Viaggio alle isole Egadi

 

 

 

Viaggio alle isole Egadi

 

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Viaggio alle isole Egadi

 

LE ISOLE EGADI.

                26-30.06.2004 - 15:00 - Visita organizzata da Tourvisa.

 

  L’Arcipelago delle Egadi si trova davanti alla costa occidentale della Sicilia fra Trapani e Marsala ed è formato da tre isole maggiori: Favignana, Levanzo  Marettimo e da due isolotti minori, Maraone e Formica ora disabitati per circa complessivi 38 kmq. Amministrativamente appartiene alla provincia di Trapani e costituisce un unico comune, quello di Favignana. L’arcipelago ha un interesse geologico, archeologico e storico oltre che naturalistico; l’economia delle isole è basata principalmente sulla pesca specie quella del tonno, ed oggi è l’unico luogo dove si trovano ancora delle tonnare funzionanti come quella di Favignana, e sul turismo. Tutta la zona di mare intorno alle Egadi è considerata Riserva Naturale Marina che si estende per circa  54 mila ettari con splendidi fondali che circondano le isole ricchi di flora e fauna ma anche di reperti archeologici ed è divisa in quattro zone da A a D con restrizioni decrescenti. Dal 2001 la tutela della riserva è stata affidata al comune di Favignana.

 

  Geologicamente l’arcipelago appartiene alla Sicilia e durante l’ultima glaciazione, per l’abbassarsi del livello del mare, tutte le isole erano collegate alla Sicilia. Con la fine della glaciazione la prima a staccarsi, circa 600000 ai fa, fu l’isola di Marettimo, la più lontana ed anche la più antica. Le altre isole rimasero collegate fino a circa 8000 anni fa all’inizio del neolitico e vennero abitate a partire da 14000 anni fa, nel Pleistocene finale. Gli abitatori erano cacciatori ed hanno lasciato testimonianze di arte rupestre come quelle più famose della grotta dei Genovesi nell’isola di Levanzo. Con il definitivo distacco delle isole gli abitanti divennero pescatori ed agricoltori ed anche Marettimo venne poi abitata a partire da circa 6000 anni fa. Dell’età del bronzo (2000 anni a.C.) sono le tombe più antiche trovate a Favignana ed una tradizione omerica fa di Favignana l’isola delle Capre (Agades), luogo di approdo di Ulisse prima della sua avventura con i Ciclopi. Nell’isola ci sono anche testimonianze della presenza dei Fenici nell’VIII sec. a.C. in un necropoli arcaica. I Cartaginesi seguirono i Fenici nel controllo delle isole e vi mantennero il loro predominio anche dopo la disfatta di Mozia ad opera dei Siracusani nel 397 a.C.. I Romani sostituirono i Cartaginesi dopo la battaglia delle Egadi del 10 marzo 241 descritta da Polibio, avvenuta fra la flotta romana comandata da Gaio Lutazio Catulo e quella cartaginese di Annone che, proveniente da Marettimo, era diretta alla colonia di Erice per rinforzare la guarnigione cartaginese. I Romani, che avevano atteso vicino a Capo Grosso sulla punta settentrionale di Levanzo, affrontarono la flotta nemica nelle acque di Favignana vicino a Cala Rossa che si dice abbia preso questo nome per il sangue dei nemici uccisi. I fondali qui hanno restituito un gran numero di oggetti vecchi più di 2000 anni. Distrutta la flotta e bloccati gli aiuti alle truppe di Asdrubale in Sicilia questi fu costretto a chiedere la pace ai Romani terminando così la prima guerra punica e lasciando tutta la Sicilia ai Romani.

  I Romani hanno lasciato poche tracce nelle Egadi, il cristianesimo soppiantò presto il paganesimo ed il culto di Iside come si vede nelle necropoli. Le isole furono poi saccheggiate dai Vandali e passarono ai Goti ed infine ai Bizantini nel 535. Nell’810 furono occupate dai Saraceni come base strategica prima di invadere la Sicilia e con la loro dominazione si sviluppò il commercio marittimo e la pesca del tonno. Nel 1085 i Normanni di Ruggero II scacciarono gli Arabi e fortificarono le isole. Dagli Svevi agli Aragonesi le isole furono date in feudo a diverse famiglie, con gli Asburgo di Carlo V gli abitanti subirono gli attacchi dei pirati saraceni ed i soprusi degli Spagnoli. Nel 1600 con i Borboni le tonnare con tutto il territorio furono vendute ai marchesi Pallavicino di Genova. Nel 1693 e nel 1794 Favignana fu distrutta da due terremoti; le fortezze infine furono destinate a carceri degli oppositori. Nel 1860 con l’arrivo di Garibaldi a Marsala furono liberati i patrioti rinchiusi nelle fortezze ma la loro destinazione a carcere rimase durante il regno d’Italia ed il Fascismo. Nel 1943, durante l’ultima guerra, Favignana subì un disastroso bombardamento.

 

  Le Egadi si raggiungono da Trapani mediante i frequenti servizi di traghetti ed aliscafi che terminano al porto di Favignana nell’isola omonima spesso facendo sosta prima a Levanzo che si trova sulla rotta. Da Favignana sono poi frequenti i collegamenti con Levanzo  e Marettimo.

  Favignana, considerata la perla delle Egadi, ha un’estensione di 19 kmq ed una popolazione di circa 4500 abitanti, ha la forma di una farfalla con le ali spiegate e, nella parte centrale più stretta, sul lato nord, si trova il porto e l’abitato principale dell’isola. Ha un profilo molto frastagliato con penisole scogliere, grotte e molte insenature dette cale. Fuori dall’abitato di Favignana vi sono case sparse, camping e qualche villaggio turistico e molte aree libere di balneazione. Il rilievo principale dell’isola è il monte di S. Caterina che forma una costola montuosa orientata da sud a nord sulla parte occidentale e sulla cima, a 314 m, si trova un’antica rocca normanna detta poi di S. Caterina e divenuta prigione borbonica. Nel 1857, dopo la spedizione di Sapri, vi fu imprigionato il barone Giovanni Nicotera poi liberato da Garibaldi nel 1860. Sul porto di Favignana si affacciano gli impianti delle tonnare che sono attive due volte all’anno, aprile-giugno e luglio-agosto. La pesca del tonno fu valorizzata dagli Arabi e dai Normanni; nel 1600 il marchese Pallavicini, acquistate le isole dai Borboni ne fece una vera industria. Nel 1874 i Pallavicini Rusconi cedettero tutto al commendatore Ignazio Florio di Palermo che si fece costruire da Damiani Almeyda, autore del Politeama di Palermo, una villa davanti al porto che è oggi l’edificio più importante di Favignana. La costruzione ha l’aspetto di un castello residenziale con una torre cuspidata e torrette angolari. I Florio fallirono all’inizio del 1900 e le tonnare sono ora dei Parodi di Genova. La Palazzina Florio appartiene ora al Comune ed è sede di un Antiquarium con museo della storia delle isole e dei siti archeologici subacquei; le sale vengono usate per le sedute del Consiglio comunale. Una caratteristica dell’isola sono le cave di tufo, diffuse soprattutto nella parte orientale, molte a cielo aperto, la cui tradizione rimonta ai tempi più antichi; vi sono ipogei che risalgono a 7000 anni fa. Il suolo qui è costituito da una calcarenite quaternaria ricca di conchiglie fossili, bianca e compatta utilizzata in blocchetti come materiale da costruzione sia locale che per esportazione. Col tempo si ossida e si inscurisce prendendo un colore biondo con venature bronzee.

  Vicino al porto c’è il capolinea di tre autobus che percorrono l’interno dell’isola con tre percorsi circolari che collegano alle diverse località abitate e di balneazione. Un modo panoramico per osservare l’isola è farne il periplo con una barca che impiega circa 3 ore. Si esce dal porto girando intorno all’isola in senso antiorario. Si segue la costa verso nord ai piedi della costola montuosa lungo una scogliera ricca di grotte dai nomi caratteristici come Grotta Marina o Bocca di Squalo e Grotta degli Innamorati e si raggiunge l’estremità più a nord dell’isola: Punta Faraglione. Si segue il lato nord verso occidente con la spiaggia bassa e frastagliata fino a Punta Sottile dove si trova un faro. Doppiata la punta e scendendo a sud, si aprono due grandi insenature, Cala Grande dove si affaccia il villaggio turistico Approdo di Ulisse con una pineta e più a sud la Cala Rotonda di forma circolare con strane rocce affioranti. Al largo della punta sud-ovest si trovano diversi scogli detti Corrente e l’isolotto di Preveto con una piccola baia dalle acque cristalline dove generalmente sostano le barche. Il lungo tratto della costa sud-ovest è caratterizzato da penisole ed insenature con numerose piccole spiagge di sabbia corallina. L’estremità sud-est è formata da Punta Fanfalo e Punta Marsala con un piccolo faro nella direzione di Marsala, fra di esse si apre la Cala Azzurra. A Punta Fanfalo è in ristrutturazione un villaggio turistico. Il lato est dell’isola presenta una serie di scogliere dove si aprono alcune antiche cave di tufo e la grotta del Bue Marino. Più a nord, dopo Punta Rossa si apre la Cala Rossa dove sembra sia avvenuta la battaglia delle Egadi fra Romani e Cartaginesi. L’ultima insenatura è quella di S. Nicola presso la quale sono state trovate tombe preistoriche ed un’iscrizione fenicio-punica . Girata la punta più a nord di S. Nicola si segue la costa verso ovest e comincia a comparire l’abitato di Favignana fino all’ingresso del porto.

 

  L’Isola di Levanzo è la più piccola fra le isole abitate delle Egadi e dista 12 km da Trapani e 4 da Favignana; ha una superficie di circa 6 kmq, montuosa ed arida, priva di sorgenti ed ha forma allungata orientata a nord dove termina con la punta di Capo Grosso; il punto più alto è Pizzo del Monaco a 278 m. L’unico abitato con il piccolo porto si trova nella costa meridionale in un’insenatura detta Cala Dogana. Levanzo è nota per la Grotta dei Genovesi che si trova a circa 3,5 km dal porto, la più importante in Italia per la presenza di graffiti e dipinti rupestri di animali ed uomini risalenti a due periodi diversi, la fase finale del Paleolitico superiore, datate 12000 anni fa, ed il periodo neolitico di 8000 anni fa.

  L’isola è rocciosa ed impervia e vi sono solo sentieri che portano ai punti più panoramici, le uniche strade si trovano sul lato meridionale dell’isola. Il giro dell’isola dal mare è il modo migliore per averne una visione completa e dal mare si può raggiungere pure la Grotta dei Genovesi.

  Si lascia il porto girando Punta Pesce sul lato ovest fra grotte e scogliere e si raggiunge il Faraglione, un isolotto collegato alla terra da un piccolo istmo quindi si segue la costa occidentale frastagliata e ricca di grotte fra cui quella del Bove dove una volta si rifugiava la foca monaca. Si raggiunge la Cala del Genovese orientata a nord e qui si scende a terra per raggiungere, seguendo un sentiero, la celebre grotta che si trova 30 m più in alto. La grotta è stata scoperta da cacciatori che inseguivano i conigli selvatici e graffiti e dipinti furono studiati fra il 1950 ed il 1953 dal paleontologo Prof. Graziosi che con le sue pubblicazioni li rese famosi. La parte anteriore della grotta è larga 8,5 m e profonda 12, in fondo si apre un cunicolo ora chiuso da un cancello e si può entrare accompagnati da una guida. Il cunicolo è lungo 3 m ed ha un’altezza di 60 cm, dopo si apre un vasta camera profonda 35 m dove sono stati trovati graffiti e dipinti. Un primo gruppo di figure, la cui età stabilita con il radiocarbonio è del 10000 a.C., raffigura in modo naturalistico animali come cervi, bovini, cavalli e pesci e richiama quelle coeve della cultura franco-cantabrica nelle grotte di Périgord e Ariége in Francia. Un altro gruppo più recente che si fa risalire al neolitico, 5000-6000 a.C., è formato da animali insettiformi e figure umane stilizzate filiformi ma in movimento di colore nero, carbone e grasso animale. Dopo la visita si scende alla cala e si riprende la barca. Continuando verso nord si arriva a Punta dei Sorci che chiude a ovest la Cala Tramontana, un’ampia baia rivolta a nord e protetta dagli alti tre lati; vi è una spiaggia ed i fondali sono pescosi. L’ultimo tratto verso nord costeggia una lunga penisola che termina con Capo Grosso, il punto più a settentrione dell’isola, dove si trova un faro. Doppiato il faro si scende lungo la costa orientale alta e scoscesa fino a Cala Calcara, si gira poi intorno a Punta del Turco e si entra a Cala Minnola sul lato meridionale dell’isola con una bella spiaggia ed una pineta di recente impianto sul fondo. Proseguendo ad ovest c’è un seconda profonda insenatura detta Cala Fredda dominata da una torre saracena ed infine si rientra in porto a Cala Dogana.

 

  L’isola di Marettimo è la più lontana e si trova 25 km circa ad ovest di Favignana, ha un’estensione di 12 kmq ed è anche la più montuosa, la sua cima più alta è Monte Falcone che raggiunge i 685 m. Geologicamente è la più antica dell’arcipelago ed ha uno zoccolo formatosi nel Terziario, 200 milioni di anni fa, mentre gli strati superiori sono del Cretaceo. Marettimo fu la prima isola dell’arcipelago a staccarsi dalla Sicilia 600000 anni fa ed i primi insediamenti umani risalgono al IV millennio a.C.. Nei secoli, data la sua posizione fu sempre un punto di appoggio durante le invasioni, i Saraceni costruirono torri di avvistamento, i Normanni eressero il primo castello a Punta Troia e gli Spagnoli lo riedificarono, infine i Borboni lo usarono come prigione.

  L’isola è demanio pubblico ed è protetta, vi sono vincoli di edificabilità ed anche il turismo è a numero chiuso; per essere stata più a lungo un’isola, ha specie vegetali uniche, le specie arboree originali sono i lecci mentre i pini sono di importazione; vi sono molte sorgenti e cisterne e l’acqua basta alla popolazione ma non nella stagione turistica. All’interno vivono mufloni, cervi e cinghiali, sostano gli uccelli migratori e si trovano rapaci come il nibbio ed il falco pellegrino che è stanziale. Per il suo interesse naturalistico è stata chiamata la Capri delle Egadi, l’unico abitato si trova a Punta S. Simone sulla costa orientale e vi sono due porti, lo Scalo Vecchio rivolto verso nord e lo Scalo Nuovo più protetto rivolto verso sud. L’economia degli abitanti è basata su pesca e turismo.

  Anche per Marettimo il modo più rapido di esplorarla è dal mare. Da Punta S. Simone si sale verso nord osservando alcune grotte come quella del Cammello e si raggiunga Punta Troia una penisola rocciosa alta 116 m sulla cui sommità si trova la rocca usata dai Borboni come prigione politica. La prigione era ottenuta in una vecchia cisterna umida ed oscura. Il prigioniero più noto, rinchiuso nel 1803, fu Guglielmo Pepe che, dopo aver combattuto a Marengo, aveva sollevato la Calabria contro i Borboni, fu liberato dopo 3 anni dai Francesi. Doppiata Punta Troia si è sul lato nord dell’isola, anche qui vi sono grotte come quella del Tuono e quella piccola della Pipa con una sorgente, la costa diventa alta e si notano le geosinclinali. All’estremo ovest si gira intorno a punta Mugnone con alte scogliere di marmo rosa che formano sul lato sud la Cala Bianca con una spiaggia protetta. Si scende ora verso sud lungo la costa occidentale più frastagliata e ricca di grotte come Grotta delle Sirene, Grotta Perciata con due ingressi e Grotta del Presepe. Si arriva a Punta Libeccio, una piccola penisola che si allunga ad ovest sotto la quale si trova un faro quindi la costa piega verso sud-est fino a Punta Martino la più meridionale con alte scogliere e geosinclinali. Girando intorno a questa ultima penisola, che si protende a est fino a Punta Bassana, si risale a nord verso il porto di Punta S. Simone.

 

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/ITALTOUR.doc

Sito web: http://www.travelphotoblog.org/

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