Diario di viaggio organizzato in Polonia cosa vedere e cosa fare in Polonia
Diario di viaggio organizzato in Polonia cosa vedere e cosa fare in Polonia
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Diario di viaggio organizzato in Polonia cosa vedere e cosa fare in Polonia
VIAGGIO IN POLONIA.
08-20.08.2008 - Tour organizzato con PALLADIO (Arch.Ametrano)
Il viaggio in Polonia è stato la riscoperta di una nazione risorta dalle tragedie dell’ultima guerra e dal riassetto delle sue frontiere. Le città sono state ricostruite come erano prima della guerra ed il ricordo delle distruzioni e delle perdite subite è impresso nei monumenti e nelle lapidi che testimoniano l’unità e l’identità ritrovata. Dopo la fine del regime comunista, nei primi anni del decennio 1990 la nazione si è ripresa economicamente, la prima fra i paesi del blocco sovietico. Nel marzo 1999 la Polonia è entrata nella NATO e nel 2004 è entrata a far parte dell’Unione Europea.
L’itinerario del viaggio ci porta a visitare città e luoghi tutti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO: lungo la Vistola (Wisla) da Torun a Danzica in Pomerania, regione a lungo dominata dai Cavalieri Teutonici e più a nord lungo le rive del Baltico. Si scende poi a sud fra castelli e cattedrali fino a Poznan, primo centro della nazione Polonia con la dinastia Piast. Segue Breslavia sull’Oder (Odra), antica capitale della Slesia germanica fino al 1945, ed infine Cracovia, la più meridionale capitale storica della Polonia subito dopo Poznan e fino al 1596. Intorno a Cracovia si visitano la Miniera di Sale di Wieliczka, i luoghi dei campi di sterminio di Auschwitz, ed il Santuario di Czestokowa. Ultima tappa del viaggio è Varsavia capitale dal 1596 ad oggi, tranne brevi periodi.
20.1 LA TERRA E LA STORIA.
La Polonia si trova al centro dell’Europa e confina a nord con il mar Baltico e la Russia, ad ovest con la Germania, a sud con la Repubblica Ceca e la Slovacchia e ad est con Ucraina, Bielorussia e Lituania. La sua superficie è di 312000 kmq, poco più grande di quella dell’Italia, con una popolazione di circa 38 milioni.
Dal punto di vista orografico la Polonia è in gran parte pianeggiante e collinosa fino al Baltico con 500 km di costa fra le foci dell’Oder e della Vistola, orlata in Pomerania da cordoni sabbiosi e vaste lagune, ed a nord-est, nella Masuria sotto la Russia, una regione ricca di laghi. Al centro vi sono ancora pianure ed altipiani, a sud si sollevano le catene montuose dei Sudeti e ad ovest, lungo la frontiera orientale, i Carpazi con la catena alpina dei Tatra e la vetta più alta del Monte Rysy (2499 m). I due fiumi più importanti, l’Oder (Odra) e la Vistola (Wista), scorrono verso nord sboccando nel Baltico. La Polonia ha solo due porti importanti sul Baltico: Stettino, vicino al confine tedesco, e Danzica.
Gli insediamenti umani in Polonia rimontano al paleolitico e molte sono le aree archeologiche ed i reperti raccolti. Dal IV al I secolo a.C. è predominante la penetrazione celtica. La penetrazione romana non ha raggiunto la Polonia e l’evoluzione sociale è avvenuta più tardi. Nei primi secoli d.C. fu attraversata da popolazioni migranti, Goti e Gepidi e dalle tribù baltiche. Nella seconda metà del V secolo arrivarono gli Slavi che si stanziarono lungo il corso superiore della Vistola e nell’area sudorientale, mentre nel nord-est rimanevano le tribù baltiche. Nel secolo VIII cominciarono a formarsi piccoli stati e nel IX secolo, nella regione di Poznan, fra le tribù slave si affermò quella dei Polani (abitanti dei campi aperti) ancora pagani. Nel 962 il principe dei Polani Mieszko I, della famiglia dei Piast, per difendersi dalla minaccia dei margravi tedeschi, riconobbe l’imperatore Ottone I di Germania, ebbe il titolo di duca nelle sue terre e, avendo sposato una principessa ceca cristiana, nel 966 adottò il cristianesimo con tutta la sua corte e mise la capitale a Gniezno, a nord-est di Poznan, dove si trovava la tomba di S. Adalberto vescovo di Praga che aveva evangelizzato le terre a nord della Boemia. Il successore Boleslao I ebbe nel 1025 il titolo di re di Polonia da Ottone III e, durante il suo regno, fu annessa la Pomerania e la Masovia e portò i confini fino a Kiev. I successori però dovettero fronteggiare i tentativi di espansione della Boemia da sud e nel 1038 la capitale fu trasferita nella più meridionale Cracovia. Seguì un periodo di dissidi interni fino alla divisione del regno fra i figli dell’ultimo sovrano dei Piast. Nel 1138 si formarono 4 ducati indipendenti, ma l’unità della Polonia nei riguardi dell’estero era assicurata dal principio del seniorato che dava supremazia al più anziano della dinastia. La divisione regionale della Polonia durò dal 1138 al 1306, ma il seniorato fu abolito già nel 1177 da Casimiro II il Giusto che, dal ducato di Cracovia, accentrò nelle sue mani le regioni centro-orientali e cominciò ad espandersi verso est. Nel frattempo gli altri ducati si spezzettavano o cadevano sotto il dominio tedesco, come la Pomerania occidentale. Nel 1226 per la minaccia delle popolazioni pagane della Pomerania, il duca di Masovia, Corrado, chiamò l’Ordine dei Cavalieri Teutonici che si installarono fondando la piazzaforte di Torun e, interpretando in modo estensivo gli accordi firmati, si ritennero padroni dei territori conquistati, appoggiati in questo dall’imperatore e dal papa. L’Ordine si impadronì del porto di Gdansk sul Baltico, che ribattezzò Danzica, e tolse alla Polonia ogni sbocco al mare. Nel frattempo arrivò l’invasione dell’Orda d’Oro mongola che nel 1240 conquistò Kiev e subito dopo invase Polonia, Ungheria e Slesia. Nel 1241 i Mongoli, chiamati qui Tatari, vinsero nella battaglia di Liegnitz l’esercito polacco, guidato da Enrico II il Pio, del ramo slesiano dei Piast, che venne ucciso. I Tatari si contentarono però di esigere i tributi, lasciando i principi locali. Cracovia tuttavia consolidò la sua autorità ed il ramo dei Piast, che la governava con Ladislao I il Breve, ottenne dall’imperatore nel 1320 il titolo di re di Polonia. La Polonia rimaneva però divisa negli stati della Masovia, Rutenia, Piccola Polonia, con capitale Cracovia, e Grande Polonia con capitale Gniezno; a nord c’era poi la Pomerania sotto l’Ordine dei Cavalieri Teutonici. Fu compito del figlio di Ladislao, Casimiro III il Grande (1333-1370), l’unificazione dello stato polacco. Giunse ad un accordo con la Boemia, il suo nemico più potente, a cui cedette la Slesia e concluse un trattato con L’Ordine Teutonico a cui cedeva dietro compenso la Pomerania, ma poi mantenne i suoi diritti per il mancato pagamento ed ottenne l’accesso al mare con il porto di Danzica. Volgendosi poi ad est, annesse il principato della Rutenia, rimasto vacante, ed i Piast di Masovia riconobbero la sua autorità. La Polonia diventava uno stato moderno, Cracovia era una delle città più belle d’Europa e gli ebrei vi trovarono accoglienza con una legge del 1346. Casimiro III morì nel 1370 senza lasciare figli maschi, ma aveva ammesso al regno di Polonia i figli della sorella Elisabetta e del re Carlo di Ungheria e quindi Luigi di Angiò, che divenne re con la sua discendenza maschile. Alla morte di Luigi nel 1382 la Polonia si divise dall’Ungheria e l’aristocrazia polacca scelse come regina Edvige figlia di Luigi che fu fatta sposare al granduca di Lituania Jogaila; questi divenne re nel 1386 con il nome di Ladislao II Jagellone iniziando così una dinastia che doveva durare fino al 1572. Con il matrimonio, i Lituani adottarono la religione cattolica, ma Ladislao non riuscì ad annettere la Lituania alla Polonia, e si creò solo un’alleanza formando poi una Confederazione che si estendeva dal mar Baltico ai Carpazi e verso est fino alla Bielorussia ed all’Ucraina. L’alleanza ebbe il suo primo successo contro l’Ordine Teutonico che venne sconfitto nella battaglia di Grunwald (1410) e dopo nella guerra dei 13 anni dal 1453 al 1466 quando, con la pace di Torun, dovette cedere la parte occidentale della Pomerania, riconoscendo la sovranità della Polonia per la parte restante, e fu la fine dell’egemonia teutonica. Alla fine del secolo, con la campagna dello zar Ivan III, che voleva liberare le popolazioni ortodosse dalla dominazione dei cattolici lituani, i confini orientali furono spostati fino a Kiev. Il penultimo degli Jagelloni, Sigismondo I il Vecchio (1506-48), cercò di reagire all’accerchiamento formato dalla Russia ad est, dall’Ordine Teutonico, ancora forte a nord, e dagli Asburgo. Contro la Russia dovette subire la grave perdita di Smolensk, ma strinse un accordo con Massimiliano di Asburgo e neutralizzò l’Ordine che fu secolarizzato nel 1525 e trasformò la Prussia (Pomerania) orientale con capitale Königsberg in uno stato protestante come feudo polacco. Poco dopo, nel 1529, la Masovia, con l’estinzione della casata dei Piast, entrò a far parte della Polonia. Sigismondo sposò nel 1518 Bona Sforza al cui seguito arrivarono in Polonia molti Italiani che diffusero l’arte e la cultura rinascimentale. In Polonia fu il periodo di Copernico, della letteratura e delle scienze. A Sigismondo il Vecchio successe il figlio Sigismondo II Augusto (1548-72) sotto cui si ebbe nel 1569 l’unione definitiva con la Lituania sotto un’unica persona incoronata a Cracovia come re di Polonia e granduca di Lituania e, nello stesso anno, il parlamento fu spostato a Varsavia. Si riconobbe poi alla famiglia Hohenzollern, già Gran Maestri dell’Ordine Teutonico, il diritto di successione in Prussia, mettendo le basi della futura potenza prussiana.
La Confederazione Polacco-Lituana nel 1500 era diventata elettiva per diritto della nobiltà ereditaria di scegliere il re alla morte di quello in carica e, quando nel 1572 morì Sigismondo II Augusto, ultimo degli Jagelloni e senza eredi, furono indette le prime effettive elezioni, ma la nobiltà ribadì l’obbligatorietà della sua adesione a tutte le decisioni politiche del re eletto. I primi due eletti furono Enrico di Valois (1572-73) e Massimiliano II (1575-76) che durarono solo un anno, il primo perché tornò in Francia ed il secondo perché morì subito e fu sostituito da Stefano Bathory (1576-86), principe della Transilvana. Questi fu un re energico che introdusse riforme, riorganizzò l’esercito e condusse una campagna contro la Russia (1579-82), riprese la Livonia a nord della Lituania e stabilizzò i confini orientali. Morto Bathory prematuramente, cominciò la dinastia dei Vasa con Sigismondo III Vasa (1587-1632) che, nel 1596, portò la capitale da Cracovia a Varsavia. Con lui cominciarono opposizioni e rivolte e si impegnò in una lunga guerra con la Svezia (1600-11) senza averne nessun vantaggio. Nel 1618 salì al trono di Prussia Sigismondo di Hohenzollern ed inglobò la Pomerania. Sotto gli altri due re Vasa, Ladislao IV e Giovanni Casimiro, avvenne la guerra dei 30 anni (1618-48) e la Polonia si mantenne neutrale, ma nel 1648 scoppiò la rivolta dei cosacchi dell’Ucraina alleati con i Russi e Carlo Gustavo di Svezia ne approfittò per attaccare da nord invadendo quasi tutta la Polonia. Il re Casimiro fuggi in Slesia, i Polacchi resistettero, particolarmente nel monastero di Czestochowa, e la pace di Oliwa (1660) riportò l’integrità della Polonia con la cessione alla Svezia della maggior parte della Livonia, mentre un armistizio con la Russia portava alla spartizione dell’Ucraina. La Polonia si era ridotta ad uno stato di 5 milioni di abitanti, ma i suoi problemi venivano ora dalla dissidenza della nobiltà che la rendeva ingovernabile ed indussero re Casimiro ad abdicare (1668). Eletto un nuovo re, si infiammò il confine meridionale con la Turchia anche per una nuova offensiva dei Cosacchi, ma l’esercito polacco, guidato da Giovanni (Janowi) Sobieski, ottenne una brillante vittoria a Chocim (1673). L’anno dopo Sobieski veniva eletto re e, a seguito di un trattato di mutua assistenza contro i Turchi con Leopoldo I di Asburgo, portò 30000 uomini a Vienna, minacciata di assedio, e fu decisivo nella battaglia del 12 settembre del 1683 che fermò l’avanzata turca in Europa.
Sobieski non ottenne nulla per la Polonia da questa vittoria. Prussia, Austria e Russia che la circondavano erano troppo potenti e lo stato polacco era troppo diviso al suo interno; anche l’economia era in decadenza per le incessanti guerre ed invasioni e solo Danzica si salvava con i suoi commerci.
Dopo Sobieski, dal 1697 al 1795, furono re gli elettori di Sassonia imposti dalle potenze confinanti, nonostante alcuni tentativi di resistenza della nobiltà. All’inizio del 1700 la Polonia subì un’altra invasione svedese. L’ultimo re della serie fu Stanislao Augusto Poniatowski (1764-95), uomo colto e dotato di qualità politiche, che risanò le finanze, migliorò le condizioni delle città e promosse la redazione di una nuova costituzione nel 1791. Sorsero i contrasti fra le tendenze espansionistiche di Russia e Prussia che sostenevano protestanti ed ortodossi ed i riformatori polacchi tradizionalisti che difendevano i valori cattolici appoggiati da Francia ed Austria. Si formò il movimento detto Confederazione di Bar (1768) che provocò disordini e si rivoltò contro il re. La Russia ebbe così modo di intervenire e represse la rivolta. Molti andarono in esilio ed emigrarono e la Polonia fu sottoposta a tre spartizioni successive nel 1772, 1793 e 1795, anno in cui Augusto Poniatowski abdicò. La maggior parte del territorio passò alla Russia con l’Ucraina e quasi tutta la Lituania. L’Austria occupò le regioni meridionali fra cui la Galizia e le terre fra Cracovia e Varsavia. La Prussia si impossessò di Danzica, parte della Masovia e la Grande Polonia con Tolun e Poznan e Varsavia. Molti emigrati ed esiliati polacchi formarono delle legioni che parteciparono a moti di insurrezione in Italia e dopo parteciparono alle campagne napoleoniche.
Le vittorie di Napoleone sulla Prussia ed Austria riaccesero le speranze dei Polacchi. Dopo la pace di Tilsit del 1807, fu ricostituito uno stato polacco con il Granducato di Varsavia sotto tutela francese che doveva durare fino al 1848 e Danzica divenne città libera. Crollato Napoleone, il Congresso di Vienna favorì la Russia che ottenne la maggior parte della Polonia anche a scapito della Prussia, concesse al Granducato una nuova costituzione e riaprì l’università di Varsavia, ma il granduca fu un russo che introdusse la censura. Nel novembre 1830 a Varsavia scoppiò la rivolta e si estese agli altri territori russi della Polonia, ma in breve fu repressa ed il regime divenne più severo. Molti furono esiliati in Siberia e molti emigrarono specie in Francia dove si organizzarono per tenere desto lo spirito nazionale collaborando con gli altri movimenti di indipendenza europei. Un’altra rivolta scoppiò nel gennaio del 1863 e finì praticamente nell’agosto del ’64. Fino allo scoppio della prima guerra mondiale la situazione della Polonia rimase congelata. Le regioni sotto l’Austria godettero nel tempo una certa autonomia ed uno sviluppo economico e sociale, quelle sotto la Prussia vennero germanizzate, la parte maggiore del territorio sotto la Russia fu semplicemente assorbito cancellando ogni riferimento al nome di Polonia, ma dal 1890 riprese l’attività politica e si formarono due partiti, uno di ispirazione socialista guidato da Giuseppe Pilsudski ed uno nazionalista guidato da Roman Dmowski, il primo che avversava la Russia ed il secondo la Germania.
Scoppiato il conflitto mondiale nell’agosto 1914 i polacchi dell’est si trovarono di nuovo divisi, ma da Cracovia si organizzarono le legioni polacche che nell’estate 1915 con le forze austro-ungariche occuparono tutta la Polonia russa. I russofili si trasferirono a Mosca e Dmowski a Parigi per stringere i legami con le potenze occidentali. La rivoluzione russa del 1917 cambiò la prospettiva per i patrioti polacchi, perché il governo provvisorio di Pietrogrado riconobbe il diritto di autodeterminazione del popolo polacco, e Pilsudski e il suo partito si sganciano dalle potenze Centrali. Al crollo della potenza austro-ungarica i Polacchi occuparono Cracovia e si formò un governo socialista. Liberata Varsavia, a capo dello stato fu chiamato Pilsudski che era stato internato dai Tedeschi. Con il trattato di Versailles (18 giugno 1919) la Polonia riacquistò le frontiere occidentali del 1872, si decisero plebisciti per l’Alta Slesia la Varnia e la Masuria e Danzica fu dichiarata Città Libera, ma con un corridoio che la collegava alla Germania. Le frontiere orientali erano ancora da determinare e nel 1920 Pilsudski cercò di forzare la decisione con le armi arrivando fino a Kiev, ma la reazione dei sovietici lo respinse fino a Varsavia. Qui però la battaglia decisiva fu favorevole ai Polacchi che sbaragliarono i sovietici. La pace di Riga (1921) lasciò alla Polonia tutta la Galizia e stabilì una frontiera con la Lettonia. Nel frattempo i plebisciti erano stati sfavorevoli e la divisione dei territori su base etnica era difficile. Nel marzo 1923 si raggiunse infine un compromesso ed i confini furono stabiliti. Pilsudski non partecipò alle elezioni presidenziali del 1922 ed i governi si dimostrarono deboli ed incapaci. Tornò Pilsudski con un colpo di stato nel 1926 e restò al potere fino alla sua morte nel 1935. Quando nel 1933 Hitler prese il potere in Germania, la Polonia si sentì di nuovo accerchiata. Nel gennaio 1934 Pilsudski stipulò con la Germania un patto decennale di non aggressione ed in maggio prolungò di 10 anni il patto di non aggressione con l’URSS firmato nel 1932.
Nonostante il patto di non aggressione, il programma di Hitler di riunire tutte le popolazioni germaniche, subito iniziato con l’annessione dell’Austria (marzo 1938) e dopo di parte della Cecoslovacchia, suonava come una minaccia anche per la Polonia. La diplomazia tedesca si mosse e, nell’agosto 1939, i ministri degli esteri di Germania e Russia, von Ribbentrop e Molotov, firmarono un patto di non aggressione che prevedeva la spartizione del territorio polacco secondo una linea lungo il corso della Vistola e dei suoi affluenti Narew e San. Il 1° settembre 1939 l’esercito tedesco invase la Polonia occupando subito Danzica e fece scoppiare il secondo conflitto mondiale. Le forze polacche furono rapidamente sopraffatte mentre anche le forze sovietiche entravano da est per attestarsi lungo la linea concordata. La Polonia capitolò ad ottobre ed il governo di Varsavia con a capo Sikorski si trasferì a Londra. I Tedeschi germanizzarono tutti i territori conquistati ed in Polonia Hitler mise in atto i suoi progetti per imporre il predominio della razza ariana su quelle delle nazioni conquistate ritenute nemiche del popolo tedesco e su ebrei, zingari ed oppositori. Furono creati subito campi di concentramento e di lavoro che si trasformarono ben presto in campi di sterminio dove, in modo scientifico, morirono milioni di deportati. La resistenza polacca fu favorita ed aiutata dal sovietici in accordo con il governo Sikorski, ma dopo la disastrosa sconfitta tedesca a Stalingrado nel gennaio 1943, nella conferenza di Teheran di novembre con Roosevelt e Churchill per la divisione del mondo in sfere di influenza, Stalin reclamò la Polonia decidendo così sul suo destino. Nel luglio del 1944 i sovietici entrarono in Galizia ed avanzarono fino alla Vistola, ma la resistenza tedesca fu dura. A Varsavia fu decisa la rivolta che finì in un bagno di sangue e la città fu rasa al suolo per ordine di Hitler. L’offensiva sovietica riprese a gennaio 1945 ed il fronte cedette. Varsavia fu presa il 12 ed in breve il fronte raggiunse l’Oder.
Finito il conflitto la Polonia aveva perso il 25% della sua popolazione e gli accordi di pace di Potsdam la lasciarono ridotta rispetto a prima della guerra con i confini spostati verso ovest, quello occidentale posto lungo la linea definita dal corso dell’Oder e del Neisse e quello orientale spostato ad ovest di 200 km. Ottenne però la Pomerania ed il porto con l’area industriale di Danzica. Il primo governo fu creato dall’Armata Rossa con l’Unione dei Patrioti Polacchi, creata nel 1943 da Stalin, e fu guidato di Boleslaw Bierut. L’economia polacca fu colonizzata dai sovietici ed in politica estera il governo si allineò al blocco sovietico, Nel 1947 vi furono le prime elezioni che confermarono il governo e nel 1952 fu approvata una nuova costituzione che affidava il potere al Partito Unito dei Lavoratori, ma lasciava formalmente istituzioni democratiche con un parlamento ed altri partiti politici. Nasceva così la Repubblica Popolare di Polonia. In economia fu sviluppata l’industria pesante che divenne la base economica della nazione, la prevista nazionalizzazione dell’agricoltura fu però abbandonata ed il mondo agricolo non subì la collettivizzazione forzata. Nel 1956, dopo la denunzia dello stalinismo da parte di Krushev al XX congresso del partito comunista sovietico, si manifestò l’intolleranza di intellettuali e ceti popolari contro il governo Bierut per la situazione economica che non accennava a migliorare. Vi furono scontri sanguinosi con l’esercito, ma non si arrivò al punto di rottura che avrebbe provocato l’intervento dei Sovietici come in Ungheria. Il più moderato Wladyslaw Gomulka venne eletto a presidente del partito. Questi convinse Mosca della sua fedeltà al comunismo facendo ritirare le truppe già ammassate ai confini e rese più liberale il governo liberando molti degli arrestati. Cominciò il disgelo con l’occidente e, nel 1970, il cancelliere tedesco Willy Brandt venne a Varsavia per riaprire le relazioni diplomatiche con la Polonia, rese omaggio al ghetto e riconobbe i nuovi confini sull’Oder. La crisi economica si fece ancora sentire nel corso del decennio e l’aumento del prezzo dei prodotti alimentari provocò nuove proteste, particolarmente nei cantieri di Danzica; di nuovo l’esercito sparò sulla folla. Prima di Natale Gomulka fu sostituito da Edward Girek e la situazione si normalizzò con alcuni provvedimenti. Arrivarono poi aiuti economici dalla Germania e da altri paesi, ma sopravvenne la crisi del petrolio (1973) che portò al massimo il debito estero nel 1976. L’aumento del prezzo nei beni di consumo fece scoppiare manifestazioni e scioperi. I lavoratori furono sostenuti dalla chiesa cattolica e, quando nel 1978 il cardinale di Cracovia, Karol Wojtyla, fu eletto papa a Roma con il nome di Giovanni Paolo II, i Polacchi ebbero la convinzione di avere dietro un sostegno internazionale. Gli scioperi del 1980 ebbero come conseguenza la nascita del sindacato libero di Solidarnosc (Solidarietà) guidato da Lech Walesa, un operaio elettricista dei cantieri di Danzica che, insieme ad intellettuali e politici dei partiti di opposizione, presentò al governo le proposte per una liberalizzazione pacifica cercando anche di non arrivare alla rottura con il regime. A dicembre dell’anno dopo però, il nuovo ministro della difesa Jaruzelski che aveva sostituito Girek, di fronte alle nuove proteste per l’aggravarsi della crisi economica, si irrigidì e dichiarò la legge marziale, ma la revocò due anni dopo (1983) dopo la visita pastorale di Giovanni Paolo II. La crisi economica e della produzione tuttavia non era più controllabile e nel 1987 il debito estero era arrivato a 40 miliardi di dollari, Jaruzelski propose un referendum per avallare le sue proposte di restrizione economica, ma fu la sconfitta del governo e di tutto il sistema politico. Nel 1989 si aprirono le discussioni con il sindacato Solidarnosc ormai riconosciuto, fu concessa la libertà di stampa e furono promesse libere elezioni politiche che si tennero a luglio e videro la schiacciante vittoria del sindacato. Ad agosto si insediò il nuovo governo con il democratico Tadeusz Mazowiecki, mentre il partito comunista si spaccò sciogliendosi. Il 22 dicembre dello stesso anno cadeva il muro di Berlino e segnava dovunque il crollo del comunismo.
Nel 1990 si tennero le elezioni presidenziali e fu eletto Lech Walesa che nominò primo ministro Bielecki, già ministro delle finanze. Con un programma di drastici tagli alla spesa pubblica, chiusura di impianti industriali e provvedimenti per la riduzione del debito, la Polonia riuscì ad avere prestiti dal Fondo Monetario Internazionale. Il risanamento era avviato, ma il tenore di vita dei Polacchi era peggiorato per l’aumento della disoccupazione. Nel 1991 furono tenute le prime elezioni completamente libere, crebbe il numero dei partiti ed i primi governi furono deboli e caddero. Anche il ritorno di Walesa nel 1993 non riuscì a ricreare l’unità e si acuirono i contrasti fra l’ala liberista che voleva accelerare la trasformazione del paese in senso capitalistico e la corrente di Solidarnosc più sensibile alle conseguenze sociali. Tuttavia la Polonia fu la prima fra i paesi postcomunisti ad incrementare in modo significativo il prodotto interno lordo (PIL) ed a mostrare segni di ripresa. Nel frattempo fu redatta la nuova costituzione del 1997, stabilendo la forma democratica parlamentare a struttura bicamerale ed il nome di Repubblica di Polonia. La nazione fu divisa in 16 regioni o Voivodati. Il presidente della repubblica viene eletto a suffragio universale ogni 5 anni e nomina i membri del consiglio dei ministri. Nel 1999 la Polonia entrò a far parte della NATO e nel 2004 divenne membro dell’Unione Europea.
20.2 DA TORUN FINO A DANZICA.
Si giunge in Polonia all’aeroporto di Vasavia, ma come prima tappa si raggiunge in pullman Torun, città della Pomerania sulle rive della Vistola, che si trova 210 km a nord-ovest di Varsavia. Torun fu la prima piazzaforte creata dall’Ordine dei Cavalieri Teutonici in Pomerania, dopo essere stati chiamati dal duca di Masovia nel 1226 per combattere i prussiani pagani che l’avevano fondata in età medievale. I Cavalieri costruirono un castello e la fortificarono, la città si sviluppò con il commercio del grano verso le coste del Baltico e, con il suo porto fluviale, fu una delle città della Lega Anseatica. L’architettura urbanistica ha preservato l’impronta medievale originale e, per i suoi edifici in stile gotico, è stata inclusa nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Dopo essersi liberata dall’occupazione dei Cavalieri, con la pace di Torun del 1466, accrebbe la sua importanza economica e culturale nella letteratura e nelle scienze. Nel 1473 vi nacque l’astronomo Niccolò Copernico che è ricordato in un museo.
La città vecchia (Stare Miasto) si trova sulla riva destra della Vistola ed il suo migliore panorama si gode dalla riva sinistra dove si è espansa la città moderna. Un grande ponte di ferro attraversa il fiume. L’antica cinta muraria corre lungo il fiume, dove si trovava il porto ed è stata in gran parte preservata con alcune porte e torri principali, fra queste ultime è la caratteristica Torre Pendente, inclinata verso l’interno per un cedimento del terreno. Dalla Porta Principale si entra in città vicino la Cattedrale dedicata ai Ss. Giovanni Battista ed Evangelista, iniziata nel 1250 e finita nel 1500 con l’altissima facciata gotica e la struttura delle hallen kirchen (tre navate di altezza identica). L’interno è stato decorato con altari barocchi ed ha delle belle vetrate. Vicino è il Museo di Copernico nella casa dei suoi genitori, con una bella facciata a gradoni. Vi si trova una raccolta di oggetti d’epoca e manoscritti che ne ricordano la genealogia e le opere, ma non c’è più nulla di Copernico vivente. Molti sono i palazzi dei mercanti con le facciate decorate, frutto dell’artigianato locale. Il centro è il Rynek, la piazza del mercato e del Municipio (Ratusz). Questo è un imponente edificio iniziato nel XIV secolo in mattoni rossi con una torre rinascimentale. Oggi è adibito a Museo Civico e vi si trovano gli appartamenti reali. Nel 1703, durante l’invasione svedese Torun fu bombardata ed il Municipio incendiato.
Si lascia Torun in direzione nord-est per Danzica e ci si ferma a Kwidzyn, un complesso monumentale con castello ed annessa cattedrale del 1320-47 quando la città era capitale della Pomezia Centrale, controllava la Vistola ed era residenza vescovile. Il complesso fu distrutto nel 1500 e poi ricostruito, oggi è un museo con collezioni diverse. La cattedrale è strettamente connessa al castello da dove ha l’ingresso. Il castello ha un vasto cortile ed una torre distaccata, collegata da arcate, che era in origine il mastio.
Proseguendo verso il nord, si raggiunge il vicino borgo di Gniew sulla riva sinistra della Vistola e, per attraversare il fiume, si sfrutta un traghetto con una chiatta guidata da un cavo di acciaio perché non ci sono ponti nelle vicinanze. Si lascia il pullman ad attendere il suo turno per la chiatta ed il gruppo sfrutta il primo passaggio fra i pedoni. Si sale poi a piedi verso il borgo di Gniew. Sulla collina domina il castello gotico dei Cavalieri Teutonici costruito nel XIII secolo e rimaneggiato nel 1500 e nel 1600. L’edificio ha pianta quadrata con torrette angolari ed è circondato da mura difensive che delimitano una spianata dove ora si svolgono in molte occasioni manifestazioni e spettacoli storici. Oggi il castello è sede di un museo e di una scuola. Il vicino borgo ha una piccola piazza del mercato ed una cattedrale neogotica con facciata a gradoni in origine del 1400. II borgo era stato fortificato nel 1273 con una cinta muraria in mattoni rossi che è stata restaurata dopo la guerra.
Ripreso il pullman, si fa un’ultima sosta all’abbazia cistercense di Pelplin, cittadina poco distante da Gniew. La basilica costruita qui nel 1276 dai monaci dell’ordine clunacense, nato nel 1000 in Francia, è una delle più belle in stile gotico della Polonia. I duchi di Pomerania e la nobiltà tedesca, che affiancava l’Ordine Teutonico, avevano chiamato i monaci per dissodare e sviluppare l’agricoltura della regione dando loro dei privilegi ed i monaci crearono questo centro religioso e culturale. In origine l’interno della basilica era semplice e senza orpelli secondo i principi di S. Bernardo. Tre navate senza transetto, un insieme di stili gotico e rinascimentale, dopo il 1500 si arricchì con arredi barocchi, un organo del 1700, un altare tardo-rinascimentale, che è il più grande d’Europa, e dietro un coro con stalli di legno intagliato. Nel museo dell’Abbazia si trova una preziosa bibbia del 1453 stampata da Gutemberg.
Si riparte verso il nord per raggiungere Danzica.
20.2 DANZICA ED IL BALTICO.
Danzica, o Gdansk che è il nome polacco della città, è l’unica grande città portuale della Polonia, posta sulla Motlawa, un ramo ovest della foce della Vistola, in un profonda baia protetta dalla penisola di Hel. La prima città di nome Gdansk risale al X secolo (997) come sbocco commerciale della Polonia sul Baltico. Dopo l’arrivo dei Cavalieri Teutonici la città, rinominata Danzig dal suo toponimo tedesco, prosperò con l’adesione alla Lega Anseatica nel 1361, ma rimase sotto il controllo dei Cavalieri fino al 1454 quando si ribellò all’Ordine insieme alle altre due città anseatiche, Torun ed Elblag, proclamandosi città-stato indipendente con una propria amministrazione e fu riconosciuta dal re di Polonia. Accolse poi la riforma protestante riconoscendo un’ampia libertà religiosa. Durante la guerra dei 30 anni subì assedi e fu occupata diverse volte, ma poi rimase città libera anche dopo la prima spartizione della Polonia del 1772 e fino al 1793 quando fu annessa dalla Prussia. A parte il breve intermezzo del periodo napoleonico, rimase prussiana fino al trattato di Versailles del 1919, dopo la prima guerra mondiale, che le ridiede lo stato di città indipendente come “Libera Città di Danzica” con un corridoio che la collegava alla Germania. Alla fine della seconda guerra mondiale la città, ormai ridotta in macerie, fu annessa alla nuova nazione comunista polacca. I tedeschi che erano stati sempre la maggioranza, emigrarono in massa, sostituiti dai polacchi. Iniziò la ricostruzione e la ripresa industriale intorno ai cantieri navali, ma la crisi economica nel decennio 1970 portò ad una serie di scioperi ed alla nascita del sindacato indipendente di Solidarnosc e le agitazioni proseguirono fino alla caduta del regime comunista nel 1989 ed all’instaurazione dello stato democratico.
Danzica è oggi capitale del distretto amministrativo della Pomerania (Voivodato), sesta città per dimensioni della nazione (470000 abitanti) ed è oggi uno dei suoi maggiori centri economici anche per gli investimenti stranieri, ma molti cantieri sono stati chiusi per fallimento.
La zona nord della città fra la stazione ferroviaria e la Motlawa è la zona cantieristica che è stata il centro delle agitazioni di Solidarnosc contro il regime comunista. Vi si trova il palazzo del sindacato e la piazza Solidarnosc con il memorial, eretto a ricordo dei morti durante le agitazioni del 1980, a forma di tre croci di cemento armato alte 42 m ed il muro delle lapidi. Scendendo lungo la Motlawa si arriva alla città vecchia (Stare Miasto) con gli antichi mulini su un canale deviato dalla Motlawa: il Piccolo Mulino ed il Grande Mulino (Wielki Mlin), la struttura più antica e più grande fatta costruire nel 1400 dall’Ordine dei Cavalieri Teutonici, che ha funzionato per 6 secoli producendo la farina per la città. La chiesa di Santa Caterina del XIV secolo era la chiesa parrocchiale della città vecchia. Nella piazza vicina vi è il monumento all’astronomo Johannes Hevelius (Heweliusz), nato nel 1611 a Danzica e sepolto nella chiesa di Santa Caterina. Nel fondo della piazza si trova il Municipio (Ratusz) della città vecchia in stile rinascimentale. Un’altra statua è quella Giovanni (Janowi) III Sobieski che fermò i Turchi a Vienna.
Il centro di Danzica, raso al suolo dai bombardamenti dell’ultima guerra e ricostruito, è l’antico borgo mercantile o Città Grande (Glowne Miasto) con la sua strada principale la Via Lunga (Ulica Dluga) in direzione est-ovest. L’antica Porta occidentale (Porta Alta) era l’ingresso alla città dalla Strada Reale, percorsa dai re quando venivano in visita ufficiale, ed è stata restaurata nel 1884 in stile manierista con gli stemmi degli Hohenzollern. La Via Lunga passa accanto al Municipio Principale che ha un’alta torre trecentesca ed il moderno orologio. All’interno, al primo piano, vi è la Sala del Consiglio ed ospita il Museo storico. Dopo il Municipio, l’ultimo tratto della strada più largo è detto Lungo Mercato (Dluga Targ) dove si trovano molti edifici nobiliari e di mercanti, in uno vi è una finestra da cui si affaccia una signora alle ore 12. In una delle vie parallele a nord della Via Lunga è la Ulica Mariacka, la strada più ricca ed elegante della città, alla cui estremità occidentale è ubicata la grandiosa cattedrale di Santa Maria, una della più grandi del mondo che può accogliere 20000 fedeli. Fu costruita in 159 anni, dal 1343 al 1502 tutta in mattoni. Per le sue dimensioni e la ristrettezza delle strade che la circondano è difficilmente inquadrabile dall’esterno. L’interno ha una grandiosa navata con l’altare principale costituito da un trittico cinquecentesco e, vicino all’ingresso, un battistero ancora originale, salvatosi dai bombardamenti. Interessante è l’orologio astronomico, copia dell’originale del 1444, in tre sezioni. In alto un teatro meccanico con figure mobili, al centro il quadrante che ha anche le fasi lunari e sotto il calendario. Tornati al Lungo Mercato e percorrendolo fino all’estremità orientale si attraversa la Porta Verde e si giunge al ponte sulla Motlawa dove si ha la vista delle banchine dell’antico porto. In fondo si vede la struttura protesa dell’antica Gru medievale, detta Zuraw, munita di argani meccanici che permettevano di sollevare le merci. La costruzione in legno si è mantenuta identica dal XV secolo ed ai suoi tempi era la più grande d’Europa. Accanto alle banchine sono ormeggiate antiche navi fra cui un galeone. Nelle piccole botteghe lungo le banchine si trova l’ambra gialla ed arancione, la preziosa resina estratta dal Baltico e già importata al tempo dei Romani. L’ambra a Danzica si trova in tutti i negozi, dai più lussuosi ai più semplici e rappresenta un’attrattiva per tutti i visitatori.
Fra i dintorni di Danzica sulla costa baltica occidentale, i luoghi più vicini sono le cittadine di Sopot e Gdynia che si affacciano sul Baltico protette dalla penisola di Hel, una lingua di sabbia e di boschi distante dalla costa. Più a occidente la costa baltica costituisce la parte più a nord della Polonia e comprende il Parco nazionale di Slowinski, una zona di dune sabbiose e grandi lagune chiuse dal lato del mare da lunghe strisce di terra.
Sopot è stata nel XX secolo la spiaggia di Danzica e si trova praticamente alla periferia nord di Danzica. Come centro balneare è molto frequentato da Tedeschi e Svedesi e, i suoi locali beat, dalla gioventù di Varsavia. Vi è un lungo arenile, molti ristoranti ed un grande albergo: il Grand Hotel.
Gdynia più a nord, sorto come villaggio di pescatori, ha avuto uno sviluppo modesto fino alla fine della prima guerra mondiale quando, trovandosi fuori dal territorio della Libera Città di Danzica, rimase territorio della Polonia ed unico sbocco marittimo del nuovo stato. Il governo di Varsavia vi costruì un nuovo porto che diventò in breve il più importante sul Baltico. Allo scoppio della seconda guerra mondiale fu subito occupato dai Tedeschi che ne fecero una base di sommergibili, ma smantellarono gli altri impianti. Oggi è solo un centro industriale e non è più un porto commerciale. All’estremità del molo si ergono due monumenti, uno dedicato alla gente di mare, formato da due grandi alberi di nave in cemento, e l’altro è un monolito dedicato allo scrittore Joseph Conrad, nato nella parte polacca dell’Ucraina nel 1878 e morto in Inghilterra nel 1924 ormai naturalizzato britannico. Nel porto sono ormeggiate due navi ormai storiche; la Pomorza, una fregata polacca utilizzata come nave scuola ed un cacciatorpediniere della seconda guerra mondiale che partecipò alla difesa dell’Inghilterra nel 1942.
Sulla costa nord-occidentale si raggiunge Leba che fino a 500 anni fa si affacciava sul Baltico, ma che ora ne dista almeno un chilometro per il progressivo spostamento delle dune lungo la costa. Vicino Leba si può osservare un nido di cicogne e, non lontano, è l’accesso al Parco Nazionale Slowinski, inserito nel 1977 fra le riserve dell’UNESCO per le sue caratteristiche naturali, le varietà di specie vegetali e le numerose specie di uccelli sia migratori che stanziali. Il parco copre 18619 ettari ed ha un gran numero di itinerari per gite ed escursioni. La parte più attrezzata è vicino all’ingresso e permette di accedere all’area più spettacolare delle dune mediante un trenino elettrico.. Le dune si trovano sulla fascia costiera e migrano verso est spinte dal vento che soffia ad una velocità di 18 km/ora da ovest, spostandosi di diversi metri all’anno e coprendo tutto ciò che incontrano. In passato è stato ricoperto anche un villaggio e molti spazi alberati. L’altezza delle dune dipende dall’intensità del vento e varia da 30 a 42 m. Quando il vento soffia più lentamente, come in primavera, le dune si muovono più lentamente, ma sono più alte; in autunno ed inverno quando soffiano violenti, le dune sono più veloci, ma più basse. Giunti con il trenino al confine dell’area alberata si sale a piedi il pendio della duna fino alla sommità pianeggiante che poi digrada verso il mare che forma il confine nord. Verso sud-est si vede la macchia scura della foresta di ontani. Poche sono le piante che attecchiscono sulla sabbia, fra queste l’Ammophila, un’erba che ha delle lunghe radici. A volte si vedono le aquile volare sulle dune. Nelle foreste vicine vi sono cervi e cinghiali. Durante la seconda guerra mondiale la Wehrmacht (e Rommel) ha utilizzato queste aree sabbiose per l’addestramento delle truppe corazzate alla guerra nel deserto africano.
Sulla via del ritorno si fa una sosta nella cittadina di Lebork a sud di Leba, una cittadina fortificata dai Cavalieri Teutonici con canali fossato poi usati per i mulini. La cittadina fu distrutta nel 1945 dall’Armata Rossa durante l’ultima avanzata e completamente ricostruita nel dopoguerra. Si può visitare la chiesa gotica, in origine del XIV-XV secolo, alcuni canali e il centro.
20.3 Il CASTELLO DI MALBORK.
Lasciata Varsavia si torna verso il sud e, prima di lasciare la Pomerania si fa una sosta per visitare il Castello di Malbork, uno dei 5 più grandi castelli del mondo posto sulla riva destra del Nugat, ramo orientale del delta della Vistola, nel sobborgo di Marienburg. Il castello è stato dal 1309 al 1457 la residenza del Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri Teutonici ed ha rappresentato il centro del loro potere. Copre una superficie di 21 ettari ed è stato inserito nella lista dell’UNESCO.
L’Ordine Teutonico ebbe fin dalle origini un carattere nazionale tedesco a differenza dei Templari e degli Ospedalieri e fu formato dai membri cadetti delle famiglie aristocratiche tedesche. Fu costituito al tempo della Terza Crociata nel 1190 a S. Giovanni d’Acri in Palestina da una confraternita di mercanti di Brema e Lubecca come ordine militare ed ospedaliero sostenuto dai principi tedeschi e chiamato Ordine dei cavalieri dell’Ospedale di Santa Maria in Gerusalemme. Nel 1199 papa Innocenzo III lo confermò ed approvò la regola simile a quella dei Templari. Si stabilì che all’Ordine potevano appartenere giovani di famiglie nobili tedesche con i voti monastici di castità povertà ed obbedienza. La prima sede dell’Ordine fu S. Giovanni d’Acri e, dopo la sua perdita nel 1291, si trasferì a Venezia. L’azione dell’Ordine si trasferì progressivamente dall’oriente all’Europa nord-orientale dove esistevano ancora popolazioni pagane ed il suo obiettivo fu di crearsi uno stato. Nel 1211 fu chiamato dal re Andrea d’Ungheria per evangelizzare i Cumani ed ebbero il territorio del Burgenland da colonizzare, ma divenuti troppo invadenti, furono scacciati nel 1225. Nel 1226 furono chiamati dal duca polacco Corrado di Masovia e dal vescovo di Prussia per combattere gli slavi pagani del nord. Il Gran Maestro si fece anche investire da Federico II e divenne così principe dell’Impero. La guerra di conquista si estese a tutte le regioni slave del nord fino ad oriente in Lituania e coloni tedeschi furono chiamati a coltivare ed abitare le nuove terre. Nel 1308 l’Ordine ebbe riconosciuto dal margravi del Branderburgo il ducato di Pomerania e nel 1309 il Gran Maestro portò la sede dell’Ordine al castello di Malbork. L’Ordine mantenne la sua egemonia nell’Europa settentrionale per tutto il XIV secolo e ebbe ottimi rapporti con la Lega Anseatica che aiutò nella lotta contro Svezia e Danimarca. Quando il principe di Lituania Jagellone si imparentò con la casa di Polonia e si convertì al cristianesimo, le popolazioni slave si coalizzarono contro il predominio dell’Ordine ed una sua spedizione militare finì con la sconfitta di Grunwald nel 1410. Poco dopo seguì la rivolta delle città che reclamavano la loro indipendenza ed iniziò la guerra dei 13 anni finita con la pace di Torun nel 1466. Cominciò la decadenza dell’Ordine che fu costretto ad assumere truppe mercenarie ceche che, non essendo state pagate, vendettero il castello di Malbork al re di Polonia nel 1457. Persa ormai la sua potenza militare e politica, l’Ordine fu secolarizzato nel 1525, il Gran Maestro aderì al protestantesimo ed ebbe lo stato della Prussia (Pomerania) orientale. Un altro ramo dell’Ordine rimase cattolico e, dopo Napoleone, ebbe la sua sede a Bolzano (Austria) e mantenne il suo carattere nobiliare.
Il castello non fu mai espugnato, nemmeno durante la guerra dei 13 anni quando fu assediato, ma è stato distrutto e ricostruito quattro volte: nel 1655 durante l’invasione svedese, nel 1772 durante la prima spartizione della Polonia, quando fu trasformato in edificio residenziale, demolito in parte nel 1882 e restaurato nello stile romantico, ed infine nel 1945 durante l’ultima guerra quando fu ridotto in rovine. Durante la dinastia degli Jagelloni divenne la loro residenza estiva.
La migliore vista panoramica del castello si ha dalla riva sinistra del Nugat da dove si distinguono i due blocchi, a destra il Castello Centrale ed a sinistra quello detto Alto (Antico). Per la visita si entra prima nella zona periferica in un grande piazzale dove si trovano una serie di edifici ausiliari il più lungo dei quali comprende la Cappella di S. Lorenzo e l’infermeria per la servitù. La facciata del Castello in fondo al piazzale ha al centro l’Androne di ingresso con il ponte levatoio ed una serie di passaggi difesi attraverso i quali si entra nel cortile interno. Sulla destra vi era l’infermeria, il refettorio con le cucine ed il Palazzo dei Grandi Maestri, un grande edificio a torre dove si trovano gli appartamenti del Gran Maestro con le sale di recente restauro. Nell’ala sinistra del cortile ha sede oggi il museo dell’Armeria che ha una ricca collezione di armi da taglio e da fuoco ed armature fino al 1600; fra queste è interessante quella indossata dalla cavalleria degli ussari polacchi che partecipò alla battaglia di Vienna contro i Turchi nel 1683. Dietro le spalle i cavalieri reggevano una struttura metallica mobile ricoperta di piume, come delle ali, che spaventava i cavalli avversari. In fondo al cortile c’è il Monumento ai quattro Grandi Maestri dell’Ordine in bronzo costruito dai Prussiani all’inizio del 1900. Il primo a sinistra è Herman von Salza (1210-1239), amico e consigliere di Federico II, il secondo è Sigfrid von Feuchtwangen che trasferì la sede a Malbork, il terzo è Winrich von Kniprode (1351-1382) e l’ultimo è il margravio Alberto di Brandeburgo che nel 1525 secolarizzò l’Ordine. Nell’angolo destro del cortile c’è il passaggio al Castello Alto con un ponte levatoio su un fossato secco. A questa parte del castello avevano accesso solo i Cavalieri dell’Ordine (monaci). Sulla porta è posto un pannello in laterizio rappresentante un cavaliere in armatura. Il castello Alto ha un cortile con al centro un pozzo per la riserva d’acqua del castello e sulla cuspide un pellicano di bronzo che nutre i piccoli, simbolo di carità materna. Al primo piano c’è un loggiato che da sul cortile e la grande Sala del Consiglio dove veniva eletto il Gran Maestro dai 60 membri. Questa parte è stata restaurata nel 2002, decorazioni e vetrate sono della fine del 1800. Negli antichi dormitori c’è ora un’esposizione di sculture sacre lignee. L’antica Cappella del castello è andata distrutta nel 1945 perché, usata dai Tedeschi come santa barbara, è esplosa durante il bombardamento dei Russi. Ancora non si è deciso se e come restaurarla. Separata dal nucleo di questo castello c’è una torre che era il mastio per l’ultima difesa.
Lasciato il castello di Malbork, a sera si raggiunge la città di Poznan.
20.4 POZNAN E DINTORNI.
La città di Poznan si trova sulle rive del fiume Warta, affluente dell’Oder (Odra). Trovandosi in una posizione strategica perché attraversata da antiche vie di comunicazione, fu nel medioevo un importante centro economico ed oggi è nella rete stradale e ferroviaria che collega Berlino a Mosca. La città ha 600000 abitanti e, dopo Cracovia, è forse la più bella della Polonia. La sua origine risale al X secolo quando fu creato un punto fortificato in un’isola fra due rami del Warta e Mieszko I della famiglia dei Piast, adottata la religione cattolica, vi eresse la prima cattedrale. Il luogo fu allora chiamato Ostrow Tumski o Città della Cattedrale. Il figlio Boleslao I fu poi incoronato a Poznan nel 1025 re di Polonia, ma la capitale del regno fu Gniezno, luogo sacro per la tomba di S. Adalberto. Poznan divenne capitale del ducato della Grande Polonia dal 1138 al 1295 durante la divisione regionale. Il centro cittadino si sviluppò sulla riva sinistra del Warta che era la più alta, mentre quella destra orientale era bassa e facilmente inondabile. Nel XIII secolo vi si stabilirono mercanti tedeschi che contribuirono al suo sviluppo economico. Il Palazzo Comunale nella piazza del Mercato fu costruito nel 1500, in epoca rinascimentale. Sfuggì all’invasione svedese dopo la guerra dei 30 anni. Alla spartizione della Polonia, Poznan fu annessa dalla Prussia prendendo il nome tedesco di Posen ed ebbe il vantaggio di entrare prima a contatto della rivoluzione industriale. Con la pace di Tilsit del 1807 Napoleone creò il Granducato di Varsavia che comprendeva Poznan ed il territorio della grande Polonia. Caduto Napoleone, il congresso di Vienna lo trasformò nel Granducato di Posen, provincia autonoma del regno di Prussia con capitale Poznan e che durò fino al 1848 quando, dopo una serie di rivolte, fu tutto riassorbito nel regno di Prussia. Nel dicembre 1918 tornò alla Polonia, ma la seconda guerra mondiale la lasciò semidistrutta e venne il regime comunista contro cui crebbe l’opposizione di operai e studenti fino alla rivolta del 1956.
Il cuore antico della città è l’Isola della Cattedrale (Ostrow Tumski) fra il Warta ed il suo ramo Cybina e vi sorge la cattedrale gotica ricostruita sul luogo della prima del X secolo. Nei sotterranei sono stati rinvenuti i resti delle chiese preromaniche e ricostruite le varie fasi della sua storia. Nella cripta vi sono numerose tombe, forse di vescovi e dei primi re Piast. Nei secoli la chiesa fu trasformata in forme romaniche, barocche e neoclassiche, ma distrutta nel 1945 dai bombardamenti russi, è stata ricostruita nelle forme gotiche originali. La facciata è in mattoni rossi e pietra nera affiancata dalle due torri gemelle. L’interno ha la grandiosità del gotico e sull’altare ha un trittico dorato a due ante. In una cappella c’è la statua del cardinale Wyszynski condannato dalle autorità comuniste nel 1953 per attività sovversive. Su un pilastro c’è la lastra sepolcrale in bronzo di un guerriero in armatura, rubata dai Tedeschi e poi ritrovata in Russia.
Il centro storico e moderno di Poznan è la Città Vecchia (Stare Miasto) con la grande Piazza del Mercato (Stary Rynek) che ha al centro il palazzo del Municipio in stile gotico, costruito fra il XV ed il XVI secolo con un’alta torre e ricostruito dopo l’incendio del 1536 dall’architetto italiano Giovanni Quadro di Lugano che aggiunse una loggia e un attico. Il 60% circa della vecchia città fu raso al suolo durante la seconda guerra mondiale, ma poi fu meticolosamente ricostruito nel decennio 1950 negli stili del rinascimento e del barocco. Sulla facciata del Municipio prospiciente la piazza, vi è un Orologio che alle ore 12 fa uscire due capretti metallici i quali ad ogni rintocco si scontrano a cornate. Una storia racconta che all’inaugurazione del palazzo il cuoco, avendo bruciato l’arrosto, si giustificò dicendo che i capretti gli erano sfuggiti e si erano azzuffati. Intorno alla piazza sono state ricostruite tutte le antiche case dei mercanti con le facciate dipinte e decorate ed accanto al Municipio vi è una fontana con il Ratto di Proserpina. Il Municipio ospita oggi il Museo Storico della Città dove è conservata la prima coppia di capretti dell’orologio sostituita nel 1913 e il meccanismo originale. Si visita la Sala del Consiglio con il magnifico soffitto rinascimentale, decorato a stucco con animali, segni zodiacali e gli stemmi delle città fra cui quello di Poznan con l’aquila. In un angolo della piazza sorge il Duomo dedicato a San Stanislao e costruito dai gesuiti nel 1600 nello stile barocco romano. All’interno ha una falsa cupola come quella della Chiesa del Gesù a Roma.
La lotta per la libertà contro il regime comunista è ricordata nel monumento delle Due Croci costruito nel 1981 in memoria della rivolta del 28 giugno 1956 che ebbe una grande risonanza anche all’estero perché scoppiata mentre si svolgeva la Fiera Internazionale ed erano presenti molti stranieri. Vicino sono anche i ricordi di Auschwitz.
Poznan è anche una città industriale il cui maggiore sviluppo è iniziato nei primi del 1900 con le fabbriche di parti ferroviarie ed agricole ed oggi ha stabilimenti della Volkswagen. Recentemente alcune antiche fabbriche, ormai al centro della città, sono state riconvertite per altri impieghi come una Fabbrica di Birra che è diventata un centro commerciale molto frequentato.
Lasciata Poznan il mattino del 14 agosto, prima di prendere la strada per Breslavia (Wroclaw) verso sud, sia fa sosta, nelle vicinanze, al castello di Kornik ed ai giardini di Rogalin, due residenze della nobiltà polacca che risentono dell’influenza prussiana e che si sono perfettamente conservate.
Kornik fu costruito intorno al 1450 come un castello con quattro torrette medievali. Dopo essere passato più volte di proprietà, nel 1700 fu trasformato in un palazzo neo-tudor con una collezione di arredamenti ed oggetti d’epoca fra cui armi, sculture e trofei di caccia. Il proprietario Titus Dziakynski, dal 1776 al 1861, vi ha creato anche una raccolta di libri di 320000 volumi. All’interno vi è un sala da pranzo, pavimenti in legno e porte di legno lavorate, un’armeria con corazze ed un esemplare di armatura della cavalleria polacca con le ali piumate usata nella guerra contro i Turchi, una sala moresca ed una saletta con trofei di caccia. La dimora ha dietro un grande parco (arboretum) avente un’area di 50 ettari che raccoglie circa 3000 specie e varietà di alberi e piante di grande interesse didattico e scientifico. Al centro del parco si trova un lago.
Anche il complesso di Rogalin è formato da un palazzo e da un parco. La residenza, appartenuta alla nobiltà polacca prussiana, è di stile barocco-neoclassico e fu usata durante il regime comunista come comando dell’Armata Rossa. Dopo il 1958 fu trasformato in museo con quadreria di opere polacche ed europee del XIX e XX secolo. Il parco ha giardini alla francese con querce centenarie, alcune di 600 anni.
20.4 BRESLAVIA.
Breslavia, il cui nome polacco è Wroclaw, è la quarta città della Polonia, capitale del Voivodato della Bassa Slesia ed è stata la capitale storica della Slesia germanica fino alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945. La città è attraversata dall’Oder (Odra) che ha un percorso tortuoso e forma diverse isole dove hanno avuto origine i primi insediamenti e, nel X secolo, fu sede di un ducato di Boemia. Il primo re di Polonia, Boleslao I nell’anno 1000 ne fece una sede vescovile. Durante la divisione regionale della Polonia, fino al 1335, fu governata dai duchi della casa dei Piast, ma nel XIII secolo fu distrutta nell’invasione dei Tartari. Finito il ducato, la Slesia e la città passarono prima sotto il regno di Boemia, la città fu amministrata dalle corporazioni degli artigiani ed ebbe prosperità economica e libertà religiosa. Nel 1526 gli Asburgo furono riconosciuti anche re di Boemia, ma i protestanti non vennero perseguitati. Con la pace di Vestfalia (1648), finita la guerra dei 30 anni, a Breslavia penetrò la Controriforma, nel 1702 fu creata l’Università, entrarono nuovi ordini monastici cattolici e fu introdotto il barocco nell’architettura. Fu costruito un canale che collegava l’Oder alla Sprea e si sviluppò l’industria tessile. Con la spartizione della Polonia, Breslavia passò alla Prussia, fu germanizzata e divenne un centro industriale. I polacchi si ridussero drasticamente e tornarono solo alla fine della seconda guerra mondiale quando la città tornò alla Polonia e vi arrivarono i polacchi scacciati dalle nuove frontiere con l’Unione Sovietica. All’arrivo dell’Armata Rossa la città era stata distrutta quasi completamente.
La parte più antica è il quartiere di Ostrow Tumski, la città della Cattedrale, un gruppo di isolette dell’Odra collegate da ponti di ferro. Vi si trova la cattedrale di S. Giovanni Battista ricostruita completamente dopo la guerra nelle sue antiche forme gotiche con le sue due alte torri ed il magnifico portale. Fu iniziata nel 1244 e completata nel 1361, l’interno è basilicale a tre navate. In un’altra isoletta si trova la chiesa di San Giovanni Nepomuceno del XIV-XV secolo detta anche Santa Maria della Sabbia per i problemi delle fondazioni dovute al terreno sabbioso. L’interno ha la struttura delle hallen kirchen, statue a metà dei pilastri ed altari a trittici.
Il centro della città è il solito Rynek con al centro il palazzo del Municipio che ha sulla facciata un orologio astronomico del tardo 1500. Intorno al Rynek sono state ricostruite le antiche case dei mercanti che hanno preso i nomi dalle decorazioni delle facciate: la casa dei Grifi (1575), la Casa delle statue, la Casa dei rilievi (1750). Sul lato nord occidentale della piazza vi è la chiesa di Santa Elisabetta della fine del 1300.
Un’opera interessante è il Palazzo del Centenario costruito fra il 1911 ed il 1913 che è la prima struttura in cemento armato d’Europa, la più grande di questo genere al suo tempo. Fu costruito per il centenario della battaglia di Lipsia (16-19 ottobre 1813) dall’architetto Max Berg. Si tratta di una Sala di Udienze circolare di 65 m di diametro e 42 m di altezza. Nel 2006 è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
A sera si raggiunge a sud-est la città di Cracovia distante 310 km.
20.5 CRACOVIA.
Cracovia (Krakow) è la città che più a lungo è stata capitale della Polonia ed è oggi il centro turistico più importante della nazione. Essendo rimasta quasi completamente risparmiata dall’ultima guerra, ha conservato intatte le parti più monumentali che l’UNESCO ha inserito fra i Patrimoni dell’Umanità.
Il nucleo originario della città si trova nella collina di Wawel, 25 m sopra il livello della Vistola (Wisla), unico punto difendibile della zona essendo circondato dalle acque del fiume e da zone acquitrinose. Qui fu creato un castello che dal 1038 al 1596 fu la sede dei re di Polonia. La cattedrale di Wawel, dove venivano incoronati i re polacchi, è stata anche il luogo di sepoltura di quasi tutti i re e degli eroi nazionali.
La città medievale si trova a nord del Wawel e forma la Stare Miasto (Città Vecchia) circondata da parchi che corrispondono all’antica cinta muraria ed ha al centro la più grande piazza medievale d’Europa, il Rynek Glowny (Piazza del Mercato). Nel 1240 la città fu distrutta dai Tartari e poi ricostruita dal duca Boleslao V (1243-79). Il Re Casimiro III il Grande ricostruì il castello, accolse gli Ebrei che fondarono a sud-est del Wawel un nuovo quartiere che fu detto Città di Casimiro (Kazimierz) che a quel tempo formava un’isola con un ramo della Vistola poi scomparso. In questo periodo Cracovia era diventata la città più bella d’Europa. Il XVI secolo fu un altro periodo fortunato per la città. La venuta di Bona Sforza nel 1518, moglie di Sigismondo I Jagellone, fu accompagnata dall’arrivo di numerosi nobili ed artisti italiani che portarono la cultura rinascimentale e la città ebbe un volto nuovo. La decadenza di Cracovia iniziò con il passaggio della capitale a Varsavia nel 1596 deciso da Sigismondo III, il primo della dinastia Vasa, anche se Cracovia rimase per molto tempo il luogo di incoronazione dei re. Ci fu poi l’invasione svedese di Carlo Gustavo e nel 1700 vi furono ancora incursioni degli Svedesi e dei Russi. Nel 1794 scoppiò la rivolta nazionale di Kosciunzko che da Varsavia si propagò fino a Cracovia, fu subito repressa da Russia e Prussia e portò all’ultima spartizione della Polonia dopo la quale la città passò all’Austria. Con il Congresso di Vienna Cracovia fu fatta Città Libera, nel 1848 tornò all’Austria, ma mantenne un primato culturale e politico fra i Polacchi ed a Cracovia si organizzarono le prime legioni polacche che la liberarono durante prima guerra mondiale. Nel 1939 Cracovia fu occupata dai Tedeschi e divenne sede del governo nazista, iniziarono le deportazioni nella vicina Auschwitz dove finirono anche tutti gli Ebrei del ghetto. All’arrivo dell’Armata Rossa i Tedeschi si ritirarono e la città fu risparmiata dai bombardamenti. Il nuovo governo della Repubblica Popolare accentuò la funzione industriale della città dando sviluppo alle acciaierie del quartiere di Nowa Huta. L’opposizione al regime fu sostenuta dall’elemento cattolico ed il cardinale Karol Wojtyla, che doveva essere eletto papa nel 1978, ne fu l’animatore.
Il cuore storico di Cracovia, la collina di Wawel, si raggiunge da nord passando sotto una torre ed una porta e si entra nel vasto cortile rinascimentale del Palazzo Reale con la loggia, centro della cittadella, opera dell’architetto fiorentino Francesco della Lora. Si possono visitare gli appartamenti privati, ma non ci sono mobili originali e gli arredi hanno tutti origini diverse. Si sono conservate le collezioni di arazzi, che erano state portate in Canada con altri oggetti prima della guerra, e le magnifiche porte tutte decorate in modo diverso. Vi sono molti ritratti dei membri delle famiglie reali polacche. Tra le sale quella di Rappresentanza, la Sala del Trono e la Sala da Ballo con il balcone per l’orchestra. Accanto alla mole del Castello, è la cattedrale, che era la chiesa reale dedicata a S. Venceslao e a S. Stanislao, costruita la prima volta nel secolo XI in stile gotico e diventata nel tempo una miscela di stili diversi. Sulla torre medievale accanto alla cattedrale si trovano le 5 campane, la più grande delle quali è di 8 tonnellate, fusa con i cannoni tolti ai Russi dopo una vittoria. Dalla collina si ha un bel panorama sulla Vistola ed i dintorni.
Il quartiere ebraico di Cracovia, detto Kazimierz, è poco a sud-est dal Wawel, tutto zona medievale del 1300, ed è stato il centro commerciale e religioso della comunità ebraica fino alla deportazione in massa degli abitanti durante l’occupazione tedesca. Si calcolano a 65000 gli Ebrei di Cracovia uccisi dai nazisti. Il quartiere, che nel 1500 era circondato da mura, si sviluppa intorno alla via Szeloka (via Larga) e vi sono 7 sinagoghe principali e la piazza del Mercato dove si tiene oggi un piccolo mercato di antiquariato. Fra le sinagoghe storiche restaurate vi è quella “Alta” la più vecchia della Polonia, la Izaka, la Remu del 1558 e quella dei Progressisti di una setta più liberale. Il quartiere oggi è diventato popolare, frequentato da artisti e centro di attività culturali, concerti e mostre, ed il Festival della Cultura Ebraica.
La Stare Miasto, detta anche città di S. Floriano protettore dei vigili del fuoco, era circondata da mura costruite in 3 anni dal 1496, delle quali sono rimaste alcune parti interessanti sul lato nord. Fra queste il Barbacan, una struttura difensiva formata da bastione e torri, un tratto di mura e la Porta di S. Floriano sovrastata da una torre. Nel 1800 Francesco II d’Austria fece demolire le fortificazioni creando intorno una corona di parchi e solo poche strutture si salvarono perché proteggevano l’abitato dai venti del nord. La città vecchia ha il suo centro nella Piazza del Mercato, la più grande del medioevo rimasta in funzione fino al XIX secolo. Casimiro il Grande nel 1358 vi fece costruire un grande edificio dedicato al Mercato dei Tessuti (Sukiennice) risistemato nel rinascimento con una facciata ricca di decorazioni e completato nel 1800 con portici, bar ed una galleria d’arte. Oggi vi si trova un mercato di oggetti artigianali sempre affollato di turisti. La piazza era anche il centro del commercio dell’ambra usata per scopi curativi pure dai Romani. Intorno alla piazza si trovano molte antiche case di mercanti, ristoranti e negozi. Sul lato nord-est vi è l’antica chiesa gotica di Santa Maria (Mariacki) con due torri asimmetriche, alte 81 e 69 m, ed una serie di guglie. La chiesa è stata rifatta dopo essere stata distrutta dai tartari nel 1240. Si racconta che un trombettiere, messo di guardia su una delle due torri, mentre suonava per avvertire i cittadini, fu interrotto da una freccia che lo uccise. Ogni giorno alla ore 12 si ripete il suono della tromba bruscamente interrotto per ricordare l’avvenimento. La chiesa era precedente alla piazza e per questo la facciata non è in linea con gli altri edifici. Nell’interno la navata maggiore termina con l’altare sovrastato da un polittico in legno di tiglio intagliato con scene della Sacra Famiglia opera di un maestro di Norimberga del 1400. Le vetrate dell’abside sono ancora quelle originali. Nell’angolo sud-est della piazza si trova una chiesetta isolata, ricostruita su una precedente del X secolo e dedicata all’evangelizzatore S. Adalberto. Vicino vi è un’antica carrozza a ricordo del servizio postale del 1800.
All’estremità nord della via Jana, che parte dalla piazza del Mercato, vi è un complesso museale che raccoglie le collezioni d’arte della famiglia Czartoryski fra cui il dipinto del Buon Samaritano di Rembrandt e la Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci. Quest’ultimo, eseguito da Leonardo fra il 1488 ed il 1490, fu acquistato dalla figlia del fondatore del museo e fu detto della “bele Ferroniere”, in realtà rappresenta Cecilia Gallerani, all’epoca di 16 anni, amante di Ludovico il Moro che era detto “l’ermellino bianco”. L’ermellino era detto anche “gale” e rappresentava le virtù dell’equilibrio e della pacatezza con riferimento alla Gallerani.
Ad ovest della piazza, sulla Ulika Jagienllonska si trova il quartiere universitario con le varie facoltà, creato in origine durante la dinastia degli Jagelloni. Il Collegium Maius è l’edificio più antico del XIV secolo, con un bel cortile gotico e una fontana centrale. Da questa università uscì Copernico. Vicino si trova la chiesa di Sant’Anna dove si inaugurava l’anno accademico.
A sud della Piazza si trova la Basilica dei Francescani con un chiostro che mostra una collezione di ritratti di vescovi e nella chiesa, frequentata dal cardinale Wojtyla, vi è una moderna vetrata liberty di un artista polacco che rappresenta il Dio Creatore. Sempre scendendo si incontra ad est la chiesa di S. Pietro e Paolo che porta sulla balaustra anteriore le statue dei 12 apostoli ed all’interno è stata riprodotta l’esperienza del pendolo di Foucault.
Scendendo ancora verso la collina di Wawel si passa vicino all’Arcivescovado dove su una finestra è riprodotta l’immagine di papa Wojtyla, Giovanni Paolo II, a ricordare la sua visita a Cracovia.
20.5 DINTORNI DI CRACOVIA.
Partendo da Cracovia si visitano tre località vicine: la Miniera di sale di Wieliczka, quasi alla periferia della città, il complesso dei campi di concentramento di Auschwitz presso la cittadina polacca di Oswiecim, ad ovest di Cracovia, ed il santuario della Madonna Nera di Czestochowa, a nord-ovest, attraversando l’altopiano carsico lungo l’itinerario detto dei Nidi d’Aquila.
La Miniera di Wieliczka è una delle miniere di salgemma più antiche della Polonia che ha funzionato senza interruzione fino a 11 anni fa, a partire dal XIII secolo, ed è stata una delle maggiori ricchezze della Polonia specie nel XIII secolo, quando il suo reddito era 1/3 del totale dello stato, e Casimiro il Grande stabilì gli statuti delle saline. La miniera si è formata circa 13,5 milioni di anni fa, quando qui c’era il mare. La roccia è grigia per la presenza di sabbia ed argilla, ma vi sono parti di salgemma bianco. Le gallerie hanno raggiunto la lunghezza di 320 km su 9 livelli e si arriva ad una profondità di 327 m. La tradizione di costruire statue ed arredi di sale è iniziata dopo un incendio scoppiato nel 1696, quando si proibì di usare il legno nell’arredo di cappelle e delle sale dentro la miniera. Da allora il percorso accessibile ai visitatori, oggi di 3,5 km, si è arricchito con un trentina di sale ricche di decorazioni e sculture eseguite direttamente sulla roccia. I visitatori sono circa un milione l’anno. Il particolare microclima secco della miniera ha indotto a creare all’interno anche un centro di cura e riabilitazione per malattie respiratorie ed allergie; la temperatura all’interno è costante, circa 14-15 °C.
La visita inizia scendendo con gli ascensori della miniera al primo livello, 64 m sotto. Nella prima sala si trova la statua di sale di Niccolò Copernico (Mikolaj Kopernik) che regge il globo, scolpita nel 1973 per il cinquecentesimo anno della sua nascita (1473); seguono una serie di scene scolpite, una rappresenta la leggenda della scoperta della miniera fatta dalla principessa d’Ungheria Kinga (Cunegonda) che, venendo a Cracovia per sposare il re di Polonia Boleslaw V (1243-1279), ritrovò qui miracolosamente l’anello di fidanzamento perduto. Altre scene riguardano il lavoro nella miniera: la statua del minatore che controllava con una lanterna la presenza di gas metano, l’uso dei cavalli per il trasporto del materiale, le attrezzature per il sollevamento, statue di gnomi. Vi sono anche laghi sotterranei. Si scende poi a piedi fino al secondo livello (-90/120 m) e si giunge alla grande aula della chiesa dedicata a Santa Kinga, alta 36 m e tutta scavata nella massa di salgemma ricca di sculture sulle pareti, con statue, arredi sacri e lampadari tutti composti di sale. Tra le statue di personaggi storici, non mancano quelle di papa Wojtyla e del maresciallo Pilsudski.
Auschwitz è diventato il simbolo del genocidio e dell’Olocausto degli Ebrei nell’ultima guerra. Il complesso di Auschwitz (nome dato dai Tedeschi) fu scelto nel dicembre 1939 vicino all’abitato di Oswiecim ad ovest di Cracovia dove si trovava una caserma dell’artiglieria polacca servita dalla rete ferroviaria ed abbastanza isolata. La destinazione originaria era quella di un campo di concentramento e smistamento per i prigionieri polacchi, ma presto il campo fu organizzato in tre sezioni (lager). Auschwitz I, ex fabbrica di gomma e benzina, fu il centro amministrativo in cui furono concentrati intellettuali polacchi, oppositori di altre nazionalità, seguiti dai prigionieri di guerra sovietici e fu operativo al giugno 194. Auschwitz II-Birkenau divenne il vero campo di sterminio per Ebrei e zingari e politici oltre agli internati per i campi di lavoro e fu operativo dall’ottobre 1941. L’ultimo era Auschwitz III che concentrava gli internati per il lavoro forzato e gravitava intorno ad un complesso industriale di derivati del carbone I.G. Farben, divenuto dopo la guerra la Farmaceutica Bayer.
La decisione per la “soluzione finale del problema ebraico” fu presa dal Terzo Reich nel gennaio 1942 e fu messo in atto il piano di sterminio del popolo ebraico di tutta Europa, diretto dai corpi speciali delle SS, con l’uso delle camere a gas e dei forni crematori. I deportati arrivavano in vagoni merce da tutti i paesi conquistati, fino da 2000 km di distanza nel caso della Francia; all’arrivo venivano selezionati dal personale medico delle SS ed in media solo il 25% era destinato al lavoro e poteva per il momento sopravvivere, gli altri venivano mandati direttamente alle camere a gas (a base di cianuro) camuffate da docce dove morivano in 15 minuti e, dopo 30 minuti, erano portati ai crematori dai Sondercommando, prigionieri segregati destinati anche loro alla morte. Dai cadaveri venivano recuperati tutti gli oggetti di valore ed utili, anche i capelli, ed inviati in Germania, il resto era bruciato. A Birkenau vi erano 4 forni crematori e le ceneri venivano buttate nei campi e nella Vistola. Quando le SS realizzarono che presto l’Armata Rossa sarebbe arrivata, cercarono di distruggere tutte le prove smantellando camere a gas, crematori e baracche, bruciarono tutti i documenti e trasferirono in Germania la maggior parte dei prigionieri. Circa 7500 persone, fra anziani malati e bambini, in maggioranza gemelli perché usati negli esperimenti del dott. Mengele, furono liberati dall’Armata Rossa il 27 gennaio 1945.
Il 2 luglio del 1947 il Parlamento Polacco decise di istituire il Museo di Stato di Oswiecim nei luoghi di Auschwitz I e II e nel 1979 l’UNESCO incluse questi due campi nella lista del Patrimonio dell’Umanità. Il Museo è oggi visitato ogni anno da circa un milione di persone.
Per primo si visita il campo di Auschwitz I. L’edificio del Museo raccoglie tutte le testimonianze della vita del campo raccolte dopo la guerra e si possono vedere dei documentari. Il perimetro del campo è stato mantenuto come in origine ed anche gli alberi lungo i viali sono quelli originali di prima della guerra ed alcuni cominciano ad essere vecchi. Intorno vi è una doppia recinzione in ferro spinato collegato all’alta tensione. All’ingresso è la famosa targa con la scritta “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) e vicino è la prima camera a gas. Nel piazzale, vicino all’ingresso con la garitta dei sorveglianti, sostavano i prigionieri destinati al campo di lavoro per l’appello al mattino ed al ritorno di sera, quando portavano con loro i morti e potevano attendere anche a lungo. La media di vita del campo era di 5 mesi per gli uomini e 3 per le donne. Nel 1940 arrivò qui il primo gruppo di circa 700 prigionieri politici polacchi. Nel settembre 1941 fu eseguito il primo esperimento con il gas su un gruppo di prigionieri. Gli ebrei cominciarono ad arrivare a metà 1942 fino al maggio 1944. Qui arrivarono anche 40000 italiani e ne morirono 37000; vi erano 8369 ebrei e fra questi Primo Levi che si salvò. Alcune baracche sono state mantenute secondo la loro funzione, dormitori con letti a castello e lavatoi, altre sono state usate come mostre per gli oggetti recuperati: occhiali, scarpe, giocattoli dei bambini, vesti religiose degli ebrei, protesi di invalidi, capelli tagliati ai morti. In fondo al campo vi sono i blocchi 10 e 11 dove fra il 1941 ed il 1943 furono uccise parecchie migliaia di prigionieri, soprattutto prigionieri politici polacchi, capi delle organizzazioni clandestine e persone condannate in altri luoghi e portate qui per l’esecuzione. Nell’attesa venivano tenuti in una prigione sotterranea del blocco 11 in spazi ristretti e senza aria. Qui si trova la prigione di padre Kobe, ucciso il 14 agosto 1942 sostituendo un altro prigioniero. Fuori si trova il “muro della morte” dove venivano fucilati i condannati ed è diventato un luogo della memoria. In una baracca è stata allestita una Mostra dell’Italia con graffiti e disegni eseguita da Giordano Quattri e vi ha collaborato Primo Levi.
Nel campo di Auschwitz I morirono circa 70000 persone. Il comandante del campo Rudolf Hess, dopo la guerra fu giudicato a Varsavia dai Polacchi ed impiccato davanti all’ingresso.
La seconda parte della visita è dedicata ad Auschwitz II-Birchenau dove trovarono la morte più di un milione di persone e dal 1942 fu dedicato principalmente agli Ebrei ed alle minoranze. La linea ferroviaria entrava direttamente nel campo passando nell’arco sotto la torre di ingresso e si fermava nel piazzale dove i deportati venivano fatti scendere, selezionati ed avviati alle baracche o direttamente alle camere a gas. Vi erano 300 blocchi di baracche e nel 1944 il campo raggiunse i 100000 internati adatti al lavoro, ma destinati pure a morire di stenti e malattie. Dopo lo smantellamento operato dalle SS prima dell’arrivo dell’Armata Rossa, sono rimaste circa sessanta baracche. Una visione d’insieme del campo si ha salendo sulla sommità della torre di guardia all’ingresso. Il viale centrale, lungo almeno 1,5 km porta all’estremità del campo dove ci sono i resti di una camera a gas e di un crematorio.
Il giorno 18 agosto si lascia Cracovia per visitare il santuario di Czestochowa e quindi proseguire per la capitale Varsavia, ultima tappa del viaggio. Nel percorso da Cracovia al santuario si attraversa un altopiano carsico del periodo giuriassico (circa 150 milioni di anni fa) con alture rocciose e gole dove si trovano numerose rovine di castelli medievali abbandonati. Tra questi il castello di Olsztyn del XII secolo. Questi castelli furono distrutti durante l’invasione svedese di Carlo Gustavo del 1600 ed il percorso viene denominato come “Itinerario dei Nidi d’Aquila”.
Czestochowa è il luogo di pellegrinaggio più frequentato dai cattolici polacchi e di altre nazioni specie il 15 di agosto per il culto della Madonna Nera la cui icona miracolosa è stata donata al monastero nel XIV secolo dal re di Polonia. Si trova su una collina detta Jasna Gora (montagna luminosa) ed il luogo fu fin dal medioevo un punto fortificato e, durante le guerre di religione, il principale centro di resistenza dei cattolici. Nel 1655 resistette per 6 settimane all’assedio svedese e da qui partì la controffensiva dei Polacchi. Nel 1770 resistette ad un altro assedio da parte dei Russi. Si salvò nella seconda guerra mondiale nonostante fosse stato minato dai Tedeschi e fu poi un centro di resistenza contro il regime comunista.
Il santuario fu costruito nel XV secolo in stile gotico e ricostruito barocco nel 1600. Il monastero è oggi retto dai Padri Paolini e dalle Orsoline. Il centro del culto è la basilica dove è esposta l’icona della Madonna sopra l’altare, scoperta durante le funzioni ed alla fine ricoperta da un pannello d’argento. La Madonna è detta Nera perché i colori si sono scuriti nel tempo. Sopra la sacrestia nel 1600 è stata costruita una sala per custodire il tesoro del santuario costituito da ex-voto, di grande valore anche artistico o di semplice testimonianza, raccolti nei secoli ed accuratamente catalogati.
Lasciato il santuario, si prende l’autostrada per Varsavia ed in serata si raggiunge la capitale.
20.6 VARSAVIA.
Varsavia, sulla riva sinistra della Vistola, ebbe uno sviluppo tardivo e nel XIII secolo era ancora un villaggio, quando il duca di Masovia lo scelse come residenza e fondò il primo castello, ma rimase ancora per molto tempo una piccola città con case di legno. Nel 1431, dopo un incendio, furono proibite le case di legno nel centro circondato dalle mura. Nel 1529 la Masovia e Varsavia entrarono a far parte del regno di Polonia e, con l’unione alla Lituania nel 1569, Varsavia acquistò importanza per la sua posizione centrale e fu anche sede del parlamento poi, nel 1596, la nuova dinastia Vasa ne fece la sua capitale. A questo punto lo sviluppo della capitale divenne rapido, predominò lo stile barocco e fu riedificato il Castello come reggia e costruite molte residenze e le sedi di nuovi ordini monastici. Nel 1655 lo sviluppo si interruppe per l’invasione svedese quando la città fu devastata. Si riprese solo lentamente ed in pieno sotto gli ultimi due re Vasa alla fine del 1600, specie con Jan III Sobieski che diede impulso anche allo sviluppo artistico della città. A Sobieski si deve l’ideazione e la costruzione della residenza di Wilanow, a sud del centro come residenza estiva dei re di Polonia, un complesso residenziale che divenne la Versailles polacca e sede estiva dei re. Nella seconda metà del 1700 la città conobbe un altro periodo di grande splendore sotto Stanislao Augusto Poniatowski, ultimo degli elettori di Sassonia. Questi fece costruire nuovi grandi edifici, rinnovò le strade principali, ricostruì il Castello e trasformò il parco ed il palazzo Lazienki in residenza reale; Varsavia divenne la Parigi del Nord. Alla terza spartizione della Polonia, nel 1795, Varsavia decadde a città provinciale della Prussia. Con Napoleone fu creato il Granducato di Varsavia, ma alla sua caduta, il Congresso di Vienna consegnò il Granducato alla Russia e il XIX secolo fu il periodo dell’espansione industriale. Dopo il primo conflitto mondiale, con l’indipendenza della Polonia, Varsavia divenne di nuovo capitale ed ebbe la sua rinascita culturale. Varsavia ripiombò negli orrori della guerra il 1° settembre 1939, quando resistette 28 giorni all’occupazione nazista e subì le deportazioni ed infine i tragici episodi della rivolta del ghetto, il 13 aprile del 1943 quando gli abitanti si resero conto che la loro sorte era stata decisa, conclusasi con la totale distruzione da parte delle SS, e l’ultima rivolta popolare nell’autunno 1944, quando l’Armata Rossa era ormai vicino alla Vistola. Anche questa fu domata dopo 63 giorni dai corpi speciali della Wehrmacht che uccisero circa 300000 persone e rasero al suolo l’intero centro storico. Pochi dei rivoltosi si salvarono fuggendo attraverso le fogne. Finita la guerra, il nuovo regime comunista voleva che la ricostruzione ne facesse una città degli operai senza nulla ricordare delle grandezze del passato, ma alle proteste dei cittadini, consentì la ricostruzione dei luoghi storici senza contribuire alle spese. Il centro risorse con i soli contributi spontanei in denaro e lavoro dei cittadini che utilizzarono gran parte dei materiali recuperati dalle rovine. La documentazione fu derivata da foto, vecchi documenti e dalle vedute di Varsavia di un pittore detto il Canaletto, oggi conservate nel Castello. Caduto il regime comunista nel 1989, Varsavia ha ripreso il suo posto fra le capitali europee.
La visita di Varsavia inizia dalla zona del Ghetto che si trova a nord-est del centro storico ed era chiamato Nalewski. Nel 1939 la popolazione ebrea era valutata a 450000 persone, circa il 30% della popolazione della città, ed il loro quartiere non era chiuso. I nazisti, dal novembre 1940 concentrarono tutti gli ebrei nel quartiere recintandolo con un muro e ferro spinato, diviso in due parti da una strada attraversata da un ponte, e vi portarono altri da altre parti della Polonia costringendo a convivere gente di diversi livelli sociali, lingue e dialetti che non facilitavano comunicazione e solidarietà. Le prime deportazioni ebbero come destinazione Treblinka, 80 km a nord di Varsavia, dove morirono almeno in 300000, poi furono preferiti i campi di Auschwitz perché più isolati. Un’organizzazione ebraica ne fece fuggire circa 20000, attraverso un tunnel sotto una chiesa e le fognature, e li fece rifugiare in campagna. Dopo la distruzione, il ghetto non è stato ricostruito e vi sono solo condomini moderni. Nel vecchio quartiere, fra Ulika Zamenhofa e Ulica Stawki fra di loro perpendicolari, vi è oggi una Via della Memoria con un tabellone di foto ed il Monumento agli Eroi del Ghetto inaugurato nel 1948 per ricordare la rivolta; è costituito da una grande lastra di basalto scandinavo, materiale preso a Berlino dove era destinato ai monumenti celebrativi delle vittorie di Hitler. La Via della Memoria finisce con il Monumento alle Vittime di Varsavia costruito nel 1988 che rappresenta un carro ferroviario con una selva di croci nel luogo dove gli ebrei furono caricati sui carri e spediti ai campi di sterminio. Non è stato ancora deciso come ricostruire e rinnovare il quartiere. Si pensa di creare un museo che spieghi la vita degli Ebrei in Polonia. Vi è una grande piazza dedicata a Pilsudski con l’Hotel Vittoria del periodo comunista e su un lato una cupola verde che è quella di una chiesa evangelica austriaca distrutta dai bombardamenti tedeschi nel settembre 1939 e rasa al suolo durante la rivolta di Varsavia, ma ricostruita identica. Nel 1858 dalla sua lanterna era stata ripreso il panorama della città a 360 gradi che è stato poi confrontato con quello dopo la ricostruzione del 1958, fotografato dallo stesso punto nel luglio 2008. Il confronto è riportato in un tabellone di memorie lungo la Strada Reale, l’arteria principale che collegava il Castello alla residenza reale di Wilanow.
La scoperta della città ricomincia dalla Jerozolimskie dove, nel XIX secolo, si formò il centro commerciale, finanziario ed economico della città dopo la costruzione della stazione ferroviaria. Qui nel decennio 1950 fu costruito, come dono di Stalin, il Palazzo della Cultura e della Scienza, un moderno grattacielo sul modello dei sette edifici simili costruiti a Mosca, che doveva rimanere il più alto fra tutti i nuovi edifici della città con i suoi 234 m e 30 piani. La nuova pianificazione di Varsavia prevede ora che venga circondato da altri edifici più alti. La Jerozolimskie incrocia ad est la Strada Reale che cambia più volte nome procedendo verso nord. Il primo tratto è la Nowy Swiat (Mondo Nuovo) che nel medioevo era il nome della strada che collegava Varsavia a Cracovia ed è dominata da edifici del 1800, negozi caffè e ristoranti ed è la strada più alla moda della città. Il secondo tratto è la Krakowskie Przedmiescie, grande viale alberato dove si trova l’Accademia polacca delle Scienze con il Monumento a Copernico della prima metà del 1800, la chiesa di Santa Croce che contiene un’urna con il cuore di Chopin e l’Hotel Bristol, il più elegante di Varsavia, oltre a molti palazzi nobiliari che risalgono al 1600-1700, infine la chiesa neoclassica di S. Anna con il suo campanile isolato.
Dalla Strada Reale si entra nella Città Vecchia (Stare Miasto) con Piazza Castello dove si solleva la colonna di granito alta 22 m e sormontata dalla statua bronzea di re Sigismondo III Vasa con in mano una spada ed una croce. La statua, costruita nella prima metà del 1600, è stata sempre criticata per motivi diversi, perché il re non era polacco, ma svedese, non era cattolico, ma protestante, e guardava minaccioso verso est, in direzione della Russia degli zar e dell’URSS. La colonna è stata ricostruita tre volte, mentre la statua è originale. Il Castello sulla piazza volge la spalle alla Vistola e si trova sullo stesso posto della prima fortezza costruita nel 1320 dai duchi di Masovia sulla collina vicino alla Vistola dove c’era un villaggio di pescatori. Il Castello come palazzo reale in stile barocco fu fatto costruire da Sigismondo III nella seconda metà del 1500 e risistemato nel 1600 e 1700. Dopo la distruzione da parte dei nazisti la ricostruzione fu completata nel decennio 1980. I tesori del palazzo erano stati nascosti e messi in sicurezza prima della guerra e poi recuperati, fra i quadri vi sono le vedute di Varsavia del Canaletto che furono essenziali per la ricostruzione della città. Al centro della facciata e sopra l’ingresso si alza la Torre di Sigismondo con un orologio del 1622. Sul fianco destro del palazzo si trova l’ingresso per i visitatori, fuori vi sono i rocchi della Colonna di Sigismondo crollati nel 1887. In fondo vi è l’ala del palazzo adibito alla servitù.
Dal lato ovest della piazza iniziano i resti delle mura medievali e rinascimentali che circondavano la città vecchia. Si entra nel centro storico dalla Ulica Swietojanska lungo la quale si trova la cattedrale di S. Giovanni Battista del 1600 con la facciata a gradoni. All’interno vi è la tomba del cardinale Wyszynski e le lapidi di tanti personaggi perseguitati dagli zar e dal regime comunista. La strada sbocca sulla piazza del Mercato (Rynek) centro e simbolo della città. All’angolo vi sono le foto del quartiere e della piazza appena dopo la guerra quando poco era rimasto oltre i secondi piani. Il quartiere e la piazza sono rinati più belli di prima e, poiché i vecchi proprietari non esistevano più, tutto oggi appartiene al comune e viene affittato e protetto essendo ormai Patrimonio dell’Umanità. Il Rynek è circondato dalle antiche case dei commercianti ed ha al centro la statua della Sirena, simbolo di Varsavia, che ricorda la leggenda dell’origine della città e del suo nome dall’incontro fra il pescatore Wars e la Sirena Sawa. La sirena che protegge la città è rappresentata con lo scudo e la spada. Continuando oltre la piazza si incontra il lato nord delle mura con il Barbacan, la porta fortificata costruita nel 1548 che chiudeva la città rinascimentale. Un’altra strada che taglia il quartiere è la Ulica Piwna, parallela alla Swietojanska, che non attraversa il Mercato ed è la strada più lunga. Vi si affacciano la chiesa di S. Martino del 1400 ancora in restauro e le abitazioni più antiche. Oltre il Barbacan si stende la Città Nuova (Nowe Miasto) formatasi dal 1400 fuori dalla mura e che ora costituisce un altro quartiere.
Girando all’esterno delle mura dal lato ovest si può osservare una casa al confine della Stare Miasto, il percorso delle mura con i fossati e la statua di bronzo di un ragazzo con un enorme elmo ed un fucile che ricorda i piccoli insorti del ghetto. Seguono i resti più antichi delle mura (1300-1400) intervallate da torri di guardia. Sulla facciata di una casa un orologio fa uscire ad ogni ora un omino ed un blocco di granito ricorda Maria Konopinicka (1842-1910) nata a Varsavia, poetessa, narratrice e giornalista. Lungo l’ultimo tratto di mura vi sono delle targhe che ricordano famosi personaggi fra cui Bernardo Bellotti detto il Canaletto (1720-1780). Alla fine del percorso si torna a Piazza Castello.
Due località fuori dal centro di Varsavia che meritano una visita sono il Parco ed il Palazzo Lazienki e, sei chilometri più a sud, la residenza estiva dei re di Wilanow della seconda metà del 1600.
Il parco Lazienki di circa 70 ettari, è certo il più bello di Varsavia. Esisteva già ai tempi dei duchi di Masovia, nel 1600 appartenne ai re di Polonia e vi erano dei bagni (lazienki) da cui il nome. Nel 1700 passò al re Stanislao Augusto Poniatowski che trasformò il parco in un giardino all’italiana, tenuto sempre aperto al pubblico, ed uno dei padiglioni nella sua residenza privata. Nel 1926 vicino all’ingresso del parco fu eretto un monumento al musicista Chopin, nato a Varsavia, raffigurato sotto un albero di salice piangente che è anche simbolo della Polonia. Da allora il parco è stato dedicato ai concerti tenuti dai maestri più rinomati. Il monumento fu distrutto dai Tedeschi e poi ricostruito da un bozzetto. Il palazzo si trova sulla riva di un lago ed è detto per questo Palazzo sull’Acqua. Palazzo ed interni sono un esempio di architettura neoclassica, vi sono decorazioni a grottesche come nelle Logge Vaticane e simboli di aquile e cavalli che rappresentano la Polonia e la Lituania. Nella sala circolare, come un Panteon, vi sono le quattro statue dei grandi re: Casimiro il Grande, Sigismondo I Jagellone, Stefano Bartoreus e Giovanni III Sobieski. In questo palazzo Poniatowski preparò la nuova costituzione, ma vi rimase solo due anni prima di abdicare nel 1795.
Wilanow era la residenza estiva dei re ideata e costruita da Giovanni III Sobieski come piccola Versailles per ospitare tutta la corte dal 1677. Nel 1700 passò di proprietà e subì rifacimenti. Nella seconda guerra mondiale fu danneggiata dai bombardamenti e saccheggiata, ma non distrutta, e tutto quello che si vede all’interno è autentico. Oggi è un museo. Il palazzo in stile barocco è a forma di ferro di cavallo con le due ali molto lunghe. All’interno vi sono molti ricordi delle guerre contro i turchi alle porte di Vienna. Una delle stanze ha una falsa cupola con illusionismo prospettico, ma realizzata nel 1600, e nella pinacoteca sono raccolti più di 200 ritratti di personaggi del tempo. All’esterno del palazzo vi è il Monumento sepolcrale di Jan Sobieski.
Nell’ultimo giorno (20/08/2008) si è fatta una crociera sulla Vistola dal punto di imbarco ai piedi della collina del Castello, risalendo prima il fiume verso sud e poi tornando indietro.
Si passa sotto la collina del Castello e si può osservare la sua facciata posteriore e la vicina cattedrale di S. Giovanni. Si passa sotto il ponte autostradale Dabrowski, il più antico, costruito dopo l’unione fra Polonia e Lituania e rifatto nel 1865, che collega al quartiere di Praga sulla riva destra dove si trova anche il porto fluviale. Più avanti, dietro gli alberi della riva sinistra, si vedono solo i palazzi più alti fra cui il grattacielo staliniano. Si passa poi sotto il moderno ponte sospeso Siekierkowski, poi è la volta del ponte ferroviario costruito nel 1800 con la stazione di Varsavia ed infine il monumentale ponte Poniatowskiego costruito nel 1913 e parzialmente rifatto nel 1925 perché danneggiato durante la prima guerra mondiale.
Il viaggio finisce all’aeroporto di Varsavia.
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