Il Nilo e l' Egitto

 

 

 

Il Nilo e l' Egitto

 

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Il Nilo e l' Egitto

 

Il Nilo, il fiume più lungo del mondo
Il Nilo (arabo: نهر النيل Nahr al-Nīl) è un fiume nordafricano lungo 6.671 km. È probabilmente il fiume più lungo del mondo.
Ha due grandi affluenti, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro. Quest'ultimo contribuisce con un maggior apporto di acqua e di limo fertile, ma il primo è il più lungo. Il Nilo Bianco nasce nella regione dei Grandi Laghi dell’Africa centrale, con le fonti che si spingono fino al Ruanda e poi verso nord e attraversa la Tanzania, il Lago Vittoria, l’Uganda e il Sudan meridionale. Il Nilo Azzurro invece ha le sue fonti nel Lago Tana in Etiopia  scorre attraverso il Sudan sud-orientale. I due fiumi s’incontrano e si fondono vicino alla capitale sudanese Khartoum.
La sezione settentrionale del fiume scorre quasi interamente attraverso il deserto, dal Sudan all’Egitto, un paese la cui civiltà è dipesa dal fiume fin dai tempi antichi e più remoti. La maggior parte della popolazione egiziana e tutte le sue città (con l'eccezione di quelle situate lungo la costa) si trovano lungo la valle del Nilo a nord di Assuan, e quasi tutti i siti storici e culturali dell'Antico Egitto si trovano lungo le sponde del fiume. Conclude il suo percorso  in un grande delta e sfocia nel Mar Mediterraneo. Dalle sorgenti al delta il Nilo attraversa 10 paesi africani: Burundi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Sudan ed Egitto, ma il suo bacino idrografico include porzioni della Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Etiopia ed Eritrea.

 

Etimologia della parola Nilo 
La parola Nilo (in arabo: 'nīl) proviene dalla parola greca Neilos (Νειλος), che significa valle del fiume. Nella lingua egiziana antica, il Nilo è chiamato iteru, che significa grande fiume, rappresentato dai geroglifici mostrati a sinistra(letteralmente itrw). In copto, le parole piaro o phiaro che significano il fiume (lett. p(H) iaro il.canale-grande) provengono dallo stesso nome antico.
Affluenti e corso del fiume 
Il bacino idrografico del Nilo copre una superficie di 3.254.555 chilometri quadrati (quasi 11 volte l’Italia), circa il 10% della superficie dell'Africa.

Nilo Bianco
Comunemente si indicano le sorgenti del Nilo  dal lago Vittoria ( Uganda) anche se il lago stesso è alimentato da un immissario, il Kagera lungo 690 km. Le sorgenti sud del Nilo sono state  scoperte dall'esploratore Burckhart Waldecker nel 1934: si trovano nella parte meridionale dell'altopiano del Burundi a 45 km. a est del lago Tanganica, sul versante nord del monte Gikizi (3°54'47" sud), a Gasumo, comune di Rutovu, provincia di Bururi. Qui nasce il Gasenyi che diventa poi Kigira, affluente del Ruvyironza che alimenta il fiume Ruvubu il quale fluisce insieme al Nyabarongo, dopo 350 km, a formare il Kagera.
Uscendo dal lago Vittoria il fiume assume il nome di Nilo Vittoria scorre per circa 500 km. nel corso dei quali attraversa il lago Kyoga e raggiunge il lago Alberto, ne esce con il nome di Nilo Alberto ed entra nel territorio del Sudan nel quale assume il nome di Bahr al Jabal (fiume delle montagne). Alla confluenza del Bahr al Jabal con il Bahr el Ghazal (fiume delle gazzelle), lungo 720 km, il fiume assume il nome di Bahr al Abyad, ossia Nilo Bianco. Da qui scorre verso la città di Khartoum.

 

Nilo Azzurro 

 

Le Cascate del Nilo Azzurro conosciute come Tis Issat oTissisat, situate nella prima parte del corso del fiume, circa 30 km dalla cittadina di Bahir Dare dal Lago Tana.

Il Nilo Azzurro (Bahr al Azraq) nasce invece dal lago Tana situato negli altopiani etiopi (Rift Valley), scorre per circa 1.400 km. fino a Khartoum dove si unisce al Nilo Bianco formando il Nilo.
Il fiume scorre in direzione nord attraversando una vasta zona desertica fino a raggiungere il lago Nasser, un bacino artificiale formato dallo sbarramento della diga di Assuan. Attraversa il confine fra Sudan ed Egitto. Nella zona desertica dell'alto Egitto il Nilo forma un'oasi fluviale larga dai 5 ai 20 km utilizzabile per la coltivazione.

Atbara (affluente del corso finale )

Un altro importante affluente è il fiume Atbara, che ha origine in Etiopia a nord del Lago Tana. Possiede una lunghezza di circa 800 km, ma riesce a scorrere per tutto il suo tratto solamente durante la stagione delle piogge in Etiopia e si prosciuga molto rapidamente. Confluisce nel Nilo circa 300 km a nord di Khartoum.
L’Atbara  si immette circa a metà del suo percorso verso il mare; da questo punto in poi la portata d'acqua, in assenza di nuova alimentazione, tende a diminuire a causa dell’evaporazione.
Il corso del Nilo in Sudan è caratterizzato dalla presenza di 6 gruppi di cateratte, la prima a Assuan, la sesta a Sabaloka (appena a nord di Khartoum) e dopo la quale il fiume forma una grande ansa ripiegando verso sudovest, prima di ritornare a scorrere nuovamente verso nord.
Il fiume prosegue in direzione nord attraversando una vasta zona desertica fino a raggiungere il lago Nasser, un bacino artificiale formato dallo sbarramento della diga di Assuan. Attraversa il confine fra Sudan ed Egitto. Nella zona desertica dell'alto Egitto il Nilo forma un'oasi fluviale larga dai 5 ai 20 km utilizzabile per la coltivazione.
A nord del Cairo, il Nilo si divide in due rami che confluiscono nel Mediterraneo: il Ramo di Rosetta a ovest e il Ramo Damietta a est che danno vita così ad un Delta che si estende su 24.000 km² di superficie.

Idrologia 
La portata d’acqua del Nilo Alberto a Mongalla è costante durante quasi tutto l'anno e la media è di 1.048 m³/s. Passata la città di Mongalla il Nilo, che diviene noto con il nome di Bahr el Jebel, entra in un’enorme regione paludosa chiamata Sud nel Sudan meridionale. Più della metà delle acque del Nilo viene persa in queste paludi causa l’evaporazione e la filtrazione nel suolo. La portata d’acqua del Bahr el Jebel scende drasticamente a circa 510 m³/s. Da qui ben presto incontrerà il fiume Sobat e darà forma al Nilo Bianco vero e proprio.
Il Bahr el Ghazal e il Sobat sono i due principali affluenti del Nilo bianco, in termini di bacino idrografico e portata d’acqua. Il bacino idrografico del Bahr el Ghazal è il più vasto fra tutti i sub-bacini del Nilo, e misura 520.000 chilometri quadrati. Il fiume Sobat, che entra a far parte del Nilo poco distante dal Lago No, possiede un bacino idrografico grande la metà, circa 225.000 km², ma contribuisce mediamente con 412 metri cubi di acqua al secondo.
Il flusso medio del Nilo bianco a Malakal, poco a valle della confluenza con il fiume Sobat, è di 924 m³/s, con picchi nell’ordine di 1.218 m³ / s ai primi di marzo e punte minime di circa 609 m³/s a fine agosto. La fluttuazione è dovuta alla sostanziale variazione della portata del Sobat che varia da un minimo di circa 99 m³/s nel mese di agosto, ad un picco di oltre 680 m³/s all'inizio di marzo.

Da qui il Nilo bianco si dirige verso Khartoum dove si fonde con il Nilo Azzurro, dando vita al fiume Nilo.
Più a valle il fiume Atbara, l'ultimo significativo affluente del Nilo, si fonde al corso d’acqua principale. Durante la stagione secca (da gennaio a giugno) il Nilo Bianco contribuisce tra il 70% e il 90% della portata d’acqua totale del Nilo. Durante questo periodo la portata del Nilo Azzurro può essere inferiore ai 113 m³/s, anche se le dighe a monte regolano il flusso del fiume. Durante la stagione secca non ci sono apporti da parte del fiume Atbara.
Il Nilo Azzurro contribuisce con circa l’80-90% della portata del fiume Nilo. Il flusso del Nilo azzurro varia notevolmente durante il ciclo annuale e di conseguenza influenza notevolmente il flusso del Nilo stesso. Durante la stagione umida il picco di flusso del Nilo azzurro spesso supera i 5.663 m³/s verso fine agosto.
Prima della costruzione delle dighe sul fiume, la portata poteva variare di 15 volte presso Assuan nel corso dell’anno. Il picco massimo poteva superare gli 8.212 m³/s tra fine agosto e inizio settembre, e il flusso minimo toccava i 552 m³/s tra fine aprile e inizio maggio.
Resta il fatto che il bacino idrografico del Nilo rimane complesso, e molti fattori su un’area così vasta possono influenzare anche notevolmente la portata del fiume, come l’andamento meteo, deviazioni del corso d’acqua, l’evaporazione e filtrazione nelle falde acquifere.
Politica

 

La diga di Assan
L'utilizzo del fiume Nilo è stato materia di discussione nelle politiche Mediorientali e del Corno d'Africa per molti decenni. Vari paesi, tra cui Uganda, Sudan, Etiopia e Kenya hanno spesso lamentato il dominio egiziano riguardo la risorsa idrica Nilo. Il Nile Basin Initiative è stato uno dei più importanti programmi per promuovere la parità di utilizzo e cooperazione pacifica fra i membri del bacino del Nilo. Ma sono in molti a temere che il dominio egiziano delle acque possa essere fonte di ostacoli economici per l’area.
Il Nilo sostiene ancora gran parte della popolazione che vive lungo le sue rive, con gli egiziani che vivono in regioni che altrimenti sarebbero inospitali nel Sahara. Il fiume straripava ogni estate, depositando il fertile limo nelle pianure. Il corso del fiume è ostacolato in diversi punti dalla presenza delle cateratte (sono delle sezioni in cui l’acqua scorre più rapidamente e in cui possono trovarsi molte piccole isole, e rocce affioranti), che di fatto costituiscono un ostacolo alla navigazione delle imbarcazioni.
Anche la regione umida del Sud in Sudan è un formidabile ostacolo alla navigazione e al deflusso delle acque. Il Sudan aveva tentato di scavare un canale (il Canale Jonglei) per tentare di prosciugare questa stagnante massa d'acqua.
Il Nilo è stato ed è tuttora utilizzato per il trasporto di merci lungo il suo percorso.
Mentre la maggior parte degli egiziani vive ancora nella valle del Nilo, la costruzione della Diga di Assuan (terminata nel 1970) per fornire energia idroelettrica ha interrotto le inondazioni estive e il rinnovo del terreno fertile.
Più di recente la siccità durante gli anni ottanta ha portato alla fame diverse popolazioni in Etiopia e in Sudan. L'Egitto è stato parzialmente protetto da questo processo tramite l’accumulo di acqua nel lago Nasser.
Storia
Il Nilo (iteru in Egiziano antico) è strettamente legato allo sviluppo dell'antica civiltà egiziana, con la maggior parte della popolazione e delle città situate nella valle a nord di Assuan. Il Nilo è stato vitale per la cultura egiziana sin dall’età della pietra. Il cambiamento climatico e il progressivo inaridirsi dei pascoli e di quelle terre d'Egitto che hanno dato vita al Sahara, già nel 8000 a.C. presumibilmente hanno spinto gli abitanti a migrare verso il fiume, dove poi hanno sviluppato un’agricoltura sedentaria e una società più centralizzata. 
Il Nilo è almeno il quinto fiume che nei milioni di anni è disceso dagli altipiani etiopi attraversando questa immensa regione. Immagini satellitari sono state utilizzate per identificare antichi letti fluviali nel deserto ad ovest dell’odierno corso del Nilo. Un canyon oggi totalmente ricoperto rappresenta il corso di un ancestrale Nilo chiamato Eonilo che scorreva nel tardo corso del Miocene (23-5,3 milioni di anni fa).
Nel tardo Miocene durante la Crisi di salinità del Messiniano, quando il Mar Mediterraneo divenne un bacino chiuso e l’acqua evaporò, il Nilo incise il suo letto fino a trovarsi alcune centinaia di metri sotto il livello degli oceani nella regione di Assuan e 2.400 metri al di sotto dell’attuale Cairo. Questo grande canyon si andò successivamente riempiendo.
Il Lago Tanganica gettò le sue acque nel bacino idrografico del Nilo fino a quando i vulcani del Virunga non ne ostruirono il corso in Ruanda. All’epoca quindi le sorgenti si dovevano spingere fin nel nord dello Zambia.

La formazione del Nilo

Ci sono due teorie in relazione all'età di formazione dell’attuale Nilo.
La prima è che la formazione dell’attuale bacino sia di età relativamente giovane e che il bacino  fosse precedentemente suddiviso in una serie di sotto-bacini separati e che solo il più settentrionale di questi  (il bacino del Proto Nilo) in seguito formò l'attuale corso del Nilo in Egitto e nel nord del Sudan.
 La seconda è che le acque provenienti dall’Etiopia attraverso fiumi equivalenti agli attuali Nilo azzurro, Atbara e Tacazzè scorressero verso il Mediterraneo attraverso la regione egiziana del Nilo ben prima del Terziario.
Salama (1987) suggerisce che durante il Terziario fossero presenti una serie di distinti bacini fluviali tra loro chiusi e indipendenti, ognuno dei quali occupava uno delle principali fenditure del Sudanese Rift System: Mellut Rift, Nilo bianco Rift, Nilo azzurro Rift, Atbara Rift e Sag El Naam Rift.[8]
I sedimenti del bacino del Mellut Rift sono stati stimati ad una profondità di 12 km nella sua parte centrale. Questa frattura è forse ancora attiva come suggerisce l'attività tettonica nei suoi confini nord e sud. Le paludi del Sudd che costituiscono la parte centrale del bacino sono forse ancora in fase di subsidenza. Il sistema del Rift del Nilo bianco è a 9 km di profondità. Prospezioni geofisiche del Nilo Azzurro Rift System stimano la profondità dei sedimenti tra i 5 e i 9 km.
Questi bacini non sono stati collegati tra loro se non da quando è cessata l’opera di subsidenza e il tasso di deposizione dei sedimenti è stato sufficiente a riempire i bacini a un livello che consentisse la connessione dei vari sistemi fluviali. Il riempimento delle depressioni ha portato alla connessione del Nilo egiziano con il Nilo sudanese, che captava le acque nella regione etiope ed equatoriale durante le ultime fasi di attività tettonica del Sudanese Rift Systems.[9] La connessione dei diversi Nilo si verificò durante periodi umidi ciclici. Il fiume Atbara traboccò dal suo bacino chiuso durante il periodo umido (tra i 100.000 e i 120.000 anni fa). Il Nilo Azzurro si collegò al restante corso del (proto)Nilo nel periodo umido verificatosi tra i 70.000 e gli 80.000 anni fa. Il bacino idrico del Nilo bianco rimase un lago chiuso fino a quando non avvenne la connessione con il Nilo Victoria 12.500 anni fa.

 

 

Ruolo nella fondazione della civiltà egiziana 

Il Nilo giocò un ruolo cruciale nella fondazione della civiltà egiziana. Il Nilo fu (e lo è tuttora) un incessante fonte di sostentamento per le popolazioni lungo le sue sponde. Il Nilo rendeva il terreno circostante estremamente fertile dopo le annuali inondazioni. Gli egiziani furono pertanto in grado di coltivare grano e altre colture, ricavandone cibo per supportare le esigenze alimentari della popolazione. Inoltre l’introduzione ad opera dei Persiani dei bufali nel VII secolo a.C. che ricercavano ambienti umidi e con presenza di acqua, in aggiunta ai cammelli, rappresentò un’eccellente fonte di carne. I bufali vennero inoltre addomesticati e utilizzati per l'aratura, mentre i cammelli come animali da soma. L’acqua fu pertanto di vitale importanza sia per le persone, che per il bestiame. Il Nilo permise inoltre un efficiente sistema di trasporto.

La società egiziana fu una delle più stabili nella sua storia. Questa stabilità fu una conseguenza diretta della fertilità del Nilo. Il Nilo forniva il prezioso limo in seguito alle sue inondazioni. Il grano fu una produzione cruciale nelle colture del Medio Oriente, dove la fame fu molto comune. La produzione agricola divenne strumento nei rapporti diplomatici tra Egitto e gli altri paesi, e spesso contribuì alla stabilità economica. Inoltre il Nilo, fornendo le risorse alimentari e finanziarie, contribuiva ad una rapida ed efficiente crescita di un esercito atto sia nel ruolo difensivo che di offesa.
Il Nilo svolse un ruolo importante nella vita politica, sociale e spirituale. Il Nilo fu così significativo per la vita degli egiziani che essi crearono un dio dedicato al controllo delle inondazioni annuali. Il nome del dio fu Hapi, e sia lui che il faraone sono ritenuti controllare le inondazioni del fiume Nilo. Inoltre, il Nilo veniva considerato come una via tra la vita, la morte e l’oltretomba. L’Est era visto come un luogo di nascita e crescita, l’ovest come il luogo della morte, così come il dio Ra, il dio del sole, che nasceva, moriva, e risorgeva ogni volta che attraversava il cielo. Tutte le tombe vennero situate pertanto ad ovest del Nilo, perché gli Egiziani credevano che, al fine di entrare nell'oltretomba, bisognasse essere sepolti sul lato che simboleggiava la morte.

 

Lo storico greco Erodoto scrisse che 'l’Egitto fu il dono del Nilo', e in un certo senso può essere vero. Senza le acque del fiume Nilo per l'irrigazione la civiltà egiziana sarebbe stata probabilmente di breve durata. Il fiume fornì gli elementi per rendere vigorosa una civiltà, e ha contribuito molto alla sua durata che si snodò per 3.000 anni.

 

Fonte: http://www.lucianabenincaso.it/Il%20Nilo.docx

 

Sito web da visitare: http://www.lucianabenincaso.it

Autore del testo: Roberto Ballabio IVBIGEA

Parola chiave google : Il Nilo e l' Egitto tipo file : doc

 

IL NILO

 

Nell’area sud-orientale dell’Africa scorre un fiume magico e generoso, sulle rive del quale si è cercata l’immortalità, un fiume che ha donato fertilità agli antichi faraoni e agli abitanti degli odierni villaggi, un fiume che ci ha donato la civiltà più misteriosa e affascinante della storia dell’umanità: il NILO.

 La valle del Nilo è una linea verde che, come una spada, fende il deserto che la stringe, una valle in cui abbondano sole e acqua. Gli antichi Egizi chiamavano Amon, il sole, e Api, il fiume, considerandoli, a ben ragione, quali dispensatori di vita e benessere, le loro più importanti divinità.

 Il Nilo, come si è detto, è uno dei fiumi più affascinanti per la storia sviluppatasi lungo le sue rive che dall’Equatore, attraverso la repubblica dello Zaire, il Burundi, il Ruanda, la Tanzania, l’Uganda, il Kenia, il Sudan, l’Etiopia e l’Egitto, salgono fino al mare Mediterraneo, con un percorso che supera i 6ooo chilometri.  Scoprire le sorgenti di questo fiume, svelare il grande mistero, fu una delle più grandi ambizioni dell’antichità. Nel v secolo a.C., il grande Erodoto, che definì l’Egitto “ un dono del Nilo”, per studiare meglio il fiume, lascia la Grecia e si reca via mare fino al delta del Nilo che lui chiama “ la quarta parte del mondo”, (le altre tre parti sono: Europa, Asia e Libia). Prima di arrivare in Egitto, lo storico viene colpito da uno dei misteri del grande fiume: quando manca più di un giorno di navigazione per giungere a terra, lo scandaglio rivela un fondale di circa 19 metri. Come può un fiume che scorre solo attraverso la sabbia trasportare tanto fango? -si chiede Erodoto. Risalendo il corso del fiume fino all’altezza di Assuan, non riesce a spiegarsi come, contrariamente agli altri fiumi, il Nilo sia in piena d’estate e in secca d’inverno. Nessuno riesce a dargli una spiegazione soddisfacente ed, inoltre, reputa assurdo che il fiume possa nascere dallo sciogliersi delle nevi provenendo dalle regioni più calde della terra, dove non c’è neve e non piove mai. Anche le centurie mandate da Nerone alla ricerca delle sorgenti del “Fiume dei Fiumi”, dopo mesi di marcia nel deserto infuocato si fermarono, ritenendo che nelle paludi dei “ sudd”, oltre la prima cateratta, finisse il mondo. Si sbagliavano, mentre avevano ragione gli stregoni neri della Nubia e il vecchio saggio di Alessandria, Eratostene, i quali affermavano che nel cuore torrido dell’Africa nevicava e che il Nilo aveva le sue origini in Paradiso!

Il Fiume, infatti, trae le sue origini dal Luvironza-Ruvuvu, corso   d’acqua del Burundi, che costituisce il ramo sorgentifero principale del Kagera, immissario del lago Vittoria, ed è il maggiore fiume del mondo per lunghezza (6680 km) e uno dei primi per vastità di bacino idrografico (2.867.000 kmq.) Dalle alte cime del Ruwenzori, che gli antichi chiamavano “i monti della Luna”, per il loro biancore e “il padre delle piogge” a più di 5000 metri d’altezza, oltre le foreste impenetrabili, le acque scendono verso la catena dei grandi laghi, per formare quello che sarà il Nilo Bianco. Ed è questa montagna fradicia di piogge, caratterizzata da cascate e torrenti, il serbatoio dal quale nasce il Nilo!

La scoperta delle origini del Nilo non fu una impresa facile e, fino a poco più di cento anni fa, il mistero delle sue sorgenti rimase impenetrabile e totale come ai tempi di Erodoto. Quelli che oggi sono diventati l’Uganda, il Ruanda, il Burundi, il Kenia e la Tanzania, erano delle linee che stavano ad indicare l’alto corso del Nilo.
Dobbiamo al sacrificio di molti esploratori se le sorgenti del fiume, oggi, per noi non sono più un mistero.
Le ricerche sistematiche per scoprire le sorgenti del Nilo iniziarono nel XIX secolo per concludersi alla fine dello stesso secolo, 1892, quando l’austriaco Baumann, risalendo il Nilo-Kagera sino al Luvironza-Ruvuvu, scoprì la prima vera sorgente del fiume.
Entrato nel lago Vittoria, (battezzato così, nel 1860, dall’esploratore inglese Speke in onore della regina) con il nome di Kagera, ne esce, dalla sponda settentrionale, in Uganda, dirigendosi verso nord, con il nome di Nilo Vittoria. Dai 1134 metri s.l.m. del lago Vittoria, scende formando il lago Kyoga e, poi, compiendo un’ansa e precipitando dalle cascate Kabalega, si abbassa fino a 619 m., divenendo immissario del lago Alberto. Come emissario di questo assume il nome di Nilo delle
Montagne, Bahr el Gebel, in arabo, e bagna l’Uganda nord-occidentale; entra, quindi, nel Sudan, che attraversa interamente da sud a nord. Nelle pianure del Sudan meridionale scorre, con una pendenza molto debole, nell’immensa conca paludosa dei “sudd”, caratterizzata da frequenti inondazioni, da un intrico di rami e bracci secondari, da una fitta vegetazione acquatica e da un’intensa evaporazione. Qui un ramo secondario si stacca da destra dal corso principale, procedendo con il nome di “Fiume delle Giraffe”, Bahr el Zeraf, per ricongiungersi con esso dopo 380 km di corso indipendente. Tra l’8° e il 10° di lat. N il fiume riceve affluenti: da sinistra il Bhar el Ghazal e da destra, il Sobat. Il fiume, che ora si chiama Nilo Bianco, scorre in direzione nord. A Khartoum, riceve da destra il suo maggiore affluente, il Bhar el Azrak, il Nilo Azzurro che, uscito dal lago Tana, (vasto come il mare, con le sue cento isole) con un corso impetuoso gli reca la grande massa d’acqua dell’Acrocoro Etiopico. Le piene dovute all’apporto dei torrenti etiopici sono quelle maggiormente fertilizzanti perché le acque impetuose erodono i massicci vulcanici asportandone terre fertili. Da questo punto il fiume è il NILO. Nell’attraversare la regione della Nubia, il fiume restringe il suo corso in alvei incassati descrivendo una grande doppia ansa e ricevendo da destra l’ultimo suo affluente, l’Atbara; attraverso una serie di cateratte, numerate dall’uno al sei a partire dalla foce, si abbassa da 350 a 95 metri s.l.m. e, prima di sfociare nel Mediterraneo, attraversa 2700 km di deserto.
Presso Assuan, già in Egitto, il fiume, sulla riva destra, a valle della 1° cateratta, è sbarrato da una colossale diga, lunga 1,962 metri. Questa diga ha creato un vastissimo bacino artificiale che si estende per circa 320 km. in Egitto, e 16° km. in Sudan: il lago Nasser; questo lago che porta il nome del presidente egiziano che lo volle attuare, è il secondo lago artificiale al mondo per estensione. La costruzione della diga ha apportato molti vantaggi al popolo egiziano; è servita a strappare al deserto centinaia di migliaia di ettari adibiti adesso all’agricoltura, circa il 30% in più, e serve a produrre energia elettrica; non mancano però i risvolti negativi di non trascurabile entità, dovuti soprattutto al mancato straripamento del fiume a valle della diga: l’accresciuta erosione delle terre a valle, un aumento della salinità delle acque
del delta, con danni alla fauna ittica e alle colture, la diminuzione di sostanze nutritive che ha provocato la contrazione del patrimonio ittico marino e il declino della pesca lungo la costa mediterranea, la scomparsa del limo che si deposita sul fondo del lago. Gli Egiziani hanno cercato di sopperire a questi elementi negativi incrementando l’industria della pesca, una delle voci più importanti dell’economia egiziana, basata sul patrimonio ittico d’acqua dolce e adoperando come fertilizzante il guano degli uccelli allevati in apposite piccionaie. Su questo lago si affacciano i templi di Abu Simbel, veri gioielli dell’arte egizia, che la costruzione della diga avrebbe dovuto far sparire sott’acqua.Davanti a questa minaccia, i due templi, quello di Ramsete II e della sua sposa Nefertari, le cui statue sono alte 20 metri, sono stati tagliati in più di 1000 blocchi di 30 tonnellate ciascuno e rimontati 64 metri più in alto su colline appositamente edificate. I lavori sono durati più di due anni e sono stati effettuati con fondi raccolti in tutto il mondo. Durante tutto il suo corso in territorio egiziano, il Nilo ha una larghezza media di ca. 500 metri e la sola zona abitabile e abitata dell’Egitto è la valle inferiore del fiume. Napoleone definì l’area delimitata ad ovest dal deserto, che occupa il 96% del territorio, e ad est da un’arida catena montuosa,” la sola parte utilizzabile dell’Egitto”. Qui l’uomo diventò sedentario e si trasformò in “fellahin”, contadino, per coltivare il grano; imparò ad arginare e domare il fiume, a calcolare il periodo delle piene, a regolarizzare le ondate con sbarramenti, a servirsene con canali d’irrigazione e a costruire alzate per raccogliere il limo. Il Nilo pone al fellhain mille problemi che deve imparare a risolvere se vuole vivere e li risolve; nel terzo millennio a.C. scopre l’astronomia, il calendario, la matematica, la scrittura, l’architettura, l’industria, le arti, l’agricoltura. Tutto il paese è diviso in quadrati e ogni quadrato significa provincia; ogni provincia corrisponde a una sezione del Nilo ed ha un amministratore che gode di un grande potere.
Nei pressi di Assuan, nell’isola Elefantina, è situato il Nilometro; questa unità di misura può essere considerata un redditometro fiscale perché veniva usata dagli antichi faraoni per stabilire quanto alte fossero le piene del Nilo, la vastità
dell’inondazione che avrebbe reso fertile i campi e, quindi, la ricchezza del raccolto e, sulla base di calcoli matematici, fissavano le gabelle da far pagare ai contadini. Gli antichi Egizi pagavano caramente il fertilizzante che il dio Api distribuiva gratuitamente!
Su un’altura del deserto, sulla riva occidentale del Nilo, a pochi km da Assuan, si erge l’ex monastero di S. Simeone, fondato nel VII secolo dai Copti. I Copti, egiziani rimasti cristiani dopo la conquista araba, difendevano la propria individualità e religione dalla dominazione araba e costruirono il loro solido monastero lungo il corso del fiume. Nel XIII secolo lo abbandonarono per mancanza d’acqua.
Oggi la popolazione egiziana è costituita dal 90% di musulmani e dall’ l1 % di Copti, che si ritengono i più diretti discendenti dei faraoni.
Gli Egiziani credevano che più costruivano nella vita terrena e più si avvicinavano a quella ultraterrena e per loro era un’ossessione quella di poter vivere dopo la morte! In questa visione dell’immortalità i faraoni disseminarono lungo il fiume perle di architettura.
A Luxor, antica Tebe, capitale del medio e nuovo regno dell’antico Egitto, costruirono grandi templi, il più grande dei quali, lo si deve a Ramsete II, (faraone dal 1292 a.C.) la cui storia è incisa, in geroglifico, su un grande obelisco (il gemello fu portato a Parigi da Napoleone e campeggia nella piazza della Concordia). Il tempio di Luxor fu dedicato al dio Amon; sette settimane dopo l’inondazione la statua di Amon, proveniente dal tempio di Karnak , veniva portata, attraverso il viale fiancheggiato da 365 sfingi, sotto l’obelisco dove veniva lasciata in modo che potesse unirsi alla sua sposa Amuk e rinnovare la fertilità. Il tempio di Karnak era l’emblema dell’abbondanza e il dio Amon era il progenitore di Ramsete II; così il faraone, diretto discendente del dio, era custode del Nilo, garante delle sue piene, grazie alle quali riceveva e donava.
Ad ovest del Nilo troviamo la valle dei re, quella che viene definita “ la città dei morti”, ad est si trova invece “la città dei vivi”.
Dal Nilo si stacca un canale che scorre lungo il deserto e raggiunge un’antica palude
divenuta area rigogliosa, le zone bonificate, circa 2000 kmq, formano nel deserto un’oasi che viene considerata il giardino d’Egitto; quest’oasi, El-Faium, è un parco nazionale in cui uomini e animali, sia selvatici che domestici, si dividono le risorse naturali. Fino a qualche secolo fa, in quest’area sorgeva Coccodrillopis, un luogo in cui i coccodrilli venivano venerati e mummificati come i faraoni.

Lungo le sponde del fiume, nel basso Egitto, si trovava la prima grande capitale dell’antico Egitto, Menfi. In questa grande capitale si riunivano i più grandi matematici, pensatori e scultori del mondo antico. Le grandi statue dei faraoni ed in particolare quelle di Ramsete II, il conquistatore, il più grande faraone del tempo antico, temuto e considerato un semidio, e una grande sfinge d’alabastro, lo dimostrano.

Di questa grande capitale resta qualche traccia; oltre il logorio dei millenni anche il Nilo ha contribuito a distruggere con le sue inondazioni l’antica capitale.

Ma il fiume non ha solo distrutto, in realtà ha dato più di quanto ha preso.

 Grazie alle sue piene e al limo depositato ha permesso ai contadini egizi raccolti più o meno abbondanti.

I villaggi nilotici sono costruiti con fango e paglia e qui la vita è regolata dal ciclo del sole: nulla si fa prima dell’alba e nulla dopo il tramonto, i ritmi sono dettati dalla natura, i sistemi d’irrigazione, come la ruota ad acqua al posto della pompa elettrica e
il bufalo come fonte di energia, sono antichi e lenti ma sono sufficienti a nutrire
milioni di persone. Nei villaggi nilotici le facciate di molte case sono intonacate e affrescate con disegni riproducenti vari mezzi di trasporto; questi stanno a significare che il padrone della casa è andato alla Mecca e che si è servito di quei mezzi di trasporto per adempiere alla prescrizione del Corano che dice che un buon musulmano, almeno una volta nella vita, deve andare nella città santa.
Alle porte del delta sorge la II città più popolosa del mondo, la città dalle quattrocento moschee e in cui è collocata una statua di Ramsete II, alta 10 m.: il CAIRO.
Capitale dell’Egitto, sorge sulle rive del Nilo, sul quale ha tre porti, e sulle due
isolette fluviali di Gesira e Roda. Assolve funzioni politiche e amministrative, è sede di due importanti università, una moderna e una assai antica, del secolo X, sede di una celebre scuola coranica. Il suo famoso museo accoglie, fra i suoi splendidi cimeli, anche i meravigliosi tesori trovati, nella valle dei re, dall’archeologo inglese Carter, nel 1922, nella tomba del faraone Tutankhamon. Nei mercati egiziani si trovano varie specie di spezie, colorate e dagli odori forti e penetranti; accanto a questi fanno bella mostra di sé i datteri che sono di colore diverso a seconda della maturazione: quello meno dolce è rosso, il semi dolce è di colore arancio, il più dolce è quello marrone. La palma da dattero, infatti, è la pianta più caratteristica dell’Egitto e oltre che per i frutti viene utilizzata per fabbricare ceste, tetti e mobili.

 Poco oltre il Cairo, a circa10 km dal suo sbocco nel mare, ha inizio l’enorme delta del fiume, un grande e fertile triangolo che copre una superficie di 24.000 kmq. Il delta è percorso dai due rami principali di Rosetta e di Damietta e da una serie di canali navigabili. La città di Rosetta è famosa per il ritrovamento, durante la campagna napoleonica in Egitto, della famosa stele di basalto nero del 196 a.C., scritta in tre lingue, geroglifico, greco e demotico, che permise a Champollion di decifrare, nel 1822, i geroglifici egiziani.

Nella zona del delta si trova Sakkara il luogo dove fu costruita la prima piramide anche se le più famose sono quelle di Cheope, Chefren e Micerino, protette dalla magnifica presenza della sfinge. Nella sua piramide Cheope si fece sotterrare con una barca che gli doveva servire per andare nel regno dei morti.

Nella religione degli antichi egizi il Nilo era il corso d’acqua attraverso il quale si andava nell’aldilà e la sua navigazione conduceva ad una vita parallela.

Il fiume che grazie alla sua profondità, è navigabile ed è solcato da battelli a scopo turistico e da feluche che ricordano tempi lontani, è anche la casa di milioni di uccelli, il più caratteristico dei quali è l'ibis, una volta considerato sacro. In molti papiri egiziani l’ibis, infatti, insieme ai papiri e ai fior di loto è un soggetto ricorrente. 

A nord ovest del delta si trova la città di Alessandria, fondata da Alessandro Magno nel 332 a.C. La città, oggi importante scalo commerciale e industriale con imponenti
cantieri navali, fu la capitale del regno ellenistico, grande centro culturale e sede di una importante biblioteca; E’ qui che per due o tre secoli scienziati e poeti, matematici e filosofi, geografi, grammatici e astronomi, venuti da tutte le parti del mondo allora conosciuto, confrontando le loro dottrine e il loro sapere diedero corpo alla prima enciclopedia delle conoscenze umane, un’enciclopedia di 700.000 mila volumi. Purtroppo la biblioteca andò completamente distrutta da un incendio. Le acque del grande fiume adesso si mescolano a quelle del Mediterraneo finendo la loro corsa.
Il sorgere del sole è sempre un'esperienza emozionante, ma vedere l'alba da un oblò dell'aereo mentre si sorvola il fiume Nilo è semplicemente meraviglioso!
Al chiarore dei primi raggi solari il fiume prende pian piano forma e si snoda fra chilometri e chilometri di deserto. Eccolo laggiù il grande fiume! Sembra quasi di vedere gli uomini unirsi per fronteggiare le sue piene, distribuirsi i lavori, venerare questa divinità barbuta con le braccia cariche di pesci e di fior di loto e costituirsi in quella civiltà che ha sempre affascinato, per la sua grandiosità, archeologi, studiosi e gente comune.

 

Fonte: http://www.alighierict.it/produzionestudenti/I%20fiumi%20del%20mondo%20(III%20A%20prof.%20Lucia%20Sciacca%202002-03)/NILO.DOC

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

 

 

 

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