Se ti portassi al ristorante, mi costeresti ore e ore di straordinario nel mio laboratorio di alchimia, perché per pagare il conto ci vorrebbe tanto, ma tanto oro puro. (Si fa avanti Pigrizia)
Pigrizia:Perché mi avete portata qui? Stavo così bene sdraiata al sole in riva al mare senza far niente! Ti prego, Faust, lascia perdere tutte queste rumorose compagnie: accompagnami a quella spiaggia da cui mi hanno tratta e non ti darò alcun fastidio. Col mio esempio accidioso ti insegnerò l'arte del dolce far niente. Sappi che l'ozio, per l'uomo, è il nettare supremo. Stai lì, senza far niente dalla mattina alla sera. Il corpo si riposa, la mente vaga qua e là dove le pare, ed i sensi stanno in costante placido riposo. Accompagnami, Faust, e se mi conquisterai diventerai come me: statua della felicità.
Faust: Ma se ti conquisto, addio magia! Quest'arte comporta studio, fare, agire, e tu mi proponi il "non fare"? No, carina, non ci sto! Vai, vatti a riposare sulle sabbie della tua adorata spiaggia. Fammi conoscere quest'ultima figura e dopo mi dedicherò alla mia arte. (Esce Pigrizia) Chi sei, tu, che hai l'aspetto di una sgualdrina?
Lussuria: Sono Lussuria, carino. Un fuoco secco e impetuoso mi brucia. Sono lo scirocco della mente e della pelle. Quando soffio (soffia), infiammo ogni umano su cui poso lo sguardo. (Va, e uscendo invita Faust a seguirla. Entra l'Angelo buono)
Angelo b: (Al pubblico) Se Faust non mi potrà sentire, potrà almeno leggermi. (Scrive su un pezzo di carta che poi fa cadere a terra). Ecco, lo noterà e saprà quanto deve sapere (Faust nota il pezzo di carta e lo raccoglie)
Lucifero: Mefistofele, buttala tu quella cartaccia. Chi è che sporca il pavimento qua dentro? Faust, il tuo domestico non è certo adatto alle pulizie. Via, via quella cartaccia!
Faust: No, un momento. Pare uno scritto diretto proprio a me: "per Faust", c'è scritto.
Mefistofele: Ora ricordo! E' caduto ad una delle ragazze. Dammi, Faust, lo cestinerò.
Faust: (Evita la presa di Mefistofele e legge) "Io Sono. A te che leggi io parlo. A te che per lunghi anni, vagando innanzi e indietro, hai con ardore cercato nei libri, negli insegnamenti, nelle filosofie, nelle religioni, non sai neppure tu che cosa: la verità, la felicità, la libertà, Dio; a te, anima stanca e scoraggiata, quasi senza speranza…, a te io sono venuto…a quanti hanno fame del vero "pane di vita io sono venuto. Sei tu pronto a ricevere il mio cibo? Se lo sei, siedi, calma la tua mente umana, e ascolta. Io sono tu, quella parte di te che è e sa, che sa tutte le cose, che sempre seppe e sempre fu. Io sono tu, il tuo Sé, quella parte di te che dice "Io Sono". Io sono la parte più alta di te stesso che vibra entro di te mentre leggi… Sono quella parte di te che fino ad oggi s'è nutrita dell'errore… Io Sono il tuo vero istruttore, il solo Maestro; io, il tuo Sé divino". (Smette di leggere) Questo scritto mi fa venire in mente l' "Io Sono" biblico: nell'Esodo Mosé chiede a Dio che lo manda presso il popolo eletto chi deve dire che lo ha mandato, e Dio risponde: di' loro che "Io Sono" ti ha mandato. Che vorrà dire questo scritto? Esso mi ricorda anche quella frase famosa del Maestro Gesù: "Sarò con voi fino alla fine dei tempi". E' la voce del Cristo? Oh, Gesù mio! Mi mandi un ultimo avvertimento? (Lucifero, con destrezza mette in mano a Faust un libro e gli strappa via il biglietto)
Lucifero: Basta, basta con queste sciocchezze! Questo, Faust, è un libro speciale. Studialo bene, e dopo potrai assumere ogni aspetto e ogni forma tu desideri. Vedrai, Faust, l'inferno è un luogo pieno di sorprese, di delizie.
Faust: Grazie, Lucifero, ne avrò cura come della stessa mia vita.
Lucifero: Adesso ti lascio a Mefistofele. Egli starà al tuo servizio per ventiquattro anni, e farà tutto quello che vorrai. Divertiti, Faust, e pensa soltanto a noi. (Va)
Faust: Voglio scalare l'Olimpo, Mefistofele, per vedere le nuvole, i pianeti, le stelle, le zone del cielo. Poi voglio visitare la Francia, conoscere Parigi e la sua gente. Quindi, voglio conoscere l'Italia: Napoli, Venezia, Padova, Roma, il Vaticano.
Mefistofele: Bene, mio signore. Chiudi gli occhi (Faust chiude gli occhi, si attenuano le luci).
(al pubblico) Per opera magica, lo condussi sull'Olimpo; lo portai in Francia; trasvolammo in Italia: Napoli, Venezia, Padova, Roma.. Gli anni son volati via d'un soffio. Adesso apri gli occhi Faust. Ora ci troviamo nella città del Papa (si riaccendono le luci)
Faust: Voglio l'invisibilità, per poi entrare negli appartamenti del Papa. Voglio vedere, prima un papa medievale, e poi un papa del futuro.
Mefistofele: Sarai subito accontentato. Ecco: (entra il papa, un monaco e il cardinale di Lorena) siamo nel medioevo; è la festa di San Pietro. Come vedi, il papa sta per pranzare. (viene apparecchiata una tavola alla buona e in fretta dal monaco)
Papa: Monsignore di Lorena, volete avvicinarvi?
Faust: (Prende un piatto e lo fa volare sulle teste dei prelati)
Papa: Che succede? I piatti si sono messi a volare!
Cardinale: E' un vero peccato, Santità, quello era un piatto prelibato che ha inviato il vescovo di Milano. Un vero peccato. (Il papa afferra al volo il piatto volante)
Papa: Preso! (Lo tiene stretto e lo poggia sulla tavola, ma Faust glielo riporta via) Ancora! Non posso crederci! Cardianale, faccia qualcosa! Non vogliamo certo impedire che al vescovo di Milano vadano i nostri calorosi apprezzamenti per il suo (tenta di riafferrare il piatto) appetitoso dono, no?
Cardinale: Certo che no, Santità. Avrei un'idea: distraiamo la cattiva presenza con le coppe di vino: riempiamole e brindiamo (versa del vino, stanno per brindare, ma la coppa del Papa viene afferrata da Faust, che questa volta fa sentire la sua voce)
Faust: Alla salute, signori! (Beve e posa la coppa vuota sul tavolo).
Cardinale: Santità, sarà certamente qualche anima testé fuggita dal Purgatorio, per chiedere perdono a vostra santità.
Papa: Frati, preparate una funzione per calmare la furia di questo spirito (fa il segno della croce)
Mefistofele: (a Faust) Quel segno, no! Non lo sopporto proprio, mi fa venire i brividi, mi fa star male.
Faust: Che suggerisci di fare, amico mio?
Mefistofele: Fra poco ci scomunicheranno con tutte le cerimonie: col la campana, col cero e con il libro. (Il frate si mette una stola al collo)
Primo Frate: Venite fratelli, facciamo il nostro dovere con vera devozione. (canta) Maledetto colui che rubò il cibo dalla tavola di sua Santità! (in coro col Papa e il Cardinale) maledicat Dominus! Maledetto colui che ha rubato la coppa di sua Santità! (in coro) maledicat Dominus! Maledetto colui che ha fatto volare il piatto e la coppa di sua Santità! Maledicat Dominus! Maledetto colui che ha bevuto il buon vino di sua Santità (in coro) maledicat Dominus et omnes Sancti! Amen!
Faust: Questi ci spediranno dritti dritti all'inferno, Mefistofele! Scappiamo! Via, via di qua! (Si spengono le luci, il Papa e il suo seguito vanno. Luci) Adesso voglio vedere un papa del futuro: diciamo del… 2009. Ma questa volta voglio che mi veda e mi senta: devo parlare con lui. (Entra Benedetto, il papa del futuro. Legge un libro. Mefistofele, invisibile, sta in un angolo) Buon giorno, Santità.
Benedetto: Chi sei, figliolo, e che ci fai nelle mie stanze. Non puoi stare qui, lo sai?
Faust: Forse sua Santità non mi crederà: io sono il doctor Faustus, e vengo dal passato.
Benedetto: Il Faust di Goethe?
Faust: Chi è Goethe, Santità?
Benedetto: Da quale anno vieni?
Faust: Seconda metà del 1500, fine secolo.
Benedetto: Ah, non sei quello di Goethe. Perché sei qui, figliolo?
Faust: Pura curiosità, Santità. Voglio sapere come sarà la chiesa degli inizi del secondo millenio dopo Cristo. Potrebbe descrivermela?
Benedetto: Siedi, Faust, ed ascolta attentamente quello che un Papa stanco e amareggiato ti dirà. (Faust e Benedetto siedono). La chiesa, ragazzo mio, nonostante il fuoco del Cristo sia ancora potente, si sta spegnendo lentamente. Da oltre un secolo viene attaccata da più fronti: da filosofi al servizio del male, da pensatori suicidi, da mezzi d'informazione asserviti al potere politico-finanziario-industriale, e soprattutto dagli stessi preti.
Faust: Non posso crederlo! I preti che distruggono la chiesa dall'interno!
Benedetto: Sì, proprio da coloro che dovrebbero passare la fiamma del Cristo! Stanno spegnendo quel Santo Fuoco.
Faust: Ma con quali sinistri mezzi, Santità, costoro minano dall'interno la millenaria istituzione?
Benedetto: Un mio predecessore, qualche decennio fa, si accorse di come all'interno della Chiesa si stesse propagando un certo malsano odore di zolfo. Ebbene, oggi quell'odore è divenuto insopportabile fra queste vecchie mura. Certo, ci sono ancora dei "crociati", dei preti che difendono ancora la parola dei Vangeli e vivono da veri cristiani, ma sono pochi. Le sirene del mondo hanno ormai affascinato le anime di molti religiosi, che anziché pensare alle cose dello spirito, pensano alle cose del corpo.
Faust: Stento a crederlo, Santità. Ma come è potuto accadere?
Benedetto: La Filosofia è morta, figliolo caro, e con essa la tensione verso l'Assoluto. E' deceduta il giorno in cui è stata proclamata la morte di Dio. Sai, fin da giovane ho amato la Filosofia, ed ho studiato a fondo tutti i grandi filosofi, orientali ed occidentali. Da cento anni, gli amici della saggezza sono morti, ed il loro posto è stato usurpato dagli amici del nulla. La trasgressione: ecco su che cosa hanno puntato per scardinare millenni di retto pensiero. Invitando tutti alla trasgressione, hanno proposto l'idea che si può fare e dire tutto di tutto: che Dio è morto, che la metafisica è roba da donnette, che la scienza spiega tutto, che i preti sono dei fantasiosi, e così via. La società che ne è scaturita è quella che vedi: basta guardarti intorno.
Faust: Veramente, dal mio secolo sono saltato dritto dritto sino a qui: non ho visto niente e nessuno, tranne che il papa che mi sta davanti.
Benedetto: Vai, Faust, vai a farti un giro per le strade della vecchia e gloriosa Roma, e vedrai, toccherai con mano. La pseudo-filosofia di costoro ha prodotto soltanto aspiranti suicidi, aborti di uomo, nerume, ha dato vita a dei nati-stanchi-di-vivere. Capisci, quel che dico? Hanno consegnato l'intera umanità in braccio allo spirito del male.
Faust: Lucifero e tutta la sua congrega?
Benedetto: Sì. La gente non ascolta più la voce dell'Angelo buono che continuamente ed instancabilmente avverte chi si immette in quel sentiero senza sbocco. Sente solo la voce dell'ego che riduce l'uomo al solo corpo. Ma l'uomo è immagine di Dio.
Faust: Dio, Dio, sempre Dio! Dov'è Dio? Io non lo vedo, non lo sento! E' per questo che ho venduto l'anima al diavolo (Benedetto traccia nell'aria un segno di croce): ho disperato, anzi, ho escluso che possa esistere un Dio.
Benedetto: Come hai potuto fare una cosa simile, ragazzo mio? Raccontami la storia della tua vita. Com'è che sei arrivato a questi estremi?
Faust: (Porgendo il copione del Doctor Faustus di Marlowe) Questo è il copione della mia vita, Santità, e questa rappresentazione non può andare oltre perché è prevista una svolta salvifica per questo strano mio personaggio, ma onestamente non so più dove sbattere la testa, come venirne fuori (Benedetto si alza)
Benedetto: Vieni Faust, facciamoci un giro di sala, mescoliamoci con questa brava gente (Scendono in sala e camminano). Ti faccio una domanda: perché hai scelto la magia nera?
Faust: Per avere potere, è ovvio.
Benedetto: E sei davvero convinto che quello sia il vero potere? Dimmi, hai mai conosciuto l'Amore?
Faust: Ho scelto la magia anche per questo: avere tutte le donne che voglio.
Benedetto: E credi che possedere, sia amare? Sei proprio fuori strada, figliolo. Vedi, il Cristo in cui io credo è Via, Verità e Vita, ma è soprattutto Amore.
Faust: Amore! Cosa intende per Amore, sua Santità?
Benedetto: Il Dio che tu hai cercato, Faust, è inafferrabile. Per questo non L'hai trovato. E' la Verità, la Via, la Vita ciò che bisogna cercare. L'oggetto della ricerca deve essere l'Amore. Ma non puoi certo trovarlo là fuori, da qualche parte. Sì, potrà capitarti anche di innamorarti e di assoporare l'Unità con la tua donna, ma sappi che questo è solo un assaggio infinitesimale di ciò che l'Amore è. L'amore è più forte di ogni magia, perché esso non possiede: comprende. Il vero Amore è la l'esplosione di una coscienza, che abbandonati i falsi limiti egoici, dilaga e abbraccia ogni cosa. Un simile Amore è l'Uno che tutto contiene, è qualcosa che fa di te un immenso "Occhio" che osserva ogni cosa, un immernso cuore che pulsa in ogni cosa: tutto accade all'interno di Te. Un simile Amore, puoi chiamarlo Cristo (Prende in mano la croce che ha al petto), quel Cristo, anzi: questo (gli tocca il petto), questo stesso Cristo che scaccia ogni spirito malvagio, ogni maligna presenza che vorrebbe farti credere che tutta l'esistenza si risolva nell'ambito corporeo.
Faust: Appena sua Santità mi ha toccato il petto, confesso che ho sentito qualcosa frullarmi qui nel cuore! Ma la mia anima è ormai preda di Lucifero, mio buon Papa, e proprio oggi, a mezzanotte, dovrò consegnargliela.
Benedetto: Prendi questa croce, Faust, mettila al collo. Ora vai in giro per Roma, e ama ogni cosa che incontri: solo così potrai assaporare la Verità che per tanti anni hai cercato in libri odiosi. Va, ma prima di mezzanotte devi trovarti qui, voglio che Lucifero venga a prendere la tua anima qua dentro. Vai adesso (Faust sale sul palco, gira guardando a destra e a sinistra, esce da una quinta. Sale sul palco Benedetto, poi rientra Faust)
Benedetto Hai fatto come ti ho detto? Vediamo? Lascia che guardi i tuoi occhi (Lo osserva). Sì, Faust è esploso, "morto". Adesso tu sei in Cristo, sei Amore, e l'Amore non ha identità. (Suona mezzanotte). Non puoi più disperare, Faust. Vedo sospeso sulla tua testa un angelo con una fiala di preziosa grazia, che si offre per versarla sulla tua anima. China il capo, figliolo, e lascia che lo Spirito di Dio inondi l'anima tua (Faust china la testa e Benedetto impone le mani. Suono di piattini).
Faust: Fratello, Santità, sappi che Lucifero in persona ha minacciato di farmi a pezzi se solo avessi nominato il nome di Dio. Fra qualche istante sarà qui per reclamare quanto gli spetta. (Entrano Lucifero e Mefistofele)
Mefistofele: Faust, dove sei? La tua ora è scoccata! L'anima tua è nostra!
Faust: Faust è morto, e l'anima sua è in quel Cristo, Verbo di Dio, contro cui nulla può. Non ho più niente da dare né da dire.
Benedetto: Vieni, Michele! Venite Santi e Beati! Affilate le spade di luce e cacciate da questi santi luoghi i maleodoranti diavoli. Via! All'inferno! Vieni Faust, uniamo i nostri cuori nella preghiera: leggiamo cantando questo passo del Vangelo di Matteo: "In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra…
Faust: … si accorderanno per domandare qualunque cosa…
Benedetto: il Padre mio che è nei cieli…
Faust: …ve la concederà".
Benedetto: E cosa chiediamo al Buon Dio, nel nome di Gesù Cristo?
Faust: Che questi due vadano all'inferno.
Benedetto e Faust: Andate all'inferno! Amen! (Si segnano con la croce. I diavoli scappano.Bussano alla porta)
Benedetto: Sì, avanti! (una voce dalla quinta)
Voce: Maurice Blondel è qui, Santità, e desidera parlarle.
Benedetto: Che entri.
Faust: Ora devo andare nel mio secolo, Santità, e pure di corsa.
Benedetto: L'illusione è finità, Faust. Non c'è nessun Mefistofele che possa ricollocarti alla fine del 1500. (Entra Maurice) Oh, Maurice, vieni, vieni. Ti presento il dott. Faust (si stringono la mano)
Faust: Felice di conoscerla, signore.
Maurice: Chiamami Maurice. Benedetto (a Faust) - sai?, ci conosciamo da molti anni e ci stimiamo reciprocamente, ecco perché gli do del tu - Benedetto, oggi sono particolarmente felice.
Benedetto: Ed io sono felice che tu sia felice. Vuoi parteciparci il motivo della tua felicità?
Maurice: Sono qua per questo, mio santo amico. Finalmente ho capito perché il nichilismo imploderà presto. Ne ho scoperto il paradosso.
Benedetto: Non aspetto altro che di ascoltare questo paradosso.
Maurice: Questi adoratori del nulla non fanno altro che attaccare l'essere, ma ecco il paradosso: si vuole che l'essere non sia, e si gusta il piacere di essere per negarlo" L'egoismo radicale che distruggerebbe tutto pur di rimanere solo come un Dio, è servito!
Benedetto: Maurice, saresti così gentile da ripeterlo a quei signori in sala?
Maurice: Ma con vero piacere, Santità! "Si vuole che l'essere non sia, e si gusta il piacere di essere per negarlo" (I trre si inchinano. Sipario)
Roma, 22 / 08 / 09
FINE
Testi consultati
- La Bibbia ed. Cei;
- Maurice Blondel - L'Azione - ed. Paoline;
- Christopher Marlowe - Teatro completo - ed. Adelphi;
- Vita Impersonale – ed. Mithras.
Fonte: http://www.taote.it/newteatro/Doctor_Faustus.doc
visitate il sito : http://www.taote.it/
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