Diario di viaggio organizzato in Spagna cosa vedere e cosa fare in Spagna

 


 

Diario di viaggio organizzato in Spagna cosa vedere e cosa fare in Spagna

 

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Diario di viaggio organizzato in Spagna cosa vedere e cosa fare in Spagna

 

LA SPAGNA.

20.10.2000 - 01.11.2000 - Tour organizzato da TOURVISA.

Il percorso del viaggio è quello classico della Spagna turistica che parte da Madrid e la Nuova Castiglia, scende in Andalusia, la regione più meridionale e più ricca di memorie arabe della penisola iberica, comprende una puntata alla Rocca di  Gibilterra e finisce con una sosta a Barcellona in Catalogna, il maggiore centro industriale e commerciale del paese che racchiude anche tesori d’arte antica e moderna.

 

8.1  LA STORIA.

 

  La Spagna è stata abitata dai tempi più antichi; le popolazioni basche delle regioni settentrionali si erano stanziate prima delle invasioni dei popoli indoeuropei e le pitture rupestri di Altamira e di El Castillo appartengono al periodo paleolitico della cultura Magdaleiana fra 15000 e 25000 anni fa. I Liguri dal nord e gli Iberi dal sud, provenienti dall’Africa, furono i popoli ormai stanziati in epoca storica. Nel secolo XI a.C. i Fenici di Tiro fondarono colonie lungo la costa meridionale, Nel VI secolo i Greci provenienti da Massaglia (Marsiglia) fondarono altre colonie sulla costa settentrionale tra cui Barcellona. Successivamente i Cartaginesi colonizzarono la penisola dal Tago all’Ebro e fondarono Nuova Cartagine (Cartagena). Nel 206 Cartagena viene occupata dai Romani guidati da Scipione l’Africano e da questo momento inizia la conquista romana che si conclude all’epoca di Augusto con l’annessione all’Impero romano nel 19 a.C.. La Spagna diede i natali a quattro imperatori: Traiano, Adriano, Teodosio ed Onorio. Durante il basso impero (IV-V secolo d.C.) in Spagna si formano grandi centri rurali e di questo periodo sono datati i ritrovamenti di ville sontuose e magnifici mosaici. Con la caduta dell’Impero la Spagna viene invasa dai Vandali, che rimangono nel meridione e passano in Africa, e dai Visigoti in Catalogna e Castiglia. Nel 711 arrivano gli Arabi Omayyadi che sconfiggono i Visigoti a Jerez de la Frontera ed occupano Toledo, facendone la loro capitale, ed in breve la maggior parte della Spagna. La spinta araba verso la Francia viene bloccata a Poitiers da Carlo Martello (732) ed il loro dominio si consolida nella Spagna centro-meridionale. In breve gli Arabi si liberano anche dalla soggezione a Damasco e si forma il califfato indipendente di Cordoba (756) ed altri regni indipendenti fra cui quello di Granada. Fino al X secolo i domini arabi hanno un grande sviluppo economico e culturale e raggiungono il loro massimo splendore. Poi i regni indipendenti cristiani del nord, Castiglia, Leon, Navarra e Aragona cominciano a premere. Gli Arabi cercano aiuto nei Berberi Almoravidi dell’Africa che instaurano una loro dinastia (sec. XI-XII) a cui succede quella degli Almohadi (sec. XII-XIII). Nel 1085 Alfonso VI di Castiglia occupa Toledo, nel 1118 Alfonso I d’Aragona prende Saragozza, nel 1236 cade Cordoba, nel 1248 Siviglia; la “reconquista” lascia solo Granada ai musulmani per altri due secoli fino al 1492 dopo che il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona aveva unificato i due regni cattolici. Il 1492 segna anche la scoperta dell’America con l’appoggio della regina Isabella e l’inizio della sua colonizzazione. Alla morte di Isabella nel 1504 Ferdinando prese la reggenza della figlia Giovanna la Pazza che soffriva di epilessia e dopo la morte del marito di lei, Filippo d’Austria, anche del loro figlio Carlo fino alla propria morte nel 1516. Il giovane Carlo si trovò ad ereditare il trono di Spagna dalla madre e la corona del Sacro Romano Impero dal nonno Massimiliano d’Asburgo divenendo imperatore con il nome di Carlo V nel 1519. Il suo regno fu un susseguirsi di torbidi in Spagna, di guerre con la Francia di Francesco I ed Enrico II e con il papato, di rivoluzioni religiose come la Riforma protestante e, nonostante i tesori che affluivano dalle Americhe, ebbe problemi economici per le enormi spese delle guerre. Il suo potere si consolida in Italia ma in Germania vince la Riforma e la Francia è sempre più forte. Nel 1556 Carlo V abdica cedendo al figlio Filippo II la Spagna, le colonie americane, i domini italiani  e le Fiandre, ed al fratello Ferdinando i domini asburgici ed il titolo di Imperatore.

Filippo II si fa difensore della Controriforma in Europa, appoggiando l’Inquisizione, intervenendo contro i calvinisti nelle Fiandre e gli ugonotti di Francia e combattendo l’Inghilterra anglicana di Elisabetta. L’intolleranza e l’assolutismo gli inimicarono nelle Fiandre anche i cattolici, la Francia, anche dopo l’affermazione dei cattolici con la conversione di Enrico IV, rimase tradizionale nemica della Spagna, la flotta spagnola, dopo la vittoria di Lepanto sui turchi (1571) subì nel 1588 una bruciante sconfitta ad opera degli Inglesi nella Manica facendo crollare l’orgoglio della Armada Invencible. Con la sua morte, alla fine del 1598, la Spagna inizia la sua lenta decadenza. I sovrani che lo seguirono, Filippo III, Filippo IV e Carlo II, furono inferiori e di scarsa iniziativa; la Spagna fu coinvolta nella guerra dei Trent’anni (1618-1648) e successivamente in altre guerre con la Francia e con l’Olanda. Alla fine del 1701 muore ancora giovane Carlo II minato da tare ereditarie e senza figli e la guerra di Successione spagnola infiamma l’Europa (1701-1714) fra i due pretendenti della casa di Borbone e d’Asburgo; alla fine il trattato di Utrecht concede la Spagna a Filippo d’Angiò nipote di Luigi XIV con il nome di Filippo V togliendogli tutti i domini europei e concedendo Gibilterra all’Inghilterra; con lui inizia in Spagna la dinastia dei Borboni. Gli succede il figlio Carlo III che lascia il regno di Napoli, poi il secondogenito Carlo IV nel 1788. Siamo alle soglie della Rivoluzione francese, il sovrano è debole e succube degli intrighi di corte, appoggia Napoleone ma il risultato è la perdita della flotta franco-spagnola a Trafalgar nel 1805 ad opera di Nelson. Una rivolta costringe il re ad abdicare in favore del figlio ma Napoleone invade la Spagna e pone sul trono il fratello Giuseppe. Ne segue un’insurrezione nazionale e l’inizio di un’aspra guerriglia che logorò i Francesi e si concluse nel 1813 per l’appoggio degli Inglesi di Wellington e con la liberazione della Spagna. Il popolo aveva ritrovato la sua unità e le Cortes avevano promulgato la prima costituzione liberale che viene però soppressa dal nuovo re Ferdinando VII, figlio di Carlo IV, secondo gli indirizzi della Santa Alleanza. In questo periodo la Spagna perde le colonie del Sud America che reclamano la loro indipendenza appoggiati dalla dottrina di Monroe degli USA. Morto nel 1833 Ferdinando VII, la monarchia oscilla fra assolutismo e liberalismo, scoppiano rivolte militari, nel 1873 la Cortes dichiarano la Repubblica che dura solo fino al 1874 quando un nuovo colpo di stato militare fa salire al trono Alfonso XII. Un’altra guerra disastrosa per la Spagna è quella con gli USA nel 1898 che finì con la perdita di Cuba e delle Filippine; fu la fine dell’impero coloniale ed il fallimento delle finanze spagnole. Crescono i movimenti autonomisti di Catalogna, delle Provincie basche e della Galizia, nel 1923 si instaura la dittatura di Manuel Primo de Rivera. La reazione del Partito Socialista Operaio (PSOE) porta alle dimissioni de Rivera, alla caduta della monarchia ed alla proclamazione della II Repubblica nel 1931, infine, con la rivolta delle guarnigioni marocchine comandate dal generale Francisco Franco, inizia la guerra civile che finisce con la caduta di Madrid nel 1939 e la vittoria di Franco. La Spagna rimane neutrale durante la seconda guerra mondiale e la dittatura di Franco resiste fino alla sua morte avvenuta nel 1975 quando ritorna la monarchia con Juan Carlos di Borbone ed un governo parlamentare.

 

8.2  MADRID E DINTORNI.

 

Madrid, capitale della Spagna, si trova al centro del paese sull’altipiano della Meseta a sud della sierra di Guadarrama e coi i suoi 655 m s.l.m. è la più alta capitale d’Europa. La città è sorta sulla riva sinistra del fiume Manzanares, affluente del Tago, che scorre in una vallata profonda fino a 60 m creando una posizione favorevole alla difesa, nel 609 circa fu eretta una fortezza musulmana ed un abitato chiamato Madschrit cinto da mura poi occupati dal re Alfonso VI di Castiglia nel 1083. Con Toledo capitale divenne anche sede della corte e nel 1329 vi furono convocate le Cortes e la città era chiamata Madrit. Carlo V trasformò l’antico Alcazar in fortezza e Filippo II vi trasferì definitivamente la capitale nel 1561 chiamandola Madrid. La città andò crescendo e con Filippo IV (1625-35) la cinta muraria raggiunse la sua massima estensione, ma la prima radicale trasformazione della città si ebbe sotto Carlo III di Borbone (1759-88) con il completamento del Palazzo Reale costruito sulla vecchia fortezza e l’urbanizzazione della città. Dopo la parentesi napoleonica, nel corso del 1800 la città si trasformò in senso moderno prendendo l’aspetto attuale. Giorni tragici furono quelli della guerra civile del 1936-39 quando subì il lungo assedio dell’esercito di Franco.

Madrid è capitale della regione della Nuova Castiglia che comprende le province di Madrid, Guadalajara, Cuenca, Toledo e Ciudad Real (la Mancia) e oggi, con i suoi 5 milioni di abitanti, è la più grande città della Spagna.

 

8.2.1  IL CENTRO STORICO E MONUMENTALE.

 

L’antico centro della città è la piazza Puerta del Sol da cui si dipartono 10 strade; oltre ad essere il centro della città è considerato il centro della Spagna perché qui è il chilometro zero di tutte le vie di comunicazione che partono da Madrid. Sul lato sud della piazza sorge il palazzo della Direzione Generale della Polizia con la torre dell’orologio, sul lato nord alberghi e banche; al centro della piazza è il monumento a Carlo III di Borbone detto il Re Mayor (il Re Sindaco). Ad ovest della piazza due strade, Calle Mayor e Calle Arenal, conducono alla zona del palazzo Reale; percorrendo Calle Mayor, sulla sinistra, si apre la grande Plaza Mayor, antica Plaza de Toros, realizzata nel 1619 su progetto dell’architetto Herrera in forma quadrata e circondata da edifici porticati, al centro si trova la statua equestre di Filippo III iniziata dal Giambologna e completata da Pietro Tacca. A sud della piazza con l’Arco de los Cuchilleros (dei coltellai) inizia Calle de Toledo che conduceva a Toledo passando per la porta omonima sulla cinta di Filippo IV. Sulla destra di Calle del Toledo si trovano i quartieri più antichi e la chiesa di S. Francisco il Grande con la pala d’altare di Goya. Proseguendo per Calle Mayor si passa per Plaza de la Villa, una delle più belle della vecchia città, dove si trova la Casa del Ayuntamiento (Municipio), un edificio a torri costruito dal 1586 al 1696. Calle Mayor finisce incrociando Calle de Bailem che sulla destra costeggia la Cattedrale ed il palazzo Reale. La Cattedrale dedicata a Nuestra Señora de la Almudena è stata iniziata alla fine del 1800 e consacrata nel 1993 da Giovanni Paolo II; la facciata è neoclassica, l’interno in stile neogotico. La cattedrale si trova su un punto elevato e domina i giardini reali, detti Campo del Moro, e la vallata dove scorre il fiume Manzanares, nome arabo che significa ricco di acqua, attraversato qui dal Puente de Segovia, il ponte più antico la cui costruzione rimonta al 1500. Di fronte alla facciata della Cattedrale si trova la facciata e ingresso principale del Palazzo Reale sulla Plaza de la Armeria formata da due ali avanzate. Il palazzo, in granito, fu fatto costruire da Filippo V affidando il progetto nel 1735 all’architetto Filippo Juvara messinese che aveva lavorato a Torino per Vittorio Amedeo II di Savoia e poi al suo allievo G. B. Sacchetti. I lavori, iniziati nel 1738 durarono fino al 1764, Carlo III fu il primo ad abitarvi e gli sembrò piccolo, il palazzo, di gusto barocco, ha 2800 stanze e solo circa 20 sono attualmente visitabili come museo. Un’altra facciata monumentale è quella est su Plaza de Oriente, sulla sommità sono disposte statue dei re di Spagna ed altre si trovano sulla piazza al centro della quale è il monumento equestre di Filippo V. Sul lato opposto della piazza si trova il Teatro Real neo classico inaugurato nel 1850 e, accanto, la casa dove abitò Giuseppe Verdi. La facciata nord del palazzo Reale da sui giardini privati che comunicavano poi, sul lato ovest, con quelli di campo del Moro.

Continuando Calle de Bailen verso nord si raggiunge Plaza de España, una delle piazze più trafficate di Madrid dove si alzano i più alti edifici fra cui, sul lato nord-est, L’Edificio de España di 26 piani alto 107 m. Nella piazza occupata al centro da giardini sorge il monumento a Cervantes del 1928 con alla sommità il globo che simboleggia la diffusione della lingua spagnola nel mondo ed ai piedi le statue di Don Chisciotte e Sancio Panza. Sull’angolo nord-ovest della piazza inizia Calle de la Princesa che porta ai quartieri universitari; subito a destra si trova il Palacio de Liria dei duchi d’Alba, la famiglia più importante di Spagna dopo quella reale, quindi inizia il nuovo quartiere commerciale e studentesco sorto dopo la rivoluzione, poi Plaza del la Moncloa con il monumento che commemora il primo volo Spagna-Argentina del 1930 e più avanti l’Arco della Vittoria alto 39 m eretto da Francisco Franco per la fine della guerra civile. Da qui inizia il grande Parque del Oeste e l’area della Città Universitaria.

Ripartendo da Plaza de España, sull’angolo nord-est inizia la Gran Via, la strada principale di Madrid, dove sono concentrati alberghi, banche, teatri e grandi magazzini. La strada scende fino alla confluenza con Calle de Alcalà e sull’angolo sorge la cupola del palazzo delle Assicurazioni con in cima la statua della Vittoria alata. Calle de Alcalà, che inizia da piazza Puerta del Sol, è la strada più lunga di Madrid che collega il centro con i quartieri del nord-est e prosegue verso la città di Alcalà a 30 km da Madrid, patria di Cervantes e sede di una famosa università. Dopo la confluenza della Gran Via, Calle de Alcalà arriva a Plaza de Cibele, punto di incrocio con un altro grande asse viario nella direzione sud-nord: il paseo del Prado verso sud ed il Paseo de los Recoletos verso nord; al centro della piazza è la fontana monumentale con la Dea Cibele su un carro trainato da due leoni, considerata simbolo della città. Sul lato est della piazza sorge il Palacio de Comunicaciones o de Correos (posta centrale) costruito nei primi del 1900 in stile liberty. Calle de Alcalà prosegue fino a Plaza de la Indipendencia o Puerta de Alcalà, con al centro un arco di trionfo fatto costruire da Carlo III come simbolo di pace e della città; con i simboli della guerra che guardano fuori della città ed un angelo che guarda verso la città. La Calle costeggia poi il Parque del Retiro, che copre una vasta area a sud con giardini in stile francese e italiano, laghetti e sedi di esposizioni; sull’Estanque Grande vi è la statua equestre di Alfonso XII a cui si deve il parco alla fine del 1800. Fra Calle Alcalà e Calle Serrano nella direzione dell’aeroporto, si trova il barrio (quartiere) Salamanca sviluppato dal marchese di Salamanca dove si trovano le dimore più esclusive. A 2 km circa dalla Puerta de Alcalà si trova Las Ventas o Plaza de Toros, la più importante di Spagna insieme a quella di Siviglia, capace di 23000 spettatori.

Ripartendo da Plaza de Cibeles si può percorrere il grande asse dei Paseos lungo i quali si trovano molti dei musei di Madrid. Verso sud lungo il Paseo del Prado si trova il Ministero della Marina con il suo Museo, poi, oltrepassata la Plaza Canovas del Castillo con al centro la fontana del Nettuno, si costeggia il Museo del Prado il più famoso di Madrid. Da Plaza de Cibeles in direzione nord il Paseo de Recoletos, la più elegante passeggiata di Madrid fiancheggiata da palazzi della nobiltà, collega alla Plaza de Colon con fontana ed il monumento a Colon alto 17 m. Sulla stessa piazza, che si prolunga fino alla parallela Calle Serrano, si trova un altro monumento commemorativo delle imprese di Cristoforo Colombo con bassorilievi ed iscrizioni. Sulla destra, prima della Plaza de Colon si trova la Biblioteca National e dietro il Museo Arqueologico National, secondo museo di Madrid; oltre la piazza si prosegue lungo il Paseo de la Castellana, lunga 2,5 km, zona residenziale; segue il quartiere dei ministeri ed infine la mole dello stadio Real Madrid.

 

8.2.2  I MAGGIORI MUSEI.

 

Il Museo del Prado è una delle più famose ed antiche pinacoteche del mondo; le sue collezioni furono iniziate da Carlo V e proseguite da Filippo II e Filippo IV, contiene più di 5000 dipinti dei quali meno della metà sono esposti sui tre piani del museo insieme a numerose sculture. Si entra sul fianco sinistro dell’edificio dalla Puerta de Goya e si inizia al primo piano con le sale dedicate alla pittura dal XIV al XVI secolo con dipinti italiani di Botticelli, Beato Angelico, Raffaello e Correggio insieme a dipinti della scuola Fiamminga fra cui Brueghel il Vecchio con il Trionfo della Morte e Bosch con il Giardino delle Delizie. Vi sono poi opere di Tiziano che lavorò in Spagna chiamato da Carlo V a cui era stato presentato a Bologna dai Gonzaga, con ritratti e opere di soggetto mitologico, e poi del Veronese, Bellini e Lorenzo Lotto. Molte sono le opere di pittori spagnoli e fra questi El Greco con la Resurrezione e la Pentecoste. Tra le sculture ricordiamo una statua di Venere di Ammannati in marmo nero. Al primo piano dedicato al XVII secolo, iniziando dal lato sud, sono raccolti i dipinti di Goya: la famosa Fucilazione o El 3 de Mayo 1808, il ritratto di Ferdinando VII, e le cosiddette Pinturas Negras murales della quinta de Sordo, il Colosso e le allegorie del Commercio, Agricoltura e Industria per la residenza ufficiale del primo ministro Manuel Godoyo (1806). Numerose sono le stanze dedicate a Velasquez con dipinti quali il Trionfo di Bacco, la fucina di Vulcano, ritratti e scene della vita di corte, Las Meniñas (le damigelle), una vista di Zaragoza. Seguono Zurbaran, Murillo, ancora El Greco, Jose de Ribera con il Sogno di Giacobbe, il martirio di S. Felipe e la Magdalena. Altre sale espongono quadri di Rubens, Van Dyck, Brueghel, Guido Reni (Ipomene ed Atalante) e Carracci (Venere ed Adone). Al secondo piano sul lato nord si trovano quadri di Watteau, Tiepolo e Van Wittel. mentre sul lato sud c’è una seconda sezione dedicata a Goya con altri quadri famosi: fra cui la Contessa de Chinchon, la Maya desnuda e la Maya vestida, la Marchesa de Villafranca, El Rey Carlo III cazador ed il delizioso El Quitasol (l’ombrelino).

Il Museo Arquelogico National fu creato nel 1867 dalla regina Isabella II figlia di Ferdinando VII per raccogliere tutte le collezioni archeologiche, etnografiche e numismatiche dei re spagnoli dispersi i numerosi edifici e fu inaugurato nella sede attuale nel 1895 dalla regina reggente Maria Cristina. Attualmente dei quattro piani dell’edificio, solo il primo è visitabile e contiene reperti della cultura preispanica, punica, romana, visigota ed araba fino alla Reconquista. Nelle sale a destra dell’ingresso si inizia con reperti funerari preispanici e molte sculture del VI e V secolo a.C., fra queste la dama di Ibiza che rappresentava forse la dea fenicia Astarte divenuta la cartaginese Tanit ed identificata poi con la greca Demetra. La Dama di Elke è un busto di donna con una complessa e ricca acconciatura usato forse come urna funeraria per la cavità praticata sul dorso. Nella sala romana si trova il mosaico delle stagioni e dei mesi del III secolo d.C. scoperto in una villa romana presso Albacete nella Mancia. Il periodo del IV e V secolo d. C. è quello della cultura ispanico-romana con la ruralizzazione della vita e la formazione di grandi centri rurali nei quali si sono trovati resti di ville sontuose ricche di mosaici. Nel VI secolo con le invasioni barbariche spariscono le ville, di questo periodo sono i resti di molte basiliche funerarie; poi si afferma la cultura ispano-visigota con il regno di Toledo. L’occupazione araba dal 711 introduce fino al secolo XI la nuova arte islamica nell’architettura e nella decorazione geometrica e floreale, gli archi moreschi a ferro di cavallo, a sesto acuto e dentellati, l’uso di maioliche (azulejos); la mescolanza di stile cristiano-moresco viene definita arte mozarabica. Con la Reconquista rimane ancora viva l’influenza dello stile arabo e nasce il mudéjar prodotto dalle maestranze arabe che lavorano nei nuovi edifici cristiani. Poi arriva il romanico ed il romanico gotico ed a questo sono dedicate le ultime sale. Nel giardino antistante il Museo c’è l’ingresso ad un ambiente sotterraneo dove è stata riprodotta la grotta di Altamira in Cantabria dipinta con figure di bisonti e cervi nel Paleolitico, periodo Magdaleiano.

Una parte del Palazzo Reale è visitabile come museo con ingresso da Plaza de la Almeria. Sui due avancorpi ai lati della plaza si possono visitare la Farmacia reale, a destra, e l’Armeria, a sinistra, una collezione di oltre 3000 pezzi iniziata da Carlo V ma raccolta in forma di museo da Filippo II nel 1527-98. Dallo Scalone monumentale si sale al primo piano al Salon de Alabarderos, o Corpo di Guardia, dipinto dal Tiepolo con il Trionfo di Enea. Segue il Salone delle Colonne per feste e banchetti con il soffitto dipinto dal Giaquinto, poi la Sala del Trono con il trono dei Leoni, volta a padiglione e grandi lampadari di Murano. Gli Appartamenti di Carlo III (dei Borboni) occupano diverse sale, alcune in stile rococò e cinese, vi è la camera da letto dove Carlo III morì nel 1788 e lo studio, o Sala Amarilla (Gialla). L’ultimo salone è il Comedor de Gala, o Sala da pranzo di gala creata da Alfonso XII riunendo tre sale. Seguono le sale con mostre di medaglie, argenteria, strumenti musicali. Nell’ala nord del palazzo si accede alla Cappella Reale del 1749 con cupola del Giaquinto, prezioso organo e trono reale. Fra le curiosità una sala da biliardo ed una sala da fumo in stile cinese.

 

8.2.3  EL ESCORIAL.

 

Circa 50 km a nord-ovest da Madrid, sotto la Sierra de Guadarrama, si trova il famoso Monasterio de San Lorenzo de El Escorial che fu residenza di Filippo II di Spagna fino alla sua morte avvenuta nel 1598. Il Monastero fu costruito a seguito di un voto fatto dal re alla vigilia della battaglia di S. Quintino, il 10 agosto del 1557 giorno di S. Lorenzo, quando l’esercito spagnolo sconfisse quello francese di Enrico II. L’enorme edificio misura 204 x 161 m con 4 torri angolari ed al centro la chiesa con due torri campanarie alte 72 m e una cupola alta 90 m, è tutto in granito chiaro estratto dalla montagna vicina. Fu in massima parte opera dell’architetto Juan de Herrera che lo finì nel 1584. L’ingresso principale si trova sul lato orientale e si accede al vasto Patio de los Reyes, di fronte è la facciata della basilica con in alto le statue dei re di Giuda. Grandioso è l’interno della Basilica con 44 altari e 4 organi, l’altare maggiore in diaspro e marmo rosso, polittico con dipinti e statue degli Evangelisti ed al centro il martirio di S. Lorenzo. Sotto la chiesa, circa 10 m sotto l’altare, si trova il Pantéon de los Reyes, una sala ottagonale con intorno 4 ordini di sarcofagi in marmo nero contenenti le spoglie dei re di Spagna a sinistra e quello delle regine madri di re a destra. Altre cripte si trovano verso sud destinati agli Infanti ed altri membri della famiglia reale, splendida è la tomba di Don Giovanni d’Austria, il vincitore di Lepanto in un unico blocco di marmo di Carrara con un leone ai piedi. In una rotonda vi sono le tombe dei principi morti prima dei 7 anni. Risalendo, sul lato sud si trovano le Sale Capitolari con una collezione di opere d’arte, dipinti di Velasquez, Ribera, El Greco. Sulla destra del Patio de los Reyes si trova il convento dei monaci agostiniani e la biblioteca, sulla sinistra il seminario e gli appartamenti del re nell’angolo nord-est con le sale di rappresentanza ed il salone dei dipinti. Gli appartamenti privati di Filippo II si trovano dietro la chiesa con le camere da letto del re e della regina che si affacciano ai lati dell’altare maggiore.

 

8.2.4  VALLE DE LOS CAIDOS.

 

Circa 13 km a nord del complesso dell’Escorial si trova il sacrario dei caduti della guerra civile spagnola, la Valle dei Caduti, voluto da Francisco Franco e costruito negli anni 1940-58. Sul fianco della collina è visibile a grande distanza una croce alta 150 m sopra l’ingresso di una basilica-cripta scavata nella roccia; davanti è un grande piazzale, una gradinata ed un portico ad esedra. La costruzione è in granito chiaro di Guadarrama e granito più scuro di Saragozza. L’interno è una profonda navata lunga 300 m con cappelle ai lati fino all’altare; a destra e sinistra vi sono gli ossari dei caduti, davanti all’altare, sul pavimento, la tomba del generale Miguel Primo de Rivera, fondatore del movimento la Falange, e dietro l’altare quella di Francisco Franco morto nel 1975.

8.3  TOLEDO.

 

Toledo, capitale della Nuova Castiglia, si trova 70 km a sud di Madrid su un’altura rocciosa circondata da tre lati dal fiume Tago che scorre in una gola profonda e dominata dalla mole dell’Alkazar. La città è una delle più antiche della Spagna, chiamata Toletum dai Romani che la presero nel 192 a.C., fu capitale sotto i Visigoti e con la conquista araba fu sede di un emirato sottoposto al califfo di Cordoba fino al 1035, poi divenne regno indipendente e prosperò con l’industria delle armi, della seta e dalla lana. Nel 1085 Alfonso VI di Castiglia la toglie ai Mori e ne fa la capitale del suo regno, rimane capitale della Spagna unificata fino al 1561 quando Filippo II si trasferisce definitivamente a Madrid.

Dal parcheggio dei pullman ai piedi della città si sale al centro storico mediante scale mobili che coprono un dislivello di circa 500 m. Dall’alto si ha una bella vista della vallata e del fiume, si attraversa la monumentale doppia Puerta del Cambron sulla cinta muraria antica e si sale al convento francescano di S. Juan de los Reyes fondato nel 1476 per servire da luogo di sepoltura dei Re Cattolici ma, dopo la definitiva vittoria sui Mori, vennero sepolti nella cattedrale di Granada. Il convento ha un bellissimo chiostro in stile tardogotico spagnolo (1504). Dietro il convento è l’antica Sinagoga del XIII secolo trasformata in chiesa nel 1405 con il nome di S. Maria la Blanca ed oggi museo. C’è ancora un soffitto originale in cedro del libano. Spostandosi verso est lungo le tortuose strade di Toledo si incontra la chiesa gotica di Santo Tomé ricostruita da una moschea dal conte di Orgaz e nella casa adiacente si può ammirare il capolavoro di El Greco: “El entierro del conte de Orgaz” dipinto per la chiesa; El Greco, nato a Iraklion (Creta) nel 1541 con il nome di Dominikos Theotokopoulos visse e lavorò a lungo a Toledo, qui morì nel 1614 ed è sepolto nella chiesa di Santo Domingo. Si raggiunge infine più a est il cuore della città, la Plaza de l’Ayuntamiento, dove sorge la Cattedrale costruita sul luogo di una moschea in stile gotico come quella di Burgos, fra il 1227 ed il 1493. La facciata ha tre portali decorati con sculture e rilievi, a sinistra una torre campanara alta 90 m. L’interno, lungo 110 con 88 pilastri polistili, è illuminato da magnifiche vetrate del 1500. Dietro l’altare un gigantesco fondale alto 33 m in legno dorato con figure in grandezza naturale rappresentanti scene del Nuovo Testamento. Il Coro ha 105 stalli in noce scolpiti con scene della Reconquista e dell’Antico Testamento. Nella Sacrestia vi sono quadri di El Greco e di Goya. Fuori della Cattedrale, sulla piazza, sorge il Municipio (Ayuntamiento) costruito nel 1600. Sul punto più alto della città sorge l’Alcazar, la fortezza araba costruita sul luogo di una precedente fortezza romana, molto danneggiata durante la guerra civile spagnola, è stata ora restaurata.

 

8.4  SIVIGLIA.

 

Siviglia è la capitale dell’Andalusia, la regione più meridionale della penisola iberica che rappresenta, per i monumenti del suo passato, il folclore e le bellezze naturali, la destinazione più classica del turismo in Spagna. L’Andalusia comprende 8 province delle quali le più importanti sono quelle di Siviglia, Cordoba, Granada e Malaga. Siviglia è al quarta città della Spagna dopo Madrid, Barcellona e Valencia, si trova in una fertile pianura sulla sinistra del fiume Guadalquivir che, pur distando dal mare 87 km risente ancora delle maree e consente anche alle grandi navi di accedere al suo porto. Per la sua importanza commerciale e la sua posizione strategica fu un centro politico fin dal tempo dei romani che la conquistarono nel 45 a.C., fu poi sotto i Vandali (411) da cui prese il nome, i Visigoti (441) ed infine dei Mori che la tennero dal 712 al 1248. Sotto gli Abbasidi, fino al 1146 la Ixvilia musulmana raggiunse il suo massimo splendore, decadde dopo con le dinastie berbere degli Almoravidi e degli Almohadi ma, conquistata dai cristiani nel 1248, divenne residenza reale e rifiorì rimanendo poi la città più importante di Spagna fino a tutto il 1500.

Il centro monumentale della città è intorno alla Cattedrale, una delle chiese più imponenti della Spagna e terza del mondo cristiano dopo S. Pietro di Roma e S. Paolo di Londra, costruita fra il 1402 ed il 1506 in stile gotico e manierista sul luogo della moschea principale. Di quest’ultima è rimasto sul lato nord il Patio de los Naranjos (aranci), un grande cortile rettangolare con al centro l’antica vasca delle abluzioni. L’antico minareto è stato inglobato nella grande torre campanaria alta 97 m. Sulla sommità è un lanternino che porta la statua della Fede che ruota cambiando la direzione del vento ed è detta “la Giralda”, simbolo di Siviglia; la statua raffigura S. Ruffina che insieme a S. Giustina è la protettrice di Siviglia. Si entra al Patio de los Naranjos dalla Puerta del Perdon e poi nella Cattedrale sul transetto sinistro dalla Puerta de la Conception. L’interno, orientato da ovest a est, è a 5 navate, lungo 117 m, largo 76 m e alto 40 m, con vetrate policrome fra cui molte del 1500. Davanti all’altare maggiore è il coro chiuso da una cancellata  e con stalli del 1400, dietro l’altare un alto fondale in legno dorato con scolpiti 44 episodi della Bibbia. Sul transetto destro, davanti alla Puerta de S. Cristobal, c’è il monumento funebre a Cristoforo Colombo: un grande sarcofago portato da 4 araldi che rappresentano i 4 regni di Spagna: Castiglia, Leon, Navarra ed Aragona. Il monumento è opera di un artista cubano del 1800 e si trovava nella cattedrale dell’Avana a Cuba, poi trasferito a Siviglia alla perdita di Cuba nel 1898. Sul lato sud-est si trova il Tesoro della chiesa e la sacrestia con copertura a cupola e opere di Goya e Zurbaran, segue la Sala Capitular di forma ellittica in marmo di Carrara e stile plateresco.

Dietro la cattedrale si apre la Plaza del Triunfo che confina a sud-est con l’Alkazar e su cui si affacciano la Casa de Contractation che contiene tutti gli archivi delle colonie americane ed il palazzo arcivescovile. Con la scoperta del Nuovo Mondo Siviglia divenne il porto per le Americhe ed il centro più importante per il commercio e l’amministrazione delle colonie.

L’Alkazar, il palazzo fortezza degli emiri musulmani e poi dei re cattolici, costruito in origine dagli Arabi, fu completamente rifatto a metà del XIV secolo dal re Pedro I di Castiglia con l’opera di architetti arabi nello stile mudejar. All’interno due cortili, il Patio de las Doncellas ed il Patio de las Muñecas, più piccolo, con pareti traforate ed archi lavorati su colonne di marmo; intorno sono gli appartamenti reali e la Sala degli Ambasciatori con ingressi da quattro lati aventi archi a ferro di cavallo su colonne di diaspro, la sala è coperta da una cupola del 1420 stupendamente decorata. I giardini interni dell’Alkazar furono voluti da Carlo V arricchendoli con piante esotiche provenienti dal Sud America. Da un lato si aprono i bagni sotterranei coperti da volte ad archi acuti, sulla fronte del giardino una mostra decorata come un ninfeo ed una vasca con statuina di Mercurio simbolo della salute e del commercio. L’Alkazar è circondato da mura e vicino si addossa un piccolo quartiere giudeo formato da antiche case, piazzette con aranci, negozi di artigianato e ristoranti.

A sud dell’Alkazar si trova il quartiere dell’Università e poi il grande parco ed il palazzo residenza di Maria Luisa Fernanda di Borbone che hanno ospitato l’esposizione Ibero-Americana del 1929-30. Il palazzo centrale con le due torri angolari alte 82 m è in stile barocco andaluso. Sullo zoccolo del palazzo a forma semicircolare che circonda la piazza sono disposte raffigurazioni su piastrelle di ceramica colorata di fatti storici della Reconquista avvenuti in tutte la provincie spagnole in ordine alfabetico. Il parco si estende fino al fiume e conserva molti edifici e padiglioni della mostra.

Risalendo il fiume lungo il Paseo de las Delicias si incontra sulla destra il Palacio S. Telmo con il grande portale barocco, costruito come collegio Navale nel 1743 ed ora sede dell’Università Pontificia. Più avanti, passato ponte S. Telmo, sulla riva sinistra sorge la Torre de Oro, antica fortezza moresca una volta ricoperta di piastrelle azulejos dorate e poi adibita a tesoreria e prigione. Più a nord c’è la Plaza de Toros, la grande arena delle corride capace di 14000 spettatori la cui costruzione rimonta al 1658; il museo annesso raccoglie i ricordi della sua lunga storia. Addentrandosi poi verso est fino all’Avenida de Costitution a nord della Cattedrale, si arriva a Plaza S. Francisco dove sorge l’antico Ayuntamiento (Municipio) dalla bella facciata barocca.

 

8.5  CORDOBA.

 

Cordoba, dopo Siviglia, è la città più importante dell’Andalusia e capoluogo della provincia omonima, lambita dal Guadalquivir negli ultimi contrafforti della Sierra Morena. Città romana fu capoluogo dell’Hispania Ulterior, fu base dei pompeiani e per questo venne saccheggiata da Cesare, diede i natali a Seneca e Lucano. Divenne ducato con i Visigoti e con la conquista araba del 711 divenne capitale del califfato fondato da un emiro della dinastia degli Omayyadi di Damasco. Rapidamente divenne una delle città più ricche d’Europa e centro culturale dell’Islam ma con la fine del califfato nel 1031 iniziò a declinare, passò sotto Siviglia poi sotto il dominio degli Almoravidi e degli Almohadi, infine fu conquistata dai cristiani nel 1236 ma non si riprese più fino ai nostri giorni. Di Cordoba sono Averroè (1126-98), traduttore e commentatore di Aristotele ed il rabbino Mosè Maimonides (1135-1204) medico e filosofo.

Venendo da Siviglia si entra in città attraversando il Guadalquivir sul moderno ponte San Rafael vicino all’antico e monumentale ponte Romano lungo 223 m riedificato dai Mori. Sul lato del fiume si trova l’Alkazar, il palazzo fortezza dei Califfi che vi abitarono per circa due secoli. Il palazzo fu poi completamente rifatto da Alfonso XI nel 1500 e non si riconosce più l’antica struttura. Grandi sono i giardini con vasche e fontane alimentati da un acquedotto e da una rete di tubi di piombo e di ceramica costruita dagli arabi, due viali si incrociano formando una croce ed al centro si trova il monumento a Cristoforo Colombo davanti a Ferdinando d’Aragona ed Isabella di Castiglia a ricordare la trattativa avvenuta proprio a Cordoba fra il grande navigatore ed i re cattolici.

A nord dell’Alkazar si stende il quartiere giudeo (Barrio de la Juderia) con vie strette e tortuose, case dipinte e negozi di artigiani. In una piazzetta è la statua in bronzo a Maimonides, teologo, filosofo e medico, in segreto ebreo, che durante la dinastia degli intolleranti Almohadi si trasferì al Cairo dove fu medico del Saladino. Si può visitare una piccola sinagoga costruita nel 1315 da una ricca famiglia giudea in stile mudejar; oggi è monumento nazionale. La casa delle Bolas infine era il luogo dove si vendevano le bolle papali che consentivano ai cristiani di mangiare carne il venerdì.

Ma il monumento più importante di Cordoba è la grande Moschea trasformata in Cattedrale. La Moschea fu iniziata dal primo Califfo Abd al-Rahman nel 785 ispirandosi a quella di Damasco. Era una sala larga 85 m e profonda 30 m, preceduto a nord da un cortile della stessa larghezza ma più profondo con un minareto alzato sul muro nord del cortile. La sala era divisa in 11 navate da 10 file di colonne. Circa 50 anni più tardi il successore prolungò le navate verso sud ed un altro prolungamento si ebbe nel 961 ad opera del Califfo Abd al-Hakam II portando la profondità totale delle navate a 179 m. Alla fine del X secolo il Califfo Almanzor allargò la Moschea verso est aggiungendo altre 8 navate ed allargando anche il cortile. Nel 1523 Carlo V diede incarico all’architetto Hernan Ruiz di inserire una cattedrale lunga 60 m dentro il tempio arabo e nel 1593 una torre campanaria alta 60 m sostituì il minareto. Tutto l’edificio è circondato da mura e contrafforti come una fortezza. Si entra dalla Puerta del Perdon vicino alla torre passando per il cortile degli aranci dove sono piantate palme ed aranci i cui frutti vengono acquistati ogni anno da una fabbrica svizzera di confetture, poi dalla Puerta de las Palmas si entra nel tempio; si è circondati da un’impressionante selva di colonne in gran parte di recupero, archi romani, a ferro di cavallo e polilobati a strisce bianche e rosse, di pietra calcarea e laterizio; nell’ultimo ampliamento le strisce sono invece dipinte. La cattedrale orientata verso est è stata inserita nel secondo ampliamento con la demolizione di 63 colonne a formare un’unica navata con cupola ovoidale, l’altare è un pezzo unico di marmo e di fronte c’è il coro rococò di mogano di San Domingo intagliato da scultori di Siviglia: 109 seggi in due ordini. Portandosi verso la parete sud, nell’area del terzo ingrandimento, si scopre il Mihrab Nuevo del Califfo al-Hakam, la nicchia della preghiera orientata verso la Mecca, un gioiello di arte araba.

 

8.6  GRANADA.

 

La città di Granada, situata ai piedi della Sierra Nevada, occupa con il suo nucleo storico due colline, a nord quella di Albaicin ed a sud quella dell’Alhambra, separate dalla profonda valle del Rio Darro e si stende sulla fertile valle del Rio Genil affluente del Guadalquivir. Di origine iberica, la città ebbe il suo sviluppo con gli Arabi che costruirono una rocca sul colle dell’Alhambra; caduto il Califfato di Cordoba nel 1031, Granada fu capitale di un emirato sotto gli Almoravidi, prima, e gli Almohadi, dopo. Nel 1241, con la dinastia dei Nasridi, divenne la città più ricca della Spagna, il suo territorio comprendeva quello dell’attuale provincia e delle vicine provincie di Malaga e Almeria, mantenne a lungo buoni rapporti con i regni cattolici in un equilibrio precario e fu l’ultima ad essere conquistata nel 1482 dopo un assedio. Ebbe ancora un periodo aureo nel 1500 con Carlo V poi, dopo la rivolta dei mori convertiti (moriscos) del 1566 per il divieto di usare la lingua araba, decadde, e la ripresa si è avuta solo nell’ultimo secolo.

La collina dell’Alhambra per la sua posizione strategica fu il primo nucleo del centro abitato fin dall’epoca romana e fino al IX secolo; nel secolo XI quando il centro del potere passò da Cordoba a Granada e la corte si stabilì sulla collina di Albaicin che fu circondata da mura e torri di cui rimangono ancora lunghi tratti. Nel XII secolo, nel periodo turbolento delle invasioni degli Almoravidi e degli Almohadi, venne preferita la rocca dell’Alhambra e qui l’ultima dinastia degli Nasridi costruì i palazzi che conosciamo. L’espansione della città trovò spazio nell’area che digrada verso il Rio Genil.

 

8.6.1  IL CENTRO ED I QUARTIERI NORD.

 

Il centro della città si trova lungo l’asse della Gran Via de Colon da Plaza Isabella la Cattolica fino ai Giardini del Triunfo. A Plaza Isabella la Cattolica sorge il monumento di bronzo con Cristoforo Colombo davanti alla regina Isabella in trono. Imboccando da qui la Gran Via verso ovest, sulla sinistra, si trova il palazzo Arcivescovile e la Cattedrale dedicata a Santa Maria de la Encarnaciòn e sul lato destro la Capilla Real, la prima ad essere costruita per volere di Ferdinando ed Isabella in stile gotico fiorito a croce latina; è considerata la prima chiesa rinascimentale della Spagna. Fu iniziata nel 1505 e finita nel 1529, Isabella era morta nel 1504 e Ferdinando morì nel 1517, divenne il luogo di sepoltura dei primi re con i mausolei di Ferdinando, Isabella, Filippo il Bello e Giovanna la Pazza posti di fronte all’altare e circondati da una cancellata con decorazioni arabe fatta porre da Carlo V. Il mausoleo di Ferdinando ed Isabella è in marmo di Carrara, opera rinascimentale del fiorentino Fancelli (1522), Isabella poggia il capo su un cuscino più infossato di quello del re a indicare la sua maggiore intelligenza. Sotto i mausolei si trova la cripta dove sono custoditi i corpi in semplici bare di piombo. Sull’altare davanti alle tombe, una crocifissione tutta in oro, nella sacrestia è conservato il Tesoro che contiene fra l’altro la corona, la spada ed un ostensorio. La Cattedrale, che si visita separatamente, fu cominciata nel 1523, aperta nel 1561 ma completata nel 1700 in stile gotico e plateresco e con facciata rinascimentale, l’interno è a 5 navate e pilastri a fasci di colonne corinzie che proseguono nelle nervature delle volte ed un’alta cupola. Vicino alla Cattedrale è l’antica università araba ed intorno il quartiere commerciale di origine araba con mercato e negozi.

All’estremità nord della Gran Via de Colon si trovano i Giardini del Triunfo con la colonna del Trionfo dedicata alla Vergine che commemora la presa di Granada e dietro l’Hospital Real. A circa 1 km in direzione nord si trova il Monastero dei Certosini (La Cartuja) dall’austera facciata rinascimentale ma con la chiesa capolavoro del barocco andaluso dedicata all’Assunta patrona del convento. Iniziata nel 1504, la costruzione durò tre secoli e fu per la maggior parte opera dei certosini, l’ordine fondato da S. Bruno a Chartres in Francia. La Sacrestia in particolare è opera ultrabarocca con profusione di stucchi, ori e lavori di intarsio.

Tornando a Plaza Isabella la Cattolica e prendendo a nord-est si incontra Plaza Nueva con la chiesetta di Santa Ana, antica moschea con minareto trasformato in campanile, da qui si segue la Carrera del Darro risalendo il corso del Rio Darro che, interrato a sud fino alla sua confluenza con il Rio Genil, ricompare allo scoperto nella profonda valle fra le colline dell’Alhambra e di Albaicin. Uno dei palazzi a sinistra è la Casa di Castril con il piccolo Museo Archeologico che contiene interessanti reperti e dal cui cortile si ha una vista parziale dell’Alhambra. Anche dalle ripide stradine che si arrampicano sulla collina di Albaicin si hanno altre viste parziali dell’Alhambra. Proseguendo a monte un ponticello attraversa il Darro e da qui una strada sale ripida sulla collina dell’Alhambra; dalla parte opposta, invece, si sale sul Sacromonte passando per il quartiere moresco e più su è la zona abitata dai gitani venuti dal Pakistan nel 1444 ed insediatisi nelle numerose grotte del monte mantenendo lingua e costumi propri. Oggi i gitani hanno costruito case addossate alle grotte (cuevas) ed il quartiere è diventato un luogo turistico con ritrovi tipici dove di sera si può assistere alle danze gitane. Uno di questi locali è la Zambra de Maria la Castanera (Zambra è il nome di un ballo gitano).

Il sobborgo di Albaicin, che significa quartiere dei falconieri, sulla collina omonima ha ancora il suo inconfondibile aspetto moresco con vie strette e ripide ed i resti delle cinte murarie del secolo XI. Il cuore è la chiesa di S. Salvador eretta su un’antica moschea e le terrazze di S. Cristobal e di S. Nicolas, i migliori punti panoramici sull’Alhambra e la Sierra Nevada alta 2500 m.

 

8.6.2  IL PARCO DELL’ALHAMBRA.

 

L’Alhambra, la Fortezza Rossa per il colore della roccia, è il complesso monumentale più famoso di Granada, ultima roccaforte del potere musulmano nella penisola iberica sopravvissuta per due secoli e mezzo alla disgregazione degli altri stati arabi. Nel 1237 Ibd al-Ahmar fonda la dinastia nasrida, si proclama sultano ed inizia la costruzione dell’Alhambra sulle rovine dell’antica rocca. Nonostante la sua debolezza militare che la costringe a rendere tributo al re Ferdinando III, Granada diventa ricca di commerci e di cultura, 23 sultani governarono sulla città e l’Alhambra si arricchì di tesori. La conquista cristiana apportò radicali trasformazioni ed aggiunse il rinascimentale palazzo di Carlo V che rimase però incompiuto e non diviene mai residenza della corte, l’Alhambra fu dimenticata e la riscoperta dei suoi tesori si deve ai viaggiatori romantici del 1800.

L’Alhambra fu concepita come città residenziale della dinastia nasrida, prima fu costruita l’Alcazaba, la rocca fortificata, sullo sperone ovest, il punto più alto, su un tracciato fortificato del secolo XI, quindi sul fianco nord i palazzi del sultano e gli edifici amministrativi, poi a sud e ad est la Medina, la città con tutti i servizi necessari all’autonomia del complesso. L’intero perimetro è circondato da una muraglia e da una trentina di torri tutte diverse, alcune con funzioni strategiche, altre adibite ad alloggi ed altre semplici belvederi panoramici. Separata da questa cittadella, a nord-est, è la zona residenziale estiva dei sultani con i giardini ed una tenuta agricola detta Generalife o “giardino degli architetti”. L’acqua che alimenta le vasche e le fontane di ambedue i complessi veniva fornita in abbondanza da un acquedotto in piombo e ceramica che attingeva alle sorgenti a monte del Darro sulla Sierra Nevada. Abbandonati dalla corte di Carlo V i palazzi dell’Alhambra e del Generalife furono affidati alla custodia di un Governatore e col tempo divenne privilegio permanente di famiglie nobili e solo nel 1921 il complesso è tornato allo Stato.

Si entra nella cittadella dalla porta della Giustizia, sul lato sud, e si inizia la visita dall’Alcazaba, passando per il piazzale della Cisterne; questa è la vera fortezza con un recinto fortificato, cammino di ronda e l’accesso principale a nord dalla Puerta de Armas; sull’estremità ovest domina la Torre de la Vela alta 26 m dove i cristiani alzarono la croce e gli stendardi reali il giorno della conquista (2 gennaio 1492); successivamente, nel 1569, qui fu collocata una campana. Dalle torri dell’Alcazaba e dal piazzale delle Cisterne si gode il panorama della città e della collina di Albaicin. Sul lato est del piazzale delle Cisterne sorge il palazzo di Carlo V a pianta quadrata di 63 m di lato, alto 17 m, tutto in pietra che ostenta la sua solida impronta rinascimentale e fa rimarcare il contrasto con l’architettura dei palazzi arabi che invece nasconde la bellezza all’interno ed usa materiali poveri. Sulla facciata del palazzo medaglioni con le 12 fatiche di Ercole, al lato del portale il rilievo delle colonne d’Ercole con scritto “plus ultra” la nuova sfida dell’impero. All’interno un grande patio circolare e porticato a due ordini. Il palazzo è oggi sede del Museo Provinciale delle Belle Arti.

Ai palazzi nasridi si entra dal fianco nord del palazzo di Carlo V e la prima sezione è il Mexuar con la sala della Sura (Consiglio dei Ministri) adibita all’assemblea ed all’amministrazione della giustizia; è un’aula rettangolare con al centro quattro colonne con capitelli policromi che reggono una trabeazione, intorno una zoccolatura di piatrelle di caramica, sul fondo un ballatoio. Costruzione e decorazione sono del XIV secolo, nel XVI secolo fu trasformato in cappella. Accanto si trova il Patio del Cuarto Dorado (sala dorata) usato per le udienze, dal soffitto ligneo ridecorato al tempo dei re cattolici con i loro emblemi. Da qui si passa al Cortile dei Mirti (Patio de los Arrayanes) con la lunga vasca bordata da una bassa siepe di mirti ed alimentata da due fontane. Sui lati minori si trovano due porticati con 7 archi semicircolari di cui quello centrale più grande; intorno si trovano le abitazioni del palazzo. Sul lato nord del patio prospetta la Torre de Comares merlata alta 45 m e sotto la torre è il Salone degli Ambasciatori, sala del trono, quadrata di 11 m di lato ed alta 18 m con una ricchissima decorazione parietale policroma in ceramica e stucco applicato su marmo con iscrizioni arabe in caratteri cufici (persiani) ed una volta a cupola in legno di larice fatta da più di 1000 pezzi; rappresentava i sette cieli del paradiso islamico fino all’ottavo dove risiede Allah. In questa sala Isabella e Colombo firmarono l’accordo per la spedizione delle Indie. Dall’angolo sud-est del Cortile dei Mirti si passa al Patio de los Leones, il cuore degli appartamenti invernali del sultano con le stanze delle donne (harem). Il suo asse è est-ovest, perpendidcolare a quello del Cortile dei Mirti, ha una disposizione con fonte centrale e quattro canali a croce che lo dividono in quattro parti simmetriche a rappresentare il paradiso con i quattro fiumi dove scorreva acqua, vino, miele e latte. La fontana circolare in marmo ha 12 leoni dalla cui bocca sgorga un getto d’acqua e rappresentano le 12 tribù di Israele. La decorazione delle pareti, degli archi pensili in stucco come tende e delle sale che circondano il patio ha raggiunto l’apice della raffinatezza; sul lato sud si trova la Sala de los Abencerrajes, una nobile famiglia nordafricana che una tradizione vuole sia stata qui sterminata, ha una straordinaria cupola a stalattiti (muqarnas) che formano una stella ad otto punte; sul lato est è la Sala dei Re lunga più di 30 m con 5 alcove sulle cui volte sono dipinte scene di vita medievale, animali e piante perché, trattandosi di un luogo privato e non religioso, era ammessa la rappresentazione di figure umane. Sul lato nord è la Sala de dos Hermanas sulla cui volta il motivo a stella, già visto sul lato sud, si moltiplica in una selva di 5000 prismi a stalattiti; da qui ci si sposta verso nord in una serie di sale che circondano dall’alto il suggestivo giardino interno detto Patio de Lindaraja; quest’area fu usata come residenza dall’imperatore Carlo V e dalla moglie Isabella del Portogallo e la decorazione ha subito molti rifacimenti. Un loggiato, a destra della torre de Comares, si affaccia sulle mura nord in vista delle colline di Alabaicin e del Sacromonte e prosegue fino alla torre detta del Peinador (toletta) della Reina, realizzata nel 1537-39 come una torre di vedetta e decorata con motivi mitologici e con i fatti della conquista di Tunisi di Carlo V.

Ad est del complesso del Lindaraja è il portico del Partal anche questo di epoca nasrida che si appoggia sulle mura ed ha dietro un ampio stagno circondato da giardini. I giardini terrazzati che si stendono a sud ed a est sui pochi resti storici sono stati sistemati nel secolo XX dove una volta sorgevano le strade e le case della Medina. Sul fronte nord il Paseo de las Torres segue le torri incastonate lungo la muraglia, queste ancora mantengono gran parte delle loro decorazioni originarie.. Da qui si coglie la vista del palazzo del Generalife e del suo parco. Si esce infine dall’ingresso est vicino alla Torre de Agua dove entrava l’acquedotto che veniva dalla Sierra Nevada.

Usciti dal recinto dell’Alhambra si prende a nord un viale che attraversa i Giardini Nuovi del Generalife realizzati nella prima metà del 1900 secondo i canoni del giardino musulmano, alberi, sentieri e canali in vista dell’Alhambra, intorno è la vasta tenuta agricola, orti e pascoli associati alla residenza estiva dei sultani. All’estremità nord è il complesso residenziale la cui parte centrale è occupata dal Patio de la Acequia (canale), stretto ed allungato, fiancheggiato da portici, con canale centrale su cui convergono getti d’acqua incrociati; sulla fronte nord è un portico a cinque archi di cui il centrale più ampio, e sopra un belvedere che conserva ancora parte delle decorazioni a stucco dell’epoca dei sultani. Sul lato destro, al di là del patio, si trovano i Giardini Alti disposti su diversi livelli terrazzati con fontane e canali d’acqua che scorrono sui muretti al fianco delle scale.

 

8.7  GIBILTERRA.

 

Gibilterra con la sua poderosa Rocca, a sud della penisola iberica, si trova fra la baia di Algesiras ad ovest, che comunica con l’Atlantico e su cui si affaccia la città ed il porto, ed il Mediterraneo ad est. La sua punta più meridionale, detta Punta d’Europa, dista dall’Africa solo 21 km di fronte a Ceuta dove sorge Jebel (monte) Muso e forma lo stretto di Gibilterra fra i due monti che Platone chiamava le Colonne d’Ercole. Quando nel 711 il condottiero berbero Tarik ibd Zeyad sbarcò sulla penisola per invadere la Spagna, la rocca fu chiamata Jebel Tarik, montagna di Tarik, da cui il nome di Gibilterra. La Rocca fu poi fortificata nel 1160 dal Califfo del Marocco e fu ripresa dai cristiani nel 1462. Rimase sotto il regno spagnolo fino alla guerra di Successione Spagnola (1701-1714) quando fu occupata da una flotta anglo-olandese a nome del pretendente degli Asburgo ma, finita la guerra con il trattato di Utrecht, fu ceduta per sempre all’Inghilterra. La Spagna provò a riprendere la Rocca assediando la città nel 1727 e poi nel 1779, quest’ultimo assedio durò 4 anni e fu detto il “Grande Assedio” ma la città rimase in mano inglese. Nel XIX secolo Gibilterra divenne una fortezza inespugnabile e Colonia della Corona. Nelle due ultime guerre mondiali fu base navale strategica importante nella guerra sottomarina. Nel 1967 la popolazione si è espressa in un referendum a favore dell’unione con la Gran Bretagna.

Uno stretto istmo di sabbia separa la penisola di Gibilterra dalla Spagna dove si trova la linea di frontiera, subito dopo la pista dell’aeroporto internazionale attraversa l’istmo dal Mediterraneo all’Atlantico e l’attraversamento di pedoni ed automezzi viene interrotto ogni volta deve decollare un aereo; la città inizia subito dopo sulla costa ovest mentre ad est si solleva l’imponente rocca quasi a picco sul Mediterraneo. Una strada interrotta da gallerie si arrampica sulla Rocca e dei pullmini ne permettono il giro turistico fino alla sommità, anche una teleferica porta dalla città alla sommità della Rocca.

La visita con il pullmino segue un’antica strada militare che attraversa alcune gallerie; il primo punto panoramico è sul lato sud in vista della Punta d’Europa dove è stato eretto un monumento di bronzo alle colonne d’Ercole. Vicino, sul fianco est, è l’ingresso alla grotta di S. Michele, il luogo più visitato della Rocca, noto fin da epoche remote, dove sono stati trovati resti dell’uomo di Neandertal. La grotta ha un’ampia sala usata a volte per concerti per la sua acustica, vi sono molte stalattiti e stalagmiti, una di queste, caduta in tempi remoti, è stata tagliata nel 1972 e la sezione mostra la storia del suo accrescimento con le zone chiare corrispondenti ai periodi piovosi e le zone scure a quelli secchi. La grotta è molto profonda e non è stata completamente esplorata, una leggenda vuole che comunichi con l’Africa. Salendo ancora sulla Rocca si incontrano le scimmie; si tratta di una colonia di macachi senza coda (Macaca sylvanus) che abitano la Rocca da tempi antichissimi, ma non ci sono resti preistorici e probabilmente sono stati portati dai marocchini al tempo delle invasioni arabe; fanno ormai parte del paesaggio e sono protette. Si incontrano in tutta la parte più alta fino alle Gallerie Alte. Questo è il punto più alto a nord dove si domina il porto ed il versante spagnolo. Qui è stata scavata la prima galleria al tempo del Grande Assedio del 1779-83, la galleria ha una lunghezza di 113 m e sei finestre dove erano stati installati quattro cannoni. Da allora fino alla seconda guerra mondiale la rete di gallerie ha raggiunto le 30 miglia creando una vera città sotterranea. La Rocca ha anche un sistema di raccolta dell’acqua piovana su grandi superfici in pendenza sul lato est pulite e cementate, con canali di raccolta e grandi cisterne. Oggi questo sistema sta per essere sostituito dai moderni distillatori di acqua marina.

Dopo la visita della Rocca si può dare uno sguardo alla città sulla costa ovest; la parte nord è la città vecchia di origine araba con le strade strette ai piedi del castello moresco ed intorno a Piazza delle Casematte, più a sud la città nuova con la Main Street, i negozi e gli edifici pubblici. Seguendo la costa e passando sotto due gallerie, dopo circa 3,5 km si raggiunge la punta sud della penisola, la Punta d’Europa sullo stretto, dove si alza il Faro costruito nel 1838.

 

8.8  BARCELLONA.

 

Barcellona, capitale della Catalogna nel nord-est della penisola iberica, è dopo Madrid la città più importante della Spagna ed uno dei porti più grandi del Mediterraneo, il terzo dopo Marsiglia e Genova, giace su una pianura sulla costa con alle spalle la catena del Tibidabo (512 m). Oggi vi vivono 4 milioni di persone di cui 2 nel centro. Città iberica chiamata Barcino, fu colonia romana al tempo di Augusto con il nome di Julia Faventa, fu capitale del regno visigoto dal 531 poi trasportata a Toledo, fu occupata dagli arabi nel 716 ma dopo Poitiers fu presa dai Franchi nell’801 e divenne contea della Marca Hispanica. Da questo momento si approfondiscono i legami linguistici fra Provenza e Catalogna e la lingua catalana rimarrà sempre distinta da quella castigliana. La confederazione con l’Aragona trascinerà poi sempre più la città fuori dall’orbita francese specie a seguito della crociata contro gli Albigesi e con Genova e Venezia divenne centro importante dei traffici con l’oriente. Con la scoperta dell’America, pur essendo esclusa dal commercio con il nuovo mondo, sotto Carlo V divenne porto di transito delle ricchezze che andavano in Italia ed in Germania, poi l’assolutismo ed il fiscalismo dei re di Spagna alienarono i catalani. Durante le guerre fra Francia e Spagna del 1600 il possesso della Catalogna fu rivendicato dalla Francia. Durante la guerra di successione spagnola Barcellona appoggiò il pretendente della casa d’Asburgo ed alla fine fu espugnata ed in parte distrutta dal nuovo re Filippo V di Borbone. Rifiorì con Carlo III e riprese il suo ruolo di centro commerciale del Mediterraneo.

 

8.8.1  IL QUARTIERE GOTICO ED IL CENTRO.

 

L’antico centro della città si trova intorno alla Cattedrale ed è conosciuto come “quartiere gotico” o Barrio Gotico, si stende fino al porto con il Paseo de Colon, è attraversato da una grande arteria, La Rambla, dal porto fino a Plaça de Catalunya e mantiene ancora il suo aspetto medievale nell’intrigo di strade e nelle facciate dei suoi palazzi. Il cuore del quartiere è la Cattedrale dedicata alla Santa Cruz  ed a S. Eulalia, una martire locale. Costruita fra il 1298 ed il 1448 sul  luogo di una precedente chiesa prima romana e poi romanica del secolo XI, è nel suo interno un capolavoro del gotico catalano fortemente influenzato da quello francese mentre la facciata esterna e le torri sono state rifatte fra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. L’interno ha ancora le vetrate originali del XIV secolo, smontate e nascoste dai monaci all’inizio della guerra civile e rimontate nel 1940, vi sono tre navate con pilastri a fasci di colonne che proseguono nelle costolature delle crociere e 29 cappelle in stili diversi dal rinascimento al gotico barocco, gli stalli del coro sono del 1400 con gli stemmi reali. Nel chiostro, costruito insieme alla cattedrale, vi sono numerosissime tombe delle famiglie nobili della città perché all’interno della Cattedrale potevano essere sepolti solo i conti e gli arcivescovi; una di queste tombe è una fossa comune del periodo della peste del 1300. Nel cortile del chiostro, fra palme e magnolie c’è una vasca e 13 oche bianche che da 300 anni vogliono ricordare S. Eulalia, patrona della città e martire a 13 anni. Intorno alla cattedrale si affollano 25 palazzi gotici tutti sedi di musei fra i quali quello dedicato a Picasso, a Mirò ed il museo Marés dedicato all’arte romana e greca nell’antica residenza dei re cattolici. Il quartiere gotico, in gran parte area pedonale è affollato di negozi e ristoranti ed è molto frequentato dai cittadini e dai turisti.

All’estremità della Rambla, sul Passeig de Colom si alza il monumento a Colombo a forma di colonna alta 60 m e sopra la statua in bronzo del Navigatore alta 8 m che indica l’ovest. Un ascensore porta fino alla sommità da cui si vede il panorama della città e del porto. Dal Molo Nuovo del porto una funivia porta alle falde della collina di Montjuïc a sud della città alta 213 m il cui nome significa Monte dei Giudei perché vi si trovava un cimitero ebraico. La collina è stata sistemata per l’Esposizione Universale del 1929 con il Parque d’Atracciones, la terrazza panoramica o Mirador del Alcalde, il Museo Archeologico ed il Palau Nacional con il Museo di Arte Catalana. Sul lato occidentale della collina si trova il “villaggio spagnolo” o Poble espanyol, un parco circondato da mura dove sono ricostruiti i luoghi più tipici delle regioni spagnole, realizzato proprio in occasione dell’Esposizione Universale. Nel 1992, in occasione dei XXV Giochi Olimpici, sulla collina è stata creata l’area sportiva con uno Stadio di 35000 persone, il Palazzo dello Sport, il braciere della fiamma olimpica e l’avveniristica Torre del ripetitore telefonico dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava. Il Villaggio Olimpico con le due Torri Olimpiche, residenza dei partecipanti ai giochi ed ora appartamenti di lusso, insieme al Porto olimpico si trovano invece all’estremità nord del porto.

Intorno a Plaça de Catalunya si trova l’area universitaria, la zona degli alberghi e delle banche, più a ovest la Gran Via de les Corts Catalanes diritta e lunga più di 5 km separa il centro storico e la collina di Montjuïc dai quartieri moderni dal tracciato più regolare e da quelli periferici che arrivano fino alle falde del Tibidabo

 

8.8.2  GLI ASPETTI MODERNI.

 

Nei primi del 1900 Barcellona è stata il centro delle correnti più originali del modernismo europeo, la città presenta numerosi edifici di liberty spagnolo e catalano ed il massimo rappresentante ne è l’architetto Antoni Gaudì (1852-1926) a cui sono dovute molte opere in cui mescola in modo originale e creativo motivi degli stili romanico, gotico e barocco a quelli del modernismo liberty. L’opera più grandiosa, ma ancora incompleta è il Tempio della Sagrada Familia nella zona settentrionale della città divenuto simbolo di Barcellona, un progetto iniziato da F. del Villar nel 1882 ma ripreso dal Gaudì un anno dopo rivoluzionandone la concezione per farne una grande chiesa con tre facciate ispirata allo stile gotico, 12 torri ed un torrione centrale. Gaudì morì nel 1926 in un incidente, con molte interruzioni i lavori sono ripresi ma lentamente per la mancanza di fondi che provengono in massima parte da privati. Oggi sono stati completati la facciata orientale, quella principale, 8 torri, la facciata posteriore ad ovest e la cripta dove si trova una mostra permanente del progetto e la tomba di Gaudì. L’interno è ancora tutto un cantiere; un ascensore sistemato in una delle torri permette di salire facilmente fino a 65 m ed avere una visione delle torri dall’alto. Poi, più a sud, al n.92 del Passaig de Gracia, la zona più raffinata di Barcellona, si trova Casa Milà detta anche La Pedrera, l’opera di architettura civile liberty più importante di Gaudì; le facciate hanno profili ondulati con balconi in ferro battuto ricchi di ornamenti floreali ed il terrazzo è affollato da comignoli di forme fantastiche in un percorso accidentato. La casa fu costruita nel 1906-10 e fu abitata dal 1911 fornita di tutti i ritrovati più moderni: acqua corrente, gas, elettricità, telefono. La Pedrera è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO ed oggi è sede di esposizioni fra cui una permanente sull’opera di Antoni Gaudì; in una sezione è stato conservato un appartamento (El Piso de la Pedrera) che conserva mobili, elementi decorativi, opere d’arte e utensili domestici e ricrea l’atmosfera di un’abitazione di famiglia borghese del primo ‘900. Fra le altre opere di Gaudì di cui è piena Barcellona, particolarmente interessante è il parco Güell su una collina a nord della città voluto e finanziato dall’industriale mecenate conte Eusebi Güell che intendeva realizzare una “città giardino”, un quartiere residenziale attrezzato come quelli che si stavano realizzando in Inghilterra. Güell commissionò il progetto a Antoni Gaudì ed i lavori iniziarono nel 1900 ma delle 60 case di abitazione previste ne furono costruite solo tre: quella di Güell, quella di un avvocato e la terza acquistata dallo stesso Gaudì che vi abitò. Non si trovarono acquirenti perché la zona era allora troppo decentrata, rimase il parco che nel 1922 fu acquistato dal comune e divenne famoso in tutto il mondo e dichiarato Patrimonio dell’Umanità. L’abitazione di Gaudì  è diventata casa-museo dell’architetto con i suoi mobili ed i suoi ricordi. L’ingresso monumentale del parco è a sud, è affiancato da due padiglioni di forme fiabesche a pareti rustiche, quello a sinistra con un’alta torre di 16 m sormontata da una croce, poi una scalinata divisa in due da una fontana con diverse decorazioni: uno scudo con testa di serpente ed una grande iguana ricoperta di ceramiche colorate in giallo e azzurro dalla cui bocca esce l’acqua. La scalinata termina alla Sala delle 100 Colonne, un grande porticato di ispirazione dorica destinato ad area di mercato, sulla volta decorazioni circolari formate da collage di ceramiche colorate. Sopra è un grande piazzale con parapetto a panchina serpeggiante anche questo decorato con ceramiche colorate; sul lato nord del piazzale un muro con fioriere a forma di palma, intorno al piazzale, a diversi livelli una serie di portici con colonne rustiche inclinate e contorte.

 

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SPAGNA: EL CAMINO DE SANTIAGO.

24.04-02.05.2009 - Tour organizzato da ITINERA (Dott.G.Marone).

 

22.1  TRADIZIONE E STORIA.

  Le origini del pellegrinaggio a Santiago de Compostela rimontano al tempo della scoperta della tomba dell’apostolo San Giacomo che la leggenda pone il 24 giugno 813 (o forse 830) in un bosco vicino alla città di Iria Flavia, in Galizia, da parte di un frate di nome Pelayo, o Pelagio. Circa un mese dopo, il 25 luglio, il vescovo della città, Teodomiro, fatti eseguire gli scavi, portò alla luce un sepolcro con resti umani e lo identificò come quello di San Giacomo Maggiore, figlio di Zebedeo e Salomé, fratello di Giovanni e discepolo di Gesù. La località del rinvenimento divenne nota con il nome di Compostela, forse da Campus Stellae, per le luci che si diceva fossero apparse nel luogo, o da compositum, cioè cimitero. Una tradizione che risale a Isidoro di Siviglia, narra che Giacomo, dopo la morte di Gesù era andato in Spagna ad evangelizzare e certo doveva essere tornato in Giudea negli anni 40. Qui era stato perseguitato dal re Erode Agrippa che lo fece decapitare nel 44 e divenne così il primo martire. La leggenda vuole che le sue spoglie fossero state portate con una nave da due suoi discepoli in Galizia, allora regione celtica romanizzata, e qui dimenticate. Il vescovo Teodomiro aveva comunicato la scoperta al  re Alfonso delle Asturie che aveva fatto costruire una chiesa e la città di Santiago (da Sancti Jacobi) de Compostela, portandovi la sede dell’episcopato. Il IX secolo è così la data di inizio dei pellegrinaggi. Il santo divenne molto popolare come protettore dei cristiani contro i mori. Nacque la leggenda del suo intervento diretto nella battaglia di Clavijo combattuta dal re asturiano Ramiro I nell’844 che trasformò l’apostolo in un guerriero “matamoros” in groppa ad un cavallo bianco a tagliare le teste di nemici e da allora divenne il Santo simbolo della Reconquista, accanto alla figura dell’apostolo ed a quella del pellegrino.

  Una seconda chiesa più grande fu costruita nell’899. Nel 997, gli arabi di Spagna arrivarono a Santiago e la distrussero. Il sepolcro si salvò e fu costruita la terza chiesa, ma anche questa divenne troppo angusta per i pellegrini. Nel 1075 fu posta la prima pietra della quarta chiesa, la cattedrale romanica con cui si consolidò nel medioevo la tradizione del Camino lungo tracciati ormai noti che ricalcavano antiche vie dell’impero romano.

  I percorsi si differenziarono secondo della provenienza dei pellegrini. Il percorso più frequentato è stato sempre quello detto Cammino Reale Francese che dalla Francia, passando per la Navarra Francese da St. Jean Pied de Port, attraversa il confine con la Navarra a Orreaga-Roncesvalles ed arriva a Pamplona. Poco fuori, si congiunge con il Cammino d’Aragona che proviene da Tolosa, attraversa i Pirenei al passo di Somport (1632 m) e passa per Jaca, la prima capitale del regno d’Aragona. Da Pamplona il Cammino Francese passa per Logroño (La Rioja), Burgos e Leon, capitali dell’antico regno di Castiglia e Leon, e giunge in Galizia e a Santiago di Compostela.

  Altri percorsi hanno battuto pure strade di interesse storico e religioso che offrivano sicurezza ed ospitalità. Uno era l’itinerario lungo la costa settentrionale della Spagna che partiva da Irun, vicina a San Sebastian, sul Golfo di Biscaglia, si passava quindi per le provincie basche a Santander, in Cantabria e quindi nelle Asturie da dove si entrava in Galizia per Santiago. Questo percorso fu preferito all’inizio per motivi di sicurezza, quando ancora le regioni del sud erano occupate dai musulmani, ma il Cammino Francese divenne preferito con il procedere della Reconquista. Un altro era il Cammino d’Oriente che veniva dal sud della Spagna e dalla Castiglia. L’itinerario passava per Salamanca e Zamora seguendo in parte la strada romana dell’argento che veniva da Oviedo nelle Asturie, ma deviando verso la Galizia per Santiago. L’ultimo era il Cammino Inglese, più breve, usato in maggioranza dai pellegrini che venivano via mare dalle Isole Britanniche e che approdavano nei porti della Galizia del nord per dirigersi direttamente a Santiago.

  L’epoca d’oro del Cammino di San Giacomo (giacobeo) fu tra il X ed il XIII secolo, percorso da nobili e santi e da ricchi e poveri. Francesco d’Assisi fece probabilmente il suo pellegrinaggio fra il 1213 ed il 1215 insieme a molti dei suoi frati. I luoghi di pellegrinaggio furono protetti dai Cavalieri di San Giovanni e dai Templari, francescani e benedettini crearono ovunque alberghi per accogliere i pellegrini e specialmente i monaci clunacensi ebbero in Spagna più di 30 monasteri con vaste proprietà. Papa Urbano II (1088-1099) concesse al pellegrinaggio giacobeo il privilegio del giubileo, l’anno santo di Compostela, quando il 25 luglio, anniversario ufficiale della scoperta del suo sepolcro, cade di domenica.

  Dopo il 1500 iniziò la decadenza provocata dal diffondersi della riforma protestante contraria al culto delle reliquie ed ai pellegrinaggi, tacciati di idolatria, ed alle rivalità politiche fra Francia e Spagna. Anche la Controriforma contribuì a lasciare in ombra il santuario di Compostela privilegiando quelli mariani. Il percorso cadde nel dimenticatoio per 400 anni fino agli anni ’50 del 1900, quando si verificò una rinascita culturale che riscoprì la tradizione ed il percorso fu di nuovo  contrassegnato con le frecce gialle, le “flechas amarillas” che sono ormai l’emblema del Camino de Santiago. Nel 1987 il Consiglio d’Europa dichiarò il Camino “Primo Itinerario culturale europeo” e nel 1993 l’UNESCO incluse il tratto spagnolo del percorso nel Patrimonio dell’Umanità.

 

22.1.1  LA SPAGNA DALLA CONQUISTA ROMANA ALLA RECONQUISTA.

  La conquista della Spagna da parte dei Romani iniziò nel 210 a.C. con Publio Cornelio Scipione, detto poi l’Africano, che, durante la Seconda Guerra Punica (218-202), conquistò nel sud Nuova Cartagine (l’odierna Cartagena) cacciando i Cartaginesi. La penisola iberica fu divisa nelle due province romane: Hispania Citerior, a nord-est, ed Hispania Ulterior, a sud-ovest. La romanizzazione della penisola fu lunga e si concluse solo all’epoca di Augusto nel 19 a.C.. La Spagna diede i natali a quattro imperatori: Traiano, Adriano, Teodosio ed Onorio. Durante il basso impero (IV-V secolo d.C.) in Spagna si formarono grandi centri rurali e di questo periodo sono datati i ritrovamenti di ville sontuose e magnifici mosaici. Con la caduta dell’Impero, la Spagna fu invasa dai Vandali, che rimasero nel meridione e passarono in Africa, e dai Visigoti che si fermarono in Catalogna e Castiglia. Nel 711 arrivarono gli Arabi Omayyadi ed i berberi dell’Africa che sconfissero i Visigoti a Jerez de la Frontera ed occuparono Toledo, facendone la loro capitale; in breve fu occupata la maggior parte della Spagna. La spinta araba verso la Francia fu bloccata a Poitiers da Carlo Martello (732) che creò la marca spagnola ma il loro dominio si consolidò nella Spagna centro-meridionale. In breve gli Arabi si liberarono anche dalla soggezione a Damasco e si formò il califfato indipendente di Cordoba (756) ed altri regni indipendenti fra cui quello di Granada. Fino al X secolo i domini arabi ebbero un grande sviluppo economico e culturale e raggiunsero il loro massimo splendore.

  Nell’VIII secolo il re dei Franchi, Carlo Magno scese in Spagna con l’intenzione di liberare i cristiani che vivevano sotto i musulmani. Conquistò Pamplona ed assediò Saragozza, ma non riuscì a farsi alleate le popolazioni cristiane locali che preferivano la tolleranza dei musulmani spagnoli ad un nuovo dominio straniero. Avendo saputo di un’insurrezione in Francia dei Sassoni, da poco sottomessi, Carlo Magno riattraversò la frontiera a Roncisvalles lasciandovi la sua retroguardia al comando del conte-palatino Rolando (Orlando) insieme ai tesori conquistati durante la campagna militare. Le popolazioni basche del luogo, in parte ancora pagane e solo formalmente sottomesse, approfittarono per aggredire la retroguardia di Rolando, massacrandola e depredandola (15 agosto 778). Questo scontro e la morte di Rolando divenne, con il tempo e la tradizione dei trovatori, una battaglia leggendaria contro 40000 musulmani e fu resa immortale nel secolo XI con la Chanson de Roland.

  Nel nord della Spagna, fino a tutto l’VIII secolo, alcuni territori erano rimasti inaccessibili agli Arabi. Erano la zona dalla Galizia alle Asturie, lungo i monti cantabrici a nord-ovest, lungo i Pirenei a nord-est e nell’Aragona settentrionale. La fondazione di Santiago da Compostela a metà del IX secolo e l’inizio dei pellegrinaggi fece risorgere l’unità dei cristiani, ma la storia dei primi regni è confusa e fra cristiani e musulmani si passava da alleanze ad azioni di razzie. Il primo regno fu quello delle Asturie con capitale Oviedo. Il re Alfonso I vi regnò al tempo della scoperta della tomba di San Giacomo, poi vennero Alfonso II e Ramiro I, al tempo della battaglia di Clavijo. Alla fine del X secolo i berberi fecero una nuova avanzata verso nord saccheggiando Santiago (997), ma da questo momento prevalse la spinta dei primi nuclei dei regni di Leon a nord-ovest, dalla Galizia alle Asturie, di Castiglia al centro, e di Navarra ed Aragona a nord-est, che diedero inizio alla Reconquista.

  Nel 1031 la crisi del potere centrale portò all’abolizione del Califfato di Cordova e nella Spagna musulmana si formarono tanti piccoli emirati indipendenti, ma dal Marocco arrivò la nuova dinastia berbera degli Almoravidi, fondamentalisti islamici che imposero una nuova supremazia, mentre la resistenza cristiana ebbe il suo rappresentante in Rodrigo Diaz de Divar detto il Cid Campeador che conquistò Valencia nel 1094, ma alla sua morte la città fu riconquistata dai berberi. Agli Almoravidi seguirono gli Almohadi nel XII secolo. Nel 1118, Alfonso I d’Aragona occupò Saragozza facendone la sua capitale e lasciando Jaca, più vicina ai Pirenei. Nel 1137 si unirono Catalogna ed Aragona creando la Corona d’Aragona. Nel 1212 una coalizione spagnola guidata da Alfonso VIII di Castiglia vinse la battaglia decisiva di Las Navas de Tolosa contro gli Almohadi ed avanzò verso il sud. Nel 1236 avvenne la riunificazione di Leon e Castiglia sotto Ferdinando III e nella seconda metà del XIII secolo tutta la Spagna era ormai in mano dei regni di Castiglia ed Aragona. Agli Arabi rimaneva un piccolo territorio intorno a Granada in stato di vassallaggio alla Castiglia. Nel 1469, con il matrimonio di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona i due regni si unificarono ed il 2 gennaio 1492 con la caduta di Granada, cadde l’ultima roccaforte musulmana. Per ultima, nel 1515, Ferdinando d’Aragona incorporò la Navarra.

 

22.2  DAI PIRENEI A PAMPLONA.

 

  Punto di partenza del viaggio è Pamplona dove si pernotta e da qui ci si sposta sui Pirenei da dove iniziano i due Cammini tradizionali della Navarra e dell’Aragona.

  Navarra e Aragona e Catalogna che confinano con i Pirenei erano abitate in origine da popolazioni preromane, vasconi e baschi, che sono ancora oggi diffuse anche nelle confinanti zone francesi e, sia il panorama che il tipo di abitazioni non cambiano attraversando il confine.

  Il primo tratto del Cammino Reale Francese, inizia da St. Jean Pied de Port, nella Navarra francese, vicina al confine. La città è attraversata dal fiume Nive che, nascendo dopo lo spartiacque dei Pirenei, scorre verso il nord al Golfo di Biscaglia. La denominazione di Port, in lingua vascona, significa porto di mare o anche passo e tutte le strade del Cammino sono parte dell’antica rete di comunicazione romana. A St. Jean Pied de Port il Camino de Santiago attraversa il ponte sulla Nive  ed una porta sotto una torre.

  Il passo di Roncisvalles, un luogo pieno di ricordi carolingi, è la prima tappa in terra di Navarra del Camino de Santiago e dista 800 km dalla meta. Vi si trova la grande Collegiata Reale agostiniana, destinata ad ospizio per i viandanti e dedicata a Nostra Signora di Roncisvalle. Fu costruita nel medioevo in stile gotico e più volte rimaneggiata, a ricordo di Carlo Magno e della famosa battaglia. Nella piazza principale del borgo Orreaga-Roncesvalles si trova un cippo e la targa in memoria della battaglia (15 agosto 778) eretto per il XII centenario nel 1978. Intorno alla piazza è la Chiesa di Santiago ed il Luogo di Sepoltura della Battaglia, i due edifici più rappresentativi dell’avvenimento. Vicino si trova la chiesa dei Pellegrini con all’interno la statua di San Giacomo nelle vesti di pellegrino rappresentato con il bastone e la fiasca dell’acqua.

  I Camino scende poi per boschi di faggi e piccoli centri abitati che conservano luoghi storici di passaggio dei pellegrini, attraversando ponti fra cui il Puente de los Bandidos, il cui nome richiama uno dei pericoli che costellavano il cammino dei pellegrini nel medioevo.

  Si raggiunge così Pamplona, città bimillenaria di epoca romana fondata, secondo la tradizione, nel 75 a.C. da Gneo Pompeo Magno e detta Pompaelo. Fu presa dai Visigoti nel V secolo e poi dagli Arabi. Carlo Magno la conquistò nel 778 e nel X secolo divenne capitale del regno di Navarra fino al 1515, quando Fedinando d’Aragona incorporò la Navarra.

  Il centro della città è il Paseo de Sarasate, passeggiata principale, che ha ad un’estremità il Monumento de los Fueros, una colonna con alla sommità la statua delle Leggi e vicino la chiesa fortificata di San Nicolas del XIII secolo, di origine romanica. A nord-est del Paseo si trova la Plaza del Castillo dove sorgeva un castello, ora sparito, palazzi neoclassici e portici. La città antica era circondata da mura e fortificazioni del 1600 delle quali sono rimasti il Baluardo del Redin a nord-est e la Cittadella pentagonale di Filippo II a sud-ovest. Il Camino de Santiago entra in città dal ponte medievale della Maddalena sul fiume Arga, a nord, attraversa le mura al Baluardo del Redin e, per calle Carmen entra al quartiere della Cattedrale, sul lato nord-est. La Cattedrale gotica del XV secolo ha una facciata neoclassica con due campanili del 1780. L’antico ingresso è sulla navata destra dal chiostro con un portale decorato nel timpano da un bassorilievo che rappresenta la morte della Vergine e la statua della Madonna al centro della porta sotto un baldacchino barocco. All’interno si trovano i sarcofagi del re Carlo III e della regina Eleonora di Aquitania con statue di alabastro. Il Chiostro è del XIV secolo, uno dei più belli della Spagna, e da questo si entra nell’antico refettorio del monastero oggi trasformato in museo diocesano che conserva decorazioni dell’antica cattedrale dal XII al XIV secolo. Le cucine hanno conservato l’antica struttura medievale.

  Dopo la cattedrale, il Camino de Santiago continuava verso Plaza de los Burgos dove si trova il Municipio, ora in forme barocche con colonne nei tre ordini sulla facciata, e i pellegrini finivano alla vicina chiesa di San Cernin dove si trovava l’ostello.

  Pamplona è diventata famosa per la “fiesta” di San Firmin, vescovo patrono della città, che inizia il 6 di luglio con fuochi di artificio e finisce alla mezzanotte del 14 luglio. Il 7 luglio sfila la processione in onore del Santo e dal giorno dopo, ogni mattina c’è la corsa dei tori che, partendo dal loro recinto, attraversano di corsa le vie della città incitati dalla popolazione fino ad entrare nell’arena, dove nel pomeriggio si svolgono le corride. La “fiesta” è stata descritta da Ernest Hemingway nel suo romanzo ”Il sole sorge ancora”. La chiesa di San Firmin è la più antica della città, del XIII-XIV secolo.

  Il Camino de Santiago lascia Pamplona a sud della Cittadella e si dirige a sud-ovest fino a Puente la Reina dove arrivava anche il secondo tracciato detto Cammino di Aragona che proveniva da Tolosa e attraversava i Pirenei al passo di Somport, a 1632 m di quota, che rappresentava una dura prova per i pellegrini. Oggi sulla zona vi sono stazioni invernali, ma la strada attraversa la montagna con una galleria di 8,6 km oltre la quale si è in territorio spagnolo. Da qui si segue la valle del fiume Aragon ed il percorso porta alla città di Jaca che fu capitale del regno di Aragona fino al 1118, quando fu sostituita da Saragozza. Jaca mantenne però la sua importanza per le fortificazioni del XII secolo rifatte nel XVI secolo da Filippo II durante le guerre di religione in Francia, quando c’era il timore del prevalere dei protestanti. Il castello è ancora magnificamente conservato ed oggi è una base militare degli alpini spagnoli. Un altro importate edificio è la cattedrale romanica e pregotica di San Pedro che risale al 1063, durante il regno di Ramiro I.

  Dopo Jaca si passa per Santa Cruz de la Seros con il monastero benedettino femminile di Santa Maria del secolo XI in stile romanico lombardo; ha un bel campanile e l’interno illuminato da finestre di alabastro. Vicino è la chiesa parrocchiale di San Caprasio, soldato romano martire, anche questa del secolo XI. Una deviazione verso sud-ovest porta al monastero di San Juan de la Peña, un antico complesso monastico abbandonato in cui sono mescolati stili mozarabici e romanici. C’è una chiesa inferiore del 710 ed una superiore del secolo XI con un chiostro del XIV secolo che si vede dall’esterno. All’interno erano sepolti gli antichi monarchi d’Aragona. La chiesa reale ha tre absidi; segue il chiostro del XIV secolo che è stato danneggiato da una caduta di massi e poi restaurato con quasi tutti i capitelli originali. Dopo il chiostro, l’ultima cappella è in stile barocco. Un nuovo monastero si trova più in alto ed è di stile barocco.

  Proseguendo lungo la valle del fiume Aragon, si arriva alla grande riserva d’acqua detta Mare pireneico, creato da una diga. Si attraversa il confine con la Navarra e, sulla riva occidentale della riserva, si raggiunge l’abbazia di San Salvatore di Leyre, un cenobio benedettino che è famoso per la sua cripta del secolo XI dove si entra dal lato dell’abside. Si scopre una serie di colonne che sembrano mozzate perché proseguono sotto il pavimento che nasconde le strutture sottostanti. I capitelli sono enormi e tutti diversi con motivi vegetali e geometrici. La cripta è a tre navate, con quella centrale più ampia, e risale all’anno 1000. Altre parti antiche e di valore artistico della chiesa sono il portale romanico e la torre.

  Il percorso del Camino de Aragona si congiunge a quello Francese o Navarro, a sud-ovest di Pamplona, a Puente la Reina e da qui proseguono insieme verso Burgos.

 

22.3  DA PUENTE LA REINA A BURGOS.

 

  Punto strategico del percorso giacobeo, dal 1142 Puente la Reina fu in mano ai cavalieri Templari che ebbero molti privilegi dalla Corona per l’assistenza che offrivano ai pellegrini. Insieme all’Albergo dei Pellegrini, si incontra, arrivando, la chiesa di Santa Maria de Orses (orto) di stile romanico tardo, detta del Crocifisso per un crocifisso germanico, forse del XIII secolo posto in una cappella aggiunta a sinistra della maggiore nel secolo XIV. Al centro del borgo, si trova poi la chiesa parrocchiale di San Giacomo con grande portale romanico e campanile più tardo. All’interno vi è la statua in legno dorato di San Giacomo Pellegrino di stile gotico. Il borgo si trova sulla riva sinistra del fiume Arga, lo stesso di Pamplona, e, uscendo, i pellegrini lo attraversavano sul famoso ponte a cinque arcate con profilo a schiena d’asino voluto dalla Regina nel secolo XI.

  La tappa successiva è l’Ermita de Santa Maria de Eunate, una piccola chiesa originale per la sua pianta ottagonale con abside poligonale posteriore, circondata da un portico pure ottagonale e sormontata da un campanile. La cupola è sorretta da otto nervature. La costruzione è del XII secolo, forse opera dei Templari o dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme con funzione di parrocchia o di ospedale per i pellegrini o come cimitero. La chiesa aveva anche una torretta laterale che serviva per accendere un fuoco di notte e renderla visibile ai pellegrini.

  Ultima città in terra di Navarra è Estella che fu, nel medioevo per un certo periodo, residenza dei re di Navarra ed è ricca di monumenti. Attraversata dal fiume Ega, affluente dell’Ebro, ha un bel palazzo dei re di Navarra del XII secolo lungo il quale passava il Camino de Santiago. Il capitello di una colonna rappresenta la lotta di Orlando con il gigante Ferragout. Su un rilievo circondato da bastioni, sorge la Chiesa di San Michele Arcangelo, romanica con molti influssi gotici ed un grande portale. Con gli ultimi restauri la chiesa è stata liberata dai numerosi edifici medievali dei mercanti che la circondavano. Su un altro rilievo, dall’altro lato del fiume, si trova il convento di Santo Domingo e, accanto, la chiesa del Santo Sepolcro dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme, al centro un grande portale gotico con ai lati le statue di San Giacomo e del vescovo costruttore ed in alto, a sinistra ed a destra, i dodici apostoli all’interno di nicchie.

  Prima di lasciare la provincia di Navarra si passa per la piccola città di Viana dove nel 1507 morì Cesare Borgia (Borja) combattendo per i re di Navarra, ormai perseguitato al tempo di Giulio II.

  Si passa nella provincia di La Rioja che prende il nome dal Rio Oja, ma il cui confine orientale è in gran parte definito dall’Ebro, ormai ricco di acqua. Subito si entra nel capoluogo Logroño attraversando un antico ponte di pietra sull’Ebro e qui si fa tappa e si pernotta. La chiesa più importante è la Cattedrale di Santa Maria la Redonda, opera gotica del XV secolo con una facciata fra due alte torri barocche e decorazioni interne del puro barocco locale. L’interno conserva anche un dipinto con Crocifisso attribuito a Michelangelo. Altra chiesa da poco restaurata è Santa Maria del Palacio famosa per la sua guglia ad otto facce, alta 45 m, ed infine la chiesa di Santiago sopra la cui facciata è la rappresentazione seicentesca di Santiago Matamoros rappresentato in groppa ad un cavallo bianco con la spada in mano che taglia le teste dei mori a commemorare il suo miracoloso intervento nella battaglia di Clavijo dell’844. Il sito della battaglia si trova infatti a sud di Logroño vicino a Castillo di Clavijo. All’interno la chiesa ha una pala d’altare in legno dorato con la rappresentazione dell’Albero di Jesse, la genealogia di Cristo che inizia da Jesse, padre del re David. Logroño è una città moderna con grandi palazzi e piazze e. nel pavimento di una di queste, è disegnato il tracciato del Cammino di Santiago come un “gioco dell’oca” in 13 tappe e 64 passi da St. Jean Pied de Port a Santiago de Compostela (63), vi è anche una posizione Labirinto (42). Una statua di bronzo moderna rappresenta una coppia di pellegrini diretti al Santuario della Madonna di Valvenera, su una montagna vicina.

  Lasciato Logroño, si raggiunge Najera (voce islamica che significa luogo fra le rocce) che fu sede della corte reale di Navarra con lo storico monastero di Santa Maria la Real, oggi retto dai francescani, che fonde elementi gotici e rinascimentali e dal 1556 è stato adibito a Pantheon reale per accogliere le reliquie di molti antichi re. Sopra l’arco di ingresso del monastero si trovano i tre simboli dei regni di Aragona, Castiglia e Navarra che si sono riuniti fra il X ed il XII secolo. Si entra nel Chiostro dei Cavalieri nello stile gotico fiorito e dal cortile si vede la torre campanaria della chiesa. Questa ha una pala di altare barocca del 1680 in legno dorato dove, ai lati della Madonna, si vedono le due statue di San Benedetto e Santa Scolastica in nero.

  Lasciata Najera, altra tappa d’obbligo è Santo Domingo de la Calzada, vicino al Rio Oja, considerato la “Compostela riojana”. Qui vi era un eremo del X-XI secolo dove visse il Santo Domingo e, dopo la decadenza di Najera per la fine della corte di Navarra, acquistò sempre maggiore importanza. La cattedrale, iniziata nel 1158, è di stile romanico-gotico, ha un campanile barocco del XVIII secolo alto 70 m. Entrando nella chiesa non si vede la navata maggiore perché il Coro si trova all’inizio (retrocoro), soluzione comune nelle cattedrali iberiche ed è aperto solo verso l’altare. All’interno è la tomba del Santo tutta in alabastro. La pala dell’altare maggiore di scuola fiamminga è stata spostata sul lato sinistro, è in legno dorato e dimensioni 13x9 m. La cattedrale ha uno strano pollaio dove vengono tenute delle galline a ricordo di un miracolo del Santo che fece cantare la gallina arrostita portata sul piatto del vescovo per dimostrare l’innocenza di un accusato. La città aveva anche un palazzo reale, oggi palazzo del Comune.

  Dopo il monastero di Santo Domingo si entra in Castiglia e si fa sosta ad un altro monastero dedicato a San Juan de Ortega (1080-1163), amico e collaboratore di Santo Domingo de la Calzada, e dedito all’assistenza dei pellegrini del Cammino. La chiesa del XV secolo ha il sarcofago originale del Santo, vuoto, un sepolcro monumentale gotico in alabastro con le sue spoglie ed una pala dedicata a lui ed alla sua vita. Accanto alla chiesa è la foresteria per i pellegrini e sulla facciata la conchiglia, altro simbolo dei pellegrini che le trovavano sulle rive dell’oceano a conclusione del Camino.

  A una decina di chilometri da Burgos, ma più a nord, si trova la zona archeologica preistorica di Atapuerca dove dal 1976 sono stati trovati i resti degli uomini  più antichi di Spagna classificati come Homo heidelbergensis, specie che ha abitato l’Europa fra 600000 e 250000 anni fa. Il sito è stato dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2000.

  A 4 km da Burgos si può visitare la Certosa di Miraflores, fondata da Giovanni II di Castiglia e subito ricostruita dopo l’incendio del 1452. La chiesa è di stile gotico fiorito ad unica navata con una splendida volta dal delicato intreccio di nervature, una pala d’altare in legno dorato e davanti, in un recinto ottagonale, il mausoleo in alabastro dei genitori di Isabella la Cattolica: Giovanni II di Castiglia e la moglie Isabella di Portogallo. La pala d’altare ed il mausoleo sono opera del maestro Gil de Siloe. La chiesa conserva anche un’Annunciazione di Pedro de Berruguete, noto in Italia come Pietro lo Spagnolo.

  Si entra infine a Burgos dove si fa tappa e si pernotta. Capitale della vecchia Castiglia fra il X e l’XI secolo, è ora capitale della provincia dello stesso nome. La città fu fondata nell’884 al tempo di Alfonso il Grande di Leon sulla riva destra del Rio Arlanzon, affluente dell’Ebro, e nel medioevo ebbe una cerchia di mura di 3,5 km con 12 porte. Fu patria del capitano di ventura Rodrigo Diaz de Vivar (1026-99) noto come “El Cid Campeador” e di San Domenico de Guzman, fondatore dei Domenicani. La città è ricca di opere d’arte. La Cattedrale, iniziata da Fernando III nel 1221 e finita in 400 anni, è un vero gioiello del gotico fiorito, dichiarato Patrimonio Mondiale dall’UNESCO nel 1984 e, con quelle di Siviglia e Tolosa, è una delle tre più grandi della Spagna.

  Si entra nel centro storico attraversando il Rio Arlanzon e passando sotto l’arco della monumentale Porta di Santa Maria. Plaza Mayor è il centro amministrativo e commerciale dove si trova l’Ayuntamiento, o Municipio; subito ad ovest, sorge il fianco destro della Cattedrale di Santa Maria, addossata ad un colle. A sinistra le due alte torri della facciata di 84 m ed al centro la torre della crociera. Il blocco a destra è il complesso del chiostro che affianca la chiesa e con le altre strutture nasconde la parte absidale. Si entra dal portale laterale, nel braccio sud del transetto, con il Cristo ed i quattro evangelisti nel timpano ed in alto è un magnifico rosone le cui vetrate sono ancora originali. All’interno, nel centro del transetto. si può ammirare in alto la lanterna che ha sostituito il precedente tamburo a cupola crollato ed ora forma all’esterno una stella ad otto punte. Sul pavimento vi sono le lastre tombali del Cid Campeador e della moglie Jimena, qui sepolti. Sul lato nord del transetto si trova una scala dorata rinascimentale, che supera il dislivello della collina a cui è addossata la cattedrale, per l’uscita nord del transetto. L’inizio della navata maggiore, prima del transetto, è occupata dal Coro rivolto verso l’altare, vi sono più di 100 scanni lignei ed è stato costruito in 100 anni. La pala dell’altare maggiore (retablo) di grandi dimensioni è opera del XVI secolo ed è dedicata alla vita della Madonna. Dal deambulatorio si passa al Museo della cattedrale dove si può vedere la cappella di San Giacomo in stile barocco ed il Santo rappresentato come Matamoros e da ultimo il chiostro di stile gotico del XIII secolo con due ordini di portici.

  Ripassando la Porta Santa Maria e seguendo a sinistra il Paseo del Espolon, la passeggiata lungo il Rio Arlanzon, si raggiunge Piazza del Cid con al centro la statua del condottiero a cavallo.

 

22.4  DA BURGOS ALLA PROVINCIA DI LEON.

 

  Usciti da Burgos la prima sosta è a Ormillos de Sasamon, al Castillo de Ormillos (Olmi), un castello di stile gotico che rimonta al 1440 ed è ora trasformato in albergo. Si prosegue fino a Rio Pisuerga, passaggio obbligato dei pellegrini, e si attraversa il Rio su un moderno ponte in muratura. Vicino c’era l’Ermita di San Nicola ed un albergo dei pellegrini, un mulino ed una pescheria. Il Rio Pisuerga è il confine fra le province di Burgos e di Palencia e quindi era un punto di controllo. Il primo ponte è stato costruito da Alfonso VI nel secolo XI e le ricostruzioni si sono avute nel 1590, nel XVIII e nel XX secolo.

  Si giunge poi a Boadilla del Camino sito medievale importante nel XII come centro giurisdizionale. Vi è ora la chiesa parrocchiale di Santa Maria con campanile ed una Colonna della giustizia. Sul campanile si vede un nido di cicogne. A 3 km c’è l’abitato di Fromista con la chiesa di San Martino che apparteneva ad un cenobio benedettino del secolo XI ed è stata dichiarata Monumento Nazionale. Restaurata nel 1896-1904 con i disegni originali ed anche di recente, ha una cupola ottagonale, capitelli diversi istoriati, floreali e cordati. Lo stile ha la purezza stilistica del romanico come nella Cattedrale di Jaca.

  Dieci chilometri più avanti si raggiunge la città di Carrion de los Condes sulla riva sinistra del Rio Carrion. Vi si trova la chiesa di Santa Maria del Camino, romanica ad impianto basilicale con una pala d’altare gotica. Un’altra chiesa dedicata a Santiago ha un piccolo campanile sopra la facciata ed un portale romanico classico sormontato da un fregio, con un Cristo Pantocrator ed i simboli degli apostoli intorno, che è stato giudicato il più bello del Camino. Attraversato il fiume, si può visitare il monastero benedettino di San Zoilo che rimonta al secolo XI, antico rifugio dei pellegrini. Vi si trovano i sepolcri della famiglia dei Conti di Carrion. La chiesa ha un bel portale romanico ed una pala d’altare barocca. Il monastero conserva un chiostro del 1537; le decorazioni del portico sono parte della struttura portante.

 

  Si fa tappa e si pernotta nella città di Sahagun, importante centro di collegamento stradale e ferroviario con il sud della Spagna e grande mercato nel medioevo. Vi sono rimaste molte antiche case medievali. Sahagun si trova nel regno di Leon a sud delle Asturie e delle montagne cantabriche. Dalle Asturie e dalla sua capitale Oviedo iniziò la Reconquista e si affermò il regno di Leon che unificò Asturie e Galizia con Alfonso VI nel secolo XI. La città ha un quartiere monastico, prima francescano e poi benedettino clunacense, ed è rimasta una porta che ne segnava l’ingresso. Vicino alla porta si trovano la chiesa ed i resti del monastero di San Facundo del periodo francescano. Vi sono poi due chiese interessanti di architettura romanica-mudejar, tipico dello stile delle maestranze musulmane sottomesse che hanno sostituito la pietra con il mattone e costruito massicci campanili. Sono la chiesa di San Tirso del XII secolo e quella di San Lorenzo più tarda (XIII secolo). I monaci crearono qui numerosi ostelli per i pellegrini.

  Oltre Sahagun si visita Manzilla de las Mulas, sulle rive del fiume Esla, una cittadina fortificata fondata nel 1181, e si fa un percorso a piedi seguendo per un tratto il cammino dei pellegrini e uscendo dall’abitato sull’antico ponte di pietra sopra il fiume Esla. Si ha modo di vedere il panorama della città con il tratto di mura medievali ed il campanile della chiesa parrocchiale di Santa Maria.

  Una deviazione di circa una decina di chilometri a nord-ovest lungo il corso del Rio Esla, porta al monastero di San Miguel de Escalada del X secolo con i resti di una chiesa preromanica visigota del IX poi rifatta nel 904-914. Vi sono ancora scavi e restauri che cercano di ricostruirne la storia. La parte preromanica sulla sinistra presenta un portico ad archi e capitelli dei quali 7 sono precedenti e 5 successivi al IX secolo. La chiesa preromanica è stata ricostruita con gli elementi trovati, romani e visigoti e soluzioni del X secolo. L’abside è circolare a ferro di cavallo all’interno, ma il muro esterno è piatto. La separazione dalla navata fa pensare a un’iconostasi. Il tetto è stato lasciato ligneo. La parte romanica a destra è una grande aula, ora adibita a museo.

 

  Si giunge a Leon dove si fa tappa e si pernotta. Leon è la capitale della provincia omonima a sud della Cordigliera Cantabrica dove il Rio Torio confluisce nel Bernesga. Il suo nome viene da Legio per la presenza della VII Legio Gemina romana, intorno al cui accampamento si sviluppò la città nel I secolo d.C., che assicurava il controllo delle popolazioni asturiane delle montagne. La città conserva ancora buoni tratti di mura romane. Il centro amministrativo romano della regione stava invece nella città di Asturica (Astorga) più ad ovest. Nel III secolo, con il Cristianesimo, Leon divenne sede episcopale. Caduto l’impero vennero i Visigoti e nel 714 i musulmani. Nel 914 vi si insediò la corte asturiana-leonese, la città fu distrutta dai musulmani nel 988, ma poi ripresa e, nel 999 vi fu incoronato re Alfonso V. Per tutto il medioevo fu capitale del regno di Leon che nel 1230 si riunì a quello di Castiglia. Del periodo medievale conserva i suoi più importanti monumenti che le hanno dato il carattere.

  Vicino al ponte sul Bernesga si trova l’albergo e la chiesa di San Marco, ospedale ed ospizio per i pellegrini di Santiago. La facciata dell’ospedale è lunga 100 m e fu progettata nel XVI secolo e finita un secolo dopo con una decorazione plateresca; oggi è diventato un albergo a 5 stelle. Nel centro si trovano il Municipio, Palazzo Guzman, sede dell’Amministrazione Provinciale, e Casa Botin, un palazzo neogotico, opera di Antoni Gaudi nel 1894. Davanti al palazzo, seduto su una panchina, vi è la statua in bronzo di Gaudi che disegna. Più a nord, costruita sul Castrum romano della VII Legio Gemina, sorge la Cattedrale la cui costruzione fu iniziata nel 1255 ed ha 90 m di lunghezza, 30 di larghezza e 30 di altezza, e due campanili laterali staccati dalla facciata. All’interno, il coro si trova sulla prima parte della navata centrale (retrocoro) con gli scanni in noce e i due organi, ma dal suo inizio si ha la visione di tutta la navata fino all’altare, dietro il quale è una pala fiamminga. In una cappella si trova la Vergine del Cammino del 1505, una Pietà che era apparsa ad un pellegrino.

  Il monumento più importante di Leon è però la Collegiata di San Isidoro che risale a X secolo e che è stata ultimata nel 1149. La chiesa è molto venerata perché contiene il sepolcro di San Isidoro, vescovo di Siviglia, le cui spoglie furono trasportate qui da Siviglia nel 1063 per volere di Ferdinando I. All’interno si trova un chiostro romanico e, fra chiesa e chiostro, il Pantheon de los Reyes, una cripta con le tombe di re, principi e nobili costruito fra il 1054 ed il 1066. Si tratta di un gioiello di puro stile romanico interamente dipinto a tempera nel 1120-40 da Petrus de Ustamben e si è conservato senza restauri fino ad oggi. Tutte le volte sono dipinte con scene del Nuovo Testamento e sono le prime rappresentazioni bibliche romaniche. C’è anche un calendario agricolo con la descrizione dei lavori mensili dei contadini.

  All’angolo esterno sinistro di San Isidoro si trovano i resti del recinto difensivo romano in opus caementicium e, addossate al fianco sinistro, sorgono le mura ed i torrioni della cerchia difensiva romana che gira lungo il perimetro dell’antico Castrum fino ad avvicinarsi alla Cattedrale.

 

  I pellegrini uscivano da Leon dal ponte sul Bernesga vicino all’ospedale di San Marco ed il percorso prosegue fino a Rio Orbigo. Qui si fa un tratto a piedi per attraversare uno dei più famosi ponti del Cammino di Santiago. Questo ponte in muratura è stato dichiarato Monumento Nazionale nel 1939 e la sua storia rimonta alla conquista romana. Il ponte era un passaggio obbligato usato per la transumanza e, al tempo dei Romani, era la via dell’argento. Vi passarono i Visigoti ed i mori e dal secolo XI i pellegrini che entravano  nella città di Hospital de Orbigo sull’altro lato del ponte.

  Lasciato il Rio Orbigo la tappa successiva è la città di Astorga, chiamata dai Romani Asturica Augusta, fu centro amministrativo della regione delle Asturie. Circondata ancora da mura romane, prima era stata abitata dai Celti che veneravano le vìcine montagne sacre alle loro divinità. Già nel III secolo era città vescovile. Fece parte del regno delle Asturie e fu importante dal IX secolo e stazione dei pellegrini.

  La sua Cattedrale fu iniziata nel 1471 in forme gotiche e nei secoli successivi unì elementi platereschi e barocchi, ha due torri laterali staccati dalla facciata ed un magnifico portale gotico decorato. All’interno, la navata maggiore è molto alta secondo lo stile francese con il soffitto a nervature nel gotico di transizione rinascimentale. La pala d’altare è in legno dorato manierista con la vita di Cristo e Maria, un’altra pala laterale è decorata con pitture fiamminghe del tardo gotico. Anche qui il coro è arretrato sulla prima parte della navata centrale.

  Il palazzo vescovile, addossato alle mura romane, è opera neogotica di Antoni Gaudi ed è ora adibito a Museo de los Caminos e della strade romane. Nella piazza più grande c’è il Monumento commemorativo degli eroici difensori che si opposero alle truppe napoleoniche nel 1809-10 e rappresenta il leone di Leon che abbatte l’Aquila imperiale. A Plaza Mayor è il palazzo del Municipio nello stile barocco civile leonese con in alto un carillon di campane che vengono suonate da un meccanismo a orologio.

  La città successiva è Ponferrada di origini preistoriche e romane che fu donata ai Cavalieri Templari nel 1185 e vi fu costruita una fortezza militare che sorge ancora al centro della città. Nel medioevo l’abitato ebbe una cerchia di mura di cui è rimasta una porta con la torre dell’orologio. Il centro cittadino è la Plaza de l’Ayuntamiento con il palazzo del Municipio rinascimentale del tempo di Carlo V. La chiesa principale è Santa Maria della Quercia dedicata alla Madonna della Quercia. Una leggenda vuole che un cavaliere templare durante la costruzione della fortezza, scoprì l’immagine di una Madonna nascosta per secoli vicino ad una quercia per paura dei mori. Una scultura in bronzo vicino alla chiesa, opera di Venancio Blanco, ricorda questa leggenda.

  Lasciata Ponferrada e prima di lasciare la provincia di Leon, si fa un altro tratto di strada a piedi lungo il Camino dal villaggio di Pieros a Villafranca del Bierzo (circa 5 km). Il tracciato attraversa vigneti ed abitati sparsi, sempre contrassegnato dalle targhe per i pellegrini, la pubblicità di vigneti e le distanze da Villafranca del Bierzo dove si trova un albergo e la chiesa di Santiago. Questa chiesa, posta all’ingresso di Villafranca, ha il privilegio di concedere il giubileo ai pellegrini, feriti o malati che non possono proseguire, quando attraversano la sua “porta del perdono” come se fossero arrivati alla meta di Santiago da Compostela. Villafranca del Bierzo è stata la città più ad ovest occupata dai Franchi e fu feudo dei Villafranca nel 1400.

 

  Dopo Villafranca del Bierzo si entra in Galizia.

 

22.5  LA GALIZIA E LUGO.

 

  Si arriva in Galizia attraversando sull’autostrada il passo detto Puerto de Pedrafita a 1110 m di quota. Dopo si fa una deviazione per Samos dove si trova un’antica abbazia benedettina del secolo VI ed il suo monastero, fondata da una comunità di eremiti a cui si deve lo sviluppo del borgo. Fra il XVII ed il XVIII secolo vi visse un erudito ben noto in Galizia chiamato padre Feijòo ed il monastero fu famoso fino alla secolarizzazione del 1835. Il monastero aveva una ricca biblioteca, ma nel 1951 ha subito un incendio che ha distrutto quasi tutto il patrimonio del convento. Vi sono due chiostri, uno dedicato a Feijòo ed il secondo detto delle Nereidi nello stile gotico di transizione rinascimentale con al centro la fontana di queste ninfe. La chiesa è romanica e di barocco galiziano a decorazione geometrica.

  La Galizia occupa l’angolo nord-occidentale della Spagna confinante con il Portogallo, bagnata su due lati dall’Atlantico. Nell’economia ha un ruolo importante la pesca, l’agricoltura è stentata a causa delle proprietà molto frazionate in minifondi insufficienti al sostentamento delle famiglie. Molti ricorrono a lavori stagionali in altre regioni, specie in Castiglia. La necessità di mantenere scorte di cereali da un anno all’altro ha portato all’uso, iniziato dal XVIII secolo, di granai sospesi, detti horreos, che si incontrano numerosi nelle campagne e negli abitati e divenuti quasi un simbolo della regione. Questi magazzini hanno la forma di tempietti sostenuti in alto da pilastri e lastre di pietra per impedire l’accesso ai topi e con pareti che favoriscono l’aerazione, ma impediscono l’accesso agli insetti. Sul tetto a spioventi portano un pinnacolo se appartengono a privati ed anche una croce se sono delle parrocchie.

  Si fa sosta e si pernotta a Lugo nel territorio montano della Galizia. Città romana, fu chiamata Lucus Augusti per la presenza di un bosco sacro ed ha una cinta muraria di circa 2 km con 10 porte e torri, in gran parte conservata. La città e capoluogo della provincia omonima e si trova sulla strada che va da Ovieda a Compostela. Il suo monumento principale è la cattedrale di Santa Maria, miscuglio di romanico e barocco, con abside a est, grande torre campanaria gotica barocca e portale romanico di ingresso sul fianco nord. Infine ha una facciata neoclassica del 1700 a ovest, ornata di due torri laterali. Altro edificio notevole è il Municipio in stile barocco geometrico galiziano.

 

22.6  SANTIAGO DE COMPOSTELA.

 

  La meta del più famoso pellegrinaggio della Spagna, Santiago da Compostela, è una città di 100000 abitanti, capitale della provincia di Coruña ed una volta capitale dell’intero regno di Galizia. L’antico centro storico e religioso si riconosce nella mappa della città moderna per la sua forma ellittica segnata dalle strade che circondavano la cinta muraria medievale demolita nel XIX secolo. Il cuore è la Praza do Obradoiro, luogo del Campus Stellae dove fu scoperta la tomba dell’Apostolo e dove fu eretta la Cattedrale. Questa, iniziata nel IX secolo, fu consacrata nel 1211 da Alfonso IX e la costruzione proseguì fino al 1750. Per importanza è il terzo tempio della Cristianità dopo quelli di Roma e Gerusalemme ed è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dall’UNESCO. La facciata principale, orientata a ovest, ha due torri gemelle del 1700 ed un arco trionfale di ingresso ed è preceduta da una doppia scala rinascimentale del 1600 con una cancellata del 1700. Sul lato nord della piazza si trova l’Ospedale Reale fondato da Ferdinando ed Isabella di Castiglia nel 1489. A fianco della cattedrale si trova il palazzo arcivescovile. Sul lato posteriore della cattedrale c’è piazza della Quintana e qui entrano i pellegrini al termine del loro viaggio per ricevere il giubileo attraversando la Porta del Perdono, aperta solo nell’anno santo di Compostela che si verifica quando il 25 luglio, anniversario del Santo, cade di domenica. Sul lato opposto si trova il convento benedettino di San Paio, o Pelayo, fondato da Alfonso II nell’815 con il compito di custodire il sepolcro dell’Apostolo. L’ingresso alla cattedrale dei visitatori è dal Portale sud, su Plaza das Platerias che ha al centro la fontana dei Due Cavalli del 1829 e la statua dell’Apostolo. Sulla sinistra, unito alla chiesa, è un grande porticato romanico del XII secolo, parte della recinzione rinascimentale del chiostro della cattedrale. Dal Portale sud si entra nel transetto destro. Vi si trova la più antica cappella di Santiago del 1500 in marmi dipinti con la statua dell’Apostolo. Si scende poi nella cripta con il reliquario delle sue ossa. Tornati al transetto sud si assiste all’uso dell’incensiere che scende all’incrocio con la navata centrale da 21 m di altezza e viene fatto oscillare per spargere le sue nuvole profumate. Una visione completa della cattedrale si ha dalla navata centrale. La pianta è a croce latina a tre navate, lunga 100 m e alta 20, ma nel transetto raggiunge i 65 m. Dietro l’altare c’è la Cappella Maggiore con la statua dell’Apostolo in pietra policroma scolpita nel 1665, dentro un baldacchino dorato. Arretrando all’inizio della navata maggiore si arriva al Portico della Gloria, ingresso monumentale del XII secolo subito dopo l’arco trionfale della facciata. Attualmente l’arco non è visibile per le sovrastrutture del restauro e si può riprendere solo la statua di San Giacomo sulla colonna centrale del portale.

  Fuori dal centro storico, a nord, si trova un grande parcheggio e la stazione degli Autobus e questo è generalmente il punto di partenza per la visita della città. Da qui, seguendo l’Avenida Giovanni XXIII si arriva all’ingresso nord del centro preceduto dalla Chiesa e Convento di San Francesco con la statua del Santo. Si segue poi la Rua de San Francisco lungo la quale si trovava la Facoltà di Medicina, trasformata in Albergo a 5 stelle e si giunge a Plaza do Obradoiro ed alla Cattedrale. Il percorso dei pellegrini entrava in città dalla Porta del Camino sul lato nord-orientale delle mura. La porta è sparita, ma lungo il percorso per la cattedrale vi sono rimasti simboli ed edifici sacri dove si sostava. Si sfiora Plaza de Cervantes con il busto dello scrittore del 1842 su una colonna neoclassica. Questa piazza, detta “do Campo”, era una volta il centro del mercato che poi è stato spostato a sud-est lungo Rua di Sant’Agostino e Praza de Abastos, non lontano dall’antico percorso delle mura, con i nuovi padiglioni progettati nel 1941. Di seguito si trova l’Università che risale al 1501, poi rinnovata nel 1700 e 1800. Più a sud è Plaza Mazarelos con edifici di stile Liberty ed il monumento a Montero Rios; vicino è l’Arco di Mazarelos, unica porta rimasta delle sette nelle mura di cinta medievali con una targa di bronzo che ricorda come da questa porta entravano in città i buoni vini de la Ulla e del Ribeiro.

 

22.7  IL CAMINO FINO A CABO FISTERRA.

 

  Raggiunta Santiago de Compostela, i pellegrini erano tentati di allungare il loro soggiorno in Galizia per raggiungere l’Oceano fino al punto più occidentale, noto come Capo Fisterra, dal latino Finis Terrae, ritenuto per secoli l’ultimo confine della terra. Sulle rive dell’Oceano i pellegrini trovavano le conchiglie che erano anche diventate il loro simbolo. La minima distanza da Santiago de Compostela è 98 km, ma il mare si raggiunge prima a Muros, un antico centro commerciale fiorente nel medioevo, dove per secoli erano approdate le navi greche. Il promontorio di Fisterra era nell’antichità un luogo sacro per i riti che vi si tenevano al tramonto del sole. I Fenici vi avevano eretto un’ara al dio Sole trovata dai Romani. Il cristianesimo aveva dedicato il luogo al Cristo di Fisterra.

  Avvicinando il capo da sud, si trova prima la cittadina ed il porto di Fisterra in un golfo protetto. Poco fuori, una croce di pietra segnala la presenza della chiesa di Santa Maria della Sabbia, o di Fisterra, l’ultima chiesa del pellegrinaggio giacobeo prima del Finis Terrae. Rimonta al XII secolo ed è stata modificata nel 1300 e 1500. Ha un campanile che termina a piramide ed un portico davanti all’ingresso

  Si giunge infine al promontorio del Capo, alla cui estremità, nel 1853, è stato costruito l’edificio del Faro che segnala, da un’altezza di 138 m sul livello del mare, una delle coste più pericolose della Spagna. Al largo del capo, il gioco delle correnti opposte crea una scia di spuma che si allunga sull’oceano. Sul versante nord della costa, una serie di scogliere battute dalle onde costituiscono la Costa della Morte, nome che ricorda i numerosi naufragi che vi si verificavano. Il luogo è suggestivo ed è l’ultima immagine che rimane del viaggio

 

Fonte: http://www.travelphotoblog.org/ArchivioPersonale/Eurotour.doc

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