Diario di viaggio organizzato in Francia Loira Provenza

 

 

 

Diario di viaggio organizzato in Francia Loira Provenza cosa vedere e cosa fare in Francia Loira Provenza

 

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Diario di viaggio organizzato in Francia Loira Provenza

 

Cosa vedere e cosa fare in Francia Loira Provenza

 

FRANCIA: LOIRA, AQUITANIA E PROVENZA.

10 -22.08.2000 - Tour organizzato da PALLADIO.

 

Il viaggio è stato dedicato essenzialmente a tre tradizionali regioni della Francia che rappresentano anche tre aspetti diversi di questa nazione. La Loira con i suoi castelli è una regione storica che è stata il luogo di nascita della grande Francia. l’Aquitania è una regione di importanza geologica naturistica dove si sono trovate le più antiche testimonianze dell’arte paleolitica dell’uomo in Europa. La Provenza ed i suoi dintorni offre una visione della Francia medievale con città fortificate come Carcassonne, Aigues Mortes, Arles ed Avignone. Lungo tutto il percorso si è avuto modo di cogliere interessanti testimonianze dell’arte romanica e gotica delle grandi cattedrali ed il viaggio si è concluso con la visita della piccola cappella di Matisse a Vence sopra Nizza.

 

7.1  I CASTELLI DELLA LOIRA.

 

7.1.1  IL QUADRO STORICO.

 

Alla morte di Carlo Magno nell’814 si assiste allo smembramento del Sacro Romano Impero che aveva riunificato l’Europa ed anche in Francia si creano diversi ducati feudali indipendenti che solo formalmente riconoscono una supremazia al Ducato di Francia i cui territori si stendevano fra la Senna e la Loira. Aquitania, Borgogna, Normandia e Bretagna erano gli altri principali ducati che si dividevano il potere in Francia. La Normandia, nata intorno alla foce della Senna nel X secolo con l’invasione dei Vichinghi, gli uomini del nord, nel secolo XI aveva esteso la sua influenza sull’Inghilterra, con Guglielmo il Conquistatore e sull’Italia meridionale con Roberto il Guiscardo. La Bretagna, fra la Manica e l’Atlantico era abitata da popoli autoctoni, i bretoni, che si consideravano una nazione a sé e erano gelosi della loro indipendenza. La Borgogna, dall’Alta Savoia ai Paesi Bassi, rimase a lungo sotto il re di Germania. L’Aquitania occupava tutta la parte sud-occidentale della Francia divenne un feudo del re d’Inghilterra dopo il matrimonio di Eleonora di Aquitania con Enrico Plantageneto d’Angiò divenuto poi Enrico II. Altri stati feudali minori erano la contea d’Angiò, fra i ducati di Bretagna e di Francia con capitale Angers, e la contea di Tolosa che dominava le terre di Provenza dalla Garonna alle Alpi Marittime. Il ducato di Francia, completamente circondato da questi potenti vicini, acquista con Ugo Capeto nel 987 l’eredità morale dei Carolingi ma senza un potere reale, le politiche matrimoniali intessono una trama complicata fra le famiglie feudali ed i regnanti d’Europa e la legge salica in valore fin dai Merovingi nel V secolo, che vieta la trasmissione del regno alle linee femminili, mette la dinastia sempre a rischio di estinzione, tuttavia i Capetingi con i loro rami dei Valois e dei Borboni dureranno 700 anni fino alla Rivoluzione Francese. Nel secolo XI i Capetingi si trovano al massimo della loro decadenza, il loro territorio è solo quello dell’Ile de France intorno a Parigi, ma dal 1200 inizia la loro lenta rimonta. Filippo II Augusto con la battaglia di Bouvines (1214) contro Ottone IV di Germania ed i suoi alleati inglesi ricrea l’unità della Francia. Il successore, Luigi VIII, interviene nella crociata contro gli Albigesi promossa da Innocenzo III per distruggere l’eresia catara radicatasi nella contea di Tolosa, sostiene Simone di Monfort ma si impone come arbitro e nel 1226 i domini del conte di Tolosa passano sotto il re di Francia che così si affaccia sul Mediterraneo. Dalla foce del Rodano partì poi per la IV crociata Luigi IX, il Santo, prima in Siria ed in Egitto e poi in Tunisia dove morì. Luigi IX lasciò la Francia in una situazione di grande prestigio ed ormai padrona della sua indipendenza dall’Inghilterra e dalla Germania. Il fratello di Luigi IX, Carlo d’Angiò, con l’appoggio del papa e delle banche toscane, conquista, anche se per poco, il regno di Sicilia degli Svevi. L’influenza della Francia entra così nella politica italiana e con Filippo il Bello scoppia il conflitto con il papato di Bonifacio VIII che si conclude nel 1305 con l’elezione di un papa francese, Clemente V, ed il trasferimento della sede papale ad Avignone.fino al 1376. Con Filippo il Bello si afferma la monarchia assoluta sullo stato feudale e lo si vede anche con la soppressione nel 1307 del ricco e potente Ordine dei Templari le cui ricchezze furono incamerate dal regno di Francia. Erano rimasti indipendenti i ducati di Borgogna e di Bretagna e la contea delle Fiandre nel nord-est. Ma morti tutti i figli di Filippo il Bello il regno di Francia passa al ramo cadetto dei Valois con Filippo VI contro cui si oppone Edoardo III d’Inghilterra avanzando le sue pretese come figlio di Isabella di Francia, figlia a sua volta di Filippo il Bello. Scoppia così nel 1339 la guerra dei Cento Anni che si protrarrà con tregue ed interruzioni fino al 1453. Nella prima fase gli Inglesi vincono a Crécy (1346) prendendo poi Calais che rimarrà la loro roccaforte in terra di Francia, dopo una tregua voluta dal papa, nel 1356, in una nuova vittoria a Poitiers, gli Inglesi fanno prigioniero il re di Francia Giovanni II e diventano padroni di tutto il territorio fra la Loira ed i Pirenei. La Francia è prostrata dalla guerra, dalla peste e dalle rivolte contadine (Jaqueries) ma anche l’Inghilterra ha i suoi problemi interni e finisce con il perdere le conquiste fatte. La guerra riprende durante il regno di Carlo VI, reso incapace da una malattia mentale; Enrico V d’Inghilterra, alleato con i Borgognoni, rinnova le pretese dei suoi predecessori, invade la Francia, vince i Francesi a Azincourt (1415), occupa Parigi e si fa riconoscere con i suoi eredi legittimo successore di Carlo VI. Il figlio di questi, CarloVII, si ritira nel castello di Chinon, e gli Inglesi assediano Orleans sul fiume Loira, confine ed ultimo baluardo della Francia meridionale. A questo punto compare Giovanna d’Arco che si dice ispirata da Dio, nel 1429 incontra Carlo VII e risuscita il sentimento nazionale. Sotto la sua guida l’esercito francese libera Orleans e Giovanna conduce il re a Reims per l’incoronazione. Giovanna sarà poi presa prigioniera un anno dopo dai Borgognoni, consegnata agli Inglesi e bruciata come eretica ma ormai gli Inglesi si sono indeboliti, la guerra continua altri 20 anni fino al 1451, la Borgogna abbandona l’Inghilterra e con la pace di Arras nel 1453 ha fine la guerra dei Cent’anni. Con essa finisce in Francia il medioevo e nasce la nazione francese.

I castelli della Loira sono stati spettatori e protagonisti di tanti avvenimenti della guerra dei Cent’anni; hanno rappresentato con la Loira il baluardo dei Valois contro Inglesi e Borgognoni sbarrando loro la strada verso il sud. Finita la guerra la loro funzione cambia, i castelli diventano dimore residenziali, il Rinascimento ingentilisce le loro forme, li arricchisce di giardini e li trasforma in palazzi ma continuano ad essere residenze preferite della corte francese fino ad Enrico IV alla fine delle guerre di religione. Parigi allora riprende in pieno la sua funzione di capitale della Francia che le aveva dato Ugo Capeto.

 

7.1.2  DA PARIGI ALLA LOIRA.

 

Da Parigi alla Loira due tappe importanti sono Chartres ed Orleans.

A Chartres si trova la prima grande cattedrale gotica francese modello di tutte le altre; qui furono sperimentate per la prima volta le tecniche costruttive del gotico partendo da quelle del romanico, nasce il verticalismo frutto di esperienze arabe e normanni ed il rinnovamento è spinto dalle grandi corporazioni artigiane in cui si formano architetti, scultori e mastri vetrai. Chartres stava sulla via Franchigena, la strada dei grandi pellegrinaggi verso S. Giacomo di Compostela e verso Roma e dal IV-V secolo c’era qui una chiesa dedicata alla Vergine punto di accoglienza dei pellegrini. Distrutta da un incendio, la ricostruzione fu iniziata nel 1134 e durò fino al 1245 finanziata dai cittadini e dal contado; il cantiere procedeva per strati dal basso verso l’alto e la costruzione subisce quindi nel tempo l’evoluzione delle maestranze che passano dal romanico al gotico. Dei due campanili ai lati della facciata, quello di destra è il più antico con una cuspide semplice di forme normanne, quello a sinistra ha una guglia fiorita realizzata all’inizio del ‘500. La facciata fra le due torri ha tre registri; in basso un portale triplo dove è codificata l’iconografia e la tecnica delle decorazioni; negli sguinci personaggi dell’Antico Testamento, alti e sottili come colonne, nelle lunette, al centro Cristo con gli Evangelisti, a destra la Vergine in trono ed a sinistra la Resurrezione; tre grandi finestre sono al secondo registro ed un ricco rosone al terzo. Fa coronamento in alto la galleria dei Re e dei Vescovi affiancati dentro nicchie. Altri grandiosi portali si trovano sulle testate del transetto, a destra e sinistra. I contrafforti laterali e gli archi rampanti che circondano la struttura hanno una funzione statica ma anche decorativa. Le grandi finestre con le preziose vetrate danno luce all’interno ed alleggeriscono le pareti. Il materiale è pietra calcarea per le murature, arenaria per le sculture e ardesia per le coperture dei tetti. L’interno a tre navate e croce latina impressiona per l’altezza dei pilastri a fascio di colonne che proseguono a formare le nervature delle volte e si incrociano in diagonale sostenendo la copertura. Il pavimento è rialzato al centro per favorire la pulizia con getti d’acqua quando la chiesa era usata per accogliere pellegrini e malati. Il profondo presbiterio è cinto da un deambulatorio con cappelle radiali e separato dal coro da un recinto ornato di rilievi e di 40 sculture rappresentanti storie dell’Antico e Nuovo Testamento tutte realizzate ai primi del ‘500.

In questa cattedrale fu consacrato re Enrico IV di Navarra dopo la sua conversione al cattolicesimo e vi trovò rifugio dopo Waterloo Maria Luisa ed il figlio, il Re di Roma.

Una curiosità alla periferia di Chartres è la “Maison de Picassiette” (del piattino), casa di Raimond Isidor, addetto del vicino cimitero e collezionista di cocci di ceramiche, che dal 1920 al 1952 decorò pazientemente la casa, all’interno ed all’esterno e nel giardino, incastonando pezzetti di ceramica colorata con motivi geometrici e figurativi di indubbio effetto. Oggi la casa è del comune di Chartres che ne ha fatto un museo.

Orleans, sulla riva destra della Loira, deriva il suo nome da quello romano di Aurelianis datole alla fine dell’impero, fu capitale dei re merovingi e mantenne la sua importanza politica e strategica per tutto il medioevo. Durante la guerra dei Cent’anni fu fin dall’inizio un obiettivo degli Inglesi che la assediarono infine durante il regno di Carlo VII e qui si rovesciarono le sorti della guerra con l’intervento di Giovanna d’Arco nel 1429. Divenne città regia e quindi appannaggio di membri cadetti della famiglia reale come ducato d’Orleans. Dal 1309 Orleans fu sede di una facoltà di diritto dove studiò Calvino nel 1528 e divenne una roccaforte dei calvinisti fino alla notte di S. Bartolomeo nel 1572.

Un’imponente cattedrale gotica domina il centro della città vecchia, costruita nel 1287 fu in gran parte distrutta durante le guerre di religione nel 1567 e poi ricostruita da Enrico IV nel 1599 dopo la sua conversione. La facciata con le torri gemelle a tre piani e coronamento circolare è stata rifatta nel 1800.

Sulla place du Martroi, a sinistra della Cattedrale, si trova un altro edificio importante, forse il più bello di Orleans, è l’Hotel de Ville (Municipio), l’antico palazzo dei Balivi di forme rinascimentali costruito nel 1513 e restaurato dopo le distruzioni dell’ultima guerra. Il corpo più antico è quello centrale fra le ali avanzate, ha una scala a tenaglia e grandi finestre crociate, al centro della corte si trova una statua a Giovanna d’Arco.

 

7.1.3  IL CASTELLO DI CHAMBORD.

 

Da Orleans seguendo il corso della Loira, ma un po’ all’interno della riva sinistra, il primo importante castello che si incontra è quello di Chambord. Interamente costruito nel 1500 sotto Francesco I sul luogo di una fortezza del periodo della guerra dei Cent’anni, al centro di un vasto parco di 5500 ettari, è il più grande fra i castelli della Loira e più vicino alla tradizione rinascimentale italiana, i progetti sono infatti attribuiti ad un italiano, Domenico da Cortona, e forse vi ebbe mano anche il Leonardo chiamato alla corte di Francia da Francesco I nel 1516. Nonostante i lavori siano durati 15 anni a partire dal 1519, il castello è incompleto, manca la parte simmetrica dietro la grande facciata dai 4 torrioni che doveva chiudere in un recinto con grande cortile il massiccio corpo centrale quadrato con 4 torrioni d’angolo (due sono quelli centrali della facciata), una guglia lanternino centrale ed una fitta selva di comignoli, abbaini e torricelle, che gli conferiscono un aspetto favoloso. Oltre che di Francesco I, fu soggiorno preferito da tutti  re di Francia; anche Luigi XIV, il re Sole, vi fece decorare i suoi appartamenti con pannelli dorati in legno secondo il gusto dell’epoca.

Entrando da destra nel cortile si visita il corpo centrale dove una scala monumentale centrale a doppia elica, in salita ed in discesa, conduce ai due piani ed al terrazzo. Al primo piano ci sono gli appartamenti di Luigi XIV, al secondo la sala dei trofei di caccia perché il parco del castello fu riserva di caccia per Francesco I. Dal terrazzo si può ammirare il panorama e da vicino la selva di guglie e comignoli del castello.

 

7.1.4  IL CASTELLO DI BLOIS.

 

Il castello di Blois è al centro della città che si trova sulla riva destra della Loira; è un complesso di palazzi reali di epoche diverse. Il nucleo più antico è quello a destra che prospetta sulla place du Chateaux, è del 1200 e fu usato come sala degli Stati Generali nel 1580. Accanto è l’ala di Luigi XII del XV secolo in forme gotico fiammeggianti con due ordini di finestre sormontati da abbaini; sopra il portale, in una nicchia è la statua di Luigi XII a cavallo (l’attuale è una copia). Dal 1519 Francesco I fece costruire un’altra ala a 90° che prospetta su place Victor Hugo chiamando artisti italiani come Domenico da Cortona, lo stesso di Chambord, e qui si impone il rinascimento italiano. La facciata esterna è la più monumentale con piano nobile e tre ordini di logge e balconi sporgenti; la facciata interna è arricchita da una magnifico scalone a spirale sostenuta da pilastri angolari e con balaustre decorate a traforo; è lo stesso modello che si ritrova a Chambord. La terza ala di forme classiche, che chiude il cortile sul lato opposto all’ala di Luigi XII, è quella più tarda del 1600 di Gastone d’Orleans, terzo figlio di Enrico IV e Maria dei Medici.

Il castello di Blois fu sede della corte di Francia sotto Carlo VIII e Luigi XII, qui visse Anna di Bretagna che, sposando Carlo VIII e successivamente Luigi XII, segnò l’unione del ducato di Bretagna al regno di Francia. Durante questi due regni la monarchia francese, ormai consolidata all’interno, aveva ripreso la sua politica di espansione verso l’Italia con la discesa di Carlo VIII, erede delle pretese degli Angiò al regno di Napoli e dopo con gli intrighi di Luigi XII per impadronirsi del ducato di Milano e di tornare a Napoli con l’aiuto degli Spagnoli. Tutte queste imprese fallirono ma l’Italia subito dopo divenne il centro della contesa fra Francesco I, succeduto a Luigi XII nel 1515, e Carlo V di Spagna. La sconfitta dei Francesi a Pavia nel 1525 è il primo insuccesso, la contesa riprende e continua con i due successori Enrico II e Filippo II di Spagna fino alla pace di Chateau Cambrésis (1559) che segna l’abbandono dell’Italia alla Spagna. Nella seconda metà del 1500 esplodono in Francia le guerre di religione ed il castello di Blois sarà testimone di alcuni degli avvenimenti più drammatici. Dopo la notte di S. Bartolomeo (1572) a Blois vennero tenuti nel 1576 gli Stati Generali che revocano gli editti di tolleranza imponendo l’unità religiosa. Enrico III, ultimo figlio di Caterina dei Medici e senza eredi, si sente umiliato dai capi della lega cattolica, il duca di Guisa ed il cardinale suo fratello; questi di fronte al pericolo della successione di Enrico di Navarra, capo del partito calvinista, tramano di rovesciarlo. Enrico III, avvertito, convoca il duca di Guisa e lo fa assassinare e subito dopo fa giustiziare anche il fratello cardinale.

Nel castello di Blois fu relegata Maria dei Medici dal figlio Luigi XIII ma fuggì calandosi da una finestra durante la notte. Fu anche il rifugio di Maria Luisa, moglie di Napoleone, con il figlio dopo aver lasciato Chartres.

Gli interni del castello sono stati restaurati mantenendo stile e decorazioni. Il salone degli Stati Generali ha tutte le strutture portanti in legno ed anche le pareti sono tappezzate in legno. L’ala di Francesco I si visita salendo per lo scalone elicoidale. Al primo piano è il salone delle guardie con il soffitto dalle grandi travi in legno rifatto e ridecorato nel 1800. Dovunque si vedono gli stemmi della coda di ermellino, simbolo della Bretagna, e della salamandra, simbolo di Francesco I. Seguono gli appartamenti della regina Caterina dei Medici con una galleria, la camera della regina e lo studio. Sulle tappezzerie i simboli di due C rovesciate (per Caterina) e una H (per Enrico). Al secondo piano sono gli appartamenti di Enrico III: la sala del Consiglio e la camera da letto del re dove venne assassinato il duca di Guisa.

 

7.1.5  IL CASTELLO DI AMBOISE.

 

Il castello di Amboise sorge al centro della città su una spianata che domina la Loira da uno sperone roccioso. Due torrioni cilindrici ed una cinta di mura formavano il complesso fortificato fino alla fine della guerra dei Cent’anni. Divenne poi la residenza preferita di Luigi XI e Carlo VIII e vi fu costruita una dimora residenziale in stile rinascimentale sulla fronte che prospetta la Loira accanto ad uno dei torrioni; Carlo VIII portò dall’Italia maestri costruttori e pittori e arricchì la dimora di oggetti d’arte e quadri. Sulla spianata del castello venne costruita nel 1496 anche la piccola Cappella di Sant’Uberto voluta da Anna di Bretagna, moglie di Carlo VIII e poi di Luigi XII in stile gotico fiammeggiante, lo stesso della cattedrale di Chartres e di Notre Dame di Parigi. Sulla lunetta sopra il portale è un rilievo con la Madonna fra Carlo VIII e Anna di Bretagna e sotto, sull’architrave un altro rilievo di scuola fiamminga. All’interno, nel transetto sinistro, è una vetrata con Luigi IX crociato e sotto la presunta lastra tombale di Leonardo da Vinci. Leonardo fu chiamato ad Amboise da Francesco I nel 1516 e fu ospitato nel vicino castello di Cloux fino alla morte avvenuta nel 1519. Maria Stuart di Scozia, moglie del giovane re Francesco II, si trovava nel castello nel 1560 quando scoppiò la congiura di Amboise, uno dei primi episodi sanguinosi delle guerre di religione. Un gruppo di calvinisti ispirati dal principe di Condé, aveva organizzato il rapimento del Duca e del Cardinale di Guisa, capi del partito cattolico, con lo scopo di condizionare poi il giovane re, ma i Guisa scoprirono il complotto e, con un inganno i congiurati vengono catturati e chi decapitato e chi impiccato alle finestre del palazzo.

Un’altra ala del palazzo, ad angolo retto con quella che si affaccia sulla Loira, fu costruita nel 1600 da Luigi XIII. Al tempo di Napoleone vengono demolite tutte le parti in cattivo stato ed il palazzo viene restaurato, rimane ben poco della parte più antica del castello risalente al XIII secolo. Si visita l’ala principale con gli appartamenti di Carlo VIII al piano nobile, il re morì nel castello nel 1452 dopo aver battuto la fronte sull’architrave di una bassa porticina. La sala più importante è quella del Consiglio con un grande camino con un frontone come un tempio greco e con i simboli dei fiordalisi o gigli di Francia e la coda di ermellino della Bretagna. Segue la sala del Coppiere con arazzi, credenze e buffet o credenza, poi la camera da letto di Enrico II con arazzi belgi ed un letto smontabile perché la corte era spesso itinerante e si spostava con tutti i mobili al seguito. Al piano superiore si trovano gli ex appartamenti di Francesco I modificati dopo la Restaurazione in stile impero ed abitati da Luigi Filippo, il primo re eletto dai Francesi. Nella sala della Musica c’è un pianoforte ed il ritratto di Luigi Filippo con la regina ed i due figli. Fra il 1848 ed il 1852 ad Amboise fu tenuto prigioniero il capo della resistenza algerina, Abd el-Kader dopo la conquista del suo paese.

Il castello è ancora proprietà degli eredi della casata di Francia.

 

7.1.6  IL CASTELLO DI CHENONCEAU.

 

Il castello di Chenonseau si trova nei dintorni di Amboise sulla riva destra della Cher, affluente di sinistra della Loira. Del nucleo medievale del XII-XIII secolo rimane un torrione isolato a cui era associato un mulino che sfruttava le acque del fiume. Ingrandito come residenza rinascimentale passò al demanio reale sotto Francesco I che lo usò come castello di caccia, dopo la sconfitta di Pavia nel 1525 e la sua cattura da parte di Carlo V, Francesco I diede in ostaggio i suoi figli alla corte di Spagna e qui il futuro Enrico II conobbe Diana di Poitiers che doveva diventare la sua favorita ed a cui, divenuto re, donò il castello di Chenonceau. Enrico, ancora bambino, era stato fatto sposare per procura a Caterina dei Medici nipote del papa Clemente VII e questa dovette tollerare la rivale fino alla morte di Enrico ucciso in un torneo nel 1559, dopo cacciò Diana, prese possesso del castello e lo abitò durante la sua lunga reggenza. Diana aveva dedicato infinite cure al castello ed ai suoi giardini, aveva amministrato le tenute in modo da renderle produttive ed aveva fatto costruire un ponte sul fiume. Con Caterina continuarono i lavori di abbellimento e fu costruita una galleria a due piani sul ponte. Nel castello avvennero le fastose nozze di Francesco II e Maria Stuart di Scozia. Morta Caterina il castello fu residenza di Luisa di Lorena moglie di Enrico III poi iniziò la decadenza e nel 1700 fu acquistato dalla famiglia Dupin e divenne un cenacolo frequentato da George Sand e da Voltaire.

Si entra al castello attraversando un vasto giardino, il palazzo è circondato da canali fossato comunicanti con la Cher. Prima dell’ingresso, sulla destra, si alza il torrione del mulino fortificato, è la parte più antica ma fu rifatto nel 1400 ed aggiunte finestre nel 1600. Il palazzo a pianta rettangolare con torricelle angolari, un piano nobile con balconata ed un piano di mansarde è fiancheggiato da due giardini alla francese, a sinistra quello di Diana di Poitiers ed a destra quello di Caterina. All’interno c’è la sala delle guardie con arazzi fiamminghi, il gabinetto e lo studio di Caterina. La galleria sul ponte a 5 arcate è lunga 60 m e porta sull’altra riva della Cher dove prosegue il parco. In tutte le sale si trovano raccolti mobili e quadri di valore.

 

7.1.7  IL CASTELLO DI VILLANDRY.

 

Il castello di Villandry si trova non lontano da Tours sulla riva sinistra dello Cher poco prima della confluenza con la Loira; è famoso per i suoi giardini cinquecenteschi a terrazze. Fu fatto costruire nel 1536 a forma di C da Jean le Breton, ministro delle finanze di Francesco I, sul luogo di una vecchia fortezza della quale è rimasto un solo torrione. Edifici e giardini, molto rimaneggiati nei secoli, furono acquistati agli inizi del 1900 da Joachin Carvallo, un dottore che, dopo aver sposato una ricca americana, ripristinò architetture e giardini riportandoli all’antico splendore e li aprì al pubblico.

I giardini si estendono su 7 ettari e sono disposti su tre livelli. Al centro, a livello più basso, c’è l’orto ornamentale in 9 quadrati, ciascuno con disegno diverso, in cui sono piantate verdure di tipi e colori diversi. Su un piano più elevato sui tre lati c’è a destra il giardino dei semplici, dedicato alle erbe aromatiche secondo una tradizione medievale, in fondo e a sinistra i giardini ornamentali dai complessi disegni. Al terzo livello, a sud, è il giardino d’acqua intorno ad un bacino come uno specchio. Altri spazi recenti sono quelli del labirinto, dello spazio giochi e delle serre. Al confine est c’è una passeggiata panoramica con belvedere.

 

7.1.8  IL CASTELLO DI USSÉ.

 

Il castello d’Ussé sorge su una serie di terrazze sopra la valle dell’Indre e della Loira; roccaforte al tempo di Carlo VII, nel rinascimento vi furono aggiunte altre due ali formando una C che cingeva un cortile, nel 1700 si arricchì di giardini nello stile di quelli di Versailles disposti a terrazze. Nel 1600 lo scrittore Charles Perrault di passaggio a Ussé fu ispirato dall’atmosfera fantastica del luogo e vi scrisse “La Bella addormentata nel bosco”. All’interno del castello c’è una raccolta di opere d’arte ed una serie di ambienti con ricostruzioni d’epoca.

Si entra al castello dal cortile ma in origine c’era un ponte levatoio sulla facciata esterna a livello di una finestra, in corrispondenza c’è la sala delle Guardie con una collezione di armi, nelle stanze vicine sono esposte delle collezioni di costumi che vengono cambiate periodicamente. Caratteristica è la vecchia cucina rimasta come nel 1400; un’apertura da nei sotterranei che si diceva fossero lunghi 5 km e comunicavano con la foresta di Chinon ma ora sono crollati ed impraticabili. Una grande galleria occupa tutta la larghezza del castello, vi si trova una collezione di tappezzerie fiamminghe del 1700. Del periodo di Luigi XIV sono gli appartamenti reali allestiti per una eventuale visita del re. Si sale infine al cammino di ronda lungo il quale si hanno alcune viste panoramiche e nelle stanze adiacenti si possono vedere ricostruzioni di scene di vita quotidiana.

Fuori nel parco si trova una cappella del 1500 con una Madonna di maiolica smaltata di Luca della Robbia.

 

7.1.9  IL CASTELLO DI CHINON.

 

A Chinon in Turenna si trovano i resti poderosi di una delle più importanti fortezze della Francia medievale. Su una collina che domina la Vienne, altro affluente di sinistra della Loira, si alzano le mura e le torri di una cittadella oggi in gran parte in rovina. Il luogo era stato piazzaforte fin dalla più remota antichità. La fortificarono i Galli e i Romani e poi i Visigoti; nel 1100 fu residenza di Enrico II Plantageneto con la moglie Eleonora di Aquitania, i re di Francia la presero agli inglesi nel 1205. Sotto Filippo il Bello vi furono imprigionati i Templari prima di essere bruciati a Parigi. Qui si rifugiò nel 1427 Carlo VII di fronte alla minaccia incalzante degli Inglesi e dei Borgognoni che già assediavano Orleans e qui fu visitato nel 1429 da Giovanna d’Arco che lo riconobbe senza esitazione anche se mescolato senza insegne agli uomini della sua corte. Chinon va in abbandono nel 1600 e comincia ad essere demolito ma ancora oggi se ne ammirano i resti imponenti.

Il castello era formato da tre fortezze distinte divise da fossati e collegate da una cinta muraria. La parte più a est era il forte S. Giorgio completamente perduto, segue la fortezza di Mezzo dove si trovava la residenza reale ed all’estremo ovest, separato da un altro fossato, la fortezza di Coudray. Si entra alla fortezza di Mezzo da un ponte, una volta mobile, che supera un profondo fossato asciutto, il ponte è dominato dalla grande torre dell’Orologio del 1300. Dopo un lungo passaggio protetto si sbocca su una vasta spianata ora sistemata a giardini; sulla destra erano i saloni e le residenze reali. Crollato è il pavimento ed il soffitto della grande sala di Carlo VII dove avvenne l’incontro con Giovanna d’Arco, su una parete rimane come sospeso il grande camino. Meglio conservati sono gli appartamenti reali su due piani, al pianterreno armeria, sala della servitù e servizi, al primo piano quattro camere con bei camini e tappezzerie, in una sono esposti dei manichini nelle vesti dell’epoca. Un altro ponte fisso (recente) collega la fortezza di Mezzo con quella di Coudray attraversando un altro profondo fossato asciutto. Due torri cilindriche angolari guardano la vallata della Vienne, sono la torre di Boissy e la torre del Mulino, la terza torre detta del Coudray, la più protetta, è quella dove furono rinchiusi i Templari.

 

7.1.10  IL CASTELLO DI ANGERS.

 

La città di Angers sul fiume Maine, affluente di destra della Loira, fu nel medioevo la sede della contea degli Angiò; prima feudo degli inglesi, entrò nell’orbita della Francia con Filippo Augusto che la strappò a Giovanni Senza Terra nel 1205. Il re Luigi IX vi eresse un’imponente fortezza negli anni 1228-36 e assegnò la città come appannaggio al fratello Carlo che divenne conte d’Angiò. Divenuto successivamente ducato, Angers divenne appannaggio di vari figli cadetti dei re di Francia. Durante le guerre di religione fu uno dei punti più caldi e nel 1572 vi avvennero dei massacri.

Il castello ha una pianta pentagonale irregolare con 17 torri circolari dal diametro di 18 m costruite con pietra arenaria chiara e pietra di scisto nera a stati, su un lato si affaccia sul fiume ed è circondata negli altri quattro lati da fossati asciutti. Vi sono due ingressi, il principale è sul lato nord-est, il secondo a sud, ambedue fra una coppia di torri. Dopo le guerre di religione si voleva distruggere il castello ma il governatore Donadieu fece solo smantellare le coperture delle torri e l’ultimo piano abbassandole di circa 10 m. La torre più alta, sull’angolo nord, è di 40 m ed è detta torre del Mulino perché vi si trovava un mulino a vento.

Dall’ingresso principale, attraversando il ponte e l’apparato difensivo dell’ingresso con saracinesche, porte e caditoie, si entra nella vasta piazza d’arme ora trasformata in giardini all’italiana. Qui si trovano due edifici; uno comprende la cappella e gli appartamenti reali costruiti intorno al 1410 durante il ducato di Luigi II e dalla moglie Iolanda d’Aragona, il secondo è lo Chatelet del 1450 con aguzze torrette angolari.

In un vecchio edificio ad angolo, dove si trovavano le cucine, è stata recentemente ricavata una galleria per esporre una raccolta di parati dipinti con le scene dell’Apocalisse di Giovanni. Erano state commissionate dal duca Luigi I d’Angiò al pittore Hennequin de Bruges e completate forse nel 1382 durante la guerra dei Cent’anni. L’opera fu donata alla cattedrale di Angers nel 1420, poi andò persa e ritrovata in una stalla. Nel 1950, riconosciuta la sua importanza, fu recuperata e restaurata. Si tratta di 77 scene sopravvissuta alle 80 originali con uno sviluppo di 103 m e 4 di altezza. Le scene riproducono fedelmente il testo di Giovanni ed in ognuna compare l’Apostolo come narratore.

 

7.2  L’AQUITANIA FRA DORDOGNA E GARONNA.

 

L’Aquitania è la regione geografica del SO della Francia che va dal massiccio centrale all’Atlantico ed è limitata a sud dai Pirenei. Fu provincia romana dal tempo di Cesare e ducato nel medioevo. Con il matrimonio di Eleonora d’Aquitania con Enrico Plantageneto duca di Normandia divenuto poi re d’Inghilterra, diventa feudo inglese e rappresentò per molto tempo una grave minaccia per il regno di Francia. La parte centrale e più ricca è quella compresa fra le valli della Dordogna a nord e della Garonna a sud che poi si riuniscono per sboccare come Gironda sull’Atlantico.

La valle della Dordogna, corrispondente alla regione del Perigord, è la zona della Francia più ricca di testimonianze preistoriche. Numerosissimi sono gli insediamenti dell’uomo preistorico; vi si sono trovati i Neandertal vissuti fra 100000 e 35000 anni fa come in molte altre parti d’Europa, e qui, a Les Eyzies de Tayac nel 1868, si è scoperto l’insediamento di Cro-Magnon con 5 scheletri databili 25000 anni fa, insieme a ornamenti di conchiglia, attrezzi di pietra e corna di renna incise, i resti individuano il tipo umano più simile a noi sia fisicamente che per capacità cranica. Da questo momento l’uomo di Cro-Magnon sarà l’Homo sapiens sapiens, l’ultimo gradino dell’evoluzione umana. Intorno a Les Eyzies gli scavi hanno rivelato una successione di 40 insediamenti fra 33000 e 18000 anni fa che fanno di questa località quasi una capitale della preistoria. L’uomo di Cro-Magnon veniva dall’est, sostituisce i resti dell’Homo erectus, convive per parecchio tempo con i Neandertal, vive in un periodo climatico post glaciale durante la regressione dei ghiacciai ma ancora molto freddo in un ambiente con una fauna ricca costituita da mandrie di renne, cavalli, bisonti ed elefanti, rinoceronti lanosi e mammut, e vive di caccia e raccolta. Crea un’industria litica con un alto grado di perfezione, le sue capacità lo portano a creare oggetti funzionali ma anche estetici, incide e scolpisce oggetti di osso e di pietra, disegna e dipinge. Tutta la valle della Dordogna è ricca di grotte profonde e qui si sono scoperte, perché protette e conservate, le testimonianze dell’arte preistorica fatta di graffiti, disegni anche a colori con tecniche raffinate, fra i più bei esempi dell’arte parietale umana. Il significato di queste pitture è ancora sconosciuto. Alle figure ed alle scene si dava un significato propiziatorio per la caccia ma sono poche le raffigurazioni delle renne che rappresentavano la loro massima fonte di caccia. Le raffigurazioni umane sono più rare di quelle animali e stilizzate, le figure femminili hanno significati simbolici legati alla fecondità, le scene di animali sono invece realistiche, immagini ispirate dall’osservazione della natura e quindi espressione di arte. I dipinti ed i disegni all’interno delle grotte, spesso in posizioni difficili da raggiungere, sembrano ispirati dalle forme naturali delle rocce e dal gioco di luci e di ombre provocato dalle lampade con cui si illuminava l’ambiente. Le grotte profonde non erano usate mai come abitazioni, spesso erano gli orsi che vi si insediavano e l’uomo ha dovuto combatterli. Pochi dovevano essere quelli che vi entravano e dipingevano ed il luogo doveva essere per loro una specie di santuario. Il colore era fatto aderire con grasso animale e si usavano il biossido di manganese o il carbone per il nero e gli ossidi ferrosi per il rosso o giallo-ocra, l’applicazione era fatta con matita o con le dita o con un batuffolo di pelo o soffiando il colore sulla superficie ingrassata con una specie di cerbottana.

 

7.2.1  PÉRIGUEUX.

 

Périgueux, capitale del Périgord, si trova sulle rive dell’Isle, affluente destro della Dordogna ed è un’antica città di origine gallo-romana di cui si trovano numerosi resti; fu importante nel medioevo per essere nella via di comunicazione con Parigi, l’Italia e S. Jago de Compostela in Spagna. Il monumento più importante è la cattedrale di St.Front costruita nella metà del 1200, di impianto romanico ma con forti influenze bizantine che testimoniano i frequenti rapporti della città con l’oriente. Ha una pianta a croce greca con tre navate su ambedue i lati della croce e due facciate, la principale sul fianco sinistro e l’altra, opposta all’altare, con nartece dominato da una torre campanaria romanica alta 60 m; caratteristiche sono le 5 cupole uguali che richiamano quelle della cattedrale di S Marco a Venezia e di S. Sofia di Costantinopoli.

Périgueux è il centro abitato meglio posizionato per la visita dei punti più interessanti della regione.

 

7.2.2  LE GROTTE PREISTORICHE ED IL MUSEO DELLA PREISTORIA.

 

Nelle grotte di Cougnac a sud della Dordogna, 1,5 km da Gourdon sulla strada per Sarlat, si trovano le più antiche pitture animali ancora accessibili al pubblico. Sono state scoperte nel 1949 con la radioestesia ed esplorate nel 1952 ma se ne conosceva da molto l’ingresso che era usato da 150 anni come cantina. Le grotte hanno bellissime formazioni di stalattiti e stalagmiti formatisi in 30-40 milioni di anni ed i dipinti trovati sono datati da 25000 a 14000 anni, i più antichi sono disegni di animali dal contorno rosso o nero, megaceros, o cervi giganti, mammut, renne e bisonti spesso sovrapposti e di grandi dimensioni, 2 m di altezza e 3 di lunghezza, molte generazioni hanno lavorato in queste grotte. Datati 20000 anni sono i disegni di uomini: un uomo ferito da tre frecce e due uomini colpiti da una lancia, forse simbolo di morte o di combattimento. Datate 14000 anni vi sono poi le impronte delle dita di una mano il cui significato sfugge.

Le grotte delle Combarelles si trovano nella valle della Vézère, vicino a Les Eyzies sulla strada per Sarlat, e rappresentano uno dei maggiori santuari della cultura Magdaleiana intorno ai 13000 anni fa. Scoperte nel 1901, vi sono due gallerie divergenti, quella aperta al pubblico è uno stretto e sinuoso corridoio lungo 300 m circa e vi sono state trovate circa 800 incisioni parietali di animali: mammut, stambecchi, orsi, renne, cervi, rinoceronti lanosi, bisonti e cavalli e questi ultimi due sono i più frequenti. Vi sono poi almeno 48 figure umane meno realistiche e più sproporzionate. Poche erano le pitture ed i colori sono quasi spariti per la circolazione dell’aria.

Le più famose e la più belle sono le grotte di Lescaux sempre nella valle della Vézère ma vicino a Montignac. Queste grotte scoperte per caso nel 1940 da 4 ragazzi alla ricerca del tesoro di cui parlava una leggenda, sono datate circa 17000 anni fa e rappresentano il meglio dell’arte parietale preistorica. La perfetta conservazione dei colori fino alla scoperta è stata dovuta alla presenza di uno strato di marna impermeabile sopra la grotta ed al crollo della galleria di accesso. L’apertura al pubblico ha prodotto però ben presto l’insorgere di due tipi di attacco sulle pareti ed i disegni: la lebbra verde dovuta alla luce con la proliferazione di alghe e la malattia bianca prodotta dall’umidità con formazioni di inflorescenze di calcite. Nel 1963 si decise di chiudere le grotte ma venne iniziata la realizzazione di Lascaux II, una simulazione perfetta della grande sala e del diverticolo assiale, più angusto, dove però si trovano le pitture più belle che gli hanno valso il nome di “Cappella Sistina della preistoria”. Dopo 10 anni Lascaux II viene aperta al pubblico. In una precamera è fatta la storia della grotta e data una panoramica dell’arte parietale preistorica, poi si entra nella grande aula dei tori dove una mandria di cervi e cavalli sembra in fuga spinta da 4 grossi uri dalle grandi corna, i tori preistorici spariti in Francia nel medioevo. I tori hanno dimensioni enormi, uno misura 5,5 m. Procedendo per il diverticolo assiale si vedono delle composizioni di animali ed uno di fronte all’altro un toro nero ed una mucca che sembra saltare. Il tempo concesso è troppo breve, le immagini si accavallano e troppi sono i particolari degni di attenzione, rimane il colpo d’occhio ed il senso di ammirazione per un’arte che sembra non aver nulla di primitivo.

Il Museo Nazionale della Preistoria di Les Eyzies de Tayac è sistemato nelle rovine di un castello del 1500 addossato alle rocce che costeggiano la Vézère e raccoglie reperti archeologici unici provenienti soprattutto dagli scavi eseguiti nella valle della Vézère. L’esposizione è distribuita su 4 livelli diversi. Cominciando dal livello più alto, si trova l’esposizione dell’industria litica seguendone l’evoluzione da 2 milioni a 10000 anni fa, dai primi oggetti dell’Homo habilis fino a quelli dei Neandertal e Cro-Magnon. Al secondo livello si segue l’evoluzione dell’arte preistorica con reperti di calcare incisi e scolpiti datati da 30000 fino a 12000 anni fa, oggetti ornamentali in osso, avorio, denti di animali e conchiglie ed infine oggetti di uso domestico o per la caccia di accurata fattura. Al terzo livello sono raccolti oggetti di osso lavorato provenienti anche da regioni diverse che testimoniano il livello delle forme d’arte raggiunte dagli uomini della preistoria. Nell’ultimo livello si trovano diverse ricostruzioni di sepolture dei Neandertal e Cro-Magnon e numerosi scheletri di animali del Paleolitico fra cui i resti di un Mammut trovato nel dragaggio del Rodano, il cranio di un orso delle caverne, un cranio di bue muschiato ed un rinoceronte lanoso di 30000 anni fa proveniente dalla Polonia meridionale e conservato intero con la pelle perché ricoperto da materiale bituminoso.

 

7.2.3  LA VORAGINE ED IL FIUME SOTTERRANEO DI PADIRAC.

 

A circa 14 km a NE della cittadina medievale di Roc-Amadour sul versante sud della Dordogna, si trova l’ingresso alla voragine ed al fiume sotterraneo di Padirac, uno dei luoghi più straordinari e più visitati della regione. La voragine naturale ha un diametro di 35 m ed è profonda 103 m. Pur essendo nota da lungo tempo e forse usata come rifugio durante la guerra dei Cent’anni, l’esplorazione delle gallerie e del fiume sotterraneo fu iniziata solo nel 1889 dallo speleologo Edouard Alfred Martel, vi furono diverse spedizioni e nel 1890 fu scoperto il Grand Dôme. Dal 1898 le grotte sono state aperte al pubblico. Nel 1937 sono state riprese le esplorazioni ed oggi si conoscono 20 km di gallerie. Mediante un saggio di colorazione delle acque si è scoperto che le acque del fiume sotterraneo finiscono sulla riva sinistra della Dordogna presso Montvalent. Tutta la zona è calcarea ed ha favorito la formazione di fantastiche stalattiti e stalagmiti all’interno delle grotte.

Si scende nella voragine con una scala di 455 gradini o due ascensori. Sul fondo si apre una prima galleria in discesa, una cascata d’acqua e quindi una lunga galleria a volta ogivale alta 20-30 m e larga da 5 a 10 m che segue il corso d’acqua. Si percorrono circa 280 m e si raggiunge il grande fiume sotterraneo largo e profondo qualche metro, qui un servizio di battelli a fondo piatto imbarca i turisti e si continua la visita sull’acqua verde e limpida che riflette le pareti e le volte che raggiungono i 50 m. Dopo un percorso di circa 500 m si raggiunge la sala della Pioggia per l’acqua che cola dalle stalattiti della volta; un’enorme stalattite scende dall’alto sfiorando l’acqua. Si lasciano i battelli e si prosegue lungo un passaggio delle grotte fino a sboccare nel Grand Dôme, un’immensa sala alta fino a 94 m sul livello del lago; solo pochi metri è lo spessore della volta rispetto al piano di campagna all’esterno. Il lago è limitato da una specie di diga serpentiforme, una stalagmite continua, prodotta dal gocciolamento continuo di acqua carica di carbonato di calcio. Da qui un sentiero panoramico scavato nella roccia permette di salire lungo le pareti del Duomo ed avere un colpo d’occhio spettacolare della grande caverna. Si discende al punto dove si erano lasciate le barche e si ripercorre in senso inversa la strada verso l’uscita. La visita è durata un’ora e mezza.

 

7.2.4  CADOUIN E MOISSAC: GIOIELLI DEL ROMANICO.

 

Il romanico in Francia nasce con gli ordini monastici e la costruzione delle grandi abbazie. Una delle prime e più importanti fu quella di Cluny fondata nel 910 e da qui si diffuse l’arte romanica francese di scuola lombarda. Il romanico è un linguaggio architettonico comune a tutta l’Europa unificata dal Sacro Romano Impero, architettura sobria, mura e pilastri massicci, coperture a volte, le chiese hanno un impianto basilicale. Questo è il periodo in cui nascono anche le lingue regionali e nazionali ed anche il romanico assume in ogni nazione ed in ogni regione caratteri propri, l’uso della pietra locale caratterizza l’aspetto delle facciate, le esigenze di illuminazione e la forma dei tetti si adattano alle condizioni climatiche dei paesi, e la varietà nelle forme delle volte, dei pilastri e delle decorazioni è una caratteristica del romanico francese. Nei primi secoli del nuovo millennio inoltre le crociate ed i pellegrinaggi aumentano i contatti con l’oriente e fra i popoli e le regioni, il commercio segue questi movimenti e si creano accanto ai castelli feudali i borghi dove si tengono le grandi fiere, la borghesia arricchita dai commerci acquista un peso politico sempre più grande. La ricchezza prodotta dal commercio è vista però come un peccato dalle gerarchie ecclesiastiche ed i borghesi come atto di espiazione edificano le grandi cattedrali in ogni città d’Europa.

A Périgueux si è vista la cattedrale di St.Front che risente l’influsso orientale, conseguenza delle crociate, a Cadouin, tra Bergerac e Beynac a sud della Dordogna, si trova un’abbazia cistercense, ordine di benedettini riformati creato a Citeaux nel 1116. I cistercensi diffusero in Europa fino al 1250 un rigido canone costruttivo per le abbazie con una planimetria sempre uguale. Le abbazie erano isolate ed autosufficienti, c’era un chiostro e a sinistra, con asse da sud a nord, la chiesa, in testa sul lato nord la sala capitolare, il refettorio e sopra gli alloggi dei monaci che comunicavano con la chiesa, sulla destra i conversi. A Cadouin è mantenuta questa disposizione; la chiesa è del XII secolo ma fu rifatta nel XV e XVII secolo, il villaggio è sorto successivamente e dentro il recinto dell’abbazia. La chiesa è costruita con pietra di tufo locale giallastro, la facciata a tre campate ha un portale con archi multipli a tutto sesto, sopra tre alte finestre ed è coronata da una loggia cieca. La copertura è a spioventi, la cupola è coperta da due tronchi di piramide. L’interno è a tre navate con archi leggermente acuti, la cupola dall’interno è realizzata con ricorsi circolari di mattoni. Il chiostro, rifatto nel 1400, è in stile gotico fiammeggiante con le volte del porticato a costoloni a crociera e croce centrale, sui pilastri a fascio vi sono dei capitelli a pulvino con decorazione a foglie  Nel chiostro, davanti alla sala capitolare, è esposto un antico sudario portato dalla Turchia nel 1154 come una reliquia, poi conservato a Tolosa durante la guerra dei Cent’anni. In realtà, nel 1933-35 si è scoperto che si trattava di una tela di manifattura copta con scritto il nome del proprietario Mohammet Ali.

A Moissac, sulla strada per Tolosa, si trova la chiesa abbaziale di St.Pierre consacrata nel 1180 ed affiliata all’ordine cluniacense. Restaurata dopo un incendio e la guerra dei Cent’anni fu ricostruita in mattoni invece che in pietra e questa è rimasta nella parte bassa. Imponente è il portale principale terminato a piramide sul fianco della chiesa, è un capolavoro di scultura romanica, ha tre pilastri con architrave a rosoni, nella lunetta Cristo e gli Evangelisti e sotto i 24 vegliardi dell’Apocalisse, negli stipiti S. Pietro ed Isaia. L’interno è ad una sola navata con cappelle ricavate fra i contrafforti, le altissime finestre ogivali sono di influsso gotico, l’abside è a vele. Il chiostro, uno dei più antichi conservati, ha colonnine alternativamente singole e binate, agli angoli ed al centro dei lati, pilastri quadrati con figure in rilievo; i capitelli sono figurati ed istoriati e tutti diversi.

 

7.3  LA PROVENZA.

 

La Provenza deriva il suo nome da Gallia Provincia sottomessa dai Romani nel 122 a.C. con la fondazione del Castellum di Aquae Sextiae (oggi Aix-en-Provence) e della colonia romana Narbo Martius (Narbonne) da cui prese il nome di Gallia Narbonese o Gallia Transalpina. Ad Aquae Sextiae, nel 102, Mario respinse sanguinosamente i Teutoni che scendevano dalla Germania; poi Cesare con le guerre galliche (58-56 a.C.) portò i territori di Roma fino al Reno rendendo sicuri i confini della Transalpina. Al tempo dei Romani il confine era ad est sulle Alpi fino alle Pennine, ad ovest oltre Tolosa, a sud sui Pirenei ed a nord passava per Vienne sul Rodano. La Provenza odierna invece è meno estesa e si ferma ad ovest sul Rodano mentre i territori dell’antica contea di Tolosa ad ovest del Rodano formano la Linguadoca. Nel medioevo la Provenza fu occupata dai Visigoti, poi degli Ostrogoti di Teodorico ed alla fine del VI secolo vennero i Franchi. Il paese si divise in molte signorie laiche ed ecclesiastiche che rivaleggiavano per il predominio. Dal secolo XI si diffuse in Linguadoca e Provenza l’eresia dei catari (i puri) che dalla città di Albi furono detti albigesi. Nel 1209 mosse da Lione una crociata promossa dal papa Innocenzo III per estirpare l’eresia, furono conquistate le città di Béziers, Narbonne e Carcassonne e commessi molti eccidi, nel 1218 fu messo l’assedio a Tolosa dove morì Simone di Montfort che era divenuto capo dalla crociata, infine la regione fu pacificata sotto Luigi VIII di Francia nel 1226.

 

7.3.1  CARCASSONNE.

 

Carcassonne, in Linguadoca sulle rive del fiume Aude, è costituita oggi da due città: la Nuova sulla riva sinistra è quella moderna ma nata nel XIII secolo, la Vecchia detta la Cité è quella di origini romane ed impianto medievale e domina il fiume da una collina sulla riva destra. La Cité è una vera città fortificata ricostruita nel XIX secolo secondo le tecniche medievali ed oggi esempio unico di questo genere. Fu creata nel I secolo a.C. dai Romani con il nome di Colonia Iulia Carcaso con una cinta muraria, nel 440 d.C. fu presa dai Visigoti che la occuparono per quasi 300 anni. Nel 725 fu conquistata dai Saraceni che venivano dalla Spagna, questi finirono di distruggerà la città romana e non lasciarono nulla. Fino al secolo VIII la città decadde, poi, cacciati i Saraceni dopo Poitiers (732), entrò nell’orbita dei Franchi. Dopo Carlo Magno i conti di Carcassonne si mantengono indipendenti costruiscono una salda cinta di mura e la città prospera con i commerci e dal secolo XI diviene uno dei centri di diffusione della dottrina degli Albigesi. nel 1209 è assediata e presa per fame dai crociati guidati da Simone di Montfort, poi viene assorbita dal regno di Francia sotto Luigi IX il Santo viene rafforzata con una seconda cinta di mura esterna alla prima e rimase imprendibile per tutta la guerra dei Cent’anni. Dal 1600 perdette ogni funzione strategica e fu lasciata decadere. Solo nel 1844 fu incaricato l’architetto Viollet-le-Duc, studioso del medioevo, di restaurare prima la cattedrale di St.Nazaire e quindi tutta la cinta muraria. La Cité è oggi una delle maggiori attrazioni turistiche della regione.

La vista più bella della Cité si ha dal ponte Vecchio sulla riva dell’Aude. Il ponte risale anche al periodo di Luigi IX, è lungo 210 m con 12 archi a tutto sesto di lunghezza diversa, la carreggiata è a leggera schiena d’asino. Da qui si vede il fronte occidentale della cittadella con le mura e le torri a copertura conica. Salendo sulla collina si gira sul lato est dove si trova la porta principale, detta porta Narbonese perché sulla strada per Narbonne. La porta era difesa da due torri alte 25 m senza il tetto conico. Per superare la porta bisognava attraversare tre camere divise da due saracinesche e da due porte, ogni camera era difesa dall’alto da aperture dette piombatoi, il tutto era preceduto da un fossato con ponte levatoio e da un bastione di guardia o barbacane che costringeva gli assalitori ad offrire il fianco entrando. Le mura formavano una doppia cinta, quella esterna più bassa e con torri senza copertura per non coprire la vista da quelle della cinta interna, fra le due cinte uno spazio libero piano, detto lizza, esposto al tiro dei difensori. Le prime torri della cinta interna sulla destra dell’ingresso sono le più antiche che mostrano in basso ancora parti della muratura romana ma la maggior parte è rifatto con le tecniche costruttive medievali. Torri e mura hanno feritoie alte e strette per il tiro con l’arco, altri sistemi di difesa erano le bertesche, ballatoi sporgenti in legno con caditoie che permettevano di colpite i nemici alla base delle mura dall’alto senza esporsi. Sul lato ovest verso il fiume si trova il Castello di forma rettangolare con cinta e torri e vi si trovava il secondo ingresso alla cittadella. Fortezza nella fortezza, il Castello era l’ultimo rifugio e vi si trovavano gli appartamenti del Governatore e del Vescovo, prima della crociata era la residenza dei visconti.

Dentro le mura si scopre la città con le sue vie strette e tortuose, antiche case tutte trasformate in negozi, ristoranti e piccoli alberghi. Le insegne e le decorazioni vogliono richiamare le tradizioni del secolo dei catari e dei visconti Trencavel quando la città godette la sua indipendenza civica, i commerci erano fiorenti ed i trovatori portavano le loro liriche nelle corti e nelle feste popolari.

Unico monumentale edificio all’interno della città è la cattedrale romanico-gotica di St.Nazare. La chiesa romanica fu costruita dalla fine dell’anno 1000 ed il 1100 sostituendo una chiesa del VI secolo del tempo dei Visigoti e di essa rimane l’impianto a tre navate separate da pilastri quadrati e circolari, gli archi a tutto sesto e la volta a botte centrale. Dopo la crociata ed il passaggio della città al re di Francia, a partire dal 1269, transetto ed abside furono ricostruite in forme gotiche, il nuovo stile venuto dal nord che qui si congiunge in modo armonico con lo stile romanico della Francia meridionale. Le grandi vetrate del coro fra strutture portanti leggere ed eleganti danno luce e colore e la volta sembra come sospesa nell’aria.

 

7.3.2  LA CAMARGUE E ARLES.

 

Il delta del Rodano, formato dal Piccolo Rodano ad ovest e dal Grande Rodano ad est, crea in mezzo la grande isola detta propriamente Camargue ma sia ad est che ad ovest prende questo nome tutta una regione alluvionale che vicino al mare è costellata di stagni salmastri e lagune oggi zona protetta e riserva zoologica e botanica. Vi si allevano famosi cavalli bianchi e tori da combattimento, vi abbondano gli uccelli e nelle lagune stazionano i fenicotteri..

L’area anticamente fu occupata dai Liguri poi sostituiti dai Celti e quindi dai Romani, vi passò l’Aurelia e nella città di Nimes, Arles ed Avignone sono rimasti importanti edifici romani.

Al limite occidentale della regione della Camargue si incontra Aigues-Mortes, bella città medievale costruita nella metà del 1200 per volontà di Luigi IX che voleva un porto sul Mediteraneo per le crociate, i commerci con l’Italia e l’oriente e come baluardo contro i pirati saraceni egli Aragonesi che aspiravano al nord. La città è cinta da mura a pianta quadrilatera alte 11 m, con uno sviluppo di 1600 m circa ed una ventina di torri. Il mare che lambiva quasi la fronte della mura si è ritirato di alcuni km per il continuo insabbiamento e grandi saline separano ora la città dal mare, solo un canale la costeggia proveniente dal Rodano. Da questo porto Luigi IX partì per la VII e VIII crociata (1248 e 1270), la prima in Egitto e la seconda in Tunisia dove morì. La costruzione delle mura continuò fino al 1310. Il porto si andava progressivamente insabbiando e la città decadde; quando nel 1481 Carlo VIII annesse tutta la Provenza tutte le attività si spostarono nel porto di Marsiglia.

Le mura e la città sono state restaurate nella metà del 1800 mantenendone l’aspetto medievale e presentano un’unità stilistica maggiore di quelle di Carcassonne che hanno subito più rifacimenti nei secoli. La costruzione è in pietra locale calcarea, vi sono alte feritoie per gli arcieri, bertesche in muratura sopra le porte. Le mura hanno un percorso di ronda continuo che attraversa le torri e dall’alto si può godere la migliore vista della città e dei dintorni. Sull’angolo NO si trova, un po’ isolata e collegata alle mura da un ponte, la Torre del Re o Torre di Costanza terminata nel 1248; è un cilindro alto 30 m sormontato da una torretta, per salire c’è una scala a chiocciola ed un ascensore, vi sono due grandi camere su due piani a pianta circolare con volta a spicchi, un sotterraneo ed un terrazzo. Quando nel 1685 Luigi XIV revocò l’editto di Nantes sulle libertà religiose, la torre servì di prigione per gli ugonotti che rifiutavano di convertirsi. La città all’interno delle mura ha strade regolari e bassi edifici tutti ricostruiti dal 1600 in poi, sulla piazza principale si trova il monumento a Luigi IX del 1800. L’edificio più antico è la chiesa di Notre-Dame des Sablons del 1200 dove avvenne la benedizione delle armi della VII crociata, è a tre navate con copertura a capriate lignee, pilastri sottili ed archi a sesto acuto, non c’è transetto e coro.

Arles si trova sulla riva sinistra del Grande Rodano, il ramo maggiore del delta, fu fondata nel 46 a.C. da Giulio Cesare come Colonia Iulia Arelate, nome derivante da una voce celtica che significa città paludosa ed infatti si trova al limite nord dalla regione paludosa della Camargue. Da Augusto a Costantino ebbe secoli di splendore e fu arricchita di monumenti: un foro con criptoportico, una cinta di mura con porta monumentale, un teatro ed un anfiteatro. Con la caduta dell’impero fu presa dai Visigoti, nel 730 saccheggiata dai Saraceni, all’inizio del X secolo fu capitale del regno unificato di Provenza e Borgogna; divenne città libera a cavallo fra il XII ed il XIII secolo e questo fu un altro periodo di splendore. Nel 1251 Carlo d’Angiò diventa signore di Arles e poco dopo viene incorporata nel regno di Francia. La sua decadenza è segnata quando Marsiglia la sostituisce nei traffici commerciali e così si riduce a semplice città di provincia.

Scarsi resti del foro si trovano a piazza del Foro sulla facciata dell’hotel Nord-Pinus: colonna e fregio. Il monumento romano più grande rimasto è l’Anfiteatro, secondo in Francia solo a quello di Nimes. Di forma ellittica, con assi 136 e 107 m, fu forse eretto sotto Adriano capace di 26000 spettatori, era a tre ordini, ne sono rimasti due, il primo con 60 archi di ordine dorico ed il secondo corinzio. I saraceni lo trasformarono in fortezza ed aggiunte 4 torri ma ne sono rimaste tre. Nel 1800 fu liberato dalle casupole che lo coprivano ed oggi è usato per spettacoli. Il Teatro costruito sotto Augusto con tre ordini di arcate ed una cavea di 104 m di diametro, è poco visibile dall’esterno, nel 1651 vi è stata trovata la statua della Venere di Arles oggi al Louvre.

Fuori dall’area della città romana si trova il recinto di un’antica necropoli prima romana e poi cristiana detta Les Aliscamps (Campi Elisi). Fu celebre in tutto il medioevo ed è ricordata anche da Dante. Tombe e sarcofagi si allineano lungo una strada alberata fino ai resti della chiesetta romanica di St.Honorat con un bel campanile.

L’edificio cristiano più importante di Arles è la cattedrale di St.Trophime, primo vescovo, che si trova a place de la Republique nel luogo dell’antica basilica del pretorio; ricostruita interamente nel XII secolo mostra la transizione fra arte bizantina e romanica provenzale. L’interno è semplice con navata centrale coperta a botte e due strette navate laterali separate da alti pilastri. La parte più bella è il portale come un arco di trionfo con protilo e colonnine di spoglio; nel la lunetta del timpano in rilievo il Cristo in una mandorla circondato dai simboli dei 4 evangelisti. in basso sul frontone a destra si avvicinano gli eletti ed a sinistra si allontanano i dannati nudi tra le fiamme; di fianco sui pilastri statue di santi di uguale altezza. A fianco della cattedrale si trova il chiostro, altro gioiello di arte romanica e gotica perché finito nel 1300. Il portico ha colonnine binate con capitelli istoriati e pilastri con statue di santi e rilievi.

Ad Arles il pittore van Gogh passò due anni, dal 1887 al 1888, vi dipinse alcune opere famose e fu ricoverato in un ospedale per l’esplodere della pazzia che lo doveva portare al suicidio (1890). Nei dintorni di Arles su un canale si trova un vecchio ponte mobile che fu il soggetto di un suo quadro famoso.

 

7.3.3  AVIGNONE.

 

Più a nord di Arles, sulla riva sinistra del Rodano, si trova la città di Avignone famosa per essere stata sede papale dal 1309 al 1377. In questo periodo Avignone acquistò la sua massima importanza e divenne uno dei primi centri del rinascimento in Francia. Quando i papi vi si trasferirono Avignone era parte del ducato di Provenza e furono dei semplici ospiti, solo con Clemente VI nel 1348 il papato acquistò la città dalla regina di Napoli Giovanna I d’Angiò e, fra il 1349 ed il 1370 venne fatta circondare da mura e torri per difenderla dai torbidi della guerra dei Cent’anni. Le mura di Avignone, lunghe più di 4 km e restaurate nel 1800, rappresentano insieme a quelle di Aigues-Mortes l’esempio più completo di cinta fortificata medievale. Nel sistema difensivo fu integrato anche il ponte di St.Bénézet sul Rodano costruito insieme alla cattedrale Notre Dame des Doms nella seconda metà del XII secolo. Il ponte, che aveva 19 arcate e faceva un gomito sul fiume, fu distrutto dalla corrente, ricostruito più volte e fu oggetto di contese fra papato e regno di Francia per il controllo del Rodano. Nel 1680 crollò durante una piena e non fu più ricostruito lasciando un troncone con 4 archi dal lato della città che costituisce oggi una delle più tipiche attrattive. Anche dopo il ritorno dei papi a Roma Avignone rimase, se pure con alterne vicende, proprietà del papato e sede del legato pontificio in Francia e solo con la Rivoluzione ritornò definitivamente alla Francia.

Il Palazzo dei Papi è l’edificio più grandioso della città costruito sotto tre papi in circa 30 anni. Cominciò Benedetto XII (1335 - 1342) che costruì il palazzo Vecchio sul lato NE accanto alla cattedrale, seguì Clemente VI (1342 - 1352) che costruì a fianco un’altra ala più avanzata detta palazzo Nuovo, ed infine completò l’opera Innocenzo VI (13552 - 1362). I due corpi di fabbrica circondano due cortili dove si affacciano gli uffici di rappresentanza e gli appartamenti. L’esterno mantiene l’aspetto di fortezza imprendibile con torri d’angolo e merlature anche se ingentilita da arcate cieche e finestre. La parte più splendida è quella rinascimentale di Clemente VI, a destra è il complesso della Sala della Udienze, la grande aula a pianterreno divisa in due navate da pilastri a fascio e sovrastata a primo piano dalla Cappella Clementina a navata unica e volte ogivali, al centro è l’ala dei grandi dignitari che da sulla piazza. Nel palazzo Vecchio si trovano gli appartamenti di Benedetto XII, le aule del Conclave e del Concistoro. Il palazzo, danneggiato durante la Rivoluzione francese ed adibito a prigione nel 1800, ha subito molti guasti e solo nel ‘900 è stato restaurato ed aperto al pubblico.

 

7.3.4  VENCE E LA CAPPELLA DI MATISSE.

 

Sulle colline sopra Nizza, nell’abitato di Vence, si trova una piccola Cappella del Rosario commissionata al pittore Henri Matisse dalla suore domenicane e costruita e decorata fra il 1942 ed il 1951. Matisse (1869 - 1954), considerato padre dell’Espressionismo francese, da qui un saggio di un’arte essenziale con segni semplici ed i colori forti blu e verde delle vetrate che devono dare l’idea dello spazio. Dopo il suo viaggio in oriente (1908-12), dove aveva visto il restauro di S. Sofia in Costantinopoli, riporta lo spirito dell’arte sacra dei mosaicisti bizantini. La cappella è piccola, senza cupola, con un altare posto in diagonale, solo un accenno di transetto e le tre vetrate che diffondono una luce radente e riflessa. In controfacciata una Crocifissione e sulla parete destra immagini semplici su pannelli ceramici.

 

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