Diario di viaggio organizzato in Antartide
Diario di viaggio organizzato in Antartide cosa vedere e cosa fare in Antartide
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Diario di viaggio organizzato in Antartide
ANTARTIDE (2002)
18-28.12.2002 - Tour organizzato con PARAMOUNT.
L’Antartide è l’area più vasta e selvaggia della terra attualmente preservata nel suo stato originale in grazia di accordi internazionali che l’hanno dichiarata Riserva Naturale e destinata solo alle ricerche scientifiche e ad un limitato utilizzo turistico da parte di compagnie che organizzano brevi crociere durante la stagione estiva.
Tutte le attività in Antartico sono regolate dagli accordi dell’Antarctic Treaty del 1959 firmato da 12 nazioni e ratificato nel 1961 da 40 stati (oggi sono 43). Il successivo Protocollo del 1991 ha stabilito procedure ed obblighi per la protezione dell’ambiente e di tutto l’ecosistema. Il Protocollo si applica a tutte le attività governative e non governative ed al turismo ed impegna i governi firmatari e la International Association of Antarctica Tour Operators (IAATO) a cui fanno riferimento le compagnie turistiche. La protezione è estesa anche ai resti degli edifici di eredità storica, rifugi e basi dei balenieri e di quanto lasciato durante il periodo eroico dell’esplorazione antartica 1901-1916.
L’Antartide è il sesto continente della Terra e copre una superficie di circa 13,8 milioni di kmq in massima parte compresa entro il circolo polare antartico sotto i 66° 33’ S ed è coperto da una coltre di ghiaccio permanente con uno spessore medio di 2000 m. Solo il 2% del terreno è visibile nelle cime delle montagne e lungo le coste. Il territorio è diviso in due parti; la più grande, o Antartide orientale, di forma semicircolare occupa più di 180° di longitudine e la parte più piccola, o Antartide occidentale che si affaccia fra l’Atlantico ed il Pacifico, fra il Mare di Weddell ed il Mare di Ross, comprende la penisola Antartica sotto la Terra del Fuoco. Il continente è un grande altopiano fra 2500 e 3500 m di altezza e lo stesso Polo Sud si trova a 2800 m. La vetta più alta è Monte Markham di 4672 m sul bordo del Mare di Ross e vicino c’è anche un vulcano attivo, l’Erebus alto 3794 m.
Molta della storia tettonica dell’Antartide, e specie di quello occidentale, è ancora incerta per le difficoltà di eseguire rilievi sui fondali dei bacini perennemente coperti da ghiacci. Benché oggi l’Antartide nel suo complesso si comporti come una singola placca rigida, durante il Mesozoico e gran parte del Cenozoico era costituito da 4 o più placche e, nel tardo Cretaceo, circa 83 milioni di anni fa, anche la Nuova Zelanda faceva parte dell’Antartide occidentale. L’Antartide orientale è un gigantesco complesso di rocce metamorfosate che hanno avuto origine nel Precambriano e primo Paleozoico fin da 3800 milioni di anni fa. L’Antartide occidentale è più giovane e, fra Cretaceo e Terziario (70-60 milioni di anni fa), ha avuto una grande attività vulcanica proseguita fino a 35 milioni di anni fa. All’inizio del Mesozoico (200 milioni di anni fa) l’Antartide faceva parte del supercontinente Pangea e si è staccato dal complesso Africa e America del Sud insieme a India ed Australia. Il posizionamento al Polo Sud del continente, con il distacco definitivo da Australia e Tasmania e l’approfondimento dello stretto di Drake, è avvenuto fra 34 e 20 milioni di anni fa provocando la formazione di una corrente circumantartica spinta dai venti che ha isolato il continente ed ha favorito il graduale deposito di ghiacci. Oggi l’Antartide è il continente più freddo ed all’interno si raggiungono temperature minime da -40 a -70 °C in agosto e da -15 a -45 °C in febbraio, si crea inoltre un sistema di venti perché l’aria densa e fredda dell’interno si muove verso le coste accelerando e si solleva producendo nuvolosità. Il moto della terra spinge i venti da ovest ad est nell’oceano Antartico. L’Antartide è anche il continente più arido, come un deserto, ed all’interno le precipitazioni sono meno di 5 cm anno, poco più del deserto del Sahara; l’accumulo della cappa di ghiaccio ha richiesto infatti milioni di anni cominciando da 14 milioni di anni fa. Maggiori sono invece le precipitazioni lungo le coste. Durante l’inverno l’acqua del mare congela e forma uno strato di ghiaccio da 1 a 3 m di spessore che si estende fino a 100-200 km dalla costa. In estate il ghiaccio si scioglie e si spezza e lungo le coste rimane il pack che copre vaste aree. Le maggiori concentrazioni permanenti si hanno nel mare di Weddell e nel mare di Ross ai lati della Penisola Antartica. L’oceano che circonda l’Antartide, fra i 49° ed i 55° di latitudine sud, incontra un rapido abbassamento di temperatura detta linea di convergenza antartica che rappresenta il confine fra le acque degli oceani relativamente più calde e quelle fredde dall’Antartide. Qui c’è il rimescolamento delle acque, si possono formare banchi di nebbia e si sviluppa una ricca varietà biologica con plankton, pesci ed uccelli. La vita marina è molto ricca intorno all’Antartide con la più alta produttività del mondo. Un indice è la densità del fitoplankton e dello zooplankton sulla superficie delle acque. La catena alimentare ha alla base una ricca varietà di piccoli crostacei (krill) e cefalopodi (squid) che sono l’alimento base di pesci e balene, e di tutta la varietà di mammiferi pinnipedi come foche, leoni ed elefanti di mare che popolano le coste. Ci sono infine gli uccelli fra i quali i pinguini che sono i più adatti alla vita acquatica e sono tipici dell’emisfero australe dove si trovano 17 specie diverse. Di queste i più comuni nell’Antartico sono i pinguini Imperatore, gli Adelia, i Chinstrap ed i Gentoo. La vegetazione è costituita da licheni che crescono sulle rocce , ma solo in una fascia di 150 km dalle coste.
L’Antartide si può considerare un sistema isolato dal resto del pianeta. Non ci sono correnti marine né atmosferiche che lo collegano direttamente con le regioni settentrionali accelerando gli scambi, questi avvengono molto lentamente solo per diffusione a lungo periodo. Sia la temperatura sia l’inquinamento che si misurano in Antartide rappresentano quindi dei valori mediati di ciò che succede nel resto del mondo. Il carotaggio del ghiaccio ricostruisce, attraverso i rapporti isotopici dell’ossigeno imprigionato, il valore della temperatura fino a 160 milioni di anni fa.
44.1 SCOPERTA ED ESPLORAZIONE.
I geografi greci, a partire dai pitagorici, sapevano che la Terra era una sfera e, per ragioni di simmetria, supponevano che nell’emisfero meridionale dovevano trovarsi masse di terra per bilanciare quelle del nord. Si parlò quindi fino al Rinascimento di una Terra Australis Incognita, un continente dell’estremo sud. Arktos, la costellazione dell’Orsa che aveva dato il nome alle regioni artiche, portò i Greci a coniare il termine Antarktos per designare il continente del sud che divenne l’Antartico. Nel 1497 il portoghese Vasco de Gama doppiò il Capo di Nuova Speranza all’estremo sud dell’Africa e la risalì ad est e non vide terre più a sud. Nel 1520 Ferdinando Magellano, altro portoghese, attraversando lo stretto che porta il suo nome a sud dell’America meridionale e proseguendo per l’Oceano Pacifico, pensò di aver visto un’estremità della Terra Incognita, ma nel 1578 l’inglese Francis Drake girando intorno a Capo Horn dimostrò che la Terra del Fuoco era parte dell’America Meridionale. Nel 1599 un navigatore olandese che, doppiando il Capo Horn, fu spinto dalla tempesta circa 500 km a sud, riferì di aver visto montagne coperte di neve. Si deve arrivare al 1700 con i viaggi del capitano inglese James Cook per un’esplorazione più scientifica dei mari australi fino a latitudini molto basse. Nel primo viaggio (1768-1772) scoprì la Nuova Zelanda, nel secondo viaggio (1772-1775) circumnavigò il continente antartico spingendosi anche sotto il circolo polare senza scoprire nessun continente per la nuvolosità dei mari e si convinse che, anche se ci fosse più a sud, non sarebbe stato abitabile e di nessuna utilità. Scoprì l’arcipelago delle Sandwich del Sud e l’isola della Georgia Australe ed i suoi rapporti misero in evidenza la presenza di un gran numero di animali da pelliccia. Negli anni che seguirono, balenieri e cacciatori, attratti da queste ricchezze, in breve decimarono foche e pinguini facendo base nella Georgia Australe e nella Nuova Zelanda e furono i nuovi esploratori del sud. Furono scoperte la Shetland del Sud vicino alla Penisola Antartica ed anche queste spogliate della loro fauna. Molti probabilmente scoprirono le coste del continente, ma tennero segreta la notizia per non svelare i loro luoghi di pesca.
Alla fine, la scoperta del Continente Antartico avvenuta nel 1820, fu disputata da tre navigatori. Il più attendibile è l’Ammiraglio russo Thaddeus von Bellingshausen inviato dallo zar Alessandro I che, partendo dall’Australia e seguendo le orme di Cook, circumnavigò l’Antartide a latitudini più basse del suo predecessore e si rese conto della presenza di un grande continente. Gli altri due furono l’inglese Edward Bransfield e l’americano Nathaniel Palmer che probabilmente videro le coste dalla Penisola Antartica. Nel 1823 l’inglese James Weddell entrò profondamente fino a 74° 15’ S nel mare che prese il suo nome. Ricominciarono le spedizioni scientifiche con il francese Dumont d’Urville inviato da Luigi Filippo. D’Urville, con le due navi l’Astrolabe e la Zélée, nel 1840 scese fino a 63° 27’ S, esplorò la costa della Terra di Graham della Penisola Antartica e fu il primo ad osservare i pinguini di Adelia che chiamò con il nome della moglie. Nel 1841 l’inglese James Clark Ross, già famoso esploratore dell’Artico che nel 1829 aveva localizzato con lo zio John la posizione del polo nord magnetico nella penisola di Boothie, nel 1831 con le navi Erebus e Terror, arrivò a 77° 10’ S in una baia (McMurdo) ai cui piedi trovò un vulcano attivo che chiamò Erebus e fu poi fermato da una barriera di ghiaccio alta 50 m e lunga 800 km che occupa la grande insenatura detta ora Mare di Ross. La spedizione di Ross durò 3 anni e fu ricca di risultati scientifici.
Nella seconda metà del 1800 non mancarono gli esploratori dell’Antartico, ma la maggior parte degli sforzi furono concentrati nell’Artico. Alla fine del secolo la spedizione più interessante fu quella di Adrian De Gerlache, ufficiale della marina belga che, a bordo della Belgica, esplorò parte della terra di Graham della Penisola Antartica. Fu il primo a svernare nell’Antartide nel 1898 con la nave alla deriva imprigionata nel ghiaccio e si liberò solo nel marzo dell’anno successivo. La corsa al Polo Sud ricominciò con il 1900 ed il primo fu Robert Falcon Scott della Royal Navy che nel 1901 con la Discovery sbarcò nella baia di McMurdo con due compagni, Wilson e Shackleton, vi passò un inverno facendo ricerche e, usando cani con slitte raggiunse gli 82° S. Il primo tentativo per raggiungere il Polo Sud ed anche il polo magnetico fu fatto da Ernest Shackleton, il compagno di Scott, che, nel 1907 con la nave Nimrod e dopo alcuni tentativi, sbarcò a McMurdo ed affrontò l’altipiano antartico con tre compagni. Invece dei cani da slitta aveva scelto i pony della Manciuria che potevano trainare carichi maggiori, ma questi non fecero buona prova; sei su dieci morirono e gli uomini dovettero trainare le slitte. Comunque nel gennaio 1909 la spedizione arrivò a 180 km dal Polo prima di invertire la marcia, ormai stremati dalla fatica e per la carenza di viveri. Furono raccolti fortunosamente dalla Nimrod il cui secondo, David, aveva compiuto con successo l’esplorazione della Terra Vittoria con la determinazione del Polo Magnetico e l’impresa fu considerata un successo. Scott, in concorrenza con Shackleton decise di preparare la spedizione al Polo Sud ed all’inizio del 1911 pose una base nell’isola di Ross di fronte a McMurdo con la baleniera Terra Nova e si attrezzò con cani e cavalli mongoli, ma fu avvertito che anche il norvegese Amundsen affrontava la stessa sfida rinunziando al Polo Nord raggiunto nel 1910 da Peary e Cook. Una settimana dopo che Scott era sbarcato, il 14 febbraio 1911 Amundsen arrivò con la Fram, la nave di Nansen, alla Baia delle Balene per svernare sulla banchisa di Ross. Ambedue svernarono preparando l’impresa ed il 20 ottobre Amundsen partì con 4 compagni, 3 slitte e 36 cani. Non senza difficoltà nell’attraversamento dei ghiacciai, il 14 dicembre arrivarono al Polo e lasciarono una bandiera norvegese ed un messaggio per Scott. Il ritorno fu più rapido ed il 25 gennaio 1912 erano di nuovo alla base. Scott ebbe più difficoltà, i pony affondavano nella neve e traspirando si coprivano di ghiaccio e si dovette abbatterli, i cani sono invece più resistenti perché traspirano attraverso la bocca. Scott era accompagnato da diverse squadre che venivano rimandate indietro man mano che si procedeva e lasciavano dei depositi. Per l’ultimo balzo scelse quattro compagni e raggiunse la meta il 17 gennaio 1912, 33 giorno dopo Amundsen con l’amara sorpresa di trovare la bandiera norvegese. Nel ritorno li colse un tempo orribile, due morirono per una caduta ed un congelamento; Scott e gli altri due, bloccati dalla tormenta, morirono in una tenda poco distanti da un deposito. I corpi furono trovati 8 mesi dopo.
Shackleton decise di dare una rivincita agli Inglesi progettando un attraversamento del continente passando per il Polo Sud, partendo dal Mare di Weddell ed arrivando al Mare di Ross, quasi 3000 km in 4 mesi. Benché fosse scoppiata la Prima Guerra Mondiale, ebbe il permesso dell’Ammiragliato e, con la nave Endurance ai primi del novembre 1914 sbarcò nella Georgia Australe aspettando che la banchisa si ritirasse. Avventuratisi nel pack la nave andò alla deriva ed il 19 gennaio 1915 era ormai imprigionata dai ghiacci con il rischio di essere schiacciata. La nave fu abbandonata il 27 ottobre ed affondò poco dopo, l’equipaggio si divise su tre baleniere e andò alla deriva procedendo verso nord-ovest, in parte facendosi portare dai ghiacci ed in parte navigando. Passarono 5 mesi, dal novembre 1915 all’aprile 1916, ed il 13 arrivarono all’isola dell’Elefante, a nord della Penisola Antartica. L’inverno era vicino e Shackleton decise di raggiungere la Georgia Australe abitata dai balenieri per chiedere un aiuto, lasciando gli altri a svernare. Con 5 compagni fra cui il comandante dell’Endurance e la baleneria più grande affrontò una traversata di 1280 km per raggiungere la Georgia. La meta fu raggiunta, ma sbarcarono a sud dell’isola sul lato opposto al centro abitato in una zona deserta e montagnosa. Tre rimasero sul posto, Shackleton ed altri due con provviste per tre giorni attraversarono i monti per raggiungere la stazione baleniera ed ottennero gli aiuti per recuperare i tre compagni ed organizzare una spedizione di soccorso all’isola dell’Elefante. Si dovranno fare però tre tentativi e solo il 30 agosto Shackleton fu di ritorno con tutti i compagni a bordo di un rimorchiatore cileno.
Con Shackleton finì l’era eroica dell’esplorazione antartica dimostrando quanto poco poteva trasformare un successo in una tragedia.
44.1.1 L’ERA DELLE RICERCHE INTERNAZIONALI.
La collaborazione internazionale per le ricerche nelle regioni polari iniziò con il primo International Polar Year (IPY) 1882-83 con 12 nazioni e 14 basi polari in maggioranza artiche per lo studio del clima e del magnetismo. Il secondo IPY fu tenuto nel 1932-33 dopo 50 anni e si ritenne troppo lungo questo intervallo dati i progressi scientifici. Si suggerì di riprendere la collaborazione nel 1950 in occasione dell’International Geophysical Year (IGY) puntando sull’Antartide e 12 nazioni fra cui Stati Uniti e Unione Sovietica si accordarono per installare stazioni scientifiche permanenti in Antartico. Gli Stati Uniti costruirono la base Scott-Amundsen al polo sud geografico e l’Unione Sovietica creò la base Vostok nel polo sud magnetico. Seguirono gli accordi dell’Antarctic Treaty del 1959 ed il successivo Protocollo del 1991.
L’Antartide è diventato il luogo privilegiato per l’osservazione del buco dell’ozono che si è pericolosamente allargato dal 1976, individuando le cause nelle emissioni dei gas di clorofluorocarbonio emessi dall’uomo. La misura dell’inquinamento atmosferico si misura qui mediante il carotaggio del ghiaccio con cui si rileva la concentrazione media nel tempo dei gas serra e di tutte le sostanze inquinanti emessi dall’inizio dell’era industriale.
Per l’altitudine e la quasi assenza di nuvolosità e di vapore acqueo al suo interno, l’Antartide è anche un luogo favorevole alle osservazioni astronomiche
I cacciatori di meteoriti hanno inoltre scoperto che l’Antartide è un luogo favorevole alla loro ricerca perché quelli che cadono in ampie aree, per il movimento dei ghiacciai finiscono con il concentrarsi in zone limitate di ghiaccio blu, il più compatto ed antico, dove sono più facilmente individuabili perché mancano altre rocce e si conservano bene. Fra i tanti sono stati individuati alcuni di origine lunare e di Marte per la composizione isotopica dei gas inclusi. Nel 1984 fu trovato il famoso meteorite noto come ALH84001, proveniente da Marte che ha suscitato grande interesse perché alcune microcopiche strutture sono state supposte di origine batterica.
44.2 IL VIAGGIO: CROCIERA ALLA PENISOLA ANTARTICA.
(18-28 dicembre)
Il viaggio, della durata di 12 giorni, ha avuto come destinazione il lato occidentale della Penisola Antartica, la regione più accessibile del continente che si protende oltre il circolo polare antartico verso la Terra del Fuoco, estremità sud del Continente Americano da cui la divide lo stretto di Drake.
Si parte dal porto di Ushuaia nella Terra del Fuoco, parte estrema dell’Argentina al confine con il Cile sul canale di Beagle, per una crociera a bordo della motonave M/V Orlova organizzata dalla società Quark Expeditions con uffici in USA ed UK, specializzata nel turismo polare. La M/V Orlova, costruita in Yugoslavia nel 1976 e rinnovata nel 1999, è lunga 90 m, ha una stazza di 4250 tons, una velocità di crociera 14 nodi e può portare 124 passeggeri. Ha un sistema di stabilizzatori attivi ed è stata rinforzata per la navigazione fra i ghiacci. Destinata alle crociere nelle regioni artiche ed antartiche, ha un equipaggio russo ed uno staff di 9 accompagnatori di lingua inglese particolarmente esperti in storia, geologia e biologia di queste regioni. Durante il soggiorno bordo si tengono conferenze e riunioni informative. Le discese a terra sono effettuate mediante battelli gonfiabili Zodiac con fuoribordo che hanno una capacità di 12 passeggeri.
L’arrivo ad Ushuaia per via aerea dall’Argentina avviene il giorno 18 dicembre (mercoledì) con punto di raccolta presso l’Hotel Los Nires. Si ha occasione di visitare la città ed i dintorni il giorno dopo dell’arrivo, 19 dicembre, prima dell’imbarco previsto alle 16:00, ed al ritorno, dopo la fine della crociera, il mattino del 28 dicembre.
44.2.1 USHUAIA.
(18-19 dicembre)
Ushuaia è la città ed il porto più meridionale del mondo sul canale di Beagle, capitale della provincia argentina della Terra del Fuoco con circa 50000 abitanti. Si trova a 54° 33’ S e 068° 19’ W, 3000 km da Buenos Aires ed è circondata dai monti Martial con ghiacciai e boschi secolari. Più a sud di Ushuaia, ma in territorio cileno nell’isola di Navarrino, sul lato sud del canale di Beagle, si trova Puerto Williams che però è solo un villaggio. Dopo il periodo delle esplorazioni, Ushuaia fu occupata dagli Inglesi che le diedero il nome e ne fecero una colonia penale. Passata agli Argentini, mantenne questa funzione e la città si sviluppò con il lavoro dei forzati. Essendo l’unico porto importante a questa latitudine, nella rotta commerciale a sud dell’America Meridionale, ed esente da tasse, Ushuaia è molto frequentata ed oggi ha una florida economia. A sud-ovest della città, al confine con il Cile, si trova il Parco Nazionale della Terra del Fuoco di 63000 ettari creato nel 1960 per la protezione della fauna e della flora. Si arriva al Parco per strada o mediante un trenino, il Ferrocarril Austral Fueguino o Tren del Fin del Mundo, che segue un sentiero tracciato dagli antichi forzati per andare a tagliare legna nelle foreste. In città c’è un piccolo Museo della Fin del Mundo creato nel 1902, con documenti della storia della regione, ed un altro dedicato ai gruppi aborigeni Yamanas di etnia Fuegina che abitavano nella zona del parco e lungo le rive del canale di Beagle.
Si riprende il panorama della città e del porto e lo sfondo della baia e delle montagne dietro la città. Le ultime foto sono riprese dalla nave Orlova prima della partenza.
44.2.2 DA USHUAIA ALL’ARCIPELAGO DELLE SHETLAND DEL SUD.
(19-21 dicembre)
Dopo l’imbarco dei passeggeri, alle ore 16:00 di giovedì 19 dicembre, e le operazioni di registrazione e distribuzione delle cabine, segue il benvenuto e la presentazione da parte dello staff degli accompagnatori. La M/V Orlova salpa alle ore 18:00 imboccando il canale di Beagle verso il suo sbocco ad est. Alle 18:30 i passeggeri vengono convocati per la riunione obbligatoria sulle prescrizioni di sicurezza e l’uso delle scialuppe di salvataggio e, divisi in gruppi, vengono portati alle postazioni loro assegnate in caso di emergenza. La navigazione intanto prosegue e c’è un cocktail di benvenuto del Capitano Rudenko alle 19:30 e la cena alle 20:00.
Al mattino del giorno dopo, venerdì 19, la nave è già nello stretto di Drake ed in tarda mattinata si attraversa la linea di convergenza antartica dove iniziano le acque fredde. Il punto nave alle 12:00 è di 57° 27’ S e 064° 24 W. Al mattino ed al pomeriggio si tengono delle conferenze sulla geologia e le durate dei tempi geologici, le rocce ed il clima della regione antartica, sugli uccelli e sulla catena alimentare della fauna marina e le interazioni fra le diverse specie di animali.
Il mare è calmo ed il tempo bello, dai ponti passeggeri della nave si osservano gli uccelli marini che seguono la nave, in particolare procellarie (Pintado Petrel) ed i maestosi albatros la cui larghezza alare raggiunge i 3 metri.
Il giorno dopo, sabato 21, si avvistano i primi ghiacci e si è arriva in vista dell’arcipelago delle Shetland del Sud un arco vulcanico di isole di nera roccia basaltica dal profilo seghettato ammantate di ghiacci. Queste isole si sono formate per subduzione della crosta oceanica sotto il continente antartico, estensione più meridionale della zona di subduzione che prosegue dall’estremo Sud America. L’arco vulcanico è separato dalla Penisola Antartica allo stretto di Bransfield lungo 540 km. Le Shetland del Sud comprendono 11 isole principali e molte altre più piccole, sono la parte più calda e piovosa dell’Antartide e sono popolate da una grande varietà di uccelli marini che vi nidificano. Vi si trovano anche grandi colonie di pinguini delle specie Chinstrap e Gentoo. L’arcipelago è stato invaso dal decennio 1820 dai cacciatori di foche e, nel 1905, vi si installò una base di balenieri che distrussero il 95% della popolazione di balene.
Si tiene una conferenza sui pinguini, gli uccelli che non volano delle regioni australi, e le loro abitudini. In previsione delle prossime discese a terra, si tiene poi la riunione informativa sulle prescrizioni della IAATO per la conservazione delle regioni polari e quella sulle prescrizioni di sicurezza nell’uso degli Zodiac (obbligatoria).
Nel pomeriggio la nave getta l’ancora vicino al gruppo di isole Aitcho a 62° 24 S 059° 44 W e si fa la prima discesa a terra con gli Zodiac su una di queste che non ha un nome particolare. L’isola ha diverse colonie di pinguini Chinstrap e Gentoo concentrati in alcuni rilievi rocciosi dove hanno i loro nidi ed alcuni sono intenti alla cova delle uova. Sdraiati sulle spiagge si trovano colonie di elefanti marini. Si osserva anche la vegetazione di muschi e i licheni che ricoprono le rocce basaltiche.
Il mattino di domenica 22 la M/V Orlova lascia l’ancoraggio e si sposta verso sud-ovest alla vicina isola di Half Moon, 62° 35’ S 059° 54’ W, posta fra le due isole più gradi di Geenswich e Livingston. L’isola ha la forma di una mezza Luna lunga circa 1.5 miglia. Si getta le ancore in vista della base argentina Camara, attualmente chiusa. L’isola era stata occupata dai cacciatori di foche dal 1821 e sulla zona nord vi sono ancora resti di carcasse di balene.
Nelle prime ore del mattino si scende a terra e si trovano altre colonie di pinguini Chinstrap, foche e leoni marini e diverse specie di uccelli fra cui i gabbiani e gli skuas antartici, stercorari che si cibano delle deiezioni dei pinguini e sono anche predatori che danno la caccia ai piccoli di foca e di pinguino ed alle uova. A distanza si vedono le installazioni della base Camara con i tralicci delle antenne radio.
Tornati a bordo la nave riparte, entrando nello stretto di Bransfield che separa l’arcipelago dalla terra della Penisola Antartica, e raggiunge l’isola vulcanica di Deception con una grande caldera che forma un porto naturale chiamato Port Foster. L’isola ha la forma di una ciambella interrotta da un lato e permette l’ingresso al bacino interno. L’ultima eruzione vulcanica è del 1970. L’isola di Deception era stata base dei cacciatori di foche dal decennio 1820 e fu usata come stazione baleniera dal 1911 al 1931. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e fino all’ultima eruzione fu occupata da basi scientifiche e militari; dopo il 1969 fu abbandonata per il ridestarsi dell’attività vulcanica.
La M/V Orlova entra a Port Foster attraverso la stretta apertura fra alte pareti basaltiche, detta Neptune’s Bellows, e getta le ancore nell’ampio bacino interno, 62° 56’ S 060° 40’ W. Nel pomeriggio si fa la seconda discesa a terra della giornata. L’isola non è ricca di fauna, vi sono solo uccelli e pochi pinguini, ma è magnifico il panorama delle rocce vulcaniche nere e rossicce chiazzate di ghiacci. Si scende su una vasta spianata di ceneri vulcaniche chiusa in fondo dalle alte rocce del cratere dell’ultima eruzione del 1970. Si percorre quasi 1,5 km per raggiungerlo e si osserva a distanza una cascata che alimenta un piccolo lago nel fondo del cratere. I segni dell’attività vulcanica sono ancora presenti nelle sorgenti di acque calde presenti in più punti della caldera.
Gli Zodiac trasportano i passeggeri alla Whaler’s Bay di Port Foster, la stazione baleniera usata dai norvegesi agli inizi del 1900, fra il 1911 ed il 1931, Successivamente, nel 1944 la marina britannica utilizzò tre edifici abbandonati per ricerche scientifiche e la base rimase occupata in modo permanente fino al 1967 quando fu evacuata per una prima eruzione vulcanica; riaperta nel 1968 fu definitivamente chiusa nel 1969 dopo una seconda eruzione.
Scesi di nuovo a terra si scopre una baleniera abbandonata, ci si avvicina agli edifici abbandonati, ora considerati monumenti storici, ed al complesso di serbatoi usati dai balenieri. Si fotografano gabbiani e pinguini.
Il ritorno alla nave conclude la lunga giornata e, una volta a bordo, si saluta un’altra nave da crociera che nel frattempo è entrata a Port Foster. Si riparte subito dopo, uscendo dal Neptune’s Bellows.
44.2.3 LA PENISOLA ANTARTICA.
(23 dicembre)
Lasciate le South Shetlands ed attraversato lo stretto di Bransfield si avvicina l’arcipelago delle Palmer più vicine alla Penisola Antartica fra le isole Trinity, Hoseason e Braband entrando nel Gerlache Channel che ricorda Adrian De Gerlache comandante della spedizione belga che svernò per primo in questi luoghi.
Al mattino del 23 dicembre, con tempo bello e buona visibilità, si vedono le coste della Penisola Antartica con le nuvole che attraversano o coprono i picchi delle montagne. Non si è soli e si incrocia un’altra nave da crociera che accompagna altri turisti.
Si entra in un’insenatura, detta Paradise Harbor perché protetta dai venti per la presenza al largo di due isolotti e quindi rifugio sicuro noto ai balenieri. Si trova a 64° 59’ S 062° 51’ W, ed ospita una base navale cilena, ora abbandonata, ed una base argentina non presidiata.
Al mattino gli Zodiac portano i passeggeri in una crociera lungo la costa ad osservare da vicino le rocce ricoperte di licheni e le varie specie di uccelli, come procellarie, cormorani e sterne antartiche sulle rocce e sull’acqua ed i pinguini sugli scogli. Ci si avvicina alla fronte di un ghiacciaio alto almeno 50 m che scende da una valle e, nel fondo dell’insenatura, si vedono le installazioni della base argentina Almirante Brown. C’è anche una nave per ricerche scientifiche ferma nella baia.
Tornati sulla nave, questa riparte uscendo dalla baia e si sposta a nord sulla Neko Harbor, un profondo fiord 64° 50’ S 062° 33’ W, che ha preso il nome dalla nave baleniera Neko guidata da Alexander Lange in una spedizione di caccia alle balene che operò fra le isole Shetland e la Penisola Antartica dal 1911 al 1924 e spesso trovò rifugio in questo posto. Si incontra un’altra nave di turisti.
La Orlova si mette alla fonda e nel pomeriggio si scende a terra vicino ad un rifugio argentino e poco lontano si possono osservare numerose foche che riposano sulla piaggia ed una vasta colonia di pinguini Gentoo che sostano sulla spiaggia, nidificano nei punti più alti della scogliera ed anche più in alto e salgono lungo sentieri tracciati profondamente nel ghiaccio con il loro continuo transitare. Molti pinguini sono intenti alla cova nei nidi, altri sorvegliano, altri scendono alla riva per pescare e poi ritornano al nido con il pescato che viene rigurgitato per alimentare gli altri.
Si torna infine sulla nave e si è avvertiti di numerosi avvistamenti di balene intorno alla nave.
44.2.4 LEMAIRE CHANNEL, PORT LOCKROY AND FLANDERS BAY.
(24 dicembre)
Il mattino di martedì 24 dicembre la nave si trova all’imboccatura del Canale di Lemaire, 65° 02’ S 064° 31’ W, attraversato per la prima volta da De Gerlache nel 1898 e chiamato da lui con il nome dell’esploratore belga del Congo, Charles Lemaire. Il canale è lungo 7 miglia, largo un miglio nel punto più favorevole e mezzo miglio nel punto più stretto; separa la Penisola Antartica dall’isola di Booth. Era previsto di attraversarlo e scendere a terra alla sua estremità. Avvicinandosi si constata che i ghiacci hanno bloccato completamente lo stretto e non c’è nessuna possibilità di attraversarlo. Si ritorna quindi a nord verso l’arcipelago delle Palmer e si getta l’ancora a Port Lockroy sulla costa occidentale dell’isola di Wiencke che fronteggia la grande isola di Anvers, 64° 49’ S 063° 30’ W. Il porto è una base britannica presidiata e, oltre ad un piccolo museo, ha un ufficio postale funzionante ed una stazione radio. Il tempo è bello, ma c’è un forte vento. Vicino alla base c’è una numerosa colonia di pinguini Gentoo intenti alla cova e sono ben visibili le uova che in qualche caso sono anche due per ogni pinguino. Intorno ai pinguini sostano molti uccelli, stercorari bianchi (Chionis alba) e stercorari bruni (Brown Skua), tutti predatori.
Tornati a bordo, la nave i dirige ad est verso la costa del continente nella profonda Flanders Bay, circa alla stessa latitudine di Port Lockroy, e qui ci attende una sorpresa. Nei dintorni della nave affiorano alcune balene e si decide una sortita con gli Zodiac per osservarli da vicino. Si tratta di balene della specie humpbacks e Minkes; delle prime si riprendono le code che si sollevano durante la fase di immersione. Questa è l’ultima impresa della giornata e le ultime immagini sono quelle della costa Antartica all’uscita della Flanders Bay. Con il Canale di Lemaire oggi è stato raggiunto il punto più meridionale della crociera ed inizia il ritorno verso nord.
44.2.5 ULTIME DISCESE E RITORNO.
(25-28 dicembre)
Mercoledì 25 dicembre, giorno di Natale, si sale a nord di Neko Harbor e si accosta la piccola isola di Cuverville, 64° 41’ S 062° 39’ W, dove si trova una numerosa colonia di pinguini Gentoo. Si scende a terra e si ha modo di osservarli nel loro ambiente naturale e nella loro frenetica attività all’interno della colonia nei nidi di roccia dove è appena iniziata la cova e sulle rive quando si tuffano e riemergono dopo la pesca. Non mancano gli stercorari sempre in attesa.
Nel pomeriggio c’è l’ultima escursione alla Wilhelmina Bay, a 64° 38’ S 062° 01’ W, lungo la costa del continente, con una crociera a bordo degli Zodiac. Qui non ci sono luoghi favorevoli allo sbarco, ma coste ripide e ghiacciai che scendono sul mare ed una grande varietà di ghiacci galleggianti. Il ghiaccio è bianco ma opaco perché contiene aria; con il tempo e la pressione però il ghiaccio ricristallizza, si libera dell’aria e diventa trasparente e blu. Sui banchi di ghiaccio si osservano numerose le foche, alcune della specie leopardo. Si sono visti anche pinguini Adelia (non fotografati).
Con il ritorno a bordo si da l’addio all’Antartide perché la nave inizia la rotta del ritorno. Si attraversa l’arcipelago delle Palmer fra le isole Braband ed Anvers e, passando a sud dell’arcipelago delle South Shetland si affronta nella notte l’attraversamento dello stretto di Drake.
A sera, come conclusione della crociera, l’equipaggio russo della Orlova offre ai passeggeri uno spettacolo con costumi, musiche e danze folcloristiche russe.
Il 26 dicembre, alle 12:00 il punto nave è 61° 17’ S 064° 48’ W, si rivedono le procellarie del Capo (Pintado Petrel) e gli albatros.
Lo staff degli accompagnatori intrattiene con alcune conferenze su argomenti come la deriva dei continenti e sulle balene dell’Antartide, sulle loro abitudini e sul pericolo di estinzione a cui vanno incontro per la caccia indiscriminata. Si proiettano anche filmati e diapositive.
Il giorno 27 ci si avvicina alle coste americane e si fa una leggera deviazione di rotta per vedere più da vicino il Capo Horn anche se offuscato dalla nebbia. Il passaggio avviene alle ore 14:00 circa, a 56° 00’ S 067° 17’ W.
A sera, un cocktail di addio allietato da tradizionali canzoni russe conclude la crociera mentre la nave si dirige verso l’ingresso del canale di Beagle e la Terra del Fuoco.
Al mattino del 28 dicembre ci si ritrova nel porto di Ushuaia pronti a sbarcare dopo le normali procedure.
44.2.6 ULTIMO SGUARDO AD USHUAIA.
(28 dicembre)
Prima di ripartire in aereo per Buenos Aires si sfrutta il tempo rimasto per una breve visita ai dintorni di Ushuaia.
Si raggiunge con un’auto privata la piccola stazione detta del Fin del Mundo dove parte il trenino a scartamento ridotto che segue l’antico sentiero dei forzati lungo il rio Pipo fino all’ingresso del Parco Nazionale della Terra del Fuoco. Si raggiunge con l’auto l’interno del Parco fino alle rive del lago Roca che comunica con il Canale di Beagle attraverso la Bahia Lapataia e la Bahia Ensenada. Si ha ancora tempo un’altra escursione al ghiacciaio Martial salendo con una seggiovia fino ad un punto panoramico sulla valle glaciale con lo sfondo del ghiacciaio ormai molto arretrato.
Fonte:
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