Castelli e dimore storiche del Friuli

 


 

Castelli e dimore storiche del Friuli

 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Se vuoi saperne di più leggi la nostra Cookie Policy. Scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.I testi seguenti sono di proprietà dei rispettivi autori che ringraziamo per l'opportunità che ci danno di far conoscere gratuitamente a studenti , docenti e agli utenti del web i loro testi per sole finalità illustrative didattiche e scientifiche.

 

 

 

Le informazioni di medicina e salute contenute nel sito sono di natura generale ed a scopo puramente divulgativo e per questo motivo non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico (ovvero un soggetto abilitato legalmente alla professione).

 

 

 

 

 

Castelli e dimore storiche del Friuli

 

CASTELLI E DIMORE STORICHE DEL FRIULI.

                28.03-01.03.2002 - 7:00 - Visita organizzata da PALLADIO (Arch. G. Ametrano).

 

  Il Friuli è regione di confine e come tale nella sua storia è stata luogo di passaggio di popoli fin dai tempi più antichi nonostante la difesa naturale offerta delle alpi Carniche e Giulie; nel 400 a.C. venne la grande migrazione celtica che invase l’Italia, nel 181 arrivano i Romani e fondano Aquileia come colonia che diventerà sotto Augusto capitale della X Regio Venetia et Histria e dal nome della città romana di Forum Iulii, poi Cividale, derivò il toponimo di Friuli. Anche durante la dominazione romana subì invasioni come quella dei Cimbri nel 102 a.C. poi distrutti da Mario. Sotto Marco Aurelio, nel 167, vi fu l’incursione dei Marcomanni, nel 261 quella dei Germani e nel 452 arrivano gli Unni di Attila in ritirata dopo la sconfitta ai Campi Catalaunici. Goti e Bizantini fortificano la regione ma nel 569 scendono i Longobardi con Alboino e Cividale divenne per circa 2 secoli la capitale del primo Ducato longobardo d’Italia. La cultura romana si mescola a quella longobarda e nasce la lingua friulana di ceppo ladino ma la regione viene ancora sottoposta alle incursioni dei barbari Avari e Slavi. Nell’VIII secolo il dominio franco si sostituisce a quello longobardo ed il Friuli fa parte di una marca; di questo periodo è lo storico e poeta longobardo Paolo Diacono nativo di Cividale che visse alla corte di Carlo Magno e scrisse la Historia Langobardorum. Con la divisione dell’impero di Carlo Magno il Friuli entra nell’orbita dell’impero Germanico, nel X secolo subisce le incursioni degli Ungari, intanto il potere locale passa nelle mani dei nobili e dei Patriarchi di Aquileia che infine sono investiti della contea del Friuli dall’imperatore Enrico IV nel 1077. Il Patriarcato di Aquileia dura fino al 1420 quando Cividale ed Udine accettano la signoria veneziana. Il Friuli rimane nell’orbita veneziana fino al trattato di Campoformio del 1797 con cui Napoleone cede tutto il territorio di Venezia all’Austria. Dopo una lunga parentesi di irredentismo il Friuli entra a far parte del Regno d’Italia nel 1866 alla fine della terza guerra di indipendenza ma le sue traversie non sono finite perché durante la prima guerra mondiale dopo Caporetto viene occupata dagli Austriaci (nov. 1917) e ripresa solo con l’ultima offensiva del Piave un anno dopo.

  Il viaggio in Friuli, oltre alla visita della città di Udine ha come meta i numerosi castelli-residenze che testimoniano la storia della regione, i centri di attività economiche e culturali e le storiche cittadine di Cividale, Palmanova ed Aquileia.

 

  Udine la capitale del Friuli sorge su una vasta pianura intorno ad un colle isolato alto 26 m che per la sua posizione dominante divenne fin dall’antichità un punto fortificato, documentato per la prima volta nel X secolo, che controllava un importante incrocio di strade. La città si sviluppò nel XIII secolo quando i Patriarchi di Aquileia ne fecero la loro residenza ed ebbe subito ordinamenti comunali. Ingrandendosi la città ebbe 5 cinta di mura, la prima intorno al castello del XII secolo, la seconda e la terza a metà ed alla fine del XIII secolo con un perimetro di 2130 m incluse i monumenti più importanti fra cui il Duomo, la quarta e la quinta chiusero un perimetro di 7120 m con 13 porte e furono abbattute solo alla fine del 1800 quando la città si era già espansa oltre. Alla fine del XIII secolo la famiglia Savorgnan, i più importanti feudatari di Udine, entrarono in conflitto con il Patriarca di Aquileia e, in un primo tempo cacciati dalla città, vi ritornarono nel 1420 con l’aiuto dei Veneziani che tolsero ai Patriarchi il potere temporale.

  Il centro cittadino è piazza della Libertà sotto il colle del Castello, una volta piazza del Vino dal prodotto principale che si vendeva; qui si trova la Loggia di S. Giovanni del 1533 di stile veneziano, con grande arco centrale e 7 archi per parte ai lati. Dietro è la torre dell’orologio di Giovanni da Udine con sul fronte il bassorilievo del leone di S. Marco originale. Giovanni da Udine era stuccatore e pittore ma si interessò anche di architettura preparando i disegni ma non seguendo la fabbricazione delle opere; si dedicò anche all’allevamento dei bachi da seta ma fu accusato di inquinare con gli scarichi le rogge della città, si trasferì poi a Roma dove fu allievo di Raffaello, decorò le grottesche delle Logge Vaticane e riscoprì il segreto dello stucco dei Romani. Sul lato opposto della piazza si trova il palazzo del Comune del 1448 con loggia su tre lati al piano terreno rialzato disegnata da Niccolò Lionello. Il nucleo storico di Udine si trova sul colle e vi si accede a sinistra della loggia di S. Giovanni da una lunga rampa fiancheggiata da portici ad archi gotici che arriva al vasto piazzale panoramico del Castello. Già residenza dei Patriarchi e poi dei luogotenenti di Venezia, dopo il terremoto del 1517, il Castello fu ingentilito forse su disegni di Giovanni da Udine ed a lui è attribuito lo scalone monumentale sulla facciata nord sul piazzale. Il Castello oggi ospita al primo piano il Museo civico e la Pinacoteca con ingresso sul lato sud. Interessante è il grande salone del Parlamento decorato ad affreschi nel 1700 con interventi di Tiepolo che venne più volte ad Udine e vi ha lasciato diverse opere. Tiepolo fu l’ultimo esponente dell’affresco che modificò nello stile e nella tecnica, non si sa qui quali degli affreschi siano opera sua; sul soffitto c’è un’allegoria del Friuli in una donna con cornucopia circondata dalle Arti, alle pareti sono raffigurate vicende storiche: battaglie con i Turchi, Curzio che si precipita nella voragine del Foro, suicidio di Catone, allegorie della Giustizia e di Udine. In un’altra sala si trova un’opera di Tiepolo: il Consilium in Arena che ricorda un’assise del Parlamento quando i nobili friulani chiesero di entrare nell’ordine dei Cavalieri di Malta. Sul colle si trova anche la chiesetta di S. Maria di Castello, il più antico edificio conservato della città. La chiesa fu fondata nel secolo VIII dopo Attila, nel XII secolo vi furono aggiunte le due navate laterali e nel 1500 fu ancora ingrandita spostando la facciata. Il tetto è ligneo con travi della Carnia. Nell’abside vi sono ancora affreschi del 1300 ed il più bello è una Deposizione nell’abside di destra.

  Tornati a piazza della Libertà, sulla strada a destra della loggia di S. Giovanni si incontra il grande campanile del Duomo, costruito nel 1400 sopra il precedente battistero ottagonale del 1300. Il Duomo sulla vicina piazza ha una facciata che conserva ancora le decorazioni gotiche del 1300 recuperate dai restauri dopo il rifacimento del 1700. Sopra il portale gotico è un protilo rinascimentale e più in alto una decorazione con loggette chiuse trilobate ed una cornice ad archetti pensili. All’interno vi sono dipinti del Tiepolo. A piazza Venerio, a sud del duomo, si trova la chiesa di S. Francesco del 1200 restaurata dopo i danni dell’ultima guerra.

  Tra gli antichi palazzi numerosi sono quelli della famiglia Antonini, commercianti originari del salisburghese, che nel 1500 si affermarono a Udine come uomini d’arme, letterati e mecenati, si divisero in diversi rami e fra i loro palazzi c’è l’attuale sede della Banca d’Italia, una sede dell’università ed il palazzo della Provincia. Di quest’ultimo si visitano i saloni affrescati nel 1600 da Giulio Quaglio e maestranze lombarde. Nel salone di Presidenza i soggetti, che in genere erano scelti dal committente, sono mitologici ad allegorici come la caduta di Fetonte, i 4 elementi ed i segni zodiacali tutti in forma scenografica ed accompagnati da stucchi. La sala successiva è detta dello scialle con un tendaggio dipinto alle pareti che ricorda lo scialle donato da Napoleone nel 1809 a Margherita Antonini Belgrado dopo Campoformio. Un’altra sala è quella del Consiglio con alle pareti grandi tele dipinte con soggetti dell’Antico Testamento ed il soffitto a stucchi. Un altro palazzo è quello Attinis Maniago che, danneggiato da un incendio nel 1964, è stato restaurato dal CEPU che ora lo utilizza. Il salone principale è stato affrescato dal Quaglio e dal Tiepolo. Sul soffitto l’Aurora che precede il carro del Sole e sulle pareti intorno le 4 stagioni ed angeli musicanti.

 

  Circa 12 km ad est di Udine, vicino a Premariacco si visita l’azienda agricola di Rocca Bernarda oggi di proprietà del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM). L’azienda copre una superficie di 200 ettari di cui 50 sono coltivate a vigne sistemate a gradoni per ridurre lo scorrimento delle acque durante le forti piogge e produce direttamente vini pregiati, Merlot, Cabernet, Refosco ed il Picolit che è un vino passito da dessert. Gli innesti di vitigni francesi sono stati eseguiti alla fine del 1800 dall’allora proprietario conte Perusini. Il terreno collinare è ricco di sali minerali e deriva da fondali marini di 40 milioni di anni fa e sotto 1-1,5 m di terra si trova la pietra. L’azienda ha moderne attrezzature con grandi cilindri di acciaio dove avviene la fermentazione a temperatura controllata. Sul punto più alto dalla zona si trova la Rocca Bernarda antico castello che è in corso di restauro.

 

  Cividale del Friuli, 16 km ad est di Udine, si trova all’uscita della valle del Natisone ai piedi delle prealpi Giulie, una via di transito verso il Friuli ed il mare per i popoli d’oltre alpe; le prime invasioni che si ricordano furono quelle dei Galli. I Romani vi si stabilirono nel II secolo a.C. e nel 53 a.C. Giulio Cesare fondò la colonia chiamata Forum Iulii. Con la distruzione di Aquileia da parte degli Unni la città acquistò importanza e, quando nel 568 arrivarono i Longobardi con Alboino, divenne la capitale del primo ducato longobardo in Italia essendo più vicina ai valichi; da qui si estese il dominio longobardo in Italia fino a Cosenza lasciando solo Ravenna ai Bizantini e Roma al papa. La città ebbe ancora a soffrire per le incursioni degli Avari e degli Slavi che la saccheggiarono nel 620; con i Franchi divenne capitale della marca Austria longobarda con il nome di Civitas Austriae da cui il nome moderno. Decadde con le invasioni ungariche del IX secolo poi rifiorì con il patriarcato di Aquileia e fu libero comune; da allora la sua storia fu quella del Friuli.

  Il centro della città antica si trova sulla riva destra del Natisone che qui scorre incassato. Si entra in città attraversando il Ponte del Diavolo, costruito nel 1442 a schiena d’asino, distrutto nel 1917 durante la guerra e poi ricostruito in piano; deve il suo nome ad una leggenda secondo cui il primo a passare sarebbe stato portato via dal diavolo, ma i cittadini mandarono per primo un gatto nero. Sulla piazza principale sorge il palazzo del Comune con portico ogivale ed il Duomo con tre portali ogivali; l’interno è a tre navate ricostruito nel 1500. All’interno del Duomo il Museo Cristiano custodisce due importanti reperti della cultura longobarda. Il primo è il battistero del Patriarca Callisto dell’inizio del secolo VIII, alla fine del dominio longobardo, con 8 colonne ed archi a tutto sesto tutti decorati come quelli di Ravenna che sono però del V e VI secolo; c’è un condensato di simbologia cristiana secondo il gusto dei Longobardi che non lasciavano spazi vuoti e che furono i primi a dare alle decorazioni significati simbolici. Il secondo reperto è l’altare di Ratchis, duca del Friuli e re dell’Italia Longobarda (737 - 744) che si trovava nella chiesa originale. Tutte le facce sono in bassorilievo, davanti una Maestà, a sinistra la Visitazione, a destra l’Adorazione dei Magi e dietro croci longobarde come in un reliquario.

  Il monumento più prezioso di Cividale, gioiello dell’arte medievale, è l’Oratorio di S. Maria in Vallis parte di un convento di benedettine che guarda sul Natisone. L’Oratorio è conosciuto con il nome di Tempietto Longobardo e fu costruito nel 752-54 per volere della contessa Viltrude si dice sulle fondamenta di un tempio di Vesta che in realtà non è stato trovato. Fu distrutto da un terremoto nel 1240 ed abbandonato per 200 anni fino alla metà del 1400 quando fu rifatta la volta; è costituito da un’aula quadrata con volte a crociera come la cella di un tempio romano preceduta da tre navate divise da colonne con volte a botte. Stupende sono le decorazioni a stucco sulle pareti e sull’arco di fondo della cella, ultima testimonianza di una tecnica longobarda, sopra l’arco c’è il rilievo di 6 figure femminili, 4 regine e 2 monache. Gli affreschi alle pareti di stile bizantino sono in parte databili a dopo il terremoto.

 

  Circa 28 km ad ovest di Udine, attraversato  il Tagliamento, si trova la cittadina di Spilimbergo sede della più famosa scuola del mosaico. Si tratta della scuola professionale Irene di Spilimbergo, una scuola-laboratorio speciale attiva dal 1922 (oggi compie 80 anni) che ospita allievi provenienti da tutte le parti del mondo (50 a numero chiuso) e prepara la figura del mosaicista capace di operare in tutte le fasi di realizzazione di un mosaico parietale o pavimentale, dal progetto alla realizzazione fino all’applicazione in situ. La scuola, creata dalla famiglia Spilimbergo originaria dalla Carinzia nel 1100, è anche un centro di ricerca e sperimentazione che continua la tradizione friulana ed ha le sue radici nelle maestranze che hanno prodotto i mosaici di Aquileia. Gli allievi studiano la tecnica del mosaico da quella antica, greca, romana e bizantina, a quella moderna, i materiali ed i colori. Generalmente il mosaico si prepara fuori opera, in modo diretto, disponendo le tessere dall’alto, o con la tecnica indiretta della rivoltatura con cui le tessere vengono disposte rovesciate incollandole su un piano dove si trova il disegno speculare e disponendo sopra uno strato di malta; il mosaico risulta così perfettamente in piano e basta rivoltarlo. La scuola ha prodotto i mosaici del Foro Italico e quelli della chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed ha avuto commesse anche da paesi stranieri fra cui il Giappone. Nei laboratori della scuola gli allievi eseguono i loro saggi e conservano quelli di fine anno.

 

  A nord-est di Spilimbergo e sul lato opposto del Tagliamento si trova S. Daniele del Friuli su un rilievo morenico in posizione pittoresca. La città è nota dal punto di vista gastronomico per l’industria dei prosciutti che da essa hanno preso il nome. La Prosciutteria di S. Daniele è un’azienda del consorzio che riunisce 27 produttori e produce circa 4 milioni di prosciutti che hanno il marchio di Denominazione di Origine Protetta (DOP). Vengono impiegate solo carni italiane di allevamenti sottoposti ad un severo controllo sui mangimi, stato di salute e medicine usate. Si utilizzano solo le due cosce che costituiscono i 2/3 dell’animale e le carni arrivano entro 48 ore alla Prosciutteria mantenute alla temperatura di 2 °C; inizia poi il lungo trattamento e la stagionatura.

  Dal punto di vista culturale  S. Daniele è famosa per la biblioteca Guarneriana, la più antica del Friuli, fondata nel 1466 con il lascito di 173 codici di Gualtiero dei signori di Antegna, vicario patriarcale e umanista, che aveva creato uno scriptorium dove si traducevano e copiavano antichi codici; 300 anni dopo la biblioteca ebbe un secondo lascito da parte di Giovanni Girolamo Fontanini, titolare della diocesi di Ankara, direttore dell’Archivio Vaticano e docente di glottologia. Oggi la Guarneriana ha più di 10000 volumi ed una raccolta di codici che iniziano dall’anno 1000, molti decorati con lamina d’oro incollata, ed un Inferno di Dante della fine del 1300 con commento del figlio Iacopo Alighieri.

  Oltre al Duomo dalla facciata settecentesca va segnalata la chiesa di S. Antonio Abate, ora sconsacrata, che ha al suo interno un ciclo di affreschi di Martino da Udine, detto il Pellegrino di S. Daniele (1467 - 1547) che lavorò anche a Ferrara presso gli Este. Fra le antiche dimore patrizie si visita la villa Masetti de Concina che fra il 1400 ed il 1500 fu residenza dei Patriarchi di Aquileia, fu danneggiata nel terremoto del 1500, diventò centro del comando militare francese con Napoleone e poi dei tedeschi nella guerra 1915-18 ed infine fu ancora danneggiata nell’ultimo terremoto del 1976 e restaurata nei successivi 10 anni. La villa ha una bella facciata rinascimentale e due edifici laterali che avevano la funzione di barchesse per il deposito di attrezzi e prodotti agricoli. Il parco si affaccia sulla valle del Tagliamento in posizione dominante ed una volta era sito fortificato con un torrione.

 

  Tolmezzo, ai piedi delle Alpi carniche circa 40 km a nord di Udine, è il punto più a nord raggiunto nel viaggio.  La città è menzionata nel X secolo quando passa sotto il dominio dei Patriarchi di Aquileia che, con alterne vicende, la tennero fino all’arrivo dei Veneziani e la fortificarono con una rocca ed una cinta di mura trovandosi all’uscita della valle del But che confluisce nel Tagliamento. A Tolmezzo si trova il più importante museo delle arti popolari della Carnia e del Friuli nel settecentesco palazzo Campeis. Distribuita su tre piani vi si trova una ricca raccolta di oggetti autentici di vita quotidiana ed attinenti alle attività economiche. Al piano terreno è ricostruita un’officina con gli attrezzi ed una collezione di meccanismi per orologi da esterno; poi cucine familiari con batterie in rame e oggetti di ceramica. Al primo piano vi sono attrezzi per la filatura della canapa e del lino, telai ed i costumi friulani dalla fine del 1500. Al secondo piano vi sono maschere di carnevale, strumenti musicali ed arredi sacri provenienti da chiese.

 

  A sud-ovest di Udine, nel comune di Codroipo, c’è la villa Manin di Passariano. Proprietà della famiglia Manin, è stata da loro ristrutturata nel 1651 ad opera dell’architetto Giuseppe Benoni e poi ingrandita fino alla metà del 1700 secondo canoni seicenteschi berniniani e non più palladiani. La villa, ultimo prodotto di villa italiana veneta, ha un grande fronte ed ali laterali ed è preceduta da una vasta piazza ad esedra circondata da portici. Ora è proprietà della regione ed è stata restaurata a partire dagli anni ‘50. Nel corpo centrale si trova un grande salone a tripla altezza per ricevimenti e feste con una loggia in alto per i musici; le decorazioni sono a specchiature settecentesche. In un’altra sala è conservato il tavolo su cui è stato firmato il trattato di Campoformio. Un plastico riproduce la villa e nell’ala destra si può visitare una raccolta di armi.

 

  Più a sud di Passariano, presso Rivignano, si trova il castello di Flambruzzo o villa Codroipa-Rota, oggi proprietà dei duchi Badoglio. Nei fossati e nella porta a torre conserva le caratteristiche di fortezza ma nel tempo si è trasformata in palazzo residenziale e villa settecentesca. Il castello a metà del 1300 era di proprietà del conte di Gorizia la cui famiglia si estinse alla fine del 1500. Il castello ormai trasformatosi in residenza fu poi dei conti di Codroipo. Pietro Badoglio, nonno dell’attuale proprietario, Gianluca Badoglio, lo acquista negli anni ‘20. Dietro la villa si stende un ampio parco attraversato dal fiume Stella e luogo di risorgive, acque sotterranee che hanno una temperatura costante tutto l’anno di 12-13 °C e creano quindi un microclima che favorisce la vegetazione. Specie autoctone sono i taxodium o cipressi di palude, vi sono poi querce, aceri, ontani e magnolie.

 

  La città di Palmanova, circa 18 km a sud di Udine sulla strada per Aquileia, è una città fortezza voluta e costruita dal nulla dai Veneziani che, dopo la perdita della fortezza di Gradisca conquistata da Massimiliano I d’Austria nel 1511, si sentivano minacciati sul loro confine orientale sia dall’Austria sia dalle scorrerie dei Turchi e volevano un nuovo baluardo per il controllo del territorio. Il luogo scelto fu il punto di incrocio fra la strada che veniva dalla frontiera orientale e l’asse nord-sud della via Iulia Augusta. La costruzione della piazzaforte iniziò nel 1593 su progetto di Giulio Savorgnan e fu finita nel 1682. La città ebbe il nome di Palmada ed il nome di Palmanova le fu dato da Napoleone che la occupò nel 1806 ed aggiunse alle fortificazioni le lunette esterne. La cinta fortificata ha la forma di una stella a 9 punte con tre sole porte in tre punti rientranti: Porta Udine, Porta Cividale e Porta Aquileia; all’interno la città ha la forma di un poligono a 9 lati con strade concentriche e radiali che confluiscono nella Piazza Grande di forma esagonale con al centro il basamento in pietra di un pozzo. La forma regolare della città si può apprezzare completamente solo dall’alto. Nel 1800, durante la dominazione austriaca, la città fu disarmata e dal 1960 è stata dichiarata monumento nazionale come esempio unico di città fortezza ed ideale. Sulla piazza Grande si trova il Duomo disegnato dallo Scamozzi, allievo del Palladio, la porta più interessante è la porta Udine dove arriva un acquedotto ma le fortificazioni non sono praticabili e si attende un restauro.

 

  Oltre Palmanova, circa 25 km a sud di Udine e sempre sulla strada per Aquileia, nell’abitato di Strassoldo si trovano due antichi castelli  trasformati nel tempo in residenze patrizie ed ancora abitati dagli eredi conti di Strassoldo. Oggi questi  edifici sono protetti dall’Associazione per la Salvaguardia dei Castelli Storici del Friuli sorta nel 1968. Dopo il disastroso terremoto del 1976 in Friuli e l’opera di riparazione, i proprietari hanno potenziato l’opera di promozione turistica aprendoli al pubblico. In periodo longobardo esistevano due torri ed il nome di Strassoldo deriva da strass con riferimento alla strada per Aquileia che difendevano dalle scorrerie ungariche. I due castelli presero il nome di Strassoldo di Sotto (quello a sud) e Strassoldo di Sopra (quello a nord). La rete delle roggie, i fiumi di acque sorgive della zona, creava qui delle isole facilmente difendibili. I signori di Strassoldo erano feudatari liberi insediatisi prima del 1077 e dominavano la regione prima ancora del Patriarca di Aquileia con cui ebbero poi dei contrasti; nel 1420 entrano nell’orbita della Serenissima, nel 1509, durante la Lega di Cambray i castelli vengono occupati dagli imperiali e Strassoldo di sopra viene distrutto, poi viene il lungo periodo di pace sotto Venezia e, specie nel 1700 diventano dimore signorili e vengono abbelliti.

  L’entrata nell’area dei castelli è segnata da un arco rinascimentale a cuspide e subito a destra c’è l’ingresso a Strassoldo di Sotto. La facciata è cinquecentesca ma la parte più antica si vede sul lato posteriore ed all’interno è rimasta una sala rustica corrispondente al corpo di guardia dell’antico maschio. Al piano inferiore sono le antiche cucine ed i luoghi della servitù. al piano nobile l’arredamento è più moderno e vi sono delle belle stufe austriache di maiolica del 1700. I soffitti sono ancora con travature lignee del 1500. C’è anche una cappella datata 1575 e rimaneggiata in forme barocche nel 1720. Il parco all’esterno è circondato ed attraversato da fiumi e canali alimentati dalle cosiddette risorgive, sorgenti che sgorgano dal fondo dove si trova la falda alimentata dalle lontane montagne. Il fiume principale è l’Imbruino chiamato Taglio dopo che i Veneziani ne regolarono il corso approfondendolo e tagliando le sponde. Poco distante è Strassoldo di Sopra con il suo borgo medievale, è abitato da un altro ramo della famiglia che ha avuto in passato molte personaggi influenti sia durante il periodo veneziano che quello austriaco, dopo Campoformio, ricordati nei numerosi ritratti di famiglia esposti all’interno del palazzo. Uno Strassoldo partecipò alla battaglia di Lepanto, un altro fu Governatore generale del Friuli, ci fu un arcivescovo e molte badesse, la sorella del bisnonno, Francesca Romana Strassoldo, è stata la moglie del feldmaresciallo Radetzky.

 

  Pochi km  a nord della laguna di Grado, Aquileia ebbe al tempo dei Romani un importante porto fluviale sul fiume Natisone, lo stesso fiume che attraversa la città di Cividale del Friuli. Al tempo di Augusto fu capoluogo della X Regio Venetia et Histria, principale emporio commerciale del nord e nodo di strade consolari, la Iulia Augusta verso l’Austria, la Gemina verso Trieste, la Postumia verso Genova e la Agna verso Padova. La fondazione della città ad opera dei Romani era avvenuta nel 181 a.C. ed il nome di Aquileia deriva da Aquilis, l’antico nome del fiume Natisone; ebbe una cinta di mura, un circo ed un anfiteatro, nel III secolo d.C. aveva 90000 abitanti. Nel 320 circa il vescovo Teodoro costruisce la prima basilica. La città prosperò fino al V secolo quando iniziarono le invasioni barbariche con i Visigoti di Alarico. Nel 452 viene distrutta dagli Unni di Attila ed il vescovo riparò a Grado che rimaneva sotto il controllo bizantino. Aquileia perde di importanza anche con i Longobardi che nel 568 fanno di Cividale la capitale del ducato del Friuli. Dopo due secoli risorge con i Carolingi che danno il potere ai Patriarchi ma rimane separato il patriarcato di Grado prima controllato dai Bizantini e successivamente dai Veneziani, poi nel 1042 il patriarca Poppone di Aquileia distrugge Grado ed il suo patriarca sposterà la sede a Venezia. Al patriarca Poppone si deve la ricostruzione della basilica di Aquileia e l’aggiunta del campanile, poi nel 1348 la basilica viene danneggiata da un terremoto e quindi rimaneggiata in forma romanico-gotiche. Il potere temporale dei patriarchi finisce con l’occupazione veneziana del Friuli nel 1420 poi durante la lega di Cambray Aquileia è occupata dagli imperiali e da allora decadde a borgo rurale. Le prime ricerche archeologiche vennero eseguite nel 1700 ma solo nel 1900 iniziarono gli scavi sistematici nella basilica dove vennero scoperti i mosaici e negli anni ‘20 e ‘30 quelli nell’area romana.

  La città romana confinava su due lati con il  fiume Natisone che qui piega ad angolo retto, sul lato est del fiume c’era il porto e, lungo la cosiddetta via Sacra, sono state scoperte le banchine lunghe 400 m con scalinate e pietre di ormeggio; le navi onerarie risalivano il fiume e dovevano fare manovra per ridiscendere, il fiume quindi doveva essere largo circa 45 m mentre oggi è largo solo da 3 a 4 m. La città era attraversata dalla via Iulia Augusta che è ancora oggi la strada principale e lungo di essa si trova il Foro che è stato portato alla luce risollevando una fila di colonne. In un’area a nord della basilica cristiana sono state scoperte alcune case romane con mosaici pavimentali e tratti di strada basolata. A sud ovest è stata individuata la posizione dell’anfiteatro, circa 90 x 65 m ora all’interno di una vigna, ma quasi nulla è rimasto perché si dice che il patriarca Poppone abbia usati i materiali per la costruzione del campanile. Intorno alla città vi erano molti sepolcreti e mausolei specie lungo la via Iulia Augusta fuori le mura. Il sepolcreto più interessante è quello sulla periferia ovest datato dal I al IV secolo d.C. e rimasto quasi intatto. Vi sono 5 recinti sepolcrali riservati a famiglie diverse, si nota il passaggio dalla cremazione all’inumazione ed alcuni monumenti hanno una forma piramidale che sembra una particolarità locale.

  La cattedrale ed il campanile che costituiscono il complesso più monumentale della città si trovano nel lato sud est della città romana. La prima basilica, quella di Teodoro, era formata da due aule, una a nord ed una a sud ricoperti da mosaici. A metà del IV secolo nell’aula nord, dove attualmente si trova il campanile, fu costruita una grande basilica a tre navate e tre ingressi preceduti da un quadriportico. Nell’aula sud fu tenuto nel 381 il concilio antiariano. La costruzione della nuova basilica nell’aula sud fu iniziata probabilmente dopo il saccheggio di Attila e davanti alla facciata fu costruito un battistero ottagonale. Nel 1031 il patriarca Poppone le diede la forma attuale ed aggiunse il campanile alto 73 m, dopo il terremoto del 1348 acquistò i tratti gotici.

  Il battistero, esterno alla basilica e collegato ad essa con un portico, è un edificio che conserva l’antica struttura ottagonale, transizione dal quadrato al cerchio e simbolicamente passaggio dalla terra al cielo. La vasca per immersione, una volta pure ottagonale, è stata poi cambiata in esagonale ed è circondata da sei colonne di spoglio.

  L’interno della basilica è a tre navate divise da colonne ed ha il soffitto a carena di nave. Sul pavimento si trova il grandioso mosaico del IV secolo riscoperto nel 1909 sotto uno strato argilloso che lo aveva conservato. Con i suoi 760 mq rappresenta il più grande mosaico paleocristiano dell’occidente. Il mosaico è diviso in 10 campi divisi da fasce con girali di acanto; in ciascun campo vi sono figure di animali o di personaggi come i donatori o scene simboliche fra cui quella del Buon Pastore; il riquadro più grande è il decimo vicino al presbiterio con una scena marina e la storia di Giona, simbolo della resurrezione. Sotto il presbiterio rinascimentale si trova la cripta del IX secolo, al tempo del patriarca Massenzio, nel periodo carolingio; sulle pareti e sulla volta c’è un ciclo pittorico del XII secolo con le storie dei Ss. Ermagora e Fortunato a cui è dedicata la basilica.

  I resti dell’area nord della basilica sono ora visibili nella cosiddetta cripta degli scavi intorno al campanile a cui si accede dal lato sinistro dell’attuale basilica. Si passa prima vicino ai ritrovamenti di una domus augustea con pavimenti a mosaico a livello più basso, poi si scopre il mosaico della basilica nord intorno al basamento della torre campanaria. Qui i motivi sono di tradizione giudaico cristiana e alessandrina, non vi sono figure umane ed è evidente che ci sono stati fasi diverse e la parti più antiche sono le più raffinate.

 

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/ITALTOUR.doc

Sito web: http://www.travelphotoblog.org/

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Parola chiave google : Castelli e dimore storiche del Friuli tipo file : doc

 

Castelli e dimore storiche del Friuli

 

 

 

Visita la nostra pagina principale

 

Castelli e dimore storiche del Friuli

 

Termini d' uso e privacy

 

 

 

 

Castelli e dimore storiche del Friuli