Tesina su anime manga e videogiochi
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Tesina su anime manga e videogiochi
Moltissimi giovani li leggono, li sfogliano, li adorano. Oramai sono diventati una sorta di compagni della nostra vita, in momenti piacevoli e in momenti tristi. Stiamo parlando dei manga, comunemente conosciuti in occidente come fumetti giapponesi, un fenomeno che ancora oggi spopola tra i giovani, ma che ha la sua origine nel periodo Edo, intorno al 1600 d.C., quando proprio in Giappone si iniziarono a disegnare sulle pareti dei templi delle “vignette” che rappresentavano scene con soggetti religiosi.
Queste “vignette”, se così possono essere definite, furono successivamente rese pubbliche al popolo, grazie a delle riproduzioni su tavolette di legno, facilmente trasportabili in città e villaggi vicini, tanto che da subito la gente si appassionò alla tecnica. È in questa epoca che a fianco del termine “manga”, immagini liberamente disegnate secondo uno stile specifico, cominciò a essere usato il termine “edo”, che riproducevano soggetti sempre meno religiosi come grafiche erotiche, ma anche piante di costruzioni e strisce satiriche. Le figure nascevano in monocromia, con profili raramente colorati in maniera rudimentale.
Nel 1702 il celebre artista di manga Shumboko Ono, volle raccogliere i suoi disegni in un libro che ancora oggi è il testo più antico di quella che è diventata una autentica forma d’arte e di cultura, chiamata “Tobae”, ritenuta fondamentale in tutti i riti di comunicazione giapponese.
Nel 1951 Osamu Tezuka disegnò Tetsuwan Atom, meglio noto come Astro Boy, un piccolo robot che combatte il male e che cattura l’attenzione e la passione di milioni di persone e attraverso cui l’autore stesso vuole trasmette un semplice messaggio, amare tutte le creature, amare tutto ciò che contiene vita. È la nascita del primo Anime giapponese (versione a cartone animato) e da allora molti eroi si sono fatti strada coinvolgendo sul piano emozionale intere generazioni, da Galaxy Express 999 a Capitan Harlock alla nascita del primo super robot che la storia ricorda, Mazinga Z, fino a moltissimi altri robot del calibro di Ufo Robot Grendizer e altre serie avventurose narrate in manga che ora hanno un valore storico molto importante.
Eroi che hanno fatto la leggenda degli anni ’70, ognuno portando dietro di sé tematiche e vicende quasi realistiche e spettacolari e che nel paese del Sol Levante hanno un ruolo decisamente importante e sono considerati un mezzo espressivo non meno degno di libri o film.
Fonte: http://www.openmindconsulting.it/press/file856553813cs_01_12_giapponeC.doc
autore: TOA - TOUR OPERATOR ASSOCIATI
Shojo manga
Gli shojo manga nascono tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, con le opere di Osamu Tezuka, Ribbon No Koshi in testa. Le donne sono in parte tornate a casa dopo la guerra, ma sentono anche loro il bisogno di svagarsi. Saphire, con la sua fiaba strana, è la protagonista ideale anche per i sogni di una nuova generazione di bambine che vorrebbero essere ragazzi per vivere forse in modo più libero.
Tra gli anni Sessanta e Settanta prende piede il genere storico: le ragazzine giapponesi studiano le lingue occidentali, inglese e francese in testa, vanno all’estero, sono affascinate dall’Occidente e dalle pellicole romantiche. Die famosi hit, Via col vento di Margareth Mitchell e Angelice di Anne e Serge Golon diventano shojo manga, accanto ai classici sempreverdi, primo fra tutti Versailles no Bara, meglio noto da noi come Lady Oscar, creato da Ryoko Ikeda, una illustre rappresentante di questo desiderio di cambiamento caratteristico di quegli anni.
L’eterna storia della Cenerentola che riesce a conquistare amore e gloria piace sempre: basta vedere il successo che ottiene Candy Candy da quel decennio in avanti.
Le ragazze giapponesi praticano sport, ed esiste un sottogenere dedicato a imprese di giovani sportive: il personaggio più illustre di questo filone è la protagonista di Attacker You, nota anche in Italia con il nome di Jenny la tennista, una giovane e aspirante star della racchetta con una grinta tale che la porta ad anteporre lo sport a tutto e tutti.
La carriera artistica attira parecchio le giovani giapponesi e, dopo aver generato nella vita reale il fenomeno del Takarazuka, segna la nascita nei manga come nel mondo reale degli anni Ottanta le idol, giovani cantanti e attrici molto belle, dolci e dal successo fugace.
Questi anni traboccano di storie di ragazzine che diventano maghette e che sono anche idol, a cominciare da Creamy Mami (L’incantevole Creamy) e poi Ai Shite Tonight (Kiss me Licia), uno shojo incentrato sulla storia di una rock band.
Negli anni Novanta sono le supereroine alla Sailor Moon a diventare regine degli shojo. Contemporaneamente si affermano sempre più le cronache scolastiche alla Marmelade Boy, o un po’ fantastiche alla Miracle Girls.
Per il futuro, prendono piede il genere fantastico e quello definito curiosamente “horror per ragazzine”, grazie all’opera di autrici come le Clamp che non si occupano solo di shojo. In grande crescita anche l’erotismo omosessuale di testate come June, da cui trae origine tutto un genere di manga, come è possibile vedere nel glossario.
Shojo sportivi
Gli shojo sportivi, particolarmente amati negli anni Ottanta in Giappone, sono stati da noi uno dei generi più criticati, a causa del carattere considerato troppo duro e agonistico delle loro protagoniste.
Tuttavia, le eroine di questo tipo di manga sono riuscite a ottenere un forte successo anche in occidente. Qui presenteremo solo due serie di grande fama: Jenny la tennista e Mila e Shiro.
Ace o nerae, di Sumiya Yamamoto, racconta la storia di Hiromi, una ragazzina che adora il tennis e cresce allenandosi e vincendo gare. Si innamora di un ragazzo, ma decide di rinunciarvi spinta dal suo allenatore, al quale è peraltro legata da un rapporto ambiguo, tra l’affezione e la passione amorosa. L’allenatore morirà, lasciando la ragazza ad affrontare un nuovo capitolo della sua vita, dove lo sport rappresenterà l’elemento più importante.
Il manga è inedito nel nostro Paese, mentre sono stati importati i vari anime prodotti negli anni, con il titolo prima di Jenny la tennista e poi di Jenny Jenny. La prima serie, fedele al manga del 1973, è decisamente datata e improbabile, con il suo messaggio di coinvolgimento esasperato nella competizione sportiva. La serie di Oav del 1987, vista da noi come serie tv su Italia 1, e il film sono invece più validi come storie e come realizzazione grafica.
Attacker you, del duo Jun Makimura e Shizuo Koizumi, è un grande successo degli anni Ottanta. Le atlete sono sempre fanatiche del successo sportivo, ma l’amore comincia a diventare più importante. La protagonista è You Hazuki, una giocatrice di pallavolo che arriverà a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, senza però trascurare il suo amore per un giovane.
Anche questo manga diventa cartone animato, visto in Italia con il titolo Mila e Shiro due cuori nella pallavolo. In alcune scene la giovane protagonista esaspera la sua grinta sportiva, ma ciò che ha scandalizzato la censura nostrana è stato il rapporto affettivo che la lega a Shiro e alcune scenette un po’ piccanti inserite pù che altro per stemperare la tensione della serie.
La stagione di successo di Mila e Shiro è stata da noi notevole e si dice che abbia contribuito al diffondersi di uno sport come la pallavolo tra le ragazze nate nei primi anni Ottanta.
Gli shojo in Italia
Nel nostro Paese gli shojo hanno avuto un enorme successo in animazione e uno scarsissimo esito nelle edicole o nelle pubblicazioni specializzate.
Il primo shojo a essere seguitissimo in Italia è stato Candy Candy. Trasmesso per la prima volta da canali locali a partire dal 1980, diventò in breve un cult assoluto per una generazione di ragazzine e ragazzini che si appassionò alla signorina “tutta lentiggini”, al suo amore Terence, al suo benefattore Albert, alle sue amiche della Casa di Pony e agli attacchi della perfida Iriza.
Il successo della serie di Candy portò la popolare rivista Telepiù a lanciare il concorso “Racconta Candy in tv”, in cui si chiedeva alle giovani spettatrici di immaginare come avrebbero voluto che finisse la storia di Candy. Una maggioranza schiacciante rispose che candy avrebbe dovuto sposare Terence, e questo portò i responsabili delle televisioni locali a modificare il finale, lasciando intendere che Candy e Terence sarebbero convolati a nozze. La storia originale vede invece Candy sposare Albert, il suo benefattore.
Il gruppo editoriale Fabbri, fiutando l’affare, iniziò uno sfruttamento del personaggio di Candy su vasta scala, creando una linea per la scuola tutta dedicata alla bionda e ricciolosa Candy.
Ma la trovata più interessante fu quella di pubblicare il settimanale di Candy, in cui trovò posto il manfa diYumiko Igarashi. Le giovani lettrici, pur con qualche tentennamento iniziale dovuto forse al tratto grafico dei primi numeri, meno accurato rispetto all’anime, elessero il giornalismo loro rivista ideale. Sul settimanale apparvero varie rubriche, curate dagli amici di Candy (Annie parlava di bellezza, Patty di varietà, Terence di viaggi, Archie di musica, Stear di sport, Klin di animali) e il periodico può essere oggi visto come emblematico dei gusti e delle passioni delle preadolescenti dei primi anni Ottanta.
Il 1982 segnò l’esplosione degli anime con la serie Lady Oscar, diretta a un pubblico sia maschile che femminile. Il cartone racconta le vicissitudini di vita, amore e carriera militare di Oscar Francois de Jariayes, una bellissima donna che fingendosi uomo per volontà del padre, riesce a diventare colonnello dell’esercito reale e poi della guardia nazionale nella Francia della rivoluzione del 1789, innamorandosi del conte di Fersen (realmente esistito) e poi del compagno di una vita, il dolce Andrè. Il tema della ragazza che si traveste da uomo per avere successo, è vecchio e molto amato in Estremo Oriente. Riyoko Ikeda seppe unire a questo una storia appassionante e struggente, un Occidente da favola e un’epoca storica di grande interesse. I fatti storici sono ricostruiti con precisione e hanno insegnato a generazioni di bambini episodi studiati poi sui libri di scuola. Non si può dire lo stesso per i costumi, completamente reinventati attingendo alla realtà di tre secoli (Seicento, Settecento e Ottocento).
Il cartone animato di Lady Oscar seppe conquistare milioni di spettatori in Italia, Germania, Austria, Francia, Svezia e Spagna. Da noi fu messo in concorrenza da Mediaset con il tg 1 delle 20, riuscendo ad attirare un pubblico di cinque milioni di fedelissimi. Enorme successo ebbe anche l’album delle figurine, prodotto dalle Edizioni Panini, di cui furono vendute tre milioni di copie e venti milioni di pacchetti di adesivi. Il manga della Ikeda fu in Italia anche oggetto di una causa vinta dalla Fabbri Editore contro il Corriere dei Piccoli, reo di avere pubblicato senza autorizzazione una parte del materiale.
Lady Oscar in versione manga, pubblicato sul settimanale Candy Candy tra il 1982 e il 1984, fu però stravolto dalla Fabbri per renderlo accettabile a un ipotetico pubblico di bambine di otto anni. Tra i vari tagli, il finale fu bruscamente troncato, per timore che apparisse troppo osè e tragico, con la morte di Oscar durante la presa della Bastiglia. Una versione completa uscì invece per la Granata Press tra il 1993 e il 1994, presentando una storia fuori serie dove Oscar, Andrè e Rosalie si trovano a vivere un’avventura horror contro una strana dark lady.
Proprio l’insensata politica di troncare i finali delle versioni manga degli anime di maggior successo, fu una delle principali cause della chiusura del giornalino Candy Candy, nel gennaio 1987.
Le versioni animate di Candy Candy e Lady Oscar continuano a essere tuttora dei classici, ritrasmesse da molte reti private, piccole medie e grandi.
Lady Oscar ebbe anche una sua versione Takarazuka, ma di nessun successo a causa delle eccessive semplificazioni di trama.
Il 1984 fu l’anno di Georgie, che a partire dall’autunno raccolse molti consensi. Via via dovette subire una censura sempre più forte a cause degli eccessi di pruderie dei responsabili di rete.
Gli anni Ottanta si chiudono con un nuovo grande successo: la serie Kiss me Licia, da cui furono tratte anche due serie dal vivo, con Cristina d’Avena nei panni della stessa Licia. Anche in questo caso, ogni riferimento sessuale fu cancellato, trasformando la serie nella banale storia di una ragazza e di una band musicale.
Shonen ai
Le ragazze giapponesi sono molto attratte dal tema dell’omosessualità maschile; in un recente sondaggio, sono risultati popolarissimi tra le ragazze sotto i 20 anni film d’autore come Maurice e Another Country, nei quali questo tema è affrontato in modo pieno e consapevole. La stessa popolarità del divo Leonardo di Caprio, che nel Paese del Sol Levante è ancora più celebrato che in America, pare sia dovuta al suo aspetto efebico e al ruolo del poeta bello, dannato e gay in Poeti dall’inferno.
Takarazuka
Indica una forma di teatro specializzata nel genere musicale-sentimentale, che si ispira a modelli occidentali alla Bulli e pupe, Via col vento e Cenerentola. Takarazuka era, fino agli anni Quaranta, una cittadina termale nei pressi di Osaka. Nel secondo dopoguerra, alle cure per i reumatismi aggiunse il business di ospitare un corpo teatrale con lo stesso nome della città, formato da ragazze tra i 16 e i 20 anni, con annessa scuola superiore d’élite.
Per esseere ammesse al takarazuka bisognava essere belle, versatili nel campo delle arti di scena e disposte a una vita di sacrifici quasi monacale. Non ci si poteva fidanzare né sposare, né avere anche solo fuggevolmente un ragazzo. L’arte teatrale in Giappone è sempre stato qualcosa di sacro e di totale e solo recentemente ha allentato i toni di dedizione assoluta.
Fonte: http://www.uniurb.it/giornalismo/lavori2002/gastaldi/testi/Shojo%20manga.doc
Autore del testo : non indicato nel documento di origine
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